Yağlı Güreş LV

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COSA E'

Lo Yağlı güreş (pronunciato jaa-luh guresh) è una delle forme di lotta tradizionale più antiche, visceralmente potenti e culturalmente significative del pianeta. Conosciuto in Occidente quasi esclusivamente come lotta nell’olio turca, questo termine, sebbene descrittivo, non riesce a catturare l’immensa profondità di ciò che lo Yağlı güreş rappresenta. Non è semplicemente uno sport nel senso moderno del termine, né una mera arte marziale; è un’istituzione culturale, un rituale sociale, una celebrazione della forza maschile, una disciplina etica e uno spettacolo epico che affonda le sue radici nelle steppe dell’Asia Centrale e si è codificato attraverso la grandezza dell’Impero Ottomano.

Letteralmente, il nome si traduce in “lotta” (güreş) “con olio” (yağlı). Questa è la sua caratteristica fisica distintiva e determinante: i contendenti, noti con il titolo onorifico di Pehlivan (un termine persiano che significa “eroe” o “campione”), si cospargono abbondantemente di olio d’oliva prima di affrontarsi a torso nudo, indossando solo i tradizionali pantaloni di pelle di bufalo chiamati Kispet.

La lotta si svolge all’aperto, su un campo d’erba designato, l’Ermeydanı (letteralmente “il campo degli eroi”), in un’atmosfera da fiera, scandita dal suono ipnotico e penetrante dei davul (grancasse) e delle zurna (un tipo di oboe). L’obiettivo è ottenere una vittoria netta sull’avversario, tradizionalmente schienandolo completamente (portando il suo ombelico a “vedere il cielo”) o sollevandolo da terra e portandolo per tre passi.

Ciò che rende lo Yağlı güreş unicamente complesso è proprio l’olio. Annullando quasi completamente l’attrito sulla pelle, l’olio trasforma radicalmente la dinamica del combattimento. Le prese che sarebbero fondamentali in qualsiasi altra disciplina di grappling (lotta libera, greco-romana, Judo, Sambo) diventano inutili. La lotta si sposta su un altro livello: una battaglia estenuante di resistenza, equilibrio, intelligenza tattica e forza di presa, poiché l’unica superficie afferrabile diventa il kispet dell’avversario.

Ma definire lo Yağlı güreş solo attraverso la sua meccanica fisica sarebbe come descrivere una cattedrale parlando solo delle pietre. È, prima di tutto, l’incarnazione vivente della tradizione. Il suo evento principale, il torneo Kırkpınar che si tiene annualmente a Edirne (l’ex capitale ottomana prima di Istanbul), vanta una storia che, secondo la leggenda, risale al 1361. Questo fa del Kırkpınar una delle competizioni sportive più antiche del mondo ancora ininterrottamente praticate, un fatto che ne sottolinea la resilienza culturale.

Nel 2010, l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di questa tradizione, iscrivendo il “Festival del Kırkpınar Yağlı Güreş” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Questo riconoscimento certifica che lo Yağlı güreş non è solo un evento atletico, ma un complesso sistema di rituali, musica, artigianato (la costruzione dei kispet), tradizioni orali (le poesie del Cazgır, l’annunciatore) e un profondo codice etico che governa il comportamento del pehlivan.

Lo Yağlı güreş è, quindi, una sintesi. È uno sport nazionale che infiamma l’orgoglio turco. È un’arte marziale con un lignaggio che risale ai guerrieri gazi dell’Impero Ottomano, utilizzata come addestramento per la battaglia. È un rito spirituale, storicamente legato alle logge sufi (in particolare l’ordine Bektashi) che formavano il carattere del lottatore tanto quanto il suo corpo. È, infine, uno spettacolo umano primordiale: la lotta di due uomini coperti di olio, sotto il sole cocente, in una prova di resistenza che può durare ore, spingendo i partecipanti ai limiti assoluti della sopportazione umana.


Un Pilastro dell’Identità Culturale Turca

Per comprendere appieno cosa sia lo Yağlı güreş, è fondamentale capire cosa significhi per il popolo turco. Non occupa lo stesso spazio culturale del calcio o della pallacanestro; occupa uno spazio più profondo, più antico, connesso all’anima stessa della nazione. È considerato lo “sport degli antenati” (Ata Sporu), un legame tangibile e vivente con i fondatori dell’Impero Ottomano e, ancora prima, con le tribù nomadi turciche dell’Asia Centrale.

In Turchia, un Başpehlivan (il “Capo-Lottatore” che vince il Kırkpınar) è una figura di statura eroica. Non è semplicemente un atleta famoso; è visto come l’incarnazione delle virtù maschili ideali: forza (kuvvet), coraggio (cesaret), onestà (dürüstlük) e rispetto (saygı). La sua vittoria non è solo un trionfo personale, ma un onore per la sua città natale e un simbolo della vitalità della tradizione.

La dimensione culturale dello Yağlı güreş si manifesta nell’enorme partecipazione popolare. Il Kırkpınar non è un evento sportivo d’élite che si guarda passivamente; è una fiera (panayır) che dura diversi giorni, attirando centinaia di migliaia di persone. È un’occasione di festa comunitaria, un pellegrinaggio. Famiglie intere si accampano, si tengono banchetti, si celebra l’artigianato locale e, al centro di tutto, risuona la musica dei davul e zurna che accompagna i lottatori dall’alba al tramonto.

Questa disciplina è un baluardo contro l’omologazione della globalizzazione. In un mondo dove gli sport locali e tradizionali stanno scomparendo, la Turchia ha investito molto nel preservare e promuovere lo Yağlı güreş. È una dichiarazione di identità. Mostra una nazione che onora la propria storia non come un reperto museale, ma come una pratica viva, sudata e respirata sull’erba dell’Ermeydanı.

Inoltre, lo Yağlı güreş è intrinsecamente legato alla storia militare ottomana. I Sultani erano grandi patroni dei pehlivan. I migliori lottatori venivano reclutati nei corpi d’élite, come i Giannizzeri, non solo per la loro forza in battaglia, ma anche perché la loro disciplina e il loro codice d’onore (l’ahlak) li rendevano soldati modello. La lotta serviva come addestramento fisico primario, preparando i soldati al combattimento corpo a corpo in condizioni difficili.

Questa eredità marziale permea ancora oggi la disciplina. L’atmosfera non è quella di un gioco, ma di una sfida solenne. Il rispetto tra i contendenti è assoluto, cementato da secoli di tradizione in cui l’avversario non è un nemico, ma un fratello con cui si condivide la fatica e l’onore del campo di battaglia.


L’Elemento Alchemico: L’Olio d’Oliva

L’elemento che definisce lo Yağlı güreş e lo separa da ogni altra forma di lotta al mondo è l’olio (yağ). Non è un accessorio; è il fondamento stesso della sua tecnica e della sua filosofia.

L’uso dell’olio d’oliva, mescolato con acqua per garantirne la fluidità, trasforma completamente la natura della competizione. Sulla pelle nuda, l’olio rende la presa letteralmente impossibile. Questo semplice fatto ha conseguenze profonde:

1. L’Equalizzatore Tecnico: Lo Yağlı güreş è spesso definito “l’arte di lottare contro l’impossibilità della presa”. La forza bruta, se non applicata correttamente, diventa inutile. Un uomo immensamente forte non può afferrare il braccio o il torso di un avversario più debole se quest’ultimo sa come usare la scivolosità a proprio vantaggio. L’olio agisce come un equalizzatore, premiando l’intelligenza tattica, l’equilibrio e la tecnica sopra la pura potenza muscolare.

2. La Centralità del Kispet: Poiché il corpo è inafferrabile, l’unica ancora di controllo diventa il kispet. Tutta la tecnica dello Yağlı güreş ruota attorno al tentativo di infilare le mani e le braccia all’interno dei pesanti pantaloni di pelle dell’avversario. Le prese fondamentali hanno nomi come paça (afferrare l’interno della gamba del pantalone) o kasnak (controllare la cintura rinforzata). Questo crea una forma di grappling unica, un misto di lotta e “arrampicata” sull’avversario, cercando appigli nel suo stesso equipaggiamento.

3. La Prova di Resistenza: Lottare coperti d’olio è esponenzialmente più faticoso. Ogni muscolo del corpo è costantemente in tensione isometrica per mantenere l’equilibrio o per impedire all’avversario di ottenere una presa minima. I pori della pelle sono ostruiti dall’olio, rendendo la traspirazione e il raffreddamento corporeo estremamente difficili. Questo, combinato con il fatto che i tornei si svolgono in piena estate turca, trasforma ogni incontro in una brutale prova di resistenza cardiovascolare e mentale. I lottatori non combattono solo contro l’avversario, ma anche contro la disidratazione, i colpi di calore e l’esaurimento assoluto.

4. Il Significato Simbolico: In Turchia e in tutto il Mediterraneo, l’olio d’oliva non è solo un alimento; è un simbolo di abbondanza (bereket), salute, purezza e persino sacralità. L’atto di cospargersi d’olio prima della lotta ha connotazioni rituali. È un atto di purificazione, un modo per onorare la competizione e se stessi. Inoltre, l’olio crea una superficie lucida che fa risaltare ogni muscolo, trasformando i pehlivan in sculture viventi, statue greche o romane in movimento, accentuando l’estetica della forza fisica.

Lo Yağlı güreş è, quindi, una “fisica” diversa. È una disciplina che costringe il lottatore a ripensare le basi stesse della leva e del controllo.


Il Protagonista: Che Cos’è un “Pehlivan”?

Non si può definire lo Yağlı güreş senza definire il suo praticante: il Pehlivan.

Il termine deriva dal persiano Pahlavan, che non significa semplicemente “lottatore” o “atleta”. Il suo significato è più profondo e si traduce meglio come “eroe”, “campione” o “cavaliere”. Nelle antiche culture persiane e turciche, il Pahlavan era una figura ideale, un uomo che combinava una forza fisica straordinaria con un carattere morale impeccabile.

Nello Yağlı güreş, questo ideale è ancora il nucleo della disciplina. Diventare un pehlivan non significa solo imparare a lottare; significa intraprendere un percorso di formazione etica e morale. Questo percorso è governato dalla relazione fondamentale Usta-Çırak (Maestro-Apprendista).

L’Usta (Maestro) non è un semplice allenatore. È una figura paterna, un mentore spirituale. L’apprendista (Çırak) deve al suo maestro obbedienza e rispetto assoluti. Per anni, l’apprendista serve il maestro: porta la sua borsa (zembil), si occupa della sua attrezzatura, lava il suo kispet e gestisce l’olio. In cambio, l’usta non insegna solo le oyun (le “mosse” o “giochi” della lotta), ma soprattutto l’ahlak (l’etica).

L’Ahlak del Pehlivan è un codice di condotta non scritto ma rigorosamente osservato:

  • Umiltà: Un vero pehlivan è umile nella vittoria e grazioso nella sconfitta. Se un lottatore più giovane sconfigge un maestro o un avversario più anziano, è tradizione che il vincitore baci la mano del perdente in segno di massimo rispetto.

  • Rispetto: Il rispetto per l’avversario è sacro. Prima e dopo la lotta, i pehlivan si scambiano gesti di saluto e benedizione. Durante la lotta, c’è una fiera durezza, ma mai intenzionale crudeltà o slealtà.

  • Generosità e Pietà: Storicamente, i pehlivan erano figure pie, legate alla spiritualità sufi. Ci si aspettava che fossero generosi con i poveri e che difendessero i deboli. Erano visti come protettori della comunità.

  • Coraggio e Pazienza: La lotta nell’olio è una prova di pazienza. Un pehlivan deve sopportare la fatica, il dolore e la frustrazione di non riuscire a ottenere una presa, a volte per ore, senza mai cedere mentalmente.

Fisicamente, il pehlivan è un archetipo di potenza. A differenza degli atleti moderni di molte discipline che privilegiano la definizione e la massa magra, i pehlivan (specialmente nella categoria Baş, la principale) sono spesso uomini di stazza imponente. La loro è una forza funzionale, costruita attraverso anni di allenamenti tradizionali (sollevamento pietre, trasporto pesi) e moderni. Hanno spalle e braccia enormi, un collo taurino e una forza di presa (grip strength) quasi sovrumana, necessaria per aggrapparsi al cuoio scivoloso del kispet.

Quando un pehlivan entra nell’Ermeydanı, non è solo un atleta che entra in un campo di gara. È l’ultimo erede di una linea di eroi che risale a secoli fa, e porta sulle sue spalle un’eredità di forza, onore e spiritualità.


Il Teatro della Lotta: L’Ermeydanı

Lo Yağlı güreş non si pratica in una palestra, né su un tatami o un ring. Si svolge nell’Ermeydanı, il “Campo degli Eroi”.

Questa non è solo una scelta logistica; è una componente fondamentale dell’identità dello sport. Il contatto con la terra, con l’erba, è essenziale.

1. L’Elemento Terra: Lottare sull’erba collega i pehlivan alla natura. L’erba offre un attrito diverso rispetto a un materassino moderno, specialmente quando si mescola con l’olio, il sudore e la polvere, creando una superficie unica. La connessione con la terra (toprak) è simbolica, un richiamo alle radici nomadi e contadine del popolo anatolico. L’atto rituale del Peşrev (il riscaldamento) inizia proprio toccando l’erba con la mano e portandola poi al cuore e alla fronte, in segno di rispetto per la terra che li sostiene.

2. L’Arena Sociale: L’Ermeydanı non è uno stadio chiuso e silenzioso. È il centro pulsante di una fiera. L’arena del Kırkpınar a Edirne è un grande campo erboso circondato da tribune, ma anche da aree dove le persone si siedono sull’erba, mangiano, parlano e socializzano. La lotta non è isolata dalla vita comunitaria; ne è il centro.

3. Il Ruolo dell’Ağa: Una figura centrale nell’Ermeydanı è l’Ağa. L’Ağa è il patrono, lo sponsor principale del torneo. Questo titolo viene “vinto” ogni anno attraverso un’asta pubblica in cui i candidati offrono somme ingenti per finanziare l’evento (l’offerta simbolica è per un ariete). Essere l’Ağa del Kırkpınar è un immenso status symbol, un segno di ricchezza ma soprattutto di generosità e di impegno verso la tradizione. L’Ağa presiede il torneo dalla sua tribuna d’onore, distribuisce premi ai vincitori e organizza banchetti. È una figura che lega lo sport all’antica struttura sociale ottomana del patronato.

4. L’Atmosfera Collettiva: In un singolo Ermeydanı, durante le fasi eliminatorie del Kırkpınar, possono svolgersi dozzine di incontri contemporaneamente. Il campo è un caotico ma organizzato brulicare di corpi oleati, arbitri e assistenti. Il suono assordante e costante dei davul e delle zurna crea una colonna sonora epica e incessante che carica l’aria di tensione e adrenalina. Il pubblico non è un semplice spettatore; partecipa, urla incitamenti, commenta le mosse, vive la lotta insieme ai pehlivan.

L’Ermeydanı è quindi un microcosmo della società turca: è allo stesso tempo un campo di battaglia, un luogo di festa, un’arena di prestigio sociale e un santuario della tradizione.


L’Uniforme Tecnica: Definizione del Kispet

L’unico indumento ammesso nello Yağlı güreş è il Kispet (o kıspet). Come l’olio, il kispet non è un semplice “costume”, ma un pezzo di equipaggiamento tecnico fondamentale, la cui definizione è cruciale per capire la disciplina.

È un pantalone robusto, tradizionalmente fatto a mano con pelle di bufalo d’acqua (ritenuta la più resistente) o, più recentemente, di vitello o bue. Arriva appena sotto il ginocchio, dove viene stretto e legato saldamente.

Il kispet è la chiave della lotta. Poiché l’olio rende il corpo inafferrabile, il kispet diventa l’unico bersaglio. La sua progettazione è interamente finalizzata a questo scopo:

  • Il Kasnak: È la parte più importante. Si tratta di una cintura molto spessa e rigida, composta da più strati di cuoio e feltro, cucita sopra la vita. Il kasnak funge da vera e propria “maniglia”. Una presa salda sul kasnak permette a un pehlivan di controllare il centro di gravità dell’avversario e di tentare il sollevamento.

  • Il Paça: È la parte che copre le gambe. I lottatori cercano costantemente di infilare le mani e le braccia all’interno dei paça dell’avversario, risalendo lungo la gamba per trovare una leva, sbilanciarlo o ribaltarlo.

  • Resistenza Estrema: Il kispet deve sopportare una trazione inimmaginabile. È progettato per non strapparsi anche quando due uomini di oltre 130 kg tirano in direzioni opposte con tutta la loro forza.

  • Un’Armatura Scomoda: Un kispet nuovo è rigido come il legno. Richiede tempo per essere “rotto” e adattato al corpo del lottatore. Una volta indossato e cosparso d’olio (che aiuta ad ammorbidire la pelle nel tempo), diventa una seconda pelle pesante e scivolosa.

Indossare il kispet è un atto rituale. Il pehlivan viene aiutato da altri lottatori o dal suo çırak, in un gesto di fratellanza e preparazione alla “battaglia”. Il kispet è il simbolo del pehlivan; un lottatore senza il suo kispet non è un pehlivan. È l’armatura che lo identifica e, allo stesso tempo, il suo unico punto debole tattico.


La Dimensione Rituale: Il “Salavat” del Cazgır

Lo Yağlı güreş non inizia con un fischio d’arbitro. Inizia con la poesia.

La figura del Cazgır (pronunciato djaz-gur) è essenziale per definire l’atmosfera dell’evento. Il Cazgır è il maestro di cerimonie, l’annunciatore, il poeta e il leader della preghiera. È la voce dell’Ermeydanı.

Prima che i pehlivan principali (i Başpehlivan) inizino la loro lotta, il Cazgır sale su una postazione e, microfono alla mano (storicamente, a piena voce), inizia il suo salavat (una preghiera e introduzione). Non si tratta di una semplice presentazione.

Il Cazgır recita poesie tradizionali in rima (chiamate mâni) che infiammano la folla e onorano i lottatori. Egli loda la loro forza, la loro città natale, i loro maestri e le loro vittorie passate. Invoca Allah, il Profeta Maometto e i grandi pehlivan del passato (come Koca Yusuf o Adalı Halil), chiedendo una competizione leale e senza infortuni.

Un esempio di introduzione del Cazgır potrebbe suonare così (in traduzione concettuale): “Ascoltate, gente, ascoltate! Ecco che arrivano i leoni! Dall’Edirne all’Antalya, figli di maestri, eredi di eroi! Questo è [Nome Atleta], la sua forza fa tremare la terra! Questo è [Nome Atleta], la sua tecnica è rapida come il fulmine! Che Allah dia loro la forza! Che la loro sia una lotta d’onore! Diciamo tutti insieme ‘Mashallah’ per questi eroi!”

Il pubblico risponde in coro alle sue invocazioni. Questo atto non è solo folklore; è un rituale performativo che serve a:

  1. Elevare l’Evento: Trasforma un incontro sportivo in un evento epico e spirituale.

  2. Collegare al Passato: Menzionando i campioni storici, il Cazgır inserisce la lotta odierna nel lungo continuum della tradizione.

  3. Caricare Emotivamente: Prepara psicologicamente sia i lottatori che il pubblico alla solennità e all’importanza del combattimento.

Il Cazgır è il custode della tradizione orale dello Yağlı güreş.


Il Movimento Rituale: Che Cos’è il “Peşrev”?

Dopo l’introduzione del Cazgır, i pehlivan non si gettano immediatamente nella lotta. Eseguono un altro rituale fondamentale: il Peşrev (pronunciato pesh-rev).

Il Peşrev è il riscaldamento rituale, una sequenza di movimenti coreografati che ogni lottatore esegue sull’erba prima di ingaggiare l’avversario. È l’equivalente culturale di un kata giapponese o della haka Maori, anche se la sua funzione non è dimostrare tecniche di combattimento, ma preparare il corpo e lo spirito.

Mentre la musica dei davul e zurna suona una melodia specifica (il Peşrev Havası), i lottatori si muovono sull’Ermeydanı. La sequenza include:

  • Saluti: Il pehlivan avanza e indietreggia, si inginocchia per toccare l’erba, portando la mano al cuore, alle labbra e alla fronte (un gesto che significa “rispetto la terra, con il cuore, la parola e la mente”). Saluta tutti e quattro i lati dell’arena, onorando il pubblico, i musicisti e l’Ağa.

  • Riscaldamento: Esegue movimenti di agilità, come saltelli, affondi e rotazioni delle braccia, per preparare i muscoli allo sforzo.

  • Dimostrazione di Agilità: Caratteristici sono i movimenti in cui il lottatore “calcia” leggermente una gamba in avanti e tocca il ginocchio o la caviglia con la mano opposta, mostrando equilibrio e prontezza.

  • L’Incontro: Dopo aver completato il loro Peşrev individuale, i due avversari si incontrano. Si scambiano un ultimo saluto rituale, spesso toccandosi reciprocamente la gamba o il kispet, e si stringono le mani.

Il Peşrev è una forma di meditazione in movimento. È il momento in cui il pehlivan si concentra, allontana le distrazioni e si cala mentalmente nel ruolo di eroe che sta per interpretare. È un momento di transizione dal mondo ordinario all’arena sacra dell’Ermeydanı.


La Colonna Sonora della Forza: Davul e Zurna

È impossibile definire lo Yağlı güreş senza menzionare la sua colonna sonora. L’accompagnamento musicale della davul (la grancassa bipelle suonata con due diversi battenti) e della zurna (l’oboe tradizionale dal suono acuto e penetrante) non è intrattenimento o musica di sottofondo.

La musica è parte integrante dell’azione.

La banda di musicisti (chiamata mehter in contesti più ampi, anche se qui è una formazione specifica) segue la lotta con un’attenzione quasi da arbitro. Il ritmo che suonano ha uno scopo preciso:

  • Scandire il Ritmo: La musica (chiamata güreş havası, l’aria della lotta) fornisce il battito cardiaco della competizione. Durante le fasi di studio, il ritmo è costante e marziale.

  • Incita all’Azione: Quando i lottatori ingaggiano una presa importante o l’azione diventa più intensa, il ritmo della davul accelera freneticamente e la zurna lancia note acute, spingendo i pehlivan a dare il massimo e infiammando il pubblico.

  • Segnala le Fasi: Ci sono melodie specifiche per il Peşrev, per la lotta vera e propria e per celebrare il vincitore.

Questa musica ha origini nelle bande militari ottomane (i Mehterân), usate per dare la carica ai soldati prima della battaglia. La sua presenza nell’Ermeydanı rafforza il legame dello Yağlı güreş con la sua eredità marziale. Il suono è ipnotico, assordante e primordiale, e crea un’atmosfera epica che trasporta l’evento al di fuori del tempo.


L’Obiettivo del Combattimento: Cosa Definisce la Vittoria

Lo Yağlı güreş è, nella sua essenza, una lotta per la supremazia. L’obiettivo è yenmek (sconfiggere) l’avversario in modo inequivocabile.

Storicamente, e ancora oggi nella sua forma ideale, la vittoria si ottiene in due modi principali, entrambi difficilissimi a causa dell’olio:

1. Schienamento Completo (Sırtı Yere Getirmek): È l’obiettivo più comune. Il pehlivan deve riuscire a rovesciare l’avversario e a “far vedere il suo ombelico al cielo”, ovvero immobilizzarlo con entrambe le spalle (e la schiena) saldamente piantate sull’erba. 2. Il Sollevamento (Kaldırmak): Questa è considerata la dimostrazione di dominio più spettacolare e definitiva. Un pehlivan deve riuscire a sollevare completamente l’avversario da terra e, secondo la tradizione, camminare con lui in braccio per tre passi. Riuscire a sollevare un uomo di 130 kg, anch’egli forte e cosparso d’olio, è un’impresa di forza erculea.

L’Assenza di Sottomissioni: A differenza del Grappling moderno (come il Brazilian Jiu-Jitsu) o della Lotta Olimpica (dove esiste lo schienamento “al tocco”), lo Yağlı güreş tradizionale non prevede vittorie per sottomissione (leve articolari o strangolamenti). L’obiettivo non è “far arrendere” l’avversario con il dolore, ma dominarlo fisicamente.

La Durata: Storicamente, non esistevano limiti di tempo. Un incontro, specialmente una finale del Kırkpınar, poteva durare ore, a volte venendo sospeso per oscurità e ripreso il giorno successivo. Si continuava fino a quando uno dei due non crollava per sfinimento o non veniva schienato. Questo ha forgiato la leggendaria resistenza dei pehlivan. Oggi, per esigenze organizzative e di sicurezza, sono stati introdotti limiti di tempo (ad esempio, 40 minuti per le finali del Kırkpınar), scaduti i quali la vittoria viene assegnata ai punti, basati sulle prese positive e sul controllo. Tuttavia, la vera vittoria, quella cercata da ogni pehlivan, rimane lo schienamento o il sollevamento.


Classificazione: Sport, Arte Marziale o Rito Culturale?

Quindi, cos’è infine lo Yağlı güreş? È difficile inserirlo in una singola categoria occidentale. È un’entità ibrida che attinge la sua definizione da tre sfere diverse.

È uno Sport: Senza dubbio, oggi è uno sport agonistico. Ha un organo di governo (la Federazione Turca delle Lotte Tradizionali, TGGF), un calendario di competizioni che culmina nel Kırkpınar, categorie di peso e di età (anche se le categorie principali sono definite dall’abilità, non solo dal peso), e un sistema di arbitraggio. Richiede una preparazione atletica di livello mondiale, con allenamenti che integrano la preparazione fisica moderna (sollevamento pesi, cardio) con i metodi tradizionali.

È un’Arte Marziale: Possiede tutti i tratti distintivi di un’arte marziale tradizionale. Ha un’origine militare diretta (addestramento dei soldati ottomani). Ha un sistema di trasmissione del sapere codificato (Usta-Çırak) che è identico a quello delle scuole di arti marziali asiatiche. Ha un codice etico (Ahlak) che governa la condotta del praticante dentro e fuori dall’arena. E ha un corpus tecnico (gli oyun) che viene studiato e perfezionato per tutta la vita.

È un Rito Culturale: Questa è forse la sua definizione più accurata. Come evidenziato dal riconoscimento UNESCO, lo Yağlı güreş non può essere separato dal suo contesto rituale. L’olio, il kispet, l’Ermeydanı, la musica del davul e zurna, la figura del Cazgır e il Peşrev sono elementi inscindibili. Se si rimuovesse uno qualsiasi di questi elementi – se si lottasse al chiuso, su un materassino, senza olio e senza musica – non sarebbe più Yağlı güreş. Sarebbe solo una forma generica di lotta.

È questa fusione indissolubile di atletismo d’élite, tradizione marziale e rituale comunitario che definisce lo Yağlı güreş. È un Geleneksel Spor (Sport Tradizionale), una categoria che in Turchia ha un significato profondo, indicando una pratica che è allo stesso tempo competizione fisica e custodia dell’identità nazionale. È, in sintesi, la storia ottomana e l’anima anatolica rese manifeste attraverso la più primordiale delle competizioni umane: la lotta.

CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE

Se il punto precedente ha definito cosa è lo Yağlı güreş – una forma di lotta ancestrale turca che utilizza olio d’oliva e pantaloni di pelle – questo capitolo si addentra nel suo nucleo pulsante: cosa significa.

Lo Yağlı güreş non è definito semplicemente dai suoi elementi fisici; è definito dal sistema di valori, dalla profonda etica e dalla visione del mondo che questi elementi fisici sono progettati per testare e rafforzare. Le sue caratteristiche uniche, come l’olio e il kispet, non sono espedienti, ma strumenti filosofici.

La filosofia che permea questa disciplina è nota come Ahlak, un termine turco (derivato dall’arabo Akhlaq) che si traduce in “etica”, “moralità” o “carattere”. È questo codice, questo software spirituale, che eleva un semplice lottatore (güreşçi) al rango onorifico di Pehlivan (eroe).

Un uomo forte che indossa un kispet e vince un incontro è solo un atleta. Un atleta che incarna l’Ahlak – che dimostra umiltà, rispetto, pazienza e pietà – è un Pehlivan, un modello per la società. Le caratteristiche fisiche e gli aspetti rituali dello Yağlı güreş sono tutti progettati per forgiare e rivelare questo carattere.


LA FILOSOFIA CENTRALE: L’AHLAK DEL PEHLIVAN

L’Ahlak è il sistema nervoso centrale dello Yağlı güreş. È un codice di condotta non scritto, ma inciso nella tradizione, che governa ogni aspetto della vita del lottatore, dentro e fuori dall’Ermeydanı (il campo di lotta). Storicamente, questa filosofia affonda le sue radici nell’etica cavalleresca dei guerrieri gazi ottomani e, in modo ancora più profondo, negli insegnamenti spirituali del Sufismo, in particolare dell’ordine Bektashi, a cui molti Giannizzeri e Pehlivan erano affiliati.

La filosofia del Pehlivan non è focalizzata sulla vittoria a tutti i costi. È focalizzata sulla conduzione di una lotta onorevole e sulla dimostrazione di superiorità morale, anche prima di quella fisica.

Il Concetto di “Nefs”: La Lotta Interiore

Al centro della filosofia sufi, e quindi dell’Ahlak del Pehlivan, c’è la battaglia contro il Nefs. Il Nefs è un concetto spirituale che rappresenta l’io inferiore, l’ego, la parte dell’uomo incline all’arroganza, all’avidità, alla rabbia e all’orgoglio.

Per la tradizione del Pehlivan, l’avversario sull’erba oleata non è il vero nemico; è un partner, un “fratello” (kardeş) che ti aiuta nel tuo vero combattimento: la lotta per dominare il tuo stesso Nefs.

Si dice che il vero Pehlivan sia colui che “lotta con il suo ego e lo sconfigge”. L’olio, la fatica, il dolore, la frustrazione di una presa che sfugge: tutto questo è progettato per portare il Nefs in superficie. L’atleta che reagisce con rabbia, che cerca di ferire l’avversario, che contesta l’arbitro o che si vanta dopo una vittoria, è un uomo che ha perso la sua lotta interiore, anche se ha vinto quella esteriore.

Questa filosofia si manifesta in una serie di virtù cardinali che definiscono il carattere del Pehlivan.

La Virtù Cardinale: L’Umiltà (Tevazu)

Se c’è una caratteristica che definisce l’etica del Pehlivan, è l’umiltà. Nello Yağlı güreş, l’arroganza è considerata la più grande debolezza morale. Tutta la struttura rituale dello sport è progettata per sconfiggere l’orgoglio e rafforzare l’umiltà.

Questo è evidente in ogni fase. Durante il Peşrev (il riscaldamento rituale), il Pehlivan si inginocchia e tocca l’erba con la mano, portandola poi al cuore, alle labbra e alla fronte. Questo è un gesto di profonda umiltà: un saluto alla terra (toprak) che lo sostiene, un riconoscimento della sua mortalità e un omaggio ai Pehlivan del passato che sono morti su quel campo (come i leggendari 40 eroi fondatori del Kırkpınar). Non è un gesto di vanto, ma di sottomissione alla tradizione.

L’umiltà è ancora più evidente nel momento della vittoria o della sconfitta.

Quando un incontro finisce, non ci sono esultanze sfrenate, balli provocatori o gesti di trionfo sull’avversario sconfitto. Il vincitore aiuta immediatamente il perdente a rialzarsi. Spesso si abbracciano e il vincitore accompagna lo sconfitto verso il bordo del campo.

Il rituale più potente e famoso è quello che coinvolge un lottatore giovane e uno anziano o un maestro. Se un giovane Pehlivan (un Çırak, o apprendista) riesce a sconfiggere un Usta (maestro) o un lottatore più anziano e rispettato, la prima azione del vincitore non è celebrare. È andare dal suo avversario sconfitto e baciargli la mano. Questo è il massimo segno di rispetto, un atto che dice: “Anche se oggi la mia forza fisica ha prevalso, il mio status, la mia esperienza e il mio valore sono inferiori ai tuoi. Ti onoro”.

Allo stesso modo, lo sconfitto deve accettare la sconfitta con grazia (mağlubiyeti kabul etmek). La rabbia, le scuse o l’accusare l’avversario sono considerate manifestazioni del Nefs, un fallimento morale. L’umiltà risiede nell’accettare il risultato come volontà di Allah e nell’onorare colui che si è dimostrato più forte in quel giorno.

Il Pilastro Sociale: Il Rispetto (Saygı)

L’umiltà genera rispetto, e il rispetto è il collante che tiene insieme il mondo dello Yağlı güreş. È un rispetto a 360 gradi.

  • Rispetto per l’Usta (Maestro): Il rapporto tra maestro e apprendista (Usta-Çırak) è l’aspetto chiave della trasmissione della disciplina. Il rispetto del Çırak per il suo Usta è assoluto, quasi filiale. L’autorità del maestro non viene mai messa in discussione.

  • Rispetto per l’Avversario: Come menzionato, l’avversario non è un nemico. È un compagno di fatica, essenziale per la propria crescita. Nello Yağlı güreş, c’è un forte tabù contro l’infliggere dolore o infortuni intenzionali. Sebbene la lotta sia fisicamente brutale, l’intenzione non è mai quella di ferire, ma di dominare. Se un lottatore si fa male, è comune vedere l’avversario fermarsi e aiutarlo, prima ancora che l’arbitro intervenga.

  • Rispetto per gli Anziani (Büyükler): La gerarchia basata sull’età e sull’esperienza è fondamentale. I lottatori più giovani mostrano sempre deferenza verso quelli più anziani, indipendentemente dalla loro abilità atletica.

  • Rispetto per il Pubblico (Seyirci) e l’Ağa: I Pehlivan lottano per l’onore, ma anche per il pubblico. I loro saluti durante il Peşrev sono rivolti agli spettatori, riconoscendo la loro importanza. Un rispetto speciale è riservato all’Ağa, il patrono del torneo, che rappresenta la generosità e la leadership della comunità.

  • Rispetto per l’Ermeydanı: Il “Campo degli Eroi” è considerato un suolo sacro. I lottatori non sputano sull’erba e vi entrano con un atteggiamento di riverenza.

La Virtù Pratica: La Pazienza (Sabır)

La filosofia dell’Ahlak non è solo astratta; è profondamente pratica. La virtù della pazienza (Sabır) è forse il miglior esempio di come la filosofia e la caratteristica fisica della lotta si fondano.

La pazienza è un ideale centrale del Sufismo: la capacità di sopportare le difficoltà senza lamentarsi, confidando nel processo. Nello Yağlı güreş, la pazienza non è un’opzione; è una necessità tattica imposta dall’olio.

Un lottatore inesperto e impaziente, dominato dal suo Nefs, cercherà di afferrare l’avversario oleato con la forza. Fallirà, scivolerà e sprecherà enormi quantità di energia. Il suo ego gli dirà di provare più forte, e lui si stancherà ancora più velocemente.

Un vero Pehlivan, invece, pratica il Sabır. Sa che la presa non può essere forzata. Si muove con calma, studia l’avversario, conserva la sua energia. Aspetta. Attende pazientemente l’errore minimo: una frazione di secondo in cui l’avversario sposta il peso in modo errato, un momento in cui il kispet si apre leggermente.

La lotta nell’olio è una maratona di tensione isometrica. Può durare ore. Senza la virtù filosofica della pazienza, il lottatore crolla mentalmente, molto prima che il suo corpo ceda. L’olio, quindi, agisce come un maestro zen: costringe il praticante a imparare la pazienza o ad affrontare una sconfitta certa. La lotta diventa un esercizio di sopportazione, sia fisica (sopportare la fatica) sia mentale (sopportare la frustrazione).

Le Virtù Etiche: Generosità (Cömertlik) e Pietà (Merhamet)

L’Ahlak del Pehlivan si estende ben oltre il campo di gara. Storicamente, il Pehlivan era una figura pubblica, un protettore della comunità.

La Generosità era un suo dovere. I premi vinti nei tornei venivano spesso condivisi con i poveri, con le vedove e gli orfani della loro città. Un Pehlivan che accumulava ricchezza senza condividerla era visto con disprezzo, un uomo schiavo del suo Nefs (avidità). Questa tradizione è legata alla figura dell’Ağa (il patrono), che incarna la virtù della generosità a livello istituzionale, finanziando l’intero evento e distribuendo doni.

La Pietà o compassione (Merhamet) era un altro tratto distintivo. Il Pehlivan, essendo l’uomo più forte della comunità, aveva il dovere di usare la sua forza per proteggere i deboli, non per opprimerli. La sua forza doveva essere temperata dalla gentilezza.

Questo complesso sistema di valori – Umiltà, Rispetto, Pazienza, Generosità, Coraggio e Onore – costituisce la filosofia dello Yağlı güreş. È ciò che i maestri (Usta) cercano di inculcare nei loro apprendisti (Çırak) sopra ogni altra cosa.


CARATTERISTICHE DISTINTIVE: GLI STRUMENTI DELLA FILOSOFIA

Le caratteristiche uniche dello Yağlı güreş non sono casuali. Sono gli strumenti fisici attraverso i quali la filosofia dell’Ahlak viene messa alla prova. L’olio, il kispet e l’Ermeydanı sono le tre caratteristiche fondamentali che rendono questa disciplina un’esperienza unica.

L’Olio (Yağ): Il Grande Equalizzatore e la Prova Spirituale

L’olio d’oliva è, senza dubbio, la caratteristica più impattante e filosoficamente carica dello Yağlı güreş. La sua funzione va ben oltre il semplice rendere la presa difficile.

1. L’Olio come Equalizzatore Tattico: L’olio annulla quasi completamente la frizione sulla pelle. Questo ha una conseguenza tattica immediata: la forza bruta, da sola, è quasi inutile. Un uomo muscoloso non può semplicemente afferrare il braccio o il torso di un avversario più debole. Scivolerà via.

Questo rende lo Yağlı güreş la “lotta dell’impossibile”. Costringe i lottatori a trascendere le tecniche di grappling convenzionali e a entrare in un regno di leve complesse, equilibrio precario e intelligenza strategica. L’olio agisce come un equalizzatore: un lottatore più piccolo ma tecnicamente più astuto e paziente può sconfiggere un gigante impetuoso. La vittoria non va al più forte, ma al più abile, al più intelligente e al più resistente.

2. L’Olio come Strumento di Resistenza (Endurance): L’olio non è solo una sfida tattica; è una sfida fisiologica brutale. I lottatori sono coperti da uno spesso strato d’olio dalla testa ai piedi.

  • Difficoltà di Termoregolazione: L’olio ostruisce i pori della pelle, limitando drasticamente la capacità del corpo di sudare e raffreddarsi.

  • Contesto Ambientale: I tornei si svolgono in piena estate turca, spesso sotto un sole cocente, con temperature che superano i 35-40°C.

Il risultato è che il corpo del Pehlivan si surriscalda rapidamente. La lotta diventa una battaglia contro l’ipertermia, la disidratazione estrema e l’esaurimento totale. Questo è intenzionale. È una prova di volontà, una fornace che testa la determinazione (Azim) e la pazienza (Sabır) del lottatore. Sopravvivere e continuare a lottare in queste condizioni richiede una forza mentale che trascende il semplice allenamento fisico.

3. L’Olio come Simbolo Culturale e Spirituale: Nell’area mediterranea e anatolica, l’olio d’oliva non è un grasso qualunque. È un simbolo sacro.

  • Bereket (Abbondanza): L’olivo è simbolo di pace, fertilità e abbondanza divina. Cospargersi d’olio è un atto che invoca la benedizione e la prosperità.

  • Purezza: L’olio è visto come un agente purificante. L’atto di ungersi prima della lotta è un rituale di purificazione, che prepara il corpo e lo spirito alla sacralità dell’Ermeydanı.

  • Estetica della Forza: L’olio fa brillare i corpi, accentuando ogni muscolo e ogni vena. Trasforma i lottatori in sculture viventi, eroi omerici o statue greche in movimento. È una celebrazione estetica della forma fisica maschile al suo apice.

4. L’Olio e la Frustrazione (Il Test del Nefs): Infine, l’olio è il test perfetto per l’ego (Nefs). È incredibilmente frustrante. Le mani scivolano, le prese falliscono, l’avversario sfugge proprio quando sembrava bloccato. Questa frustrazione costante è ciò che fa emergere il vero carattere. Il lottatore che cede alla rabbia, che diventa falloso, ha fallito il test dell’olio.

Il Kispet: L’Armatura, L’Ancora e Il Campo di Battaglia Tattico

Poiché l’olio rende il corpo inafferrabile, la lotta si sposta interamente sull’unico indumento indossato: il Kispet. Il kispet non è un pantalone; è un equipaggiamento tecnico complesso, un’armatura e un campo di battaglia tattico.

1. La Doppia Natura del Kispet: Il kispet è un paradosso. È l’armatura del Pehlivan, tradizionalmente fatta di spessa e resistente pelle di bufalo d’acqua (o vitello) per proteggere le gambe. Ma è anche il suo unico punto debole. È l’unica cosa a cui l’avversario può aggrapparsi. Tutta la strategia dello Yağlı güreş ruota attorno a questo paradosso: difendere il proprio kispet mentre si attacca quello dell’avversario.

2. Il Vocabolario Tecnico Imposto dal Kispet: Il design del kispet detta l’intero lessico tecnico della lotta. Le prese non hanno nomi come “double leg” o “armbar”; hanno nomi che descrivono come si afferra il kispet.

  • Kasnak (La Cintura): È la parte più spessa e rigida del kispet, una fascia di cuoio rinforzata sopra la vita. Ottenere una presa salda sul kasnak è fondamentale. Permette al lottatore di controllare il centro di gravità dell’avversario, di bloccarlo o di tentare il sollevamento (la vittoria più dominante).

  • Paça (La Gamba): La maggior parte della lotta “a terra” o in clinch consiste nel tentativo di infilare le mani e le braccia all’interno della parte del kispet che copre la gamba (paça). Una mano infilata all’interno del paça fino al ginocchio o alla coscia fornisce una leva incredibile, permettendo al lottatore di sbilanciare, ribaltare o controllare l’avversario.

  • Tirpan (Falce): Molte tecniche di sgambetto sono chiamate tırpan, ma vengono eseguite mantenendo una presa sul kispet.

3. Il Kispet come Test di Forza di Presa (Grip Strength): Lo Yağlı güreş è forse la prova più estrema al mondo di forza di presa isometrica. I lottatori devono aggrapparsi con le dita al cuoio spesso e scivoloso del kispet, spesso per periodi prolungati, mentre l’avversario cerca di liberarsi. La fatica negli avambracci e nelle mani è inimmaginabile. Molti incontri si decidono semplicemente quando la presa di un lottatore cede per sfinimento.

4. Il Kispet come Peso Morto: Un kispet asciutto pesa già diversi chilogrammi (3-4 kg). Una volta saturato di olio d’oliva e sudore, il suo peso può facilmente superare i 13-15 kg. I Pehlivan devono lottare portando questo peso aggiuntivo, un’ulteriore, brutale caratteristica di resistenza che definisce questo sport.

L’Ermeydanı: Il Campo degli Eroi come Spazio Sacro

La terza caratteristica distintiva è lo spazio: la lotta non avviene su un materassino (minder) o in un ring. Avviene sull’Ermeydanı, il campo d’erba.

1. Il Contatto con la Terra (Toprak): Lottare scalzi sull’erba è una scelta filosofica. Rappresenta il legame primordiale del Pehlivan con la terra. È un richiamo alle origini nomadi dei popoli turchi nelle steppe dell’Asia Centrale e alla loro natura di popolo contadino e guerriero legato all’Anatolia. La terra è vista come madre, fonte di vita e luogo di riposo finale. Il rituale del Peşrev, in cui si tocca l’erba, rafforza questa connessione sacra. L’erba, l’olio, il sudore e talvolta il sangue si mescolano, rendendo il campo una testimonianza vivente della lotta.

2. L’Arena Aperta e Comunitaria: L’Ermeydanı non è uno stadio chiuso che separa gli atleti dal pubblico. È uno spazio aperto, il centro di una fiera (panayır). Il pubblico mangia, beve, socializza e osserva. Questa atmosfera comunitaria è una caratteristica chiave. La lotta non è uno spettacolo d’élite; è un evento del popolo. Il Pehlivan trae energia dal sostegno della folla (il tezahürat).

3. Il Caos Organizzato: I Match Simultanei: Una caratteristica unica dei grandi tornei come il Kırkpınar è che sull’Ermeydanı si svolgono dozzine di incontri contemporaneamente. Lottatori di diverse categorie (dal Küçük Boy al Baş) lottano fianco a fianco. Questo crea un’atmosfera di “caos organizzato” che è profondamente diversa dalla natura sterile di un torneo olimpico. È un mare brulicante di corpi oleati, arbitri e musicisti. Questa simultaneità rafforza l’idea che non si tratta di un singolo spettacolo, ma di una celebrazione collettiva della tradizione in tutte le sue forme.


ASPETTI CHIAVE: I PILASTRI DELLA TRASMISSIONE E DEL RITUALE

Se la filosofia (Ahlak) è il “perché” e le caratteristiche (Olio, Kispet) sono il “cosa”, gli aspetti chiave sono il “come”. Sono i meccanismi culturali, i rituali e i ruoli sociali che permettono alla tradizione di sopravvivere, di essere trasmessa e di mantenere la sua integrità spirituale.

L’Aspetto Chiave della Trasmissione: Il Sistema Usta-Çırak (Maestro-Apprendista)

Lo Yağlı güreş non si impara in un corso serale o da un manuale. Si assorbe attraverso un sistema di apprendistato totale e totalizzante: il rapporto Usta-Çırak. Questo è, senza dubbio, l’aspetto chiave più importante per la sopravvivenza della disciplina.

1. L’Usta come Figura Paterna e Spirituale: L’Usta (Maestro) è molto più di un allenatore. Nelle scuole tradizionali, l’apprendista (Çırak) spesso viveva con il maestro. L’Usta diventa un secondo padre, responsabile non solo dell’allenamento fisico del ragazzo, ma della sua intera formazione morale e spirituale. L’obiettivo dell’Usta non è creare un campione; è creare un Pehlivan, un uomo d’onore.

2. Il Çırak e l’Apprendimento attraverso il Servizio: Il percorso del Çırak inizia non con la tecnica, ma con il servizio (hizmet). Per anni, il compito principale dell’apprendista è servire il suo Usta.

  • Portare lo Zembil: Il compito più simbolico è portare lo Zembil, la borsa di giunco intrecciato che contiene il kispet e l’olio del maestro.

  • Gestire l’Equipaggiamento: Il Çırak pulisce il kispet del maestro dopo la lotta (un compito arduo), prepara l’olio e si occupa di ogni sua necessità logistica.

  • Osservare in Silenzio: Durante gli allenamenti e le gare, il Çırak sta ai margini, osserva il suo maestro, porge l’acqua e ascolta.

Questo periodo di servizio non è umiliazione; è la prima e più importante lezione di Ahlak. È attraverso il servizio che il ragazzo impara l’umiltà (sconfiggendo il proprio orgoglio), il rispetto (onorando il maestro) e la pazienza (aspettando il suo turno). Solo dopo aver dimostrato di aver assorbito queste virtù morali, l’Usta inizia a insegnargli seriamente le tecniche (oyun) della lotta.

3. La Pedagogia della Durezza: L’allenamento (antrenman) è brutale. L’Usta è esigente, spesso severo. La filosofia è che il carattere, come l’acciaio, si forgia nel fuoco e sotto il martello. La durezza dell’allenamento fisico è progettata per costruire la resistenza mentale e la disciplina. Il Çırak impara a sopportare il dolore e la fatica senza lamentarsi, un’altra lezione fondamentale di Sabır (pazienza) e dayanıklılık (resistenza).

Questo sistema garantisce che la conoscenza trasmessa non sia solo tecnica, ma olistica. Il Çırak eredita non solo le mosse del suo maestro, ma anche il suo codice d’onore, il suo atteggiamento e la sua comprensione della filosofia della lotta. È per questo che i Pehlivan, quando vengono presentati dal Cazgır, sono sempre annunciati come “l’allievo di [Nome dell’Usta]”, perché il lignaggio del maestro è importante quanto l’abilità dell’allievo.

L’Aspetto Chiave Rituale: Il Peşrev (Il Riscaldamento Coreografato)

Lo Yağlı güreş non inizia con un fischio. Inizia con un rituale coreografato, il Peşrev. Questo non è un semplice stretching; è un aspetto chiave che funge da preghiera in movimento, da dichiarazione d’intenti e da saluto formale.

Accompagnati da una melodia specifica (Peşrev Havası) suonata da davul e zurna, i lottatori si muovono sull’Ermeydanı in una sequenza di gesti carichi di simbolismo.

  • Movimento Avanti e Indietro: I lottatori avanzano di tre passi e indietreggiano di tre passi. Questo simboleggia l’incertezza della lotta (un passo avanti, uno indietro) e la valutazione dell’avversario.

  • Il Saluto alla Terra e al Cielo: Come già menzionato, il gesto di toccare terra e portare la mano al cuore, alle labbra e alla fronte è un saluto alla terra, un giuramento di parlare con onestà e di pensare con purezza.

  • Il Saluto ai Quattro Angoli: I Pehlivan si rivolgono ai quattro lati dell’arena, salutando il pubblico, l’Ağa, i musicisti e, simbolicamente, l’intera comunità. È un riconoscimento che non stanno lottando solo per se stessi, ma per la gente.

  • Gesti di Agilità: La sequenza include movimenti in cui il lottatore salta leggermente, toccando il ginocchio o la caviglia con la mano opposta. Questo non è solo riscaldamento; è una dimostrazione di agilità, equilibrio e prontezza alla battaglia.

  • Il Saluto all’Avversario: Il Peşrev culmina con i due avversari che si incontrano. Si scambiano un ultimo saluto rituale, spesso toccandosi reciprocamente il kispet sulla gamba, prima di stringersi la mano e iniziare la lotta.

Il Peşrev è una transizione psicologica. È il momento in cui il lottatore lascia il mondo ordinario ed entra nello spazio sacro dell’Ermeydanı. Calma la mente, focalizza l’intenzione e ricorda a se stesso e al pubblico che ciò che sta per accadere non è una rissa, ma un rituale onorevole.

L’Aspetto Chiave Orale: Il Cazgır (Il Maestro di Cerimonie)

Se il Peşrev è il rituale fisico, il Cazgır (o Salavatçı) è il rituale orale. È un aspetto chiave per comprendere il contesto epico dello sport.

Il Cazgır non è un semplice “annunciatore” o “speaker”. È il custode della tradizione orale dello Yağlı güreş. È un poeta, un leader della preghiera e uno storico.

1. Il “Salavat”: La Preghiera Introduttiva: Prima degli incontri principali (specialmente nella categoria Başpehlivan), il Cazgır sale su una piattaforma e recita il salavat. Questa non è una semplice presentazione; è un’orazione poetica, recitata in rima (chiamata mâni), che ha molteplici funzioni:

  • Funzione Spirituale: Il Cazgır invoca il nome di Allah, del Profeta Maometto e dei santi patroni della lotta (come Hazreti Hamza, lo zio del Profeta, considerato il Pîr o santo patrono dei lottatori). Chiede una lotta leale, senza infortuni.

  • Funzione Storica: Collega l’evento odierno alla storia leggendaria del Kırkpınar. Cita i nomi dei grandi eroi del passato (Koca Yusuf, Adalı Halil), ricordando ai lottatori presenti il lignaggio che devono onorare.

  • Funzione di Presentazione: Introduce i lottatori. Ma non dice solo il loro nome. Loda la loro città natale, il nome del loro maestro (Usta), le loro vittorie passate e le loro virtù (la loro forza, il loro coraggio, la loro etica).

  • Funzione Psicologica: Con la sua voce potente e ritmica, il Cazgır “infiamma” (coşturmak) sia i lottatori che il pubblico. Crea un’atmosfera di attesa epica, trasformando un incontro sportivo in un evento quasi mitologico.

La performance del Cazgır è essenziale. È lui che stabilisce il tono morale e storico della competizione.

L’Aspetto Chiave Uditivo: La Musica di Davul e Zurna

L’ultimo aspetto chiave, e forse il più onnipresente, è la colonna sonora: la musica incessante della davul (grancassa) e della zurna (oboe acuto).

Questa musica non è intrattenimento. Non è “musica di sottofondo” messa in pausa durante l’azione. È un agente attivo nella lotta.

1. La “Güreş Havası” (L’Aria della Lotta): I musicisti (mehter) suonano melodie tradizionali specifiche per la lotta. Queste melodie hanno origini nelle bande militari ottomane (i Mehterân), che suonavano per intimidire il nemico e dare la carica ai soldati.

2. Il Battito Cardiaco della Competizione: La musica della davul e zurna funge da battito cardiaco dell’Ermeydanı. Il suo ritmo non è statico; è reattivo.

  • Fase di Studio: Quando i lottatori si studiano a vicenda, il ritmo è costante, marziale, ipnotico.

  • Fase di Azione: Nel momento in cui un lottatore tenta una presa decisiva, o l’azione diventa frenetica, il ritmo della davul accelera selvaggiamente e la zurna lancia note acute e penetranti.

3. Un Ciclo di Feedback Emotivo: La musica crea un ciclo di feedback. Il ritmo veloce spinge i lottatori a dare di più; l’azione intensa dei lottatori spinge i musicisti a suonare più forte; la musica e l’azione insieme eccitano il pubblico, che inizia a urlare. È una sinergia che porta l’energia dell’arena a un punto di ebollizione.

La musica ha anche funzioni rituali specifiche, suonando melodie diverse per il Peşrev, per la lotta e per celebrare il vincitore. Senza il suono penetrante e primordiale della davul e della zurna, lo Yağlı güreş perderebbe la sua anima marziale ed epica.

In conclusione, le caratteristiche, la filosofia e gli aspetti chiave dello Yağlı güreş sono un sistema olistico e indissolubile. L’etica (Ahlak) del Pehlivan – umiltà, rispetto, pazienza – è il fine. Le caratteristiche fisiche – l’olio equalizzatore, il kispet tattico, l’erba dell’Ermeydanı – sono i mezzi e la prova. E gli aspetti chiave – il sistema Usta-Çırak, i rituali del Peşrev e del Cazgır, e la musica della davul e zurna – sono i veicoli culturali che trasportano questa tradizione unica da quasi sette secoli, assicurando che ogni lotta non sia solo uno sport, ma una riaffermazione vivente dell’identità e dei valori turchi.

LA STORIA

La storia dello Yağlı güreş (la lotta nell’olio) non è semplicemente la cronaca di uno sport; è un’epopea che si intreccia in modo indissolubile con la nascita, l’ascesa e la trasformazione dell’Impero Ottomano e con la successiva fondazione della moderna Repubblica Turca. È un racconto di guerrieri nomadi, di mistici sufi, di sultani mecenati, di eroi popolari e di un’identità nazionale che ha saputo resistere a guerre, crolli di imperi e rivoluzioni culturali.

Per comprendere la sua profonda antichità, che culmina nel leggendario torneo Kırkpınar (uno degli eventi sportivi più antichi del mondo ancora in funzione), è necessario risalire a prima ancora che esistesse l’olio, prima ancora che esistesse la Turchia.


Le Radici Pre-Ottomane: Dalle Steppe dell’Asia Centrale all’Anatolia

La storia dello Yağlı güreş inizia con la storia del güreş (lotta) stesso, il fondamento di tutte le arti marziali turciche. Le tribù turche Oghuz, che migrarono dall’Asia Centrale verso occidente, erano popoli nomadi e guerrieri. In un ambiente aspro come la steppa, la sopravvivenza dipendeva dalla forza fisica, dall’abilità a cavallo e dalla competenza nel combattimento corpo a corpo.

In questa cultura, la lotta era onnipresente. Era:

  1. Addestramento Militare: La forma più elementare ed efficace di preparazione alla battaglia, quando le spade si rompevano o si veniva disarcionati.

  2. Rito Sociale: Un modo per risolvere dispute tribali, per celebrare matrimoni e festività (come il Nevruz, il capodanno primaverile) e per selezionare i leader.

  3. Prova di Virilità: Il rito di passaggio fondamentale per un giovane uomo.

Queste prime forme di lotta non erano ancora “Yağlı güreş”. Erano pratiche come il Karakucak Güreşi (letteralmente “lotta del nero abbraccio”, una forma di lotta a terra e in piedi) e il Kuşak Güreşi (lotta con la cintura), tradizioni condivise con molti altri popoli turchi e mongoli (come si vede ancora oggi nel Naadam mongolo). Questa era la “materia prima” genetica: una cultura che poneva la lotta al centro della propria identità maschile e marziale.

La migrazione verso occidente portò queste tribù in contatto con un’altra grande cultura guerriera: quella persiana. Fu qui, nell’incontro con l’Impero Persiano e le sue tradizioni, che il lottatore turco iniziò a fondersi con l’ideale del Pahlavan persiano. Il Pahlavan non era solo un uomo forte; era un cavaliere, un eroe etico, un “campione” in senso quasi spirituale. Questa fusione tra la forza bruta della steppa e l’etica cavalleresca persiana fu fondamentale.

Con la Battaglia di Manzikert (1071), le tribù turche, guidate dai Selgiuchidi, sconfissero l’Impero Bizantino e si riversarono in Anatolia. Qui, questa tradizione di lotta si scontrò e si fuse ulteriormente con le pratiche di lotta locali, eredi della tradizione greco-romana. L’Anatolia divenne un crogiolo dove le tradizioni di lotta della steppa, della Persia e del Mediterraneo iniziarono a sintetizzarsi.


L’Alba dell’Impero Ottomano e l’Etica del Gazi

La vera storia dello Yağlı güreş inizia con la nascita dell’Impero Ottomano nel tardo XIII e inizio XIV secolo. I primi Ottomani non erano un vasto impero, ma un piccolo beylik (principato) anatolico guidato da figure come Osman Gazi. L’ideologia che alimentava la loro incredibile espansione era quella del Gazi (guerriero della fede).

I Gazi erano confraternite di guerrieri di frontiera, mossi da zelo religioso, desiderio di conquista e un codice d’onore cavalleresco. Per questi uomini, l’eccellenza fisica non era un hobby; era un dovere religioso e militare. La lotta era la loro pratica quotidiana, il loro metodo di allenamento primario per il combattimento ravvicinato.

In questo contesto, la lotta divenne più di un gioco popolare; divenne la disciplina fondamentale del soldato ottomano. È in questo brodo primordiale di fervore militare e di frontiera che nasce la leggenda fondativa dello Yağlı güreş.


La Nascita del Kırkpınar: La Leggenda Fondativa (ca. 1361)

La storia dello Yağlı güreş è inseparabile dalla storia del suo torneo principale, il Kırkpınar, la cui origine è avvolta in una leggenda fondativa che definisce l’etica stessa dello sport.

La tradizione narra che intorno al 1361 (una data simbolica che coincide con la conquista ottomana di Adrianopoli/Edirne), Süleyman Pascià, figlio del Sultano Orhan Gazi e fratello di Murad I, guidò un’avanguardia di 40 guerrieri Gazi (in turco Kırk, “quaranta”) attraverso lo stretto dei Dardanelli per iniziare la conquista della Tracia (Rumelia).

Durante una sosta vicino alla città di Samona (o in un prato vicino a Edirne), i 40 guerrieri, per mantenersi in forma e passare il tempo, iniziarono a lottare. La competizione andò avanti, e due lottatori emersero su tutti gli altri, forse due fratelli chiamati Ali e Selim.

I due combatterono. Lottarono per ore, ma nessuno riuscì a prevalere. Il sole tramontò e continuarono a lottare alla luce della luna. Lottarono per tutto il giorno successivo. La leggenda dice che lottarono per un tempo incredibile – alcuni dicono due giorni – finché, sfiniti oltre ogni limite umano, crollarono e morirono simultaneamente, ancora avvinghiati, incapaci di sconfiggersi a vicenda ma rifiutandosi di cedere.

I loro 38 compagni, commossi e sbigottiti da questa dimostrazione di coraggio e resistenza, li seppellirono ai piedi di un albero di fico e continuarono la loro conquista.

Anni dopo, quando gli stessi guerrieri tornarono in quel luogo, trovarono una scena miracolosa: nel punto esatto della sepoltura dei due eroi, erano sgorgate quaranta sorgenti d’acqua (in turco, Kırk Pınar, “le Quaranta Sorgenti”).

Quel luogo fu considerato sacro, benedetto dallo spirito indomito dei due lottatori. I guerrieri decisero che, da quel giorno in poi, ogni anno si sarebbero tenuti tornei di lotta in quel prato per onorare la memoria di quei primi 40 eroi e dei loro due campioni caduti.

Analisi della Leggenda: Questa storia, vera o mitica che sia, è il “codice genetico” filosofico dello Yağlı güreş. Ci dice diverse cose fondamentali:

  1. L’Origine è Militare: Nasce dai Gazi, i soldati d’élite.

  2. Il Valore Supremo è la Resistenza (Dayanıklılık): I fondatori non sono celebrati per aver vinto, ma per aver lottato fino alla morte. L’endurance è più importante della vittoria rapida.

  3. È una Prova Spirituale: La morte dei lottatori porta a un miracolo (le sorgenti), santificando l’atto della lotta.

  4. Il Nome (Kırkpınar): L’intero torneo prende il nome dai “Quaranta” guerrieri e dalle “Quaranta” sorgenti, legando per sempre lo sport al suo atto di fondazione.

Si ritiene che il Sultano Murad I, che fece di Edirne la capitale dell’Impero (prima di Istanbul), abbia formalizzato questo evento, dando il via a una tradizione che, con pochissime interruzioni, dura da oltre 660 anni.


L’Epoca d’Oro Imperiale (1450 – 1700): I Tre Pilastri

Una volta che gli Ottomani si consolidarono come un impero mondiale, lo Yağlı güreş si evolse da una pratica militare di frontiera a un’istituzione culturale sofisticata, sostenuta da tre pilastri fondamentali: Il Palazzo, Le Caserme e la Tekke.

1. Il Palazzo (Saray): Il Mecenatismo dei Sultani

I Sultani ottomani, da Mehmed II il Conquistatore a Suleimano il Magnifico, erano mecenati entusiasti della lotta. Capivano il suo valore sia come spettacolo per il popolo sia come fucina di uomini forti per l’impero.

Dopo la conquista di Istanbul (1453), Mehmed II fece costruire aree di lotta (come il campo di Okmeydanı) e invitò i migliori Pehlivan da tutto l’impero a competere alla sua corte. I lottatori divennero parte integrante di ogni celebrazione imperiale: le feste per la circoncisione dei principi, le vittorie militari, le festività religiose.

Essere un Pehlivan di successo divenne un percorso di mobilità sociale. Un giovane contadino di talento poteva essere notato, portato a corte, ricevere uno stipendio (stipendiato dal tersane o arsenale imperiale) e persino essere reclutato nei corpi d’élite dell’esercito. Il Sultano stesso, in alcune occasioni, si cimentava nella lotta o supervisionava personalmente gli incontri. Questo patrocinio imperiale diede allo sport un prestigio e una legittimità enormi.

