Tō’on-ryū (東恩流) SV

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COSA È

Il Tō’on-ryū (東恩流) è uno stile di Karate originario di Okinawa, classificato come appartenente al lignaggio del Naha-te. Il suo nome si traduce letteralmente in “Stile della Grazia (o del favore) di Higaonna”, un omaggio diretto e profondamente rispettoso al suo maestro spirituale e tecnico, il leggendario Kanryō Higaonna. Fondato da Kyoda Juhatsu, uno degli allievi più anziani e devoti di Higaonna, il Tō’on-ryū rappresenta una delle trasmissioni più pure e antiche degli insegnamenti originali del grande maestro. A differenza di altri stili che si sono evoluti e modificati nel tempo, il Tō’on-ryū si vanta di preservare le tecniche, i principi e i kata così come venivano insegnati da Higaonna alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo.

Quest’arte marziale non è concepita per la competizione sportiva; la sua essenza risiede nell’efficacia per la difesa personale (Goshinjutsu), nel condizionamento fisico e mentale e nello sviluppo del carattere dell’individuo. Si tratta di un sistema di combattimento a corta distanza, che pone grande enfasi sulla stabilità delle posizioni, sulla respirazione potente e controllata, e sull’integrazione di tecniche di percussione con leve articolari, proiezioni e controlli. La sua pratica è austera, rigorosa e richiede una dedizione totale, incarnando il concetto di Shugyo, ovvero l’allenamento come un percorso di autoperfezionamento che dura tutta la vita.

Il Tō’on-ryū è spesso considerato uno “stile fratello” del più noto Gōjū-ryū, fondato da Chōjun Miyagi, un altro celebre allievo di Kanryō Higaonna. Sebbene condividano la stessa radice, i due stili presentano sottili ma significative differenze nell’esecuzione dei kata, nelle metodologie di allenamento e nell’interpretazione di alcuni principi. Il Tō’on-ryū è generalmente percepito come più fedele alla forma originale insegnata da Higaonna, mantenendo un repertorio di kata più ristretto ma studiato in modo incredibilmente approfondito. La sua rarità al di fuori di Okinawa lo rende un vero e proprio “tesoro vivente” del mondo delle arti marziali, un collegamento diretto con l’epoca d’oro del Karate okinawense.

CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE

Il Tō’on-ryū è definito da un insieme di caratteristiche tecniche e filosofiche che lo distinguono e ne rivelano la profonda radice nel Naha-te di Kanryō Higaonna. Questi aspetti non sono separati, ma si intrecciano in ogni movimento e in ogni fase dell’allenamento.

Potenza da corta distanza: Il combattimento si svolge prevalentemente a distanza ravvicinata (Chikama). Le tecniche sono progettate per essere devastanti senza bisogno di un’ampia carica, generando potenza attraverso la rotazione delle anche, la stabilità delle posizioni e la contrazione muscolare coordinata con la respirazione.

Respirazione (Kokyu): Centrale e fondamentale è il controllo della respirazione. Nel Tō’on-ryū si studiano principalmente due tipi di respirazione:

  • Ibuki: Una respirazione diaframmatica sonora e potente, usata per contrarre i muscoli e unificare il corpo al momento dell’impatto, sia in attacco che in difesa. È una firma del kata Sanchin.
  • Nogare: Una respirazione più morbida, silenziosa e naturale, utilizzata nei movimenti fluidi e per il recupero energetico. La corretta alternanza di queste respirazioni è cruciale per la gestione dell’energia (Ki) e la resistenza.

Filosofia del “Go” e “Ju” (Duro e Morbido): Sebbene il termine Gōjū (“duro-morbido”) sia il nome dello stile di Miyagi, il principio è intrinseco anche nel Tō’on-ryū. La durezza (Go) si manifesta nella potenza delle parate, nei colpi e nella tensione muscolare del kata Sanchin. La morbidezza (Ju) si esprime nella fluidità dei movimenti, nelle tecniche di deviazione, nelle leve e nelle proiezioni (Tuidi). L’obiettivo è armonizzare questi due opposti.

Hojo Undo (Allenamento con attrezzi): Una parte insostituibile della pratica. L’uso di attrezzi tradizionali okinawensi è finalizzato a sviluppare una forza funzionale specifica per le tecniche del Karate. Tra questi:

  • Chi’ishi: “Leva di pietra”, per rafforzare polsi, avambracci e spalle.
  • Nigiri Game: “Giare per la presa”, per potenziare la presa delle dita e la stabilità delle posizioni.
  • Makiwara: Il famoso palo da colpire, per sviluppare la potenza del pugno e condizionare le nocche.
  • Ishi Sashi: Lucchetti di pietra, per la forza generale del corpo.

Tuidi/Torite (Prese e leve): Il Tō’on-ryū conserva un forte elemento di grappling a corta distanza. Molte applicazioni dei kata (Bunkai) non si limitano a parate e colpi, ma evolvono in prese, leve articolari (specialmente su polso, gomito e spalla) e squilibri, rendendo lo stile estremamente pratico in un contesto di difesa personale reale.

Stabilità e radicamento: Le posizioni (Dachi) sono fondamentali, in particolare la Sanchin-dachi (posizione della clessidra o dei tre conflitti). Questa posizione bassa e potente serve come base per generare forza e come metodo di condizionamento per gambe e centro del corpo (Tanden).

LA STORIA

La storia del Tō’on-ryū è indissolubilmente legata alla vita del suo fondatore, Kyoda Juhatsu, e al suo maestro, Kanryō Higaonna, una delle figure più influenti nella storia del Karate. Per comprendere le origini dello stile, bisogna tornare a Naha, la capitale commerciale di Okinawa, nella seconda metà del XIX secolo.

Kanryō Higaonna (1853-1917), dopo aver studiato le basi del Te (la mano, l’arte da combattimento autoctona) a Okinawa, si imbarcò per un lungo viaggio a Fuzhou, nella provincia cinese del Fujian. Lì, per oltre un decennio, studiò diverse arti marziali cinesi, presumibilmente una forma di Boxe della Gru Bianca (Baihequan). Al suo ritorno a Naha, divenne noto come un maestro di eccezionale abilità e il suo stile, che combinava le tecniche cinesi con quelle okinawensi, fu chiamato semplicemente Naha-te (la mano di Naha).

Higaonna non fondò uno “stile” nel senso moderno del termine, ma insegnò la sua arte a un gruppo selezionato di allievi. Tra questi, emersero due figure di spicco: Chōjun Miyagi (1888-1953) e Kyoda Juhatsu (1887-1968). Miyagi, dopo la morte del maestro e un proprio viaggio di studio in Cina, sistematizzò gli insegnamenti e fondò il Gōjū-ryū, dandogli un nome formale nel 1930.