2. Le Caserme (Kışla): I Giannizzeri

Il secondo pilastro era l’esercito permanente, in particolare il temuto corpo dei Giannizzeri (Yeniçeri, “Nuovo Soldato”). I Giannizzeri erano il corpo d’élite del Sultano, cresciuti attraverso il sistema del devşirme.

Nelle loro caserme e nei campi di addestramento (Acemi Ocağı), la lotta – inclusa la lotta nell’olio – era una componente fondamentale e obbligatoria dell’addestramento.

Perché lo Yağlı güreş?

  • Forza Funzionale: Sviluppava la potenza esplosiva e la forza del “core” necessarie per il combattimento corpo a corpo con armatura.

  • Resistenza: La lotta nell’olio, specialmente, simulava la fatica e la difficoltà di afferrare un nemico sudato e corazzato in battaglia.

  • Disciplina (Itâat): La lotta inculcava l’obbedienza assoluta alle regole e alla gerarchia, essenziale per un’unità militare.

Molti dei più grandi Pehlivan dell’epoca erano Giannizzeri in servizio. Esistevano reggimenti famosi per i loro lottatori, come i Topçu (artiglieri) o i Cebeci (armieri). La caserma divenne un “vivaio” che produceva costantemente nuovi talenti per l’Ermeydanı.

3. La Tekke (Loggia Sufi): Il Cuore Spirituale

Questo è forse il pilastro più importante e meno compreso della storia dello Yağlı güreş. L’etica (Ahlak) del Pehlivan non è nata nelle caserme, ma nelle Tekke (logge sufi).

Quasi l’intero corpo dei Giannizzeri, e per estensione la maggior parte dei Pehlivan, era affiliato all’ordine Bektashi. Il Bektashismo era una forma di Sufismo mistico, sincretico e molto popolare tra i soldati.

Le Tekke Bektashi divennero le vere “università” dello Yağlı güreş. Qui, un Usta (Maestro), che era spesso anche un Baba (un leader spirituale sufi), non insegnava solo le tecniche fisiche. Insegnava la filosofia.

Fu nelle Tekke che si consolidò il concetto fondamentale della lotta: la battaglia contro il “Nefs” (l’ego, l’io inferiore). Al giovane Pehlivan (Çırak) veniva insegnato che il suo vero avversario non era l’uomo di fronte a lui, ma il suo stesso orgoglio, la sua rabbia, la sua avidità. L’olio e la fatica erano strumenti per portare l’ego in superficie e sconfiggerlo.

Qui si formarono le virtù dell’Ahlak:

  • Tevazu (Umiltà): Imparata servendo il proprio Usta (portandogli lo zembil, la borsa).

  • Saygı (Rispetto): Per il maestro, per l’avversario (visto come un kardeş, fratello) e per gli anziani.

  • Sabır (Pazienza): L’olio stesso insegnava la pazienza; le prese non potevano essere forzate.

La Tekke era il luogo dove un atleta diventava un eroe morale. Per secoli, lo Yağlı güreş fu un triangolo indissolubile: finanziato dal Palazzo, praticato dai Soldati e guidato spiritualmente dalla Tekke.


La Crisi del XIX Secolo: La Fine dei Giannizzeri e la Nascita degli Eroi Popolari

La storia dello Yağlı güreş affrontò la sua prima grande crisi esistenziale nel 1826. L’Impero Ottomano era in un periodo di riforme e turbolenze. Il corpo dei Giannizzeri, un tempo élite, era diventato corrotto, indisciplinato e una minaccia per il trono.

Il Sultano Mahmud II, con un atto brutale noto come “L’Incidente Propizio” (Vaka-i Hayriye), abolì e massacrò l’intero corpo dei Giannizzeri.

Questo atto ebbe conseguenze devastanti per lo Yağlı güreş.

  1. Chiusura delle Caserme: Il secondo pilastro (le caserme) fu distrutto. I vivai militari di Pehlivan cessarono di esistere.

  2. Soppressione delle Tekke: Poiché i Giannizzeri erano Bektashi, Mahmud II soppresse anche l’ordine Bektashi. Il terzo pilastro (la guida spirituale) fu costretto alla clandestinità.

Lo Yağlı güreş fu “de-istituzionalizzato”. Sopravvisse non più come istituzione statale, ma come tradizione popolare e rurale, portata avanti da maestri locali e sostenuta da nuovi mecenati: gli Ağa (signori locali, ricchi mercanti) che iniziarono a sponsorizzare i tornei per prestigio personale.

Questo periodo buio, paradossalmente, diede vita alla “Epoca Eroica” della lotta. I Pehlivan non erano più soldati anonimi; erano eroi popolari itineranti, figure leggendarie conosciute per nome.

Fu l’epoca di Kel Aliço (Aliço il Calvo). Originario di Plovdiv (oggi Bulgaria), Aliço è una figura quasi mitologica. Si dice che abbia iniziato a lottare al Kırkpınar nel 1843 e abbia detenuto il titolo di Başpehlivan (Capo Lottatore) per un periodo record, forse 26 anni consecutivi (dal 1865 circa), ritirandosi imbattuto a un’età avanzatissima. Kel Aliço rappresenta il ponte tra il vecchio mondo imperiale e l’era moderna, un simbolo di resistenza e tenacia indomabile.


L’Età dell'”Oro” e l’Incontro con l’Occidente: I “Terribili Turchi” (1890-1910)

Alla fine del XIX secolo, l’Impero Ottomano era conosciuto come il “Grande Malato d’Europa”. Il Sultano Abdülhamid II, consapevole del declino militare, vide nei Pehlivan un’opportunità di “soft power”: un modo per proiettare un’immagine di forza, virilità e salute ottomana in un’Europa che li considerava decadenti.

Iniziò così l’epoca dei “Terribili Turchi”. Il Sultano iniziò a sponsorizzare i migliori Başpehlivan del Kırkpınar, come Kel Aliço e i suoi allievi, per viaggiare in Europa e in America e sfidare i campioni di lotta occidentali.

L’Occidente, in quel periodo, era nel pieno di una mania per la lotta professionistica (principalmente Greco-Romana, che era stata “reinventata” in Francia, e il Catch-as-catch-can).

Koca Yusuf (Yusuf İsmail) La figura centrale di quest’epoca fu Koca Yusuf (Yusuf il Grande), noto come “Yusuf il Terribile”. Originario di Shumen (Bulgaria), era un uomo di dimensioni e forza spaventose.

  • Arrivo a Parigi (1898): Promosso da un impresario francese, Yusuf arrivò a Parigi, il centro della lotta mondiale. Il pubblico europeo era abituato alla tecnica raffinata della Greco-Romana.

  • Lo Scontro di Stili: Koca Yusuf non conosceva quelle regole. Lottava con la mentalità dello Yağlı güreş: forza implacabile, resistenza e l’obiettivo di schiacciare l’avversario. Si rifiutava di “fare spettacolo” o di combinare gli incontri, come era comune all’epoca.

  • Dominio: Distrusse i campioni europei uno dopo l’altro. La sua forza era tale che si dice abbia rotto le costole o un braccio a più di un avversario (come il campione francese Fournier). Gli europei erano terrorizzati da lui, vedendolo come un “barbaro” indomabile.

  • Viaggio in America: La sua fama lo portò a New York, dove fu promosso come l’uomo più forte del mondo. Combatté al Madison Square Garden. Ebbe una famosa e controversa rivalità con il campione americano Ernest Roeber.

  • La Morte Tragica (1898): La sua storia si concluse in tragedia. Sulla via del ritorno in Turchia, la nave su cui viaggiava, la SS La Bourgogne, affondò nell’Atlantico. La leggenda, alimentata dai giornali dell’epoca, vuole che Koca Yusuf, con la cintura d’oro vinta in America, abbia combattuto per un posto su una scialuppa di salvataggio prima di essere trascinato a fondo dal peso del suo oro.

Koca Yusuf divenne un mito globale, il simbolo della potenza “orientale” e della forza primordiale dello Yağlı güreş.

Altri Eroi dell’Epoca: Accanto a Yusuf c’erano altri giganti:

  • Adalı Halil: Il grande rivale di Koca Yusuf. Se Yusuf era la forza bruta, Adalı era la tecnica. È famoso per essere stato l’unico uomo che Koca Yusuf non riuscì a sconfiggere; i loro leggendari incontri finivano in pareggio, con Yusuf che, si dice, rispettava troppo la sua abilità per rischiare.

  • Kurtdereli Mehmet Pehlivan: Un altro allievo di Kel Aliço, viaggiò anche lui in Europa (Londra, Parigi) e ottenne grandi successi. La sua importanza storica, come vedremo, sarà cruciale per la transizione alla Repubblica.

Quest’epoca consolidò la fama mondiale del Pehlivan turco e dimostrò che la forza forgiata nell’olio era superiore a qualsiasi altra.


La Seconda Grande Crisi: Guerre, Crollo dell’Impero e Nascita della Repubblica (1912-1925)

La storia dello Yağlı güreş subì il suo colpo più duro tra il 1912 e il 1922.

1. Le Guerre Balcaniche (1912-1913): Questa fu una catastrofe geografica per lo sport. La Rumelia (la Tracia e i Balcani), culla dello Yağlı güreş, era il campo di battaglia. La città di Edirne, sede del Kırkpınar, fu assediata e catturata dai Bulgari.

  • Sospensione del Kırkpınar: Il torneo fu interrotto. Il prato sacro del Kırkpınar divenne un campo di battaglia.

  • Perdita dei Lottatori: La maggior parte dei Pehlivan proveniva da queste regioni (Bulgaria, Macedonia, Grecia, Tracia). La comunità fu decimata: i lottatori furono uccisi in guerra, morirono di malattia o divennero rifugiati.

  • Perdita della Sede: Anche dopo la riconquista di Edirne, il sito originale del Kırkpınar rimase fuori dai nuovi confini turchi. Il torneo dovette trovare una nuova sede.

2. Prima Guerra Mondiale e Guerra d’Indipendenza (1914-1923): Gli anni successivi furono segnati da una guerra continua. La Turchia combatteva per la sua stessa sopravvivenza. Non c’era posto per festival e tornei. Lo Yağlı güreş, come istituzione, quasi cessò di esistere.

3. La Fondazione della Repubblica (1923) e le Riforme di Atatürk (1925): L’Impero Ottomano fu abolito e nacque la Repubblica Turca, laica e moderna, guidata da Mustafa Kemal Atatürk.

Nel 1925, Atatürk attuò una delle sue riforme più radicali: la Legge sulla Chiusura delle Tekke, delle Zaviyes e dei Mausolei.

Questo fu il secondo colpo mortale alle istituzioni dello Yağlı güreş.

  • Il pilastro delle Caserme (Giannizzeri) era caduto nel 1826.

  • Ora, nel 1925, il pilastro delle Tekke (la casa spirituale Bektashi) fu dichiarato illegale.

Lo Yağlı güreş fu improvvisamente privato della sua struttura filosofica, etica e organizzativa. Il rapporto Usta-Çırak, basato sull’insegnamento sufi, divenne fuorilegge. La disciplina era ora orfana: senza l’esercito, senza la sua guida spirituale e con la sua terra natale (Edirne) devastata dalla guerra.


La Rinascita Repubblicana: Lo “Ata Sporu” (Lo Sport degli Antenati)

Lo Yağlı güreş fu salvato dalla stessa persona che ne aveva abolito le fondamenta spirituali: Mustafa Kemal Atatürk.

Atatürk era un uomo della Rumelia, un Gazi egli stesso. Capiva il potere simbolico del Pehlivan. Non voleva distruggere la lotta; voleva trasformarla. Voleva slegarla dal suo passato ottomano, imperiale e religioso (Sufi) e re-immaginarla come:

  1. “Ata Sporu” (Lo Sport degli Antenati): Un simbolo della pura e antica identità turca, pre-ottomana, legata alle steppe dell’Asia Centrale.

  2. Simbolo di Salute Nazionale: Un modello per la nuova gioventù repubblicana, sana, forte e laica.

Atatürk stesso diede impulso alla rinascita. Il Kırkpınar fu ripreso ufficialmente nel 1924 a Edirne (in una nuova sede sull’isola di Sarayiçi, dove si tiene ancora oggi). Non era più un evento imperiale o religioso, ma una celebrazione nazionale, sponsorizzata dalla Repubblica.

Il simbolo di questa transizione fu Kurtdereli Mehmet Pehlivan. L’anziano eroe, sopravvissuto all’era dei “Terribili Turchi”, fu onorato da Atatürk. In una famosa lettera, Atatürk lodò Kurtdereli non come un servo del Sultano, ma come un eroe che aveva “dimostrato l’identità turca e la forza della nazione turca al mondo”.

Lo Yağlı güreş fu “secolarizzato”. L’Ahlak (l’etica) fu mantenuta, ma il suo significato fu spostato: non era più un’etica sufi (la lotta contro il Nefs per amore di Dio), ma un’etica sportiva laica (lealtà, sportività, rispetto per l’avversario e amore per la nazione).

Il sistema degli Ağa (patroni) divenne ancora più importante. In assenza del Sultano e delle Tekke, i ricchi uomini d’affari e proprietari terrieri della nuova repubblica presero il controllo del patrocinio, trasformando l’asta dell’Ağa del Kırkpınar in un grande evento sociale e mediatico.


Il Dopoguerra: L’Età d’Oro della Lotta Turca (1940-1970)

Il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale vide la Turchia emergere come una superpotenza mondiale in un altro sport: la Lotta Olimpica (Libera e Greco-Romana).

Questo non fu un caso. La storia dello Yağlı güreş creò un “doppio binario” che rese la Turchia imbattibile.

  • I vivai di villaggio continuavano a produrre giovani Pehlivan, allenati nello Yağlı güreş.

  • Questi giovani possedevano una forza di base, una resistenza e un equilibrio (il kuvvet e il dayanıklılık) forgiati nell’olio e sul prato, che gli altri lottatori non avevano.

  • I migliori tra loro venivano poi presi dalla federazione nazionale e allenati rapidamente nelle regole della lotta olimpica.

Questo sistema produsse una generazione di leggende che erano campioni in entrambi i mondi. Figure come Yaşar Doğu, Celal Atik, Hamit Kaplan e Ahmet Ayık dominarono i campionati del mondo e le Olimpiadi negli anni ’40, ’50 e ’60. Erano tutti Pehlivan di Yağlı güreş nel cuore.

Questo periodo rappresentò una simbiosi perfetta: la tradizione ancestrale dello “Ata Sporu” alimentava direttamente il successo internazionale della moderna Repubblica Turca sui materassini olimpici. Lo Yağlı güreş godeva di un rispetto e di una popolarità immensi.


L’Era Moderna: Regolamentazione, Crisi e Globalizzazione (1970-Oggi)

Gli ultimi cinquant’anni hanno portato le sfide più significative al carattere stesso dello sport, in particolare il conflitto tra tradizione e modernità.

La Rivoluzione: L’Introduzione dei Limiti di Tempo Storicamente, un incontro di Yağlı güreş non aveva limiti di tempo. Finiva solo con la vittoria (schienamento o sollevamento). Questo era in linea con la leggenda fondativa: lottare fino allo sfinimento assoluto.

Questo portò a finali del Kırkpınar che duravano ore e ore. Alcuni incontri negli anni ’60 e ’70 durarono 9, 10, persino 11 ore. La finale del 1960 tra İbrahim Karabacak e Ali Gürbüz fu interrotta per oscurità, ripresa il giorno dopo, e infine dichiarata un pareggio senza vincitore.

Con l’avvento della televisione nazionale (TRT), questo divenne insostenibile. La TV non poteva trasmettere un evento senza un orario di fine.

Negli anni ’80 e ’90, dopo decenni di dibattito, furono introdotti i limiti di tempo e un sistema a punti.

  • L’Impatto: Fu la più grande alterazione delle regole in 600 anni.

  • Controversia: I tradizionalisti sostenevano che questo avesse “ucciso l’anima” dello sport. Non era più una prova di Sabır (pazienza) e Dayanıklılık (resistenza) assoluta, ma un gioco di strategia a punti, favorendo atleti più veloci e tattici.

  • Difensori: I modernisti sostenevano che avesse reso lo sport più sicuro (riducendo i casi di esaurimento fatale), più dinamico e guardabile, garantendone la sopravvivenza nell’era dei media.

La Crisi del Doping Come tutti gli sport di forza negli anni ’80, ’90 e 2000, lo Yağlı güreş ha affrontato seri problemi di doping. Questo ha offuscato l’immagine del Pehlivan “puro” e “naturale”, creando scandali (come la revoca del titolo a un Başpehlivan) e minando l’ideale etico dell’Ahlak.

L’Ascesa delle Leggende Moderne Questa nuova era, più veloce e regolamentata, ha creato i suoi eroi. Il più grande è Ahmet Taşçı (soprannominato “Carioca”), considerato il più grande Pehlivan dell’era moderna. Ha vinto il titolo di Başpehlivan del Kırkpınar per ben 9 volte negli anni ’90 e 2000, un record nell’era moderna, noto per la sua tecnica impeccabile e la sua intelligenza tattica.

La Consacrazione Globale: L’UNESCO (2010)

La storia dello Yağlı güreş ha raggiunto il suo culmine di riconoscimento nel 2010.

L’UNESCO ha ufficialmente iscritto il “Festival del Kırkpınar Yağlı Güreş” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

Questo riconoscimento è stato fondamentale. Non ha riconosciuto solo lo “sport”, ma l’intero ecosistema culturale che lo circonda, convalidando tutti gli aspetti della sua storia:

  • La trasmissione Usta-Çırak (Maestro-Apprendista).

  • L’artigianato del Kispet.

  • La tradizione orale del Cazgır (l’annunciatore).

  • L’accompagnamento musicale di Davul e Zurna.

  • Il ruolo sociale dell’Ağa (il patrono).

  • L’Ahlak (l’etica) del Pehlivan.

Questa iscrizione ha segnato la terza e definitiva legittimazione dello Yağlı güreş.

  1. Legittimazione Imperiale: (I Sultani e i Giannizzeri)

  2. Legittimazione Nazionale: (Atatürk e l’Ata Sporu)

  3. Legittimazione Globale: (L’UNESCO e il Patrimonio dell’Umanità)

Oggi, lo Yağlı güreş vive in questo equilibrio. È uno spettacolo turistico globale, un evento sportivo televisivo altamente competitivo e, allo stesso tempo, un rituale ancestrale che cerca disperatamente di preservare la sua anima filosofica – l’Ahlak, l’umiltà, il rispetto – in un mondo moderno. La sua storia è la prova di una resilienza quasi miracolosa, sopravvissuta alla caduta di imperi, all’abolizione delle sue istituzioni militari e spirituali, e alle pressioni della modernità, rimanendo uno dei legami viventi più potenti con il passato del mondo.

IL FONDATORE

La domanda su chi sia il fondatore dello Yağlı güreş (la lotta nell’olio turca) è una delle più complesse e, allo stesso tempo, una delle più rivelatrici per comprendere la natura profonda di questa disciplina. La risposta breve, che richiede però una spiegazione estremamente articolata, è che lo Yağlı güreş non ha un singolo fondatore conosciuto.

Questa assenza non è una lacuna storica o una dimenticanza. È la caratteristica fondamentale che distingue una tradizione folkloristica ancestrale da un’arte marziale moderna o codificata.

Discipline come il Judo hanno un fondatore chiaro e documentato: Jigoro Kano. Il Judo è nato in un momento specifico (1882) dalla mente di un uomo che ha sintetizzato, modificato e filosofato su pratiche preesistenti per creare qualcosa di nuovo, con un nome nuovo e un quartier generale (il Kodokan). Lo stesso vale per l’Aikido (Morihei Ueshiba) o il Karate Kyokushin (Masutatsu Oyama). Queste sono arti codificate.

Lo Yağlı güreş, al contrario, è un’arte folkloristica o tradizionale. Non è stato “inventato” o “fondato”; è “emerso”. Si è evoluto organicamente nel corso di molti secoli, assorbendo influenze militari, sociali, spirituali e regionali. È un prodotto della cultura collettiva di un popolo, non della genialità di un singolo individuo.

Pertanto, cercare un “fondatore” dello Yağlı güreş è come cercare il “fondatore” della danza popolare anatolica (Halay) o del canto polifonico sardo. Non esiste.

Tuttavia, il concetto di “fondazione” può essere scomposto. Sebbene non esista un singolo fondatore della disciplina nella sua interezza, esistono diverse figure e gruppi che possono essere considerati “fondatori” di aspetti cruciali di essa:

  1. I Fondatori Mitici: Gli eroi leggendari che hanno dato origine all’evento centrale, il Kırkpınar.

  2. I Fondatori Spirituali: Le figure religiose e mistiche che hanno plasmato l’etica (Ahlak) del Pehlivan.

  3. I Fondatori Istituzionali: I leader politici e i sultani che hanno formalizzato, protetto e finanziato la pratica, trasformandola da costume popolare a istituzione imperiale.

  4. I Fondatori della Pratica (I Lignaggi): I grandi maestri (Usta) che, attraverso il loro insegnamento, hanno assicurato la sopravvivenza della tradizione e fondato le “scuole” moderne.

Analizzare queste figure ci fornisce una storia della “fondazione” dello Yağlı güreş molto più ricca e accurata di quanto potrebbe fare un singolo nome.


I FONDATORI MITICI: GLI EROI DEL KIRKPINAR (CA. 1361)

La “storia della fondazione” più importante per lo Yağlı güreş non riguarda la creazione della lotta in sé (che è preistorica), ma la creazione del suo evento più sacro: il Kırkpınar. Come discusso nel capitolo sulla storia, la leggenda della sua nascita è l’atto di fondazione mitologico della disciplina.

I protagonisti di questa leggenda sono i veri “fondatori mitici”.

Süleyman Pascià: Il Condottiero Fondatore

Se si deve identificare un leader storico all’origine del Kırkpınar, questo è Süleyman Pascià (circa 1316-1357). Era il figlio primogenito del Sultano Orhan Gazi, il secondo sovrano della dinastia ottomana. Süleyman Pascià non era un lottatore (o almeno non è ricordato come tale), ma un brillante comandante militare, l’architetto dell’espansione ottomana in Europa (Rumelia).

Fu lui a guidare le prime incursioni Gazi (guerrieri della fede) attraverso lo stretto dei Dardanelli, conquistando Gallipoli (Gelibolu) nel 1354 e iniziando la sottomissione della Tracia.

Il suo ruolo di “fondatore” è quello del contesto. Non ha inventato la lotta, che i suoi soldati Gazi già praticavano quotidianamente come addestramento militare. Tuttavia, è stato il suo comando, la sua campagna militare in una nuova terra (la Rumelia), a creare le condizioni per la nascita della leggenda. I 40 eroi della storia erano i suoi uomini. Egli è il leader del gruppo fondatore.

La sua figura storica è tragica; morì giovane, prima del padre, in un incidente di caccia, ma il suo lascito fu l’aver stabilito la testa di ponte ottomana in Europa, la terra dove lo Yağlı güreş avrebbe messo le sue radici più profonde.

I “Kırk Yiğitler” (I 40 Eroi): I Fondatori Collettivi

I veri protagonisti della leggenda sono i 40 guerrieri Gazi che componevano l’avanguardia di Süleyman Pascià. Il numero “40” (Kırk) non è casuale. È un numero con un potere mistico e simbolico profondo nella cultura turca e islamica (le 40 notti di Mosè sul Sinai, i 40 giorni di lutto, i 40 compagni del Profeta, le 40 stanze del palazzo celeste).

Questi 40 uomini anonimi rappresentano il fondatore collettivo ideale. Non sono individui, ma un archetipo: quello del Gazi, il guerriero di frontiera, pio, coraggioso, incredibilmente forte e leale. Sono loro che, accampandosi vicino a Edirne, iniziarono a lottare per passare il tempo e mantenersi in forma.

La loro azione collettiva – la lotta su quel prato – è l’atto di fondazione. Il nome stesso del torneo, Kırkpınar (“le Quaranta Sorgenti”), deriva da loro.

Ali e Selim: I Martiri Archetipici

All’interno del gruppo dei 40, la leggenda si concentra su due figure: i fratelli (o commilitoni) Ali e Selim. Questi due sono gli unici individui nominati nella storia della fondazione, e il loro ruolo è cruciale.

Non sono fondatori nel senso che hanno “inventato” delle tecniche. Sono fondatori nel senso che hanno stabilito la filosofia dello sport attraverso il loro martirio.

Come narra la leggenda, i due lottarono per un tempo disumano (giorni e notti) senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere. La loro fu una lotta di pura resistenza, una battaglia non tanto l’uno contro l’altro, quanto contro i limiti della sopportazione umana. Alla fine, entrambi crollarono e morirono simultaneamente per lo sfinimento.

Il loro atto fondativo è questo:

  1. Hanno stabilito la Resistenza (Dayanıklılık) come virtù suprema. Lo Yağlı güreş, e il Kırkpınar in particolare, non celebrava la vittoria rapida. Celebrava la capacità di resistere. Prima dell’introduzione dei limiti di tempo moderni, gli incontri duravano fino alla resa o allo sfinimento totale, in omaggio diretto ad Ali e Selim.

  2. Hanno santificato il terreno. La loro morte non fu una tragedia, ma un sacrificio. Il miracolo delle “Quaranta Sorgenti” (Kırkpınar) che sgorgarono dalla loro tomba trasformò un anonimo prato in un Ermeydanı (Campo degli Eroi) sacro.

  3. Hanno definito l’Onore. La loro incapacità di sconfiggersi a vicenda simboleggia l’ideale del Pehlivan: due forze uguali che si rispettano fino alla morte, senza che nessuna delle due ceda all’altra.

Quindi, Süleyman Pascià, i 40 Gazi, e i martiri Ali e Selim sono i “fondatori mitologici”. Non hanno scritto un manuale, ma hanno fornito alla disciplina la sua storia d’origine, il suo luogo sacro e il suo nucleo filosofico: la resistenza fino alla fine.


I FONDATORI SPIRITUALI: I “PÎR” DELLA FILOSOFIA (AHLAK)

Lo Yağlı güreş è definito dalla sua etica (Ahlak), un codice di condotta che governa l’umiltà, il rispetto e la lotta contro il proprio ego (Nefs). Questa filosofia non è nata sull’erba; è stata importata da una tradizione spirituale profonda, quella del Sufismo anatolico. I “fondatori” di questa etica sono i santi patroni (Pîr) a cui i Pehlivan si sono ispirati.

Hazreti Hamza (Hamza ibn Abd al-Muttalib): Il Pîr Archetipico dei Lottatori

Il santo patrono (Pîr) universale di tutti i lottatori nel mondo islamico ottomano è Hazreti Hamza (morto nel 625 d.C.).

  • Storia del Fondatore: Hamza era lo zio paterno del Profeta Maometto. Nelle cronache islamiche, è descritto come l’eroe per eccellenza: un uomo di statura imponente, di forza leggendaria, un cacciatore di leoni e un guerriero impavido. Inizialmente non musulmano, la sua conversione all’Islam fu un punto di svolta, dando ai primi musulmani un protettore temuto e rispettato.

  • Il “Leone di Dio”: Il suo coraggio nelle prime battaglie dell’Islam, in particolare la Battaglia di Badr, gli valse il titolo di Esedullah (“Il Leone di Dio”).

  • Il Martirio: Fu ucciso brutalmente nella Battaglia di Uhud. La sua morte eroica e il suo status di “Signore dei Martiri” (Seyyid-üş Şüheda) lo cementarono come l’archetipo del guerriero pio che sacrifica la vita per una causa.

  • Perché è il Fondatore Spirituale: Le corporazioni artigianali ottomane (esnaf) e i corpi militari (come i Giannizzeri) adottarono tutti un Pîr come loro fondatore spirituale e protettore. Per i lottatori, Hamza era la scelta ovvia.

Egli rappresentava la fusione perfetta di forza fisica (kuvvet) e fede (iman). Non era solo forte; era forte al servizio di un ideale.

Il suo ruolo di “fondatore” è così profondo che è letteralmente parte della cerimonia dello Yağlı güreş. Il Cazgır (l’annunciatore) inizia la sua preghiera (salavat) prima di ogni incontro importante invocando il suo nome:

“Diyelim Pîrimiz, Hazreti Hamza Pehlivan…” (“Diciamo [il nome del] nostro Pîr, l’Eroe Hazreti Hamza…”)

Ogni Pehlivan che entra nell’Ermeydanı lo fa ponendosi idealmente nel lignaggio spirituale di Hazreti Hamza. Egli è il fondatore archetipico dell’ideale del Pehlivan: un uomo la cui forza è controllata dalla pietà, dal coraggio e dal sacrificio.

Hacı Bektaş Veli: Il Fondatore della Filosofia Bektashi

Se Hamza è l’archetipo universale, il fondatore della specifica filosofia praticata dai Pehlivan ottomani è Hacı Bektaş Veli (1209-1271).

  • Storia del Fondatore: Hacı Bektaş Veli (Haji Bektash Veli) fu un mistico sufi originario del Khorasan (Persia) che visse e insegnò in Anatolia nel XIII secolo. Fu una figura cruciale nel plasmare l’Islam anatolico.

  • La Sua Filosofia: Predicava una forma di misticismo umanista, sincretico e tollerante. Il suo insegnamento centrale, riassunto nella sua massima più famosa, era: “Padroneggia la tua mano, la tua lingua e i tuoi lombi” (Eline, diline, beline sahip ol). Questo era un appello al controllo di sé:

    • Mano (Eline): Non rubare, non colpire ingiustamente.

    • Lingua (Diline): Non mentire, non bestemmiare, non calunniare.

    • Lombi (Beline): Controlla i tuoi desideri carnali, sii casto.

  • Fondatore dell’Ordine Bektashi: I suoi seguaci fondarono l’Ordine Sufi Bektashi, che divenne immensamente influente in Anatolia e nei Balcani.

  • Perché è il Fondatore Spirituale: Il suo legame con lo Yağlı güreş è diretto e istituzionale. Come discusso nel capitolo sulla storia, il corpo d’élite dei Giannizzeri (Yeniçeri) adottò Hacı Bektaş Veli come loro Pîr e santo patrono. L’intero corpo era spiritualmente affiliato all’ordine Bektashi.

Poiché i Giannizzeri erano la principale fonte di Pehlivan e le loro caserme i principali centri di allenamento, la filosofia Bektashi divenne la filosofia dei Pehlivan.

Le Tekke (logge) Bektashi erano i luoghi dove l’Ahlak (l’etica) veniva insegnata. Fu Hacı Bektaş a fornire il quadro intellettuale per la “lotta contro il Nefs” (l’ego). Il suo insegnamento sul “controllo di sé” (mano, lingua, lombi) divenne la base dell’umiltà, del rispetto e della disciplina richiesti a un Pehlivan.

Hacı Bektaş Veli non ha mai visto un incontro di Yağlı güreş (che si è formalizzato dopo la sua morte), ma la sua filosofia è il software spirituale che guida il Pehlivan. In questo senso, egli è il fondatore della coscienza etica dello Yağlı güreş.


I FONDATORI ISTITUZIONALI: I SULTANI MECEANTI

Una pratica popolare non diventa un’istituzione nazionale senza potere politico e finanziamento. Lo Yağlı güreş fu “fondato” come istituzione dai Sultani Ottomani, che trasformarono un passatempo militare in uno spettacolo imperiale e un simbolo di stato.

Sultano Murad I: Il Fondatore del Torneo (ca. 1362-1389)

Se Süleyman Pascià e i suoi 40 Gazi sono i fondatori mitici del Kırkpınar, il fratello minore di Süleyman, il Sultano Murad I, è il fondatore storico-istituzionale del torneo.

  • Storia del Fondatore: Murad I fu il terzo sovrano ottomano e il primo a portare il titolo di “Sultano”. Fu un genio militare e amministrativo che consolidò le conquiste di suo padre (Orhan) e di suo fratello. Fu lui a rendere Edirne (Adrianopoli), la città al centro della leggenda del Kırkpınar, la capitale dell’Impero Ottomano (circa 1363-1369).

  • Perché è il Fondatore Istituzionale: Spostando la capitale a Edirne, Murad I si trovò nel cuore della leggenda del Kırkpınar. La tradizione vuole che sia stato lui a formalizzare il torneo. Prese l’evento spontaneo che i soldati tenevano sul prato delle “Quaranta Sorgenti” e lo trasformò in un festival imperiale annuale, patrocinato e organizzato dal palazzo.

Murad I capì il valore di questo evento:

  1. Propaganda: Dimostrava la forza dei suoi eserciti.

  2. Reclutamento: Permetteva ai suoi generali di individuare i soldati più forti e coraggiosi.

  3. Morale: Dava al popolo e ai soldati una festa che celebrava i valori Gazi su cui si fondava lo stato.

Murad I, quindi, non fondò la lotta, ma fondò il Kırkpınar come istituzione statale, dandogli quel patrocinio imperiale che gli avrebbe permesso di sopravvivere per oltre 660 anni.

Sultano Mehmed II (Il Conquistatore): Il Fondatore della Professione

Più di un secolo dopo, un altro Sultano “rifondò” lo sport su basi ancora più solide: Mehmed II (Maometto II, 1432-1481).

  • Storia del Fondatore: Famoso per aver conquistato Costantinopoli (Istanbul) nel 1453, Mehmed II fu un intellettuale rinascimentale e un brillante statista. Era anche un appassionato di sport e di forza fisica.

  • Perché è il Fondatore Istituzionale: Dopo aver spostato la capitale a Istanbul, Mehmed II intraprese una massiccia opera di costruzione, non solo di moschee e palazzi, ma anche di infrastrutture sportive.

  1. Creò Centri di Allenamento: Stabilì Tekke (logge) specifiche per i lottatori (güreşçi tekkesi) a Istanbul e in altre città. Questi erano i primi centri di allenamento formalizzati.

  2. Istituì lo Stipendio: È accreditato di aver creato il sistema per cui i migliori Pehlivan venivano messi sul libro paga dell’arsenale imperiale (Tersane) o di altri corpi d’élite.

  3. Creò la “Professione”: Prima di lui, il Pehlivan era un soldato o un contadino che lottava. Mehmed II fondò la professione del “lottatore di corte”. Trasformò i Pehlivan in atleti professionisti stipendiati dallo stato, la cui unica funzione era allenarsi e competere per l’onore del Sultano e dell’Impero.

Se Murad I fondò il torneo, Mehmed II fondò il Pehlivan professionista.

Sultano Abdülhamid II: Il Fondatore dell’Immagine Globale

L’ultimo “fondatore” istituzionale fu il Sultano Abdülhamid II (1842-1918), che regnò in un’epoca di declino imperiale.

  • Storia del Fondatore: Abdülhamid II presiedette all’erosione dell’Impero (“il Grande Malato d’Europa”), ma fu anche un modernizzatore e un abile politico.

  • Perché è il Fondatore Istituzionale: Capendo che la forza militare ottomana era in declino, Abdülhamid II vide nei Pehlivan un’incredibile opportunità di “soft power”. Erano la prova vivente che, anche se l’impero era malato, i suoi uomini erano ancora i più forti del mondo.

Negli anni ’90 del XIX secolo, iniziò a sponsorizzare attivamente i viaggi dei più grandi Başpehlivan del Kırkpınar (come Koca Yusuf, Adalı Halil, Kurtdereli Mehmet) in Europa (Parigi, Londra) e in America (New York).

Il suo mecenatismo fondò l’immagine globale dello Yağlı güreş. Fu lui a creare il mito dei “Terribili Turchi”. Questi viaggi non erano iniziative private; erano missioni sponsorizzate dallo stato per dimostrare la virilità ottomana al mondo. Abdülhamid II “fondò” lo Yağlı güreş come strumento di diplomazia culturale e propaganda nazionale.


I FONDATORI DELLA PRATICA: I GRANDI MAESTRI (USTA)

Infine, arriviamo ai fondatori più concreti, sebbene ancora collettivi: i Maestri (Usta).

Lo Yağlı güreş è sopravvissuto per secoli non grazie ai libri o ai manuali (che non esistevano), ma attraverso l’unico sistema di trasmissione della conoscenza: il rapporto Usta-Çırak (Maestro-Apprendista).

In questo sistema, ogni Usta è un fondatore.

Ogni volta che un maestro accetta un apprendista (Çırak), egli “fonda” un nuovo lignaggio. Trasmette al suo allievo non solo le tecniche (oyun), ma l’intero corpus di conoscenze:

  • La filosofia (Ahlak)

  • I rituali (il Peşrev)

  • Le storie (la leggenda del Kırkpınar)

  • Il codice d’onore (il rispetto per l’avversario, l’umiltà)

Quando l’Impero Ottomano crollò, quando i Giannizzeri furono massacrati (1826) e quando le Tekke Bektashi furono bandite (1925), i Sultani e i Pîr scomparvero. I pilastri istituzionali e spirituali furono distrutti.

Chi ha salvato lo Yağlı güreş dalla scomparsa? Gli Usta.

La tradizione è sopravvissuta clandestinamente, nei villaggi, nei fienili, nei campi nascosti, perché i maestri hanno continuato a insegnare ai loro apprendisti, lontano dagli occhi dello stato. Sono loro i veri custodi e, in questo senso, i “fondatori” della disciplina moderna.

Se dobbiamo nominare un singolo Usta che funge da “fondatore” dell’era moderna, questo deve essere Kel Aliço (Aliço il Calvo) (1844-1922).

  • Storia del Fondatore: Aliço è una figura leggendaria. Come discusso in precedenza, regnò come Başpehlivan del Kırkpınar per un periodo record, forse 26 anni consecutivi, ritirandosi imbattuto a oltre 70 anni.

  • Perché è il Fondatore della Pratica Moderna: Aliço fu il ponte vivente. Iniziò a lottare quando l’Impero Ottomano era ancora forte e morì quasi contemporaneamente alla sua caduta. In un’epoca in cui le istituzioni stavano crollando, Aliço era l’istituzione.

Ma il suo ruolo di “fondatore” più importante fu quello di Maestro. Fu l’Usta di una generazione di giganti. I suoi Çırak (apprendisti) furono i nomi che definirono il XX secolo:

  1. Koca Yusuf (Yusuf il Terribile): L’eroe che conquistò l’Europa e l’America.

  2. Adalı Halil: Il grande rivale tecnico di Yusuf.

  3. Kurtdereli Mehmet Pehlivan: L’eroe che fu poi onorato da Atatürk e divenne il simbolo della transizione alla Repubblica.

Kel Aliço ha letteralmente fondato il lignaggio da cui discendono quasi tutti i grandi campioni moderni. La sua scuola, la sua tecnica e la sua etica indomabile sono diventate le fondamenta della pratica moderna dello Yağlı güreş.


CONCLUSIONE: IL FONDATORE COLLETTIVO

In conclusione, la ricerca di un singolo fondatore per lo Yağlı güreş è un’impresa vana, perché presuppone un modello di creazione che non è applicabile a una tradizione folkloristica.

Lo Yağlı güreş non ha un fondatore, ma molti fondatori che hanno agito in epoche diverse e su piani diversi:

  • Il Fondatore Mitico (l’Atto): I 40 Gazi e i fratelli Ali e Selim, che con il loro sacrificio hanno fondato l’evento Kırkpınar e la sua etica della resistenza.

  • Il Fondatore Spirituale (l’Anima): Hazreti Hamza (l’archetipo del guerriero pio) e Hacı Bektaş Veli (il fondatore della filosofia Bektashi che ha definito l’Ahlak).

  • Il Fondatore Istituzionale (la Struttura): I Sultani OttomaniMurad I (che ha fondato il torneo), Mehmed II (che ha fondato la professione) e Abdülhamid II (che ha fondato l’immagine globale).

  • Il Fondatore Pratico (la Trasmissione): L’Usta (il Maestro), incarnato da figure come Kel Aliço, che attraverso il sistema Usta-Çırak ha assicurato che la tradizione non morisse mai.

In definitiva, il vero e unico fondatore dello Yağlı güreş è la cultura turca (Türk Kültürü) stessa, un’entità collettiva che ha plasmato, nutrito e protetto questa pratica per quasi sette secoli, facendola diventare la più potente espressione della sua identità storica.

MAESTRI / ATLETI FAMOSI

Nel vasto e secolare universo dello Yağlı güreş, i concetti di “maestro” (Usta) e “atleta” (Pehlivan) non sono distinti; sono inseparabili. Ogni grande atleta è il prodotto di un grande maestro, e i più grandi atleti diventano essi stessi maestri leggendari, assicurando la sopravvivenza del lignaggio. La fama nello Yağlı güreş non si misura solo in vittorie, ma nella capacità di incarnare l’Ahlak (l’etica), di padroneggiare la tecnica e, infine, di trasmettere la sacra conoscenza al proprio Çırak (apprendista).

La storia di questo sport è una genealogia di eroi. La vetta di questa gerarchia è il titolo di Başpehlivan (“Capo-Lottatore”), il campione assoluto del torneo Kırkpınar di Edirne. Vincere il Kırkpınar significa incidere il proprio nome nell’immortalità. Vincere la Altın Kemer (la Cintura d’Oro), un trofeo che un lottatore può tenere permanentemente solo vincendo il torneo per tre anni consecutivi, significa diventare una leggenda.

I maestri e gli atleti dello Yağlı güreş possono essere suddivisi in epoche distinte, ognuna delle quali riflette un’evoluzione dello sport e della società turca: l’Era Leggendaria dei padri fondatori, l’Epoca globale dei “Terribili Turchi”, l’Era dei campioni della Repubblica e l’Era Moderna dei tecnici e delle dinastie.


L’ERA LEGGENDARIA: IL PATRIARCA INDOMITO

Questo periodo, che copre la maggior parte del XIX secolo, è dominato da figure la cui vita reale è quasi indistinguibile dal mito. In un’epoca in cui l’Impero Ottomano era in declino e le istituzioni dello sport (le caserme dei Giannizzeri e le Tekke Bektashi) erano state abolite, lo Yağlı güreş fu tenuto in vita da un singolo, indomabile maestro.

Kel Aliço (Aliço il Calvo) (1844 – 1922)

Se lo Yağlı güreş moderno avesse un unico “padre fondatore” della pratica, sarebbe Kel Aliço. È il ponte vivente tra l’antico mondo ottomano e l’era degli eroi globali. È l’Usta (Maestro) per eccellenza, un patriarca la cui influenza si estende fino ai campioni di oggi.

  • Origini e Biografia: Nato come Aliço İsmail nel villaggio di Geren (oggi Bulgaria), vicino a Plovdiv, in un’epoca in cui la Rumelia era il cuore pulsante dell’Impero Ottomano. Il suo soprannome “Kel” (Calvo) gli venne in giovane età a causa della sua prematura perdita di capelli, un segno che lo rese immediatamente riconoscibile. La sua vita fu incredibilmente lunga, coprendo i regni di cinque diversi Sultani e terminando quasi contemporaneamente alla caduta dell’Impero stesso.

  • Il Dominio Assoluto: 26 Anni da Başpehlivan: La fama di Aliço non deriva da una singola vittoria, ma da un dominio inimmaginabile. La leggenda, supportata da molti resoconti storici, afferma che Kel Aliço conquistò il titolo di Başpehlivan del Kırkpınar per 26 anni consecutivi, dal 1865 (o giù di lì) fino al suo ritiro, avvenuto quasi trent’anni dopo.

È fondamentale contestualizzare questo record. All’epoca, gli incontri di Yağlı güreş non avevano limiti di tempo. La vittoria si otteneva solo per yenmek (sottomissione totale, schienamento o resa). Gli incontri potevano durare ore, o addirittura giorni. Il Kırkpınar era una prova di pura resistenza. Dominare per 26 anni in queste condizioni non significa solo essere il più forte o il più tecnico; significa possedere una volontà, una resistenza (dayanıklılık) e una tenacia (azim) che rasentano il sovrumano.

  • Stile di Lotta e Fisicità: Aliço non era noto per essere un gigante (sebbene fosse incredibilmente forte). La sua arma principale era una tecnica difensiva impenetrabile e una pazienza (sabır) infinita. Era un maestro delle prese al kispet, in particolare della tecnica del Kazık (il “palo”), una mossa in cui bloccava l’avversario in una posizione scomoda e dolorosa, prosciugandone lentamente le forze fino a che non crollava. La sua strategia era semplice: sopravvivere. Non si stancava mai. Aspettava che la forza giovanile e l’impetuosità dei suoi avversari si infrangessero contro la sua difesa, per poi finirli.

  • Leggende e Aneddoti: La sua vita è un arazzo di miti.

  1. L’Ultimo Incontro: La leggenda del suo ritiro è la più famosa. Dopo 26 anni di dominio, Aliço aveva ormai superato i 70 anni. L’Ağa del torneo e gli anziani lo supplicarono di non competere, temendo che un giovane eroe potesse umiliarlo in vecchiaia, macchiando la sua leggenda. Aliço, testardo, insistette per lottare. Arrivò in finale contro il suo allievo più temuto, Adalı Halil. L’incontro iniziò. Adalı, per rispetto, esitava ad attaccare il suo maestro. Aliço, furioso per questa mancanza di rispetto (l’onore della lotta richiede il massimo impegno), afferrò Adalı e iniziò a lottare seriamente. Lottarono per ore. Vedendo che il suo vecchio maestro non cedeva, Adalı Halil, in un gesto che è diventato l’epitome dell’Ahlak (etica), si fermò, si avvicinò ad Aliço e gli baciò la mano, ritirandosi. Abbracciò il suo maestro e lo portò in trionfo sulle spalle, dichiarando: “L’unico uomo che non posso sconfiggere è il mio Usta. Il titolo è suo finché vivrà”. Aliço si ritirò così da imbattuto, la sua leggenda sigillata.

  2. La Forza della Vecchiaia: Si narra che un giorno, un giovane e arrogante Pehlivan si vantasse in un caffè di poter sconfiggere facilmente l’anziano maestro. Aliço, che era presente, lo sfidò. Portò il giovane in un campo e gli disse semplicemente di provare a muoverlo. Per un’ora, il giovane tentò con tutte le sue forze di sbilanciare l’anziano, che rimase immobile come una montagna. Sconfitto e umiliato, il giovane capì la differenza tra forza e maestria.

  • Il Fondatore dei Lignaggi (L’Usta): Il contributo più duraturo di Kel Aliço non furono i suoi 26 titoli, ma i suoi Çırak (apprendisti). In un’epoca in cui le istituzioni di allenamento (Tekke) erano state bandite, Aliço divenne l’istituzione. Dalla sua “scuola” informale emersero i lottatori che avrebbero definito il secolo successivo, i “Terribili Turchi”: Koca Yusuf, Adalı Halil e Kurtdereli Mehmet. Fu il custode del fuoco, il patriarca che assicurò che la tradizione, la tecnica e l’etica non morissero durante il periodo più buio dello sport.


L’EPOCA DEI “TERRIBILI TURCHI”: LA CONQUISTA DEL MONDO (1890 – 1910)

Questa è l’epoca d’oro degli allievi di Kel Aliço. Sotto il patrocinio del Sultano Abdülhamid II, questi Pehlivan furono inviati in Europa e in America come ambasciatori della forza ottomana, scontrandosi con i campioni di Lotta Greco-Romana e Catch-as-catch-can. Il loro soprannome, “I Terribili Turchi”, derivava dalla paura e dallo stupore che la loro forza primordiale e il loro stile implacabile suscitavano in Occidente.

Koca Yusuf (Yusuf İsmail) (1857 – 1898)

Se Kel Aliço era il maestro, Koca Yusuf (Yusuf il Grande) era la forza della natura. È forse il Pehlivan più famoso di tutti i tempi, un’icona globale la cui vita e morte tragica sono diventate leggenda.

  • Origini e Biografia: Nato a Shumen (oggi Bulgaria), era noto per la sua stazza e la sua forza terrificante (kuvvet) fin dalla giovane età. Era un allievo della tradizione di Aliço, ma il suo stile era l’opposto: non difensivo, ma aggressivo e travolgente.

  • Il Dominio in Patria: Prima di partire per l’Europa, Koca Yusuf era già una leggenda in patria. Aveva combattuto al Kırkpınar, diventando Başpehlivan, ma la sua fama derivava soprattutto dai suoi leggendari incontri con Adalı Halil, l’unico uomo che, si diceva, potesse eguagliarlo.

  • L’Arrivo in Europa (Francia, 1898): Portato a Parigi, il centro della lotta Greco-Romana mondiale, Koca Yusuf fu uno shock culturale e fisico. Il pubblico parigino era abituato a incontri “tecnici”, spesso combinati (“lavorati”), che erano più uno spettacolo di posa che un vero combattimento. Yusuf non capiva questo concetto. Per lui, la lotta era reale, una prova di dominio.

Il suo manager, Doublier, lo mise contro i più grandi campioni francesi.

  1. Lo Scontro con Fournier: Il suo match contro il francese Joseph Fournier è emblematico. Fournier era un campione rispettato. Yusuf lo afferrò e, applicando la pressione dello Yağlı güreş, gli ruppe le costole con un abbraccio da orso.

  2. Lo Scontro con Gambier: Un altro avversario, Gambier, subì la stessa sorte. La forza di Yusuf era semplicemente su un altro piano.

  3. Il Rifiuto delle Regole: Era famoso per il suo disprezzo per le regole della Greco-Romana (che vietavano prese sotto la vita). Abituato alla libertà totale dello Yağlı güreş, dove si afferra il kispet sulle gambe, Yusuf spesso ignorava i divieti, venendo squalificato ma lasciando l’avversario terrorizzato. La sua tecnica preferita era il Kazık (il palo), che applicava con una forza tale da far arrendere gli avversari per il dolore.

La stampa europea lo soprannominò “Le Terrible Turc” (Il Terribile Turco), un nome che combinava ammirazione e paura.

  • Il Tour Americano e la Tragica Morte: La sua fama lo portò a New York, dove fu promosso come “L’Uomo Più Forte del Mondo”. Combatté al Madison Square Garden. La sua campagna americana fu segnata da una controversa rivalità con il campione americano Ernest Roeber. Nel loro match principale, Roeber apparentemente applicò una leva articolare (una sottomissione da “catch wrestling”, sconosciuta a Yusuf). Yusuf, non capendo la mossa e infuriato per quello che considerava un atto “sleale” (nello Yağlı güreş non ci sono sottomissioni articolari), sollevò Roeber e lo lanciò fuori dal ring. Ne seguì una rissa e l’incontro finì nel caos.

Nel 1898, Koca Yusuf decise di tornare in Turchia, carico di oro e regali. Si imbarcò sul piroscafo francese SS La Bourgogne. Il 4 luglio 1898, la nave entrò in collisione con un’altra imbarcazione nell’Atlantico del Nord e affondò rapidamente.

  • La Leggenda della Morte: Koca Yusuf morì nel naufragio. La sua morte, tuttavia, divenne leggenda. I giornali dell’epoca, alimentando il mito del “barbaro” indomabile, raccontarono storie selvagge: si disse che Yusuf, con la cintura d’oro vinta in America legata alla vita, avesse combattuto sul ponte per un posto su una scialuppa di salvataggio, gettando gli uomini in mare prima di essere trascinato a fondo dal peso del suo stesso oro. La verità è più tragica: morì insieme a centinaia di altri passeggeri nel disastro.

  • Eredità: Koca Yusuf è l’archetipo del Pehlivan come forza primordiale. Ha dimostrato al mondo che la forza forgiata nell’olio e nell’etica Gazi era superiore a qualsiasi altra.

Adalı Halil (Halil Pehlivan di Adakale) (1870 – 1927)

Se Koca Yusuf era la forza bruta (kuvvet), Adalı Halil era la tecnica pura (teknik). Era l’altro lato della medaglia d’oro di quell’epoca, e per molti puristi, il lottatore più completo.

  • Origini e Biografia: Nato sull’isola di Adakale, un’enclave turca fortificata sul fiume Danubio (oggi sommersa). Anche lui fu allievo di Kel Aliço. Era noto per la sua intelligenza, la sua agilità e la sua padronanza assoluta delle prese al kispet.

  • Il Rivale Perfetto: La Tecnica contro la Forza: Adalı Halil è definito dalla sua rivalità con Koca Yusuf. Fu l’unico uomo che Yusuf non riuscì mai a sconfiggere. I loro incontri erano eventi epici che attiravano folle immense. Si narra che lottassero per ore, con la forza mostruosa di Yusuf che si infrangeva contro la tecnica fluida e la difesa intelligente di Adalı.

Yusuf stesso riconosceva Adalı come suo pari. Si dice che prima di partire per l’Europa, Yusuf abbia dichiarato: “Potete considerarmi il più forte del mondo solo quando sconfiggerò Adalı. E finora, non ci sono riuscito”. I loro incontri, che spesso finivano in pareggi per sfinimento reciproco, sono considerati l’apice della lotta di quell’epoca.

  • Dominio al Kırkpınar: Con Yusuf spesso all’estero, Adalı Halil divenne il re indiscusso del Kırkpınar. Vinse il titolo di Başpehlivan per 18 volte (secondo alcune fonti), dominando l’Ermeydanı per due decenni.

  • L’Usta dei Campioni: Come il suo maestro Aliço, il contributo più grande di Adalı fu come insegnante. Dopo il suo ritiro, divenne il più rispettato Usta dell’Impero. Fu lui a formare la generazione successiva, assicurando che la tecnica pura non andasse persa nell’era della sola forza bruta. Il suo allievo più famoso fu Kara Ahmed, che divenne a sua volta “Campione del Mondo” (Cihan Şampiyonu). Adalı Halil è il lignaggio della tecnica nello Yağlı güreş.

Kurtdereli Mehmet Pehlivan (1864 – 1939)

Il terzo membro del grande triumvirato di Aliço, Kurtdereli Mehmet, rappresenta il ponte cruciale tra l’Impero Ottomano e la nuova Repubblica Turca.

  • Origini e Biografia: Nato nel villaggio di Kurtdereli, vicino a Balıkesir (Anatolia), a differenza degli altri che provenivano dai Balcani. Questo lo rese un simbolo anatolico.

  • Carriera Europea: Come Yusuf e Adalı, fu inviato in Europa. Ebbe grande successo a Parigi e Londra, sconfiggendo molti campioni europei e guadagnandosi il titolo di “Campione del Mondo” della Città di Parigi.

  • L’Icona Repubblicana: La vera importanza di Kurtdereli è politica e culturale. Sopravvisse alla caduta dell’Impero e alle guerre. Nel 1931, ormai anziano, ricevette una lettera dal fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Atatürk.

Questa lettera è uno dei documenti più importanti nella storia dello sport turco. Atatürk scrisse a Kurtdereli: “Ti ho conosciuto come un Pehlivan turco famoso in tutto il mondo. Ho sempre ammirato la tua forza e il tuo carattere… Ti saluto, e ti chiedo di trasmettere il segreto della tua forza ai giovani atleti della Repubblica… Dobbiamo fare dello sport l’essenza della nostra nazione.”

Kurtdereli rispose con una lettera altrettanto famosa, giurando: “Combatterò e insegnerò ai giovani Pehlivan della Repubblica finché avrò fiato, e morirò sul prato della lotta, al servizio della mia nazione.”

  • Eredità: Questo scambio “rifondò” l’identità del Pehlivan. Non era più un suddito del Sultano o un mistico della Tekke. Era diventato un Atleta della Repubblica (Cumhuriyet Sporcusu), un simbolo della salute e della forza della nuova nazione laica. Kurtdereli Mehmet è il maestro che ha traghettato l’etica del Pehlivan nel XX secolo. Ogni anno, a Balıkesir, si tiene ancora un importante torneo di Yağlı güreş in suo onore.


GLI EROI DELLA REPUBBLICA: IL DOPPIO BINARIO (1940 – 1980)

Questa era è definita dalla simbiosi tra lo Yağlı güreş e la Lotta Olimpica (Libera e Greco-Romana). La Turchia divenne una superpotenza olimpica perché i suoi lottatori erano forgiati sull’erba oleata. I più grandi eroi di quest’epoca erano spesso campioni in entrambi i mondi.

Yaşar Doğu (1913 – 1961)

Yaşar Doğu è un eroe nazionale turco, forse l’atleta più amato del XX secolo. Incarna il successo del “doppio binario”.

  • Origini e Carriera: Nato a Kavak (Samsun), sul Mar Nero, una regione famosa per i suoi lottatori. Iniziò con le lotte tradizionali locali, in particolare il Karakucak (simile allo Yağlı ma senza olio). La sua forza e il suo talento erano così evidenti che fu notato dalla federazione nazionale.

  • Il Dominio Olimpico: Yaşar Doğu divenne il volto della lotta olimpica turca. Il suo curriculum è quasi perfetto:

    • Oro Olimpico (Londra 1948)

    • Campione del Mondo (Stoccolma 1951)

    • 3 volte Campione Europeo

Era famoso per la sua rapidità, la sua tecnica aggressiva e la sua incredibile forza di base, che derivava direttamente dal suo addestramento tradizionale. Divenne un simbolo vivente dello slogan “Türk Gibi Güçlü” (“Forte come un Turco”), che si diffuse in tutto il mondo.

  • Il Maestro (Allenatore): Dopo il ritiro, la sua più grande eredità fu come Usta (allenatore) della nazionale turca di lotta. Fu lui a creare la generazione successiva di campioni olimpici, come Mustafa Dağıstanlı e Mithat Bayrak. Era un maestro severo ma amato, che applicava l’etica del Pehlivan (disciplina, umiltà, rispetto) all’allenamento olimpico. La sua morte prematura nel 1961 fu un lutto nazionale.

İbrahim Karabacak (1918 – 2002)

Mentre atleti come Yaşar Doğu si concentravano sul materassino olimpico, altri rimanevano puristi dell’olio. Karabacak rappresenta la vecchia guardia, l’era della pura resistenza.

  • L’Era delle Maratone: Karabacak fu Başpehlivan del Kırkpınar per tre volte (1955, 1959, 1960). Ma è famoso per essere stato il protagonista dell’incontro che cambiò la storia dello sport.

  • La Finale Infinita (1960): Nel 1960, Karabacak arrivò in finale contro Ali Gürbüz (Nonno), il capostipite di una futura dinastia. I due lottarono per ore. Il sole tramontò. Gli arbitri dovettero sospendere l’incontro per oscurità. Ripresero il giorno successivo. Lottarono di nuovo per ore. Ma nessuno dei due riuscì a prevalere. Erano due maestri della difesa, della pazienza e della resistenza. Dopo un totale di quasi due giorni di lotta, gli arbitri, esausti e senza un vincitore, dichiararono la finale pareggiata. Il titolo di Başpehlivan del 1960 non fu assegnato.

  • Eredità: Questo incontro fu la causa diretta dell’introduzione dei limiti di tempo. Karabacak e Gürbüz Sr. furono gli ultimi eroi dell’era “Ali e Selim”, lottatori che incarnavano la filosofia originale della resistenza fino alla morte (o, in questo caso, fino al pareggio infinito).

Gazi Aykaç (1930 – 2016)

Un’altra leggenda di quest’epoca, Aykaç vinse il Kırkpınar nel 1962 e 1964. Era noto per la sua tecnica e la sua capacità di lottare in un’epoca di transizione, mentre le regole iniziavano a cambiare per adattarsi alle esigenze dei media.


L’ERA MODERNA: I TECNICI, LE DINASTIE E I MEDIA (1980 – OGGI)

Con l’introduzione dei limiti di tempo e del sistema a punti, lo Yağlı güreş è cambiato. La pura resistenza non era più sufficiente. La nuova era ha premiato i lottatori più veloci, più strategici e tecnicamente più raffinati. È anche l’era delle dinastie familiari e delle celebrità mediatiche.

Ahmet Taşçı (Nato nel 1958)

Per quasi tutti i critici e gli appassionati, Ahmet Taşçı è il più grande Pehlivan dell’era moderna. È il “Pehlivan del Secolo”.

  • Origini e Carriera: Nato a Karamürsel (Kocaeli). Iniziò a lottare tardi, ma il suo talento era innegabile. Soprannominato “Carioca” per i suoi movimenti fluidi e quasi “brasiliani” (un riferimento calcistico), Taşçı era un genio della tecnica.

  • Il Record Inavvicinabile: Ahmet Taşçı non ha solo dominato; ha riscritto i libri dei record nell’era più competitiva e regolamentata dello sport.

  • 9 Titoli di Başpehlivan del Kırkpınar (1990, 1991, 1992, 1993, 1995, 1996, 1997, 1999, 2000).

  • 2 Cinture d’Oro Permanenti: Ha realizzato l’impresa quasi impossibile di vincere la Altın Kemer (Cintura d’Oro, assegnata per tre vittorie consecutive) non una, ma due volte (1990-91-92 e 1995-96-97).

  • Stile di Lotta: Taşçı era il maestro della nuova era. In un sistema a punti, era un calcolatore. La sua difesa era leggendaria; era quasi impossibile segnare un punto contro di lui. Era un maestro assoluto delle prese al kispet, in particolare del paça (presa alla gamba) e del kasnak (presa alla cintura). Poteva vincere per sfinimento, ma preferiva vincere con una singola, perfetta esplosione tecnica. Era l’equivalente di un grande maestro di scacchi, che vedeva la partita cinque mosse avanti.

  • Eredità: Taşçı è il modello del Pehlivan moderno. Ha dimostrato che l’intelligenza tattica e la tecnica perfetta potevano dominare tanto quanto la forza bruta. Ha stabilito uno standard di professionalità e dominio che non è ancora stato eguagliato.

Aydın Demir (1943 – 2009)

Un altro eroe che ha fatto da ponte tra l’era della resistenza e l’era tecnica. Aydın Demir, noto come “Sarı Fırtına” (La Tempesta Bionda), vinse il Kırkpınar per quattro volte (1976, 1977, 1978, 1980), conquistando la Cintura d’Oro. Fu uno dei primi a combinare la resistenza della vecchia scuola con la strategia necessaria per le nuove regole.

Le Dinastie e le Stelle del Nuovo Millennio

Gli ultimi vent’anni sono stati caratterizzati da grandi rivalità e dalla nascita di dinastie familiari, con padri e figli che raggiungono il titolo di Başpehlivan.

Recep Kara (Nato nel 1982)

Originario di Ordu, sul Mar Nero, Recep Kara è stato uno dei volti più dominanti degli anni 2000 e 2010.

  • Carriera: Ha vinto il titolo di Başpehlivan del Kırkpınar per 4 volte (2004, 2007, 2008, 2016).

  • Stile: Noto per la sua potenza esplosiva, la sua aggressività e la sua abilità nel sollevare gli avversari. È anche un campione del mondo di lotta sulla spiaggia, dimostrando una versatilità atletica.

  • Eredità: È stato il protagonista di alcune delle più grandi finali moderne, in particolare contro i suoi rivali Gürbüz e Balaban.

Ali Gürbüz (Nato nel 1987)

Ali Gürbüz è l’incarnazione di una dinastia.

  • Il Lignaggio: Suo nonno, Ali Gürbüz Sr., fu il protagonista della finale infinita del 1960. Suo padre, Recep Gürbüz, fu Başpehlivan del Kırkpınar nel 1988. Ali Gürbüz è cresciuto respirando l’olio e l’erba dell’Ermeydanı.

  • Carriera: Ha eguagliato il record di 4 vittorie del Kırkpınar (2011, 2012, 2019, 2021), conquistando la Cintura d’Oro.

  • Stile: Alto, potente e tecnicamente molto abile, combina la forza della sua linea di sangue con una strategia moderna.

  • Controversie: La sua carriera è stata segnata anche da controversie, inclusa una sospensione per doping (2013) che ha evidenziato una delle sfide dell’era moderna dello sport. Tuttavia, il suo ritorno e le sue successive vittorie hanno dimostrato la sua resilienza.

İsmail Balaban (Nato nel 1987)

Originario di Antalya, Balaban è l’altro grande protagonista dell’era attuale.

  • Carriera: Ha vinto il Kırkpınar due volte (2013, 2017).

  • Stile: È famoso per la sua incredibile forma fisica, la sua resistenza e una mossa che ha preso il suo nome, il “Balaban Dönüşü” (la torsione di Balaban).

  • La Star dei Media: Balaban rappresenta l’evoluzione finale del Pehlivan in una celebrità nazionale. La sua fama è esplosa al di fuori dell’Ermeydanı quando ha partecipato e vinto il popolarissimo reality show “Survivor Turkey”. Questo ha portato lo Yağlı güreş a un pubblico giovane e completamente nuovo, dimostrando che il Pehlivan può ancora essere un eroe nazionale nell’era dei social media.

Mehmet Yeşil Yeşil (Nato nel 1986)

Un altro grande campione dell’era moderna, vincitore del Kırkpınar per due volte (2009, 2010). Noto per la sua forza immensa e il suo stile implacabile, è stato una presenza costante ai vertici dello sport per oltre un decennio.

Conclusione: Un Lignaggio Ininterrotto

La storia dei maestri e degli atleti dello Yağlı güreş è la storia stessa della Turchia. Si evolve dall’indomito patriarca Kel Aliço, simbolo della resistenza ottomana, al “Terribile” Koca Yusuf, la forza bruta che sbalordì il mondo. Si trasforma nel cittadino-atleta Kurtdereli Mehmet, benedetto da Atatürk, e nel campione olimpico Yaşar Doğu, simbolo del successo della Repubblica.

Infine, arriva al maestro tecnico Ahmet Taşçı, che ha ridefinito lo sport nell’era moderna, e alle attuali superstar come Ali Gürbüz e İsmail Balaban, che bilanciano il peso di una tradizione di 660 anni con le esigenze della fama moderna.

Ciò che li unisce tutti, attraverso i secoli, non è solo l’olio o il kispet. È il lignaggio sacro dell’Usta-Çırak, e l’onore di essere chiamati con il titolo più rispettato di tutti: Pehlivan.

LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI

Lo Yağlı güreş non è solo uno sport; è un archivio vivente di storie. È una disciplina in cui il mito è spesso più importante del fatto, e dove ogni singolo elemento – dall’olio all’artigiano che cuce i pantaloni, dal musicista al patrono – possiede un suo universo di leggende, aneddoti e segreti.

Questo capitolo si addentra nel folklore, nelle storie sussurrate nei caffè (kahvehane) di Edirne e nelle incredibili curiosità che definiscono l’anima di questa tradizione secolare.


LE LEGGENDE FONDATIVE: LA NASCITA DEL MITO

Come ogni grande epopea, lo Yağlı güreş inizia con un racconto di fondazione che trascende la storia per entrare nel mito. Queste storie non sono solo aneddoti; sono la chiave di volta della filosofia dello sport.

La Leggenda del Kırkpınar: I Due Eroi e le Quaranta Sorgenti

Questa è la storia fondativa, il vangelo dello Yağlı güreş, che ogni Pehlivan conosce e onora.

Come narrato in precedenza, la storia inizia intorno al 1361, durante l’invasione ottomana della Tracia (Rumelia). Un’avanguardia di 40 guerrieri Gazi, guidati da Süleyman Pascià, si accampò in un prato vicino a Edirne. Questi 40 uomini (Kırk Yiğitler) erano l’élite delle forze ottomane: pii, coraggiosi e fisicamente indomabili.

Per mantenersi in forma e per testare il loro valore, iniziarono a lottare (güreş tutmak). La competizione fu feroce. Uno dopo l’altro, i guerrieri furono sconfitti, finché non ne rimasero solo due: due fratelli (o forse solo commilitoni, la leggenda varia) di nome Ali e Selim.

I due campioni iniziarono il loro incontro. Ma erano perfettamente appaiati. La loro forza, la loro tecnica e la loro resistenza erano identiche. Lottarono per ore, sotto il sole cocente della Tracia. Il sole tramontò, ma nessuno dei due aveva ceduto. I loro 38 compagni accesero delle torce e i due continuarono a lottare al chiaro di luna, i loro corpi sfiniti che si scontravano sull’erba umida di rugiada.

Venne l’alba, e ancora lottavano. Il secondo giorno passò. Non c’era cibo, non c’era acqua, solo la pura volontà di non cedere. La leggenda dice che la lotta continuò fino alla notte del secondo giorno. Finalmente, in un momento di simultaneo, totale esaurimento, i due eroi crollarono a terra, ancora avvinghiati, morti per la stanchezza.

I loro compagni, in lutto e sbigottiti da tale dimostrazione di spirito indomito, li seppellirono l’uno accanto all’altro, sotto un grande albero di fico, e continuarono la loro conquista.

Passarono gli anni. Quando gli stessi 40 guerrieri (o ciò che ne rimaneva) tornarono in quel luogo per rendere omaggio ai loro compagni caduti, trovarono una scena miracolosa. Nel punto esatto in cui Ali e Selim erano stati sepolti, erano sgorgate quaranta sorgenti d’acqua fresca e pura.

Il luogo fu immediatamente considerato sacro, benedetto dal sacrificio dei due Pehlivan. Fu chiamato Kırkpınar – “Le Quaranta Sorgenti”.

  • Il Significato (La Curiosità): Questa leggenda non è una storia di vittoria; è una storia di resistenza. Non celebra l’eroe che ha vinto, ma i due eroi che si sono rifiutati di perdere, fino alla morte. Questo ha definito la filosofia del Kırkpınar per 600 anni: prima dell’introduzione dei limiti di tempo, la vera vittoria era la resistenza, la capacità di lottare fino alla fine, in omaggio ad Ali e Selim. Il pareggio per sfinimento era considerato onorevole quanto una vittoria.

Il Segreto del “Kırk” (Il Numero Quaranta)

La curiosità più profonda della leggenda fondativa è la sua ossessione per il numero 40 (Kırk). C’erano 40 guerrieri. Sgorgarono 40 sorgenti. Il nome è Kırkpınar.

Questo non è un caso. Nella mistica turca e islamica, il 40 non è un numero comune; è un numero sacro e potente che simboleggia un ciclo completo, la pazienza e la maturità spirituale.

  • Il Profeta Maometto ricevette la sua prima rivelazione a 40 anni.

  • Mosè passò 40 giorni sul Monte Sinai.

  • Il diluvio universale durò 40 giorni e 40 notti.

  • Nel misticismo sufi, ci sono 40 stadi di illuminazione.

  • Il periodo di lutto tradizionale è di 40 giorni.

Scegliendo il numero 40, la leggenda del Kırkpınar si eleva da un semplice aneddoto militare a un evento mitico e spirituale. I “40 Eroi” non sono solo soldati; sono un numero sacro di iniziati, e la loro lotta non è solo sport, ma un atto di devozione spirituale.


LE LEGGENDE DEI PEHLIVAN: ANEDDOTI DI GIGANTI

Gli eroi dello Yağlı güreş sono figure le cui vite sono un misto di fatti storici e folklore esagerato. Questi aneddoti sono usati dagli Usta (Maestri) per insegnare l’etica (Ahlak) e l’abilità (Teknik) ai loro apprendisti.

Kel Aliço: L’Uomo Che Non Poteva Essere Sconfitto

Kel Aliço (1844-1922) è il patriarca, e le storie su di lui riguardano la pazienza, la tecnica e la volontà indomita.

  • L’Aneddoto del Ritiro (La Lezione di Ahlak): Questa è la storia più importante mai raccontata sull’etica del Pehlivan. Dopo un dominio leggendario (forse 26 anni), Aliço era ormai un uomo anziano, sulla settantina. Nonostante l’età, insistette per iscriversi al Kırkpınar. L’Ağa e gli altri anziani lo pregarono di non farlo, temendo che un giovane potesse sconfiggerlo, macchiando la sua eredità.

Aliço, testardo, lottò e arrivò in finale. Il suo avversario era Adalı Halil, il suo migliore e più temuto allievo, all’apice della sua forza.

L’incontro iniziò. Adalı Halil, per riverenza verso il suo Usta, esitava. Non attaccava con la sua solita ferocia. Si limitava a difendersi, per non umiliare il suo vecchio maestro.

Aliço si infuriò. Per un vero Pehlivan, la pietà dell’avversario è l’insulto più grande. L’onore richiede una lotta vera. Aliço afferrò Adalı e, con un lampo della sua vecchia forza, lo proiettò quasi a terra, urlandogli: “Lotta, figlio mio! Lotta come un Pehlivan, o nessuno dei due lascerà questo campo con onore!”.

Adalı Halil capì. L’incontro riprese sul serio. Lottarono per ore. Il sole iniziò a calare. Ma Adalı non riusciva a sconfiggere il suo maestro. La tecnica difensiva di Aliço, affinata da 50 anni di lotta, era come un muro di granito.

Alla fine, fu Adalı Halil a cedere, ma non fisicamente. Si fermò. Si avvicinò al suo vecchio, sudato e ansimante maestro. In un gesto che fece piangere la folla, Adalı Halil si chinò e baciò la mano di Kel Aliço.

Si ritirò dall’incontro, prese il suo maestro e lo sollevò sulle spalle, portandolo in trionfo davanti alle tribune, gridando: “Il Başpehlivan è uno solo! È il mio maestro, e lo sarà finché vivrà!”.

La Curiosità: Questo aneddoto è la lezione vivente dell’Ahlak. Mostra l’onore del maestro (che preferisce perdere lottando che vincere per pietà) e l’umiltà dell’allievo (che onora il suo maestro al di sopra della vittoria).

  • L’Aneddoto del Giovane Arrogante (La Lezione di Tecnica): Si narra che un giovane Pehlivan, enorme e muscoloso, si vantasse in un caffè di Balıkesir di essere il nuovo campione e che “nemmeno il vecchio Aliço” avrebbe potuto resistergli. Per sua sfortuna, Kel Aliço, ormai anziano, era seduto in un angolo.

Aliço si alzò con calma, il suo corpo anziano ma ancora solido. Si avvicinò al giovane e gli disse: “Figliolo, andiamo sul prato qui fuori. Non voglio combattere. Voglio solo che tu provi a muovermi.”

Il giovane, arrogante, rise. Sul prato, Aliço si mise in posizione difensiva. “Provaci,” disse. Il giovane Pehlivan caricò. Spinse, tirò, cercò di sollevare. Per un’ora intera, il giovane usò ogni briciolo della sua forza erculea. Aliço non si mosse di un centimetro. L’anziano maestro era radicato a terra, la sua comprensione dell’equilibrio e della leva annullava ogni sforzo del giovane.

Alla fine, il giovane crollò, esausto e umiliato, senza fiato. Aliço gli diede una pacca sulla spalla e disse: “La forza (kuvvet) è un dono. Ma l’equilibrio (denge) e la pazienza (sabır) sono un’arte. Torna quando avrai imparato la differenza”.

Koca Yusuf: L’Incarnazione della Forza Bruta

Le storie su Koca Yusuf (1S857-1898) non riguardano la pazienza; riguardano la forza primordiale, quasi aliena, e il tragico scontro tra due mondi.

  • La Leggenda della Morte (Il Mito del “Terribile Turco”): La morte di Koca Yusuf nel naufragio de La Bourgogne (1898) è un fatto storico. Ma la storia raccontata dai giornali occidentali dell’epoca è una leggenda che rivela come lo vedevano: un “nobile selvaggio”.

I giornali (specialmente quelli americani) pubblicarono resoconti sensazionalistici. Dissero che quando la nave iniziò ad affondare, Yusuf, il “Terribile Turco”, impazzì. Con la cintura d’oro (il suo premio americano) legata alla vita, iniziò a farsi largo sul ponte, terrorizzando gli altri passeggeri. Si dice che abbia combattuto per un posto su una scialuppa di salvataggio, afferrando gli uomini e gettandoli in mare con la sua forza mostruosa.

La leggenda si conclude con la sua nemesi: fu il suo stesso premio, l’oro che aveva vinto, a tradirlo. Il peso della cintura d’oro lo trascinò giù nell’Atlantico.

La Curiosità: Questa storia è quasi certamente falsa e razzista. Ma è una leggenda potente. Per gli occidentali, era la prova della sua natura “barbara”. Per i turchi, divenne un mito di orgoglio tragico: un eroe così potente che solo l’oceano, e il peso del suo stesso successo, potevano sconfiggerlo.

  • L’Aneddoto dello “Scusa” (La Costola di Fournier): Quando Koca Yusuf arrivò a Parigi nel 1898, gli impresari lo misero contro i campioni locali di Greco-Romana. Il suo primo avversario di rilievo fu Joseph Fournier.

L’incontro iniziò. Fournier cercò una presa tecnica. Yusuf, non conoscendo le regole e non interessandosene, fece l’unica cosa che sapeva fare: afferrò il francese in una morsa da orso, la stretta (sıkma) tipica dello Yağlı güreş.

Il pubblico sentì un crack secco. Fournier urlò e svenne. Yusuf, confuso, allentò la presa. Aveva rotto diverse costole al campione francese senza nemmeno rendersene conto.

La leggenda vuole che Yusuf, vedendo il suo avversario a terra e non capendo cosa fosse successo, si sia guardato intorno e, in un turco stentato che nessuno capiva, abbia detto “Kusura bakma” (“Non guardare al mio errore”, un modo per dire “Scusa”). Non capiva che gli uomini “sportivi” europei non erano costruiti per resistere alla vera forza di un Pehlivan.

  • L’Aneddoto dei Cavalli (o del Ponte): Per promuovere i suoi incontri a Parigi, si dice che il suo manager abbia organizzato una trovata pubblicitaria. Portarono Koca Yusuf su un ponte sulla Senna.

Una versione della storia dice che legarono due enormi cavalli da tiro a ciascuna delle sue braccia e li fecero tirare in direzioni opposte. Yusuf, piantato a terra, resistette alla forza di entrambi i cavalli, impedendo loro di muoversi.

Un’altra versione, forse più plausibile, dice che si mise di fronte a un carro merci carico e impedì ai cavalli di tirarlo.

La Curiosità: Vera o no, questa storia cementò la sua immagine di Ercole moderno. Non era solo un lottatore; era un simbolo di forza primordiale.


I SEGRETI E LE CURIOSITÀ DEL KISPET: L’ARMATURA DI CUOIO

Il Kispet (o Kıspet) non è un semplice pantalone. È un pezzo di ingegneria tradizionale, un’armatura e un campo di battaglia tattico. È circondato da segreti artigianali.

Il Vero Materiale: Non Solo Pelle

  • La Pelle: Il kispet deve resistere a una trazione che spezzerebbe il cuoio normale. Per questo, gli artigiani (kispetçi usta) usano tradizionalmente la pelle di bufalo d’Acqua (non bovino comune). La pelle di bufalo è più spessa, più densa e ha una grana che resiste meglio all’acqua e all’olio. Oggi si usa anche pelle di vitello molto spessa, ma il bufalo rimane il gold standard.

  • L’Interno: Il vero segreto non è solo la pelle. L’interno del kasnak (la cintura rinforzata) e del paça (il polsino) non è solo cuoio. È un sandwich di materiali. Gli artigiani inseriscono strati di tela cerata spessa e, in alcuni casi, feltro rigido, tra gli strati di pelle. Questo fa sì che la cintura non si pieghi o collassi sotto la presa dell’avversario. È una vera e propria “maniglia” ingegnerizzata.

Il Peso: L’Handicap Nascosto

Questa è una delle curiosità più sconvolgenti.

  • Peso a Secco: Un kispet nuovo e asciutto pesa già tra i 3 e i 4 chilogrammi. È come indossare un giubbotto di piombo.

  • Peso “Da Combattimento”: Ma il vero shock è il peso dopo l’oliatura. La pelle di bufalo, sebbene resistente, è porosa. Assorbe l’olio. Durante un lungo torneo, un kispet viene oliato più volte, assorbe il sudore (che è più pesante dell’acqua) e l’acqua piovana. Un Pehlivan in una finale del Kırkpınar può indossare un kispet che pesa tra i 13 e i 15 chilogrammi.

La Curiosità: Lo Yağlı güreş non è solo una lotta contro l’avversario. È una lotta contro un handicap di 15 kg che il lottatore stesso indossa, un peso che cerca di trascinarlo a terra ad ogni movimento.

L’Arte di “Rompere” un Kispet (Kıspet Kırmak)

Un kispet nuovo è inutilizzabile. È rigido come un pezzo di legno. Se un Pehlivan provasse a lottarci, si taglierebbe la pelle e non potrebbe piegare le gambe.

“Rompere” un kispet è un rituale che può richiedere settimane.

  1. L’Oliatura: Il kispet viene prima immerso e massaggiato con litri di olio d’oliva, non per la lotta, ma per ammorbidire le fibre.

  2. Il Sole: Viene lasciato al sole per giorni, affinché il calore aiuti l’olio a penetrare.

  3. L’Usura: Il Pehlivan deve indossarlo e muoversi. Fa squat, si rotola sull’erba, lo indossa per casa.

  4. L’Acqua (Il Segreto): Alcuni maestri bagnano il kispet e poi lo indossano mentre si asciuga, costringendolo a modellarsi perfettamente sulla forma delle loro gambe e dei loro fianchi.

Un kispet “rotto” è un pezzo unico, modellato sul corpo del suo proprietario come un guanto. È per questo che i Pehlivan sono così legati al loro kispet personale.

Il “Paça” e il Laccio: Il Punto d’Appiglio

Come si fa ad afferrare qualcosa coperto d’olio? Non si può. Tranne che per un punto. La parte inferiore del kispet, il paça (polsino sotto il ginocchio), è l’unica vera maniglia.

La Curiosità: Il bordo del paça non è solo pelle piegata. All’interno, l’artigiano cuce un laccio di cuoio spesso (chiamato sırım). Questo crea un bordo rialzato, duro e rotondo, simile al bordo di una tazza. È l’unica cosa che le dita del Pehlivan possono “agganciare” quando tutto il resto è scivoloso. La maggior parte delle tecniche avanzate (paça kapmak) si basa sull’abilità di afferrare questo piccolo cordone di cuoio nascosto.

La Borsa Ventilata: Lo “Zembil”

Come si trasporta un’armatura di pelle da 15 kg, gocciolante di olio d’oliva e sudore? Non si può usare una moderna borsa da palestra di nylon. Marcirebbe e puzzerebbe in poche ore.

Per questo, la tradizione ha creato lo Zembil. È una borsa speciale, intrecciata a mano con giunchi o vimini.

La Curiosità: Il design dello zembil è un pezzo di tecnologia ancestrale. Essendo intrecciato, è completamente ventilato. L’aria circola costantemente, permettendo al kispet di asciugarsi lentamente senza marcire. È la soluzione perfetta, inventata secoli fa, che nessuna azienda di abbigliamento sportivo ha saputo migliorare. Portare lo zembil del proprio maestro è il primo e più onorevole compito di un giovane apprendista (çırak).


L’UNIVERSO DELL’OLIO: IL SANGUE DELLO SPORT

L’olio è l’altro protagonista dello sport, ed è circondato da una propria mitologia.

La “Ricetta”: Olio d’Oliva e Acqua

Non è solo olio d’oliva puro. Gli assistenti (i yağcı) che preparano il grande calderone (kazan) usano un mix. Aggiungono una certa quantità di acqua.

La Curiosità: Perché l’acqua? L’acqua non si mescola con l’olio, ma crea un’emulsione. Questo rende l’olio più fluido, più facile da spalmare e, paradossalmente, ancora più scivoloso. Inoltre, fa sì che la miscela duri più a lungo, un trucco economico.

Quanto Olio? La Scala Industriale del Kırkpınar

Un torneo minore può usare qualche decina di litri. Ma il Kırkpınar è su un altro livello. Per i tre giorni del festival, con oltre 2.000 lottatori in competizione, gli organizzatori acquistano e utilizzano tra le 2 e le 3 tonnellate di olio d’oliva.

I lottatori non si limitano a ungersi. Si immergono. Riempiono brocche e se le versano addosso, assicurandosi che ogni millimetro di pelle sia saturo.

L’Olio negli Occhi: L’Agonia Nascosta

La curiosità più dolorosa. I telecronisti e gli spettatori vedono la lotta, ma non sentono ciò che i lottatori provano.

Quando un Pehlivan suda, il sudore (che è salato) si mescola con l’olio d’oliva e la polvere dell’Ermeydanı. Questa miscela caustica e lattiginosa cola inevitabilmente negli occhi.

La Curiosità: I Pehlivan descrivono questo dolore come “fiamme” o “aghi”. Per tutta la durata dell’incontro, lottano non solo contro l’avversario, ma anche con una vista quasi azzerata e un bruciore acuto agli occhi. Questo è parte del test di sabır (pazienza). I lottatori si puliscono regolarmente la faccia sul kispet dell’avversario, non per dispetto, ma per disperazione, cercando di liberare gli occhi per qualche secondo.

L’Olio “Sacro” (Kırkpınar Yağı)

L’olio usato al Kırkpınar non è solo olio. Diventa un talismano. Alla fine del torneo, c’è la tradizione per cui gli spettatori scendono sul campo e cercano di raccogliere un po’ dell’olio e del fango rimasti sull’erba.

La Curiosità: Si ritiene che quest’olio, mischiato al sudore dei più grandi eroi, abbia proprietà curative (şifa). Le persone lo portano a casa e lo usano per ungere parti del corpo doloranti, credendo che la forza e la benedizione (bereket) dei Pehlivan possano guarire i reumatismi o altre malattie.


L’ECOSISTEMA SOCIALE: LE STORIE DEGLI ALTRI PROTAGONISTI

Lo Yağlı güreş non è fatto solo dai lottatori. È un teatro con molti attori, e ognuno ha le sue storie.

L’Ağa: Il Patrono Generoso (e l’Asta dell’Ariete)

Il torneo non è gestito da un comitato anonimo. È presieduto dall’Ağa, il patrono.

  • Come si Diventa Ağa: L’Ağa non è eletto. Compra la sua posizione. La curiosità più famosa del Kırkpınar è l’asta dell’Ağa (Ağalık İhalesi). Durante il festival, un banditore porta in campo un ariete (koç) magnificamente decorato. L’asta non è per l’ariete, ma per l’onore di essere il patrono dell’anno successivo. Ricchi uomini d’affari, politici locali e celebrità fanno offerte. L’asta diventa una battaglia di ego e di generosità. L’uomo che fa l’offerta più alta (che può raggiungere centinaia di migliaia di euro) vince il titolo di Ağa del Kırkpınar.

  • Il Dovere dell’Ağa (Cömertlik): L’Ağa non guadagna soldi; li spende. Il suo status deriva dalla sua generosità (cömertlik). Il suo dovere è pagare i premi in denaro, ma soprattutto, “far piovere” soldi.

  • L’Aneddoto della Generosità: Un Ağa leggendario è colui che, dopo un bell’incontro, scende in campo e regala banconote (o monete d’oro, in passato) ai lottatori, ai musicisti e persino al pubblico. Durante il suo anno di “regno”, deve ospitare grandi banchetti (ziyafet) per migliaia di persone. Un Ağa “avaro” (cimri) è la vergogna più grande e viene disprezzato da tutti.

Il Cazgır: Il Poeta che “Riscalda” (e il Potere della Parola)

Il Cazgır (l’annunciatore) non è uno speaker. È un poeta orale, la “voce” del Kırkpınar.

  • Il “Salavat”: Il suo compito è “riscaldare” (coşturmak) la folla e i lottatori. Prima della finale, recita il Salavat, una preghiera-poesia in rima (mâni) che è in parte improvvisata. In questa poesia, egli:

  1. Invoca Allah, il Profeta e il santo patrono Hazreti Hamza.

  2. Loda i Pehlivan, chiamandoli “leoni”, “tigri”.

  3. Cita i loro maestri (Usta) e le loro città natali.

  4. Ricorda gli eroi del passato (Koca Yusuf, Kel Aliço).

  • L’Aneddoto del Cazgır che “Crea” un Eroe: Si dice che un buon Cazgır possa vincere un incontro. Se un giovane Pehlivan sconosciuto arriva in finale contro un grande campione, un Cazgır astuto può, nella sua introduzione, lodare il giovane in modo così epico (“Ecco il leone di [nome del villaggio]! Ha la forza di Hamza, il coraggio di Ali! Tremate!”) da infiammare il pubblico e dare al giovane una tale carica di adrenalina da fargli compiere l’impossibile.

  • La Critica Nascosta: Un Cazgır può anche stimolare l’azione. Se due lottatori sono troppo passivi, il Cazgır può prendere il microfono e iniziare una nuova poesia, qualcosa come: “Pehlivan, Pehlivan… il pubblico è venuto per la lotta, non per una passeggiata! Fateci vedere il vostro onore!”. Questo è un modo elegante per spronarli senza infrangere le regole.

I Musicisti (Davul-Zurna): I Registi del Ritmo

I musicisti non suonano “musica di sottofondo”. Sono interattivi. Il duo Davul (grancassa) e Zurna (oboe) suona la Güreş Havası (l’Aria della Lotta).

  • L’Interazione in Tempo Reale: I musicisti guardano la lotta.

    • Fase di Studio: Quando i lottatori si studiano, il ritmo è costante, marziale, ipnotico.

    • L’Attacco: Nell’istante in cui un Pehlivan tenta una mossa, il batterista del davul esplode in un rullo frenetico e la zurna lancia una nota acuta e stridula.

  • La Curiosità: La musica agisce come un incitamento psicologico, un segnale di “Azione!” per i lottatori e un allarme “Guardate!” per il pubblico. È un ciclo di feedback che aumenta l’adrenalina.

  • L’Aneddoto dello Sciopero dei Musicisti: Ci sono storie di incontri così noiosi e passivi che la banda, per protesta, ha smesso di suonare. L’improvviso silenzio sull’Ermeydanı è l’umiliazione definitiva, un modo per dire ai lottatori: “Non siete degni della nostra musica”. Di solito, questo li costringe a iniziare a lottare seriamente.


IMPRESE INCREDIBILI E CURIOSITÀ MODERNE

Le leggende non sono solo nel passato. Continuano ancora oggi, mescolandosi con le realtà moderne.

La Finale Infinita: L’Incontro che Cambiò lo Sport

  • L’Evento: La finale del Kırkpınar del 1960.

  • I Protagonisti: İbrahim Karabacak contro Ali Gürbüz (Sr.) (il nonno dell’attuale campione Ali Gürbüz).

  • La Storia: I due erano maestri della difesa. Iniziarono a lottare. Passarono le ore. Il sole tramontò. Le regole dell’epoca erano chiare: si lotta fino alla vittoria. Gli arbitri dovettero sospendere l’incontro per oscurità.

  • Il Giorno Dopo: Il giorno seguente, i due tornarono sull’Ermeydanı e ricominciarono. E lottarono di nuovo. Per ore. Erano così perfettamente appaiati che nessuno dei due riuscì a prevalere.

  • La Curiosità (Il Risultato): Dopo un tempo di lotta totale che si avvicinava a un’intera giornata lavorativa (le fonti variano da 9 a 11 ore), gli organizzatori, disperati, dichiararono l’incontro pareggiato. Per l’anno 1960, la Cintura d’Oro non fu assegnata a nessuno.

  • L’Eredità: Questo singolo incontro fu il catalizzatore che portò alla più grande (e controversa) riforma dello sport: l’introduzione dei limiti di tempo e del sistema a punti. Karabacak e Gürbüz Sr. furono gli ultimi veri eroi dell’era “Ali e Selim”, gli ultimi a lottare letteralmente fino a un punto morto.

Il Pehlivan Diventa una Star dei Reality: L’Effetto Balaban

Per secoli, il Pehlivan era un eroe rurale. Famoso, ma solo nel suo mondo. Nel 2021, questa tradizione si è scontrata con la cultura pop moderna.

  • Il Protagonista: İsmail Balaban, già due volte Başpehlivan del Kırkpınar (2013, 2017), un eroe dello Yağlı güreş.

  • L’Evento: Balaban ha partecipato all’edizione turca di “Survivor”, un reality show di resistenza fisica e sopravvivenza immensamente popolare.

  • La Curiosità: Balaban ha dominato il reality. La sua resistenza (dayanıklılık) e la sua forza mentale (sabır), forgiate sull’Ermeydanı, lo hanno reso imbattibile nelle sfide fisiche del programma. Ha vinto “Survivor 2021”.

  • L’Impatto: Questa vittoria lo ha reso una superstar nazionale, famoso ben oltre i confini dello sport. Ha portato lo Yağlı güreş a milioni di giovani turchi che non avevano mai visto un incontro. È diventato un’icona, dimostrando che l’addestramento del Pehlivan è ancora rilevante nell’era dei social media, e ha portato una nuova ondata di popolarità e di iscrizioni alle scuole di lotta. È l’aneddoto moderno perfetto che unisce il 1361 al XXI secolo.

TECNICHE

L’universo tecnico dello Yağlı güreş (lotta nell’olio) è uno dei più complessi, unici e fraintesi nel panorama mondiale delle arti marziali e degli sport di combattimento. A un occhio inesperto, può apparire come uno scontro caotico e primordiale di forza bruta. In realtà, è una forma di “scacchi fisici” estremamente sofisticata, dove le regole del gioco sono state completamente riscritte da due fattori dominanti: l’olio e il kispet.

Il termine turco per una “tecnica” non è semplicemente teknik, ma Oyun, che significa “gioco” o “mossa”. Questo è fondamentale: ogni tecnica è un “gioco” strategico, un piano d’azione che richiede un’impostazione (hazırlık), un’esecuzione (uygulama) e una profonda comprensione del momento (zamanlama).

Per comprendere le tecniche dello Yağlı güreş, è necessario prima disimparare tutto ciò che si sa sulla lotta convenzionale (Libera, Greco-Romana, Judo, BJJ). Nello Yağlı güreş, la frizione non esiste. Le prese al polso, al collo, al busto o alle caviglie sono impossibili. La forza bruta applicata direttamente sulla pelle è inutile.

L’intero sistema tecnico si basa su un paradosso: lottare contro l’impossibilità della presa, utilizzando l’unica cosa che può essere afferrata.


L’ARCHITETTURA DELLA TECNICA: I DUE PILASTRI FONDAMENTALI

Ogni singola Oyun (tecnica) nello Yağlı güreş è la risposta a un problema fondamentale posto da questi due elementi.

1. Il Paradosso dell’Olio (Yağ): Il Grande Annullatore

L’olio d’oliva, mescolato con acqua per aumentarne la fluidità, è il “Grande Annullatore”. È il fattore che definisce la disciplina e la rende unica al mondo. Il suo impatto sul repertorio tecnico è assoluto.

  • Annullamento della Frizione (Sürtünme): L’olio elimina quasi il 100% dell’attrito tra le superfici cutanee. Questo significa che:

    • Nessuna Presa al Corpo (Gövde Tutuşu Yok): Qualsiasi tentativo di “body lock” (abbracciare il torso) o di “Suplex” (tipico della Greco-Romana) è destinato a fallire. Le braccia scivolano via all’istante.

    • Nessuna Presa agli Arti (Kol/Bacak Tutuşu Yok): È impossibile afferrare un polso (come nel Judo o nell’Aikido), un braccio (per una “arm drag”) o una caviglia (per un “single leg” convenzionale). Le mani scivolano come se l’avversario fosse fatto di ghiaccio bagnato.

    • Nessun Controllo del Collo (Boyun Kontrolü Yok): Il “clinch” (come nella Muay Thai) o le prese alla testa (come nella Lotta Libera) sono inefficaci.

  • La Conseguenza Tattica: Questo annullamento costringe i lottatori a un approccio completamente diverso. La lotta non può essere “veloce” ed “esplosiva” nel senso convenzionale, perché l’esplosione richiede una presa salda. Invece, la lotta diventa una battaglia di pressione, equilibrio e posizionamento isometrico. I Pehlivan non “afferrano” nel senso occidentale; “spingono”, “incastrano”, “bloccano” e “premono”.

  • L’Impatto Fisiologico (La Tecnica Nascosta): L’olio introduce una “tecnica” nascosta: la gestione della fatica e del dolore. L’olio ostruisce i pori, rendendo la termoregolazione quasi impossibile. Il sudore salato, mescolato all’olio, cola costantemente negli occhi, causando un dolore acuto e accecante. Pertanto, una “meta-tecnica” fondamentale è la capacità di continuare a eseguire Oyunlar complessi in condizioni di dolore estremo, surriscaldamento e cecità parziale.

2. Il Kispet: L’Unico Campo di Battaglia Tecnico

Se l’olio è l’anarchia, il Kispet (i pantaloni di pelle di bufalo) è l’unica legge. Poiché il corpo è inafferrabile, il kispet diventa l’unica superficie, l’unico “manico”, su cui si può costruire una tecnica.

L’intero lessico tecnico dello Yağlı güreş è, in realtà, un lessico di prese sul kispet. Le tecniche non prendono il nome dalla proiazione (“lancio d’anca”), ma dalla presa che le genera (“presa al paça“).

Per capire le tecniche, bisogna prima capire l’anatomia tecnica del kispet:

  • Il Kasnak (La Cintura): Questa è la spessa e rigida cintura di cuoio rinforzata che si trova sopra la vita. È la “maniglia” principale per le tecniche di sollevamento. Una presa salda sul kasnak permette di controllare il centro di gravità dell’avversario.

  • L’Hazne (La Seduta): È la parte posteriore e rinforzata del kispet che copre i glutei. È un punto di presa cruciale per il controllo da dietro e per molte tecniche di ribaltamento a terra.

  • Il Paça (La Gamba/Polsino): Questa è la parte più importante e tattica. È la sezione che copre la gamba dal ginocchio in giù. È stretta e legata, ma è qui che si gioca la maggior parte della lotta. Infilare una mano all’interno del paça dell’avversario è l’obiettivo primario, poiché fornisce una leva incredibile sull’intero corpo.

  • Il Paça Sırımı (Il Laccio del Paça): Un segreto artigianale. Il bordo inferiore del paça non è solo pelle piegata; ha un cordone di cuoio cucito all’interno. Questo crea un bordo rialzato che le dita del Pehlivan possono “agganciare” (come un gancio da arrampicata) per ottenere una presa minima ma salda, anche quando tutto è coperto d’olio.

Tutte le tecniche, senza eccezioni, sono una combinazione di spinte sul corpo e prese su queste tre parti del kispet.


L’OBIETTIVO TECNICO: “YENMEK” (LA SCONFITTA DEFINITIVA)

Le tecniche dello Yağlı güreş sono progettate per raggiungere un obiettivo chiaro e definitivo, chiamato Yenmek (sconfiggere). Nella sua forma tradizionale e più pura, ci sono solo due modi per vincere, ed entrambi richiedono una superiorità tecnica e fisica totale.

1. Sırtı Yere Getirmek (Portare la Schiena a Terra)

Questo è l’obiettivo più comune, equivalente allo “schienamento” (pin) nella lotta occidentale, ma con una differenza filosofica.

  • La Definizione: Non è un tocco momentaneo di due spalle. Il Pehlivan deve rovesciare l’avversario e portargli la schiena completamente a terra, in un atto di dominio inequivocabile. La frase tradizionale è Göbeğini Gökyüzüne Göstermek – “Far vedere il suo ombelico al cielo”.

  • La Difficoltà Tecnica: A causa dell’olio, tenere un avversario schienato è incredibilmente difficile. Appena la pressione viene allentata, l’avversario scivola via. Pertanto, lo schienamento non è un “tocco”, ma un controllo pesante, che spesso richiede di bloccare il kispet dell’avversario con le proprie mani mentre si usa il peso del petto per fissarlo al suolo.

2. Kaldırmak (Il Sollevamento)

Questa è la vittoria più spettacolare, la dimostrazione di forza e tecnica più assoluta, un’impresa quasi mitologica.

  • La Definizione: Il Pehlivan deve sollevare completamente l’avversario da terra e camminare con lui per tre passi.

  • La Difficoltà Tecnica: Questo è considerato l’apice dell’arte. Bisogna sollevare un uomo che può pesare 130-140 kg, che sta attivamente resistendo, ed è coperto di olio (rendendolo più pesante e impossibile da afferrare). Inoltre, l’avversario indossa un kispet che, una volta oliato, può pesare altri 13-15 kg.

  • L’Esecuzione: Questa vittoria può essere ottenuta solo attraverso una presa perfetta sul kasnak (la cintura) o sul hazne (la seduta), combinata con una tecnica di sollevamento (come uno squat o uno stacco) biomeccanicamente perfetta.

3. L’Introduzione dei Punti (Puanla Yenmek)

Nell’era moderna (dagli anni ’80-’90), per esigenze televisive e per evitare gli incontri di ore, è stato introdotto un limite di tempo (ad esempio, 40 minuti per le finali del Kırkpınar). Se nessuno ottiene uno Yenmek tradizionale, la vittoria viene assegnata ai punti (puan).

Questo ha cambiato la strategia tecnica. I punti vengono assegnati per:

  • Prese Positive sul Kispet: Infilare con successo una mano nel paça o ottenere una presa salda sul kasnak.

  • Controllo Superiore: Portare l’avversario a terra e mantenerlo in una posizione di svantaggio.

  • Azioni Offensive: Tentativi chiari di Oyun.

Questo ha portato allo sviluppo di “tecniche a punti”, strategie progettate non per finire l’avversario, ma per segnare un punto e poi difendere (una tattica criticata dai puristi).


LA FASE PREPARATORIA: LA BATTAGLIA PRIMA DELLA TECNICA

Prima che un Oyun possa essere lanciato, si svolge una battaglia preliminare, spesso lunga e estenuante. Questa è la “lotta nella lotta”.

1. Il Durus (La Postura)

La postura dello Yağlı güreş è unica. Non è la posizione bassa e protesa della Lotta Libera (per evitare tiri alle gambe), né quella eretta del Judo (per proiettare). È una posizione semi-eretta, pesante e paziente.

  • Testa contro Testa (Alın Alına): La posizione neutra più comune. I due Pehlivan premono la fronte l’uno contro l’altro.

  • Scopo: Questo non è un gesto aggressivo, ma tattico. Permette di:

    1. Conservare Energia: Il peso è sostenuto dallo scheletro, non solo dai muscoli.

    2. Sentire l’Avversario: Attraverso la pressione della testa, ogni Pehlivan “sente” i minimi spostamenti di peso e le intenzioni dell’altro.

    3. Difesa: Rende difficile per l’avversario abbassarsi per una presa al paça.

    4. Controllo degli Occhi: Tengono la testa bassa per evitare che l’olio e il sudore colino direttamente negli occhi.

2. El Kapma (La “Cattura della Mano”)

Questa è la vera lotta preliminare. È una battaglia costante, estenuante e dolorosa per il controllo delle mani e dei polsi.

  • Obiettivo: L’obiettivo non è afferrare la mano dell’avversario (impossibile a causa dell’olio), ma impedire alla sua mano di raggiungere il proprio kispet e, allo stesso tempo, creare un varco per la propria mano verso il suo kispet.

  • Tecniche di El Kapma:

    • Spinta (İtme): Spingere i polsi o gli avambracci dell’avversario.

    • Deviazione (El Çelme): Usare un colpo di palmo per deviare la mano dell’avversario mentre tenta di afferrare il paça.

    • Controllo del Gomito (Dirsek Kontrolü): Usare il proprio avambraccio per bloccare il gomito dell’avversario, impedendogli di piegare il braccio per una presa.

Questa fase può durare minuti interi ed è una prova di forza di presa isometrica e di strategia. Un Pehlivan che “perde” la battaglia di El Kapma è costretto a difendersi e non può lanciare i propri Oyunlar.


IL CATALOGO DELLE TECNICHE: GLI “OYUNLAR”

Le tecniche dello Yağlı güreş sono un vasto repertorio. Non sono mosse isolate, ma famiglie di movimenti che possono essere combinate. Si dividono principalmente in tecniche in piedi (Ayakta Oyunlar) e tecniche a terra (Yerde Oyunlar).

FAMIGLIA 1: TECNICHE DI PRESA AL “PAÇA” (LA GAMBA)

Questo è il gruppo di tecniche più importante e fondamentale. L’obiettivo è infilare una o entrambe le mani all’interno del paça (polsino) dell’avversario, sotto il ginocchio.

1.1. Paça Kapmak (Afferrare il Paça)

  • L’Oyun: L’atto di abbassarsi rapidamente, superare la difesa di El Kapma dell’avversario e infilare con successo la mano all’interno del suo paça, agganciando le dita al paça sırımı (il laccio interno).

  • Varianti:

    • Dış Paça (Paça Esterno): Afferrare la gamba esterna (più comune).

    • İç Paça (Paça Interno): Afferrare la gamba interna (spesso usato in combinazione).

    • Çapraz Paça (Paça Incrociato): Una presa fondamentale. Con la mano destra, si afferra il paça della gamba sinistra dell’avversario. Questo crea una leva potentissima e rompe la sua postura.

1.2. Il Tırpan (La Falce) Una volta ottenuta la presa al paça (spesso la çapraz paça), il Pehlivan può eseguire una “falciata”.

  • L’Oyun: Mantenendo la presa sul paça per controllare la gamba, il lottatore usa la propria gamba per “falciare” (come una falce, tırpan) l’altra gamba dell’avversario, sbilanciandolo e facendolo cadere.

  • Varianti:

    • Dış Tırpan (Falce Esterna): Falciare dall’esterno.

    • İç Tırpan (Falce Interna): Falciare dall’interno.

  • Scopo: È una tecnica a basso rischio e ad alto rendimento, usata per portare l’avversario a terra e ottenere una posizione dominante (o punti).

1.3. Il Künde (Il Ribaltamento/Proiezione) Questa è una delle tecniche più spettacolari e complesse, un vero “gioco” che richiede tempismo e forza.

  • L’Oyun: Si parte da una posizione di controllo, spesso con una presa al paça e un controllo sul kasnak (cintura). Il Pehlivan si abbassa, “carica” l’avversario sulla propria spalla o schiena, lo solleva da terra e lo proietta lateralmente o all’indietro, facendolo atterrare sulla schiena.

  • Il Künde Completo: Richiede di sollevare l’avversario completamente in aria.

  • Il Künde Rotato (Dönerek Künde): Una variante in cui il lottatore ruota su se stesso per completare la proiezione.

  • Difficoltà: È una mossa ad alto rischio. Se fallisce, il lottatore che la tenta si ritrova spesso in una posizione di svantaggio a terra.

1.4. Il Paça Kazık (Il Palo sulla Gamba) Questa è una tecnica di controllo, non di proiezione.

  • L’Oyun: Dopo aver afferrato il paça, il Pehlivan usa la presa per tirare la gamba dell’avversario verso l’alto, costringendolo a saltellare su una gamba sola, prosciugandogli le energie e preparandolo per un Tırpan (falciata). È una mossa estenuante per chi la subisce.


FAMIGLIA 2: TECNICHE DI SOLLEVAMENTO E PROIEZIONE (ATTACCHI AL “KASNAK”)

Queste tecniche sono focalizzate sul controllo del centro di gravità attraverso la cintura (kasnak) o la seduta (hazne), e spesso mirano alla vittoria per Kaldırmak (sollevamento).

2.1. Il Sarma (L’Avvolgimento) Una famiglia di tecniche che implica un attacco diretto al centro del corpo.

  • L’Oyun: Il Pehlivan si abbassa improvvisamente (penetrando sotto la difesa di El Kapma), “avvolge” (sarma) le braccia attorno alle gambe o alla vita dell’avversario, afferrando il kispet (il hazne o i paça da dietro) e usa questa presa per sollevare e schiantare l’avversario a terra.

  • Dalarak Sarma (Avvolgimento in Tuffo): La versione più comune, un “tuffo” (dalmak) alle gambe che è l’equivalente dello “shoot” o “double leg” della Lotta Libera, ma adattato al kispet.

  • Scopo: È una delle poche mosse veramente esplosive dello Yağlı güreş.

2.2. L’Omuz Atma (La Spallata) Una tecnica di sbilanciamento.

  • L’Oyun: Dalla posizione Alın Alına (fronte contro fronte), il Pehlivan usa una finta o uno spostamento di peso per creare un piccolo spazio, per poi colpire improvvisamente la spalla o il petto dell’avversario con la propria spalla (omuz), sbilanciandolo all’indietro e aprendo la sua postura per un attacco successivo al paça.

2.3. Il Kucaklama (L’Abbraccio) Questa è la tecnica usata per tentare il Kaldırmak (il sollevamento).

  • L’Oyun: Il Pehlivan riesce a ottenere una presa con entrambe le mani sul kasnak (cintura) o sul hazne (seduta), spesso da dietro o di lato. Da qui, stringe la presa (“l’abbraccio”), usa la forza delle gambe e della schiena (come in uno stacco da terra) per sollevare l’avversario. Se riesce a sollevarlo e a fare tre passi, la vittoria è istantanea.


FAMIGLIA 3: LE TECNICHE A TERRA (YERDE OYUNLAR)

Quando la lotta si sposta a terra (yer), inizia una nuova partita. L’obiettivo dell’attaccante è girare l’avversario che è in posizione difensiva (spesso a “tartaruga”, kaplumbağa) per esporne la schiena.

3.1. Il Kazık (Il Palo) Questa è forse la tecnica più temuta e dolorosa di tutto lo Yağlı güreş, una mossa di controllo e sottomissione.

  • L’Oyun: Si verifica comunemente quando un lottatore (A) tenta un Dalarak Sarma (tuffo alle gambe) e l’altro (B) si difende (fa uno “sprawl”). Il lottatore B blocca la testa di A tra le sue gambe, afferra il kasnak (cintura) di A da dietro e lo tira verso l’alto, mentre spinge verso il basso con le gambe.

  • L’Effetto: L’avversario (A) si trova intrappolato in una posizione incredibilmente dolorosa e umiliante, a testa in giù, con il collo e la schiena sotto una pressione immensa (come un “palo”, kazık). Non è una leva articolare (che è vietata), ma una posizione di controllo così dominante e dolorosa che spesso porta alla resa (abbandono) o permette all’attaccante (B) di girare l’avversario per lo schienamento.

  • Varianti: Ters Kazık (Palo Inverso), Yan Kazık (Palo Laterale).

3.2. Il Sürükleme (Il Trascinamento)

  • L’Oyun: Quando l’avversario è a terra, l’attaccante afferra il paça o il kasnak e inizia a “trascinarlo” (sürüklemek) sull’erba.

  • Scopo: Questo non è un tentativo di spostarlo, ma di stancarlo. Trascinare un uomo di 130 kg, che fa resistenza, sull’erba è estenuante. È una tecnica per prosciugare l’energia dell’avversario prima di tentare una mossa di ribaltamento.

3.3. Il Ters Paça (La Presa Inversa al Paça)

  • L’Oyun: L’attaccante è dietro l’avversario a terra. Infila la mano all’interno del paça e usa quella leva per sollevare la gamba e ribaltare l’avversario sul fianco o sulla schiena.


FAMIGLIA 4: L’ARTE DELLA DIFESA (SAVUNMA SANATI)

Nello Yağlı güreş, un grande Pehlivan è spesso un grande difensore. La difesa (savunma) è un’arte tecnica tanto quanto l’attacco.

4.1. Il Köprü (Il Ponte)

  • L’Oyun: La difesa fondamentale contro uno schienamento. È identico al “ponte” della lotta occidentale, ma con difficoltà uniche.

  • La Difficoltà: Eseguire un ponte sull’erba (che è irregolare) e con l’avversario (anch’egli oliato) che scivola sul petto, richiede una forza del collo (boyun kuvveti) e una flessibilità della schiena quasi sovrumane. I Pehlivan allenano i muscoli del collo per tutta la vita, spesso portando altri uomini sulle spalle, proprio per perfezionare questa tecnica di fuga.

4.2. Il “Beton” (Il Cemento) / Il “Kilit” (Il Lucchetto)

  • L’Oyun: Non è una mossa, ma uno stato. È la difesa passiva. Il Pehlivan si chiude “a lucchetto” (kilit) per impedire qualsiasi presa.

  • Esecuzione: Abbassa il baricentro, stringe le braccia al corpo (per proteggere il kasnak), e stringe le gambe (per chiudere l’accesso ai paça). Diventa come un blocco di “cemento” (beton).

  • Scopo: È una tecnica di stallo, usata per conservare energia, frustrare l’avversario o proteggere un vantaggio di punti. Se protratta troppo, però, viene sanzionata dall’arbitro per passività (Güreşi Bozmak – rompere la lotta).

4.3. Il Kaçmak (La Fuga)

  • L’Oyun: Quando una presa dell’avversario è quasi riuscita, il lottatore non si limita a resistere, ma “fugge” (kaçmak).

  • Esecuzione: Spesso implica un rotolamento improvviso (come il Tavşan, la lepre) o il “cedere” alla presa per poi usare lo slancio dell’avversario contro di lui, scivolando via grazie all’olio e riguadagnando la posizione neutra.


FAMIGLIA 5: LE TECNICHE PSICOLOGICHE E DI RESISTENZA (LE “META-TECNICHE”)

Questa è la categoria più alta e importante, e quella che separa un buon lottatore da un Başpehlivan (Capo-Lottatore). Queste non sono mosse fisiche, ma abilità tecniche applicate alla mente e al corpo.

5.1. La Tecnica della Pazienza (Sabır Tekniği)

  • L’Oyun: È l’arte di usare il tempo. In un incontro che può durare 40 minuti o più (e storicamente, giorni), l’impazienza è il nemico.

  • Esecuzione: Un maestro come Ahmet Taşçı (leggenda moderna) era famoso per questo. Poteva passare 30 minuti in El Kapma e Alın Alına, senza tentare un solo Oyun.

  • Scopo: Non stava “riposando”; stava lavorando. Stava prosciugando l’energia fisica e mentale dell’avversario. Stava studiando ogni sua minima reazione. Stava costringendo l’avversario a diventare impaziente e a commettere un errore, per poi capitalizzare su quell’unico errore. La pazienza non è passività; è una tecnica offensiva che usa il tempo come arma.

5.2. La Tecnica della Resistenza (Dayanıklılık Tekniği)

  • L’Oyun: Non si tratta solo di “essere in forma”. Si tratta di tecniche attive per gestire la fatica.

  • Esecuzione:

    • Controllo del Respiro (Nefes Kontrolü): Saper respirare profondamente e ritmicamente anche sotto la pressione di 130 kg.

    • Gestione dell’Energia (Enerjiyi İdareli Kullanmak): La tecnica di non usare mai il 100% della forza quando il 70% è sufficiente. Saper distinguere tra una presa che può riuscire e una che è solo uno spreco di energia.

    • Gestione del Dolore (Acı Yönetimi): La tecnica di “ignorare” l’olio negli occhi, il dolore ai muscoli del collo e la fatica che brucia i polmoni. È un’abilità allenata, non innata.

5.3. La Tecnica Psicologica (Psikolojik Teknik)

  • L’Oyun: La lotta si vince prima che l’arbitro dia il via.

  • Esecuzione:

    • Il Peşrev (Il Riscaldamento Rituale): È la prima tecnica psicologica. Un Pehlivan che esegue il suo Peşrev con fiducia, potenza ed eleganza sta inviando un messaggio all’avversario: “Sono pronto, sono forte, sono il padrone di questo campo”.

    • Lo Sguardo (Bakış): Non mostrare mai la fatica. Non importa quanto si stia soffrendo, gli occhi non devono mai tradire la stanchezza. Un Pehlivan che vede l’avversario ansimare o abbassare lo sguardo sa che è il momento di attaccare.

    • La Frustrazione (Hüsran): Usare la difesa Beton per frustrare un avversario aggressivo. Portarlo a commettere errori per rabbia o impazienza.


LE TECNICHE PROIBITE (YASAK OYUNLAR)

Lo Yağlı güreş è uno sport d’onore (Ahlak). L’obiettivo è il dominio, non l’infortunio. Pertanto, un intero repertorio di tecniche è severamente vietato.

  • Nessuna Sottomissione Articolare: Sono vietate leve alle braccia (armbar), alle gambe (kneebar), al collo (strangolamenti) o alle piccole articolazioni (dita). Lo Yağlı güreş non è BJJ o Sambo. L’unica “sottomissione” permessa è quella posizionale, come il Kazık.

  • Nessun Colpo: Qualsiasi forma di colpo (pugno, calcio, gomitata) è un’infrazione grave.

  • Afferrare i Pantaloni (Pijamas): È ironico. È vietato afferrare i pantaloncini che alcuni lottatori indossano sotto il kispet. La lotta deve avvenire sul kispet.

  • Tattiche Sleali: Mettere le dita negli occhi, nel naso, o mordere è causa di squalifica immediata e disonore.

In conclusione, il repertorio tecnico dello Yağlı güreş è un sistema profondo e olistico. È un’arte che inizia con l’apprendimento di come agganciare un laccio di cuoio nascosto con la punta delle dita, e culmina nell’apprendimento di come sconfiggere un avversario usando armi intangibili come il tempo, la pazienza e la propria indomabile volontà.

FORME

La ricerca di “forme” o “sequenze” nello Yağlı güreş, un equivalente diretto dei kata giapponesi, è una delle indagini più affascinanti e complesse che si possano intraprendere nello studio di questa disciplina. È un’indagine che costringe a scendere in profondità, oltre la superficie dell’olio e della lotta, fino alle fondamenta filosofiche che separano e uniscono le grandi tradizioni marziali del mondo.

La risposta breve, che deve essere immediatamente qualificata, è che lo Yağlı güreş non possiede ‘kata’ nel senso stretto e comunemente inteso del termine.

Per comprendere questa affermazione, è essenziale prima definire cosa sia un kata giapponese. Un kata (letteralmente “forma” o “modello”) è una sequenza pre-arrangiata e codificata di movimenti, che simulano un combattimento contro uno o più avversari immaginari. È un metodo di trasmissione fondamentale in arti come il Karate, il Judo (ad esempio, il Koshiki-no-kata o il Nage-no-kata) e l’Aikido. Le sue funzioni sono molteplici:

  1. Codificazione Tecnica: È un libro di testo vivente. Ogni movimento è una tecnica (una parata, un colpo, una leva, una proiezione) registrata in un ordine specifico.

  2. Trasmissione della Conoscenza: Permette a un maestro di trasmettere l’intero sistema della sua scuola in un formato memorizzabile, garantendo che le tecniche non vadano perse nel tempo.

  3. Perfezionamento Fisico: Allena l’equilibrio, la coordinazione, la gestione della potenza, il ritmo e la transizione tra le posture.

  4. Preparazione Spirituale: È una forma di meditazione in movimento, progettata per svuotare la mente (mushin), sviluppare la concentrazione e connettere il praticante ai fondatori dell’arte.

Lo Yağlı güreş, per sua natura, ha seguito un percorso evolutivo completamente diverso. Essendo una forma di lotta pura (grappling), non si basa su colpi o su risposte predefinite a minacce specifiche. È un’arte fluida, reattiva e in gran parte improvvisata, più simile al jazz che a uno spartito di musica classica. La sua essenza è la capacità di adattarsi a una pressione e a una frizione costantemente variabili (o, in questo caso, all’assenza di frizione).

Tuttavia, lo Yağlı güreş ha affrontato gli stessi problemi di qualsiasi arte secolare: Come si codifica il sapere? Come si trasmette la tecnica? Come si prepara lo spirito? Come ci si connette alla tradizione?

La risposta è che lo Yağlı güreş non ha un singolo equivalente del kata, ma un sistema olistico di quattro pilastri che, insieme, svolgono tutte le funzioni di un kata e, per certi versi, le superano.

Questi quattro pilastri sono:

  1. Il Peşrev: L’equivalente rituale e spirituale.

  2. L’Oyun (Il Gioco): L’equivalente tecnico-concettuale.

  3. Il Sistema Usta-Çırak: L’equivalente di trasmissione vivente.

  4. L’Ermeydanı (L’Arena): L’equivalente della performance collettiva.

Analizzare in profondità ciascuno di questi pilastri rivela il “kata nascosto” dello Yağlı güreş.


IL PEŞREV: IL KATA RITUALE E SPIRITUALE

Se un visitatore di un altro mondo chiedesse di vedere la “forma” dello Yağlı güreş, verrebbe indirizzato al Peşrev. Questo è l’unico momento in cui un Pehlivan esegue una sequenza di movimenti da solo, in modo coreografato, prima di un combattimento. È l’equivalente culturale e spirituale più vicino a un kata, pur essendo, come vedremo, tecnicamente molto diverso.

Il termine Peşrev (pronunciato pesh-rev) deriva dal persiano e significa “preludio”, “ouverture” o “introduzione”. È esattamente questo: un’ouverture musicale e fisica che introduce l’eroe (Pehlivan) sulla scena sacra (Ermeydanı).

L’Obiettivo del Peşrev

A differenza di un kata, l’obiettivo del Peşrev non è praticare tecniche di combattimento. I suoi obiettivi sono molto più complessi:

  • Riscaldamento (Isınma): È un riscaldamento funzionale. I movimenti sciolgono le articolazioni, attivano i muscoli e preparano il corpo all’intenso sforzo che seguirà.

  • Saluto (Selamlama): È un atto di rispetto. Il Pehlivan saluta la terra, il pubblico, l’Ağa (il patrono), i musicisti e, infine, l’avversario.

  • Preparazione Mentale (Zihinsel Hazırlık): È una meditazione in movimento. È il momento in cui il Pehlivan entra nella “zona”, svuota la mente dalle distrazioni e si concentra sull’imminente lotta e sulla tradizione che rappresenta.

  • Guerra Psicologica (Psikolojik Savaş): È anche una dichiarazione. Un Peşrev eseguito con potenza, agilità e fiducia (güven) è un messaggio all’avversario: “Sono pronto, sono forte, sono qui per vincere”.

La Sequenza Dettagliata: La “Forma” del Peşrev

Il Peşrev è una sequenza fissa, eseguita mentre la banda di Davul (grancassa) e Zurna (oboe) suona la melodia specifica chiamata Peşrev Havası (“l’Aria del Preludio”). Sebbene ci siano piccole variazioni stilistiche tra i lottatori, i componenti fondamentali sono universali.

1. L’Ingresso e il Saluto Iniziale: Il Pehlivan, già unto d’olio, entra nell’Ermeydanı. Si avvicina al centro e al Cazgır (l’annunciatore). Dopo che il Cazgır ha recitato il Salavat (la preghiera) e introdotto i lottatori, l’arbitro dà il segnale. La musica inizia.

2. I Passi Avanti e Indietro (İleri-Geri Adımlar): La “forma” inizia. Il Pehlivan fa tre passi decisi in avanti, poi tre passi controllati all’indietro.

  • Significato Simbolico: Questo movimento rappresenta l’incertezza della lotta, l’avanzata e la ritirata, lo studio del terreno e dell’avversario. È un “testare le acque” simbolico.

3. Il Tocco della Terra (Toprağa Dokunma): Questo è il cuore spirituale del Peşrev. Il Pehlivan si piega, spesso con un ginocchio a terra, e tocca l’erba (la terra) con la mano destra. Quindi, porta quella stessa mano in una sequenza sacra:

  • Al Cuore (Kalbe): “La mia passione e il mio cuore sono puri”.

  • Alle Labbra (Dudağa): “Le mie parole e le mie preghiere sono oneste”.

  • Alla Fronte (Alna): “I miei pensieri e la mia mente sono chiari e focalizzati”.

  • Significato Simbolico: Questo è un giuramento. È un atto di profonda umiltà (tevazu) e connessione. Il Pehlivan saluta la Toprak Ana (la Madre Terra), la fonte della vita e il luogo dove sono sepolti i Pehlivan del passato. Riconosce che dalla terra viene e alla terra tornerà.

4. I Saluti ai Quattro Angoli (Dört Yana Selam): Dopo il giuramento alla terra, il Pehlivan si alza e inizia a muoversi, rivolgendo i suoi gesti e il suo corpo verso diverse parti dell’arena.

  • Saluta la tribuna d’onore, dove siede l’Ağa (il patrono).

  • Saluta la postazione dei musicisti (Davul-Zurna), riconoscendo il loro ruolo nel dare ritmo alla lotta.

  • Saluta i quattro angoli dell’arena, onorando il pubblico (seyirci) per il quale sta combattendo.

5. I Saltelli e il Tocco della Gamba (Sıçrama ve Paçaya Dokunma): Questa è la parte più atletica e riconoscibile della “forma”. Il Pehlivan inizia una serie di saltelli ritmici e agili.

  • Dize Dokunma (Tocco al Ginocchio): Con un saltello, solleva un ginocchio e lo tocca con la mano opposta.

  • Paçaya Dokunma (Tocco al Paça): Con un saltello più alto, tocca il polpaccio o l’interno del kispet (paça) con la mano opposta.

  • Significato Fisico: Questo è il riscaldamento attivo. Allunga i tendini, attiva i fianchi e testa l’agilità (çeviklik) e l’equilibrio.

  • Significato Simbolico: È una dimostrazione di vigore. Un Pehlivan che esegue questi movimenti con esplosività e leggerezza sta mostrando al suo avversario la sua eccellente condizione fisica.

6. La Rotazione delle Braccia (Kol Çevirme): Il Pehlivan esegue ampie rotazioni delle braccia, in avanti e all’indietro, mentre continua a muoversi.

  • Significato Fisico: Riscalda le spalle, i gomiti e i polsi, preparandoli all’immensa tensione isometrica dell’imminente battaglia di El Kapma (la lotta per le prese).

  • Significato Simbolico: È un gesto di “raccolta”, come se il Pehlivan stesse raccogliendo energia dall’aria, dall’Ermeydanı e dalla folla.

7. Il Saluto Finale all’Avversario (Rakibe Selam): La “forma” si conclude quando i due Pehlivan si incontrano al centro. Si scambiano un ultimo, cruciale saluto. Si allungano e toccano entrambi la gamba sinistra dell’avversario (o il paça del kispet) con la mano destra.

  • Significato Simbolico: È il gesto di rispetto finale. È come un “inchino” nel Judo o una stretta di mano. Significa: “Ti onoro come avversario. Iniziamo una lotta leale”. Questo tocco formale chiude il preludio e apre il combattimento.

Analisi Comparativa: Peşrev vs. Kata

Come si evince dalla descrizione, il Peşrev e il Kata sono due mondi diversi, nonostante le apparenze.

  • SOMIGLIANZE (Perché è un equivalente rituale):

    • Forma Codificata: Entrambi sono una sequenza fissa e pre-arrangiata di movimenti.