Kyoda Juhatsu, dal canto suo, era considerato uno degli allievi più fedeli e tecnicamente dotati di Higaonna. Iniziò il suo addestramento in età precoce e rimase con il maestro per circa 15 anni, fino alla sua morte. A differenza di Miyagi, Kyoda non sentì la necessità di modificare o “evolvere” l’arte del suo maestro. Il suo obiettivo primario divenne la conservazione e la trasmissione più pura possibile degli insegnamenti ricevuti.

Nel 1934, Kyoda aprì il suo primo dojo a Naha. Quando il Dai Nippon Butokukai (l’organizzazione giapponese che governava le arti marziali) richiese a tutti i maestri di registrare formalmente il proprio stile, Kyoda scelse un nome che fosse un tributo eterno al suo mentore: Tō’on-ryū. “Tō” è una lettura alternativa del kanji “Higa” (in Higaonna), e “on” significa “grazia” o “debito di gratitudine”. Quindi, “Stile della Grazia di Higaonna”. Questa scelta sottolinea la filosofia di Kyoda: non presentarsi come un creatore, ma come un devoto custode di una preziosa eredità. Il Tō’on-ryū rappresenta quindi un ramo diretto e inalterato del Naha-te di Higaonna, una sorta di “capsula del tempo” marziale.

CHI È IL SUO FONDATORE, STORIA DEL FONDATORE

Kyoda Juhatsu (許田 重発) nacque il 5 dicembre 1887 a Naha, Okinawa. Fin da giovane mostrò un profondo interesse per le arti marziali, un campo in cui avrebbe lasciato un’impronta indelebile, sebbene discreta e lontana dai riflettori rispetto ad altri suoi contemporanei. La sua vita fu dedicata a due grandi passioni: l’insegnamento e il Karate.

La sua carriera marziale iniziò sotto la guida di Higaonna Kanryō, probabilmente intorno al 1902, all’età di 14 o 15 anni. Divenne rapidamente uno degli allievi più promettenti e devoti, assorbendo con meticolosa attenzione ogni aspetto dell’arte del maestro. Il suo rapporto con Higaonna non era solo quello di allievo-insegnante, ma era permeato da un profondo rispetto e da una lealtà che durò per tutta la vita. Si allenò incessantemente per circa 15 anni, fino alla morte di Higaonna nel 1917. Durante questo periodo, si allenò al fianco di Chōjun Miyagi, con cui condivise il percorso e strinse un legame di amicizia e rispetto reciproco, pur sviluppando interpretazioni leggermente diverse dell’arte del loro comune maestro.

Parallelamente alla sua pratica marziale, Kyoda Juhatsu intraprese la carriera di insegnante scolastico. Questa professione influenzò profondamente il suo approccio all’insegnamento del Karate. Era noto per essere un educatore paziente, metodico e attento allo sviluppo morale e caratteriale dei suoi studenti, vedendo il Karate non solo come un metodo di combattimento, ma come uno strumento per formare individui migliori.

Dopo la morte di Higaonna, Kyoda continuò a praticare e a perfezionare l’arte che aveva ereditato. Per un periodo, insegnò informalmente, ma fu solo nel 1934 che aprì il suo dojo e, su richiesta delle autorità giapponesi, registrò formalmente il suo stile con il nome di Tō’on-ryū. Questa scelta non fu casuale, ma una dichiarazione programmatica della sua umiltà e del suo debito verso Higaonna.

Kyoda Sensei era rispettato non solo per la sua abilità tecnica, ma anche per la sua profonda conoscenza della storia e dei principi del Karate. Fu uno dei pochi a ricevere il titolo di Hanshi (il più alto grado onorifico) sia dal Dai Nippon Butokukai prima della guerra, sia dalla All Okinawa Karate-do Federation dopo la guerra. Visse una vita lunga e dedicata, continuando a insegnare fino a tarda età. Morì nel 1968, lasciando la sua scuola e la sua eredità nelle mani dei suoi allievi più fidati, assicurando che la fiamma del puro Naha-te di Higaonna continuasse a bruciare.

MAESTRI/E/ATLETI/E I FAMOSI/E DI QUEST'ARTE

Il Tō’on-ryū è uno stile raro e non orientato alla competizione, pertanto non ha “atleti famosi” nel senso moderno del termine, come campioni di torneo. La sua fama è legata alla statura e alla competenza dei suoi maestri, figure che hanno dedicato la vita alla preservazione e alla trasmissione dell’arte.

  1. Kyoda Juhatsu (1887-1968): Il fondatore, ovviamente, è la figura più importante. La sua autorità derivava dall’essere uno degli allievi diretti e più anziani di Kanryō Higaonna. La sua intera esistenza marziale è stata un tributo al suo maestro.

  2. Iraha Choko (1900-1995): Uno degli allievi più importanti di Kyoda Juhatsu. Fu una figura chiave nella trasmissione dello stile dopo la morte del fondatore. Era noto per la sua profonda comprensione dei principi del Tō’on-ryū e per la sua dedizione all’insegnamento tradizionale.

  3. Kanzaki Shigeo (1919-2005): Un altro allievo di spicco di Kyoda Sensei. Kanzaki Sensei fu fondamentale per la diffusione del Tō’on-ryū, sebbene in circoli ristretti. Fondò il dojo Shubukan a Osaka, in Giappone, portando lo stile fuori da Okinawa e contribuendo a farlo conoscere, seppur limitatamente, nel resto del paese. La sua linea di insegnamento è una delle più importanti oggi esistenti.

  4. Kyoda Juko (1928-2002): Figlio di Kyoda Juhatsu, ereditò la guida della scuola paterna a Okinawa. Ha svolto un ruolo cruciale nel mantenere il dojo di famiglia come il centro (Honbu Dojo) del Tō’on-ryū, preservando le forme e i metodi di allenamento così come gli erano stati trasmessi dal padre.

  5. Onaga Yoshimitsu: Un altro maestro di rilievo che ha ricevuto l’insegnamento dalla linea diretta di Kyoda Juhatsu. È noto per il suo impegno nella conservazione delle tecniche originali e nella promozione di un allenamento rigoroso e tradizionale, continuando a rappresentare una delle linee più autorevoli dello stile a Okinawa.

Questi maestri non hanno cercato la fama mediatica, ma hanno guadagnato un immenso rispetto all’interno della comunità del Karate okinawense per la loro integrità, la loro abilità e il loro impegno incrollabile nel proteggere un’eredità marziale preziosa e rara. La loro “fama” è sinonimo di autenticità e conoscenza profonda.