    • Esecuzione Solitaria: Entrambi vengono eseguiti da soli (prima dell’incontro).

    • Dimensione Spirituale: Entrambi sono una meditazione in movimento. Preparano la mente, calmano il “rumore” interno e connettono il praticante a una tradizione.

    • Rispetto: Entrambi iniziano e finiscono con un gesto di rispetto (inchino, tocco della terra).

    • Musica: Entrambi hanno un ritmo. Il kata ha il ritmo del respiro (kime); il Peşrev ha il ritmo esterno del davul e della zurna.

  • DIFFERENZE (Perché NON è un equivalente tecnico):

    • L’Assenza di Bunkai (Applicazione): Questa è la differenza fondamentale. Ogni singolo movimento di un kata di Karate (ad esempio, Gedan Barai, la parata bassa) è una tecnica di combattimento codificata. Esiste un’applicazione (bunkai) per ogni gesto.

    • I movimenti del Peşrev non hanno alcuna applicazione di combattimento. Il “tocco alla terra” non è una tecnica di difesa. Il “tocco al ginocchio” non è una parata. Sono gesti puramente rituali o di riscaldamento. Non c’è un bunkai del Peşrev.

    • Scopo Primario: Lo scopo del kata è la trasmissione di un sistema di combattimento. Lo scopo del Peşrev è il saluto, il riscaldamento e la preparazione psicologica.

In sintesi, il Peşrev è l’equivalente del kata solo se si intende il kata nella sua forma più spirituale e rituale. È il “kata dell’anima” del Pehlivan, non il “kata delle sue tecniche”.


L’OYUN (IL GIOCO): IL KATA CONCETTUALE E TECNICO

Se il Peşrev non è il “libro di testo” delle tecniche, allora qual è? La risposta è l’Oyun.

Nello Yağlı güreş, la conoscenza tecnica non è codificata in una lunga e unica “forma”. È frammentata in dozzine di “mini-forme” concettuali chiamate Oyunlar (plurale di Oyun, che significa “gioco” o “mossa”).

L’intero sistema tecnico dello Yağlı güreş è un catalogo di questi Oyunlar. Se un kata giapponese è un romanzo, un Oyun è un capitolo o persino una parola chiave.

Come Funziona il “Kata” dell’Oyun

Un Pehlivan non impara una sequenza di 50 movimenti. Impara 50 Oyunlar distinti. Ognuno di questi Oyunlar è una “forma” in sé, con una sua logica interna, una sua impostazione, un suo tempismo e una sua esecuzione.

Il “kata” dello Yağlı güreş è quindi un catalogo mentale, una biblioteca di “giochi” che il Pehlivan assembla in tempo reale durante la lotta.

Esempi di “Forme Oyun”

Analizziamo alcuni Oyunlar come se fossero dei “kata” individuali.

1. Il “Kata” del Paça Kapmak (La Presa al Paça): Questo non è un singolo movimento, ma una forma concettuale che ogni Pehlivan pratica all’infinito.

  • Scopo (Bunkai): Ottenere una presa dominante all’interno del paça (polsino del kispet) dell’avversario per sbilanciarlo o proiettarlo.

  • La Forma (Sequenza):

    1. Impostazione (Hazırlık): Inizia con la battaglia di El Kapma (controllo delle mani) per creare un varco.

    2. L’Entrata (Giriş): Un cambio di livello rapido, abbassando il baricentro.

    3. La Presa (Tutuş): Infilare la mano all’interno del kispet, agganciando le dita al paça sırımı (il laccio interno).

    4. La Conclusione (Sonuç): Da questa presa, si aprono decine di “finali” che il Pehlivan ha studiato: Tırpan (falciata), Çekme (trazione), Kaldırma (sollevamento).

  • Il Metodo di Pratica: Un Usta (Maestro) fa praticare al suo Çırak (Apprendista) questa “forma” centinaia di volte. L’apprendista ripete la sequenza: controllo della mano, cambio di livello, presa. Questa ripetizione ossessiva è identica alla pratica di un singolo movimento di un kata.

2. Il “Kata” del Kazık (Il Palo): Questa è una “forma” di controllo e sottomissione.

  • Scopo (Bunkai): Immobilizzare l’avversario in una posizione dolorosa (spesso a testa in giù, con la testa tra le gambe dell’esecutore) per forzare un errore, uno schienamento o una resa per sfinimento.

  • La Forma (Sequenza):

    1. L’Invito (Davet): Spesso si ottiene dopo aver difeso un attacco alle gambe (Sarma).

    2. Il Controllo (Kontrol): Bloccare la testa dell’avversario, afferrare il suo kasnak (cintura) da dietro.

    3. L’Esecuzione (Uygulama): Usare le leve delle gambe e la trazione delle braccia per sollevare il bacino dell’avversario, mettendo una pressione insopportabile sul suo collo e sulla sua schiena.

  • Pratica: I Pehlivan praticano questa “forma” statica, imparando a mantenere la pressione e l’equilibrio per minuti interi, proprio come un praticante di Karate manterrebbe una posizione Kiba-dachi in un kata.

3. Il “Kata” del Künde (La Proiezione): Questo è un gruppo di “forme” dinamiche di proiezione.

  • Scopo (Bunkai): Sollevare e proiettare l’avversario sulla schiena per una vittoria diretta.

  • La Forma (Sequenza):

    1. La Presa (Tutuş): Ottenere una presa profonda, spesso con una mano sul kasnak e l’altra che controlla un braccio o l’altra parte del kispet.

    2. Il Caricamento (Yükleme): Abbassare il proprio baricentro sotto quello dell’avversario.

    3. L’Esplosione (Patlama): L’estensione delle gambe e della schiena per sollevare l’avversario.

    4. La Rotazione (Dönüş): La torsione del corpo per guidare la caduta dell’avversario.

  • Pratica: I Pehlivan praticano questa sequenza con partner di allenamento, prima lentamente (soğuk, a freddo) e poi con velocità, in modo ripetitivo. Questa è la pratica di un kata a coppie (come il Nage-no-kata del Judo).

Conclusione sull’Oyun

Il “kata” dello Yağlı güreş non è un’unica, lunga performance, ma una biblioteca di mini-forme concettuali (gli Oyunlar). La maestria non sta nell’eseguire una lunga sequenza a memoria, ma nell’avere un catalogo mentale così vasto e istintivo da poter assemblare queste mini-forme in tempo reale, creando un kata unico e personale ad ogni incontro.


IL SISTEMA USTA-ÇIRAK: IL KATA VIVENTE E UMANO

Se gli Oyunlar sono le “parole” del sistema, come vengono scritte e trasmesse? Qui entriamo nel terzo pilastro, il sistema Usta-Çırak (Maestro-Apprendista). Questo è forse l’aspetto più profondo e il vero “equivalente” del kata.

La domanda è: perché sono stati inventati i kata? I kata furono inventati, in gran parte, per preservare la conoscenza in assenza del maestro. Erano un modo per “scrivere” l’arte nel corpo del praticante, in modo che potesse essere trasmessa anche se il maestro fosse morto o lontano.

Lo Yağlı güreş ha risolto questo problema in modo diverso. Il suo sistema si basa su un principio fondamentale: il maestro non è mai assente.

Il Maestro (Usta) come “Kata” Vivente

Nel sistema tradizionale, l’apprendista (Çırak) vive con il suo maestro (Usta). Lo serve, mangia con lui, viaggia con lui. La trasmissione della conoscenza non avviene in “lezioni” formali, ma per osmosi.

  • Il Maestro è il Libro di Testo: Il Çırak impara guardando il suo Usta lottare. Vede come applica gli Oyunlar, come gestisce la fatica, come si comporta con onore. Il maestro è il kata in carne ed ossa, una performance vivente.

  • La Trasmissione Tattile (Hissederek Öğrenme): L’apprendista diventa il partner di allenamento del maestro. Il maestro applica le tecniche sull’apprendista. Il Çırak impara non solo guardando, ma sentendo sul proprio corpo la pressione, l’equilibrio e il tempismo corretti. Questa trasmissione tattile è un’informazione che nessun kata solitario può fornire.

Hizmet (Servizio): La “Forma” Filosofica

Prima ancora che un Çırak impari un singolo Oyun, deve eseguire la “forma” del Hizmet (Servizio).

  • La Sequenza: Questa “forma” consiste in compiti rituali:

    1. Portare lo Zembil (la borsa di giunco del maestro).

    2. Preparare e versare l’olio sul corpo del maestro.

    3. Lavare il kispet del maestro dopo la lotta (un compito umile e faticoso).

    4. Porgergli l’acqua.

  • Il “Bunkai” (Applicazione) del Hizmet: Qual è l’applicazione di combattimento di questa “forma”? Nessuna. Ma la sua applicazione filosofica è tutto. Questo è il vero “kata” dello spirito del Pehlivan.

  • Portare la borsa insegna la lealtà.

  • Versare l’olio insegna il rispetto.

  • Lavare il kispet insegna l’umiltà (tevazu).

  • Aspettare in silenzio insegna la pazienza (sabır).

Un kata giapponese cerca di sviluppare lo spirito (zanshin, kime) attraverso la tecnica di combattimento. Il sistema Usta-Çırak costruisce lo spirito prima della tecnica, attraverso la “forma” del servizio. Insegna al Çırak a sconfiggere il nemico più grande – il proprio Nefs (ego) – prima ancora di salire sull’Ermeydanı.

Il Lignaggio (Soy) come “Kata” Genealogico

In questo sistema, la “forma” non è una sequenza di movimenti, ma un lignaggio di uomini. La “forma” di Kel Aliço (il grande maestro del XIX secolo) non era una serie di mosse che ha inventato. La sua “forma” erano i suoi allievi: Koca Yusuf, Adalı Halil e Kurtdereli Mehmet.

Questi allievi erano i suoi “kata viventi”. Ognuno di loro ha preso il “testo” del maestro (il suo stile, la sua etica, i suoi Oyunlar) e lo ha “interpretato” a modo suo, diventando un nuovo “libro” da cui la generazione successiva ha imparato.

Il sistema Usta-Çırak è quindi un “kata umano” che si evolve, respira e si adatta, trasmesso da corpo a corpo, da spirito a spirito, in una catena ininterrotta che risale ai 40 eroi fondatori del Kırkpınar.


L’ERMEYDANI: IL KATA COLLETTIVO E SOCIALE

Infine, esiste un’ultima “forma”, la più grande di tutte, che comprende ogni altro elemento: l’evento stesso. L’intero torneo di Kırkpınar, o qualsiasi torneo di Yağlı güreş, è un kata collettivo e rituale eseguito dall’intera comunità.

Pensiamo a un torneo come a una “forma” con una sequenza codificata:

La Sequenza del “Kata” Kırkpınar:

  1. L’Apertura (Açılış): La processione solenne dei Pehlivan, dell’Ağa (patrono), delle autorità e delle bande di Davul e Zurna.

  2. La Preghiera (Dua): Il Cazgır principale recita la preghiera di apertura, invocando Allah e i santi patroni (Hazreti Hamza).

  3. Il Rituale dell’Ağa: L’Ağa dichiara formalmente l’apertura dei giochi.

  4. L’Invocazione di Massa (Salavat): Centinaia di Cazgırlar introducono migliaia di lottatori in tutte le categorie.

  5. Il Peşrev Collettivo: L’Ermeydanı si riempie di centinaia di lottatori che eseguono il Peşrev simultaneamente, al suono di dozzine di bande. È uno spettacolo di incredibile potenza, un “kata” eseguito non da un individuo, ma da un esercito.

  6. La Lotta (Güreş): Il “cuore” della forma.

  7. Le Finali (Finaller): La tensione cresce fino alla finale dei Başpehlivan.

  8. La Premiazione (Ödül Töreni): Il vincitore riceve la Cintura d’Oro.

  9. La Chiusura (Kapanış): L’Ağa dell’anno successivo viene proclamato (dopo l’asta dell’ariete).

Il “Bunkai” (Applicazione) di questo Kata Sociale

L’applicazione di questa “forma” non è il combattimento, ma il rafforzamento della società e della tradizione.

  • Onora il Passato: Ogni elemento, dalla preghiera al Peşrev, è un collegamento diretto alla leggenda di Ali e Selim e ai 40 eroi.

  • Conferma i Valori: L’intero evento celebra l’Ahlak: la forza, sì, ma anche l’umiltà, il rispetto, la generosità (dell’Ağa) e la resistenza.

  • Rinnova la Comunità: È un rito sociale che riunisce la nazione, un pellegrinaggio.

Questo “kata” collettivo, eseguito una volta all’anno, è ciò che garantisce che tutti gli altri pezzi del sistema – il Peşrev individuale, gli Oyunlar, e il sistema Usta-Çırak – rimangano vibranti, rilevanti e vivi.


CONCLUSIONE: LA FORMA FLUIDA DELL’OLIO

In conclusione, lo Yağlı güreş non ha un kata. Non ne ha uno, perché la sua intera struttura è la sua forma.

Il kata giapponese può essere paragonato al ghiaccio. È una forma bella, cristallina, rigida. Preserva la conoscenza in un modello fisso, permettendo di studiare ogni angolo e ogni sfaccettatura. È un’istantanea della perfezione.

Il “kata” dello Yağlı güreş è, al contrario, come l’olio stesso. È fluido, informe, adattabile. Non può essere afferrato. Scorre.

Lo Yağlı güreş non ha cercato di preservare la sua conoscenza in una “forma” statica e immutabile. Ha fatto una scelta più rischiosa e, forse, più viva: ha deciso di incarnare la sua conoscenza.

Non ha codificato le sue tecniche in una sequenza, ma le ha piantate in Oyunlar concettuali. Non ha scritto la sua filosofia su un muro, ma l’ha instillata nel rituale del Peşrev. Non ha affidato la sua anima a un libro, ma l’ha riversata nel legame di sangue del sistema Usta-Çırak.

Lo Yağlı güreş non ha un kata perché il Pehlivan stesso è il kata. La sua vita, il suo servizio, la sua lotta e la sua eventuale maestria sono la “forma” vivente, un testo che cammina, respira e sanguina, e che si riscrive sull’erba dell’Ermeydanı da quasi settecento anni.

UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO

Descrivere una “tipica” seduta di allenamento (antrenman) per un praticante di Yağlı güreş è un’impresa complessa. Non esiste un singolo modello standardizzato e universale come si potrebbe trovare in una palestra moderna o in un dojo di arti marziali codificate. L’allenamento di un Pehlivan (eroe lottatore) è un’alchimia, un rituale che fonde una preparazione atletica moderna di livello olimpico con metodi ancestrali, quasi mitologici, che non sono cambiati da secoli.

L’Antrenman non è un evento di due ore; per molti Pehlivan, specialmente nel periodo di preparazione al torneo Kırkpınar, è uno stile di vita che occupa l’intera giornata. La seduta di allenamento non è solo un atto fisico; è un atto sociale, etico e gerarchico. Si svolge sotto l’occhio vigile dell’Usta (Maestro) ed è radicata nel rapporto di apprendistato Usta-Çırak (Maestro-Apprendista).

Inoltre, la “tipica seduta” varia radicalmente in base al periodo dell’anno. L’allenamento “fuori stagione” (off-season) si concentra sulla costruzione della forza massimale e sulla tecnica di base. L’allenamento “in stagione” (stagione di Kırkpınar, in estate) diventa una brutale prova di resistenza (dayanıklılık) e di strategia specifica per la lotta nell’olio.

Questa pagina informativa descrive le componenti, i principi e le metodologie che costituiscono il mosaico di una tipica giornata di allenamento per un Pehlivan che si prepara seriamente alla competizione, integrando la tradizione con la scienza moderna.


L’AMBIENTE DELL’ALLENAMENTO: NON SOLO UNA PALESTRA

Prima di analizzare gli esercizi, è fondamentale capire dove avviene l’allenamento. L’ambiente stesso è un allenatore.

L’Ermeydanı (Il Campo degli Eroi) o il Campo di Allenamento Sebbene i Pehlivan moderni utilizzino palestre attrezzate (spor salonu), il cuore dell’allenamento si svolge ancora all’aperto. Questo può essere l’Ermeydanı ufficiale della città o, più comunemente, un semplice campo d’erba, un prato appartato (çayır) o una spiaggia. Lottare sull’erba, sulla terra battuta o sulla sabbia è tecnicamente diverso dal lottare su un materassino. Il terreno è irregolare, l’attrito è variabile (a volte scivoloso per la rugiada, a volte appiccicoso per il fango). Questo sviluppa una stabilità della caviglia, un equilibrio (denge) e una forza del piede che sono fondamentali per lo Yağlı güreş. L’allenamento all’aperto, sotto il sole cocente, è anche una preparazione psicologica e fisiologica essenziale per le condizioni estreme del Kırkpınar.

La Palestra (Kuvvet Salonu) Oggi, nessun Pehlivan di alto livello può fare a meno della palestra moderna. L’allenamento della forza (kuvvet) con bilancieri, manubri e macchine è diventato un pilastro fondamentale, integrando ma non sostituendo i metodi tradizionali.

La Struttura Sociale: La Presenza dell’Usta Una seduta di allenamento non è un’attività solitaria. È quasi sempre un evento di gruppo, guidato dall’Usta. L’Usta non è solo un “coach” che fischia e dà comandi. È il patriarca.

  • Osserva: Il suo compito principale è osservare. Vede la tecnica, ma anche il carattere. Vede chi si lamenta, chi è pigro, chi è arrogante.

  • Corregge: Le sue correzioni sono spesso tattili. Entra nella lotta (güreş) per mostrare all’allievo la sensazione di una presa corretta o di un errore.

  • Gestisce: Decide i tempi, la durata e l’intensità della seduta. La sua parola è legge.

I lottatori più giovani (çırak) non si allenano solo per se stessi; si allenano per guadagnare il rispetto (saygı) del loro Usta e dei lottatori più anziani (kıdemli). Questa dinamica sociale aggiunge un livello di pressione e motivazione che non esiste nell’allenamento individuale.


PILASTRO I: IL PRE-ALLENAMENTO (HİZMET VE ZİHİNSEL HAZIRLIK)

Per il giovane apprendista, la seduta di allenamento inizia molto prima del riscaldamento. Inizia con il Hizmet (Servizio), che è esso stesso una forma di allenamento mentale.

La Preparazione dell’Equipaggiamento Il Çırak è responsabile dell’attrezzatura. Questo significa preparare lo Zembil (la borsa di giunco intrecciato), assicurarsi che il Kispet (i pantaloni di pelle) del suo Usta sia pulito, asciutto e pronto. In passato, questo significava anche pulire fisicamente il kispet del maestro dopo l’allenamento, un compito umile e faticoso che insegna l’umiltà (tevazu).

L’Arrivo e il Saluto Quando l’Usta arriva al campo di allenamento, gli apprendisti smettono ciò che stanno facendo per salutarlo con rispetto, spesso baciandogli la mano (una tradizione ancora viva). Questa non è servilismo; è un rituale che stabilisce la gerarchia e l’ordine. Stabilisce che l’allenamento non è un gioco, ma una trasmissione di conoscenza seria.

La Preparazione dell’Olio (Yağ Hazırlığı) Se la sessione prevede la lotta con l’olio, è compito dei çırak preparare il calderone (kazan), mescolare l’olio d’oliva con la giusta quantità d’acqua (un trucco per renderlo più fluido e scivoloso) e preparare le brocche (ibrik) per versarlo.

Questo pre-allenamento è una “forma” o “kata” filosofico. Allena l’Ahlak (l’etica) prima di allenare i muscoli. Insegna la disciplina, la responsabilità e il rispetto, senza i quali, nella filosofia del Pehlivan, la forza fisica è inutile e persino pericolosa.


PILASTRO II: IL RISCALDAMENTO (ISINMA)

Una volta stabilita l’atmosfera, inizia il lavoro fisico. Il riscaldamento nello Yağlı güreş è lungo, approfondito e vitale, data la natura estrema dello sforzo richiesto. Una sessione di riscaldamento può durare dai 40 ai 60 minuti.

Fase 1: La Corsa e il Lavoro Cardiovascolare (Kardiyo)

  • La Corsa nel Campo (Kır Koşusu): La sessione inizia quasi invariabilmente con una corsa. Non è un jogging leggero. È una corsa di resistenza, spesso per 5-10 chilometri, nei campi, sulle colline o lungo la spiaggia.

    • Benefici: Costruisce la base aerobica (dayanıklılık) necessaria per sopravvivere a incontri di 40 minuti o più. Correre su terreni irregolari rafforza le articolazioni stabilizzatrici (caviglie, ginocchia) in modi che un tapis roulant non può.

  • Scatti (Sprintler): Dopo la corsa di resistenza, seguono serie di scatti (es. 10 x 100 metri) per attivare le fibre muscolari veloci, necessarie per le mosse esplosive (Oyunlar) come il Sarma (l’attacco alle gambe).

Fase 2: Mobilità Articolare e Stretching Dinamico (Esneme) Lo Yağlı güreş richiede una gamma di movimento estrema, specialmente nei fianchi, nella colonna vertebrale e nel collo.

  • Rotazioni (Dönmeler): Rotazioni controllate di caviglie, ginocchia, fianchi, spalle, gomiti, polsi e, soprattutto, del collo.

  • Stretching Dinamico: Slanci delle gambe, affondi, torsioni del busto.

  • Esercizi Specifici per i Fianchi: Movimenti come “aprire e chiudere il cancello” (kalça açma) sono fondamentali per permettere al Pehlivan di abbassare il proprio baricentro e penetrare per le prese al paça (gamba).

Fase 3: Il Ponte e l’Attivazione del Collo (Köprü ve Boyun) Questa è la parte più critica e specifica del riscaldamento. La forza del collo (boyun kuvveti) è la differenza tra la vittoria e un infortunio catastrofico.

  • Il Ponte (Köprü): I lottatori eseguono il “ponte” (archi sulla schiena appoggiati su piedi e testa) in modo dinamico. Rotolano sulla testa, avanti e indietro, da un lato all’altro.

    • Scopo: Questo non solo riscalda la colonna vertebrale, ma attiva e rafforza ogni singolo muscolo del collo, preparandolo a sopportare il peso di un avversario o la pressione di una tecnica come il Kazık (il palo).

  • Esercizi Isometrici per il Collo: Spingere contro la mano di un partner o contro un muro in tutte e quattro le direzioni.

Fase 4: Il “Gölge Güreşi” (Lotta con l’Ombra) Questo è l’equivalente del “shadow boxing”. Il Pehlivan si muove da solo sull’erba, simulando un incontro.

  • Scopo: È un riscaldamento neuromuscolare. Il lottatore ripete i movimenti fondamentali:

    • La postura (Durus)

    • Il gioco di mani (El Kapma)

    • Le finte di attacco al paça

    • I cambi di livello

    • I movimenti del Peşrev (il riscaldamento rituale), come toccare il ginocchio (dize dokunma) o il paça.

  • Questo collega la mente al corpo, portando il Pehlivan nello stato mentale giusto per la lotta.


PILASTRO III: L’ALLENAMENTO TECNICO (TEKNİK ANTRENMANI)

Questa è l’anima della sessione. È il momento in cui l’Usta trasmette la conoscenza. Questo lavoro si svolge quasi sempre prima dello sparring vero e proprio e senza olio (yağsız), per permettere una presa salda e la ripetizione pulita delle meccaniche.

La Ripetizione dei Fondamentali (Oyun Tekrarı) L’allenamento tecnico si basa sulla ripetizione ossessiva (tekrar) dei “giochi” (Oyunlar) fondamentali. L’Usta sceglie 1 o 2 tecniche per la sessione e le fa praticare a coppie (eşli çalışma).

  • La Pratica del “Paça” (Paça Çalışması): L’80% dello Yağlı güreş ruota attorno alla battaglia per il paça (la presa all’interno del kispet, sotto il ginocchio). Gli allievi praticano centinaia di volte la sequenza:

    1. El Kapma (controllo della mano dell’avversario).

    2. Dalma (il “tuffo” o cambio di livello).

    3. Paça Kapmak (l’atto di afferrare il paça).

  • La Pratica delle Proiezioni (Künde Çalışması): Si praticano le meccaniche del Künde (la proiezione di ribaltamento) e di altre proiezioni. Il partner offre prima una resistenza passiva (“a freddo”, soğuk), poi una resistenza leggera, permettendo all’attaccante di perfezionare il tempismo e la leva.

  • La Pratica a Terra (Yerde Çalışma): Si praticano le posizioni a terra. Come girare un avversario che è in difesa a “tartaruga” (kaplumbağa). Si praticano le entrate per il Kazık (il palo) e, soprattutto, le fughe (kaçış) dal Kazık.

Lo Studio della Difesa (Savunma) L’Usta non insegna solo ad attaccare, ma anche a difendersi.

  • Difesa dal Paça: Come liberare la propria gamba da una presa, come usare il peso per schiacciare l’avversario che attacca (üzerine basmak).

  • Difesa dal Künde: Come spostare il baricentro per evitare di essere sollevati.

L’Importanza del Partner (Eş) In questa fase, il partner di allenamento non è un avversario; è un assistente. L’etica richiede che il partner “dia” la tecnica all’attaccante, permettendogli di sentire il movimento corretto. La competizione viene dopo.


PILASTRO IV: L’ALLENAMENTO DELLA FORZA (KUVVET ANTRENMANI)

La forza (kuvvet) è l’attributo distintivo del Pehlivan. La seduta di allenamento per la forza può essere una sessione separata (spesso al mattino, mentre la tecnica è al pomeriggio) o integrata. Combina il tradizionale e il moderno.

Metodi Tradizionali (Ata Yöntemleri) Questi metodi sono ancora praticati perché sviluppano una “forza funzionale” e “scomoda” che i bilancieri non possono replicare, una forza che si traduce direttamente nel sollevare un avversario oliato e che si divincola.

  • Taş Kaldırma (Sollevamento Pietre): Utilizzare pietre di fiume lisce e pesanti, simili alle “Atlas Stones” dello Strongman. Sollevarle, portarle al petto, caricarle. Questo costruisce una forza della presa, della schiena e dei fianchi fenomenale.

  • Sırtta Taşıma (Trasporto sulle Spalle): Un Pehlivan carica un compagno di 90-100 kg sulle spalle e ci corre, fa affondi o sale le scale (merdiven). Questo simula perfettamente lo stress del trasporto di un avversario.

  • Ağaç Devirme (Abbattimento dell’Albero): Usare un martello pesante (balyoz) per colpire uno pneumatico da trattore. Questo sviluppa la potenza rotazionale del “core”, usata nelle proiezioni.

  • Ponte con Peso (Ağırlıklı Köprü): Un lottatore si mette in posizione a ponte (köprü) e un altro lottatore gli si siede sul petto, aggiungendo 80-100 kg di carico ai muscoli del collo e della schiena.

Metodi Moderni (Modern Yöntemleri) I Pehlivan d’élite sono atleti di forza di livello mondiale. La loro routine in palestra è brutale.

  • Gli Esercizi Fondamentali: La seduta è costruita attorno ai “Tre Grandi” del Powerlifting, essenziali per la potenza pura.

    • Stacco da Terra (Deadlift): Fondamentale. È il movimento esatto necessario per eseguire il Kaldırmak (il sollevamento per la vittoria). I Başpehlivan d’élite possono sollevare ben oltre i 250-300 kg.

    • Squat: Per la potenza delle gambe, necessaria per le spinte (itme) e le proiezioni (künde).

    • Panca Piana (Bench Press): Per la forza di spinta isometrica usata nel El Kapma e nel controllo a terra.

  • Esercizi Accessori:

    • Trazioni (Barfiks): Spesso eseguite con sovraccarico o in varianti che distruggono la presa (es. trazioni aggrappati ad asciugamani, havlu barfiks, per simulare la presa al kispet).

    • Rematori (Rowing): Per bilanciare la spinta e costruire la potentissima muscolatura della schiena del lottatore.

  • La Forza della Presa (El Kuvveti):

    • Sessioni dedicate esclusivamente alla presa. Uso di Farmer’s Walk (camminata con pesi pesanti), Plate Pinches (tenere insieme dischi lisci) e Gripper. La forza delle mani e degli avambracci è un fattore limitante; se la presa cede, la tecnica fallisce.


PILASTRO V: IL “GÜREŞ” (LA LOTTA VERA E PROPRIA / SPARRING)

Questa è l’apice della seduta di allenamento, il momento in cui tutti gli elementi vengono messi insieme. È chiamato semplicemente Güreş (lotta) o, in alcune regioni, Pırpıt. È qui che si forgia il vero Pehlivan.

L’Oliatura (Yağlanma) Questo è un rituale anche in allenamento. L’Usta dà il permesso. I lottatori si cospargono di olio. Non è un gesto simbolico; è specificità dell’allenamento.

  • Perché Oliarsi in Allenamento?

    1. Abituazione Fisiologica: Insegna al corpo a gestire la termoregolazione (o la sua assenza).

    2. Abituazione al Dolore: Allena gli occhi a sopportare il bruciore dell’olio e del sudore.

    3. Specificità Tecnica: Le tecniche Yağsız (senza olio) e Yağlı (con olio) sono due sport diversi. Il Pehlivan deve allenarsi a trovare le prese minime (sul paça sırımı, il laccio) in condizioni di scivolosità massima.

Il Metodo di Sparring: La “Maratona” (Güreş Maratonu) Lo sparring nello Yağlı güreş raramente consiste in un singolo incontro breve e intenso. L’obiettivo è costruire la resistenza alla fatica.

  • La Durata: L’Usta fischia l’inizio. La lotta è continua. Un incontro di sparring (antrenman güreşi) dura spesso quanto un incontro reale: 30, 40, o anche 60 minuti.

  • Il Cambio di Partner (Tazeleme – Rinfresco): Questo è il metodo più brutale ed efficace. Il Pehlivan principale (spesso un Başpehlivan) lotta al centro. Ogni 5-10 minuti, l’Usta fischia e un partner fresco e riposato entra per sostituire quello stanco.

    • Scopo: Il Pehlivan principale non ha mai un momento di riposo. È costantemente attaccato da un avversario fresco. Questo spinge la sua resistenza cardiovascolare e mentale oltre ogni limite. È qui che si impara a lottare in condizioni di esaurimento totale, la condizione in cui si vince o si perde al Kırkpınar.

Lo Sparring Condizionato (Şartlı Güreş) L’Usta può imporre regole per concentrarsi su una debolezza.

  • “Solo Paça”: Si può vincere solo con una presa al paça.

  • “Solo a Terra”: L’incontro inizia e rimane a terra (yerde).

  • “Senza Mani”: Un esercizio avanzato per insegnare l’uso dei fianchi e della testa.

Il Ruolo dell’Usta nello Sparring L’Usta non è solo un arbitro. È il regista.

  • Correzione dal Vivo: Urla consigli (“Controlla le mani!”, “Tieni basso il fianco!”).

  • Interruzione: Ferma la lotta per correggere un errore grave o per dimostrare un Oyun che avrebbe potuto essere applicato.

  • Lotta con l’Usta: Il momento di massimo onore e apprendimento per un Çırak è quando l’Usta (spesso un ex Başpehlivan) entra e “gioca” con lui. L’Usta, con la sua esperienza, può dominare l’allievo senza sforzo, impartendo lezioni tattili sull’equilibrio e il tempismo che nessuna parola può spiegare.


PILASTRO VI: IL DEFATICAMENTO E LA CONCLUSIONE (SOĞUMA VE BİTİRİŞ)

Dopo ore di allenamento brutale, la sessione non finisce bruscamente.

Il Condizionamento Finale (Son Yükleme) Spesso, l’Usta aggiunge un ultimo test di carattere (karakter testi). Dopo 40 minuti di lotta estenuante, quando i lottatori sono al limite, fischia la fine della lotta… e l’inizio del condizionamento.

  • Corsa con il Partner: Trasportare il proprio partner di sparring sulle spalle per 100 metri.

  • Ponti Finali: Una serie finale di ponti per il collo, ora che i muscoli sono completamente sfiniti.

  • Addominali (Mekik): Centinaia di addominali.

Questo insegna la lezione più importante: la capacità di spingere ancora un po’ quando si pensa di aver dato tutto.

Il Defaticamento (Soğuma)

  • Stretching Statico: Ora che i muscoli sono caldi e stanchi, si tiene lo stretching passivo per migliorare la flessibilità e aiutare il recupero.

  • Pulizia: Il rituale di pulizia dell’olio è lungo. Spesso si usa un raschietto di legno o metallo (sırt kaşığı) per rimuovere l’olio più denso prima della doccia.

La Chiusura Rituale (Kapanış) La sessione si conclude come è iniziata: con il rispetto. I lottatori ringraziano i loro partner. Vanno dall’Usta per ringraziarlo della lezione. Se ci sono stati momenti di tensione o colpi accidentali durante lo sparring, questo è il momento in cui ci si chiarisce e ci si scusa, riaffermando il legame di fratellanza (kardeşlik).

Conclusione Una “tipica” seduta di allenamento di Yağlı güreş è un’immersione totale. È un evento che può durare dalle 3 alle 5 ore (o essere suddiviso in due sessioni giornaliere) e che attacca il corpo da ogni angolazione: la resistenza aerobica della corsa, la forza massimale della palestra, la forza ancestrale dei metodi tradizionali e la resistenza specifica della lotta nell’olio.

Ma soprattutto, è una seduta di formazione del carattere. Ogni esercizio, dal sollevare una pietra al lottare per un’ora, è progettato non solo per costruire un atleta più forte, ma per forgiare un Pehlivan: un individuo paziente (sabırlı), rispettoso (saygılı) e, soprattutto, incredibilmente resistente (dayanıklı) nello spirito come nel corpo.

GLI STILI E LE SCUOLE

Affrontare il concetto di “stili e scuole” nello Yağlı güreş (lotta nell’olio) richiede un cambiamento fondamentale di prospettiva rispetto a come si analizzano le arti marziali asiatiche come il Karate, il Kung Fu o il Judo.

Nelle arti giapponesi o cinesi, una “scuola” (ryu in giapponese, pai in cinese) rappresenta spesso un sistema codificato, un lignaggio con un fondatore specifico, un nome registrato e un curriculum tecnico distinto (es. Shotokan vs. Goju-ryu). Lo Yağlı güreş non funziona in questo modo.

Non si può parlare di “stili” o “scuole” di Yağlı güreş nel senso di sistemi separati e codificati. Lo Yağlı güreş è esso stesso lo stile. È una disciplina folkloristica e tradizionale unificata, le cui regole, etica e contesto sono definiti dal torneo centrale del Kırkpınar e dalla federazione nazionale che lo governa. Non esiste una scuola “Tigre del Nord” o “Gru Bianca” di lotta nell’olio.

Tuttavia, questo non significa che la disciplina sia un blocco monolitico privo di differenziazioni. Il concetti di “scuola” e “stile” esistono, ma devono essere ridefiniti nel contesto turco:

  1. “Scuola” (Okul): Nello Yağlı güreş, una “scuola” non è un sistema tecnico, ma un Lignaggio (Soy) o un Centro Regionale (Bölge). È un gruppo di lottatori che si formano sotto un grande Usta (Maestro) o che provengono da una città o provincia famosa per aver prodotto campioni (es. la “scuola di Karamürsel” o la “scuola di Samsun”). L’identità della scuola è legata al maestro e alla geografia, non a un curriculum segreto.

  2. “Stile” (Tarz): Uno “stile” non è un sistema codificato, ma la Filosofia di Combattimento Personale di un Pehlivan. È un approccio tattico basato sui suoi attributi fisici e mentali. Si parla di “stile tecnico” (Teknik Tarzı), “stile di forza” (Kuvvet Tarzı) o “stile di resistenza” (Dayanıklılık Tarzı).

Per comprendere appieno questo punto, è necessario analizzare le “scuole” storiche che hanno formato la disciplina, i moderni centri di eccellenza, i diversi approcci tattici (stili) e il rapporto dello Yağlı güreş con gli altri stili di lotta turchi.


LE “SCUOLE” STORICHE: I PILASTRI FONDATIVI

Prima della moderna Repubblica Turca, lo Yağlı güreş era formalmente insegnato e coltivato in tre “scuole” istituzionali distinte, ognuna con un focus diverso. Queste non erano scuole di stile, ma centri di formazione che usavano la lotta per scopi diversi: spirituale, militare e professionale.

1. La Scuola Spirituale: La Tekke (Loggia Sufi)

La “scuola” più importante per la formazione dell’anima del Pehlivan era la Tekke (la loggia sufi), in particolare quelle dell’ordine Bektashi.

  • Contesto: L’ordine Bektashi era intrinsecamente legato ai Giannizzeri e, per estensione, a gran parte della società militare e artigianale ottomana.

  • Curriculum: La Tekke non era una “palestra”. Era un centro di formazione spirituale. L’Usta (Maestro) era spesso un Baba (un leader spirituale sufi).

  • Il “Kata” della Tekke: L’insegnamento fondamentale non era come sconfiggere un avversario, ma come sconfiggere il proprio Nefs (l’ego, l’io inferiore). L’allenamento fisico era un mezzo per raggiungere un fine spirituale.

  • Principi della Scuola: Questa scuola ha fondato l’Ahlak (l’etica) del Pehlivan. Ha introdotto concetti che non sono tecnici, ma filosofici:

    • Tevazu (Umiltà): Imparata attraverso il Hizmet (servizio) al proprio maestro.

    • Sabır (Pazienza): L’olio e la fatica erano visti come strumenti per testare e costruire la pazienza spirituale.

    • Saygı (Rispetto): Il rispetto assoluto per il maestro, per l’avversario (visto come un kardeş, fratello) e per l’Ermeydanı (il campo sacro).

  • Impatto: La Tekke è la “scuola” che ha creato il carattere del Pehlivan. Ha assicurato che la forza fosse sempre temperata dall’etica. Quando le Tekke furono chiuse per legge nel 1925 da Atatürk, questo pilastro formativo fu eliminato, costringendo la trasmissione dell’Ahlak a diventare un compito interamente sulle spalle del sistema Usta-Çırak.

2. La Scuola Militare: L’Ocak (Il Focolare dei Giannizzeri)

La seconda grande “scuola” era l’Ocak (letteralmente “il focolare”), il termine usato per descrivere le caserme e i corpi dei Giannizzeri (Yeniçeri).

  • Contesto: I Giannizzeri erano il corpo d’élite dell’esercito ottomano, fanteria pesante professionista.

  • Curriculum: L’allenamento (talim) nelle caserme era brutale e pragmatico. Lo Yağlı güreş non era uno “sport” o una ricerca spirituale; era un addestramento al combattimento corpo a corpo.

  • Principi della Scuola: Questa scuola si concentrava sulla pura efficacia in battaglia.

    • Forza Funzionale (Kuvvet): La lotta nell’olio, con la sua enfasi sulla forza di presa, sul sollevamento e sulla resistenza, era l’allenamento perfetto per un soldato che doveva muoversi e combattere in armatura pesante, afferrare nemici e controllare il proprio corpo nel caos della battaglia.

    • Resistenza (Dayanıklılık): La capacità di lottare per ore era la simulazione perfetta della resistenza richiesta in una campagna militare.

    • Disciplina (İtaat): La gerarchia della lotta, con il rispetto per i lottatori più anziani e l’Usta, rifletteva e rafforzava la rigida disciplina militare richiesta nell’Ocak.

  • Impatto: Questa “scuola” ha impresso allo Yağlı güreş il suo carattere marziale, la sua enfasi sulla forza e sulla resistenza. Molti dei più grandi Pehlivan erano Giannizzeri in servizio. Quando l'”Incidente Propizio” del 1826 portò all’abolizione e al massacro dei Giannizzeri, questa “scuola” militare svanì, e la lotta divenne un’arte più civile e popolare.

3. La Scuola Professionale: Il Saray (Il Palazzo)

La terza “scuola” era quella del Saray (il Palazzo Imperiale) e delle konak (le dimore) dei Pascià e dei ricchi mecenati.

  • Contesto: I Sultani (da Mehmed II a Abdülhamid II) erano grandi patroni della lotta.

  • Curriculum: Questa era la “scuola” che trasformava la lotta in una professione e in uno spettacolo. I migliori Pehlivan venivano reclutati, portati a corte e messi sul libro paga imperiale (stipendiati dall’arsenale, Tersane).

  • Principi della Scuola:

    • Professionismo: L’obiettivo era creare atleti d’élite il cui unico compito era allenarsi per competere nelle feste imperiali e, successivamente, rappresentare l’Impero all’estero.

    • Spettacolarità: Questa scuola incoraggiava non solo la vittoria, ma la vittoria spettacolare (come il Kaldırmak, il sollevamento), per impressionare il Sultano e il pubblico.

    • Diplomazia: Sotto Abdülhamid II, questa “scuola” divenne un’accademia di diplomazia culturale, formando i “Terribili Turchi” (come Koca Yusuf) da inviare in Europa per proiettare la forza ottomana.

  • Impatto: Questa scuola ha creato l’atleta professionista, il Başpehlivan come celebrità e simbolo nazionale.

Con la caduta dell’Impero, anche questa scuola svanì. Oggi, il Pehlivan non è più formato dalla Tekke (spirituale), dall’Ocak (militare) o dal Saray (imperiale). La sua formazione avviene in un sistema più frammentato ma resiliente: il lignaggio del suo maestro e il suo centro di allenamento regionale.


LA “SCUOLA” MODERNA COME LIGNAGGIO: IL SISTEMA USTA-ÇIRAK

Oggi, l’unica “scuola” che conta veramente nello Yağlı güreş è quella a cui un Pehlivan appartiene per lignaggio. L’identità di un lottatore non è definita da uno stile, ma dalla risposta alla domanda: “Chi è il tuo Usta?” (Kimin Çırağısın?).

Il sistema Usta-Çırak (Maestro-Apprendista) è il metodo di trasmissione della conoscenza. È il “kata vivente” dello Yağlı güreş. Un Usta non è solo un allenatore (antrenör); è un secondo padre, un mentore spirituale ed etico. Un Çırak non è solo uno studente; è un apprendista che si lega al suo maestro per la vita.

La “Scuola” del Lignaggio di Kel Aliço Per capire questo concetto, il miglior esempio è la “scuola” del più grande Usta dell’era pre-repubblicana, Kel Aliço (1844-1922).

Aliço non ha fondato uno “stile” chiamato “Aliço-Ryu”. Ma la sua “scuola” – i suoi apprendisti – ha dominato il mondo. La sua “scuola” era caratterizzata da una resistenza indomabile, una difesa impenetrabile e una tecnica basata sulla pazienza (sabır). Il “curriculum” della sua scuola è visibile nei suoi allievi:

  1. Koca Yusuf: Rappresenta l’aspetto Kuvvet (Forza) della scuola.

  2. Adalı Halil: Rappresenta l’aspetto Teknik (Tecnica) e Sabır (Pazienza).

  3. Kurtdereli Mehmet: Rappresenta l’aspetto Ahlak (Etica) e Milli (Nazionale), diventando il ponte verso la Repubblica.

Questi tre allievi hanno preso gli insegnamenti della “scuola di Aliço” e hanno fondato i propri lignaggi, trasmettendo a loro volta il “kata” del maestro.


LE “SCUOLE” MODERNE COME CENTRI GEOGRAFICI (BÖLGELER)

Nell’era moderna, l’identità di un lottatore è fortemente legata alla sua regione. Alcune città e province si sono specializzate, diventando veri e propri “centri di eccellenza” o “scuole” geografiche, noti per produrre un tipo specifico di lottatore o per utilizzare un particolare metodo di allenamento.

1. La Scuola della Tracia (Trakya Okulu – Edirne)

  • Identità: Questa è la “scuola” storica, la culla (beşik) dello Yağlı güreş. Edirne è la sede del Kırkpınar, la Mecca della disciplina.

  • Caratteristiche: I lottatori di questa regione (Edirne, Kırklareli, Tekirdağ) sono considerati i puristi. Hanno lo sport nel sangue. Spesso non sono i più esplosivi, ma sono i più tecnici e intelligenti. Capiscono il ritmo (ritim) del Kırkpınar, la gestione dell’energia, la politica dell’Ermeydanı. La loro è una lotta elegante e tradizionale.

2. La Scuola del Mar Nero (Karadeniz Okulu – Samsun, Ordu)

  • Identità: Questa regione è il motore della lotta turca in generale, sia olimpica che tradizionale. È famosa per la sua tradizione di Karakucak Güreşi (la lotta “senza olio”, vedi sotto).

  • Caratteristiche: I lottatori di Samsun, Ordu e Tokat (come il leggendario Yaşar Doğu) sono noti per una cosa: la forza pura e la potenza esplosiva.

  • Stile Distintivo: Poiché provengono dal Karakucak (che si pratica su erba ma senza olio, permettendo prese al corpo), il loro stile di Yağlı güreş è incredibilmente aggressivo. Sono maestri del Sarma (l’attacco alle gambe) e del Künde (la proiezione). Non amano la lotta passiva; cercano di sollevare e schiantare l’avversario. Sono “scuole” di forza bruta e atletismo.

3. La Scuola di Marmara (Karamürsel Okulu – Kocaeli, Balıkesir)

  • Identità: Questa è la “scuola dei maestri” dell’era moderna. Karamürsel, in particolare, è diventata la “Harvard” o il “Kodokan” dello Yağlı güreş.

  • Caratteristiche: Questa scuola ha prodotto il più grande tecnico moderno, Ahmet Taşçı. La scuola di Karamürsel è nota per un approccio scientifico e tecnico alla lotta.

  • Stile Distintivo: L’enfasi è sulla perfezione difensiva, sul gioco di mani (El Kapma), sulla strategia a punti e sulla padronanza assoluta delle prese al paça (gamba). È una scuola che produce lottatori intelligenti, che sanno come vincere con la minima spesa energetica. Anche Balıkesir (la casa di Kurtdereli Mehmet) ha una tradizione simile di lotta pesante e tecnica.

4. La Scuola Mediterranea (Akdeniz Okulu – Antalya)

  • Identità: Questa è la “Nuova Potenza” (Yeni Güç). Negli ultimi 20 anni, Antalya è emersa come la scuola dominante, producendo una quantità impressionante di Başpehlivan.

  • Caratteristiche: I lottatori di Antalya (come Ali Gürbüz e İsmail Balaban) rappresentano la “scuola” dell’atleta moderno e totale.

  • Stile Distintivo: Hanno accesso a strutture di allenamento eccellenti, club sportivi sponsorizzati (Kulüp) e un approccio che integra la scienza sportiva moderna (preparazione atletica, nutrizione) con la tradizione. Il risultato è un Pehlivan ibrido: potente come un lottatore del Mar Nero, tecnico come uno di Marmara e sponsorizzato come un atleta professionista.

5. La Scuola dell’Anatolia Centrale (İç Anadolu Okulu – Sivas, Yozgat)

  • Identità: Simile al Mar Nero, questa è una regione di lotta dura e tradizionale.

  • Caratteristiche: Produce lottatori noti per la loro resistenza e la loro tenacia. Sono difficili da sconfiggere, mentalmente forti e abituati a una vita di sacrifici. Il loro stile è spesso difensivo e basato sull’usura dell’avversario.


GLI “STILI” PERSONALI (KİŞİSEL TARZLAR): LE FILOSOFIE DI COMBATTIMENTO

All’interno di queste “scuole” regionali, i singoli Pehlivan sviluppano il loro “stile” (tarz) personale, che è la loro risposta tattica alle sfide della lotta nell’olio. Questi sono i veri “stili” dello Yağlı güreş.

1. Lo Stile di Forza (Kuvvet Tarzı)

  • Filosofia: “La mia forza è superiore alla tua tecnica”. Questo stile si concentra sul dominio fisico, sulla pressione costante e sul tentativo di vincere con mosse di potenza.

  • Pehlivan Archetipo: Koca Yusuf.

  • Tecniche Chiave (Oyunlar):

    • Kaldırmak (Sollevamento): L’obiettivo primario. Si cerca costantemente la presa al kasnak (cintura) o al hazne (seduta) per sollevare l’avversario e vincere per Yenmek.

    • Sarma (Avvolgimento): L’attacco esplosivo alle gambe, usando la forza della schiena e delle gambe per sollevare e proiettare.

    • Sıkma (Stretta): Usare prese al corpo (per quanto l’olio lo consenta) per schiacciare il fiato dell’avversario e prosciugarlo di energia.

  • Strategia: Incontri brevi. Cercare la vittoria decisiva rapidamente, prima che l’olio e la fatica diventino fattori troppo grandi.

2. Lo Stile Tecnico (Teknik Tarzı)

  • Filosofia: “La mia intelligenza e la mia leva sono superiori alla tua forza”. Questo stile si basa sull’efficienza, sul tempismo e sulla padronanza delle prese più difficili.

  • Pehlivan Archetipo: Adalı Halil, Ahmet Taşçı.

  • Tecniche Chiave (Oyunlar):

    • Paça Kapmak (Presa al Paça): La specialità. Questo stile vive e muore sulla capacità di vincere la battaglia delle mani (El Kapma) e infilare la mano nel paça dell’avversario.

    • Tırpan (Falciata): Una volta ottenuto il paça, usare tecniche di sgambetto a basso rischio per portare l’avversario a terra e segnare punti.

    • Künde (Proiezione a terra): Tecniche di ribaltamento complesse che usano la leva e lo slancio dell’avversario contro di lui.

    • Kazık (Palo): Usare la tecnica difensiva/offensiva del kazık per controllare l’avversario.

  • Strategia: Incontri lunghi e strategici. Vincere ai punti o frustrare l’avversario di forza fino a farlo commettere un errore. Questo è lo stile che ha dominato l’era moderna dopo l’introduzione dei limiti di tempo e dei punti.

3. Lo Stile di Resistenza (Dayanıklılık / Sabır Tarzı)

  • Filosofia: “Posso soffrire più di te”. Questo stile si basa sulla pazienza (sabır) e sulla resistenza (dayanıklılık) sovrumane. È lo stile che dominava nell’era pre-limiti di tempo.

  • Pehlivan Archetipo: Kel Aliço.

  • Tecniche Chiave (Oyunlar):

    • Difesa “Beton” (Cemento): La capacità di chiudersi in una posizione difensiva (kilit, lucchetto) da cui è impossibile prendere una presa, diventando un “muro di cemento”.

    • Güreşi Bozmak (Rompere la Lotta): Una strategia (spesso criticata) di usare la passività per frustrare l’avversario.

    • El Kapma (Lotta per le Mani): Specializzarsi nella battaglia di prese di mano, non per attaccare, ma per impedire all’avversario di attaccare, stancandogli gli avambracci.

  • Strategia: Incontri lunghissimi. L’obiettivo è portare l’avversario in “acque profonde”, farlo stancare, prosciugare la sua forza mentale e fisica, e poi finirlo negli ultimi minuti (o, storicamente, dopo ore) quando è esausto.

4. Lo Stile Ibrido (Modern Atlet Tarzı)

  • Filosofia: “Unire il meglio di tutti i mondi”. L’atleta moderno non può permettersi di essere monodimensionale.

  • Pehlivan Archetipo: İsmail Balaban, Ali Gürbüz.

  • Caratteristiche: Questi lottatori combinano:

    • La forza di uno stile Kuvvet (costruita nelle palestre moderne).

    • La tecnica di uno stile Teknik (necessaria per il sistema a punti).

    • La resistenza di uno stile Dayanıklılık (costruita con una preparazione atletica scientifica).

  • Strategia: Sapersi adattare. Possono lottare in modo aggressivo contro un avversario tecnico, o in modo tecnico contro un avversario di forza. Questa è la “scuola” e lo “stile” dominanti oggi.


STILI COLLEGATI: LA FAMIGLIA DEL GÜREŞ (ATA SPORLARI)

Lo Yağlı güreş non esiste nel vuoto. È la stella più luminosa di una costellazione di “sport ancestrali” turchi (Ata Sporları), in particolare di stili di lotta. L’interazione tra questi stili è fondamentale per capire le “scuole” regionali. Molti Pehlivan non praticano solo Yağlı güreş, ma sono campioni anche in questi stili.

1. Karakucak Güreşi (Lotta “Nero Abbraccio”)

  • Lo Stile: Questo è forse il “padre” o il “fratello maggiore” dello Yağlı güreş. È lo stile più popolare e diffuso in tutta l’Anatolia, specialmente nelle regioni del Mar Nero e dell’Anatolia Centrale.

  • Caratteristiche:

    • Abbigliamento: Si lotta scalzi, indossando solo un pantalone speciale, corto e robusto, chiamato pırpıt.

    • Olio: Nessun olio.

    • Regole: Poiché non c’è olio, le prese al corpo sono permesse e fondamentali. È uno stile esplosivo, molto simile alla Lotta Libera Olimpica, ma praticato su erba. L’obiettivo è lo schienamento.

  • La Connessione (La “Scuola” Condivisa):

    • Il Karakucak è il vivaio (vivaio) fondamentale. Moltissimi Başpehlivan iniziano la loro carriera nel Karakucak.

    • I lottatori delle “scuole” del Mar Nero (Samsun, Ordu) sono prima di tutto campioni di Karakucak. Questo spiega il loro stile Kuvvet (di forza) nello Yağlı güreş: sono abituati a sollevare e proiettare (come il leggendario Yaşar Doğu, che era un maestro di Karakucak prima di diventare campione olimpico).

2. Aba Güreşi (Lotta con la Giacca)

  • Lo Stile: Uno stile antichissimo, praticato principalmente nelle province meridionali di Hatay e Gaziantep, al confine con la Siria.

  • Caratteristiche:

    • Abbigliamento: Si indossa una aba, una giacca pesante e senza maniche fatta di lana di capra infeltrita, legata in vita da una cintura (kuşak).

    • Regole: È una forma di “lotta con la giacca”, simile al Judo o al Sambo. Tutta la lotta si basa sulle prese (grip) sulla aba dell’avversario. È consentito anche usare le gambe per sgambettare.

  • La Connessione: Sebbene tecnicamente molto diverso (è una “pulling art” come il Judo, mentre lo Yağlı è una “pushing/gripping art”), l’Aba Güreşi fa parte della stessa famiglia culturale. I suoi praticanti sviluppano una forza di presa (el kuvveti) e un senso dell’equilibrio (denge) che sono trasferibili.

3. Kuşak Güreşi (Lotta con la Cintura)

  • Lo Stile: Una vasta famiglia di stili di lotta praticati in tutta l’Asia Centrale, la Crimea e l’Anatolia (es. Tatar Koresh).

  • Caratteristiche:

    • Abbigliamento: I lottatori indossano abiti normali o una divisa, ma la caratteristica unificante è una cintura (kuşak) di tessuto robusto.

    • Regole: La regola fondamentale è che i lottatori devono mantenere una presa sulla cintura dell’avversario per tutta la durata dell’incontro. Non è permesso lasciare la presa.

    • Obiettivo: Usare la pura forza di sollevamento e la leva per proiettare l’avversario.

  • La Connessione: Questo stile, come il Karakucak, sviluppa una forza esplosiva della schiena e dei fianchi, alimentando il pool di talenti per tutti gli altri stili di lotta turchi.


LA “CASA MADRE” (ANA MERKEZ): LE ORGANIZZAZIONI

Infine, la richiesta di una “casa madre” (l’organizzazione centrale a cui le altre si collegano) è cruciale nell’era moderna. Lo Yağlı güreş ha una gerarchia spirituale e una governativa.

1. La Casa Madre Spirituale e Storica: Kırkpınar (Edirne)

La “casa madre” spirituale, il “Vaticano” o il “Kodokan” dello Yağlı güreş non è un edificio, ma un evento e un luogo: L’Ermeydanı del Kırkpınar di Edirne.

  • Ruolo: Questo è il campionato mondiale non ufficiale. È il torneo che definisce la gerarchia, consacra i campioni e mantiene viva la tradizione.

  • Autorità: Vincere il Kırkpınar è l’obiettivo finale. Un Pehlivan può vincere 100 altri tornei, ma se non vince il Kırkpınar, non sarà mai considerato una leggenda. La sua autorità non è scritta, ma è assoluta e storica (riconosciuta dall’UNESCO).

2. La Casa Madre Governativa (Nazionale): TGGF (Türkiye)

Per decenni, lo Yağlı güreş è stato gestito da una sotto-commissione della Federazione Turca di Lotta (TGF), che si occupava principalmente della lotta olimpica. Questa situazione è cambiata.

  • La “Casa Madre”: Türkiye Geleneksel Güreşler Federasyonu (TGGF) (Federazione Turca delle Lotte Tradizionali).

  • Fondazione: Istituita nel 2022, è un evento storico. Il governo turco ha separato le lotte tradizionali dalla federazione olimpica, dando loro una propria “casa madre” dedicata.

  • Ruolo: La TGGF è ora l’autorità governativa assoluta per lo Yağlı güreş (e altri stili come Aba e Karakucak) in Turchia.

    • Gestisce il calendario ufficiale (la “Lega Yağlı güreş”).

    • Supervisiona l’organizzazione del Kırkpınar (insieme al comune di Edirne).

    • Stabilisce i regolamenti tecnici (es. sistema a punti, limiti di tempo).

    • Gestisce l’antidoping.

    • Forma e certifica gli arbitri e i Cazgır (annunciatori).

  • Indirizzo (Metaforico): La sede della TGGF ad Ankara è la “casa madre” burocratica e legale della disciplina.

3. La Casa Madre Internazionale: WEC (World Ethnosport Confederation)

La domanda dell’utente riguardava le “organizzazioni mondiali”. Lo Yağlı güreş, in quanto sport nazionale turco, non ha “filiali” internazionali nello stesso modo del Judo. Tuttavia, è promosso a livello globale da un’organizzazione con sede in Turchia.

  • L’Organizzazione: World Ethnosport Confederation (WEC) (Konfederasyonu Mondiale Etnospor), in turco Dünya Etnospor Konfederasyonu.

  • Sede: Istanbul, Turchia.

  • Missione: La WEC, presieduta da Bilal Erdoğan, ha l’obiettivo di preservare e promuovere tutti gli sport etnici e tradizionali del mondo (dalla lotta a cavallo al tiro con l’arco tradizionale).

  • Ruolo (La “Casa Madre” Globale):

    • Lo Yağlı güreş è uno degli sport “di punta” promossi dalla WEC.

    • Organizza il Festival Culturale Etnospor a Istanbul, dove lo Yağlı güreş viene presentato a un pubblico internazionale.

    • Agisce come la “casa madre” culturale e diplomatica dello sport a livello mondiale, collegando la Turchia ad altre nazioni con sport tradizionali. Non governa il Kırkpınar, ma ne promuove lo spirito a livello globale.

In sintesi, la struttura delle “scuole” e degli “stili” dello Yağlı güreş è un sistema complesso. È una disciplina unificata, ma differenziata da:

  • Scuole Storiche: Tekke (spirito), Ocak (militare), Saray (professione).

  • Scuole Moderne (Lignaggio): L’identità dell’Usta (es. la “scuola” di Ahmet Taşçı).

  • Scuole Moderne (Geografia): Le regioni (Samsun, Antalya, Edirne) che producono stili di lotta distinti.

  • Stili Personali: L’approccio tattico (Forza, Tecnica, Resistenza).

  • Stili Collegati: La famiglia degli Ata Sporları (Karakucak, Aba).

  • La Casa Madre: Il cuore spirituale è a Edirne (Kırkpınar), il governo nazionale è ad Ankara (TGGF) e il volto internazionale è a Istanbul (WEC).

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Affrontare il tema della situazione dello Yağlı güreş (lotta nell’olio turca) in Italia richiede un approccio analitico e una chiarezza preliminare fondamentale. A differenza di altre arti marziali o sport di combattimento che hanno goduto di una vasta diffusione globale – come il Karate, il Judo, il Brazilian Jiu-Jitsu o la Kickboxing – lo Yağlı güreş, in Italia, non è una disciplina praticata a livello formale, federale o associativo.

La sua presenza sul territorio italiano è, allo stato attuale, essenzialmente inesistente come pratica sportiva strutturata.

Questa non è un’opinione, né una lacuna nella ricerca, ma un dato di fatto che deriva dalla natura stessa della disciplina. Lo Yağlı güreş non è un’arte marziale “da esportazione” creata per la difesa personale o per un circuito sportivo globale. È un Ata Sporu – uno “sport ancestrale” – intrinsecamente e indissolubilmente legato all’identità culturale, storica e spirituale della nazione turca.

Per comprendere appieno la situazione italiana (o, più precisamente, l’assenza di una situazione), è necessario analizzare in profondità i motivi di questa mancata diffusione, esaminare il contesto italiano della lotta e identificare quali siano le uniche e vere “case madri” a cui un praticante o un appassionato italiano dovrebbe fare riferimento.


PARTE 1: L’ANALISI DELL’ASSENZA – LE BARRIERE ALLA DIFFUSIONE

Perché una disciplina di lotta così antica e spettacolare non ha trovato un punto d’appoggio in Italia, una nazione con una profonda storia di arti gladiatorie e di sport di combattimento? Le ragioni sono complesse e si sovrappongono, creando una barriera quasi insormontabile alla sua delocalizzazione.

L’Inscindibilità Culturale e Spirituale

Lo Yağlı güreş non è solo sport. Come ampiamente descritto, è un rituale.

  1. Il Contesto Rituale: La pratica è inseparabile dal suono del Davul (grancassa) e della Zurna (oboe), che non è musica di sottofondo ma una colonna sonora interattiva che detta il ritmo della lotta. È inseparabile dalla figura del Cazgır (l’annunciatore/poeta) che recita il Salavat (la preghiera) e invoca i santi patroni come Hazreti Hamza.

  2. L’Identità Nazionale: L’evento centrale, il Kırkpınar, è un pellegrinaggio nazionale, un evento (riconosciuto dall’UNESCO) che celebra l’eredità ottomana e l’identità turca.

  3. L’Etica (Ahlak): Il sistema si basa sull’Ahlak (l’etica) del Pehlivan, trasmessa tramite il rapporto Usta-Çırak (Maestro-Apprendista), che è un apprendistato di vita basato su umiltà (tevazu), servizio (hizmet) e rispetto (saygı).

Conclusione: Separare lo Yağlı güreş da questi elementi (la musica, il Cazgır, l’Ahlak, il legame con il Kırkpınar) per “impiantarlo” in una palestra di Milano o di Roma significherebbe snaturarlo. Si otterrebbe una forma generica di lotta, ma non più Yağlı güreş.

Le Barriere Logistiche e Materiali

Anche volendo ignorare l’aspetto spirituale, la pratica dello Yağlı güreş presenta sfide logistiche quasi comiche nella loro complessità, che la rendono inadatta all’esportazione.

  1. Il Kispet (L’Armatura di Cuoio):

    • Non è un pantaloncino. È un’attrezzatura tecnica complessa, un’armatura artigianale che pesa dai 3 ai 15 kg (quando oliata).

    • È fatto a mano da artigiani specializzati (kispetçi usta) che si trovano quasi esclusivamente in Turchia (ad esempio nella città di Manisa).

    • Utilizza materiali specifici (pelle di bufalo d’acqua o vitello di grosso spessore) progettati per resistere a trazioni estreme e all’olio.

    • Non esiste una “supply chain” italiana o europea per i kispet. L’importazione sarebbe costosa e complessa.

  2. L’Olio (Il Fattore Dominante):

    • Non si tratta di qualche goccia. I tornei di Kırkpınar utilizzano tonnellate di olio d’oliva.

    • Questo crea un problema logistico, di costo e ambientale. Come si gestiscono centinaia di litri di olio d’oliva misto a sudore e fango? Come si pulisce un campo d’erba (Ermeydanı) dopo un evento del genere?

    • La pratica su un tatami o su un materassino da palestra è impensabile: sarebbe pericolosamente scivoloso e distruggerebbe l’attrezzatura in pochi giorni.

  3. L’Ermeydanı (Il Campo degli Eroi):

    • Lo Yağlı güreş si pratica sull’erba. Non su un materassino. L’interazione con il terreno (erba, terra battuta, fango) è parte della tecnica.

    • Richiede uno spazio all’aperto dedicato, che possa essere “sacrificato” all’uso dell’olio. Questo è logisticamente impraticabile per la maggior parte delle associazioni sportive italiane, che operano in palestre comunali o strutture indoor.

L’Assenza di Scopo “Esportabile”

Le arti marziali che hanno conquistato il mondo lo hanno fatto perché offrivano un “prodotto” chiaro:

  • Il Karate/Tae Kwon Do: Difesa personale, disciplina per bambini, sport olimpico.

  • Il Judo/BJJ: Difesa personale efficace, sport olimpico (Judo), egemonia nell’MMA (BJJ).

  • La Muay Thai/Kickboxing: Sport da ring ad alta intensità, fitness.

Lo Yağlı güreş, con le sue regole uniche, l’olio e il kispet, non offre nessuno di questi “prodotti”. Non è pratico per la difesa personale (non si va in giro coperti d’olio e con un kispet), non è uno sport olimpico e le sue tecniche non sono trasferibili all’MMA. Il suo “prodotto” è la celebrazione culturale e la prova di resistenza, ed è un prodotto che ha senso solo nel suo contesto originale.

Il Contesto dell’Immigrazione Spesso, gli sport tradizionali viaggiano con le comunità di immigrati. È vero che esistono comunità turche in Italia, ma non hanno la dimensione demografica o la concentrazione che si trova, per esempio, in Germania (dove esistono alcuni club di lotta turca, sebbene spesso focalizzati sul Karakucak, la versione senza olio). La comunità turca in Italia non ha raggiunto la “massa critica” necessaria per sentire il bisogno di istituire un’accademia di Yağlı güreş, che rimane una pratica legata alla patria.


PARTE 2: IL CONTESTO ITALIANO DELLA LOTTA (GLI ENTI ESISTENTI)

Se un italiano volesse praticare la “lotta”, a quale porta busserebbe? E perché quella porta non si apre sullo Yağlı güreş?

L’universo degli sport di combattimento e della lotta in Italia è altamente strutturato e fa capo principalmente a due tipi di enti: le Federazioni Sportive Nazionali (FSN) riconosciute dal CONI e gli Enti di Promozione Sportiva (EPS).

L’Ente Ufficiale per la Lotta: FIJLKAM

L’unica Federazione Sportiva Nazionale riconosciuta dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) per la gestione della lotta è la FIJLKAM.

  • Nome: Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali.

  • Ruolo: È l’autorità governativa per queste discipline in Italia. Gestisce le squadre nazionali, organizza i campionati italiani, forma gli insegnanti tecnici e segue le direttive delle federazioni internazionali a cui è affiliata.

  • Sito Web: https://www.fijlkam.it/

  • Indirizzo Sede Centrale: Via dei Sandolini, 78 – 00122 Lido di Ostia (Roma)

La Posizione della FIJLKAM (e perché è Neutrale)

È fondamentale mantenere la neutralità e la precisione: la FIJLKAM non “ignora” o “snobba” lo Yağlı güreş. Semplicemente, non è il suo mandato istituzionale.

Il mandato della FIJLKAM per il settore “Lotta” è governare gli stili di lotta riconosciuti dalla federazione mondiale United World Wrestling (UWW), ovvero:

  1. Lotta Stile Libero (Lotta Olimpica)

  2. Lotta Greco-Romana (Lotta Olimpica)

A questi, si aggiungono stili associati che hanno un loro campionato mondiale UWW o federazioni internazionali riconosciute:

  • Grappling

  • Sambo (sebbene affiliato anche alla FIAS)

  • Beach Wrestling (Lotta sulla Spiaggia)

Lo Yağlı güreş è una lotta folkloristica/tradizionale (folk wrestling). Sebbene la UWW abbia un comitato per le lotte tradizionali, la gestione di questi stili è lasciata quasi interamente alle federazioni nazionali del paese di origine. Lo Yağlı güreş è, per la UWW e quindi per la FIJLKAM, uno sport nazionale turco, proprio come il Glima è uno sport nazionale islandese o la Lucha Leonesa è spagnola.

Non rientra, quindi, nel curriculum ufficiale della FIJLKAM, né ci si aspetta che lo faccia.

Gli Enti di Promozione Sportiva (EPS)

Oltre alla FIJLKAM, esiste il mondo degli Enti di Promozione Sportiva (CSEN, AICS, UISP, ASI, ecc.), riconosciuti anch’essi dal CONI. Questi enti sono noti per la loro capillarità e per dare spazio a discipline di nicchia non coperte dalle federazioni ufficiali.

Una ricerca approfondita sui portali di questi principali enti (CSEN – Centro Sportivo Educativo Nazionale, AICS – Associazione Italiana Cultura Sport, UISP – Unione Italiana Sport Per tutti) conferma la stessa situazione:

  • Non esistono settori nazionali dedicati allo Yağlı güreş.

  • Non ci sono campionati, corsi di formazione per istruttori o eventi affiliati.

  • Le “lotte” presenti in questi enti sono solitamente le stesse della FIJLKAM o stili di nicchia di Grappling e MMA.

L’assenza è totale e trasversale.


PARTE 3: ELENCO DI ENTI, FEDERAZIONI O SCUOLE DI YAĞLI GÜREŞ IN ITALIA

Questa sezione risponde direttamente alla richiesta di un elenco di organizzazioni italiane che si occupano di questa arte.

A seguito di una ricerca approfondita e scrupolosa su tutti i registri delle associazioni sportive, sui portali del CONI e degli Enti di Promozione Sportiva, e nel panorama delle arti marziali in Italia, è necessario confermare quanto segue:

Alla data attuale, non esistono federazioni, associazioni sportive dilettantistiche (ASD), scuole (intese come lignaggi Usta-Çırak) o enti di promozione sportiva in Italia dedicati specificamente, ufficialmente e in modo continuativo alla pratica o all’insegnamento dello Yağlı güreş.

Di conseguenza, non è possibile fornire un elenco di indirizzi, siti web cliccabili o contatti e-mail per organizzazioni di Yağlı güreş con sede in Italia, poiché queste non sono state formalmente istituite sul territorio nazionale.

Qualsiasi pratica, se esistente, avverrebbe in una forma talmente privata, informale e isolata (ad esempio, un piccolo gruppo di appassionati in un parco, senza affiliazione o riconoscimento) da non poter essere documentata come “situazione” sportiva.


PARTE 4: I VERI PUNTI DI RIFERIMENTO (LA “CASA MADRE” MONDIALE ED EUROPEA)

Data l’impossibilità di trovare referenti in Italia, è informativo e corretto indirizzare l’appassionato o il ricercatore verso le uniche e vere “case madri” della disciplina. Per un italiano, questi sono gli unici enti di riferimento autorevoli per ottenere informazioni, comprendere i regolamenti o pianificare un viaggio per assistere a un evento.

1. La “Casa Madre” Governativa e Tecnica (Turchia)

Poiché lo Yağlı güreş è uno “sport ancestrale” turco, l’autorità suprema e indiscussa risiede in Turchia. Recentemente (nel 2022), la disciplina è stata separata dalla federazione di lotta olimpica per darle una sua casa dedicata.

  • Ente: Türkiye Geleneksel Güreşler Federasyonu (TGGF)

  • Traduzione: Federazione Turca delle Lotte Tradizionali.

  • Ruolo: Questa è l’autorità governativa assoluta. Gestisce e organizza la Lega Turca di Yağlı Güreş, supervisiona (in collaborazione con le autorità locali) il torneo Kırkpınar, stabilisce i regolamenti tecnici, gestisce i controlli antidoping e forma gli arbitri e i Cazgır. È l’unica federazione che governa lo sport.

  • Sito Web: https://www.tggf.gov.tr/

2. La “Casa Madre” Spirituale e Storica (Turchia)

Al di là del governo, il cuore pulsante dello sport è l’evento stesso che lo definisce.

  • Ente/Evento: Kırkpınar Yağlı Güreş Festivali (Festival della Lotta nell’Olio di Kırkpınar).

  • Luogo: Edirne, Turchia.

  • Ruolo: È il “Campionato del Mondo” non ufficiale, la “Mecca” dello Yağlı güreş. È qui che si consacrano i Başpehlivan (Capo-Lottatori). L’evento è organizzato dal Comune di Edirne (Edirne Belediyesi) in collaborazione con la TGGF e l’Ağa (patrono) del Kırkpınar. L’autorità morale e storica dello sport risiede su quel prato (Ermeydanı).

  • Sito Web (Riferimento): https://www.edirne.bel.tr/ (Sito del Comune di Edirne, che gestisce l’organizzazione locale dell’evento).

3. L’Organizzazione di Promozione Globale (Mondiale)

Sebbene non sia una federazione sportiva che organizza campionati mondiali di Yağlı güreş, esiste un’importante organizzazione, con sede in Turchia, che si occupa di promuovere gli sport tradizionali turchi (e mondiali) a livello internazionale.

  • Ente: Dünya Etnospor Konfederasyonu (World Ethnosport Confederation – WEC).

  • Sede: Istanbul, Turchia.

  • Ruolo: Questa confederazione, focalizzata sugli “etnosport” (sport etnici e tradizionali), è il braccio diplomatico e culturale dello Yağlı güreş. Non governa il Kırkpınar, ma promuove la disciplina all’estero attraverso festival culturali, dimostrazioni ed eventi. È il principale referente per chiunque sia interessato all’aspetto culturale e internazionale degli sport ancestrali turchi.

  • Sito Web: https://ethnosport.org/

4. L’Organizzazione Mondiale della Lotta (e le sue Distinzioni)

Come menzionato, la federazione mondiale della lotta ha un ruolo marginale ma che va chiarito per evitare confusioni.

  • Ente: United World Wrestling (UWW).

  • Sede: Corsier-sur-Vevey, Svizzera.

  • Ruolo: È la federazione mondiale per gli stili olimpici. Ha un comitato per le “Lotte Tradizionali” per preservarle, ma non governa attivamente lo Yağlı güreş.

  • La Confusione: Il Beach Wrestling: L’UWW (e quindi la FIJLKAM in Italia) governa il Beach Wrestling (Lotta sulla Spiaggia). Questo stile, praticato in costume da bagno sulla sabbia, senza olio e con regole diverse, è lo stile più vicino allo Yağlı güreş che abbia una diffusione internazionale. Molti Pehlivan (come İsmail Balaban) hanno vinto campionati mondiali di Beach Wrestling. È possibile, in futuro, che un italiano possa avvicinarsi a questo stile (gestito da FIJLKAM) come surrogato, ma è fondamentale ribadire che il Beach Wrestling NON è Yağlı güreş.

  • Sito Web: https://uww.org/


PARTE 5: CONCLUSIONI E PROSPETTIVE PER L’ITALIA

In conclusione, la situazione dello Yağlı güreş in Italia è definita da un’assenza totale di pratica organizzata. Questa assenza non è una debolezza del panorama sportivo italiano, ma una conseguenza diretta della natura profondamente e orgogliosamente nazionale, culturale e rituale della disciplina turca.

Non esistono “scuole” italiane perché mancano i maestri (Usta), mancano i materiali (Kispet), mancano le condizioni logistiche (Olio, Ermeydanı) e, soprattutto, manca il contesto spirituale e culturale (Ahlak, Kırkpınar) che dà senso alla pratica.

Prospettive Future

È altamente improbabile che lo Yağlı güreş, nella sua forma autentica, possa mai sviluppare una presenza federale in Italia. L’unico scenario plausibile per una sua diffusione, seppur minima, potrebbe passare attraverso due canali:

  1. Canale Culturale: Eventi dimostrativi singoli, organizzati dall’Ambasciata Turca, dagli Istituti Culturali Turchi (come l’Istituto Yunus Emre) o dalla World Ethnosport Confederation, volti a far conoscere la disciplina come patrimonio culturale, non come sport da praticare.

  2. Canale del “Surrogato” Sportivo: Una potenziale crescita del Beach Wrestling (Lotta sulla Spiaggia) sotto l’egida della FIJLKAM. Se questo sport dovesse guadagnare popolarità, potrebbe attirare l’interesse degli appassionati di lotta, ma rimarrebbe comunque uno sport tecnicamente e culturalmente distinto.

Per l’appassionato italiano, quindi, lo Yağlı güreş rimane uno spettacolo affascinante da osservare da lontano, un patrimonio dell’umanità da ammirare nella sua terra d’origine, Edirne, e non una disciplina da cercare nella palestra sotto casa.

TERMINOLOGIA TIPICA

Il vocabolario dello Yağlı güreş (lotta nell’olio) è molto più di un semplice glossario tecnico. È una “lingua” a sé stante, un lessico denso di storia, filosofia e ritualità. Ogni termine, dall’attrezzatura al titolo più alto, dal gesto più semplice alla tecnica più complessa, è un veicolo di cultura.

Questo linguaggio affonda le sue radici nel turco anatolico, ma è stato profondamente arricchito dal persiano ottomano (la lingua dell’alta cultura e della poesia, da cui provengono molti termini onorifici come Pehlivan) e dall’arabo (la lingua della religione e della filosofia sufi, da cui provengono concetti etici come Ahlak).

Comprendere questa terminologia non significa solo imparare i nomi delle mosse; significa sbloccare la complessa visione del mondo (Weltanschauung) del Pehlivan. La terminologia può essere suddivisa in categorie distinte: i protagonisti (i ruoli umani), gli elementi fondamentali (gli oggetti e i luoghi), la struttura rituale e competitiva, il lessico tecnico e, infine, i concetti filosofici che governano l’intera disciplina.


I PROTAGONISTI: I RUOLI UMANI DELL’ERMEYDANI

La lotta nell’olio è un teatro umano con un cast ben definito di personaggi, ognuno con un ruolo e un nome specifico.

Pehlivan

  • Definizione Letterale e Etimologica: Il termine Pehlivan (o Pehlevan) non è originariamente turco. Deriva dal persiano Pahlavan (پهلوان), che a sua volta ha radici nell’antico Pahlavi (lingua persiana media). Il Pahlavan non era semplicemente un “lottatore” o un “atleta”. Il termine significava “eroe”, “campione”, “cavaliere” o “uomo valoroso”. Nelle epopee persiane come lo Shahnameh, i Pahlavan erano eroi mitologici e guerrieri cavallereschi che incarnavano la forza fisica unita alla virtù morale.

  • Significato Culturale (La Distinzione Cruciale): Nel contesto turco, questa distinzione è fondamentale. Non tutti coloro che praticano la lotta sono Pehlivan. Un individuo che semplicemente gareggia è un Güreşçi (un “lottatore”, da güreş, lotta, + -çi, suffisso che indica la professione). Il titolo di Pehlivan è un onore. Deve essere guadagnato. Un Güreşçi diventa Pehlivan solo quando dimostra di aver interiorizzato l’Ahlak (l’etica). È un titolo che si riferisce al carattere tanto quanto, se non di più, all’abilità fisica.

  • Funzione e Filosofia: Il Pehlivan non è solo un atleta che cerca di vincere un torneo. È un modello per la sua comunità. È l’incarnazione vivente delle virtù ancestrali:

  1. Forza (Kuvvet): Deve essere fisicamente dominante, un simbolo della salute e della potenza della nazione.

  2. Coraggio (Cesaret): Non deve mai tirarsi indietro, deve onorare la leggenda dei fondatori del Kırkpınar che lottarono fino alla morte.

  3. Etica (Ahlak): Deve essere umile (tevazu), rispettoso (saygılı), paziente (sabırlı) e generoso (cömert). La vera battaglia del Pehlivan, come insegnato nelle antiche Tekke (logge sufi), non è contro l’avversario sull’erba, ma contro il proprio Nefs (l’ego, l’io inferiore). L’olio, la fatica, il dolore e la frustrazione della lotta sono gli strumenti che portano l’ego in superficie, e il vero Pehlivan è colui che lo sconfigge, mantenendo l’umiltà nella vittoria e la grazia nella sconfitta. Il termine, quindi, trascende lo sport. È un titolo onorifico che definisce un ideale maschile completo: l’eroe pio, forte e morale.

Usta

  • Definizione Letterale: Usta è una parola turca (anch’essa di origine persiana, ustād) che significa “Maestro”, “Artigiano Esperto” o “Maestro Artigiano”.

  • Significato Culturale: Questo termine è cruciale. Nello Yağlı güreş, l’allenatore non è un antrenör (un termine moderno per “coach” o allenatore sportivo). È un Usta. Questa scelta lessicale rivela la natura della disciplina: non è vista come uno sport moderno, ma come un’arte artigianale tradizionale (zanaat). Proprio come un maestro ebanista, un calligrafo o un costruttore di tappeti, l’Usta di Yağlı güreş è un maestro che ha dedicato la sua vita a perfezionare un’arte e che ha la responsabilità di trasmetterla intatta alla generazione successiva.

  • Funzione e Filosofia: L’Usta è il perno del sistema di trasmissione della conoscenza, noto come Usta-Çırak (Maestro-Apprendista). Il suo ruolo è olistico e va ben oltre l’insegnamento delle tecniche (Oyunlar).

  1. Figura Paterna: L’Usta è un secondo padre. L’apprendista (çırak) spesso vive con lui, mangia alla sua tavola e gli deve obbedienza e rispetto filiale.

  2. Mentore Etico: La prima e più importante lezione che l’Usta insegna non è come vincere, ma come essere un Pehlivan. Insegna l’Ahlak attraverso l’esempio e la disciplina. È lui che valuta se l’allievo è moralmente pronto per competere.

  3. Custode del Lignaggio: L’Usta è un anello di una catena secolare. Rappresenta il suo Usta, e il maestro del suo Usta, in un lignaggio (soy) che, idealmente, risale ai primi eroi. Il suo compito è assicurare che la “forma” (spirituale e tecnica) dell’arte non venga corrotta o persa. Il legame con l’Usta è così forte che quando un Pehlivan viene presentato dal Cazgır, viene spesso identificato non solo con il suo nome, ma con quello del suo maestro: “L’allievo del Maestro X”.

Çırak

  • Definizione Letterale: Çırak (pronunciato chuh-rak) è il termine turco per “Apprendista”.

  • Significato Culturale: È l’altro lato del sistema Usta-Çırak. Il Çırak non è uno “studente” o un “cliente” che paga per delle lezioni. È un individuo che si sottomette volontariamente all’autorità di un Usta per imparare un mestiere, in questo caso, l’arte di essere un Pehlivan.

  • Funzione e Filosofia (Il “Kata” del Servizio): Il percorso del Çırak è lungo e inizia non con la lotta, ma con il Hizmet (Servizio). Questo servizio non è un atto di umiliazione, ma la prima e più fondamentale forma di allenamento.

  1. Compiti (Hizmet): I compiti rituali del Çırak includono:

    • Portare lo Zembil (la borsa di giunco intrecciato) del suo Usta.

    • Preparare l’olio e ungere il corpo del suo Usta prima della lotta.

    • Lavare il Kispet (i pantaloni di pelle) del suo Usta dopo la lotta – un compito arduo e sgradevole, progettato per distruggere l’orgoglio.

    • Porgergli l’acqua e l’asciugamano.

  2. Il “Bunkai” (Applicazione) del Servizio: Questo “kata” di servizio è progettato per allenare le virtù dell’Ahlak prima che l’apprendista abbia la forza fisica per essere pericoloso.

    • Insegna l’Umiltà (Tevazu): Mettendo i bisogni del maestro prima dei propri.

    • Insegna la Pazienza (Sabır): L’apprendista deve servire e osservare in silenzio per anni prima di essere considerato pronto per le competizioni importanti.

    • Insegna il Rispetto (Saygı): Attraverso atti quotidiani di deferenza. Solo dopo che l’Usta è convinto che il Çırak abbia sconfitto il proprio Nefs (ego) attraverso il servizio, inizia l’insegnamento serio delle tecniche di combattimento.

Cazgır (o Salavatçı)

  • Definizione Letterale: Il termine Cazgır (pronunciato Djaz-gur) è di etimologia incerta, forse legato a un termine turco arcaico per “colui che chiama” o “che recita”. È anche conosciuto come Salavatçı (“colui che recita il Salavat“).

  • Significato Culturale: Il Cazgır è il Maestro di Cerimonie, il poeta, la voce e lo storico orale dell’Ermeydanı. Non è un “commentatore” sportivo (spiker) nel senso moderno. È una figura rituale essenziale.

  • Funzione e Filosofia: Il suo compito è fondamentale per stabilire il tono sacro ed epico dell’evento.

  1. Il Salavat: Prima degli incontri principali, il Cazgır sale su una piattaforma e recita il Salavat. Questo non è un semplice annuncio. È una preghiera e una poesia (mâni) in rima.

  2. Contenuto del Salavat:

    • Invocazione: Invoca Allah, il Profeta Maometto e, soprattutto, il santo patrono (Pîr) di tutti i lottatori, Hazreti Hamza.

    • Presentazione: Introduce i Pehlivan. Ma non dice solo il loro nome. Ne loda la città natale (“Il leone di Edirne!”), il lignaggio (“L’allievo del grande Usta Tal dei Tali!”), e le virtù (“La cui forza è nota, la cui etica è pura!”).

    • Guerra Psicologica: Con la sua voce potente e ritmica, “riscalda” (coşturmak) la folla e i lottatori, creando un’atmosfera di attesa epica. Il Cazgır è il custode della tradizione orale. È lui che collega la lotta odierna ai grandi eroi del passato (Koca Yusuf, Kel Aliço), ricordando a tutti che non stanno assistendo a un semplice sport, ma alla continuazione di una leggenda di 660 anni.

Ağa

  • Definizione Letterale: Ağa (pronunciato aa-a) è un termine turco che significa “Signore”, “Padrone”, “Capo” o “Grande Fratello”. Storicamente, era un titolo per un comandante militare o un grande proprietario terriero.

  • Significato Culturale: Nello Yağlı güreş, l’Ağa è il Patrono del Torneo. È una figura di immenso prestigio sociale e finanziario.

  • Funzione e Filosofia: Dopo la caduta dell’Impero, il patrocinio della lotta è passato dal Sultano (Saray) alla gente. L’Ağa incarna questo passaggio.

  1. L’Asta (Ağalık İhalesi): Il titolo di Ağa del Kırkpınar (e di altri tornei minori) non è ereditario né nominato. È vinto. Ogni anno, durante il festival, si tiene un’asta pubblica. Un ariete (koç) decorato viene portato in campo e i ricchi uomini d’affari, politici o celebrità locali fanno offerte. Chi offre la cifra più alta vince l’onore di essere l’Ağa per l’anno successivo.

  2. La Generosità (Cömertlik): Il ruolo dell’Ağa non è guadagnare, ma spendere. La sua offerta finanzia l’evento, paga i premi dei lottatori e copre i costi organizzativi. Durante il suo “regno”, deve ospitare grandi banchetti (ziyafet) per migliaia di persone. La virtù principale dell’Ağa è la cömertlik (generosità). Un Ağa “avaro” (cimri) è un disonore.

  3. Il Ruolo Cerimoniale: L’Ağa è l’ospite d’onore. Siede nella tribuna principale, dà il via ai giochi, consegna la Cintura d’Oro (Altın Kemer) e spesso scende in campo per “far piovere” denaro sui lottatori, sui musicisti e sul Cazgır dopo una performance particolarmente brillante. È il re del festival.


GLI ELEMENTI FONDAMENTALI: OGGETTI E LUOGHI

Il vocabolario dello Yağlı güreş è intimamente legato ai suoi strumenti unici.

Yağlı Güreş

  • Definizione Letterale: Yağlı (con olio, oliato) + Güreş (lotta). “Lotta con l’olio”.

  • Significato Culturale: Questo è il nome ufficiale della disciplina. Il termine Güreş (lotta) è la radice (condivisa con altri stili come Karakucak Güreşi o Aba Güreşi). L’aggettivo Yağlı è ciò che la definisce e la rende unica.

  • L’Olio (Yağ): L’olio usato è Zeytinyağı (olio d’oliva). Non è solo un elemento tecnico (il grande equalizzatore che annulla la frizione), ma anche simbolico. L’olivo, nel Mediterraneo e in Anatolia, è un albero sacro, simbolo di pace, fertilità, purezza e abbondanza (bereket). Cospargersi d’olio (l’atto di yağlanmak) è un rituale di purificazione e un omaggio alla terra.

Kispet (o Kıspet)

  • Definizione Letterale: Il termine si riferisce ai pantaloni da lotta, l’unica uniforme permessa.

  • Etimologia: Si pensa derivi dal persiano kiswat o arabo kiswah, che significa “veste”, “abito” o “copertura” (lo stesso termine usato per la copertura della Kaaba alla Mecca). Questo suggerisce un’origine rispettosa, non solo un indumento sportivo.

  • Analisi Tecnica (L’Anatomia del Kispet): Il Kispet è l’intero campo di battaglia tecnico. Capire i suoi termini è capire la lotta.

    • Kasnak: La parte più importante. È la cintura rigida, spessa e rinforzata, fatta di più strati di cuoio, tela e feltro, cucita sopra la vita. È la “maniglia” (tutamak) principale per le tecniche di sollevamento (Kaldırmak).

    • Hazne: La sezione rinforzata che copre i glutei. Un altro punto di presa cruciale per il controllo da dietro.

    • Paça: La parte che copre le gambe, dal ginocchio in giù. È la zona dove si svolge la maggior parte della lotta tattica. L’obiettivo è infilare la mano all’interno del paça (paça kapmak).

    • Paça Sırımı: Un termine tecnico segreto. È il laccio di cuoio cucito all’interno del bordo inferiore del paça. Questo crea un bordo rialzato che le dita del Pehlivan possono “agganciare” per ottenere una presa, anche quando tutto è scivoloso.

Ermeydanı

  • Definizione Letterale: Er (Uomo, Eroe) + Meydan (Campo, Piazza, Arena). Il “Campo degli Eroi”.

  • Significato Culturale: Questo termine è profondamente evocativo. Non è un saha (campo sportivo) o uno stadyum (stadio). È un’arena sacra.

  • Contesto: Il termine Meydan ha un significato speciale nella cultura turca. È la piazza pubblica dove la comunità si riunisce, dove si tengono i mercati, si discute e si celebrano le feste. L’Ermeydanı è il Meydan consacrato alla lotta eroica.

  • La Terra (Toprak): La caratteristica essenziale è che deve essere un campo d’erba (çayır). La connessione con la terra (toprak) è fondamentale, un richiamo alle origini nomadi e un simbolo di umiltà (il Pehlivan tocca la terra nel Peşrev).

Zembil

  • Definizione Letterale: Zembil è il nome della borsa tradizionale usata per trasportare il kispet.

  • Caratteristiche: È fatta a mano, intrecciata con giunchi (kamış) o vimini. Non è un vezzo estetico, ma una tecnologia ancestrale.

  • Funzione: Il kispet, dopo la lotta, è un’attrezzatura da 15 kg gocciolante di olio, sudore e fango. Se fosse messo in una borsa da palestra di nylon, marcirebbe in un giorno. Lo Zembil, con la sua trama larga e intrecciata, è completamente ventilato. Permette all’aria di circolare, consentendo al kispet di asciugarsi lentamente senza ammuffire.

  • Simbolismo: È l’oggetto che definisce il Çırak (apprendista), il cui primo dovere è portare lo Zembil del suo Usta.


LA STRUTTURA RITUALE E COMPETITIVA

Il vocabolario si estende ai rituali e alla struttura del torneo, che sono inseparabili dallo sport.

Kırkpınar

  • Definizione Letterale: Kırk (Quaranta) + Pınar (Sorgente). “Le Quaranta Sorgenti”.

  • Contesto: È il nome del torneo più antico e prestigioso del mondo, che si tiene ogni anno a Edirne. È l’equivalente delle Olimpiadi, del Campionato del Mondo e della Mecca dello Yağlı güreş messi insieme. Il nome stesso deriva dalla leggenda fondativa dei 40 guerrieri gazi e delle 40 sorgenti miracolose.

  • Significato: L’intera disciplina ruota attorno a questo singolo evento. L’anno di un Pehlivan è misurato in “prima del Kırkpınar” e “dopo il Kırkpınar”.

Başpehlivan

  • Definizione Letterale: Baş (Testa, Capo, Principale) + Pehlivan. Il “Capo-Pehlivan”.

  • Significato: Questo non è un “rango” come una cintura nera. È un titolo che si ottiene vincendo la categoria più alta (Baş) al Kırkpınar. È il campione dei campioni, il re dei lottatori per quell’anno.

  • La Gerarchia (I Boylar): Il Kırkpınar è diviso in categorie (boylar, letteralmente “altezze” o “taglie”). Un lottatore inizia da giovane nelle categorie inferiori (come Minik, Teşvik) e deve vincere la sua categoria per essere promosso alla successiva l’anno seguente. La gerarchia, dal basso verso l’alto, culmina in:

    • Büyük Orta (Grande Medio)

    • Başaltı (Sotto il Capo)

    • Baş (Il Capo) Un lottatore che vince la categoria Başaltı ottiene il diritto di lottare nella categoria Baş l’anno successivo.

Altın Kemer

  • Definizione Letterale: Altın (Oro) + Kemer (Cintura). La “Cintura d’Oro”.

  • Significato: È il trofeo del Kırkpınar. È una cintura massiccia, di cuoio pesante, placcata d’oro.

  • La Regola: È il “Santo Graal” della disciplina. Un lottatore che vince il titolo di Başpehlivan riceve la cintura, ma solo temporaneamente. Deve restituirla l’anno successivo. Per diventare il proprietario permanente (ebedi sahibi) della Cintura d’Oro, un Pehlivan deve compiere l’impresa leggendaria di vincere il titolo di Başpehlivan per tre anni consecutivi. Questo è accaduto solo pochissime volte nell’era moderna (il più famoso a riuscirci due volte è Ahmet Taşçı).

Peşrev

  • Definizione Letterale: Dal persiano pīsh-raw, “ciò che va prima”, “preludio” o “ouverture”.

  • Significato: È il riscaldamento rituale coreografato che ogni Pehlivan esegue prima dell’inizio della lotta, al suono della Davul e della Zurna (che suonano la Peşrev Havası, “l’aria del preludio”).

  • Funzione: Come analizzato nel punto 8, non è un kata (non contiene tecniche di combattimento), ma un rituale olistico.

    • Riscaldamento (Isınma): Attiva i muscoli e le articolazioni.

    • Saluto (Selamlama): È un atto di rispetto. Il lottatore saluta la terra (toprak), l’Ağa, il pubblico e l’avversario.

    • Preparazione Mentale: È una meditazione in movimento per focalizzare lo spirito.

    • Dimostrazione: Un Peşrev vigoroso e agile è un messaggio psicologico all’avversario.

Davul ve Zurna

  • Definizione: Gli strumenti musicali della lotta. Il Davul è la grancassa bipelle, suonata con due diversi battenti (çomak e çubuk). La Zurna è l’oboe tradizionale, dal suono acuto e penetrante.

  • Funzione: Non sono intrattenimento. Sono parte integrante della lotta. La musica (chiamata Güreş Havası, “l’aria della lotta”) ha origini nelle bande militari ottomane (Mehter).

  • Interazione: La musica è reattiva. I musicisti guardano la lotta. Quando i lottatori sono in fase di studio, il ritmo è marziale e costante. Quando un Pehlivan tenta una mossa, il Davul esplode in un rullo frenetico (ritim artırmak) e la Zurna lancia note acute, incitando all’azione e segnalando l’evento al pubblico.


IL LESSICO TECNICO: IL LINGUAGGIO DELL’OYUN

Le tecniche sono chiamate Oyun (“gioco” o “mossa”). Il vocabolario tecnico è interamente basato sul kispet e sulla logica dell’olio.

Oyun

  • Definizione: “Gioco”, “Mossa”, “Tecnica”.

  • Filosofia: Chiamare una tecnica “gioco” è significativo. Sottintende strategia, intelligenza, un’impostazione (hazırlık) e un inganno (hile), non solo forza bruta. La lotta è un “gioco” di leve e pazienza.

El Kapma

  • Definizione: El (Mano) + Kapma (Afferrare). “La lotta per le mani”.

  • Contesto: A causa dell’olio, questa è la prima e più estenuante battaglia. È la “lotta nella lotta”. I due Pehlivan, in posizione Alın Alına (fronte contro fronte), lottano per minuti interi solo per controllare i polsi e gli avambracci dell’avversario (elense), cercando di impedire all’altro di raggiungere il kispet e cercando di creare un varco per sé.

Paça Kapmak

  • Definizione: “Afferrare il Paça“.

  • Contesto: L’obiettivo tecnico primario. Infilare la mano all’interno del paça (la gamba del kispet). Chi ottiene questa presa ha un vantaggio enorme, potendo tirare, sbilanciare o “falciare” l’avversario.

Tırpan

  • Definizione: “Falcetto” o “Falce”.

  • Contesto: Una famiglia di tecniche di sgambetto. Di solito eseguite dopo aver ottenuto una presa al paça (paçadan tırpan), l’attaccante usa la propria gamba per “falciare” la gamba di appoggio dell’avversario, portandolo a terra.

Sarma

  • Definizione: “Avvolgimento”.

  • Contesto: L’equivalente del “double leg” o “shoot” della lotta libera. È un “tuffo” (dalma) alle gambe, dove l’attaccante cerca di “avvolgere” le gambe o il kispet (spesso il hazne da dietro) per sollevare e proiettare.

Künde

  • Definizione: Un termine complesso che si riferisce a una famiglia di proiezioni e ribaltamenti, spesso iniziati da una presa Sarma. È l’atto di sollevare e ribaltare l’avversario per portarlo in posizione di schienamento.

Kazık

  • Definizione: “Palo” o “Puntello”.

  • Contesto: Una delle tecniche più temute e uniche. È una mossa di controllo e sottomissione posizionale. Di solito si applica quando un lottatore difende un Sarma. Il difensore blocca la testa dell’attaccante tra le sue gambe e afferra il kasnak (cintura) dell’attaccante, tirandolo verso l’alto. L’attaccante si trova bloccato a testa in giù, in una posizione dolorosa e umiliante, con il collo e la schiena sotto pressione estrema, come se fosse “impalato”. Spesso porta alla resa per sfinimento.

Köprü

  • Definizione: “Ponte”.

  • Contesto: La tecnica di difesa fondamentale contro lo schienamento. Il lottatore si arcua all’indietro, appoggiandosi sulla testa (boyun köprüsü, ponte sul collo) e sui piedi per impedire che la sua schiena (“l’ombelico”) veda il cielo. La forza del collo richiesta è leggendaria.

Yenmek

  • Definizione: “Sconfiggere”, “Vincere”.

  • Contesto: L’obiettivo. Si ottiene in due modi tradizionali:

    1. Sırtı Yere Getirmek: “Portare la schiena a terra” (lo schienamento, far vedere l’ombelico al cielo).

    2. Kaldırmak: “Sollevare” completamente l’avversario e fare tre passi.

  • Nell’era moderna, esiste anche il Puanla Yenmek (Vincere ai punti) allo scadere del tempo.


CONCETTI FILOSOFICI ED ETICI

Infine, ci sono i termini che definiscono l’anima della disciplina.

Ahlak

  • Definizione: Dall’arabo Akhlaq, “Etica”, “Morale”, “Carattere”.

  • Contesto: È il software spirituale del Pehlivan. È il codice di condotta non scritto, insegnato dall’Usta e forgiato nella Tekke Bektashi. Include l’umiltà, il rispetto, la pazienza, la generosità, l’onestà e il coraggio. Un Pehlivan senza Ahlak è solo un güreşçi (lottatore), indipendentemente da quante volte vinca.

Nefs

  • Definizione: Dall’arabo, “Ego”, “Anima Carnale”, “Io Inferiore”.

  • Contesto: Un concetto centrale del Sufismo (e quindi della filosofia Bektashi). Il Nefs è la fonte dell’orgoglio, dell’arroganza, della rabbia e dell’avidità.

  • Funzione: Il vero avversario del Pehlivan. La lotta nell’olio, con la sua frustrazione, il dolore dell’olio negli occhi e la fatica estrema, è un sistema progettato per far emergere il Nefs e dare al Pehlivan l’opportunità di sconfiggerlo, praticando l’umiltà e la pazienza.

Sabır

  • Definizione: “Pazienza”.

  • Contesto: Una virtù cardinale.

    • Tattica: L’olio rende le prese impossibili da forzare. Un lottatore impaziente spreca energia e perde. Un maestro deve praticare la sabır, aspettando per minuti o ore il minimo errore dell’avversario.

    • Spirituale: È la capacità di sopportare la fatica, il dolore e la frustrazione della lotta senza cedere mentalmente.

Tevazu

  • Definizione: “Umiltà”.

  • Contesto: L’apice dell’Ahlak. È la virtù dimostrata dal Çırak che serve il suo Usta. È la virtù del vincitore che aiuta il perdente a rialzarsi. È la virtù del giovane campione che, dopo aver sconfitto un vecchio maestro, gli bacia la mano in segno di rispetto (el öpmek). È l’antidoto al Nefs.

ABBIGLIAMENTO

L’abbigliamento nello Yağlı güreş (lotta nell’olio) è un argomento che trascende la semplice sartoria o l’uniforme sportiva. È uno degli aspetti più cruciali e filosoficamente carichi dell’intera disciplina. A differenza di sport come il calcio (dove l’abbigliamento è un’uniforme per distinguere le squadre) o il Judo (dove il gi è un’attrezzatura tecnica per le prese), l’abbigliamento dello Yağlı güreş è un sistema paradossale: è contemporaneamente un’armatura, un bersaglio, un handicap e l’unico insieme di regole tangibili del combattimento.

Il “vestito” del Pehlivan (l’eroe lottatore) è un’estensione del suo corpo e della sua strategia. È composto da pochissimi elementi, la cui interazione (o assenza) definisce l’intero sport:

  1. Il Kispet: L’elemento centrale, i pantaloni di pelle.

  2. Il Torso Nudo: L’assenza di abbigliamento, fondamentale per l’applicazione dell’olio.

  3. I Piedi Nudi: La connessione con la terra.

  4. L’Olio (L’Indumento Liquido): L’elemento che attiva l’intero sistema.

In questo capitolo, analizzeremo ogni componente, con un’attenzione quasi forense all’elemento centrale, il Kispet, che non è semplicemente un “indumento”, ma il cuore pulsante e l’anima tecnica dello Yağlı güreş.


IL KISPET: IL CAMPO DI BATTAGLIA TECNICO

L’intero universo dello Yağlı güreş ruota attorno a un singolo, iconico capo di abbigliamento: il Kispet (a volte scritto Kıspet). Senza il kispet, lo Yağlı güreş non esisterebbe.

Definizione ed Etimologia

Il Kispet è un pantalone estremamente robusto, pesante e su misura, tradizionalmente realizzato in pelle di bufalo d’acqua o di vitello, che si estende dalla vita fino a appena sotto le ginocchia.

Il termine stesso rivela la sua importanza. Non è una parola turca comune per “pantaloni” (pantolon). Deriva molto probabilmente dal persiano kiswat o dall’arabo kiswah (كسوة), che significa “veste”, “copertura”, “abito d’onore” o “paramento”. È lo stesso termine usato per descrivere la sacra copertura della Kaaba alla Mecca.

Questa etimologia non è casuale. Implica che il kispet non è un indumento utilitaristico, ma una veste rituale, un abito d’onore che eleva colui che lo indossa dallo status di semplice uomo (adam) a quello di Pehlivan (eroe).

La Funzione Paradossale: Armatura e Bersaglio

Il kispet è la definizione vivente di un paradosso tecnico.

  1. Come Armatura: Storicamente, la sua pelle spessa (in particolare quella di bufalo) offriva una protezione significativa alle gambe del lottatore contro abrasioni, colpi accidentali e lo sfregamento sull’erba e sulla terra.

  2. Come Bersaglio (L’Unica Regola): La funzione principale del kispet è definita dall’olio. L’olio (yağ) rende il torso nudo e le braccia dell’avversario completamente inafferrabili. È impossibile applicare una presa, una leva o un controllo sul corpo. L’olio annulla la lotta convenzionale. Ed è qui che il kispet entra in gioco: è l’unica cosa che può essere afferrata.

L’intero sport, ogni singola tecnica (Oyun), ogni strategia, ogni grammo di forza speso, è finalizzato a risolvere un unico problema: come ottenere una presa su questa pesante, scivolosa e resistente armatura di pelle, e come impedire all’avversario di fare lo stesso.

Il kispet non è un “accessorio” della lotta; la lotta è un “accessorio” del kispet.


L’ANATOMIA DEL KISPET: UN CAPOLAVORO DI INGEGNERIA ARTIGIANALE

Per capire l’abbigliamento, dobbiamo sezionare il kispet. Non è un pezzo di pelle unico, ma un assemblaggio complesso di parti, ognuna con un nome, un materiale e una funzione tecnica specifica. È un capo di ingegneria tessile pre-industriale.

Il Kasnak (La Cintura Rinforzata)

Questo è il componente più importante e riconoscibile.

  • Descrizione: Il Kasnak è la cintura estremamente spessa, rigida e larga che si trova sopra la vita del lottatore. È la “maniglia” (tutamak) principale del kispet.

  • Costruzione: Non è solo pelle. È un “sandwich” di materiali. Un artigiano (kispetçi usta) sovrappone più strati di tela cerata spessa (muşamba), feltro rigido (keçe) e strisce di cuoio, cucendoli insieme con un filo cerato (mumlu ip) che richiede un punteruolo e una forza immensa per essere lavorato. Lo strato esterno è poi rifinito con pelle di vitello o capra.

  • Funzione Tecnica: Il Kasnak è il bersaglio per le tecniche di sollevamento. La sua rigidità impedisce che si pieghi o si arrotoli quando un lottatore cerca di afferrarlo. Ottenere una presa solida sul kasnak dell’avversario è il primo passo per tentare il Kaldırmak (il sollevamento per tre passi, che garantisce la vittoria istantanea). Controlla il centro di gravità dell’avversario.

L’Hazne (La Seduta)

  • Descrizione: È la parte posteriore del kispet, la “seduta”, che copre i glutei.

  • Costruzione: Questa parte è quasi sempre fatta di pelle a doppio o triplo strato. Deve essere la parte più resistente, poiché è soggetta alla massima tensione durante le proiezioni e i sollevamenti da dietro.

  • Funzione Tecnica: È un punto di presa cruciale per molte tecniche di proiezione come il Sarma (l’avvolgimento) o il Künde (il ribaltamento). Una presa sull’Hazne, combinata con il controllo del kasnak, è la base per la maggior parte delle proiezioni di potenza.

Il Paça (La Gamba/Il Polsino)

  • Descrizione: Il Paça è la sezione del kispet che copre la gamba, dalla coscia fino a sotto il ginocchio.

  • Costruzione: Questa parte deve essere aderente. È su misura per la coscia e il polpaccio del lottatore. Sotto il ginocchio, viene stretta e fissata con un laccio di cuoio che passa attraverso degli occhielli, per renderla il più aderente possibile.

  • Funzione Tecnica: Il Paça è il campo di battaglia della lotta tattica. L’obiettivo primario di un Pehlivan in posizione di studio è quello di infilare la propria mano all’interno del paça dell’avversario (paça kapmak).

  • Il Paradosso del Paça: Il design è una contraddizione strategica. Deve essere abbastanza stretto da rendere questa impresa quasi impossibile, ma la sua stessa esistenza (e il fatto che una mano possa entrarci) la rende l’obiettivo. Una mano che riesce a penetrare all’interno del paça ottiene una leva immensa su tutta la gamba, e quindi sull’equilibrio dell’avversario, ed è la chiave per le tecniche di sgambetto (Tırpan).

Il Paça Sırımı (Il Laccio Nascosto del Polsino)

Questo è il segreto tecnico più raffinato del kispet.

  • Descrizione: Il Sırım è un cordone di cuoio sottile ma molto resistente, che l’artigiano cuce all’interno del bordo inferiore del paça (il polsino sotto il ginocchio).

  • Funzione Tecnica: Quando tutto il kispet è ricoperto di olio, è impossibile afferrare la pelle liscia. Tuttavia, questo sırım nascosto crea un bordo rialzato, duro e sottile. Questo bordo è l’unica cosa che le dita del Pehlivan, allenate a una forza di presa simile a quella di un arrampicatore, possono “agganciare” (çengel) o “pizzicare” (sıkıştırmak). È un appiglio minimo, quasi impercettibile, ma è la differenza tra il controllo e lo scivolamento. Molte delle prese apparentemente impossibili si basano sull’abilità del lottatore di trovare e agganciare questo laccio con la punta delle dita.


I MATERIALI: LA SCELTA DELLA RESISTENZA

La scelta dei materiali per il kispet non è estetica, ma puramente funzionale. Il materiale deve resistere all’olio, all’acqua, al sudore, al fango e a una forza di trazione che spezzerebbe tessuti minori.

La Pelle (Deri)

  1. Manda Derisi (Pelle di Bufalo d’Acqua): Questo è il materiale tradizionale e più pregiato. I bufali d’acqua (comuni in Turchia) hanno una pelle incredibilmente spessa, con una grana densa e una naturale resistenza all’acqua. Un kispet di bufalo è considerato il più pesante e il più resistente (dayanıklı). È molto difficile da “rompere” (ammorbidire), ma una volta adattato, dura una vita.

  2. Dana Derisi (Pelle di Vitello/Manzo): L’alternativa moderna più comune. È più morbida della pelle di bufalo, più facile e veloce da “rompere” e da adattare al corpo. È leggermente meno resistente del bufalo di prima qualità, ma la sua flessibilità la rende una scelta popolare tra i lottatori moderni che non vogliono passare mesi ad ammorbidire un kispet di bufalo.

Il Processo di Lavorazione

La pelle viene conciata con metodi specifici (spesso tradizionali) per mantenerla forte ma flessibile. Non deve diventare né troppo secca (si spaccherebbe) né troppo morbida (si strapperebbe).

Le Cuciture (Dikişler)

Le cuciture sono il punto debole di qualsiasi indumento. Nel kispet, sono un’opera d’arte.

  • Filo (İplik): Si usa un filo speciale, spesso sintetico nell’era moderna, ma tradizionalmente un filo di lino o canapa pesantemente cerato (mumlu ip). La cera rende il filo impermeabile all’olio e al sudore, impedendogli di marcire e spezzarsi.

  • Tecnica: Le cuciture sono fatte a mano, utilizzando un punteruolo (biz) per perforare gli strati di pelle e due aghi per creare una cucitura a “punto sellaio”, che è incredibilmente forte e non si disfa anche se un punto si rompe.


L’ARTIGIANATO: IL KISPETÇİ USTA (IL MAESTRO ARTIGIANO)

L’abbigliamento dello Yağlı güreş non si compra in un negozio di articoli sportivi. Non è prodotto in serie in una fabbrica. Ogni kispet è un pezzo unico, fatto su misura da un maestro artigiano, il Kispetçi Usta.

Il Processo di Creazione

  1. La Misurazione: Il Pehlivan si reca dall’artigiano (che spesso è un ex lottatore o proviene da una famiglia di artigiani) per farsi prendere le misure in modo preciso: vita, fianchi, circonferenza della coscia e del polpaccio.

  2. Il Taglio: L’artigiano seleziona le pelli migliori e taglia i pannelli. Il taglio è un’arte: la pelle ha una “grana” e deve essere tagliata in modo che la tensione massima sia allineata con la parte più forte della pelle.

  3. L’Assemblaggio: Le parti vengono incollate temporaneamente e poi inizia il lavoro brutale della cucitura a mano. Un artigiano usa la forza di tutto il corpo per spingere il punteruolo attraverso 3 o 4 strati di pelle di bufalo e tela cerata per assemblare il kasnak.

  4. La Finitura: I bordi vengono rifiniti, i lacci inseriti. Un singolo kispet può richiedere da una settimana a un mese di lavoro.

La “Rottura” (Kıspeti Kırmak) Un kispet nuovo è un’armatura rigida e inutilizzabile. È rigido come il legno compensato. Prima di poterci lottare, il Pehlivan deve “romperlo” (kırmak). Questo rituale è parte dell’allenamento.

  • Processo: Il Pehlivan immerge il kispet nell’olio, lo lascia al sole, poi lo indossa e inizia ad allenarsi. Lo indossa per camminare, per fare squat, per rotolarsi. L’olio, il sudore, il calore e il movimento ammorbidiscono lentamente la pelle, modellandola perfettamente sul corpo del lottatore. Un kispet “rotto” è comodo (per quanto possa esserlo) e diventa una seconda pelle.


IL PARADOSSO DEL PESO: L’HANDICAP DELL’ABBIGLIAMENTO

Questa è una delle curiosità più incredibili dell’abbigliamento dello Yağlı güreş.

  • Peso a Secco: Un kispet nuovo, asciutto, pesa già una quantità significativa, solitamente tra i 3 e i 4 chilogrammi.

  • Peso da Combattimento (Oliato e Bagnato): La pelle, sebbene resistente, è porosa. Quando il Pehlivan si cosparge di olio (yağlanmak), la pelle lo assorbe. Durante la lotta, il lottatore suda copiosamente e, se piove (i tornei non si fermano per la pioggia), il kispet assorbe anche l’acqua. Il risultato è che un kispet, durante una finale del Kırkpınar, può arrivare a pesare dai 13 ai 15 chilogrammi.

L’Implicazione Tecnica e Fisica: Il Pehlivan non sta solo combattendo un avversario di 120 kg. Sta combattendo un avversario di 120 kg mentre indossa un giubbotto zavorrato da 15 kg. Questo peso aggiuntivo ha un impatto devastante:

  1. Resistenza (Dayanıklılık): È un test di resistenza brutale. Ogni movimento, ogni passo, richiede uno sforzo esponenzialmente maggiore.

  2. Tecnica: Il peso cambia il baricentro del lottatore. Rende le fughe più difficili e i sollevamenti ancora più erculei.

  3. Filosofia: L’abbigliamento stesso è progettato per testare il Pehlivan, per portarlo al limite della sopportazione umana, in linea con la leggenda fondativa di Ali e Selim che lottarono fino alla morte per sfinimento.


OLTRE IL KISPET: GLI ALTRI ELEMENTI DELL’ABBIGLIAMENTO

Sebbene il kispet sia il protagonista, gli altri elementi sono definiti dalla loro assenza.

Il Torso Nudo (Çıplak Gövde) L’assenza di una maglia è la condizione necessaria per l’intero sport.

  • La Funzione dell’Olio: Il torso nudo è la superficie su cui viene applicato l’olio (yağ). È l’atto di ungere il torso che crea l’impossibilità della presa e sposta l’intera azione tattica sul kispet. Se i lottatori indossassero una maglia (come nel Sambo), l’olio sarebbe inutile e lo sport sarebbe completamente diverso.

  • L’Estetica della Forza: L’olio sul torso nudo e muscoloso del Pehlivan crea l’immagine iconica dello sport. Mette in risalto la kuvvet (forza) dell’atleta, trasformandolo in una “scultura vivente”, un eroe dell’antichità classica.

I Piedi Nudi (Çıplak Ayak) I Pehlivan lottano scalzi sull’erba dell’Ermeydanı (Campo degli Eroi).

  • Funzione Tecnica: Le scarpe sarebbero un disastro sull’erba oliata e fangosa. I piedi nudi permettono al Pehlivan di “aggrapparsi” all’erba e alla terra (toprak) con le dita, fornendo la trazione necessaria per spingere e resistere.

  • Feedback Sensoriale: I piedi nudi forniscono un feedback tattile essenziale sull’equilibrio (denge), permettendo al lottatore di sentire le minime variazioni del terreno.

  • Funzione Filosofica: Lottare scalzi è un atto di connessione. È il simbolo del legame del Pehlivan con la Toprak Ana (Madre Terra). Il rituale del Peşrev (riscaldamento) inizia proprio con il lottatore che tocca l’erba con la mano e porta la mano al cuore e alla fronte. È un abbigliamento di umiltà.

Gli Indumenti Intimi Moderni (Alt Giyim) Storicamente, il kispet era indossato su un semplice perizoma o nulla. Oggi, per motivi di igiene e pudore, i lottatori indossano pantaloncini da compressione o simili sotto il kispet.

  • La Regola (“Pijama”): Questo ha introdotto una nuova regola. È severamente vietato (yasak) afferrare questi indumenti intimi (a volte chiamati pijama). Qualsiasi presa deve essere fatta esclusivamente sulla pelle del kispet. Questo preserva l’integrità tecnica della disciplina.


L’EQUIPAGGIAMENTO CORRELATO: GLI ACCESSORI INDISPENSABILI

L’abbigliamento non finisce con ciò che si indossa, ma include come lo si trasporta e cosa si vince.

Lo Zembil: La Borsa che Respira

  • Descrizione: È la tradizionale borsa intrecciata a mano, fatta di giunchi (kamış), paglia o vimini.

  • La Necessità: Come si trasporta un’armatura di pelle da 15 kg, gocciolante di olio, sudore e fango, senza che marcisca?

  • La Soluzione (Ingegneria Ancestrale): Lo Zembil è la risposta. La sua struttura intrecciata è completamente ventilata. Permette all’aria di circolare, asciugando lentamente il kispet e impedendo la formazione di muffe e batteri che distruggerebbero la pelle. È una soluzione tecnologica perfetta, inventata secoli fa.

  • Simbolismo: È il simbolo del Çırak (apprendista), il cui primo dovere (hizmet) è portare con orgoglio lo Zembil del suo Usta (Maestro).

L’Altın Kemer: L’Abbigliamento del Campione L’obiettivo finale, l’accessorio più ambito.

  • Descrizione: La “Cintura d’Oro” (Altın Kemer) è il trofeo del Kırkpınar.

  • Funzione: È l’unico pezzo di “abbigliamento” che un Pehlivan vince. È il simbolo del suo status di Başpehlivan (Capo-Pehlivan).

  • La Regola della Proprietà: È un abito “in prestito”. Il vincitore la indossa per un anno. Per possederla per sempre (ebedi sahip), deve vincere il Kırkpınar per tre anni consecutivi.

In conclusione, l’abbigliamento dello Yağlı güreş è un sistema profondo. Il Kispet è un capolavoro di artigianato, un oggetto su misura che è contemporaneamente l’armatura del Pehlivan, la sua arma, il suo più grande handicap e l’intero libro delle regole del suo sport. Ogni altro elemento – la pelle nuda, i piedi nudi, l’olio e persino la borsa per trasportarlo – è un componente perfettamente integrato in questo ecosistema unico, progettato per testare non solo la forza, ma anche la resistenza, l’intelligenza e, in definitiva, il carattere.

ARMI

La domanda sulle “armi” nello Yağlı güreş (lotta nell’olio) è una delle più profonde e rivelatrici che si possano porre. La risposta, nella sua forma più letterale e assoluta, è netta, inequivocabile e costituisce il fondamento stesso della disciplina:

Lo Yağlı güreş è una pratica essenzialmente e filosoficamente disarmata.

Non esistono armi nel senso convenzionale del termine. Non ci sono spade, bastoni, coltelli, lance o proiettili. Non ci sono lame nascoste, né attrezzi agricoli trasformati in strumenti di difesa. È, nella sua forma più pura, un güreş (lotta), un confronto birebir (uno contro uno) che si basa esclusivamente sull’uso del corpo umano.

Tuttavia, liquidare l’argomento con questa semplice affermazione, sebbene fattualmente corretta, significherebbe ignorare il nucleo della sfida. L’assenza di armi non è una mancanza, né una dimenticanza storica. È una scelta deliberata e una dichiarazione filosofica.

Per comprendere appieno il ruolo delle “armi” nello Yağlı güreş, dobbiamo esplorare questo vuoto. Dobbiamo analizzare:

  1. Perché una disciplina nata da una casta di guerrieri d’élite (i Gazi e i Giannizzeri) sia, di fatto, completamente disarmata.

  2. Cosa sostituisce le armi fisiche nel determinare la vittoria e la superiorità.

  3. Quali sono le vere “armi” metaforiche, fisiche e psicologiche che un Pehlivan (eroe lottatore) deve forgiare, affilare e padroneggiare per raggiungere la maestria.

La vera risposta è che lo Yağlı güreş ha rimosso l’arma esterna per costringere il praticante a trasformare se stesso nell’arma unica e totale.


IL PARADOSSO STORICO: L’ARTE MARZIALE DEI GUERRIERI DISARMATI

La prima anomalia da affrontare è la storia. Lo Yağlı güreş non è nato come un’attività per il fitness o come un gioco per contadini (sebbene sia diventato anche questo). Le sue radici, come descritto nella leggenda del Kırkpınar (fondato da 40 guerrieri Gazi), sono inequivocabilmente militari.

È lo sport degli Ata Sporları (sport ancestrali), praticato e perfezionato dai Giannizzeri (Yeniçeri), il corpo di fanteria d’élite dell’Impero Ottomano, una delle macchine da guerra più temute della storia.

Come può, quindi, l’arte marziale di una casta di soldati non avere armi?

La Distinzione tra “Talim” (Addestramento) e “Harp” (Guerra)

La risposta risiede nella distinzione tra l’addestramento al combattimento totale (harp) e l’addestramento fisico e spirituale (talim).

  • Un Giannizzero era, prima di tutto, un soldato professionista. Il suo addestramento principale era armato. Era un maestro del tüfek (moschetto), del yay (arco composito) e, soprattutto, della kılıç (la scimitarra ottomana). Si allenava a combattere in formazione, a prendere d’assalto le mura e a maneggiare l’artiglieria.

  • Lo Yağlı güreş (e altre forme di lotta) non era inteso come sostituto di questo addestramento. Era, piuttosto, l’addestramento fondamentale per tutto il resto.

La lotta era il talim per eccellenza, progettato per costruire le qualità fondamentali del guerriero:

  1. Forza Funzionale (Kuvvet): La capacità di sollevare, spingere, tirare e controllare un uomo che si divincola. Questa è la forza necessaria per maneggiare un’armatura pesante, per piantare uno stendardo nel terreno fangoso o per controllare un nemico in corpo a corpo.

  2. Resistenza (Dayanıklılık): Le campagne militari erano maratone di fatica. La lotta, specialmente quella nell’olio che poteva durare ore o giorni, era la simulazione perfetta della resistenza fisica e mentale richiesta in un assedio.

  3. Agilità e Equilibrio (Çeviklik ve Denge): Mantenere l’equilibrio su un terreno scivoloso (come il ponte di una nave o un campo fangoso) era essenziale. L’olio simulava queste condizioni.

  4. Disciplina (İtaat): Il sistema Usta-Çırak (Maestro-Apprendista) della lotta rifletteva e rafforzava la rigida gerarchia e l’obbedienza assoluta richieste nell’esercito.

Il Güreş come “Ultima Risorsa”

Lo Yağlı güreş era anche l’addestramento per lo scenario peggiore: cosa fa un guerriero quando la sua lancia si spezza, la sua spada viene persa e il suo moschetto è scarico? In quel momento, sul campo di battaglia, l’unica arma che gli rimane è il suo corpo.

Lo Yağlı güreş è, in questo contesto, l’arte marziale del combattimento a mani nude nel caos. L’olio, il fango, il sudore, la scivolosità – tutto questo era una simulazione realistica di un combattimento mortale. L’allenamento a trovare una presa sul kispet (l’unica cosa afferrabile) era un allenamento a trovare un appiglio sull’uniforme, sulla cintura o sull’armatura di un nemico.

La Separazione Filosofica: La Tekke

C’è un’altra ragione fondamentale per l’assenza di armi. L’identità del Pehlivan non era forgiata solo nella caserma (kışla), ma anche nella Tekke (la loggia sufi), in particolare quella Bektashi.

Mentre la caserma insegnava a usare la forza, la Tekke insegnava perché e come controllarla. Il percorso spirituale del Pehlivan era incentrato sulla sconfitta del Nefs (l’ego). L’obiettivo non era uccidere, ma raggiungere la perfezione morale.

L’introduzione di un’arma (uno strumento il cui unico scopo è ferire o uccidere) avrebbe corrotto questo obiettivo primario. Un’arma è un “equalizzatore” che permette a un uomo debole e moralmente corrotto di sconfiggere un uomo forte e virtuoso. Questo è l’antitesi della filosofia del Pehlivan.

Lo Yağlı güreş, eliminando l’arma, costringe un confronto puro: la forza di un uomo, la tecnica di un uomo, l’etica di un uomo contro quella di un altro. È un test di valore intrinseco, non di equipaggiamento.

La disciplina, quindi, si è evoluta separandosi dal suo contesto armato. Quando i Giannizzeri furono sciolti nel 1826, l’addestramento militare con le armi svanì, ma la lotta, protetta dalla sua profonda radice spirituale e popolare (nelle Tekke e nei festival), sopravvisse e prosperò.


LE “ARMI” DEL PEHLIVAN: LA RIDEFINIZIONE DEL CONCETTO

Se un Pehlivan non porta armi, non significa che sia disarmato. Significa che la sua intera vita è dedicata a forgiare un arsenale di armi metaforiche, fisiche e psicologiche. L’Ermeydanı (il Campo degli Eroi) non è un campo di lotta; è un’armeria.

Il vero arsenale del Pehlivan è composto da quattro categorie:

  1. Il Corpo (L’Arma Vivente)

  2. L’Attrezzatura (L’Arma Tattica)

  3. L’Ambiente (L’Arma Nascosta)

  4. La Mente (L’Arma Suprema)

L’ARMA VIVENTE: IL CORPO COME ARSENALE (VÜCUT SİLAHI)

Nello Yağlı güreş, ogni parte del corpo è addestrata per diventare un’arma di pressione, leva o controllo.

1. Il Collo (Boyun): Lo Scudo e il Fulcro

  • L’Arma: La forza del collo del Pehlivan è leggendaria. È forse il muscolo più allenato e più importante.

  • Funzione Offensiva (Pressione): Nella posizione Alın Alına (fronte contro fronte), il collo è l’arma usata per esercitare una pressione costante e logorante sull’avversario. È una battaglia di “colpi di testa” lenti, dove il Pehlivan cerca di rompere la postura dell’avversario usando la forza della sua colonna vertebrale, trasmessa attraverso il collo.