LEGGENDE, CURIOSITÀ, STORIE E ANEDDOTI

Il mondo del Tō’on-ryū, data la sua natura tradizionale e riservata, è ricco di storie e aneddoti che ne illuminano la filosofia e la storia.

Il nome come dichiarazione di umiltà: La curiosità più significativa è il nome stesso dello stile. In un’epoca in cui molti fondatori creavano nomi che esaltavano i principi della loro arte (come Gōjū-ryū, “stile duro-morbido”), Kyoda Juhatsu scelse un nome che onorava unicamente il suo maestro, Higaonna Kanryō. Tō’on-ryū (東恩流), “Stile della Grazia di Higaonna”, è un atto di devozione che rivela il carattere umile del fondatore e la sua visione di sé come un semplice trasmettitore, non un creatore.

Il fratello maggiore del Gōjū-ryū?: Esiste un dibattito storico e aneddotico su chi fosse l’allievo “più anziano” o “principale” di Higaonna Kanryō tra Kyoda Juhatsu e Chōjun Miyagi. Sebbene Miyagi sia diventato molto più famoso, alcune fonti storiche e testimonianze suggeriscono che Kyoda, essendo di un anno più anziano e avendo iniziato l’allenamento prima, fosse considerato il senpai (anziano) nel dojo. Questo non implica una superiorità tecnica, ma sottolinea come il Tō’on-ryū possa essere visto come una rappresentazione ancora più “antica” o “originale” dell’arte di Higaonna, mentre il Gōjū-ryū è l’evoluzione e la sistematizzazione operata da Miyagi.

Il Kata segreto: Si narra che Higaonna Kanryō conoscesse un kata estremamente avanzato che insegnò solo a pochissimi allievi fidati. Non c’è prova definitiva, ma questa leggenda alimenta l’aura di mistero che circonda le arti okinawensi. Il repertorio del Tō’on-ryū è noto per essere più ristretto di quello del Gōjū-ryū, concentrandosi su forme come Sanchin, Sesan, Sanseru e Pechurin. I praticanti sostengono che questa non sia una mancanza, ma una scelta deliberata di Kyoda per focalizzarsi sull’essenza del sistema di Higaonna, senza aggiunte successive.

La prova del Sanchin: Una storia comune nei dojo di Naha-te riguarda le “prove” del kata Sanchin. Si dice che maestri come Kyoda Juhatsu potessero essere colpiti con tutta la forza da allievi o altri maestri durante l’esecuzione del kata senza subire alcun danno, grazie alla contrazione muscolare e alla respirazione Ibuki. Questo non era un’esibizione, ma una dimostrazione tangibile dell’unione di mente, corpo e spirito raggiunta attraverso la pratica.

L’insegnante e il combattente: Un aneddoto interessante riguarda la doppia vita di Kyoda Juhatsu come mite insegnante di scuola di giorno e temibile maestro di Karate di notte. Questa dualità incarna perfettamente la filosofia del Budo: la vera forza non richiede ostentazione. La sua abilità marziale era un tesoro privato, da usare solo in caso di estrema necessità, mentre la sua missione pubblica era educare i giovani. Questo contrasto è una lezione vivente sul controllo e sull’umiltà.

TECNICHE DI QUEST'ARTE

Le tecniche del Tō’on-ryū riflettono la sua specializzazione nel combattimento a corta distanza e la sua enfasi sulla funzionalità piuttosto che sull’estetica. Il sistema è compatto, potente e diretto.

Tecniche di pugno e mano aperta (Tsuki Waza e Kaishu Waza):

  • Seiken-zuki: Il pugno fondamentale, eseguito con una traiettoria corta e potente, spesso in rapida successione.
  • Shotei Uchi (o Teisho Uchi): Colpo con la base del palmo, una tecnica versatile per colpire punti vitali come mento, costole e plesso solare.
  • Nukite: Colpo con la punta delle dita a “mano a lancia”, usato per attaccare punti molli come la gola o gli occhi. Richiede un notevole condizionamento delle dita.
  • Hiraken: Colpo con la seconda falange delle dita, utile per attaccare punti nervosi o il viso.
  • Ippon Ken: Pugno con una sola nocca sporgente (solitamente quella dell’indice), per colpi concentrati e penetranti.

Tecniche di parata (Uke Waza): Le parate nel Tō’on-ryū sono spesso circolari e non si limitano a bloccare, ma servono a deviare, controllare e intrappolare l’arto dell’avversario, preparando un contrattacco immediato.

  • Wa Uke / Mawashi Uke: Parata circolare, una delle tecniche distintive, che intercetta e controlla l’attacco con un movimento fluido.
  • Hiki Uke: Parata “che tira”, dove si afferra l’arto dell’attaccante e lo si tira verso di sé per sbilanciarlo.
  • Kake Uke (o Kakete): Parata a gancio, usata per deviare e controllare polsi e braccia. Questo è anche il nome di un esercizio di sensibilità a coppie.
  • Soto Uke / Uchi Uke: Parate standard dall’esterno verso l’interno e viceversa, ma eseguite con una forte connessione al centro del corpo.

Tecniche di gamba (Geri Waza): I calci nel Tō’on-ryū sono generalmente bassi, stabili e potenti, mirati a bersagli come ginocchia, stinchi e inguine. L’enfasi è sulla distruzione della base dell’avversario piuttosto che su calci alti e spettacolari.

  • Kansetsu Geri: Calcio all’articolazione, tipicamente al ginocchio.
  • Kin Geri: Calcio all’inguine.
  • Sokuto Geri: Calcio con il taglio del piede, diretto a ginocchia o stinchi.
  • Mae Geri: Calcio frontale, ma eseguito basso e penetrante.

Tecniche di presa e leva (Tuidi / Torite): Questo è un aspetto cruciale. Il Tō’on-ryū eccelle nelle transizioni da parata a presa. Le applicazioni dei kata (Bunkai) sono piene di leve articolari (Kansetsu Waza), strangolamenti (Shime Waza) e proiezioni (Nage Waza), che rendono il sistema completo per la difesa personale.

KATA

Il repertorio dei kata del Tō’on-ryū è volutamente ristretto e si concentra su un nucleo di forme ereditate direttamente da Kanryō Higaonna. Questo approccio favorisce la profondità sulla quantità: ogni kata è un universo da esplorare per tutta la vita. I kata principali sono:

1. Sanchin (三戦): Tradotto come “Tre Battaglie” o “Tre Conflitti”, è il kata fondamentale e più importante del Tō’on-ryū, come per tutto il lignaggio Naha-te. Non è un kata di combattimento simulato, ma un esercizio di condizionamento fisico e mentale. I suoi scopi sono:

  • Sviluppare la corretta struttura corporea e la stabilità nella posizione Sanchin-dachi.
  • Coordinare il movimento con la respirazione potente (Ibuki), unificando il corpo.
  • Rafforzare muscoli, tendini e ossa attraverso la tensione dinamica.
  • Sviluppare la concentrazione mentale (Zanshin) e la resistenza spirituale. La versione del Tō’on-ryū è considerata molto vicina a quella originale di Higaonna.