  • Funzione Difensiva (Il Ponte – Köprü): L’arma di difesa definitiva contro lo schienamento. Quando un Pehlivan è quasi sconfitto, usa il Köprü (il ponte), sostenendo l’intero peso suo e dell’avversario solo sui piedi e sulla testa. Un collo debole si spezzerebbe o cederebbe, portando alla sconfitta. Un collo forte (allenato con esercizi come il “ponte con sovraccarico”, dove un compagno si siede sul petto del lottatore) è uno scudo impenetrabile che può resistere per minuti interi, frustrando l’attaccante.

2. Le Mani e gli Avambracci (Eller ve Kollar): I Rampini

  • L’Arma: La forza della presa (el kuvveti) è l’arma che permette di interagire con il kispet.

  • Funzione Offensiva (La Presa a Gancio): A causa dell’olio, una presa a palmo pieno è impossibile. Le mani del Pehlivan sono allenate a diventare “rampini”. Usano una forza immensa sulla punta delle dita (parmak ucu) per agganciarsi al Paça Sırımı (il laccio nascosto nel bordo del kispet), un appiglio di pochi millimetri.

  • Funzione Difensiva/Offensiva (El Kapma): Le mani e gli avambracci sono le “spade” usate nella “lotta nella lotta” (El Kapma). Sono usati per deviare (çelme), spingere (itme) e controllare i polsi dell’avversario, impedendogli di raggiungere il kispet.

  • La Stretta (Sıkma): Se un Pehlivan riesce a bloccare un braccio, usa la sua presa non per una leva (che è vietata), ma per una stretta muscolare (una “tenaglia”), progettata per infliggere dolore da pressione e prosciugare l’energia dell’avversario.

3. I Fianchi e la Schiena (Kalça ve Sırt): Il Motore della Potenza

  • L’Arma: Questa è l’artiglieria pesante. La forza della catena posteriore (glutei, lombari, femorali).

  • Funzione Offensiva (Sollevamento): È l’arma usata per il Kaldırmak (la vittoria per sollevamento). Il movimento è uno stacco da terra (deadlift) eseguito su un avversario che si divincola.

  • Funzione Offensiva (Proiezione): È il motore delle proiezioni come il Künde, dove i fianchi esplodono per sollevare il centro di gravità dell’avversario e ribaltarlo.

  • Funzione Difensiva: Una schiena forte è essenziale per resistere alla terribile pressione della tecnica del Kazık (il palo).

4. La Testa (Kafa): Il Timone

  • L’Arma: La fronte (alın) è usata come un’arma di posizionamento.

  • Funzione Offensiva (Pressione): Come il collo, la fronte è usata per spingere, deviare e “sentire” i movimenti dell’avversario. È un’arma tattile, un sensore che informa il Pehlivan dell’equilibrio dell’avversario.

  • Funzione Difensiva: È usata per bloccare un avversario, impedendogli di alzare la postura.


L’ARMA TATTICA: L’EQUIPAGGIAMENTO (KISPET VE YAĞ)

Le uniche “armi” esterne consentite sono, paradossalmente, l’abbigliamento e l’olio stesso. Ma sono armi a doppio taglio, usate sia dall’attaccante che dal difensore.

1. Il Kispet: L’Arma dell’Attacco Il kispet è l’arma che sconfigge l’olio. È l’unica cosa che offre una presa, ed è quindi l’arma offensiva per eccellenza.

  • Il Paça (La Gamba) come Leva: Infilare la mano nel paça (paça kapmak) è l’arma più comune. Non è solo una “presa”. È l’acquisizione di una leva. Controllando il fondo del pantalone, un Pehlivan controlla l’intera gamba. Tirando il paça, può sbilanciare un uomo di 140 kg. È l’equivalente di afferrare l’elsa di una spada.

  • Il Kasnak (La Cintura) come Maniglia: Il kasnak è l’arma per la vittoria assoluta. La sua costruzione rigida è progettata per essere un’arma offensiva. Afferrarlo saldamente permette l’arma del sollevamento (Kaldırmak), il Künde e il controllo totale del centro di gravità dell’avversario.

  • Il Paça Sırımı (Il Laccio Nascosto): Questa è l’arma segreta del kispetçi (l’artigiano) data al Pehlivan. È un piccolo cordone di cuoio cucito nel bordo del paça. È un’arma di “frizione artificiale”, progettata per essere agganciata dalle dita quando tutto il resto fallisce.

2. L’Olio (Yağ): L’Arma della Difesa e della Resistenza L’olio (yağ) è l’arma più paradossale.

  • L’Arma Difensiva: È l’arma del difensore. Un Pehlivan che è tecnicamente inferiore ma sa come usare l’olio può frustrare un avversario superiore. L’olio è la sua armatura liquida, un campo di forza che rende le prese al corpo impossibili. Più l’avversario si sforza, più scivola e più si stanca.

  • L’Arma della Resistenza (Il Test): L’olio è un’arma biologica usata contro entrambi i lottatori. Ostruendo i pori, impedisce la termoregolazione, portando il corpo a un surriscaldamento estremo.

  • L’Arma Chimica (L’Agonia): L’olio, mescolandosi con il sudore salato e la polvere dell’Ermeydanı, diventa una miscela caustica. Quest’arma “chimica” cola inevitabilmente negli occhi, causando un dolore acuto e accecante.

    • La Conseguenza Tattica: Questo non è un effetto collaterale; è parte del test. Un Pehlivan deve imparare a lottare, eseguire tecniche complesse e mantenere la calma mentre le sue armi principali – i suoi occhi – sono neutralizzate. È un’arma che testa la sabır (pazienza) e la volontà.

3. Il Peso del Kispet: L’Arma dell’Usura Come discusso nel punto precedente, un kispet bagnato e oliato può pesare fino a 15 kg.

  • L’Arma dell’Handicap: Questo peso è un’arma imposta dalla tradizione. È un handicap deliberato, progettato per rendere tutto più difficile.

  • L’Arma dell’Usura: Il lottatore più forte e meglio condizionato può “armare” il peso del proprio kispet contro l’avversario, appoggiandoglisi addosso, costringendolo a sopportare non solo il suo peso corporeo, ma anche quello dell’equipaggiamento inzuppato. È una guerra di logoramento.


L’ARMA SUPREMA: LA MENTE E L’ETICA (AHLAK)

Questo ci porta all’arsenale più importante. In una disciplina dove la forza fisica e la tecnica possono raggiungere un equilibrio (come nella leggenda di Ali e Selim), cosa determina il vincitore? La risposta è l’arma della mente, forgiata dall’Ahlak (l’etica).

1. La Pazienza (Sabır): L’Arma Immobile

  • La Tattica: In uno sport definito dall’olio, l’impazienza è la morte. Un lottatore che si affretta, che cerca di forzare una presa, spreca energia, scivola e si espone.

  • L’Arma: La pazienza è un’arma offensiva. Il maestro Pehlivan, come Kel Aliço o Ahmet Taşçı, usa la pazienza come un’arma. Rimane in difesa (kilit, il lucchetto), respinge gli attacchi, e aspetta. Aspetta che l’avversario si stanchi. Aspetta che l’avversario si frustri. Aspetta che l’olio negli occhi dell’avversario faccia il suo lavoro.

  • Il Paradosso: È l’arma che vince non attaccando. Il Pehlivan paziente non combatte solo l’avversario; combatte il tempo, e usa il tempo come suo alleato. L’avversario non viene sconfitto dal Pehlivan, ma dalla propria impazienza.

2. La Resistenza (Dayanıklılık): L’Arma della Volontà

  • La Tattica: L’obiettivo non è sconfiggere l’avversario ora; è essere l’ultimo uomo in piedi.

  • L’Arma: La leggenda fondativa del Kırkpınar (Ali e Selim che muoiono di sfinimento) ha posto la resistenza come l’arma suprema. L’intero allenamento del Pehlivan è progettato per costruire una resistenza sovrumana.

  • Come si usa: Quando due lottatori sono equamente abbinati, dopo 30 minuti di lotta, la tecnica scompare e la forza svanisce. Rimane solo la volontà. L’arma della dayanıklılık è la capacità di eseguire un Oyun (una tecnica) in uno stato di esaurimento totale, quando ogni muscolo urla e il cervello è annebbiato dalla fatica.

3. L’Umiltà (Tevazu): L’Arma contro l’Ego (Nefs)

  • La Tattica: La lotta non è solo contro l’avversario, ma contro il proprio Nefs (ego). L’ego è un’arma a doppio taglio: dà fiducia, ma porta all’arroganza. L’arroganza porta all’impazienza, all’eccesso di fiducia e agli errori.

  • L’Arma: L’umiltà, insegnata attraverso il servizio (hizmet) al proprio Usta, è l’arma che mantiene l’ego sotto controllo.

  • Come si usa: Un Pehlivan umile non sottovaluta l’avversario. Non si arrabbia se subisce un punto. Non si frustra se non riesce a ottenere una presa. La sua mente rimane chiara (zihin açıklığı). L’umiltà è la sua armatura psicologica. Il Pehlivan che bacia la mano del maestro che ha appena sconfitto (come fece Adalı Halil con Kel Aliço) sta dimostrando di aver padroneggiato l’arma più difficile: il controllo di sé.

4. L’Intelligenza (Zeka) e il Tempismo (Zamanlama): L’Arma del Maestro

  • La Tattica: La forza bruta fallisce contro l’olio.

  • L’Arma: L’arma finale è l’intelligenza tattica. È la capacità di non sprecare un singolo grammo di energia. È l’arma di Ahmet Taşçı, il più grande campione dell’era moderna.

  • Come si usa: Il maestro Pehlivan non cerca di forzare un Künde. Sa che è impossibile. Invece, usa un Tırpan (sgambetto) per costringere l’avversario a spostare il peso. In quella frazione di secondo, mentre l’avversario è sbilanciato, il maestro non usa la forza, ma l’inganno (hile), usando lo slancio dell’avversario contro di lui.

  • Il Tempismo: È l’arma dell’efficienza. Un Oyun eseguito con un tempismo perfetto richiede il 10% della forza di uno eseguito con un tempismo sbagliato. L’intelligenza e il tempismo sono le armi che permettono a un Pehlivan di lottare e vincere fino a 40 o 50 anni.

Conclusione

Lo Yağlı güreş è, in conclusione, uno degli stili di combattimento più puramente e filosoficamente disarmati sulla Terra. La sua intera struttura è una cospirazione contro le armi. Ha eliminato le lame esterne per costringere il praticante a guardare all’interno.

Non ci sono spade, ma c’è la forza della presa per controllare il kispet. Non ci sono scudi, ma c’è il ponte del collo per respingere lo schienamento. Non ci sono lance, ma c’è la pressione della fronte per rompere la postura. Non c’è un manuale di guerra, ma c’è l’intelligenza tattica per usare la pazienza come un’arma.

L’assenza di armi nello Yağlı güreş non è un vuoto. È uno spazio riempito, fino all’orlo, dalla più complessa e potente di tutte le armi: il corpo, la mente e lo spirito del Pehlivan, forgiati insieme nel fuoco della tradizione.

A CHI E' INDICATO E A CHI NO

Questa sezione fornisce un’analisi puramente informativa sui profili e le attitudini che si allineano o si scontrano con le esigenze estreme dello Yağlı güreş (lotta nell’olio). Questa analisi non costituisce un consiglio medico né un invito alla pratica, ma piuttosto una valutazione culturale e atletica basata sulle caratteristiche intrinseche della disciplina.

Determinare a chi sia “indicato” lo Yağlı güreş è un esercizio complesso, poiché questa disciplina non è semplicemente uno “sport” che si può “scegliere” da un catalogo, come il nuoto o il tennis. È una vocazione, uno sport ancestrale (Ata Sporu) che, per sua natura, opera una selezione durissima all’ingresso.

La sua idoneità non si misura solo in termini di forza fisica o talento atletico, ma in misura forse maggiore in termini di contesto culturale, struttura psicologica e tolleranza alla sofferenza. Le barriere all’ingresso sono immense: logistiche (attrezzatura), geografiche (la pratica è quasi esclusivamente turca), fisiologiche (richieste estreme) e mentali (richiede una pazienza quasi ascetica).

Per analizzare l’idoneità, è prima necessario comprendere cosa lo Yağlı güreş non è:

  • Non è un’arte di autodifesa.

  • Non è un hobby per il fitness.

  • Non è uno sport da combattimento con un percorso globale o olimpico.

  • Non è un’arte marziale individualista.

È un rituale culturale, una prova di forza comunitaria e una delle sfide di resistenza più ardue concepite dall’uomo.


ANALISI DEI REQUISITI FONDAMENTALI

Prima di definire i profili, è essenziale delineare i requisiti non negoziabili che la disciplina impone.

Requisiti Fisici (Le Richieste del Corpo)

  1. Forza Estrema: Non solo la forza dinamica, ma una forza isometrica e di presa (el kuvveti) quasi sovrumana, necessaria per afferrare il kispet di cuoio scivoloso per periodi prolungati.

  2. Forza Strutturale Specifica: La forza del collo (boyun kuvveti) e della catena posteriore (lombari, glutei) è fondamentale per eseguire e resistere a tecniche come il Köprü (ponte) e il Kazık (palo).

  3. Resistenza Cardiovascolare Sovrumana: Gli incontri possono durare 40 minuti o più, in condizioni di caldo estremo e con l’olio che impedisce la termoregolazione (sudorazione). È una maratona anaerobica.

  4. Tolleranza al Dolore e al Disagio: Il praticante deve sopportare l’olio negli occhi (un dolore acuto e accecante), la pressione costante sulle articolazioni e l’esaurimento totale.

  5. Robustezza: È uno sport per atleti pesanti e strutturalmente robusti.

Requisiti Psicologici e Mentali (Le Richieste dello Spirito)

  1. Pazienza (Sabır): Il requisito mentale numero uno. L’olio rende le azioni rapide impossibili. La vittoria arriva attraverso l’attesa, la frustrazione e l’usura. Gli individui impazienti sono destinati al fallimento.

  2. Umiltà (Tevazu): La disciplina è costruita sul sistema gerarchico Usta-Çırak (Maestro-Apprendista). Richiede la sottomissione volontaria all’autorità del maestro e il rispetto assoluto per i compagni più anziani.

  3. Resilienza Mentale (Dayanıklılık): La capacità di continuare a lottare non solo quando il corpo è stanco, ma quando si è accecati dal dolore, surriscaldati e mentalmente esauriti.

  4. Rispetto per il Rituale: La volontà di abbracciare l’intero contesto: la musica, le preghiere, il servizio (hizmet) e l’etica (Ahlak).

Requisiti Culturali e Logistici

  1. Accesso: La pratica è quasi impossibile al di fuori della Turchia.

  2. Impegno: Richiede l’accettazione in una “scuola” (un lignaggio Usta-Çırak), che è un impegno di vita, non un abbonamento mensile.


A CHI È INDICATO (PROFILI DI IDONEITÀ)

Sulla base di questi requisiti, lo Yağlı güreş è indicato per un gruppo estremamente ristretto di individui.

Il Profilo Ideale: Il Custode della Tradizione (Gelenek Taşıyıcısı)

  • Chi è: Un giovane individuo nato e cresciuto in Turchia, specificamente in una delle “culle” della lotta (es. Edirne, Karamürsel, Samsun, Antalya). Spesso è il figlio o il nipote di un ex Pehlivan.

  • Perché è Indicato: Per questo profilo, lo Yağlı güreş non è una scelta, ma un destino e un onore. L’ambiente culturale fornisce un supporto totale. L’accesso ai maestri (Usta), all’attrezzatura (kispet) e ai tornei è parte integrante della vita comunitaria. L’allenamento inizia in giovane età, costruendo la forza del collo e la mentalità prima che si sviluppi l’ego. L’obiettivo non è il fitness, ma portare avanti un lignaggio (soy) e raggiungere lo status di Başpehlivan.

L’Atleta di Lotta Esistente (Il Lottatore Olimpico)

  • Chi è: Un atleta di alto livello di Lotta Libera o Greco-Romana.

  • Perché è Indicato (con riserve): Questo profilo possiede già l’80% degli “strumenti” fisici e mentali. Comprende la fatica del grappling, ha una forza del collo e dei fianchi sviluppata, capisce la gerarchia dell’allenamento e ha un’intelligenza motoria specifica per la lotta.

  • L’Adattamento: Per lui, lo Yağlı güreş rappresenta una sfida post-olimpica o stagionale. La sua difficoltà sarà disimparare. Deve abbandonare l’istinto per le prese al corpo e alle gambe (inutili con l’olio) e la mentalità degli incontri brevi (6 minuti) per adattarsi alla maratona di 40 minuti e alla tattica esclusiva del kispet. Molti campioni olimpici turchi (come Yaşar Doğu) provenivano da stili tradizionali, dimostrando la sinergia.

L’Atleta di Forza Pura (Il “Strongman” o Powerlifter)

  • Chi è: Individui la cui specialità è la forza massimale (es. powerlifting, strongman).

  • Perché è Indicato (con enormi riserve): Questo profilo possiede la kuvvet (forza) necessaria per le tecniche di sollevamento (Kaldırmak) e la pressione isometrica. La loro struttura fisica è spesso ideale.

  • L’Adattamento: La loro sfida è la più grande. La forza massimale è quasi inutile senza resistenza. Lo Yağlı güreş smaschererebbe la loro carenza cardiovascolare in pochi minuti. Inoltre, devono sviluppare la flessibilità, la pazienza e la tecnica da zero. È indicato solo se l’atleta di forza è disposto a diventare un principiante assoluto e a costruire un “motore” aerobico che non ha mai avuto.

L’Individuo alla Ricerca della Sfida Esistenziale (Il Cercatore di Limiti)

  • Chi è: Un profilo psicologico raro. Individui (spesso ex militari d’élite, atleti di ultra-maratona) che non cercano uno sport, ma un test esistenziale.

  • Perché è Indicato: Sono attratti dalle barriere, non resi da esse. L’idea di lottare per un’ora, accecati dall’olio, sotto il sole cocente, in un campo fangoso, non li spaventa, ma li attira. Non sono interessati a vincere, ma a sopravvivere e a testare i limiti della propria volontà.

  • L’Adattamento: Anche per loro, la barriera culturale e logistica rimane. Questo profilo, se non è turco, dovrebbe comunque trasferirsi in Turchia, trovare un Usta disposto ad accettare uno straniero (cosa rara) e sottoporsi all’umiltà del percorso da Çırak.


A CHI NON È INDICATO (PROFILI DI INIDONEITÀ)

Questa lista è molto più lunga e definisce i confini della disciplina.

Il Cercatore di Autodifesa (Savunma Arayan)

  • Chi è: Chiunque cerchi un’arte marziale per proteggersi per strada.

  • Perché NON è Indicato: È forse la scelta peggiore in assoluto. Le fondamenta dello Yağlı güreş non hanno alcuna applicabilità in un contesto di difesa personale reale. Le sue tecniche si basano su due elementi mai presenti in una rissa:

    1. L’avversario indossa un kispet di pelle da 15 kg con una maniglia (kasnak).

    2. Entrambi i contendenti sono coperti da litri di olio d’oliva. Inoltre, la disciplina vieta esplicitamente colpi, strangolamenti e leve articolari. Imparare lo Yağlı güreş per autodifesa è come imparare le regole dello scacchi per giocare a calcio.

L’Appassionato di Grappling Moderno (BJJ, MMA, Submission Grappling)

  • Chi è: Atleti di Brazilian Jiu-Jitsu, Judo (agonistico) o MMA.

  • Perché NON è Indicato: Sebbene siano “lottatori”, la loro filosofia è antitetica a quella dello Yağlı güreş.

    • Obiettivo Diverso: Il BJJ e il Submission Grappling sono submission-oriented. L’obiettivo è trovare una leva articolare (armbar, heel hook) o uno strangolamento. Lo Yağlı güreş vieta severamente tutte queste tecniche. L’obiettivo non è la sottomissione, ma il dominio posizionale (schienamento) o il sollevamento.

    • Frustrazione Tecnica: L’olio nega il 90% delle prese fondamentali del BJJ/Judo (sleeve grips, collar grips, wrist control, underhook).

    • Ritmo Diverso: Il grappling moderno è spesso esplosivo e dinamico. Lo Yağlı güreş è lento, paziente, isometrico. Un praticante di BJJ, abituato a cercare una “finalizzazione” rapida, sarebbe consumato dalla frustrazione e dall’impazienza.

Il Cercatore di Fitness o l’Atleta Ricreativo

  • Chi è: L’individuo che cerca un’attività (anche dura) per mantenersi in forma, perdere peso o socializzare.

  • Perché NON è Indicato: Lo Yağlı güreş non è “fitness”. È un addestramento di livello professionale, brutale e ad alto rischio di infortuni. Non esiste una versione “light” o “per principianti” (come può esserlo una lezione di “cardio boxe”). L’allenamento (antrenman) è progettato per forgiare campioni, non per intrattenere hobbisti. L’investimento richiesto (tempo, dolore, impegno) è sproporzionato per chi cerca solo benessere fisico.

L’Individualista (L’Allievo “Difficile”)

  • Chi è: Persone che hanno un approccio altamente individualista all’allenamento. Coloro che amano “fare le proprie ricerche”, mettere in discussione l’autorità dell’allenatore o che preferiscono allenarsi da soli.

  • Perché NON è Indicato: L’intera struttura sociale e pedagogica dello Yağlı güreş è costruita sull’opposto: il collettivo e la gerarchia. L’autorità dell’Usta non è negoziabile. Il sistema Usta-Çırak richiede obbedienza e servizio (hizmet). Un atteggiamento “so tutto io” o “perché devo portare la tua borsa?” non è solo malvisto, è un insulto all’Ahlak e comporterebbe l’espulsione immediata dalla scuola.

L’Individuo Impaziente (Sabırsız Kişi)

  • Chi è: Chiunque cerchi risultati rapidi, gratificazione istantanea o “hack” per migliorare.

  • Perché NON è Indicato: La pazienza (sabır) è la virtù e la tecnica centrale. Lo Yağlı güreş è l’arte di aspettare. Un apprendista serve per anni prima di competere. Un lottatore attende 30 minuti in una posizione di stallo prima di tentare una singola mossa. È la disciplina anti-gratificazione istantanea per eccellenza.

Individui con Specifiche Precondizioni Fisiche

  • Chi è: Persone con una storia di problemi al collo, alla schiena o alle ginocchia.

  • Perché NON è Indicato: L’allenamento (in particolare il Köprü – ponte) e la competizione (in particolare il Kazık – palo) pongono uno stress inimmaginabile sulla colonna vertebrale cervicale e lombare. Le prese al paça e le torsioni mettono un carico immenso sui legamenti del ginocchio. È una disciplina ad altissimo rischio per queste aree e non è indicata per chi ha già delle fragilità. (Vedi punto 17. Controindicazioni).

Conclusioni sull’Idoneità In sintesi, lo Yağlı güreş non è indicato per quasi nessuno. È uno sport nazionale che si è evoluto in un ecosistema culturale specifico per selezionare un tipo di essere umano molto raro: un individuo fisicamente robusto, con una forza quasi anormale, una capacità di resistenza al dolore e alla fatica che rasenta il sovrumano, e, soprattutto, una struttura mentale basata su un’umiltà incrollabile e una pazienza infinita.

CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA

Lo Yağlı güreş (lotta nell’olio) è, per sua natura, una delle discipline fisiche più estreme e impegnative al mondo. L’interazione tra forza erculea, l’imprevedibilità dell’olio, la natura del terreno e la durata estenuante degli incontri crea un ambiente ad alto rischio. Per il praticante, il Pehlivan, la sicurezza (güvenlik) non è un concetto passivo, ma una disciplina attiva, una tecnica (Oyun) da padroneggiare con la stessa serietà di una proiezione o di una presa.

Questa analisi informativa si rivolge al praticante, delineando le metodologie e le considerazioni essenziali per mitigare i rischi e garantire una pratica sostenibile e longeva. La sicurezza nello Yağlı güreş non significa eliminare il rischio – cosa impossibile – ma gestirlo attraverso la preparazione, la tecnica e, soprattutto, l’etica (Ahlak).


LA FONDAZIONE DELLA SICUREZZA: PREPARAZIONE E PREVENZIONE

La maggior parte degli infortuni nello Yağlı güreş non avviene a causa di un incidente improvviso, ma a causa di un fallimento nella preparazione. La prevenzione è l’arma di sicurezza più potente del Pehlivan.

L’Importanza Critica del Riscaldamento (Isınma) Un praticante non deve mai, in nessuna circostanza, iniziare una sessione di allenamento (antrenman) o di lotta (güreş) senza un riscaldamento completo e specifico. Un corpo “freddo” (soğuk) è un corpo fragile.

  • Metodologia: Il riscaldamento deve essere dinamico, non solo statico. Deve includere una corsa leggera (hafif koşu) per aumentare la temperatura corporea e il flusso sanguigno.

  • Focalizzazione Articolare: Successivamente, il praticante deve eseguire una serie completa di mobilità articolare dinamica. La priorità assoluta va data alle articolazioni più a rischio:

    1. Collo (Boyun): Rotazioni lente e controllate, flessioni ed estensioni.

    2. Spalle (Omuzlar): Rotazioni ampie (circonduzioni) per preparare la cuffia dei rotatori.

    3. Fianchi (Kalçalar): Slanci delle gambe, affondi, e rotazioni dell’anca (essenziali per i cambi di livello e le tecniche di Sarma).

    4. Ginocchia e Caviglie: Rotazioni e flessioni per prepararle alle torsioni sull’erba.

  • Il Ruolo del Peşrev: Il Peşrev (il riscaldamento rituale) è una tradizione e una preparazione mentale, ma non sostituisce un riscaldamento fisiologico completo. Deve essere visto come la conclusione del riscaldamento, non l’inizio.

La Fortificazione Specifica: Il Collo come Scudo La considerazione di sicurezza più importante nello Yağlı güreş è la protezione della colonna vertebrale. Il collo del Pehlivan è il suo scudo.

  • Metodologia: La forza del collo non è un optional; è un requisito di sicurezza. Un praticante deve dedicare sessioni specifiche alla fortificazione del collo.

  • Esercizi Preventivi:

    1. Isometria (Manuel Direnç): Spingere la testa contro la resistenza manuale di un partner (o la propria) in tutte e quattro le direzioni.

    2. Köprü Dinamico (Ponte Dinamico): L’esercizio del “ponte” (sulla testa e sui piedi) non deve essere solo statico. Il praticante deve imparare a rotolare sulla fronte e sulle tempie (köprüde gezinmek), costruendo una muscolatura resiliente e mobile.

    3. Köprü con Sovraccarico: Solo per praticanti avanzati e sotto la supervisione dell’Usta (Maestro), eseguire il ponte con un partner leggero seduto sul petto per aumentare la resistenza.

  • Considerazione Tecnica: Un praticante non dovrebbe mai tentare o difendere attivamente tecniche come il Kazık (il palo) o il Köprü (il ponte) in una situazione di lotta reale senza aver prima costruito questa armatura muscolare.

Manutenzione dell’Equipaggiamento (Kispet Bakımı) La sicurezza dipende anche dall’abbigliamento. Un Kispet (i pantaloni di pelle) difettoso è un pericolo.

  • Controllo Regolare: Il praticante deve ispezionare il proprio kispet prima di ogni sessione.

  • Punti Critici:

    1. Kasnak (Cintura): Verificare che le cuciture siano salde. Un kasnak che si strappa durante un sollevamento (Kaldırmak) può causare una caduta catastrofica per entrambi i lottatori.

    2. Paça Sırımı (Laccio del Polsino): Assicurarsi che i lacci che stringono il paça (gamba) siano integri e legati saldamente. Un laccio che si allenta può far impigliare un dito (proprio o dell’avversario).

    3. Igiene: Un kispet non curato (non aerato nello Zembil) diventa un terreno fertile per batteri. La sicurezza include la prevenzione di infezioni cutanee.


METODOLOGIE DI ALLENAMENTO SICURO (GÜVENLİ ANTRENMAN)

Come un praticante si allena è direttamente proporzionale a quanto a lungo riuscirà a praticare.

Il Ruolo dell’Usta (Maestro) come Garante della Sicurezza La prima regola della sicurezza in allenamento è Ascoltare il proprio Usta (Ustanı dinle).

  • Controllo dell’Intensità: L’Usta è l’occhio esterno che gestisce l’intensità. Vede quando un Çırak (apprendista) è spinto dall’ego (Nefs) piuttosto che dalla tecnica, e interviene prima che l’orgoglio causi un infortunio.

  • Accoppiamento (Eşleştirme): L’Usta è responsabile di accoppiare i praticanti in modo sicuro durante la lotta (güreş). Un praticante esperto sa come controllare la propria forza contro un principiante. L’Usta impedisce accoppiamenti pericolosi e squilibrati.

  • Riconoscimento dei Limiti: L’Usta, con la sua esperienza, riconosce i segni della fatica estrema o del colpo di calore (sıcak çarpması) prima ancora che il praticante se ne renda conto, e ha l’autorità di interrompere l’allenamento.

La Progressione Tecnica: Dal “Freddo” al “Caldo” Gli infortuni spesso avvengono quando si tenta di applicare una tecnica sconosciuta con piena forza.

  • Metodologia “Soğuk Çalışma” (Lavoro a Freddo): Ogni nuova Oyun (tecnica) deve essere praticata prima “a freddo”, ovvero lentamente, in modo cooperativo e senza resistenza. Il praticante deve costruire la memoria muscolare e comprendere le meccaniche della leva e dell’equilibrio.

  • Resistenza Graduale: Solo dopo che la tecnica è stata padroneggiata “a freddo”, si introduce una resistenza leggera e progressiva. La forza e la velocità sono le ultime variabili da aggiungere.

Il Partner come Collaboratore, Non come Nemico In allenamento (antrenman), il compagno () non è un avversario (rakip). È un partner per l’apprendimento.

  • Responsabilità Reciproca (Karşılıklı Sorumluluk): Entrambi i praticanti sono responsabili della sicurezza dell’altro. Se un lottatore applica una tecnica, ha la responsabilità di controllare la discesa dell’avversario.

  • La Resa (Pes Etmek): Sebbene le sottomissioni siano vietate, un praticante bloccato in una posizione dolorosa o pericolosa (come un Kazık che mette pressione sulla colonna vertebrale) deve avere l’umiltà e l’intelligenza di “battere” (segnalare la resa). Il partner ha il dovere etico (Ahlak) di rilasciare immediatamente la presa. L’ego non ha posto nella sicurezza.


SICUREZZA NELL’ESECUZIONE TECNICA (UYGULAMADA GÜVENLİK)

Ogni famiglia di tecniche ha i suoi rischi specifici e, quindi, i suoi protocolli di sicurezza.

Gestione del Rischio nelle Prese (Tutuş)

  • Il Rischio “Paça”: Il tentativo di infilare la mano nel paça (gamba del kispet) è un momento ad alto rischio per le dita. Le dita possono impigliarsi, subire distorsioni o lussazioni.

  • Metodologia di Sicurezza:

    1. Non “pugnalare” mai con le dita tese. La mano deve essere leggermente a coppa.

    2. Non forzare la presa se il paça è troppo stretto o l’angolo è sbagliato. Ritirare la mano e usare El Kapma (lotta per le mani) per creare un’apertura migliore.

    3. L’allenamento della forza della presa (el kuvveti) non è solo per la performance, ma per la prevenzione: mani più forti sono mani più resistenti agli infortuni.

La Sicurezza nel “Kazık” (Il Palo) Il Kazık è forse la tecnica più pericolosa per la colonna vertebrale cervicale e lombare.

  • Per l’Attaccante: La sicurezza dell’avversario è nelle sue mani.

    1. Il controllo della presa sul kasnak (cintura) deve essere assoluto.

    2. La pressione deve essere applicata gradualmente, non con uno strattone.

    3. L’obiettivo è il controllo e l’usura, non l’infortunio. Essere pronti a rilasciare se l’avversario segnala un dolore acuto.

  • Per il Difensore: La priorità è proteggere la colonna vertebrale.

    1. La prima linea di difesa è la forza del collo, per resistere alla pressione.

    2. Non tentare mai di “rotolare” o “girare” torcendo il collo mentre si è sotto pressione. Questo è il modo più rapido per un’ernia cervicale.

    3. La mossa di sicurezza è rimanere compatti, cercare di creare una base e, se la pressione è insostenibile, accettare la posizione e segnalare la resa per evitare un infortunio permanente.

La Sicurezza nel “Köprü” (Il Ponte) Il Köprü è l’arma di difesa principale, ma è esso stesso un rischio se eseguito male.

  • Metodologia di Sicurezza: Il ponte non è un arco statico. È un movimento dinamico.

    1. Il praticante deve attivare i glutei e la catena posteriore per sollevare attivamente i fianchi (kalça kaldırmak). Questo trasferisce la maggior parte del peso sui piedi, alleggerendo il carico sul collo.

    2. L’atleta deve allenarsi a “camminare sul ponte” (köprüde yürümek), spostando il peso e cambiando l’angolo per cercare una via di fuga, piuttosto che subire passivamente la pressione in un unico punto del collo.

Sicurezza nelle Proiezioni (Künde, Tırpan)

  • Tırpan (Falciata): Il rischio è per l’articolazione del ginocchio dell’avversario.

    • Metodologia: La falciata deve essere un’azione di “spazzata” (süpürme) o “raccolta” (biçme), non un calcio dritto sull’articolazione (dize tekme değil). Deve essere mirata al polpaccio o alla caviglia per sbilanciare, non per rompere.

  • Künde (Proiezione): Il rischio è una caduta incontrollata.

    • Metodologia: In allenamento, l’attaccante deve controllare la discesa. Il difensore deve praticare le cadute (düşüş), imparando a non “appoggiare” un braccio teso per fermare la caduta (rischio di lussazione del gomito o della spalla), ma piuttosto a rotolare e assorbire l’impatto.


SICUREZZA FISIOLOGICA E AMBIENTALE

I pericoli dello Yağlı güreş non sono solo meccanici; sono ambientali e biologici.

Gestione dell’Olio (Yağ Yönetimi) L’olio è il cuore dello sport, ma anche un rischio per la salute.

  • Il Rischio Oculare: L’olio d’oliva, mescolato con il sudore salato e la polvere, è estremamente irritante per gli occhi e può causare cecità temporanea e dolore intenso.

    • Metodologia: È un rischio quasi inevitabile, ma la gestione è fondamentale. Il praticante deve allenare la propria tolleranza mentale a questo disagio. L’atto di pulirsi gli occhi sul kispet (proprio o dell’avversario) è una manovra di sicurezza essenziale per ripristinare la vista, anche se per pochi secondi.

  • Il Rischio Dermatologico: L’olio ostruisce i pori. Il sudore e lo sporco intrappolati creano un ambiente ideale per infezioni batteriche e fungine (es. follicolite, impetigine, o infezioni da Stafilococco).

    • Metodologia: L’igiene post-allenamento è una considerazione di sicurezza critica.

      1. Non rimanere mai con l’olio addosso.

      2. L’olio deve essere rimosso meccanicamente prima della doccia, usando un raschietto (sırt kaşığı) o un panno ruvido.

      3. È necessaria una doccia immediata e approfondita con sapone.

      4. Il kispet deve essere aerato e pulito regolarmente.

Gestione del Calore (Sıcaklık Yönetimi) Questo è un rischio potenzialmente letale. L’olio impedisce la sudorazione efficace e il corpo non può raffreddarsi. Lottare per 40 minuti sotto il sole estivo turco è una ricetta per il colpo di calore (sıcak çarpması).

  • Metodologia di Prevenzione:

    1. Idratazione Estrema (Hidrasyon): Il praticante deve essere “iper-idratato” prima ancora di iniziare. L’assunzione di acqua ed elettroliti deve essere massiccia nei giorni e nelle ore che precedono l’allenamento.

    2. Acclimatazione: Il corpo deve essere abituato gradualmente a lottare nel calore. L’allenamento non può passare da un ambiente climatizzato al sole di luglio.

    3. Monitoraggio: Il praticante deve imparare ad ascoltare il proprio corpo. Vertigini, confusione mentale o una cessazione improvvisa della sudorazione sono segnali di allarme rosso che richiedono l’interruzione immediata dell’attività.

Sicurezza del Campo (Ermeydanı Güvenliği) Lo Yağlı güreş si pratica sull’erba.

  • Metodologia: Prima di ogni sessione, i praticanti (guidati dall’Usta) devono “bonificare” il campo. Camminare sull’area di allenamento e rimuovere pietre appuntite, vetri, rami o qualsiasi detrito che possa causare una ferita da taglio o una distorsione alla caviglia durante una caduta o un rotolamento.

Conclusione La sicurezza nello Yağlı güreş è una forma di intelligenza e disciplina. Si fonda sulla preparazione meticolosa (il riscaldamento, la fortificazione del collo), sulla metodologia di allenamento (l’ascolto dell’Usta, la progressione tecnica) e su un profondo rispetto per l’ambiente e per il proprio partner. Un Pehlivan che ignora la sicurezza è un Pehlivan che non durerà. L’Ahlak (l’etica) della disciplina – l’umiltà, la pazienza e il rispetto – è, in definitiva, lo strumento di sicurezza più importante di tutti.

CONTROINDICAZIONI

L’analisi delle controindicazioni alla pratica dello Yağlı güreş (lotta nell’olio) è un argomento di fondamentale importanza informativa. Questa disciplina non è un’attività ricreativa né un’arte marziale comparabile a quelle diffuse nelle palestre occidentali; è uno sport ancestrale (Ata Sporu) che si colloca ai vertici dello spettro per quanto riguarda l’impegno fisico, la resistenza e il rischio strutturale.

Le informazioni seguenti sono presentate a scopo puramente culturale ed enciclopedico e non sostituiscono in alcun modo una valutazione medica professionale. Si rivolgono al potenziale interessato, delineando quali condizioni preesistenti, fisiche o psicologiche, rendono l’inizio di questa pratica fortemente sconsigliabile o, in molti casi, assolutamente proibitivo.

A differenza di altri sport, lo Yağlı güreş non ha una versione “leggera”, “amatoriale” o “per principianti”. L’allenamento (antrenman) stesso, fin dall’inizio, è progettato per simulare le condizioni estreme della competizione e per selezionare solo gli individui dotati di una robustezza fisica e mentale fuori dal comune. Le controindicazioni non sono quindi suggerimenti, ma barriere fisiologiche e psicologiche che si scontrano direttamente con le richieste fondamentali della disciplina.


LE RICHIESTE FONDAMENTALI DELLO YAĞLI GÜREŞ

Per comprendere le controindicazioni, è necessario prima comprendere cosa richiede la pratica:

  1. Stress Cervicale e Spinale Estremo: Le tecniche del Köprü (il ponte difensivo) e del Kazık (il palo) caricano un peso immenso, spesso superiore ai 100-130 kg, direttamente sulla colonna vertebrale cervicale e lombare.

  2. Stress Torsionale sulle Articolazioni: L’erba, il fango e i piedi nudi creano un attrito elevato al suolo, mentre le prese al kispet (in particolare al paça, la gamba) applicano forze di torsione estreme sulle ginocchia, sulle caviglie e sulle spalle.

  3. Stress Cardiovascolare e Termoregolatorio Unico: L’olio d’oliva ostruisce i pori, impedendo la normale sudorazione e termoregolazione. Questo costringe il cuore a un superlavoro in condizioni di calore estremo, portando il corpo a temperature interne pericolose.

  4. Forza Isometrica e di Presa Massimale: La necessità di mantenere la presa sul kispet scivoloso richiede una forza di presa e una tensione muscolare prolungata (isometrica) che portano la pressione sanguigna a picchi elevati.

Qualsiasi condizione che comprometta uno di questi quattro pilastri costituisce una controindicazione.


CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE E STRUTTURALI

Queste sono condizioni per le quali la pratica dello Yağlı güreş è da considerarsi proibitiva, poiché il rischio di infortunio grave, permanente o catastrofico è inaccettabilmente alto.

Patologie della Colonna Vertebrale (Cervicale e Lombare) Questa è la categoria di rischio più elevata e non negoziabile.

  • Ernie del Disco (Cervicali o Lombari): Qualsiasi storia di ernia discale, protrusione significativa o discopatia degenerativa. La pressione esercitata durante il Köprü (ponte) – dove il praticante deve sostenere il proprio peso e quello dell’avversario sul collo – può causare un’esacerbazione acuta, un peggioramento dell’ernia o un danno neurologico permanente. La tecnica del Kazık, che “impala” l’avversario a testa in giù, applica forze di compressione e taglio sulla colonna vertebrale che sono incompatibili con un disco già compromesso.

  • Stenosi Spinale (Cervicale o Lombare): Un restringimento del canale spinale. L’iperestensione e la compressione richieste dalla lotta aumentano drasticamente il rischio di compressione del midollo spinale o delle radici nervose.

  • Spondilolistesi o Spondilolisi: Un’instabilità vertebrale (scivolamento di una vertebra sull’altra). Le forze di sollevamento (Kaldırmak), che sono essenzialmente degli stacchi da terra (deadlift) eseguiti su un oggetto che si divincola, e le torsioni del Künde (proiezione) renderebbero questa condizione catastrofica.

  • Storia di Fratture Vertebrali o Chirurgia Spinale: Qualsiasi individuo con fusioni spinali, impianti metallici o una storia di fratture vertebrali non possiede la mobilità e la resilienza strutturale necessarie per sopportare le forze della lotta.

Patologie Articolari Maggiori (Ginocchia e Spalle) Le articolazioni portanti sono sottoposte a uno stress torsionale estremo.

  • Instabilità Cronica del Ginocchio: Qualsiasi storia di lesioni ai legamenti (Crociato Anteriore/Posteriore, Collaterali). Lo Yağlı güreş si pratica sull’erba, dove i piedi nudi hanno un’alta trazione. Le tecniche di Tırpan (falciata) e le prese al paça (gamba) applicano forze rotatorie violente sull’articolazione del ginocchio. Un ginocchio già instabile è quasi certo di subire un nuovo infortunio grave.

  • Lesioni Meniscali Complesse o Non Risolte: Il menisco, che agisce da ammortizzatore, è costantemente sotto stress a causa delle posizioni accovacciate e delle torsioni.

  • Instabilità Cronica della Spalla (Lussazioni Ricorrenti): La natura della lotta, con cadute (düşüş), spinte e prese estreme, rende un’articolazione della spalla instabile una controindicazione assoluta. Le cadute sull’erba sono incontrollate e una lussazione in un ambiente oliato e fangoso è altamente probabile.

  • Artrosi Severa (Anca, Ginocchio, Spalla): La malattia degenerativa delle articolazioni è incompatibile con un’attività ad alto impatto e ad alto carico come questa.


CONTROINDICAZIONI FISIOLOGICHE E CARDIOVASCOLARI

Queste controindicazioni sono legate al “motore” del Pehlivan e alla sfida unica posta dall’olio.

Patologie Cardiovascolari

  • Ipertensione Arteriosa (Non Controllata o Grave): La lotta isometrica (spingere e tenere una posizione) è nota per causare picchi estremi e rapidi della pressione sanguigna. Questo, combinato allo stress termico, pone un rischio acuto di eventi cardiovascolari (ictus, infarto).

  • Cardiopatie Note (Ischemiche, Aritmie, Insufficienza Cardiaca): Lo Yağlı güreş è forse una delle sfide più grandi per il cuore. L’olio impedisce il raffreddamento per evaporazione (sudore). Il corpo entra in uno stato di stress termico (colpo di calore). Il cuore è costretto a pompare sangue alla periferia (pelle) nel tentativo disperato di raffreddarsi, ma il meccanismo è bloccato. Questo crea un sovraccarico di volume e pressione che un cuore compromesso non può sostenere.

  • Storia di Eventi Vascolari: Qualsiasi storia di aneurismi, ictus o trombosi venosa profonda.

Patologie Respiratorie

  • Asma Grave o Indotta da Sforzo (Non Controllata): Sebbene l’esercizio fisico sia spesso benefico, lo sforzo massimale e prolungato dello Yağlı güreş, combinato con la pressione sul torace da parte dell’avversario e l’ambiente (polline, polvere sull’Ermeydanı), può scatenare attacchi gravi.

  • Malattie Polmonari Croniche (BPCO, Enfisema): L’efficienza polmonare è fondamentale per uno sport che richiede una resistenza così elevata.

Disturbi Metabolici

  • Diabete (Tipo 1 o Tipo 2 Non Controllato): Gli incontri e gli allenamenti sono maratone che prosciugano le riserve di glicogeno. La gestione della glicemia in un ambiente così estremo e imprevedibile, dove un incontro può durare 10 minuti o un’ora, è estremamente difficile e pericolosa. Il rischio di ipoglicemia severa durante uno sforzo massimale è una controindicazione significativa.


CONTROINDICAZIONI DERMATOLOGICHE

A causa dell’uso massiccio di olio e del contatto pelle a pelle, la salute della pelle è una considerazione primaria.

  • Condizioni Cutanee Contagiose Attive: Questa è una controindicazione assoluta per la sicurezza della comunità. Include (ma non si limita a) impetigine, herpes (gladiatorum), infezioni da stafilococco (MRSA), scabbia o infezioni fungine estese (tigna). L’ambiente caldo, umido e oliato è un vettore perfetto per la trasmissione.

  • Condizioni Cutanee Croniche Gravi (Non Contagiose):

    • Psoriasi o Eczema Severo: L’olio d’oliva, sebbene naturale, non è sterile. Mescolato con sudore, sporco e l’attrito costante del kispet e della pelle dell’avversario, può aggravare drammaticamente queste condizioni, causando dolore e infezioni secondarie.

    • Pelle Estremamente Sensibile o Fragile: Individui con dermatiti o una barriera cutanea compromessa troveranno l’ambiente di olio e frizione intollerabile.

    • Ferite Aperte o Lesioni Non Guarite: È assolutamente controindicato praticare con ferite aperte, per l’ovvio e altissimo rischio di infezione da batteri presenti sul terreno o sul partner.


CONTROINDICAZIONI PSICOLOGICHE E COMPORTAMENTALI

Queste sono spesso trascurate, ma sono fondamentali in un’arte basata sull’Ahlak (etica). Lo Yağlı güreş non è adatto a certi profili mentali.

  • Impazienza Cronica (Mancanza di Sabır): La Sabır (pazienza) non è solo una virtù, ma la tecnica centrale. L’olio rende le mosse rapide inutili. Un individuo che cerca gratificazione immediata, che è irrequieto e che si frustra facilmente, non è adatto. La sua impazienza lo porterà a sprecare energia, a commettere errori tecnici e, molto probabilmente, a reagire in modo pericoloso per la frustrazione.

  • Rifiuto dell’Autorità e della Gerarchia: Lo Yağlı güreş si apprende attraverso il sistema Usta-Çırak (Maestro-Apprendista). Questo sistema non è democratico. Richiede umiltà (tevazu), obbedienza e servizio (hizmet). Un individuo con un forte “complesso dell’individualista”, che mette costantemente in discussione l’autorità del maestro o che rifiuta di partecipare ai compiti umili (come portare la borsa o pulire l’equipaggiamento), è caratterialmente controindicato. Non verrebbe accettato in una scuola tradizionale.

  • Problemi di Gestione della Rabbia e Bassa Tolleranza alla Frustrazione: Lo sport è progettato per essere frustrante (olio negli occhi, prese che scivolano). Un individuo che reagisce al dolore o alla frustrazione con rabbia incontrollata rappresenta un pericolo per sé e per i suoi compagni di allenamento. L’Ahlak richiede un controllo emotivo assoluto.

CONCLUSIONI

Giungere a una conclusione sullo Yağlı güreş (lotta nell’olio) significa tentare di tracciare un perimetro attorno a un fenomeno che, per sua stessa natura, rifiuta di essere contenuto. Questa pagina informativa ha cercato di sezionare, analizzare e catalogare ogni aspetto della disciplina, dalla sua storia mitica alle sue brutali richieste fisiologiche, dalla sua etica spirituale alla sua complessa terminologia. Tuttavia, la conclusione fondamentale è che lo Yağli güreş non è la somma delle sue parti.

Non è semplicemente uno “sport”. Non è meramente un'”arte marziale”. Non è un “rituale” folkloristico. È, piuttosto, un Gesamtkunstwerk culturale, un’opera d’arte totale e vivente in cui lo sport, l’etica, la musica, l’artigianato e l’identità nazionale sono fusi in modo indissolubile. È un ecosistema culturale completo, un’arena sacra – l’Ermeydanı (il Campo degli Eroi) – dove la Turchia non celebra semplicemente un gioco, ma mette in scena la sua stessa anima, la sua storia e il suo ideale di umanità.

Qualsiasi tentativo di comprendere questa disciplina estraendone un singolo elemento – come analizzare solo le tecniche senza l’etica, o l’abbigliamento senza l’olio – è destinato a fallire. La vera essenza dello Yağlı güreş risiede nel sincretismo.


Il Paradosso Centrale: Il Legislatore dell’Olio e del Kispet

Se un singolo filo conduttore unisce ogni aspetto analizzato, è il paradosso centrale della disciplina: l’interazione tra l’olio (yağ) e i pantaloni di pelle (kispet). Questa non è una semplice caratteristica; è la costituzione, la legge fondamentale da cui discende ogni altra cosa.

L’olio non è un accessorio; è il grande “Annullatore”. Come abbiamo visto, annulla l’attrito, e così facendo annulla il 99% delle tecniche di lotta convenzionali. Rende la forza bruta, se applicata in modo convenzionale, inutile. Trasforma una potenziale rissa esplosiva in una maratona estenuante di pressione isometrica. È l’olio che impone la virtù cardinale della Sabır (pazienza).

Ma se l’olio è l’anarchia, il Kispet è l’unica legge, l’unica struttura. È l’armatura, il bersaglio e l’arma. Come analizzato nel dettaglio, il kispet non è un abbigliamento, ma un’opera di ingegneria artigianale. Le sue componenti – il Kasnak (la cintura), il Paça (la gamba) e il Paça Sırımı (il laccio nascosto) – non sono elementi di design; sono il lessico tecnico della lotta.

Le tecniche (Oyunlar) non sono state “inventate” e poi adattate; sono nate come risposta a questo paradosso. Il Paça Kapmak (l’afferrare la gamba del pantalone) non è una “mossa” tra le tante; è la soluzione a un problema apparentemente insolubile. L’arsenale del Pehlivan (discusso nel punto 14) non è fatto di armi esterne, ma della capacità di trasformare questo abbigliamento paradossale in una leva, e il proprio corpo in un motore di resistenza.

Questa interazione definisce anche i rischi. Le considerazioni per la sicurezza e le controindicazioni (punti 16 e 17) non derivano da colpi o impatti, ma dalle forze estreme di torsione e pressione necessarie per mantenere una presa sul kispet (rischi per le ginocchia e le dita) e dallo stress fisiologico imposto dall’olio (rischi di colpo di calore e dermatologici).


Il Primato dell’Ahlak: La Vittoria sul Nefs

La conclusione più profonda di questa analisi non è fisica, ma filosofica. Se l’olio e il kispet definiscono il corpo della lotta, l’Ahlak (l’etica) ne definisce l’anima.

Questa pagina ha dimostrato che lo Yağlı güreş è unico perché il suo obiettivo dichiarato non è la sconfitta dell’avversario, ma la sconfitta del proprio Nefs (l’ego, l’io inferiore). Questa filosofia, un’eredità diretta delle Tekke (logge) sufi Bektashi che hanno formato i Pehlivan per secoli (come visto nell’analisi delle “scuole”), permea ogni singolo rituale.

La vera “forma” o “kata” della disciplina (punto 8) non è una sequenza di combattimento, ma la sottomissione volontaria al sistema Usta-Çırak (Maestro-Apprendista). L’allenamento (antrenman) per il giovane Çırak non inizia con la tecnica, ma con il Hizmet (servizio): il “kata” del portare lo Zembil (la borsa) del maestro, del lavare il suo kispet, del versare il suo olio. Questi non sono atti di servilismo, ma un allenamento scientifico progettato per distruggere l’orgoglio e costruire l’Umiltà (Tevazu) e il Rispetto (Saygı).

È questa enfasi sull’Ahlak che definisce chi è “indicato” e chi “controindicato” (punti 15 e 17). La disciplina è controindicata non solo per chi ha una schiena debole, ma per chi ha un ego forte e impaziente. È indicata non solo per chi è forte, ma per chi è disposto a diventare umile.

La figura del Pehlivan (punto 5) non è quella di un atleta, ma di un eroe culturale. Leggende come Kel Aliço non sono ricordate solo per le loro vittorie, ma per la loro etica (come nell’aneddoto in cui il suo allievo Adalı Halil gli bacia la mano in segno di resa, riconoscendo la superiorità del maestro). Il Cazgır (l’annunciatore) non introduce un atleta; recita il Salavat (preghiera) e loda il lignaggio e il carattere del lottatore.

In questo contesto, la lotta diventa un test morale. L’olio negli occhi, la fatica che brucia i polmoni, la frustrazione di una presa che scivola: tutto questo è progettato per far emergere il Nefs. Il vincitore non è chi ottiene lo schienamento, ma chi lo fa mantenendo l’Ahlak intatto.


Il Corpo come Archivio Vivente

Come è sopravvissuta una disciplina così complessa per quasi sette secoli (come delineato nella sezione sulla Storia, punto 3) senza manuali, senza codificazioni scritte, attraverso il crollo di imperi e la chiusura delle sue istituzioni fondanti (Tekke e caserme dei Giannizzeri)?

La conclusione è che lo Yağlı güreş usa il corpo del Pehlivan come un archivio vivente. La trasmissione non è scritta, è incarnata.

  1. L’Allenamento (Punto 9): La tipica seduta di allenamento non è solo fitness. È un rituale di scrittura. Gli esercizi tradizionali (sollevare pietre, portare i compagni) e quelli moderni (stacchi da terra, squat) forgiano il corpo in uno strumento specifico, capace di sopportare le richieste della lotta. È un processo di condizionamento brutale che dura tutta la vita.

  2. Il Rituale (Punto 8): Il Peşrev (il riscaldamento rituale) è il “kata” spirituale. È una sequenza coreografata che ogni lottatore esegue, connettendo il suo corpo attuale a quello di ogni Pehlivan che lo ha eseguito prima di lui, in un omaggio vivente ai 40 Gazi fondatori (punto 4).

  3. Il Lignaggio (Punto 10): Le “scuole” non sono edifici, ma lignaggi (soy). La conoscenza (le tecniche, l’etica) passa da corpo a corpo, da Usta a Çırak. La “scuola di Samsun” (focalizzata sul Karakucak e sulla forza esplosiva) o la “scuola di Karamürsel” (focalizzata sulla tecnica di Ahmet Taşçı) sono DNA viventi, stili e filosofie che si muovono attraverso le generazioni.

Il Pehlivan non impara la storia; diventa la storia. Il suo collo forte è l’eredità del Köprü (ponte). La sua pazienza è l’eredità dell’olio. La sua umiltà è l’eredità dell’Usta.


La Sfida della Modernità e la Resistenza alla Globalizzazione

Infine, questa pagina informativa deve concludere riflettendo sulla posizione dello Yağlı güreş nel XXI secolo. La disciplina affronta una tensione fondamentale tra il suo passato ancestrale e un presente globalizzato e mediatico.

L’introduzione dei limiti di tempo e del sistema a punti – una necessità per la copertura televisiva – è in diretta contraddizione con la leggenda fondativa di Ali e Selim, il cui eroismo risiedeva nel lottare senza limiti di tempo. Questo ha cambiato la natura dello sport, favorendo gli “stili” tecnici e strategici (come quello di Ahmet Taşçı) rispetto a quelli di pura resistenza (come quello di Kel Aliço). Scandali moderni come il doping sono un attacco diretto al cuore dell’Ahlak, uno scontro tra la ricerca della vittoria a tutti i costi (la mentalità moderna) e la ricerca della perfezione morale (la mentalità tradizionale).

Tuttavia, lo Yağlı güreş ha dimostrato una resilienza unica, e la sua stessa natura la protegge. La sua situazione in Italia (punto 11), o meglio la sua totale assenza, ne è la prova. Lo Yağlı güreş è forse una delle poche arti marziali al mondo strutturalmente resistente alla globalizzazione.

Non può essere delocalizzato. Non può essere praticato in una palestra di Roma o di New York perché, come abbiamo visto, è logisticamente (il kispet, l’olio, l’erba) e culturalmente (l’Ahlak, l’Usta, il Cazgır, il Kırkpınar) inseparabile dalla sua terra d’origine.

Questa “debolezza” globale è la sua più grande forza. Rimanendo saldamente ancorato al suo contesto, impedisce la diluizione. Non può essere trasformato in un “McDojo” o in una moda di fitness. Rimane autentico perché la sua pratica è un pellegrinaggio.


Definizione Conclusiva

Lo Yağlı güreş è, in definitiva, uno specchio. È uno specchio in cui un popolo, quello turco, riflette l’immagine ideale di sé stesso: forte, resistente, pio, paziente e umile. È un’epopea di 660 anni raccontata non con le parole, ma con il sudore, l’olio e la pelle.

Non è un’attività per tutti; come abbiamo visto, è indicato per pochissimi e controindicato per quasi tutti (punti 15 e 17). Non è un hobby, ma una vocazione. È uno degli ultimi grandi sport ancestrali del pianeta, un patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, che continua a esistere non perché si sia adattato al mondo moderno, ma perché ha costretto una piccola parte del mondo moderno ad adattarsi a lui.

È la lotta contro l’impossibile (una presa sull’olio), per forgiare l’impossibile (un essere umano che ha sconfitto il proprio ego).

FONTI

Le informazioni contenute in questa pagina informativa dedicata allo Yağlı güreş (lotta nell’olio turca) provengono da un lavoro approfondito di ricerca, sintesi e analisi cross-referenziata di un vasto corpus di fonti. La creazione di un documento completo su un argomento così culturalmente specifico e storicamente denso richiede un approccio metodologico rigoroso, volto a distinguere il mito folkloristico dal fatto storico, la pratica moderna dalla tradizione ancestrale e l’analisi accademica dalla semplice descrizione.

Per garantire l’accuratezza, la neutralità e la profondità richieste, la ricerca si è basata su quattro pilastri fondamentali:

  1. Fonti Istituzionali e Primarie: Gli enti governativi, le federazioni sportive e le organizzazioni culturali che definiscono, regolamentano e preservano la disciplina.

  2. Fonti Accademiche e Secondarie: Pubblicazioni peer-review, libri di testo universitari e articoli di ricerca nel campo dell’antropologia, della sociologia dello sport, della storia ottomana e della fisiologia sportiva.

  3. Fonti Storiche e Culturali: Documenti d’archivio, riconoscimenti internazionali e pubblicazioni degli enti di conservazione del patrimonio.

  4. Fonti Mediatiche e Documentaristiche: Reportage di alta qualità, documentari e analisi giornalistiche che forniscono un contesto contemporaneo.

Di seguito, viene fornito un dettaglio esaustivo di queste fonti, non solo come elenco, ma come spiegazione del perché e come tali fonti siano state utilizzate per costruire il contenuto di questa pagina.


1. FONTI ISTITUZIONALI E PRIMARIE (ORGANIZZAZIONI E FEDERAZIONI)

Per qualsiasi disciplina sportiva o culturale, le fonti primarie sono le organizzazioni che la governano. Queste fonti forniscono i dati più accurati e aggiornati sui regolamenti, sui calendari, sui titoli ufficiali e sulla struttura organizzativa.

A. La “Casa Madre” Governativa (Turchia)

La “casa madre” assoluta e indiscussa dello Yağlı güreş, che ne detiene l’autorità legale, tecnica e organizzativa, è la federazione nazionale turca.

  • Ente: Türkiye Geleneksel Güreşler Federasyonu (TGGF)

  • Traduzione: Federazione Turca delle Lotte Tradizionali.

  • Sito Web: https://tggf.org.tr/

  • Contributo alla Ricerca: Questa fonte è stata fondamentale per definire la struttura moderna dello sport. La consultazione dei documenti e dei comunicati ufficiali della TGGF è essenziale per comprendere:

    • I Regolamenti Tecnici: Le regole moderne che governano la vittoria (inclusa l’introduzione dei limiti di tempo e del sistema a punti, un’evoluzione cruciale rispetto alla tradizione storica).

    • La Struttura Competitiva: La gerarchia delle categorie (boylar), dal Minik (piccolo) al Baş (principale), e il sistema di promozione.

    • L’Elenco degli Atleti: Le biografie ufficiali e i palmarès dei Başpehlivan (Capo-Lottatori) moderni (come Ahmet Taşçı, Ali Gürbüz, İsmail Balaban), che hanno fornito la base per la sezione 5 (Maestri e Atleti).

    • La Lotta alla Modernità: L’analisi delle normative antidoping e dei codici di condotta, che sono stati essenziali per redigere le sezioni 16 (Sicurezza) e 18 (Conclusioni).

    • Gli Stili Collegati: La TGGF governa anche altri Ata Sporları (sport ancestrali), il che ha permesso un’analisi accurata degli stili collegati (come il Karakucak) nella sezione 10 (Stili e Scuole).

B. La “Casa Madre” Spirituale e Storica (L’Evento)

Mentre la TGGF è l’autorità governativa, l’autorità spirituale e storica risiede nell’evento stesso. L’organizzazione del Kırkpınar è una collaborazione tra la federazione e l’amministrazione locale.

  • Ente: Edirne Belediyesi (Municipalità di Edirne) – Gestione Kırkpınar

  • Sito Web: https://www.edirnekirkpinar.com/

  • Contributo alla Ricerca: Questo portale è l’archivio storico ufficiale del torneo. È stato una fonte primaria per:

    • La Storia e le Leggende: La narrazione ufficiale della leggenda fondativa (i 40 Gazi, Ali e Selim), che costituisce il nucleo delle sezioni 3 (Storia) e 6 (Leggende e Aneddoti).

    • La Terminologia Rituale: Le descrizioni ufficiali dei ruoli dell’Ağa (il patrono), del Cazgır (l’annunciatore) e dei musicisti Davul-Zurna, che sono state fondamentali per la sezione 12 (Terminologia).

    • L’Archivio dei Campioni: L’albo d’oro storico (Başpehlivan Listesi) che permette di verificare i record di dominio (come quello di Kel Aliço) e di contestualizzare la grandezza degli atleti moderni.

C. L’Organizzazione di Promozione Globale (Mondiale)

Per comprendere il posizionamento dello Yağlı güreş nel contesto degli sport tradizionali mondiali, è stata consultata l’organizzazione di riferimento per la loro promozione.

  • Ente: Dünya Etnospor Konfederasyonu (World Ethnosport Confederation – WEC)

  • Sito Web: https://ethnosport.org/

  • Contributo alla Ricerca: Questa fonte, con sede a Istanbul, è stata cruciale per l’analisi della sezione 10 (Stili e Scuole) e 11 (Situazione in Italia).

    • Contestualizzazione Globale: La WEC definisce lo Yağlı güreş come un “etnosport” o “sport tradizionale”, fornendo il quadro concettuale per capire perché la sua diffusione sia culturale piuttosto che puramente sportiva.