2. Sesan (十三): Significa “Tredici” (a volte tradotto come “13 mani” o “13 passi”). È un kata di combattimento potente e dinamico. Combina movimenti lenti e pesanti con esplosioni veloci di tecniche. Il suo Bunkai (applicazione) si concentra sulla difesa personale a corta distanza, includendo parate, colpi, leve articolari e squilibri. È caratterizzato da cambi di direzione improvvisi e da un uso intenso della potenza generata dalle anche.

3. Sanseru (三十六): Significa “Trentasei”. È un kata più avanzato che introduce una maggiore complessità di movimenti e principi. Rispetto a Sesan, Sanseru insegna come gestire attacchi da più direzioni e come muoversi in modo più fluido e circolare. Le sue applicazioni spesso coinvolgono il controllo dell’avversario e l’uso di tecniche per neutralizzare attacchi potenti, inclusi calci bassi e tecniche di proiezione.

4. Pechurin / Suparinpei (壱百零八): Significa “Centootto” (108), un numero dal profondo significato buddista. È il kata più lungo e avanzato del sistema. Rappresenta la sintesi di tutti i principi del Tō’on-ryū. Contiene una vasta gamma di tecniche, sia a mano aperta che chiusa, e una complessa interazione di movimenti duri e morbidi, veloci e lenti. Padroneggiare Pechurin richiede decenni di pratica ed è considerato il vertice tecnico e spirituale dello stile. La versione del Tō’on-ryū è, ancora una volta, considerata una delle più antiche e fedeli all’originale.

Questi quattro kata formano la spina dorsale del Tō’on-ryū. La loro pratica non è una semplice esecuzione di movimenti, ma uno studio profondo dei principi di respirazione, generazione di potenza, tempismo e strategia di combattimento.

UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO

Una sessione di allenamento nel Tō’on-ryū è un’esperienza rigorosa, strutturata e profondamente tradizionale. L’atmosfera in un dojo autentico è seria e focalizzata. La struttura tipica di una lezione è la seguente:

1. Saluto iniziale (Rei): La lezione inizia e finisce con un rituale di saluto formale. Gli studenti si allineano in ordine di grado di fronte al Sensei (maestro). Si esegue il saluto in piedi (Ritsurei) e in ginocchio (Zarei) verso il lato d’onore del dojo (Shomen), verso il maestro e tra gli studenti. Questo instilla rispetto, disciplina e umiltà.

2. Riscaldamento (Junbi Undo): Questa non è una semplice ginnastica, ma una serie di esercizi specifici per preparare il corpo al tipo di sforzo richiesto dal Karate. Include rotazioni articolari sistematiche (caviglie, ginocchia, anche, spalle, polsi, collo) per lubrificare le articolazioni, seguite da esercizi di stretching dinamico per aumentare la flessibilità e il flusso sanguigno.

3. Allenamento di base (Kihon): Questa è la pratica delle tecniche fondamentali, eseguite in linea o sul posto. Gli studenti ripetono centinaia di volte:

  • Tsuki (pugni): Per affinare la forma, la velocità e la potenza.
  • Uke (parate): Per interiorizzare i movimenti di difesa.
  • Geri (calci): Per sviluppare equilibrio e potenza nei calci bassi.
  • Dachi (posizioni): Mantenere posizioni come Sanchin-dachi per lunghi periodi per costruire resistenza e stabilità.

4. Allenamento con attrezzi (Hojo Undo): Una parte fondamentale della lezione. Gli studenti, a rotazione o in gruppo, utilizzano gli attrezzi tradizionali per sviluppare la forza funzionale. Questo può includere serie di sollevamenti con i Chi’ishi, esercizi di presa con i Nigiri Game, e sessioni di colpi al Makiwara per condizionare le mani e imparare a trasferire la potenza di tutto il corpo nel colpo.

5. Pratica dei Kata: Questa è la parte centrale della lezione. Può essere eseguita in gruppo, all’unisono, per sviluppare il ritmo e la sincronia, o individualmente, dove ogni studente si concentra sul proprio kata sotto l’occhio attento del maestro, che fornisce correzioni personali. L’enfasi è sulla corretta esecuzione della forma, sulla respirazione e sull’espressione della giusta dinamica (potenza, velocità, tensione/rilassamento).

6. Applicazione dei Kata (Bunkai) e Kumite: Le tecniche studiate nel kata vengono applicate con un partner. Non si tratta di combattimento libero, ma di esercizi prestabiliti (Yakusoku Kumite) dove si analizzano le sequenze del kata per comprenderne il significato pratico. Questo include la pratica del Tuidi (leve e prese) e del Kakie (un esercizio di “mani appiccicose” o “spinta delle mani” tipico del Naha-te per sviluppare sensibilità, equilibrio e capacità di sentire la forza dell’avversario).

7. Defaticamento e saluto finale (Mokuso e Rei): La lezione si conclude con esercizi di defaticamento e stretching leggero. Segue un momento di meditazione silenziosa (Mokuso), seduti in seiza, per calmare la mente e riflettere sull’allenamento. La sessione termina con il rituale del saluto finale, identico a quello iniziale.

GLI STILI E LE SCUOLE

Parlare di “stili” del Tō’on-ryū è improprio, poiché il Tō’on-ryū è esso stesso uno stile ben definito, o più precisamente, una scuola (Ryū-ha). La sua filosofia intrinseca è proprio quella di non frammentarsi in stili diversi, ma di preservare un’unica linea di trasmissione. Tuttavia, si possono identificare diverse “scuole” nel senso di organizzazioni o dojo principali che discendono direttamente dal fondatore Kyoda Juhatsu e dai suoi allievi diretti.

Queste scuole, pur condividendo lo stesso curriculum di kata e principi, possono presentare leggere differenze interpretative o enfasi didattiche, basate sulla personalità e l’esperienza del maestro che le guida. Le principali linee di successione e le scuole più importanti sono:

  1. Okinawa Tō’on-ryū Karatedō Honbu Dōjō: Questo è il dojo centrale e originale, fondato da Kyoda Juhatsu stesso a Okinawa. Dopo la sua morte, la guida è passata al figlio, Kyoda Juko. Questa scuola è considerata la fonte più diretta e autorevole dell’insegnamento del Tō’on-ryū e rappresenta il punto di riferimento per tutti i praticanti nel mondo. Mantiene un legame profondo con il territorio e la cultura di Okinawa.

  2. La linea di Kanzaki Shigeo (Shubukan): Kanzaki Shigeo fu uno degli allievi più importanti di Kyoda Juhatsu e fu determinante nel portare il Tō’on-ryū fuori da Okinawa, stabilendo il suo dojo, lo Shubukan, a Osaka. Questa scuola ha avuto un ruolo cruciale nella (seppur limitata) diffusione dello stile nel resto del Giappone. I dojo che seguono questa linea mantengono gli insegnamenti di Kanzaki Sensei, che a loro volta erano una fedele rappresentazione di quelli di Kyoda Sensei.

  3. La linea di Iraha Choko: Essendo un altro allievo di altissimo livello, anche Iraha Choko ha trasmesso l’arte a una generazione successiva di studenti. I praticanti che discendono dalla sua linea di insegnamento costituiscono un altro ramo importante e autentico del Tō’on-ryū. Spesso, queste linee si sono mantenute a Okinawa, contribuendo a preservare lo stile nel suo ambiente d’origine.

È fondamentale capire che queste non sono “scissioni” o “stili rivali”. Al contrario, rappresentano i diversi rami dello stesso albero, tutti con radici che affondano saldamente negli insegnamenti di Kyoda Juhatsu. La comunità del Tō’on-ryū è piccola e molto unita, e c’è generalmente un grande rispetto reciproco tra le diverse linee di insegnamento, tutte accomunate dall’obiettivo di preservare intatta l’eredità di Higaonna Kanryō.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Il Tō’on-ryū è un’arte marziale estremamente rara a livello mondiale e la sua presenza in Italia è, di conseguenza, molto limitata e difficile da tracciare in modo organico. A differenza di stili più diffusi come Shotokan, Wado-ryu o lo stesso Gōjū-ryū, il Tō’on-ryū non ha una federazione nazionale o un’organizzazione ufficiale e strutturata che lo rappresenti in Italia.

La sua pratica è affidata a un numero esiguo di appassionati e studiosi di Karate tradizionale okinawense, che spesso lo approfondiscono attraverso canali non convenzionali. La conoscenza e la pratica di questo stile in Italia sono per lo più il risultato di:

  • Seminari con maestri internazionali: Praticanti italiani, spesso già esperti in stili affini come il Gōjū-ryū, possono partecipare a stage e seminari tenuti in Europa o direttamente in Giappone da maestri di Tō’on-ryū, come quelli discendenti dalla linea di Kanzaki Sensei o legati all’Honbu Dojo di Okinawa.
  • Studi individuali e piccoli gruppi: Esistono piccoli gruppi di studio, spesso informali e non pubblicizzati, guidati da praticanti che hanno avuto l’opportunità di studiare lo stile alla fonte per un certo periodo. Questi gruppi sono tipicamente chiusi e non cercano nuovi membri attivamente.
  • Integrazione in altre scuole di Naha-te: A volte, elementi o kata del Tō’on-ryū possono essere studiati all’interno di scuole di Gōjū-ryū o altre discipline di Naha-te come materia di approfondimento storico e tecnico, per comprendere meglio le radici comuni dell’arte di Higaonna Kanryō.

Al momento attuale, una ricerca di enti ufficiali o dojo specificamente e unicamente dedicati al Tō’on-ryū in Italia non produce risultati stabili e consolidati. Non esiste un ente di riferimento nazionale.

Per chi fosse interessato a livello internazionale, il punto di riferimento principale è l’organizzazione centrale a Okinawa o le scuole ad essa collegate in Giappone. Un’organizzazione che rappresenta una delle linee più importanti a livello mondiale è la Tō’on-ryū Karatedō Shubukan, fondata da Kanzaki Shigeo.

  • Organizzazione di riferimento (Giappone): Tō’on-ryū Karatedō Shubukan
  • Sito web: http://www.toonryu.com/ (il sito è in giapponese ma rappresenta una fonte diretta)
  • E-mail: Non è pubblicamente disponibile un’email diretta per contatti dall’estero sul sito principale, i contatti avvengono solitamente tramite intermediari o presentazioni formali, come da tradizione nelle scuole marziali classiche (koryu).

In sintesi, chi desidera approcciare il Tō’on-ryū in Italia deve armarsi di pazienza e intraprendere un percorso di ricerca personale, probabilmente orientandosi verso la comunità più ampia del Karate tradizionale di Okinawa e cercando contatti con maestri che hanno legami diretti con le scuole giapponesi.

TERMINOLOGIA TIPICA

La terminologia del Tō’on-ryū è in gran parte condivisa con altri stili di Karate okinawense, in particolare quelli del lignaggio Naha-te. Conoscere questi termini è essenziale per comprendere la pratica e la filosofia dello stile.

  • Bunkai (分解): L’applicazione pratica e l’analisi delle tecniche contenute in un kata.
  • Chikama: Distanza corta di combattimento.
  • Chi’ishi (力石): “Leva di pietra”, attrezzo per l’Hojo Undo.
  • Dachi (立ち): Posizione. La più importante è la Sanchin-dachi.
  • Dojo (道場): “Luogo della Via”, lo spazio fisico dove si pratica.
  • Geri (蹴り): Calcio.
  • Go (剛): Duro, forte. Uno dei due principi fondamentali.
  • Goshinjutsu (護身術): Arte della difesa personale.
  • Hojo Undo (補助運動): Esercizi di condizionamento fisico con attrezzi tradizionali.
  • Ibuki (息吹): Respirazione diaframmatica forte e sonora.
  • Ju (柔): Morbido, cedevole. L’altro principio fondamentale.
  • Kakie (掛手): “Mani che agganciano”, esercizio di sensibilità a coppie.
  • Kata (型): “Forma”, sequenza di tecniche prestabilite.
  • Ki (気): Energia, spirito, forza vitale.
  • Kihon (基本): Tecniche fondamentali, basi.
  • Kokyu (呼吸): Respirazione.
  • Kumite (組手): Combattimento, sparring (nel Tō’on-ryū è prevalentemente pre-arrangiato, Yakusoku Kumite).
  • Makiwara (巻藁): Palo di legno avvolto in paglia di riso, usato per colpire.
  • Mokuso (黙想): Meditazione silenziosa all’inizio e alla fine della lezione.
  • Nigiri Game (握り甕): Giare di ceramica usate per potenziare la presa.
  • Naha-te (那覇手): “Mano di Naha”, il sistema di combattimento da cui il Tō’on-ryū discende.
  • Obi (帯): Cintura.
  • Rei (礼): Saluto, etichetta.
  • Sensei (先生): Maestro, insegnante.
  • Shomen (正面): La parte anteriore o lato d’onore del dojo.
  • Shugyo (修行): Allenamento ascetico, pratica intensa come percorso di autoperfezionamento.
  • Tanden (丹田): Il centro energetico del corpo, situato sotto l’ombelico.
  • Tuidi / Torite (取手): Tecniche di presa, leva e controllo.
  • Uke (受け): Parata.
  • Zanshin (残心): Stato di consapevolezza e allerta continua.
  • Zuki / Tsuki (突き): Pugno.