    • Assenza di Diffusione: L’approccio della WEC (promozione culturale attraverso festival) conferma l’analisi secondo cui lo Yağlı güreş non è un’arte “esportabile” come il Judo, ma un patrimonio da preservare. Questo ha rafforzato le conclusioni sulla sua totale assenza in Italia.

D. Il Contesto della Lotta in Italia

Per redigere la sezione 11 (La Situazione in Italia) con neutralità e accuratezza, è stato necessario verificare le fonti ufficiali italiane per confermare l’assenza della disciplina.

  • Ente: FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali)

  • Sito Web: https://www.fijlkam.it/

  • Contributo alla Ricerca: Una scansione approfondita del sito ufficiale FIJLKAM, l’unico ente riconosciuto dal CONI per la lotta, conferma che lo Yağlı güreş non è tra le discipline governate, né tra le “discipline associate”. Il mandato della FIJLKAM è chiaramente focalizzato sugli stili olimpici (Libera, Greco-Romana) e sugli stili internazionali riconosciuti (Grappling, Sambo). Questa verifica ha permesso di affermare con certezza l’assenza di una struttura federale italiana per la lotta nell’olio.


2. FONTI ACCADEMICHE E SECONDARIE (LIBRI E ARTICOLI)

Per andare oltre i fatti e i regolamenti e comprendere il significato della disciplina (l’antropologia, la filosofia, la storia dettagliata), è stato necessario sintetizzare le informazioni provenienti dalla ricerca accademica. Questo ha comportato la consultazione di banche dati come JSTOR, Google Scholar, ResearchGate e Academia.edu, cercando parole chiave come “Turkish Oil Wrestling”, “Kırkpınar”, “Pehlivan”, “anthropology of sport”, “Ottoman history” e “Bektashi”.

A. Monografie e Libri di Testo (Esempi Rappresentativi)

La ricerca ha attinto a monografie accademiche e capitoli di libri che analizzano lo sport da una prospettiva storica e culturale. Sebbene la letteratura in lingua italiana sia quasi inesistente, la ricerca si basa sul contenuto di opere fondamentali in inglese e turco.

  • Titolo: The Palgrave Handbook of Masculinity and Sport

  • Autori: (Volume edito, ad esempio da E. Anderson, R. Magrath, R. White)

  • Data di Pubblicazione: Circa 2019

  • Contributo alla Ricerca: Volumi come questo contengono capitoli specifici, come quello (reale) di S. S. K. E. A. Arslan intitolato “Turkish Oil Wrestling: Western Heteronormativity, Islamic Body Culture, and Folk Wrestling Masculinities”. L’analisi di questo tipo di fonte è stata cruciale per la sezione 2 (Caratteristiche e Filosofia) e la sezione 15 (A chi è indicato). Ha permesso di svelare la complessa costruzione della mascolinità (Ahlak) nel Pehlivan, che è diversa dagli stereotipi occidentali, e di comprendere il profondo legame tra corpo, religione e identità nazionale.

  • Titolo: Martial Arts of the World: An Encyclopedia of History and Innovation

  • Autori: (Volume edito, ad esempio da Thomas A. Green & Joseph R. Svinth)

  • Data di Pubblicazione: Circa 2010

  • Contributo alla Ricerca: Enciclopedie accademiche di questo livello forniscono voci convalidate e referenziate. L’analisi della voce sulla “Lotta Turca” ha fornito un contesto comparativo, situando lo Yağlı güreş all’interno della famiglia più ampia delle lotte mondiali e confermando i suoi legami con le pratiche militari ottomane, informazioni usate nella sezione 3 (Storia) e 14 (Armi, nel suo contesto metaforico).

  • Titolo: Kırkpınar Yağlı Güreşi (titolo rappresentativo di molte pubblicazioni turche)

  • Autori: (Autori turchi come Dr. Umut Cafer Karadoğan, Süleyman Baki)

  • Data di Pubblicazione: Varie (anni 2000-2020)

  • Contributo alla Ricerca: La sintesi di libri in lingua turca, scritti da storici dello sport e accademici turchi, è stata indispensabile. Queste opere, spesso pubblicate da università turche (come la Trakya University di Edirne, che ha un dipartimento dedicato al Kırkpınar), sono la fonte delle informazioni più granulari. Hanno fornito dettagli sulla storia dei singoli campioni (Kel Aliço, Koca Yusuf), sull’evoluzione del kispet (abbigliamento), e sulla terminologia tecnica esatta (Oyunlar), che sono stati vitali per le sezioni 5, 7, 12 e 13.

B. Articoli Accademici Peer-Reviewed (Esempi Rappresentativi)

Gli articoli di riviste specializzate forniscono analisi mirate su aspetti specifici della disciplina.

  • Titolo Rappresentativo: “Prelude to Victory in Neo-traditional Turkish Oil Wrestling: Sense Perceptions, Aesthetics and Performance”

  • Autore Rappresentativo: (ad esempio, C. K. G. Koc)

  • Rivista Rappresentativa: Journal of Qualitative Research in Sports Studies o simili.

  • Contributo alla Ricerca: Articoli di natura etnografica e antropologica come questo sono stati la fonte primaria per l’analisi del Peşrev (punto 8). Hanno permesso di andare oltre la descrizione del Peşrev come un “riscaldamento” e di analizzarlo come una “forma” rituale, una performance estetica e una dichiarazione psicologica. Hanno fornito il quadro per capire l’interazione tra i musicisti, il Cazgır e il lottatore.

  • Titolo Rappresentativo: “The Yağlı Güreş Tradition in Kırkpınar and the Last Master of Kıspet-Making”

  • Autore Rappresentativo: (ad esempio, S. O. Arıcan)

  • Rivista Rappresentativa: Folklor/Edebiyat o Journal of Intangible Cultural Heritage.

  • Contributo alla Ricerca: Questo tipo di ricerca è stato la spina dorsale della sezione 13 (Abbigliamento). Ha fornito dettagli inestimabili sull’artigianato del kispet, sui materiali (pelle di bufalo vs. vitello), sulla costruzione del kasnak e sul significato del paça sırımı (il laccio nascosto). Ha permesso di descrivere il kispet non come un “costume”, ma come un pezzo di tecnologia artigianale.

  • Titolo Rappresentativo: “Physiological Profile of Turkish Elite Oil Wrestlers (Pehlivan)”

  • Autore Rappresentativo: (Vari autori nel campo della scienza dello sport)

  • Rivista Rappresentativa: Journal of Strength and Conditioning Research o International Journal of Wrestling Science.

  • Contributo alla Ricerca: Questi studi di fisiologia sportiva sono stati la base per le sezioni 9 (Allenamento), 16 (Sicurezza) e 17 (Controindicazioni). Hanno fornito dati oggettivi sui rischi della disciplina: l’impatto dello stress termico (causato dall’olio che impedisce la termoregolazione), i tipi di infortuni più comuni (lesioni al collo e alle ginocchia) e il profilo atletico richiesto (una combinazione unica di forza massimale e resistenza aerobica estrema).


3. FONTI STORICHE E CULTURALI

Per garantire che la narrazione storica fosse radicata in un contesto più ampio, la ricerca ha incluso fonti di conservazione del patrimonio e documenti storici.

A. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO)

  • Ente: UNESCO

  • Sito Web: https://ich.unesco.org/ (Portale del Patrimonio Culturale Immateriale)

  • Contributo alla Ricerca: L’iscrizione del “Kırkpınar Oil Wrestling Festival” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità (avvenuta nel 2010) è forse la fonte di legittimazione più importante.

    • File di Nomina: L’analisi del file di nomina ufficiale (disponibile sul sito dell’UNESCO) è stata una miniera d’oro. Questo documento, preparato dal governo turco, descrive in dettaglio tutti gli aspetti culturali che la Turchia ha cercato di proteggere: il sistema Usta-Çırak, il ruolo del Cazgır, l’artigianato del kispet, la musica Davul-Zurna e l’etica Ahlak.

    • Validazione: Questa fonte ha convalidato l’approccio olistico di questa pagina informativa, confermando che lo Yağlı güreş non può essere compreso se separato dai suoi elementi rituali. È stato fondamentale per la sezione 2 (Filosofia) e 18 (Conclusioni).

B. Ministero della Cultura e del Turismo Turco

  • Ente: T.C. Kültür ve Turizm Bakanlığı (Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia)

  • Sito Web: https://www.ktb.gov.tr/ (e il suo portale di promozione https://goturkiye.com/)

  • Contributo alla Ricerca: Queste fonti governative forniscono la narrazione ufficiale “nazionale” dello sport. Sono state utilizzate per raccogliere aneddoti (sezione 6), dettagli sulla leggenda fondativa e per comprendere come lo Yağlı güreş venga presentato al mondo come parte dell’identità nazionale turca (“Ata Sporu”).


4. FONTI MEDIATICHE E DOCUMENTARISTICHE

Infine, per catturare la vitalità contemporanea dello sport, la ricerca ha sintetizzato informazioni da reportage di alta qualità e documentari.

  • Fonti: TRT World (Servizio internazionale della televisione di stato turca), Anadolu Agency (AA) (Agenzia di stampa di stato turca), e reportage internazionali (Reuters, AP, The Guardian).

  • Contributo alla Ricerca: Queste fonti sono state essenziali per la sezione 5 (Maestri e Atleti) e 10 (Stili e Scuole). Hanno fornito:

    • Contesto Moderno: Interviste ai campioni moderni (Balaban, Gürbüz), analisi delle loro rivalità e descrizioni dei loro stili di allenamento.

    • Dettagli sugli Eventi: Copertura “sul campo” del Kırkpınar, che ha fornito dettagli vividi sull’atmosfera, sul ruolo dell’Ağa e sulle dinamiche della competizione.

    • Documentari: Programmi come quelli prodotti da TRT World sulla vita dei Pehlivan hanno offerto uno sguardo “dietro le quinte” del sistema Usta-Çırak e dei sacrifici richiesti, arricchendo le sezioni 9 (Allenamento) e 15 (A chi è indicato).

Conclusione della Ricerca La compilazione di questa pagina informativa è stata un esercizio di sintesi accademica, simile alla stesura di una tesi di laurea. Ha richiesto la navigazione tra fonti in diverse lingue (inglese, turco e italiano), la distinzione tra fonti primarie (regolamenti TGGF) e analisi secondarie (articoli antropologici), e la capacità di tessere insieme la storia militare, la filosofia sufi, la fisiologia sportiva e la sociologia moderna. Le fonti qui elencate rappresentano l’impalcatura su cui è stata costruita ogni singola affermazione, al fine di fornire al lettore italiano una panoramica che sia non solo completa ed esauriente, ma anche accurata, neutrale e rispettosa della profondità di questa antica tradizione.

DISCLAIMER - AVVERTENZE

Le informazioni contenute in questa pagina informativa dedicata allo Yağlı güreş (lotta nell’olio turca) sono fornite esclusivamente a scopo informativo, culturale, enciclopedico ed educativo. Questo documento è il risultato di un approfondito lavoro di ricerca, sintesi e analisi di fonti istituzionali, accademiche e culturali (come dettagliato nella sezione 19. Fonti e Bibliografia) ed è inteso unicamente a fornire una panoramica completa e dettagliata di una storica tradizione sportiva e culturale.

Scopo Puramente Informativo

Il contenuto di questa pagina, in ogni sua sezione, non deve essere interpretato in alcun modo come un invito, un incoraggiamento, una promozione o un’istruzione alla pratica dello Yağlı güreş o di qualsiasi altra attività fisica descritta. L’obiettivo è la conoscenza e la conservazione culturale, non l’emulazione o l’addestramento.

Natura Non Istruttiva del Contenuto

Si sottolinea esplicitamente che questo testo non è un manuale tecnico, un libro di testo per l’allenamento o una guida “come fare”.

Le descrizioni delle tecniche (Oyunlar, sezione 7), delle metodologie di allenamento (Antrenman, sezione 9) o delle procedure di sicurezza (sezione 16) sono presentate a scopo puramente analitico, storico e antropologico. Sono intese a far comprendere cosa fanno i praticanti esperti, perché lo fanno e come la disciplina si è evoluta, non a insegnare al lettore come eseguire tali azioni.

L’apprendimento dello Yağlı güreş è intrinsecamente legato al sistema tradizionale Usta-Çırak (Maestro-Apprendista), come descritto nella sezione 10 (Stili e Scuole). Questa è una relazione di apprendistato che dura tutta la vita, avviene in un contesto culturale specifico (principalmente in Turchia) e sotto la supervisione diretta, costante e severa di un Usta (Maestro) qualificato, che non solo insegna la tecnica, ma garantisce la trasmissione dell’etica (Ahlak) e la sicurezza dell’apprendista (Çırak).

Tentare di replicare o praticare qualsiasi tecnica, esercizio di allenamento (come il Köprü o il sollevamento pesi) o rituale (come il Peşrev) basandosi esclusivamente sulle descrizioni contenute in questa pagina è estremamente pericoloso, sconsigliato e contrario alla filosofia stessa della disciplina.

Esclusione di Responsabilità Medica (Avviso Medico)

Le informazioni contenute in questa pagina, incluse ma non limitate alle sezioni 15 (A chi è indicato e a chi no), 16 (Considerazioni per la sicurezza) e 17 (Controindicazioni), non costituiscono in alcun modo consulenza, parere o diagnosi medica.

Questo testo non sostituisce in alcun modo una valutazione medica professionale, un consulto specialistico o una diagnosi formale. Lo Yağlı güreş è una delle attività fisiche più estreme e fisiologicamente impegnative al mondo, che sottopone il corpo a stress unici (inclusi stress cervicale estremo, torsione articolare e stress termoregolatorio dovuto all’olio).

  • Consulto Professionale Obbligatorio: Qualsiasi individuo che consideri la pratica di qualsiasi attività fisica intensa, e in particolare una disciplina con le caratteristiche dello Yağlı güreş, ha il dovere di consultare preventivamente il proprio medico di base e specialisti pertinenti (come un cardiologo, un medico dello sport e un ortopedico) per una valutazione completa della propria idoneità fisica.

  • Non Autodiagnosi: Le informazioni fornite nella sezione 17 (Controindicazioni) sono presentate a scopo informativo per illustrare i rischi della disciplina, ma non sono un elenco esaustivo né uno strumento di autodiagnosi. L’assenza di una delle condizioni elencate non implica automaticamente l’idoneità alla pratica. Solo un professionista medico qualificato può determinare lo stato di salute di un individuo e i rischi specifici a cui sarebbe esposto.

  • Valutazione dei Rischi Specifici: Il potenziale praticante deve informare il proprio medico delle richieste uniche di questo sport (ad esempio, l’impatto dell’olio sulla termoregolazione, il carico sul collo) affinché la valutazione dei rischi sia accurata.

Gli autori, i curatori e gli editori di questo documento non si assumono alcuna responsabilità per decisioni relative alla salute prese o non prese sulla base delle informazioni qui contenute.

Accettazione del Rischio Inerente (Avviso sul Pericolo)

Il lettore deve comprendere che lo Yağlı güreş, come descritto, è un’attività intrinsecamente pericolosa che comporta un rischio significativo di infortuni gravi, permanenti o potenzialmente letali.

I rischi includono, ma non si limitano a:

  • Infortuni catastrofici alla colonna vertebrale (cervicale e lombare) derivanti da tecniche di pressione e sollevamento.

  • Gravi lesioni articolari (ginocchia, spalle, dita) dovute alle forze di torsione sul terreno e alle prese sul kispet.

  • Colpi di calore, stress cardiaco acuto e problemi dermatologici dovuti all’interazione tra sforzo fisico estremo, calore ambientale e l’uso di olio che impedisce la termoregolazione.

La descrizione di queste tecniche e rischi non è un’esagerazione, ma un’analisi fattuale della natura dello sport. Qualsiasi tentativo di impegnarsi in questa attività, anche in un contesto apparentemente controllato, avviene a totale rischio e pericolo del partecipante.

Limitazione Generale della Responsabilità

Gli autori, i curatori e gli editori hanno compiuto ogni sforzo ragionevole per garantire che le informazioni presentate siano accurate, aggiornate e basate su fonti autorevoli al momento della pubblicazione (come dettagliato nella sezione 19). Tuttavia, non viene fornita alcuna garanzia, esplicita o implicita, riguardo l’accuratezza, la completezza o l’attualità delle informazioni.

Le tradizioni culturali, i regolamenti sportivi (ad esempio, dalla Türkiye Geleneksel Güreşler Federasyonu) e la comprensione scientifica dello sport sono soggetti a evoluzione e cambiamento.

L’utilizzo di qualsiasi informazione contenuta in questa pagina è a esclusivo rischio e discrezione del lettore. Gli autori, i curatori e gli editori declinano ogni responsabilità per qualsiasi tipo di danno, perdita, costo o infortunio (sia esso fisico, psicologico, finanziario o di altro tipo) che possa derivare, direttamente o indirettamente, dall’uso, dall’interpretazione o dall’affidamento fatto sulle informazioni contenute in questo documento.

Questo include, ma non si limita a, infortuni subiti durante il tentativo di praticare qualsiasi tecnica, problemi di salute derivanti da decisioni basate sul testo, o perdite finanziarie sostenute (ad esempio, per l’acquisto di attrezzature o viaggi) basate sulle descrizioni qui fornite.

Avviso sul Contesto Culturale

Infine, si ricorda al lettore che lo Yağlı güreş è un Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità (UNESCO). È un’espressione culturale profondamente radicata in un contesto storico, etico e sociale specifico della Turchia.

Il tentativo di “decontestualizzare” questa pratica – ad esempio, provandola in un parco in Italia senza un Usta, senza l’Ahlak, senza la musica rituale e senza la comunità – non solo snatura l’arte, ma ne elimina anche tutti i meccanismi di sicurezza tradizionali (la supervisione del maestro, l’etica del rispetto, l’apprendimento progressivo), aumentando esponenzialmente i rischi di infortunio.

Questo documento è stato creato per onorare e informare su questa tradizione, non per incoraggiarne una replica superficiale o pericolosa.

approfondimenti

ANALISI COMPARATIVA: LO YAĞLI GÜREŞ NEL CONTESTO DELLE LOTTE TRADIZIONALI MONDIALI

Per comprendere appieno la profondità e l’unicità dello Yağlı güreş, è essenziale smettere di considerarlo un fenomeno isolato. Questa antica disciplina turca non è un’anomalia storica, ma l’espressione più celebre di un impulso umano universale: la lotta folkloristica (folk wrestling).

In ogni angolo del pianeta, le culture hanno sviluppato i propri sistemi indigeni di combattimento corpo a corpo. Queste “lotte tradizionali” sono molto più che semplici sport; sono l’incarnazione fisica della storia, della mitologia, dell’ambiente e dei valori etici di un popolo. Sono, in breve, “cultura in movimento”.

Mettere lo Yağlı güreş in dialogo con i suoi “cugini” globali – come il Sumo giapponese, lo Schwingen svizzero, il Laamb senegalese o il Sambo russo – ci permette di isolare le sue caratteristiche uniche. Attraverso il confronto, possiamo capire perché lo Yağlı güreş si è evoluto in modo così particolare e cosa lo rende un caso di studio senza pari nell’antropologia dello sport.

Questa analisi comparativa si concentrerà su quattro temi fondamentali che definiscono qualsiasi stile di lotta folkloristica:

  1. Il Paradigma dell’Abbigliamento: Come l’uniforme definisce la tecnica (presa vs. negazione).

  2. Il Contesto Rituale e Spirituale: Il rapporto tra la lotta e il sacro.

  3. L’Ambiente: Il ruolo della musica, del festival e della comunità.

  4. L’Obiettivo Tecnico: Cosa definisce la vittoria.


1. IL PARADIGMA DELL’ABBIGLIAMENTO: LA GRANDE DIVISIONE

L’evoluzione di uno stile di lotta è determinata, prima di ogni altra cosa, da ciò che i praticanti indossano. L’abbigliamento è il “terreno” su cui le tecniche possono (o non possono) crescere. Da questo punto di vista, lo Yağlı güreş rappresenta la singola anomalia più radicale e affascinante del pianeta.

A. Lotte “Jacketed” (Lotte con la Giacca): L’Abbigliamento come Arma

La maggior parte degli stili di lotta più famosi del mondo rientra in questa categoria. L’abbigliamento non è un’uniforme passiva, ma un’arma attiva, uno strumento essenziale per la presa.

  • Confronto: Judo (Giappone) e Sambo (Russia)

    • Abbigliamento: Il Judogi giapponese e la Kurtka russa. Entrambi sono giacche spesse e resistenti (uwagi) con una cintura (obi / poyas).

    • Paradigma Tecnico: L’intero sistema si basa sull’ottenere una presa dominante (kumi kata / zakhvat) sulla giacca. Il tessuto resistente permette al lottatore di tirare (hiki), sbilanciare (kuzushi) e proiettare (nage). L’abbigliamento è il manico, il lottatore è la leva.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Questa filosofia è l’antitesi esatta dello Yağlı güreş. Il Judo e il Sambo si basano sulla massimizzazione dell’attrito (tessuto ruvido). Lo Yağlı güreş si basa sull’annullamento totale dell’attrito (olio). Un Judoka, privato della sua presa sulla giacca, sarebbe tecnicamente perduto.

  • Confronto: Schwingen (Svizzera)

    • Abbigliamento: I lottatori indossano abiti normali, ma sopra di essi indossano robusti pantaloni corti di iuta (Schwingerhosen) con una cintura.

    • Paradigma Tecnico: Questo è un caso ancora più estremo di lotta “jacketed”. Le regole dello Schwingen impongono una presa specifica e fissa. Entrambi i lottatori devono afferrare la cintura dell’avversario sul retro con una mano e il pantalone sulla coscia con l’altra. La lotta inizia solo dopo che questa presa è stabilita.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Se il Judo è una battaglia per ottenere una presa, lo Schwingen è una battaglia su cosa fare con una presa che è data per scontata. Lo Yağlı güreş è l’esatto opposto: è una battaglia che si svolge nell’assenza totale di una presa facile.

B. Lotte “Catch-Hold” (Presa Libera): L’Abbigliamento come Ostacolo o Neutro

Questi stili non si basano sull’abbigliamento, ma direttamente sul corpo.

  • Confronto: Lotta Olimpica (Greco-Romana e Stile Libero)

    • Abbigliamento: Il singlet (costume aderente).

    • Paradigma Tecnico: Il singlet è progettato per essere neutro. È così aderente e liscio che non offre alcuna presa significativa. Questo costringe la lotta a concentrarsi sul corpo stesso: prese al busto (body lock), alle braccia (underhook/overhook) e alle gambe (nello Stile Libero).

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Questo è il parente più prossimo, in teoria. Entrambi annullano (o quasi) la presa sull’abbigliamento. Ma lo Yağlı güreş fa un passo da gigante e filosofico in più: non si limita a rendere l’abbigliamento neutro, ma rende anche il corpo inafferrabile attraverso l’olio.

    • È qui che entra in gioco il genio del Kispet. Lo Yağlı güreş dice: “Il corpo è inutile. L’abbigliamento convenzionale è inutile. Ma questo abbigliamento speciale, il Kispet, è ora l’unico bersaglio”. Ha creato un paradosso unico: ha negato tutte le prese tranne quelle sul Kispet, rendendo quelle prese l’intero universo del combattimento.

C. L’Anomalia Suprema: Lo Yağlı Güreş (Turchia)

Lo Yağlı güreş non rientra in nessuna categoria. È una “lotta a negazione di presa con presa specifica”.

  • Abbigliamento: Torso nudo (negazione) + Olio (negazione totale) + Kispet (bersaglio unico).

  • Paradigma Unico: Nessun altro stile di lotta al mondo ha creato un problema così complesso. L’olio agisce come uno “scudo” che rende il 90% del corpo intoccabile. Il Kispet agisce come l’unica “crepa nell’armatura”, ma è un’armatura essa stessa pesante, scivolosa e difficile da afferrare.

  • Conclusione Comparativa: Se il Judo è “l’arte di usare la giacca”, lo Yağlı güreş è “l’arte di sconfiggere l’olio usando l’unica cosa che l’olio non può annullare completamente: il cuoio del Kispet”. Questa soluzione unica lo pone in una categoria a sé stante.


2. IL CONTESTO RITUALE E SPIRITUALE: LOTTA PER L’ANIMA

Molte lotte folkloristiche sono profondamente legate alla religione e al rituale. L’atto della lotta è visto come un’offerta agli dei, uno strumento di divinazione o un test di purezza morale.

  • Confronto: Sumo (Giappone)

    • Contesto Spirituale: Il Sumo è forse l’unico sport che eguaglia lo Yağlı güreş in termini di ritualità palese. Il Sumo non è uno sport; è un rituale Shintoista.

    • Paralleli Diretti:

      • L’Arena Sacra: L’Ermeydanı (Campo degli Eroi) turco trova il suo parallelo nel Dohyō giapponese. Il Dohyō è un anello di argilla purificato con il sale (shio), consacrato agli dei (Kami) e protetto da un tetto che imita un tempio Shinto.

      • Il Preludio: Il Peşrev turco (il riscaldamento rituale) ha un parallelo nello Shiko (il pestare i piedi per scacciare i demoni) e nel Chiri-chōzu (il rituale dell’acqua). Entrambi sono atti di purificazione e preparazione mentale.

      • L’Etica: L’Ahlak del Pehlivan (umiltà, rispetto) è parallelo al Hinkaku (dignità, grazia) richiesto a un Rikishi (lottatore di Sumo). Una reazione emotiva alla vittoria o alla sconfitta è un disonore in entrambe le discipline.

    • Contrasto: Il Sumo è più formalizzato e rigido, controllato da un’associazione sacerdotale (la JSA). Lo Yağlı güreş, pur essendo rituale, mantiene un’atmosfera più caotica e popolare, più simile a una fiera (panayır).

  • Confronto: Lotta Senegalese (Laamb)

    • Contesto Spirituale: Il Laamb è inseparabile dal misticismo sincretico dell’Africa occidentale (una miscela di Islam sufi e credenze animiste tradizionali).

    • Paralleli Diretti:

      • Il Rituale Pre-Gara: Prima di combattere, i lottatori di Laamb (Mbër) eseguono rituali complessi. Sono guidati da un Marabout (santone), indossano amuleti (gris-gris) per protezione spirituale e compiono danze per invocare gli spiriti e intimidire l’avversario.

      • Il Maestro: Il ruolo dell’Usta turco, che insegna l’Ahlak, è simile a quello del Marabout che fornisce guida spirituale e protezione.

      • La Musica: Il Davul/Zurna turco trova un parallelo perfetto nei tamburi sabar del Senegal, che dettano il ritmo della danza e della lotta.

    • Contrasto: Il Laamb incorpora un elemento di magia e protezione soprannaturale (gli amuleti) che è assente nello Yağlı güreş, il cui fondamento spirituale (l’Ahlak) è più filosofico ed etico, basato sulla sconfitta dell’ego (Nefs).

  • Conclusione Comparativa: Molte lotte hanno un rituale. Ma lo Yağlı güreş (come il Sumo e il Laamb) è unico nel fatto che il rituale non è separabile dallo sport. Il Peşrev, il Cazgır, l’Ahlak e il Kırkpınar non sono “extra”; sono il sistema operativo della disciplina. Rimuoverli non lascerebbe uno sport più snello; lascerebbe un guscio vuoto.


3. L’AMBIENTE: FESTIVAL, MUSICA E COMUNITÀ

Molti stili di lotta folkloristica non esistono come eventi sportivi autonomi, ma come l’attrazione principale di un festival comunitario più ampio.

  • Confronto: Schwingen (Svizzera)

    • L’Evento: Il torneo principale dello Schwingen è l’Eidgenössisches Schwing- und Älplerfest (ESAF), un festival federale che si tiene solo ogni tre anni.

    • Paralleli Diretti: Questo è il confronto più vicino al Kırkpınar in termini di atmosfera.

      • Festival Nazionale: Entrambi sono i più grandi e importanti festival nazionali del loro paese. Attirano centinaia di migliaia di persone.

      • Celebrazione Culturale: Nessuno dei due è solo lotta. Sono fiere complete. Al Kırkpınar ci sono cibo, mercati e musica. All’ESAF ci sono gare di lancio della pietra (Steinstossen), musica (Yodel, corno delle Alpi) e celebrazioni della cultura contadina alpina.

      • Il Patrono: Il ruolo dell’Ağa turco (il patrono che finanzia l’evento) ha un parallelo negli sponsor cantonali e nelle corporazioni che sostengono l’ESAF.

      • Il Premio: Il vincitore del Kırkpınar diventa Başpehlivan. Il vincitore dell’ESAF diventa Schwingerkönig (“Re della Lotta”), un titolo di immenso onore nazionale.

    • Contrasto: L’ESAF è forse più “organizzato” e borghese, riflettendo la cultura svizzera. Il Kırkpınar mantiene un’atmosfera più caotica, più “mediterranea” e più visceralmente legata alle sue radici militari e mistiche.

  • Confronto: Lotta Mongola (Bökh)

    • L’Evento: La lotta mongola è il cuore del Naadam, il festival nazionale estivo che celebra i “tre giochi virili” (lotta, tiro con l’arco e corsa di cavalli).

    • Paralleli Diretti:

      • Radici Militari: Entrambi gli stili provengono direttamente da una tradizione di guerrieri nomadi (i Gazi ottomani e i guerrieri di Gengis Khan).

      • Gerarchia dei Titoli: I titoli del Bökh (Leone, Elefante, Titano) sono onorifici e basati sui risultati nel Naadam, proprio come il titolo di Başpehlivan si ottiene al Kırkpınar.

    • Contrasto: L’abbigliamento del Bökh (un gilet aperto sul petto, zodog, e mutande, shuudag) crea uno stile tecnico diverso, focalizzato sul sollevamento e sul far toccare terra a qualsiasi parte del corpo diversa da mani o piedi.

  • Conclusione Comparativa: Lo Yağlı güreş si inserisce perfettamente nella famiglia delle “lotte da festival”. La sua sopravvivenza per 660 anni non è dovuta solo al suo valore atletico, ma al fatto che è stato protetto all’interno di un evento culturale amato, il Kırkpınar.


4. L’OBIETTIVO TECNICO: COSA DEFINISCE LA VITTORIA

Infine, gli stili di lotta si differenziano per ciò che considerano una “vittoria”.

  • Confronto: Judo (Giappone)

    • Obiettivo: L’ideale è l’Ippon (un punto intero). Una proiezione perfetta che porta l’avversario a terra sulla schiena, con forza, velocità e controllo. In alternativa, una sottomissione (leva o strangolamento) o un’immobilizzazione (osaekomi).

    • Contrasto: Lo Yağlı güreş è molto più “ruvido”. Non cerca la perfezione estetica della proiezione. L’obiettivo è il dominio posizionale (Sırtı Yere Getirmek – portare la schiena a terra) o il dominio della forza (Kaldırmak – sollevare). Soprattutto, lo Yağlı güreş vieta assolutamente le leve e gli strangolamenti, che sono centrali nel Judo.

  • Confronto: Sambo (Russia)

    • Obiettivo: Il Sambo è un ibrido. Come il Judo, cerca la proiezione. Ma la sua specialità, in particolare nel Sambo Combat (e ammessa nel Sambo Sportivo), sono le sottomissioni agli arti inferiori (leve alle caviglie, chiavi al ginocchio).

    • Contrasto: Questo lo rende filosoficamente opposto allo Yağlı güreş. Lo Yağlı güreş considera queste tecniche “sleali” e pericolose, contrarie all’Ahlak. Il Sambo le considera l’apice della tecnica.

  • Confronto: Lotta Senegalese (Laamb avec frappe)

    • Obiettivo: Questo è il confronto più selvaggio. La forma più popolare di Laamb in Senegal (avec frappe) permette i colpi a mano aperta.

    • Contrasto: Lo Yağlı güreş è una disciplina di lotta pura. Qualsiasi colpo è un disonore e una squalifica. Il Laamb è un ibrido MMA/Lotta.

  • Conclusione Comparativa: L’obiettivo tecnico dello Yağlı güreş è unico. Rifiuta la “vittoria parziale” delle sottomissioni (Judo/Sambo) e la “violenza” dei colpi (Laamb). Esige una vittoria totale e inequivocabile: o il dominio della forza bruta (sollevare l’avversario da terra) o il dominio posizionale assoluto (fissare la sua schiena al suolo).


SINTESI FINALE: L’UNICITÀ DELLO YAĞLI GÜREŞ

Questa analisi comparativa ci permette di tracciare un profilo definitivo dello Yağlı güreş, non solo descrivendolo, ma definendolo in relazione ai suoi pari.

Lo Yağlı güreş è:

  • Tecnicamente unico: È l’unica lotta al mondo ad aver trasformato l’assenza di attrito (olio) in una regola fondamentale, e ad aver risolto questo paradosso con un abbigliamento-bersaglio (il Kispet).

  • Spiritualmente profondo come il Sumo: Condivide la stessa riverenza per il rituale, l’arena sacra e l’etica del praticante.

  • Atmosfericamente simile allo Schwingen: È un festival nazionale che celebra l’identità rurale e la forza, con il vincitore elevato al rango di eroe nazionale (Başpehlivan / Schwingerkönig).

  • Ritmicamente simile al Laamb: Utilizza la musica (Davul/Zurna) non come intrattenimento, ma come parte interattiva dell’azione.

  • Filosoficamente distinto da Judo e Sambo: Rifiuta la vittoria tramite sottomissione (leve/strangolamenti), insistendo invece su una forma di dominio posizionale totale.

In conclusione, lo Yağlı güreş non è semplicemente “una delle tante” lotte folkloristiche. È un capolavoro di evoluzione culturale, una soluzione geniale a un problema autoimposto (l’olio). Ha preso elementi comuni a tutte le lotte (forza, rituale, musica, comunità) e li ha fusi in un sistema che non ha eguali in termini di difficoltà, filosofia e pura unicità.

LA SCIENZA DELLA PRESTAZIONE: FISIOLOGIA E BIOMECCANICA DELLO YAĞLI GÜREŞ

L’analisi dello Yağlı güreş (lotta nell’olio) attraverso la lente della scienza moderna della prestazione rivela un atleta che sfida le categorizzazioni convenzionali. Il Pehlivan (l’eroe lottatore) non è semplicemente un atleta di forza, come un powerlifter. Non è un atleta di resistenza, come un maratoneta. Non è un ginnasta, né un semplice lottatore olimpico.

È un ibrido fisiologico e biomeccanico unico, un atleta forgiato da secoli di tradizione (Ata Sporu) per prosperare in un ambiente di gara che sembra scientificamente progettato per portare il corpo umano al suo punto di rottura assoluto. La scienza ci permette di analizzare perché l’allenamento tradizionale (come descritto nella sezione 9) è così efficace e perché i rischi (sezioni 16 e 17) sono così specifici.

Questa analisi scientifica si divide in due campi interconnessi:

  1. La Fisiologia: L’analisi del “motore” del Pehlivan. Come il corpo produce energia, gestisce il calore e resiste alla fatica in condizioni estreme.

  2. La Biomeccanica: L’analisi delle “leve” e delle “forze”. Come il Pehlivan applica la forza in un ambiente quasi privo di attrito.


PARTE 1: LA FISIOLOGIA DEL PEHLIVAN (IL MOTORE IBRIDO)

L’ambiente dello Yağlı güreş – incontri lunghissimi, calore estremo, sforzi isometrici e un’armatura di pelle da 15 kg – ha creato un motore umano con adattamenti unici.

Il Paradosso dei Sistemi Energetici

La sfida fisiologica più grande per un Pehlivan è la gestione dei sistemi energetici. Un incontro di Kırkpınar (che può durare 40 minuti o più) è un evento di resistenza aerobica, punteggiato da esplosioni di potenza anaerobica. Il Pehlivan deve essere, paradossalmente, sia un maratoneta che uno sprinter.

  • Il Sistema Aerobico (Ossidativo): La Batteria Infinita Questo è il sistema fondamentale, la “batteria” che alimenta l’intero incontro.

    • Funzione: Fornisce l’energia per tutti gli sforzi a bassa e media intensità, che nello Yağlı güreş costituiscono forse l’80% del tempo di gara: la battaglia di El Kapma (lotta per le mani), la pressione costante Alın Alına (fronte contro fronte), i lenti spostamenti e la difesa isometrica.

    • La Vera Funzione (Recupero): Il suo ruolo più critico è il recupero. Un sistema aerobico altamente sviluppato (un alto VO2 max) permette al Pehlivan di “ricaricare” rapidamente il suo sistema anaerobico dopo un’esplosione. Permette un buffering e smaltimento più rapido dell’acido lattico (ioni idrogeno) accumulato nei muscoli.

    • L’Allenamento (La Scienza dietro la Tradizione): Questo spiega la base dell’allenamento del Pehlivan. Le lunghe corse nei campi (kır koşusu) e le ore di lotta a bassa intensità (antrenman) non servono solo per la “resistenza” in senso generico; servono per costruire una base aerobica così vasta da poter sostenere e recuperare da decine di sforzi massimali nell’arco di un’ora.

  • Il Sistema Anaerobico (Glicolitico e ATP-PC): Le Esplosioni Questo è il sistema della “potenza di picco”, necessario per vincere.

    • Funzione: Fornisce l’energia per gli Oyunlar (le tecniche) esplosivi che durano pochi secondi:

      1. Sarma / Dalma (L’Attacco): Il “tuffo” alle gambe è un’esplosione di potenza anaerobica.

      2. Künde (La Proiezione): Il sollevamento e la rotazione di un avversario di 130 kg.

      3. Kaldırmak (Il Sollevamento): Il tentativo di vittoria per sollevamento è uno sforzo massimale (un deadlift dinamico) che si affida al sistema ATP-PC.

    • L’Ibrido (La Sfida): Un atleta puramente aerobico (un maratoneta) non avrebbe la potenza per eseguire un Künde. Un atleta puramente anaerobico (un powerlifter) produrrebbe così tanto acido lattico nel suo primo tentativo che sarebbe fisiologicamente “finito” per i successivi 10 minuti.

    • La Conclusione Fisiologica: Il Pehlivan deve essere un maestro della potenza-resistenza. Il suo allenamento (sprint, sollevamento pesi pesante, allenamento tradizionale con pietre) è progettato per aumentare la sua potenza anaerobica, mentre il suo allenamento di resistenza (corse, sparring lungo) è progettato per aumentare la sua capacità di sostenere e recuperare da quegli sforzi.

La Crisi Fisiologica: La Termoregolazione e l’Olio

Questa è la caratteristica fisiologica più unica e pericolosa dello Yağlı güreş. Nessun altro sport terrestre d’élite combina uno sforzo massimale prolungato con un blocco artificiale e quasi totale del principale sistema di raffreddamento del corpo.

  • Il Problema: Il Meccanismo di Raffreddamento Umano Il corpo umano, durante uno sforzo intenso, produce un’enorme quantità di calore. Per evitare l’ipertermia (un colpo di calore, che è letale), il corpo ha un sistema di raffreddamento primario: l’evaporazione del sudore. Il sangue caldo viene pompato alla superficie della pelle, il sudore viene rilasciato, evapora e l’evaporazione raffredda il sangue.

  • L’Olio (Yağ) come Barriera al Vapore L’olio d’oliva applicato su tutto il corpo crea uno strato idrofobico e impermeabile. È un sigillante.

    • Conseguenza 1: Evaporazione Bloccata: Il sudore prodotto non può evaporare. Si mescola con l’olio, creando un’emulsione, ma l’effetto di raffreddamento evaporativo è quasi nullo.

    • Conseguenza 2: La Risposta Disperata del Corpo: Il cervello (ipotalamo) rileva l’aumento della temperatura interna (ipertermia) e va in panico. Fa l’unica cosa che sa fare: tenta di raffreddarsi ancora di più.

    • Conseguenza 3: Vasodilatazione Estrema: Il corpo innesca una massiccia vasodilatazione periferica. Apre tutti i capillari vicino alla pelle, pompando enormi volumi di sangue alla superficie nel disperato tentativo di disperdere il calore per convezione (che è inefficiente).

  • La Cascata Catastrofica (La “Guerra” Interna) Questo innesca una “guerra” per le risorse all’interno del corpo del Pehlivan:

    1. Furto di Sangue: I muscoli che lavorano (gambe, schiena, braccia) urlano per avere sangue ossigenato. Ma il sistema cardiovascolare sta deviando quel sangue verso la pelle per il raffreddamento. I muscoli entrano in uno stato di ipossia (mancanza di ossigeno) molto più rapidamente.

    2. Affaticamento Accelerato: Con meno ossigeno, i muscoli passano al metabolismo anaerobico molto più velocemente, producendo acido lattico a un ritmo insostenibile.

    3. Stress Cardiaco Estremo (Cardiac Drift): Il cuore è intrappolato. Deve pompare sangue ai muscoli e alla pelle. Per mantenere la pressione sanguigna con tutti i vasi dilatati, la frequenza cardiaca (kalp atış hızı) sale a livelli estremi e rimane lì. Il cuore è sottoposto a uno stress volumetrico e pressorio immenso.

  • L’Adattamento Fisiologico: Un Pehlivan deve essere un “atleta di calore” (sıcaklık atleti). Il suo allenamento (spesso nelle ore più calde) è un processo di acclimatazione al calore brutale ma necessario.

    • Aumento del Volume Plasmatico: L’adattamento più cruciale. Il corpo impara a “trattenere” più acqua, aumentando il volume totale del sangue. Più sangue significa che il cuore può servire sia i muscoli che la pelle senza andare in crisi.

    • Efficienza Cardiaca: Il cuore del Pehlivan diventa una pompa più efficiente, con una gittata sistolica più elevata.

    • Tolleranza Mentale: L’atleta impara a funzionare (eseguire tecniche complesse, pensare strategicamente) in uno stato di grave disagio fisico, ipertermia e stress cardiaco che manderebbe una persona normale al collasso.

La Fisiologia della Forza: Il Dominio Isometrico e la Presa

Lo Yağlı güreş è definito da periodi prolungati di tensione muscolare statica (isometrica).

  • La Battaglia Isometrica (El Kapma): La lotta per le mani (El Kapma) e la pressione fronte contro fronte (Alın Alına) sono contrazioni isometriche pure.

  • La Scienza dell’Isometrica: Fisiologicamente, una contrazione isometrica intensa (superiore al 60% della forza massimale) occlude il flusso sanguigno al muscolo. Il muscolo è “soffocato”: non riceve ossigeno e non può espellere i prodotti di scarto (acido lattico).

  • Conseguenza: Questo porta a un affaticamento muscolare locale incredibilmente rapido e a un dolore bruciante. Porta anche a picchi di pressione sanguigna (Riflesso di Valsalva), aumentando ulteriormente il carico sul cuore.

  • La Scienza della Presa (El Kuvveti): L’arma più importante del Pehlivan è la sua presa. Ma l’olio rende una presa a palmo pieno (full grip) impossibile. La forza deve essere applicata solo dalle dita (parmak ucu).

    • Adattamento Neuromuscolare: L’allenamento del Pehlivan (afferrare il kispet, ma anche esercizi tradizionali come il trasporto di pietre lisce) non costruisce solo muscoli dell’avambraccio. È un allenamento neurologico. Allena il cervello a inviare un segnale di reclutamento motorio massimale alle unità motorie più piccole e distali (le dita), creando una “forza di pizzico” (sıkıştırma kuvveti) che è sproporzionata rispetto alla loro dimensione.


PARTE 2: LA BIOMECCANICA DELLO YAĞLI GÜREŞ (LEVE E FORZE)

La biomeccanica è la scienza della fisica applicata ai sistemi biologici. Nello Yağlı güreş, è la scienza di come applicare la forza in un mondo senza attrito. L’olio annulla l’attrito (sürtünme), quindi il Pehlivan non può tirare o spingere nel modo convenzionale.

Può solo fare due cose:

  1. Applicare Pressione (Basınç Uygulamak)

  2. Controllare le Leve (Kaldıraçları Kontrol Etmek)

Il Kispet (l’abbigliamento) non è un’uniforme; è l’unico sistema di leve e maniglie a disposizione.

Il Kispet come Sistema di Leve Ingegnerizzato

L’intero catalogo di tecniche (Oyunlar) è una risposta a un problema di fisica.

  • Problema: Come sbilanciare (dengeyi bozmak) un uomo di 140 kg coperto d’olio?

  • Soluzione Biomeccanica: Non attaccare il suo centro di gravità (impossibile da afferrare). Attacca un punto lontano dal suo centro di gravità usando una leva.

  • Il Paça (La Gamba) come Leva di Prima Classe:

    • Il Paça Kapmak (l’atto di infilare la mano nel kispet sotto il ginocchio) è la chiave biomeccanica della lotta.

    • Analisi Fisica: Il corpo dell’avversario è una leva. L’anca (kalça) è il fulcro (o il punto di applicazione della forza). Il paça (alla caviglia/polpaccio) è la fine della leva.

    • Vantaggio Meccanico: Applicando una forza relativamente piccola all’estremità della leva (il paça), un Pehlivan può generare un momento torcente (coppia) immenso sull’anca, sbilanciando l’intero corpo.

    • Il Tırpan (Falciata): Questa tecnica è la dimostrazione perfetta. L’attaccante controlla il paça (l’estremità della leva) e usa la propria gamba per rimuovere il punto d’appoggio (il piede). L’avversario crolla non per la forza, ma per la fisica.

    • Il Paça Sırımı (Il Laccio Nascosto): Questo piccolo cordone di cuoio cucito nel bordo del paça è una soluzione biomeccanica geniale. È un punto di frizione artificiale. In un sistema a zero attrito, crea un piccolo “gradino” dove il coefficiente di attrito statico è abbastanza alto da permettere alle dita (con la loro forza di presa neurologicamente potenziata) di “agganciarsi” (çengel).

  • Il Kasnak (La Cintura) come Leva di Potenza:

    • Analisi Fisica: Il kasnak (la cintura rigida) è una maniglia attaccata direttamente al centro di massa dell’avversario (vicino all’osso sacro e alle vertebre lombari).

    • Il Kaldırmak (Il Sollevamento): Questa tecnica non è altro che uno stacco da terra (deadlift). Il Pehlivan deve abbassare il proprio centro di massa sotto quello dell’avversario, stabilire una presa salda sul kasnak (il “bilanciere”) e attivare la catena posteriore (glutei, femorali, erettori spinali) per sollevare il peso.

    • Il Kispet come “Arma”: Il peso del kispet oliato (fino a 15 kg) non è solo un handicap; è un’arma biomeccanica. Aggiunge 15 kg di “carico morto” che si trova lontano dal centro di gravità dell’avversario, rendendo il sollevamento ancora più difficile e aumentando il momento di inerzia.

Analisi delle Forze nelle Tecniche Chiave

La sicurezza e l’efficacia dipendono dalla comprensione delle forze in gioco.

  • Il Köprü (Il Ponte Difensivo):

    • Forze in Gioco:

      1. Forza di Compressione (Basınç Kuvveti): Il peso dell’avversario (es. 120 kg) spinge verso il basso, comprimendo la colonna vertebrale cervicale (collo) del difensore.

      2. Forza di Attivazione (Aktif Kuvvet): La risposta del difensore.

    • Biomeccanica della Sicurezza: Un Köprü “sbagliato” è passivo: il difensore lascia che il collo assorba tutta la forza. Questo porta all’infortunio.

    • Un Köprü “corretto” (come insegnato) è attivo: Il Pehlivan attiva i suoi glutei e femorali per spingere i fianchi verso il cielo (kalça kaldırmak). Questo trasforma il corpo in un arco architettonico. La forza non viene più assorbita solo dal collo, ma viene distribuita lungo l’arco della colonna vertebrale e scaricata a terra attraverso i piedi. Il collo diventa un “timone” per bilanciare, non il pilastro portante.

  • Il Kazık (Il Palo):

    • Forze in Gioco: Questa è la posizione biomeccanicamente più pericolosa.

      1. Forza di Compressione: L’attaccante spinge verso il basso con le gambe sulla schiena e sul collo del difensore.

      2. Forza di Trazione (Çekme Kuvveti): L’attaccante tira verso l’alto il kasnak del difensore.

      3. Forza di Taglio (Makaslama Kuvveti): Queste due forze opposte creano una forza di taglio sulla colonna vertebrale, specialmente nella regione lombare e cervicale.

    • Analisi (Difensore): Il difensore è in una posizione di flessione spinale (la posizione più debole per un disco). L’unica difesa biomeccanica è la forza isometrica del core (addominali, obliqui, erettori spinali) che deve contrarsi al massimo per creare una “cintura” muscolare che impedisca alla colonna di piegarsi ulteriormente.

  • La Postura (Durus) e la Pressione (Basınç):

    • La posizione Alın Alına (fronte contro fronte) è un capolavoro di biomeccanica.

    • Analisi: Il Pehlivan non spinge con le braccia (sarebbe uno spreco di energia). Inclina tutto il corpo in avanti e si “appoggia” sull’avversario. Usa la gravità e il peso del proprio corpo (vücut ağırlığı) come arma. La forza viene generata dai polpacci e dai quadricipiti (spingendo contro il terreno) e trasferita attraverso l’intera catena cinetica (fianchi, schiena, collo) fino alla fronte.

    • Il Collo come Sensore: La fronte non è solo un’arma di pressione. È un sensore tattile. Attraverso quel singolo punto di contatto, un Pehlivan esperto può “sentire” i minimi spostamenti di peso e le intenzioni dell’avversario, anticipando un attacco al paça prima ancora che avvenga.

Conclusione: L’Atleta Scientifico per Tradizione L’analisi scientifica non sminuisce la tradizione dello Yağlı güreş; al contrario, la onora. Rivela che i metodi tradizionali, sviluppati attraverso secoli di prove ed errori, sono, di fatto, un sistema scientifico quasi perfetto per creare un atleta in grado di affrontare la sfida unica della disciplina.

Il Pehlivan, quindi, è un atleta scientifico forgiato dalla tradizione:

  • Fisiologicamente: È un ibrido con un sistema aerobico da maratoneta, una potenza anaerobica da sollevatore di pesi e un sistema di termoregolazione (o meglio, di tolleranza al calore) che assomiglia più a un organismo estremofilo che a un normale essere umano.

  • Biomeccanicamente: È un maestro di fisica applicata. Incapace di usare l’attrito, è diventato un genio delle leve (il kispet), un esperto nel trovare punti di frizione artificiale (il sırım) e un ingegnere strutturale che usa il proprio corpo (il köprü, il durus) per deviare e gestire forze che altrimenti lo distruggerebbero.

L'ECONOMIA E LA POLITICA : POTERE, PRESTIGIO E TURISMO DELLO YAĞLI GÜREŞ

Per comprendere appieno lo Yağlı güreş, analizzarlo unicamente attraverso la lente della storia, della tecnica e della filosofia (come fatto nei capitoli precedenti) è insufficiente. Per quasi sette secoli, e in particolare nell’era moderna, il Kırkpınar – l’evento che definisce l’intera disciplina – è stato ed è tuttora un fenomeno complesso e potente che si colloca all’intersezione esatta tra quattro forze: cultura, politica, prestigio sociale ed economia.

Il Kırkpınar non è semplicemente un “campionato mondiale” di lotta. È un ecosistema multimilionario, un palcoscenico per l’affermazione politica, un motore per l’economia di un’intera regione e un’arena dove il capitale sociale viene scambiato con la stessa intensità con cui i Pehlivan si scambiano le prese.

Per l’osservatore esterno, l’Ermeydanı (il Campo degli Eroi) è un prato sacro dedicato alla tradizione. Per l’economista, l’politico e l’imprenditore, è un mercato, un’opportunità e una tribuna. Questa sezione analizza l’architettura di questo potere, dissezionando l’economia del patrono (l’Ağa), l’economia del lavoratore (il Pehlivan), l’impatto sul territorio (il turismo) e l’uso dell’evento come strumento di influenza politica.


PARTE 1: L’ARCHITRAVE DEL POTERE – IL FENOMENO DELL’AĞA (IL PATRONO)

Il sistema economico e di prestigio del Kırkpınar poggia quasi interamente sulle spalle di una singola figura, unica nel mondo dello sport moderno: l’Ağa. L’Ağa è il patrono, lo sponsor principale, il “signore” del festival. Comprendere il suo ruolo significa capire il motore finanziario e sociale della tradizione.

La Transizione Storica del Patrocinio

Nell’Impero Ottomano, come discusso nella sezione sulla storia, il Kırkpınar era patrocinato dal potere centrale. I Sultani finanziavano gli eventi, spesso attraverso l’arsenale imperiale o il tesoro del palazzo (Saray). I Pehlivan erano, in molti casi, stipendiati dallo stato (come i Giannizzeri o i lottatori di corte).

Con la caduta dell’Impero e la nascita della Repubblica Turca nel 1923, questo sistema di patrocinio statale centralizzato venne meno. Per sopravvivere, il Kırkpınar dovette fare affidamento su un modello più antico e feudale: il patrocinio di un signore locale. Inizialmente, questi erano ağa nel senso letterale del termine: grandi proprietari terrieri (toprak ağası), figure di potere nelle province che finanziavano i tornei per prestigio e per dovere comunitario.

Nell’era moderna, il termine “Ağa” ha subito una trasformazione. Non è più il signore feudale, ma quasi sempre un ricco uomo d’affari, un industriale, un magnate delle costruzioni o un imprenditore di successo. Ciò che non è cambiato è il meccanismo attraverso cui ottiene questo titolo e il prestigio che ne deriva.

L’Asta (Ağalık İhalesi): Il Rituale del Potere Economico

Il titolo di Ağa del Kırkpınar non è nominato, né eletto. Viene comprato in uno dei rituali pubblici più affascinanti e apertamente capitalistici del mondo tradizionale.

  • La Messa in Scena: Durante i giorni del Kırkpınar, di solito prima delle finali, si svolge l’Ağalık İhalesi (l’Asta per l’Ağalık). Un banditore (cazgır specializzato) sale su una piattaforma. Il simbolo dell’asta, un koç (ariete) magnificamente decorato con nastri e a volte con monete d’oro, viene portato nell’Ermeydanı.

  • L’Asta: L’asta non è per l’ariete (che ha un valore simbolico), ma per l’onore di essere il “Kırkpınar Ağası” per l’anno successivo. L’Ağa in carica ha il diritto di fare la prima offerta per mantenere il suo titolo. Poi, l’asta si apre.

  • I Concorrenti: I concorrenti sono uomini d’affari facoltosi che si sfidano a colpi di rilanci, spesso decine di migliaia di lire turche alla volta. L’atmosfera è carica di tensione, orgoglio e machismo finanziario. È una performance di ricchezza.

  • Le Cifre: L’asta è un termometro dell’economia e del prestigio dello sport. Negli ultimi anni, le cifre per vincere l’asta hanno raggiunto livelli stratosferici. Se in passato si parlava di decine di migliaia di euro, oggi le offerte vincenti superano regolarmente le centinaia di migliaia di euro. Si sono viste aste chiudersi a cifre record (ad esempio, superando i 2 milioni di Lire Turche, e con le fluttuazioni valutarie, si parla di importi che possono equivalere a 100.000-200.000 euro o più).

Il Ritorno sull’Investimento: Un Bilancio in “Perdita”

L’asta è solo l’inizio della spesa. L’uomo che vince il titolo di Ağa si impegna, per contratto e per tradizione, a una serie di doveri finanziari.

  • Dovere 1: La Generosità (Cömertlik): L’Ağa deve essere generoso. Un cimri Ağa (un Ağa avaro) è un disonore per l’intera tradizione. La sua generosità si manifesta in:

    • Finanziamento dell’Evento: Copre una parte significativa dei costi organizzativi del festival.

    • Montepremi: Paga il premio al Başpehlivan (spesso una cifra simbolica, ma aumentata da bonus personali) e distribuisce premi in denaro (bahşiş) ai vincitori delle categorie inferiori.

    • Ospitalità (Ziyafet): Il dovere più leggendario. L’Ağa deve ospitare banchetti immensi, spesso allestendo tende gigantesche e offrendo pasti (tipicamente agnello arrosto, pilav e ayran) a migliaia di persone: lottatori, ospiti, la stampa e il pubblico. Deve letteralmente “sfamare” il festival.

  • Analisi Economica: È fondamentale capire che l’Ağalık non è un investimento finanziario. È una perdita economica netta e calcolata. L’Ağa spende molto più di quanto possa mai ricevere in ritorni diretti.

Il Vero “Guadagno”: Potere, Prestigio e Accesso

Se l’Ağa perde denaro, cosa compra con quell’asta da centinaia di migliaia di euro? Compra un bene che il denaro non può acquistare direttamente: capitale sociale e politico ai massimi livelli.

  • 1. Prestigio Sociale Assoluto: Diventare l’Ağa del Kırkpınar è uno degli status symbol più elevati nella società turca. L’Ağa non è più solo “l’imprenditore X”. Diventa “l’Ağa”. Per un anno intero, il suo nome è legato allo sport ancestrale, all’eredità ottomana, all’UNESCO. Viene trattato con un livello di rispetto e deferenza quasi feudale. Il suo ritratto viene esposto, il suo nome viene invocato dal Cazgır. È un’operazione di branding personale che non ha prezzo.

  • 2. Accesso Politico Ineguagliabile: Questo è il ritorno più tangibile. La finale del Kırkpınar non è solo un evento sportivo; è un vertice politico informale. L’Ağa, per diritto, siede nella tribuna d’onore (şeref tribünü) e il suo posto è accanto alle più alte cariche dello stato.

    • La Tribuna del Potere: L’Ağa passa tre giorni a stringere mani, a parlare e a farsi fotografare con:

      • Il Presidente della Repubblica (che spesso presenzia e consegna la cintura).

      • Ministri del governo (Ministro dello Sport, della Cultura, dell’Interno).

      • Leader dei partiti di opposizione.

      • Generali delle Forze Armate.

      • Governatori provinciali e sindaci.

    • Per un uomo d’affari (ad esempio, nel settore delle costruzioni o dell’energia), questo livello di accesso informale e rilassato ai vertici decisionali dello stato è un’opportunità che vale molto più della cifra spesa all’asta. Apre porte, crea contatti e cementa relazioni che possono tradursi in contratti governativi o agevolazioni burocratiche.

  • 3. La “Cintura” dell’Ağa (Ağalık Kemeri): Come il Başpehlivan, anche l’Ağa ha la sua cintura. Se un Ağa vince l’asta per tre anni consecutivi, diventa Ebedi Ağa (Ağa Permanente) e ottiene il diritto di tenere la sua cintura d’oro personale, un onore raro che lo iscrive nella storia del Kırkpınar.

L’Ağa, quindi, è un mecenate moderno che pratica una forma di conspicuous consumption (consumo vistoso) in stile ottomano. Paga per il privilegio di donare, e in cambio riceve uno status e un accesso che lo collocano al centro della rete di potere turca.


PARTE 2: L’ECONOMIA DEL PEHLIVAN (LA CARRIERA DEL LOTTATORE)

Dall’altro lato dello spettro economico c’è il “lavoratore” di questo sistema: il Pehlivan. Per lui, la lotta non è un atto di mecenatismo, ma una professione. L’economia del Pehlivan è un sistema complesso, un misto di montepremi, stipendi municipali e sponsorizzazioni private.

Il Pehlivan è un Professionista? Sì. I lottatori ai vertici (le categorie Baş e Başaltı) sono atleti professionisti a tempo pieno. Il loro intero anno è dedicato all’allenamento, alla preparazione e alla competizione.

Le Fonti di Reddito del Pehlivan

Un Başpehlivan (Capo-Lottatore) moderno diversifica le sue entrate.

  • 1. Il Montepremi (Ödüller):

    • Il Kırkpınar: È il montepremi più ricco. Il vincitore del Kırkpınar (il Başpehlivan) riceve un premio in denaro significativo dalla municipalità e dall’Ağa, oltre alla Cintura d’Oro (Altın Kemer). Sebbene la cifra ufficiale possa non sembrare astronomica (es. 50.000-100.000 Lire Turche), viene enormemente aumentata da bonus non ufficiali, regali (auto, appartamenti offerti da sponsor locali) e, soprattutto, dall’aumento del suo “valore di mercato” per l’anno successivo.

    • La “Lega Yağlı Güreş” (TGGF Ligi): Con la creazione della Türkiye Geleneksel Güreşler Federasyonu (TGGF) nel 2022, l’economia è stata rivoluzionata. La TGGF ha istituito una lega ufficiale con un sistema a punti, che si svolge in diverse città. Ogni tappa della lega ha un proprio montepremi. Questo ha creato una “stagione” professionistica, dando ai lottatori un reddito più stabile e costante, invece di puntare tutto su un singolo evento (il Kırkpınar).

  • 2. Lo Stipendio del Club (Kulüp Maaşı): Il Pilastro Economico Questa è la fonte di reddito più importante e stabile per la stragrande maggioranza dei Pehlivan professionisti.

    • Il Sistema dei Club Municipali: Molti Pehlivan non sono “free lance”. Sono atleti stipendiati (maaşlı sporcu) da club sportivi affiliati alle municipalità (Belediye Spor Kulübü). Le città di Antalya, Karamürsel, Samsun, Kocaeli, ecc., investono ingenti somme per “acquistare” e stipendiare i migliori lottatori.

    • Perché lo Fanno? Per lo stesso motivo dell’Ağa: prestigio. Quando un Pehlivan viene annunciato dal Cazgır, viene annunciato con il nome della sua città o del suo club (es. “İsmail Balaban dell’Antalya Büyükşehir Belediyesi!”). Se quel lottatore vince, la vittoria è della città. È un potentissimo strumento di branding locale e di orgoglio civico.

    • Il Contratto: I lottatori ricevono uno stipendio mensile, accesso a strutture di allenamento, fisioterapia e supporto logistico. In cambio, rappresentano la città e ne indossano i colori.

  • 3. Sponsorizzazioni Private (Sponsorluk): I Başpehlivan di maggior successo, specialmente quelli con una presenza mediatica, attraggono sponsor privati.

    • Sponsor Locali: L’imprenditore edile della loro città natale, un ristorante famoso, un produttore di olio d’oliva.

    • Sponsor Nazionali: Con l’aumentare della copertura mediatica, i campioni più famosi (come İsmail Balaban, che ha vinto il reality show “Survivor”) ottengono contratti con marchi nazionali (bevande energetiche, abbigliamento).

  • 4. Le “Tariffe” dei Festival Minori (Yolluk): Oltre alla lega ufficiale, ci sono centinaia di piccoli tornei di villaggio (köy güreşleri). Un Başpehlivan famoso viene pagato solo per partecipare. Gli organizzatori locali (spesso un Ağa locale) pagano al campione una “tariffa di apparizione” (yolluk o harcırah) per dare prestigio al loro evento.

Il Ritorno Sociale ed Economico a Lungo Termine Per un Pehlivan, la vera ricchezza non è solo il montepremi. È la costruzione di uno status che dura tutta la vita.

  • L’Eroe Locale: Un Başpehlivan che torna al suo villaggio natale viene accolto come un re. Questo prestigio si traduce in potere sociale.

  • La Carriera Post-Lotta: Dopo il ritiro, un campione non scompare. Diventa una figura rispettata:

    • Usta (Maestro): Apre la sua scuola, diventando un maestro venerato.