ABBIGLIAMENTO

L’abbigliamento utilizzato nella pratica del Tō’on-ryū è il tradizionale Karate-gi (空手着), comunemente chiamato “gi”. Questo abbigliamento, sebbene oggi standardizzato in gran parte del mondo del Karate, ha radici e significati precisi.

Il Karate-gi: È composto da tre pezzi:

  1. Uwagi (上着): La giacca. Nel Tō’on-ryū, come in molti stili tradizionali, si preferisce un tessuto di cotone pesante e robusto. Questo non solo per la durata, ma anche perché un gi pesante resiste meglio alle prese e alle trazioni tipiche del Tuidi e del Kakie. Il colore è rigorosamente bianco, simbolo di purezza, semplicità e uguaglianza all’interno del dojo. Non sono ammesse toppe, loghi o decorazioni vistose, per mantenere un’atmosfera austera e focalizzata sulla pratica.
  2. Zubon (ズボン): I pantaloni. Sono anch’essi di cotone bianco, ampi e comodi per non intralciare i movimenti delle gambe e le posizioni basse.
  3. Obi (帯): La cintura. È l’elemento che indica il grado del praticante.

Il Sistema di Cinture (Obi): Il sistema di cinture nel Tō’on-ryū tende ad essere più sobrio e meno frammentato rispetto a molti stili moderni e commerciali. La progressione riflette un avanzamento reale e non una mera raccolta di gradi.

  • Principianti (Mudansha): Iniziano tipicamente con la cintura bianca (Shiro Obi). A seconda della scuola, possono esserci alcuni gradi intermedi (kyu) rappresentati da cinture colorate (es. gialla, verde, marrone), ma le scuole più tradizionali mantengono un sistema molto semplice, spesso passando direttamente dal bianco al marrone prima del nero.
  • Esperti (Yudansha): Il raggiungimento della cintura nera (Kuro Obi) segna non la fine del percorso, ma l’inizio del vero studio (Shodan, primo livello). La cintura nera indica che il praticante ha acquisito le basi del sistema ed è ora pronto per un apprendimento più profondo. Esistono vari livelli di cintura nera (dan), ma questi vengono concessi dopo molti anni di pratica devota e non sono il focus primario dell’allenamento. Nel Tō’on-ryū, il grado è una conseguenza della pratica, non il suo obiettivo.

L’abbigliamento nel Tō’on-ryū non è una “divisa” nel senso militare, ma un “abito da lavoro”. Deve essere pulito, in ordine e funzionale, un simbolo del rispetto del praticante per se stesso, per i suoi compagni e per l’arte che pratica.

ARMI

Il Tō’on-ryū è, per definizione e per nome, un’arte del Karate-dō (空手道), la “Via della Mano Vuota”. Pertanto, il suo curriculum ufficiale e fondamentale è interamente focalizzato sul combattimento a mani nude. Le tecniche, i principi e i kata dello stile sono stati sviluppati e perfezionati per essere efficaci senza l’ausilio di alcun tipo di arma. La pratica si concentra sul trasformare il corpo stesso in un’arma efficace attraverso il condizionamento, la tecnica e lo spirito.

Tuttavia, è importante contestualizzare il Tō’on-ryū all’interno della tradizione marziale okinawense. A Okinawa, la pratica del Karate (combattimento a mani nude) era spesso accompagnata e complementata dallo studio del Kobudō (古武道), la “Via delle antiche arti marziali”, che si riferisce specificamente all’uso di armi di origine contadina o civile. Maestri come Kyoda Juhatsu, e prima di lui Kanryō Higaonna, molto probabilmente avevano una conoscenza, se non una maestria, anche in quest’arte.

Il Kobudō di Okinawa non era visto come una disciplina separata, ma come un’altra faccia della stessa medaglia della difesa personale. I principi di base – come la postura, la generazione di potenza dalle anche, il lavoro sui fianchi e la gestione della distanza – sono gli stessi sia nel Karate che nel Kobudō. L’arma diventa semplicemente un’estensione del corpo.

Le armi tipiche del Kobudō okinawense, che un praticante di Tō’on-ryū potrebbe studiare come disciplina complementare (ma non interna allo stile) includono:

  • Bō (棒): Bastone lungo circa 180 cm.
  • Sai (釵): Tridenti di metallo usati in coppia.
  • Tonfa (トンファー): Manici di macina, usati in coppia.
  • Nunchaku (ヌンチャク): Due bastoni corti uniti da una corda o catena.
  • Kama (鎌): Falcetti usati in coppia.
  • Eku (櫂): Remo di legno.

In conclusione, il Tō’on-ryū è un sistema di combattimento a mani nude. La pratica con le armi non fa parte del suo curriculum tecnico di base. Tuttavia, la sua stretta relazione con la cultura marziale di Okinawa fa sì che molti dei suoi praticanti di alto livello si dedichino anche allo studio del Kobudō come percorso di arricchimento e completamento della propria formazione marziale.

A CHI È INDICATO E A CHI NO

Il Tō’on-ryū, per la sua natura austera, tradizionale e fisicamente esigente, non è un’arte marziale per tutti. La scelta di praticarlo dovrebbe essere basata su una profonda comprensione dei suoi obiettivi e metodi.

A CHI È INDICATO:

  • Ricercatori della tradizione: È ideale per coloro che sono affascinati dalla storia delle arti marziali e desiderano praticare uno stile che sia un collegamento diretto con le origini del Karate di Okinawa, preservato nella sua forma quasi originale.
  • Praticanti orientati alla difesa personale: Lo stile è interamente focalizzato sull’efficacia in un contesto reale di combattimento a corta distanza. Chi cerca un sistema di Goshinjutsu pratico e senza fronzoli troverà nel Tō’on-ryū un metodo estremamente valido.
  • Individui pazienti e disciplinati: Il progresso è lento e richiede migliaia di ripetizioni. È indicato per persone che apprezzano il processo e il percorso () tanto quanto il risultato, e che hanno la disciplina mentale per dedicarsi a un allenamento ripetitivo ma profondo.
  • Persone in cerca di una sfida fisica e mentale: La pratica del Sanchin, dell’Hojo Undo e del condizionamento fisico generale è estremamente impegnativa. È adatta a chi vuole spingere i propri limiti e sviluppare non solo un corpo forte, ma anche una grande forza di volontà e resilienza mentale.
  • Chi cerca un percorso di vita: Il Tō’on-ryū non è un’attività da consumare, ma uno Shugyo, un percorso di perfezionamento che dura tutta la vita. È indicato per chi vuole integrare l’arte marziale nel proprio sviluppo personale a lungo termine.

A CHI NON È INDICATO:

  • Atleti orientati alla competizione sportiva: Il Tō’on-ryū non ha una componente sportiva. Non esistono gare di kata o di kumite. Chi cerca medaglie, tornei e il brivido della competizione dovrebbe orientarsi verso stili più moderni e sportivi.
  • Chi cerca risultati immediati: La maestria nel Tō’on-ryū richiede anni, se non decenni, di pratica costante. Non è adatto a chi vuole “imparare a difendersi” in poche settimane.
  • Persone che prediligono l’estetica alla funzionalità: Le tecniche non sono spettacolari o acrobatiche. I calci sono bassi, i movimenti corti e potenti. Chi è attratto da calci volanti e forme elaborate potrebbe trovare lo stile poco attraente.
  • Individui con specifiche limitazioni fisiche gravi: A causa dell’intensità dell’allenamento, specialmente per le articolazioni (ginocchia, schiena) e per l’impegno cardiovascolare, potrebbe non essere adatto a persone con preesistenti condizioni mediche significative (vedi Controindicazioni).

CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA

La pratica del Tō’on-ryū, sebbene estremamente benefica, comporta dei rischi intrinseci come ogni arte marziale e attività fisica intensa. La sicurezza (Anzen) è una priorità e si basa su un approccio intelligente e consapevole all’allenamento.

Trovare un Istruttore Qualificato: Questa è la considerazione di sicurezza più importante. Un Sensei competente e responsabile è fondamentale. Un buon insegnante conosce la progressione didattica corretta, sa come adattare l’allenamento alle capacità individuali, insegna il controllo e non spinge mai l’allievo oltre i suoi limiti in modo sconsiderato. Praticare senza una guida esperta è pericoloso e porta a infortuni e cattive abitudini.

Progressione Graduale: Il corpo ha bisogno di tempo per adattarsi. Questo è particolarmente vero per l’Hojo Undo e il condizionamento. Iniziare a colpire il Makiwara con troppa forza o usare Chi’ishi troppo pesanti può causare seri danni a ossa, articolazioni e tendini. La progressione deve essere lenta, costante e supervisionata.

Ascoltare il proprio corpo: È essenziale distinguere tra il dolore “buono” dello sforzo muscolare e dell’affaticamento e il dolore “cattivo” di un infortunio. Ignorare segnali di dolore acuto, specialmente alle articolazioni, può portare a problemi cronici. È importante riposare quando necessario e comunicare qualsiasi problema fisico al proprio insegnante.

Controllo nel lavoro a coppie: Durante la pratica del Bunkai o del Yakusoku Kumite, il controllo è sovrano. L’obiettivo non è sconfiggere il partner, ma imparare insieme. Le tecniche, in particolare leve e proiezioni, devono essere applicate con precisione e senza forza eccessiva, e chi subisce la tecnica deve imparare a “battere” (segnalare la resa) non appena avverte dolore o disagio.

Riscaldamento e Defaticamento: Non saltare mai il Junbi Undo (riscaldamento). Un corpo freddo è molto più suscettibile a strappi e infortuni. Allo stesso modo, il defaticamento aiuta a ridurre l’indolenzimento muscolare e a riportare il corpo a uno stato di calma.

Idratazione e Nutrizione: Un allenamento così intenso richiede un adeguato supporto energetico. Bere a sufficienza e seguire una dieta equilibrata è fondamentale per il recupero e le prestazioni, contribuendo a prevenire la stanchezza che può portare a errori tecnici e infortuni.

Rispettando questi principi, la pratica del Tō’on-ryū può essere portata avanti in modo sicuro ed efficace per tutta la vita.

CONTROINDICAZIONI

Sebbene la pratica del Tō’on-ryū porti notevoli benefici per la salute, esistono alcune condizioni mediche per le quali questo stile, data la sua intensità e specificità, può essere controindicato o richiedere particolari precauzioni e il parere favorevole di un medico specialista.

Controindicazioni Assolute (pratica sconsigliata):

  • Gravi patologie cardiache: L’allenamento, in particolare l’esecuzione del kata Sanchin con respirazione Ibuki, provoca un notevole aumento della pressione sanguigna e dello sforzo cardiovascolare. È assolutamente sconsigliato a chi soffre di ipertensione grave non controllata, cardiopatie ischemiche, aritmie severe o ha avuto recenti infarti o interventi al cuore.
  • Patologie neurologiche degenerative o gravi: Condizioni che compromettono l’equilibrio, la coordinazione o il controllo motorio possono rendere la pratica pericolosa.
  • Gravi problemi articolari degenerativi: Artrosi in stadio avanzato, specialmente a carico di ginocchia, anche e colonna vertebrale. Le posizioni basse e lo stress articolare potrebbero peggiorare la condizione in modo irreversibile.

Controindicazioni Relative (richiedono valutazione medica e adattamenti):

  • Problemi alla colonna vertebrale: Ernie del disco, protrusioni, scoliosi grave. La pratica, se non attentamente modificata e supervisionata, potrebbe aggravare queste condizioni. Le rotazioni del busto e il mantenimento di posizioni fisse possono essere problematici.
  • Problemi cronici alle articolazioni: Lesioni pregresse a menischi, legamenti crociati, cuffia dei rotatori della spalla. L’allenamento deve essere adattato per evitare di stressare l’articolazione vulnerabile.
  • Ipertensione lieve o controllata: È necessario il parere del cardiologo. Potrebbe essere necessario modificare o evitare la respirazione Ibuki più intensa.
  • Gravidanza: Sebbene l’attività fisica sia generalmente consigliata, un’arte marziale così intensa e con rischio di impatti non è raccomandata, specialmente dopo il primo trimestre.

Avvertenza generale: Prima di iniziare la pratica del Tō’on-ryū o di qualsiasi altra attività fisica intensa, è sempre fortemente raccomandato sottoporsi a una visita medica completa, specialmente per gli individui sopra i 40 anni o per chiunque abbia una storia clinica di rilievo. Informare sempre l’insegnante di qualsiasi condizione medica preesistente è un dovere fondamentale per garantire la propria sicurezza e quella degli altri.

CONCLUSIONI

Il Tō’on-ryū è molto più di un semplice stile di Karate; è una finestra vivente sul passato, un’eredità marziale di inestimabile valore che offre uno sguardo diretto sull’arte del leggendario Kanryō Higaonna. Attraverso la devozione e l’integrità del suo fondatore, Kyoda Juhatsu, questo stile è giunto fino a noi quasi inalterato, rifiutando le lusinghe della modernizzazione sportiva e della commercializzazione.

La sua pratica è un percorso austero e impegnativo, un invito a esplorare la profondità piuttosto che l’ampiezza. Si fonda su principi senza tempo: la stabilità delle radici, la potenza della respirazione, l’armonia tra il duro e il morbido, e l’inscindibile unione tra condizionamento fisico e disciplina mentale. Non promette risultati facili né fama competitiva, ma offre qualcosa di molto più duraturo: uno strumento formidabile per la difesa personale, un metodo per costruire un corpo forte e resiliente, e soprattutto, una Via (Dō) per la coltivazione del carattere, dell’umiltà e della forza interiore.

In un mondo marziale sempre più orientato allo spettacolo e alla competizione, il Tō’on-ryū rimane un baluardo della tradizione, un promemoria che la vera forza risiede nel controllo, nella pazienza e in una pratica onesta e diligente. È un tesoro nascosto, destinato non alle masse, ma a quei pochi praticanti disposti a intraprendere un viaggio lungo e profondo alla scoperta di sé stessi e delle radici più autentiche del Karate di Okinawa.

FONTI E BIBLIOGRAFIA

Le informazioni contenute in questa pagina sono state elaborate attraverso lo studio e l’analisi incrociata di fonti accademiche, pubblicazioni specialistiche e risorse digitali di alta attendibilità nel campo della storia e della tecnica del Karate di Okinawa. Di seguito è riportata una bibliografia dettagliata delle principali fonti consultate per la stesura di questo testo informativo.

Libri e Pubblicazioni a Stampa

  1. Autore: McCarthy, Patrick e Yuriko.

    • Titolo: Ancient Okinawan Martial Arts: Koryu Uchinadi, Volume 2.
    • Editore: Tuttle Publishing, 1999.
    • ISBN: 978-0804831475.
    • Rilevanza: Quest’opera fondamentale delinea la storia e le genealogie delle principali scuole di Karate okinawense. Contiene sezioni specifiche dedicate ai più importanti discepoli di Higaonna Kanryō, tra cui Kyoda Juhatsu, fornendo un contesto storico e tecnico indispensabile per comprendere le origini e le caratteristiche del Tō’on-ryū.
  2. Autore: Bishop, Mark.

    • Titolo: Okinawan Karate: Teachers, Styles and Secret Techniques.
    • Editore: A & C Black, 1999 (prima edizione del 1989).
    • ISBN: 978-0713656664.
    • Rilevanza: Un testo di riferimento che offre una panoramica dettagliata dei principali stili di Karate di Okinawa. Fornisce biografie accurate dei fondatori e descrizioni delle loro scuole, inclusa una trattazione di Kyoda Juhatsu e del suo stile Tō’on-ryū, contestualizzandolo all’interno del lignaggio del Naha-te.
  3. Autore: Hokama, Tetsuhiro.

    • Titolo: Okinawa Karatedo Kobudo no Shinzui (沖縄空手古武道の真髄 – L’essenza del Karate-do e Kobudo di Okinawa).
    • Editore: Naha Shuppansha, 1999.
    • ISBN: 978-4931441359.
    • Rilevanza: Scritto da un rispettato maestro e storico di Okinawa, questo libro (in lingua giapponese) è una fonte preziosa di informazioni sulla storia, la filosofia e i kata delle scuole tradizionali. Offre una prospettiva interna e autorevole, cruciale per comprendere le sfumature tecniche e culturali del Tō’on-ryū.

Risorse Digitali e Siti Web

  1. Organizzazione: Tō’on-ryū Karatedō Shubukan.

    • Sito Web: http://www.toonryu.com/
    • Rilevanza: È il sito ufficiale della scuola fondata da Kanzaki Shigeo, uno dei più importanti allievi diretti di Kyoda Juhatsu. Pur essendo in lingua giapponese, rappresenta una fonte primaria per la genealogia ufficiale, gli eventi e la filosofia dello stile, direttamente dalla voce di una delle sue linee di trasmissione più autorevoli.
  2. Ricercatori e Storici del Budo:

    • Autore/Sito: Andreas Quast – “Ryukyu Bugei 琉球武芸”.
    • Rilevanza: Il lavoro di ricercatori indipendenti e storici come Andreas Quast è fondamentale per la comunità internazionale. I loro blog e articoli, spesso basati sulla traduzione e l’analisi di documenti storici giapponesi e okinawensi rari, forniscono approfondimenti critici e dettagliati sulla storia di maestri e stili, compreso il Tō’on-ryū, non sempre disponibili nelle pubblicazioni in lingua italiana o inglese.
  3. Database e Archivi Digitali:

    • Tipo di Risorsa: Archivi di federazioni di Karate di Okinawa (es. Okinawa Dentō Karatedō Shinkōkai) e database universitari (es. University of the Ryukyus).
    • Rilevanza: Queste risorse, sebbene di difficile accesso, contengono documenti, atti di conferenze e registrazioni storiche che permettono di verificare le genealogie, le date di fondazione delle scuole e i riconoscimenti ufficiali ottenuti dai maestri, come i titoli di Hanshi conferiti a Kyoda Juhatsu dal Dai Nippon Butokukai.

DISCLAIMER

Le informazioni presentate in questa pagina sono fornite a solo scopo informativo, culturale ed educativo. L’arte marziale del Tō’on-ryū, come qualsiasi altra disciplina di combattimento e attività fisica intensa, comporta rischi intrinseci di infortunio, anche gravi.

L’autore e il fornitore di queste informazioni non si assumono alcuna responsabilità per eventuali danni a persone o cose derivanti dal tentativo di praticare o emulare le tecniche qui descritte. La pratica delle arti marziali deve essere intrapresa esclusivamente sotto la supervisione diretta di un istruttore qualificato e certificato, in un ambiente controllato e sicuro.

Si raccomanda vivamente di consultare un medico prima di iniziare qualsiasi nuovo programma di attività fisica. Questa pagina non intende sostituire il parere di un professionista medico né l’insegnamento di un maestro di arti marziali. La pratica autonoma basata esclusivamente su descrizioni scritte è fortemente sconsigliata e potenzialmente pericolosa.

a cura di F. Dore – 2025

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