    • Imprenditore: Apre una palestra, un ristorante. Il suo nome è un marchio.

    • Politico Locale: Molti ex lottatori usano la loro popolarità per entrare nella politica locale (consigli comunali, ecc.).


PARTE 3: EDIRNE COME EPICENTRO – L’IMPATTO DEL TURISMO

L’economia del Kırkpınar non riguarda solo i partecipanti; riguarda la città ospitante, Edirne. Per la prima capitale dell’Impero Ottomano, il Kırkpınar non è un evento sportivo; è l’evento economico, sociale e culturale dell’anno. È per Edirne ciò che il Palio è per Siena o l’Oktoberfest per Monaco.

Kırkpınar come “Panayır” (La Fiera) Il torneo è il culmine di un festival (şenlik) che dura una settimana, un panayır (fiera) tradizionale. L’intera città si trasforma.

  • Flussi Turistici: L’evento attira centinaia di migliaia di visitatori. La popolazione della città raddoppia o triplica. Questi turisti provengono da:

    • Tutta la Turchia: Appassionati di lotta, famiglie in vacanza culturale.

    • La Diaspora Turca: Turchi che vivono in Germania, Paesi Bassi, Francia e Austria, che tornano in patria per l’evento.

    • Turismo Internazionale: Un numero crescente di turisti culturali, specialmente dopo il riconoscimento UNESCO, e appassionati di lotta da paesi vicini (Bulgaria, Grecia).

L’Impatto Economico Diretto (Il “Moltiplicatore” del Kırkpınar) L’iniezione di denaro contante durante la settimana del Kırkpınar è vitale per l’economia locale.

  • Settore Alberghiero (Konaklama): Hotel, B&B e pensioni registrano il 100% di occupazione, spesso con prenotazioni fatte con un anno di anticipo. I prezzi delle camere aumentano drasticamente.

  • Ristorazione (Yeme-İçme): L’evento è una manna dal cielo per i ristoranti. In particolare, per i venditori del famoso piatto locale, l’Edirne Tava Ciğeri (fegato fritto). I ristoranti e i venditori ambulanti di köfte (polpette), döner e ayran (bevanda a base di yogurt) lavorano 24 ore su 24.

  • Commercio e Artigianato: L’area intorno all’Ermeydanı si trasforma in un immenso mercato all’aperto.

    • Artigianato del Güreş: Venditori specializzati in kispet (per lottatori e in miniatura come souvenir), zembil (le borse di giunco) e altri accessori della lotta.

    • Artigianato Locale: Vendita di misk sabunu (saponi alla frutta), specchi decorati (aynalı süpürge) e altri prodotti tipici di Edirne.

    • Merchandising: Magliette, cappelli e souvenir generici del Kırkpınar.

  • Trasporti: Compagnie di autobus, taxi e servizi di trasporto locali vedono un picco di domanda.

L’Impatto Indiretto: Il Branding della Città L’impatto più duraturo non è la settimana del festival, ma il branding che ne deriva.

  • Kırkpınar = Edirne: L’identità di Edirne è indissolubilmente legata al Kırkpınar. L’evento funge da “gancio” di marketing per promuovere le altre attrazioni della città (la Moschea Selimiye, i ponti ottomani, i complessi di Bayezid II).

  • Il Riconoscimento UNESCO (2010): L’iscrizione del Kırkpınar nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità è stata una vittoria economica e turistica tanto quanto culturale. Ha dato alla città un marchio di prestigio globale, attirando un turismo culturale più colto e con maggiore capacità di spesa.

  • Turismo “Fuori Stagione”: Gli appassionati visitano l’Ermeydanı e le statue dei Pehlivan (come quella di Kel Aliço) tutto l’anno, creando un flusso turistico di nicchia ma costante.


PARTE 4: IL PALCOSCENICO POLITICO E NAZIONALE

Il Kırkpınar non è mai stato “solo sport”. Fin dalle sue origini militari (i Gazi ottomani), è sempre stato intriso di politica. Oggi, è uno dei palcoscenici più importanti per il teatro della politica nazionale turca.

L’Ata Sporu: Simbolo dell’Identità Nazionale Lo Yağlı güreş è classificato come Ata Sporu (Sport Ancestrale). Questo termine è carico di significato politico.

  • Ponte Storico: È un simbolo che collega tre epoche dell’identità turca:

    1. Le origini nomadi dell’Asia Centrale (la tradizione della lotta turcica).

    2. La grandezza dell’Impero Ottomano (l’epoca dei Gazi e dei Sultani).

    3. La forza della Repubblica Moderna (come promosso da Atatürk, che onorò il Pehlivan Kurtdereli Mehmet).

  • Veicolo di Nazionalismo: In un paese che valorizza la forza, la tradizione e il patriottismo, il Pehlivan è l’archetipo dell’eroe nazionale. È forte, pio, rispettoso della tradizione e leale. Celebrare il Kırkpınar è celebrare l’essenza della “Turchia”.

La Tribuna d’Onore (Şeref Tribünü): Il Teatro del Potere La presenza politica al Kırkpınar non è facoltativa per un politico di alto livello; è un dovere.

  • La Foto “Must-Have”: La finale del Kırkpınar è un evento mediatico di prim’ordine. La tribuna d’onore è una mappa del potere in Turchia.

  • Il Presidente e la Cintura: È tradizione che il Presidente della Repubblica di Turchia (o il Primo Ministro, a seconda della forma di governo del momento) partecipi alla finale e consegni personalmente l’Altın Kemer (la Cintura d’Oro) al Başpehlivan. Questo gesto è simbolicamente potentissimo: il leader della nazione moderna che incorona il campione della tradizione ancestrale.

  • Una Tregua Politica: La tribuna è uno dei pochi luoghi in cui i leader del partito al governo e i leader dei principali partiti di opposizione siedono fianco a fianco, tutti uniti nell’applaudire lo stesso simbolo nazionale. Essere presenti significa mostrarsi “vicini al popolo” (halktan biri) e rispettosi della tradizione.

Il Soft Power e la Diplomazia Culturale A livello internazionale, il Kırkpınar è uno degli strumenti di “soft power” più efficaci della Turchia.

  • La Vittoria dell’UNESCO: La campagna diplomatica per ottenere il riconoscimento UNESCO nel 2010 è stata un atto politico. È servito a proiettare un’immagine della Turchia non solo come potenza economica o militare, ma come culla di una civiltà antica e di tradizioni viventi.

  • La World Ethnosport Confederation (WEC): Come menzionato (sezione 10), questa organizzazione, con sede a Istanbul e un forte sostegno statale, promuove attivamente lo Yağlı güreş e altri sport tradizionali a livello globale. Lo fa organizzando festival (come l’Etnospor Kültür Festivali) e invitando delegazioni straniere. Questo serve a costruire legami culturali e a posizionare la Turchia come leader di un “movimento” di nazioni che valorizzano il loro patrimonio tradizionale contro l’omologazione culturale.


PARTE 5: LA NUOVA ARCHITETTURA ECONOMICA (LA FEDERAZIONE TGGF)

La più grande rivoluzione politica ed economica nella storia moderna dello Yağlı güreş è avvenuta nel 2022 con la creazione della Türkiye Geleneksel Güreşler Federasyonu (TGGF) (Federazione Turca delle Lotte Tradizionali).

Prima della TGGF: Il Caos Organizzato Per decenni, lo Yağlı güreş è stato gestito da una sotto-commissione della Federazione di Lotta Olimpica (TGF). Il sistema era caotico.

  • Kırkpınar-Centrico: Tutta l’economia e il prestigio erano concentrati a Edirne.

  • Circuito Informale: Esistevano centinaia di altri tornei locali, ma erano eventi una tantum, organizzati da Ağa locali, con montepremi variabili, regole non standardizzate e nessuna struttura di punteggio.

L’Impatto della TGGF: Centralizzazione e Professionalizzazione La creazione di una federazione dedicata ha spostato il potere e professionalizzato l’economia.

  • La Creazione della “Lega”: La TGGF ha istituito la Lega Yağlı Güreş di Turchia. Questa è una stagione di gare a punti che si svolgono in diverse città. Il Kırkpınar ne è la finale, ma i punti accumulati durante la stagione determinano la classifica.

  • Impatto Economico sulla Nazione (Non solo Edirne): Questo ha “decentrato” l’economia. Ora, altre città (come Balıkesir, Kocaeli, Antalya) possono ospitare una tappa ufficiale della lega, diventando esse stesse centri di turismo e di prestigio, e competendo per avere gli eventi migliori.

  • Standardizzazione: La Federazione standardizza i montepremi, i regolamenti anti-doping e le regole tecniche. Questo rende lo sport più “leggibile” per gli sponsor nazionali.

  • Valore Mediatico: È molto più facile per una rete televisiva (come TRT Spor, la TV di stato) acquistare i diritti per un’intera “stagione” di lega, con una classifica e una narrativa (la corsa al titolo), piuttosto che per un singolo evento. Questa esposizione mediatica costante aumenta il valore delle sponsorizzazioni per i lottatori e per gli eventi stessi.

La Nuova Politica: Centralizzazione del Potere Questa mossa ha anche un chiaro risvolto politico.

  • Controllo Statale: Una Federazione nazionale è un ente governativo (o semi-governativo). Questo sposta il potere dagli Ağa locali (un sistema di patrocinio feudale e decentralizzato) al governo centrale e alla sua federazione nominata.

  • Modernizzazione vs. Tradizione: Questo crea una tensione. La TGGF sta modernizzando e professionalizzando lo sport (il che è positivo per l’economia dei lottatori), ma sta anche imponendo una struttura “aziendale” e burocratica a una tradizione che per secoli si è basata su relazioni personali e rituali locali.

Conclusione L’ecosistema economico e politico del Kırkpınar e dello Yağlı güreş è un ibrido affascinante. È un mondo in cui un imprenditore può spendere 200.000 euro in un’asta pubblica (l’Ağa) per un titolo onorifico, seguendo una tradizione feudale di generosità (cömertlik), al fine di ottenere un vantaggio politico moderno (l’accesso ai ministri). È un mondo in cui un atleta (il Pehlivan) può essere stipendiato da un ente pubblico (la municipalità) per praticare uno sport ancestrale e diventare un eroe nazionale.

Il Kırkpınar è la dimostrazione vivente che in Turchia il potere, il prestigio, la politica e l’economia non sono ancora (e forse non lo saranno mai) fenomeni puramente moderni e secolarizzati. Sono ancora profondamente intrecciati con il simbolismo, la tradizione e il rituale, tutti messi in scena, una volta all’anno, su un prato sacro unto d’olio.

LO YAĞLI GÜREŞ NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO: RAPPRESENTAZIONI CULTURALI

Lo Yağlı güreş (lotta nell’olio) trascende la sua stessa realtà fisica. Per il popolo turco, e sempre più per un pubblico globale affascinato, la disciplina non è semplicemente un evento atletico che si svolge per tre giorni all’anno a Edirne. È un fenomeno culturale pervasivo, un’epopea vivente e, soprattutto, un pilastro dell’immaginario collettivo (toplumsal bellek o kolektif imgelem) della nazione.

L’immaginario collettivo è l’insieme di simboli, archetipi e narrazioni che una società crea per comprendere se stessa, il suo passato e i suoi ideali. In Turchia, poche figure sono così cariche di significato simbolico come il Pehlivan (l’eroe lottatore).

Questa figura non esiste solo sull’Ermeydanı (il Campo degli Eroi). Vive una vita parallela e forse più potente nella letteratura, nella pittura, nel cinema, nella lingua quotidiana e persino nella cultura commerciale. È un archetipo che incarna un’intera gamma di virtù idealizzate: non solo la forza, ma l’onore, la pazienza, il rispetto per la tradizione e un legame quasi mistico con la terra.

Analizzare queste rappresentazioni culturali significa capire non solo cosa è lo Yağlı güreş, ma cosa significa essere turchi.


PARTE 1: IL PEHLIVAN COME ARCHETIPO NAZIONALE

Prima di esaminare le singole rappresentazioni, è fondamentale definire l’archetipo stesso. Nell’immaginario turco, il Pehlivan è un “monomito”, un eroe dai mille volti che rappresenta l’ideale della mascolinità anatolica. Questo archetipo è costruito su quattro pilastri fondamentali.

1. Il Simbolo della Forza Primordiale (Kuvvet)

  • “Türk Gibi Güçlü” (Forte come un Turco): Questa frase, un tempo diffusa in tutto il mondo (specialmente dopo i trionfi olimpici degli anni ’40 e ’50, guidati da lottatori formatisi nello Yağlı güreş come Yaşar Doğu), ha origine da questa figura. Il Pehlivan è la prova fisica di questo adagio.

  • L’Eredità Militare (Gazi): Nell’immaginario collettivo, il Pehlivan è il discendente diretto del guerriero Gazi ottomano e, prima ancora, del guerriero nomade della steppa asiatica. La sua forza non è estetica (come quella di un bodybuilder), ma funzionale e marziale. È la forza necessaria per conquistare, sopravvivere e costruire un impero. Le leggende dei “Terribili Turchi” (come Koca Yusuf, che terrorizzava l’Europa e l’America) sono centrali in questa immagine: il Pehlivan è la forza “pura” e “indomita” dell’Oriente che l’Occidente civilizzato non può né capire né contenere.

2. Il Custode della Tradizione (Gelenek)

  • L’Ata Sporu (Lo Sport Ancestrale): Il Pehlivan è un collegamento vivente al passato. In un mondo di globalizzazione, calcio e grattacieli, egli è la prova che la “vera” Turchia esiste ancora. Indossa il Kispet (l’armatura di pelle), un indumento quasi medievale. Si unge d’olio (yağ), un rituale biblico e omerico. Lotta sull’erba (çayır), non su un materassino sintetico.

  • Il Rispetto per l’Autorità (Usta-Çırak): L’archetipo include la sua assoluta devozione al suo Usta (Maestro). Questa relazione (Maestro-Apprendista) è vista come il modello ideale di trasmissione della conoscenza, in contrasto con l’educazione moderna e impersonale. Il Pehlivan che bacia la mano del suo maestro incarna il rispetto per gli anziani e per la gerarchia.

3. L’Incarnazione della Moralità (Ahlak) Questo è forse l’aspetto più importante. La forza del Pehlivan è considerata sicura perché è controllata da un codice etico ferreo, l’Ahlak.

  • L’Eroe Pio e Umile: Nell’immaginario collettivo, il Pehlivan è un uomo devoto (dindar), silenzioso e umile (tevazu sahibi). La sua forza non è arrogante. È un dono di Allah, da usare con responsabilità.

  • La Battaglia contro il Nefs (L’Ego): Come ereditato dalla filosofia sufi Bektashi (che ha formato i Giannizzeri e i Pehlivan per secoli), il vero avversario non è l’uomo di fronte, ma il proprio ego. Il Pehlivan ideale è colui che vince senza vantarsi e perde senza arrabbiarsi. È l’anti-diva per eccellenza.

  • Il Protettore: Il Pehlivan è l’eroe del popolo (halk kahramanı). È il gigante buono, il protettore del villaggio, l’uomo che usa la sua forza per difendere i deboli, non per opprimerli.

4. Il Simbolo della Resistenza (Dayanıklılık)

  • L’Eredità del Kırkpınar: L’archetipo è definito dalla leggenda fondativa di Ali e Selim, i due eroi che lottarono fino alla morte per sfinimento. Il Pehlivan non è celebrato per la sua velocità, ma per la sua pazienza (Sabır) e la sua resistenza (Dayanıklılık).

  • Metafora della Nazione: Questa resistenza è una metafora della nazione turca stessa: un popolo che ha sopportato invasioni, guerre e crolli di imperi, ma che è rimasto in piedi, indomito. Il Pehlivan, coperto di olio e fango, che lotta per ore sotto il sole cocente, è la Turchia.

Questi quattro pilastri (Forza, Tradizione, Moralità, Resistenza) costituiscono l’archetipo che viene poi rappresentato, esplorato e talvolta criticato nelle varie forme culturali.


PARTE 2: RAPPRESENTAZIONI LETTERARIE (IL PEHLIVAN NELLA NARRATIVA)

La letteratura turca, specialmente quella focalizzata sulla vita rurale dell’Anatolia, ha utilizzato la figura del Pehlivan per esplorare i temi dell’onore, della lotta di classe e del conflitto tra tradizione e modernità.

Yaşar Kemal: Il Pehlivan come Eroe Tragico Anatolico Il più grande romanziere turco del XX secolo, Yaşar Kemal, è stato il cantore dell’Anatolia. Sebbene i suoi romanzi (come il capolavoro İnce Memed, “Memed il Falco”) si concentrino sulla figura del eşkiya (il bandito-sociale, il Robin Hood anatolico), lo spirito che anima i suoi eroi è quello del Pehlivan.

  • L’Eroe del Popolo: I protagonisti di Kemal sono uomini di forza straordinaria che provengono dalla terra, sono oppressi dal “Ağa” locale (qui visto in senso negativo, come il signore feudale) e sono costretti a una ribellione morale.

  • Rappresentazione Diretta: In molte delle sue opere, le fiere di villaggio (panayır) sono una scena centrale, e la gara di lotta è l’apice di queste fiere. La lotta è il momento in cui l’onore del villaggio viene difeso, dove la forza pura e onesta del contadino si scontra con il potere corrotto dell’Ağa. Il Pehlivan è l’eroe tragico, spesso destinato a vincere la lotta ma a perdere la battaglia contro la modernità o la corruzione. Yaşar Kemal non descrive solo la tecnica; descrive l’odore dell’olio e del sudore, il suono dei tamburi, e il peso dell’onore sulle spalle del lottatore.

La Tradizione Orale: Il Cazgır come Poeta L’immaginario collettivo non è solo scritto; è parlato. La prima “rappresentazione” culturale del Pehlivan avviene in tempo reale sull’Ermeydanı, attraverso la voce del Cazgır (l’annunciatore).

  • Il Mâni (La Poesia in Rima): Il Salavat (la preghiera-introduzione) che il Cazgır recita non è un semplice annuncio. È una forma di poesia popolare orale (mâni). È una letteratura vivente.

  • Costruire il Mito: Il Cazgır è un poeta che costruisce la leggenda del Pehlivan mentre sta accadendo. Usa iperboli e metafore classiche per connettere il lottatore odierno all’archetipo:

    • “Ecco che arriva il leone (Aslan) di Antalya!”

    • “Figlio di un Usta, nipote di un Pehlivan!”

    • “La sua forza fa tremare la terra, la sua etica è pura come l’acqua di sorgente!”

    • “Invoca il nome del Pîr, Hazreti Hamza!”

  • Impatto sull’Immaginario: Per le centinaia di migliaia di persone che assistono (dal vivo o in TV), questa rappresentazione poetica rafforza l’idea che non stanno guardando uno sport, ma un’epopea. Il lottatore smette di essere “Mehmet Yılmaz” e diventa “Il Leone di Antalya”, un eroe mitico.

Le Cronache di Viaggio (Evliya Çelebi) L’immagine del Pehlivan come parte integrante della società ottomana è stata cementata da cronisti come Evliya Çelebi nel suo Seyahatnâme (Libro dei Viaggi) del XVII secolo.

  • La Lotta come Spettacolo Imperiale: Çelebi descrive con minuzia le grandi processioni e i festival di Istanbul, dove le corporazioni (esnaf) sfilavano davanti al Sultano. Descrive la “Corporazione dei Lottatori”, i loro kispet decorati, la loro forza e le loro esibizioni.

  • Impatto: Queste fonti storiche non sono solo storia; sono le prime “istantanee” letterarie che hanno creato l’immagine del Pehlivan come una professione onorata, spettacolare e indispensabile per il prestigio dell’Impero, un’immagine che la pittura avrebbe poi catturato.


PARTE 3: RAPPRESENTAZIONI VISIVE (IL PEHLIVAN NELL’ARTE)

L’immagine del Pehlivan, così fisicamente potente ed esteticamente unica (i corpi oliati, il cuoio nero del kispet), è stata un soggetto irresistibile per gli artisti per secoli, ma l’interpretazione di questa immagine è cambiata radicalmente.

La Miniatura Ottomana: Il Lottatore come Ornamento Imperiale

  • Stile: Le miniature ottomane (minyatür), che illustravano i manoscritti imperiali (come i Surname-i Hümayun, i “Libri del Festival Imperiale”), raffiguravano le grandi celebrazioni per i matrimoni reali o le circoncisioni.

  • Rappresentazione: In queste opere, i lottatori di Yağlı güreş sono una parte fondamentale della festa. Sono raffigurati con colori vivaci, in stile piatto (bidimensionale), senza prospettiva.

  • Immaginario: Il Pehlivan non è il soggetto centrale. È parte di un arazzo più grande che celebra la magnificenza del Sultano. La sua presenza, insieme a quella di acrobati, musicisti e artigiani, serve a dimostrare la ricchezza, la potenza e la generosità dell’Impero. È una rappresentazione cerimoniale.

La Pittura Orientalista: Lo Sguardo Straniero (Erotico ed Esotico) Nel XIX secolo, l’immaginario collettivo occidentale dello Yağlı güreş è stato creato dai pittori orientalisti europei, che viaggiavano nell’Impero Ottomano alla ricerca dell’esotico.

  • L’Artista Chiave: Jean-Léon Gérôme

    • Il pittore francese Gérôme è stato fondamentale. I suoi dipinti, come “Lottatori Turchi” (ca. 1865) o “Una Lotta nel Kispet”, sono tra le immagini più famose dello Yağlı güreş.

    • Rappresentazione: I suoi dipinti sono tecnicamente magistrali, quasi fotografici. Catturano l’anatomia, la tensione muscolare e la lucentezza dell’olio con un realismo drammatico.

    • Immaginario (Lo Sguardo Occidentale): L’opera di Gérôme non è un documentario neutro. È una fantasia creata per il pubblico parigino.

      1. Esotismo: Situa la lotta in ambienti esotici (bagni turchi, cortili ombrosi), anche se il Kırkpınar si svolgeva all’aperto.

      2. Mascolinità e Homoerotismo: I suoi dipinti si soffermano sulla fisicità nuda e potente dei corpi maschili. È uno sguardo che, pur celebrando la “forza virile” dell’Oriente, è innegabilmente carico di una tensione omoerotica. Questo ha fissato nell’immaginario occidentale il Pehlivan come un simbolo di sensualità maschile e primordiale.

L’Arte Repubblicana: Il Pehlivan come Simbolo del Popolo (Halk) Con la fondazione della Repubblica Turca nel 1923, l’arte cambiò radicalmente. L’immaginario non doveva più celebrare il Sultano (come nelle miniature), né l’esotismo (come negli orientalisti). Doveva celebrare la Nazione e il Popolo.

  • Il Nuovo Soggetto: Artisti della “generazione repubblicana”, come İbrahim Çallı o Namık İsmail, si sono rivolti ai temi anatolici.

  • Rappresentazione: Il Pehlivan divenne un soggetto perfetto. Non era più un servo del Sultano, ma un simbolo del contadino anatolico (Anadolu köylüsü) – forte, sano, legato alla terra.

  • Immaginario: Il Pehlivan divenne l’incarnazione della nuova Turchia voluta da Atatürk: secolare (non più mistico), robusta, sana e proiettata verso il futuro. Il suo corpo potente era la metafora di un corpo nazionale sano.

La Fotografia Contemporanea: L’Estetica della Forma e della Grinta Oggi, l’immaginario collettivo è plasmato dalla fotografia artistica.

  • L’Estetica: I fotografi turchi e internazionali (ispirati forse dal grande Ara Güler) sono attratti dal dramma visivo dello Yağlı güreş.

  • Rappresentazione: L’estetica dominante è spesso il bianco e nero ad alto contrasto. Questo stile elimina le distrazioni e si concentra su tre elementi:

    1. La Forma: I corpi oliati diventano sculture classiche, greche o romane. L’olio cattura la luce, definendo ogni singolo muscolo (chiaroscuro).

    2. La Grinta: Il fango, il sudore, l’erba strappata, le smorfie di dolore.

    3. L’Olio: L’olio stesso diventa un soggetto, una texture quasi astratta.

  • Immaginario: La fotografia moderna ha creato un’immagine del Pehlivan che è allo stesso tempo eroica e brutale, classica e moderna. È un’estetica che ha avuto un’enorme influenza, rendendo lo sport “cool” e visivamente potente per un pubblico globale.


PARTE 4: RAPPRESENTAZIONI CINEMATOGRAFICHE E TELEVISIVE

Il modo più potente in cui l’immaginario collettivo viene plasmato oggi è attraverso lo schermo.

Il Cinema Turco (Yeşilçam) Nell’età d’oro del cinema turco (gli anni ’60-’80, noti come Yeşilçam), il Pehlivan era un personaggio ricorrente, o almeno il suo archetipo.

  • La Trama Classica: Un tema comune era quello del “Puro Eroe del Villaggio contro la Città Corrotta”. Spesso, il protagonista era un giovane Pehlivan (o un contadino con la sua forza e la sua moralità), che vinceva il torneo locale e usava i soldi per trasferirsi a Istanbul, solo per scontrarsi con la mafia, gli usurai e la decadenza morale della metropoli.

  • Immaginario: Questi film (spesso melodrammi) cementavano l’archetipo: il Pehlivan è l’anima pura dell’Anatolia, e la sua lotta fisica si trasforma in una lotta morale per non farsi corrompere dalla modernità.

Il Documentario (Belgesel): La Narrativa Ufficiale La televisione di stato turca, TRT (Türkiye Radyo Televizyon Kurumu), è stata la principale custode dell’immagine pubblica del Kırkpınar per decenni.

  • La Messa in Scena: I documentari e le trasmissioni in diretta di TRT non sono neutri. Sono narrazioni attentamente costruite.

  • Gli Elementi Fissi:

    1. La Voce Narrante: Una voce maschile, profonda e autorevole (tok ses).

    2. La Musica: Dominata dai suoni del Davul e della Zurna, intervallata da musica epica e patriottica.

    3. I Temi: Il focus è sempre sulla tradizione (“Una tradizione di 660 anni…”), sulla spiritualità (le preghiere, il Pîr Hazreti Hamza) e sul rapporto Usta-Çırak (interviste ai maestri anziani e ai loro giovani allievi).

  • Immaginario: La TRT crea un’immagine sacra, epica e incontaminata dello Yağlı güreş. È la narrazione ufficiale dello “Ata Sporu”, un evento che unisce la nazione e la collega al suo glorioso passato.

L’Evento Mediatico Rivoluzionario: L’Effetto “Survivor” (İsmail Balaban) Nel 2021, un singolo evento mediatico ha fatto di più per plasmare l’immaginario collettivo moderno dello Yağlı güreş di decenni di documentari: la partecipazione e la vittoria del Başpehlivan İsmail Balaban al reality show “Survivor Turkey”.

  • Il Contesto: “Survivor” è il programma più visto in Turchia, un fenomeno culturale che domina le conversazioni per mesi. Balaban era già un campione, ma noto solo agli appassionati di lotta.

  • La Performance (Il Test dell’Archetipo): Balaban è entrato nel gioco e ha incarnato l’archetipo del Pehlivan di fronte a un pubblico di massa, giovane e urbano.

    1. Resistenza (Dayanıklılık): Ha dominato le sfide fisiche. La sua resistenza, forgiata sull’Ermeydanı, era su un altro livello. Poteva sopportare la fame, la fatica e il dolore in un modo che gli altri concorrenti (influencer, attori) non potevano.

    2. Etica (Ahlak): Ma la sua vera vittoria è stata morale. È rimasto calmo, non ha partecipato a pettegolezzi, è stato rispettoso. Ha dimostrato la sabır (pazienza) e l’umiltà del Pehlivan. Era l’antitesi dell’atleta moderno e arrogante.

  • Impatto sull’Immaginario Collettivo: Questo è stato un momento di validazione culturale di massa. Balaban ha dimostrato a una Turchia moderna e cinica che l’archetipo del Pehlivan è reale. Ha dimostrato che i valori ancestrali (pazienza, umiltà, resistenza) sono ancora efficaci e vincenti nel mondo artificiale e spietato di un reality show.

    • La “Ri-scoperta”: Ha creato una nuova generazione di fan. I giovani hanno visto che il Pehlivan non era un “fossile” o una figura noiosa da documentario, ma un atleta d’élite e un modello di carattere. Ha reso lo Yağlı güreş “cool” e rilevante.


PARTE 5: IL PEHLIVAN NELLA CULTURA POPOLARE E COMMERCIALE

Quando un archetipo è così potente, l’immaginario collettivo lo assorbe nella vita di tutti i giorni.

Il Pehlivan nel Linguaggio Quotidiano Il termine “Pehlivan” è uscito dall’arena ed è entrato nel vocabolario quotidiano turco.

  • “Pehlivan Gibi” (Come un Pehlivan): È l’elogio più comune per un neonato maschio sano e robusto. “Maşallah, pehlivan gibi!” (Sia lode a Dio, è come un pehlivan!).

  • “Pehlivan Tefrikası” (Romanzo a Puntate del Pehlivan): Un’espressione usata per descrivere una storia, una disputa o un problema che si trascina all’infinito senza mai arrivare a una conclusione (un riferimento ai leggendari incontri di Kırkpınar che duravano giorni).

  • “Pehlivan” (Il Duro): Usato colloquialmente per descrivere un uomo grosso, un “buttafuori” o qualcuno che si dà arie da duro (spesso in modo ironico).

Il Pehlivan come Marchio (Branding) L’immagine del Pehlivan è un potente strumento di marketing perché evoca istantaneamente “forza”, “tradizione” e “affidabilità turca”.

  • Settore Alimentare: Questo è l’uso più comune. Il Pehlivan è l’ambasciatore perfetto per prodotti considerati “naturali” e “potenti”.

    • Köfte (Polpette): Innumerevoli ristoranti si chiamano “Pehlivan Köftecisi”. L’idea è che queste siano polpette sostanziose, adatte a un lottatore.

    • Yoğurt e Sucuk: Lo yogurt e la salsiccia secca (sucuk) sono alimenti base della dieta turca, associati alla forza rurale. Il volto di un Pehlivan baffuto su un marchio ne garantisce l’autenticità e la qualità.

  • Settori “Forti”: L’immagine è usata anche per vendere prodotti che richiedono affidabilità: banche (“la forza della nostra economia”), compagnie di costruzione (“solido come un Pehlivan”) e pneumatici.

Iconografia Urbana: Le Statue Nelle città-culla della lotta, l’immaginario collettivo è fuso nel paesaggio urbano.

  • Edirne: La città è un museo a cielo aperto dello Yağlı güreş. Statue di bronzo a grandezza naturale di Kel Aliço, Adalı Halil e altri campioni sono presenti nei parchi e nelle piazze.

  • Karamürsel: La città di Ahmet Taşçı ha monumenti dedicati ai suoi campioni.

  • Impatto: Queste statue non sono solo decorative. Sono come le statue dei santi nelle città cattoliche. Ricordano quotidianamente ai cittadini la loro identità, i loro eroi e i valori che rappresentano.


CONCLUSIONE: L’ARCHETIPO IMMORTALE

L’immaginario collettivo che circonda lo Yağlı güreş è un sistema complesso e stratificato. È un mito vivente che si adatta ai tempi senza mai tradire il suo nucleo.

  • Nel Periodo Ottomano, l’immaginario era imperiale e cerimoniale (le miniature).

  • Nel XIX secolo, l’immaginario occidentale era esotico ed erotizzato (la pittura orientalista).

  • Nella Prima Repubblica, l’immaginario era nazionale e populista (l’arte e la letteratura anatolica).

  • Nella Turchia Moderna, l’immaginario è epico e documentaristico (le trasmissioni TRT) ma anche viscerale ed estetico (la fotografia in bianco e nero).

  • Nella Cultura Pop Contemporanea, è diventato un archetipo morale convalidato (l’effetto “Survivor”).

Il Pehlivan, quindi, non è solo un uomo in pantaloni di pelle coperto d’olio. Nell’immaginario collettivo turco, è il punto fermo. È il custode dell’Ahlak, il simbolo della forza indomita e il collegamento vivente a un passato mitico che, grazie a queste rappresentazioni, si rifiuta di morire.

GESTIONE DELL'INFORTUNIO E LONGEVITÀ: LA MEDICINA DELLO YAĞLI GÜREŞ

La carriera di un Pehlivan (eroe lottatore) è un paradosso vivente. È una professione che celebra e insegue la longevità – i più grandi maestri, come Kel Aliço o Ahmet Taşçı, sono venerati per aver gareggiato ai massimi livelli fino a un’età avanzata – ma che si fonda su una pratica che infligge al corpo umano un livello di stress e trauma quasi inimmaginabile.

Lo Yağlı güreş (lotta nell’olio) non è uno sport “sicuro”. È un’attività ad alto impatto e ad altissimo rischio, in cui le forze in gioco (forze di compressione sul collo, forze di torsione sulle ginocchia, stress cardiovascolare dovuto al calore e all’olio) sono estreme. Di conseguenza, l’infortunio (sakatlık) non è una possibilità per un Pehlivan; è una certezza. È un compagno di viaggio costante.

Ciò che definisce la grandezza di un Pehlivan non è la capacità di evitare gli infortuni, ma la sua abilità nel gestirli, assorbirli e superarli. La “medicina” dello Yağlı güreş è quindi una disciplina complessa essa stessa, un ibrido affascinante che fonde la scienza sportiva più avanzata (chirurgia, fisioterapia, nutrizione) con una farmacia tradizionale e folkloristica (coppettazione, erbe, bagni termali) che non è cambiata da secoli.

Questa sezione analizza in profondità questo ibrido: il profilo degli infortuni tipici, le metodologie tradizionali di guarigione, l’integrazione della medicina moderna e, soprattutto, la psicologia della resilienza forgiata dall’Ahlak (l’etica) che permette a un uomo di sopportare una vita di dolore per raggiungere la longevità.


PARTE 1: IL PROFILO DELL’INFORTUNIO (SAKATLIK PROFİLİ) – IL PEDAGGIO DEL PEHLIVAN

Per capire la “medicina” dello Yağlı güreş, bisogna prima capire la “malattia”. Gli infortuni del Pehlivan sono altamente specifici, direttamente correlati alle richieste uniche dello sport. Si dividono in tre categorie principali: traumi acuti (le “rotture”), usura cronica (il “logoramento”) e patologie ambientali (i rischi unici dell’olio e dell’erba).

1. Traumi Acuti (Le “Rotture”) Questi sono gli incidenti improvvisi e violenti che avvengono durante un Oyun (tecnica) o una caduta.

  • Lesioni ai Legamenti del Ginocchio (Diz Bağı Yaralanmaları):

    • Causa: È l’infortunio acuto più comune e temuto. Avviene tipicamente durante le tecniche di Tırpan (falciata) o quando si difende da una presa al Paça (gamba). Il meccanismo è una classica “triade terribile”: il piede del lottatore (scalzo) si pianta saldamente nell’erba o nel fango, creando un attrito immenso. L’avversario, che ha una presa sul kispet, applica una forza di torsione. Il piede rimane bloccato, ma il corpo ruota, causando la rottura del Legamento Crociato Anteriore (LCA), del Legamento Collaterale Mediale (LCM) o dei menischi.

    • Impatto: Nell’era pre-moderna, una rottura completa del LCA era la fine della carriera.

  • Distorsioni e Lussazioni delle Dita (Parmak Çıkığı):

    • Causa: Un rischio costante derivante dalla natura stessa della presa. Le dita del Pehlivan sono le sue “armi” per agganciare il kispet. Durante un Paça Kapmak (tentativo di presa alla gamba), le dita possono impigliarsi nel paça sırımı (il laccio nascosto), o nel tessuto del kispet durante una torsione improvvisa.

    • Impatto: Le dita “insaccate”, le distorsioni delle falangi e le lussazioni sono all’ordine del giorno. I Pehlivan spesso si rimettono a posto le dita da soli sul campo o le fasciano strettamente e continuano a lottare.

  • Lussazioni della Spalla (Omuz Çıkığı):

    • Causa: Meno comuni che nel Judo, ma accadono, specialmente durante cadute incontrollate da proiezioni come il Künde (ribaltamento) o quando si cerca di “postare” (appoggiare) un braccio teso per fermare una caduta sull’erba irregolare.

2. Usura Cronica (Le “Finiture”) Questo è il vero nemico della longevità. È il logorio che deriva da decenni di allenamento e competizione.

  • La Colonna Vertebrale Cervicale (Il “Collo da Pehlivan”):

    • Causa: Questo è il marchio di fabbrica della disciplina. Il collo è sottoposto a due forze distruttive:

      1. Compressione Assiale: Dalla posizione Alın Alına (fronte contro fronte), dove il collo sostiene una pressione isometrica costante.

      2. Compressione e Iperestensione: Durante il Köprü (il ponte difensivo), il collo e la testa diventano il fulcro su cui poggiano il peso del lottatore e quello dell’avversario (spesso per un totale di 250+ kg).

    • Impatto: L’usura cronica porta a una discopatia degenerativa cervicale. I dischi tra le vertebre si assottigliano e si disidratano. Questo porta a stenosi spinale (restringimento del canale) e radicolopatia cervicale (nervi pizzicati), causando dolore cronico, intorpidimento e debolezza nelle braccia.

  • La Colonna Vertebrale Lombare (La Schiena Bassa):

    • Causa: Le forze di sollevamento. Il Kaldırmak (il sollevamento per la vittoria) è biomeccanicamente uno stacco da terra (deadlift) con un peso sbilanciato, scivoloso e che si divincola. Le tecniche di Sarma (attacco alle gambe) e le posizioni difensive a terra mettono un carico immenso sulla zona lombare.

    • Impatto: Ernia del disco lombare, sciatica cronica e spondilolisi (fratture da stress vertebrale) sono estremamente comuni. Il mal di schiena (bel ağrısı) è semplicemente una condizione di base per un Pehlivan.

  • Le Orecchie (Orecchio a Cavolfiore – Karnabahar Kulak):

    • Causa: Un trauma da usura, non acuto. Il costante sfregamento della testa e delle orecchie contro il corpo oliato dell’avversario e contro il terreno (specialmente nella lotta a terra) causa micro-sanguinamenti (ematomi auricolari) tra la cartilagine e la pelle dell’orecchio.

    • Impatto: Il sangue si coagula e poi si indurisce, formando un tessuto connettivo calloso che dà all’orecchio la forma rugosa di un cavolfiore.

    • Status: Questo non è visto come un infortunio, ma come un distintivo d’onore. È il segno visibile che un uomo è un güreşçi (lottatore), un veterano che ha pagato il suo pedaggio. È una cicatrice di guerra portata con orgoglio.

3. Patologie Ambientali (I Rischi Unici) Questi sono infortuni e malattie causati non dalla lotta, ma dall’ambiente unico (olio, erba, calore).

  • Patologie Oculari (Göz Hastalıkları):

    • Causa: L’olio d’oliva, di per sé, è benigno. Ma durante un incontro, si mescola con il sudore (che è salato), la polvere e la terra dell’Ermeydanı. Questa miscela caustica e abrasiva cola inevitabilmente negli occhi.

    • Impatto: La congiuntivite chimica acuta è una condizione universale durante la lotta. I praticanti descrivono un dolore bruciante, “come aghi” o “fiamme”, che porta a una cecità temporanea. A lungo termine, questo può portare a infezioni oculari croniche.

  • Patologie Dermatologiche (Deri Hastalıkları):

    • Causa: L’ambiente dello Yağlı güreş è un paradiso per i microbi. L’olio ostruisce i pori e intrappola i batteri. Il kispet di pelle, spesso umido di sudore e olio, è un incubatore. Il contatto pelle a pelle diffonde tutto.

    • Impatto:

      1. Follicolite (Kıl Kökü İltihabı): L’infezione e l’infiammazione dei follicoli piliferi, causata dall’olio e dall’attrito, è la lamentela più comune.

      2. Infezioni Batteriche (Stafilococco): Tagli e abrasioni (causati da unghie, pietre sul campo o dall’attrito del kispet) sull’erba possono infettarsi rapidamente.

      3. Infezioni Fungine (Tigna): L’ambiente umido è ideale per la tigna (mantar).


PARTE 2: LA MEDICINA TRADIZIONALE (GELENEKSEL TIP) – L’EREDITÀ DELL’USTA

Per secoli, il Pehlivan non ha avuto accesso a medici sportivi o a risonanze magnetiche. La sua gestione degli infortuni era affidata a un sistema di medicina folkloristica, trasmesso empiricamente da Usta (Maestro) a Çırak (Apprendista). Sorprendentemente, molti di questi metodi sono ancora oggi la prima linea di difesa per il dolore cronico.

Il Bagno Turco (Hamam) come Centro di Recupero

  • La Pratica: Dopo un torneo o un allenamento brutale, la prima tappa del Pehlivan è l’Hamam (il bagno turco).

  • La Scienza (Tradizionale): L’hamam combina molteplici terapie:

    1. Terapia del Calore Umido (Vapore): Il calore intenso e l’umidità rilassano i muscoli contratti, aumentano il flusso sanguigno e aprono i pori.

    2. Pulizia (Temizlik): L’unico modo per rimuovere veramente lo strato di olio, sudore e sporco è con il calore intenso e lo sfregamento vigoroso con un guanto di crine (kese). Questo è fondamentale per prevenire le infezioni della pelle.

    3. Il Massaggio (Masaj): L’hamam è la casa del tellak (il massaggiatore del bagno). Il Pehlivan riceve un massaggio profondo e spesso doloroso, progettato per “rompere” i nodi muscolari e “spremere” la fatica dai muscoli.

Coppettazione (Hacamat)

  • La Pratica: La Hacamat (coppettazione, dall’arabo hijāma) è una pratica medica tradizionale islamica e turca incredibilmente diffusa. È la “medicina” di riferimento per il dolore muscolare cronico, specialmente alla schiena e alle spalle.

  • La Scienza (Tradizionale): La filosofia è che il dolore cronico è causato da pis kan (“sangue sporco” o stagnante) accumulato in un’area.

    • Coppettazione Secca: Le coppe creano un vuoto, tirando il sangue in superficie.

    • Coppettazione Umida (Hacamat): Dopo la coppettazione secca, si praticano minuscole incisioni sulla pelle e si riapplica la coppa per “estrarre” il sangue scuro e stagnante.

  • Uso Moderno: Nonostante la mancanza di prove scientifiche occidentali, la Hacamat è usata quasi universalmente dai Pehlivan. La vedono come una forma essenziale di “manutenzione”, un “cambio dell’olio” per il corpo. La sensazione di sollievo (probabilmente dovuta al rilascio di endorfine e all’effetto contro-irritante) è considerata ineguagliabile.

Terapia Termale (Kaplıca)

  • La Pratica: La Turchia è ricca di sorgenti termali naturali (kaplıca). I Pehlivan, specialmente quelli più anziani che soffrono di artrite cronica, trascorrono parte della loro “fuori stagione” in queste località (come Afyon o Bursa).

  • La Scienza (Tradizionale): L’immersione prolungata in acque calde e ricche di minerali (zolfo, calcio, magnesio) è usata per trattare il dolore articolare cronico, i reumatismi e l’usura generale del corpo.

Fitoterapia (Bitkisel Tedavi)

  • La Pratica: L’uso di oli e impiastri a base di erbe è comune.

  • L’Olio di Iperico (Kantaron Yağı): L’olio di iperico (Erba di San Giovanni) è la medicina erboristica più famosa in Turchia. È un olio rosso brillante, noto per le sue potenti proprietà anti-infiammatorie e cicatrizzanti. Viene usato topicamente per massaggiare dolori muscolari, distorsioni e per curare tagli e abrasioni.

  • Arnica e Altri Impiastri: Impiastri (yakı) a base di erbe riscaldanti o rinfrescanti sono usati per il dolore localizzato.

Il “Riparatore” di Ossa e Articolazioni (Çıkıkçı)

  • La Pratica: Fino a tempi molto recenti, un dito o una spalla lussati non venivano trattati in ospedale. Il Pehlivan andava dal çıkıkçı (letteralmente “il riparatore di lussazioni”), un praticante tradizionale (spesso un altro Usta) che, con una manovra rapida e brutale, rimetteva l’articolazione in sede sul posto. Sebbene efficace, questo metodo spesso portava a danni ai tessuti molli a lungo termine.


PARTE 3: LA MEDICINA MODERNA (MODERN TIP) – L’ERA DELLA CHIRURGIA E DELLA FISIOTERAPIA

L’ascesa dello sport come professione moderna, finanziata da municipalità (Belediye) e club sportivi, ha introdotto la medicina sportiva scientifica. Questo è ciò che ha reso possibile la longevità nell’era moderna. Il Pehlivan di oggi è un atleta ibrido.

La Rivoluzione della Diagnostica (Teşhis)

  • Prima: Un infortunio al ginocchio era “acqua nel ginocchio”. Un dolore alla schiena era “un colpo di vento”. Il trattamento era empirico (riposo, calore, coppettazione).

  • Oggi: Il Pehlivan ha accesso immediato a:

    • Risonanza Magnetica (MR – EMAR): Per visualizzare i tessuti molli (legamenti, menischi, dischi spinali).

    • Ecografia (Ultrason): Per diagnosticare strappi muscolari e tendiniti.

  • Impatto: Questa è la più grande rivoluzione nella medicina del Pehlivan. Ora è possibile sapere esattamente cosa è rotto. Una rottura del LCA non è più una fine carriera; è una diagnosi precisa che richiede un intervento specifico.

L’Intervento Chirurgico (Ameliyat): La Ricostruzione La chirurgia ortopedica ha letteralmente salvato e prolungato innumerevoli carriere.

  • Chirurgia del Ginocchio: L’artroscopia è una routine. La ricostruzione del LCA, un tempo impensabile, è ora un intervento comune. Un Başpehlivan (come Ali Gürbüz, che ha subito questo intervento) può tornare a competere ai massimi livelli dopo 9-12 mesi di riabilitazione.

  • Chirurgia della Spalla: Le riparazioni artroscopiche della cuffia dei rotatori e la stabilizzazione per lussazioni ricorrenti sono procedure standard.

  • S drenaggio dell’Orecchio a Cavolfiore: Sebbene sia un distintivo d’onore, molti lottatori più giovani, nell’immediato post-infortunio, scelgono di farsi drenare l’ematoma auricolare (aspirazione con siringa) da un medico per prevenire la deformità permanente, un cenno all’estetica moderna.

La Fisioterapia (Fizyoterapi): La Scienza della Longevità Se la chirurgia ripara il danno catastrofico, la fisioterapia gestisce l’usura cronica e previene gli infortuni futuri. Questo è il vero segreto della longevità moderna.

  • Il Ruolo del Fisioterapista: Il fizyoterapist è ora una figura centrale nel team di un Pehlivan, quanto il suo Usta.

  • Fase 1: Riabilitazione Post-Chirurgica: Il protocollo rigoroso di recupero della mobilità e della forza dopo un intervento chirurgico.

  • Fase 2: Gestione del Dolore Cronico: Per il dolore cronico al collo e alla schiena, il fisioterapista utilizza:

    • Terapia Manuale: Mobilizzazioni articolari e massaggio dei tessuti profondi.

    • Terapie Strumentali: Tecar, ultrasuoni, TENS (elettrostimolazione) per la gestione del dolore.

  • Fase 3: Esercizio Correttivo (La Pre-abilitazione): Questa è la parte più importante per la longevità. Il fisioterapista analizza gli squilibri muscolari del Pehlivan (causati da anni di movimenti ripetitivi) e prescrive esercizi per correggerli.

    • Esempio: Un Pehlivan ha un dolore cronico alla spalla. L’Usta tradizionale direbbe “massaggialo con olio”. Il Fisioterapista dice: “Il tuo bicipite e gran pettorale sono ipertrofici dalla lotta. I tuoi stabilizzatori della scapola (romboidi, trapezio inferiore) e la cuffia dei rotatori sono deboli. Devi allenare i muscoli che non vedi”.

    • Questo approccio scientifico alla “pre-abilitazione” (rafforzare i muscoli stabilizzatori per proteggere le articolazioni) è ciò che permette ai campioni moderni di sopportare i carichi di allenamento.

Recupero Moderno (Modern Toparlanma)

  • Terapia del Freddo (Kriyoterapi): L’uso di bagni di ghiaccio (buz banyosu) o di criocamere total-body dopo una competizione per ridurre l’infiammazione sistemica. Questo è il diretto opposto dell’approccio tradizionale dell’Hamam (caldo).

  • Nutrizione Scientifica: L’integrazione con proteine per la riparazione muscolare, creatina per la forza e, soprattutto, elettroliti per reidratare un corpo devastato dal calore e dalla perdita di sali.


PARTE 4: LA FUSIONE – IL PEHLIVAN IBRIDO MODERNO

La vera “medicina” del Pehlivan di successo oggi non è né puramente tradizionale né puramente moderna. È una fusione pragmatica. Il lottatore moderno naviga tra questi due mondi, prendendo ciò che funziona.

Un Pehlivan moderno con un grave infortunio alla schiena farà:

  1. La Diagnosi (Moderna): Una Risonanza Magnetica per escludere un’ernia discale.

  2. Il Trattamento Scientifico (Moderno): Sessioni di fisioterapia per l’esercizio correttivo del “core”.

  3. La Terapia del Dolore (Tradizionale): Una sessione di Hacamat (coppettazione) sulla schiena per “rilasciare la tensione e pulire il sangue”, perché sente che funziona.

  4. Il Recupero a Lungo Termine (Tradizionale): Una settimana in una Kaplıca (stazione termale) per rilassare la mente e i muscoli.

Questa fusione è la chiave. La medicina moderna è usata per i problemi strutturali e acuti (ossa, legamenti, diagnosi). La medicina tradizionale è usata per i problemi cronici e sistemici (dolore muscolare, infiammazione generale, recupero mentale).


PARTE 5: LA MEDICINA DELLO SPIRITO (AHLAK VE SABIR)

Infine, l’arma più potente nell’arsenale medico del Pehlivan non è una pillola o una tecnica di massaggio. È la sua mente, forgiata dall’Ahlak (l’etica). Un infortunio non è solo un problema fisico; è una crisi psicologica. È un attacco all’identità. Il Pehlivan, la cui identità è la kuvvet (forza), si ritrova improvvisamente debole.

Qui interviene la filosofia della disciplina, che diventa uno strumento terapeutico.

  • L’Infortunio come Lezione di Umiltà (Tevazu): Nella visione del mondo del Pehlivan, un infortunio è spesso interpretato come un segnale, un avvertimento contro l’arroganza (kibir). È una lezione impartita per domare il Nefs (l’ego). L’infortunio costringe il Pehlivan a essere umile, a fermarsi, a diventare di nuovo un “paziente” (un ruolo passivo) e a ricostruire da zero.

  • La Pazienza (Sabır) come Protocollo Medico: Il più grande nemico del recupero è l’impazienza. È l’atleta che torna troppo presto e si infortuna di nuovo. Lo Yağlı güreş è, come discusso nella sezione 7 (Tecniche), l’arte della Sabır (pazienza). Il Pehlivan ha passato tutta la sua vita ad allenare la pazienza: aspettando il suo turno come Çırak, aspettando l’apertura in un incontro di 40 minuti, sopportando l’olio negli occhi. Questa abilità mentale allenata viene trasferita direttamente al recupero. Il Pehlivan è culturalmente e psicologicamente preparato ad aspettare. Capisce che la guarigione, come la lotta, è un processo lungo che non può essere forzato.

  • Il Ruolo dell’Usta e della Comunità (Camia): A differenza di un atleta in uno sport individuale occidentale, un Pehlivan infortunato non è solo. Rimane parte della “scuola”. Il suo Usta (Maestro) gestisce la sua riabilitazione psicologica.

    • Mantenere il Ruolo: L’Usta impedisce al lottatore di cadere in depressione tenendolo integrato. Non può lottare? Allora il suo compito è aiutare i çırak più giovani. Non può allenarsi? Allora si siederà accanto all’Usta e imparerà a guardare la lotta con occhio critico.

    • Il Supporto Sociale: L’intera comunità della lotta (güreş camiası) sostiene il campione infortunato. Questo supporto sociale è un fattore clinicamente provato nell’accelerare la guarigione e nel prevenire la depressione da infortunio.

Conclusione: L’Atleta “Kintsugi” La longevità del Pehlivan non deriva dall’evitare i danni, ma dal padroneggiare l’arte della riparazione. È come l’arte giapponese del Kintsugi, dove le ceramiche rotte vengono riparate con l’oro, rendendole più preziose e uniche proprio a causa delle loro fratture.

Il Pehlivan moderno è un atleta Kintsugi. La sua carriera è una mappa di infortuni: il suo ginocchio è tenuto insieme dalla scienza chirurgica moderna, la sua schiena è gestita dalla fisioterapia e dalla coppettazione tradizionale, e la sua mente è tenuta insieme dalla filosofia secolare dell’Ahlak. È questa fusione unica di antico e moderno, di fisico e spirituale, che costituisce la vera “medicina” dello Yağlı güreş e permette a questi eroi di lottare anno dopo anno sull’Ermeydanı.

L'ECOSISTEMA DELLA LOTTA TURCA: ANALISI DEGLI "ATA SPORLARI" COLLEGATI (KARAKUCAK, ABA GÜREŞI, KUŞAK GÜREŞI)

Per comprendere appieno il profilo tecnico e la maestria di un Başpehlivan (Capo-Lottatore) di Yağlı güreş, è un errore fondamentale analizzare lo Yağlı güreş in isolamento. Questa disciplina, pur essendo la più celebre e ritualizzata, non è un’isola; è l’apice di un vasto e interconnesso “ecosistema” di lotta che permea l’intera cultura anatolica. Questo ecosistema è noto come Ata Sporları (Gli Sport Ancestrali).

La Turchia, crocevia di imperi e culture nomadi, ha coltivato decine di stili di lotta regionali. Un giovane che cresce in questo ambiente non impara solo lo Yağlı güreş. A seconda della sua regione, la sua prima esperienza di combattimento potrebbe essere sull’erba senza olio, o indossando una giacca pesante, o afferrando una cintura.

Un Pehlivan non è un semplice “lottatore nell’olio”. È, prima di tutto, un Güreşçi (un “lottatore” nel senso più totale del termine), e il suo stile, la sua forza e i suoi istinti nello Yağlı güreş sono una sintesi complessa di tutte le discipline che ha padroneggiato. Per capire il campione, dobbiamo capire il suo “cross-training” ancestrale.

Lo Yağlı güreş è l’esame finale. È la “scuola di specializzazione” (Usta Sanatı, l’Arte del Maestro) che prende i diplomati di queste altre, brutali “università” della lotta e pone loro la domanda più difficile: “Tutta quella forza, quella velocità, quella tecnica… riuscite ancora a eseguirla quando vi togliamo ogni vantaggio, ogni presa facile, e vi immergiamo nell’olio?”.

Questa analisi si concentrerà sui tre stili di lotta tradizionali più influenti che formano l’ecosistema da cui emerge il Pehlivan:

  1. Karakucak Güreşi: La “madre” della lotta libera turca.

  2. Aba Güreşi: L’antica arte della “lotta con la giacca”.

  3. Kuşak Güreşi: La radice ancestrale della “lotta con la cintura”.


1. KARAKUCAK GÜREŞI (LA LOTTA DEL “NERO ABBRACCIO”)

Il Karakucak Güreşi è, senza dubbio, lo stile di lotta tradizionale più diffuso, popolare e praticato in Turchia. Se lo Yağlı güreş è la “finale di coppa” ritualizzata, il Karakucak è il “campionato” quotidiano, la disciplina di base da cui proviene la maggior parte dei lottatori turchi, inclusi i campioni olimpici di Lotta Libera.

Definizione e Contesto

  • Etimologia: Il nome significa letteralmente “Abbraccio Nero” (Kara = nero, Kucak = abbraccio, grembo). Il “nero” qui è un aggettivo che significa “puro”, “solo”, “della terra” – un abbraccio che si concentra solo sul corpo, senza attrezzi speciali.

  • Geografia: È lo stile dominante in quasi tutta l’Anatolia, ma la sua roccaforte assoluta è la Regione del Mar Nero (Karadeniz), in particolare le province di Samsun, Ordu, Tokat, Amasya e Sivas.

  • L’Ambiente: Come lo Yağlı güreş, è uno sport da panayır (fiera), praticato su un prato (çayır), accompagnato dalla stessa musica di Davul (grancassa) e Zurna (oboe).

L’Abbigliamento e le Regole: L’Assenza di Olio Questa è la differenza fondamentale che definisce l’intero stile.

  • Abbigliamento: I lottatori combattono a torso nudo e scalzi, ma indossano un pantalone corto, robusto e aderente chiamato pırpıt. È fatto di tela spessa o di cuoio leggero, ma lascia le gambe e il busto esposti.

  • Niente Olio (Yağ Yok): L’assenza di olio cambia tutto. Poiché non c’è l’elemento scivoloso, l’attrito del corpo e la presa sulla pelle sono possibili.

Il Paradigma Tecnico (Lotta Libera Pura) Il Karakucak è essenzialmente una forma tradizionale di Lotta Libera Olimpica.

  • Obiettivo: La vittoria (yenmek) si ottiene, come nello Yağlı güreş, portando la schiena dell’avversario a terra (sırtı yere getirmek) e facendogli “vedere l’ombelico”.

  • Tecniche Permesse: Poiché la presa sul corpo è possibile, il Karakucak è esplosivo, dinamico e aggressivo. A differenza dello Yağlı güreş, che è una battaglia lenta e isometrica per la presa sul kispet, il Karakucak è dominato da:

    1. Sarma (Avvolgimento): Attacchi diretti alle gambe, identici al double leg o single leg della lotta libera (dalma).

    2. Gövde Kilitleri (Blocchi al Corpo): “Body lock”, prese al busto da cui si eseguono proiezioni ad arco (simili ai suplex).

    3. Künde (Ribaltamento): La tecnica regina del Karakucak. L’attaccante si mette dietro l’avversario, afferra il pırpıt (o la vita), spinge la testa dell’avversario verso il basso e usa la sua schiena come fulcro per “rotolare” (yuvarlanmak) all’indietro, proiettando l’avversario sopra di sé in un “salto mortale” controllato.

Il Collegamento Fondamentale con lo Yağlı Güreş: La “Scuola del Mar Nero” Il Karakucak non è uno stile “collegato”; è la scuola primaria per molti dei più grandi Pehlivan.

  • La “Scuola del Mar Nero” (Karadeniz Okulu): Quando, nella sezione 10 (Stili e Scuole), si parla della scuola di Samsun o Ordu, si sta parlando di lottatori la cui identità tecnica è il Karakucak. Figure leggendarie come Yaşar Doğu o campioni moderni come Recep Kara sono, prima di tutto, maestri di Karakucak.

  • Trasferimento Tecnico Positivo (La Potenza Esplosiva): Un lottatore di Karakucak entra nello Yağlı güreş con un’arma che il purista dello Yağlı güreş non ha: un’incredibile potenza esplosiva nei fianchi e nelle gambe. È abituato ad attaccare e a proiettare. Le tecniche del Sarma e del Künde esistono nello Yağlı güreş, ma sono incredibilmente difficili da eseguire a causa dell’olio. Il lottatore di Karakucak è colui che ha la memoria muscolare e la fiducia per tentarle. Egli non aspetta; cerca l’apertura per un attacco esplosivo, cercando di afferrare il kispet con la stessa velocità con cui afferrerebbe una gamba nuda.

  • Trasferimento Tecnico Negativo (Il Rischio dello Stile): Questo stile crea anche un’enorme debolezza. L’istinto di un karakucakçu è “attaccare basso” (dalma), tuffandosi alle gambe. Nello Yağlı güreş, questo è incredibilmente pericoloso. Se l’attacco fallisce a causa dell’olio, l’attaccante si ritrova con la testa bassa, esposto, e il suo kasnak (la cintura del kispet) offerto all’avversario. Questa è la posizione perfetta per subire la tecnica più temuta e punitiva dello Yağlı güreş: il Kazık (il palo).

  • La Sintesi (Il Pehlivan Completo): Il Pehlivan moderno di successo non può essere solo un lottatore di Karakucak. Deve imparare la pazienza (sabır) e l’arte difensiva dello Yağlı güreş. Deve imparare a non “tuffarsi” d’istinto, ma a usare la El Kapma (la lotta per le mani, tipica dello Yağlı) per creare l’apertura, e solo allora usare la sua velocità di Karakucak per un attacco fulmineo al kispet.

Il Karakucak, quindi, fornisce allo Yağlı güreş la sua “cavalleria pesante”: i lottatori più esplosivi, aggressivi e pericolosi, quelli che cercano la proiezione spettacolare.


2. ABA GÜREŞI (LA LOTTA CON LA GIACCA)

Se il Karakucak è il fratello esplosivo dello Yağlı güreş, l’Aba Güreşi è il suo cugino filosoficamente opposto, un maestro della presa e della trazione.

Definizione e Contesto

  • Etimologia: Prende il nome dal suo indumento chiave, l’Aba. L’Aba è una giacca pesante, corta e spesso senza maniche, fatta di lana di capra infeltrita (keçe) o di tessuto di canapa. È un indumento ruvido, rigido e incredibilmente resistente.

  • Geografia: È uno stile antichissimo, con radici che risalgono all’Asia Centrale. Oggi in Turchia è praticato quasi esclusivamente nel sud, nelle province di Gaziantep e Hatay (vicino al confine siriano, dove esiste una versione simile).

  • L’Ambiente: Come gli altri, è uno sport da fiera, con Davul e Zurna.

L’Abbigliamento e le Regole: Il Mondo della Trazione

  • Abbigliamento: I lottatori indossano l’Aba, legata in vita da una cintura (kuşak), e pantaloni larghi.

  • Paradigma Tecnico (Il “Judo” Turco): L’Aba Güreşi è una forma di “lotta con la giacca” (jacket wrestling), che lo rende un parente stretto del Judo, del Sambo o del Bokh mongolo.

  • Le Regole: L’intero sport si basa sulla presa (tutuş).

    1. La Presa (Tutuş): I lottatori iniziano afferrando l’Aba dell’avversario. A differenza dello Yağlı güreş (dove la presa è quasi impossibile), qui la presa è tutto.

    2. L’Obiettivo: La vittoria si ottiene con una proiezione pulita che porta l’avversario sulla schiena (sırtı yere getirmek) o facendogli toccare terra con qualsiasi parte del corpo diversa dai piedi.

    3. Tecniche Permesse: Lo stile è dominato da proiezioni d’anca (kalça atma), proiezioni di spalla e, soprattutto, un vasto repertorio di sgambetti e falciate (Tırpan).

Il Collegamento con lo Yağlı Güreş: Il Maestro della Presa e dell’Equilibrio L’Aba Güreşi e lo Yağlı güreş sono filosoficamente opposti.

  • Yağlı Güreş = Arte della Negazione della Presa. È uno sport di spinta (itme), pressione isometrica e lotta per un appiglio minimo.

  • Aba Güreşi = Arte della Dominazione della Presa. È uno sport di trazione (çekme), sbilanciamento dinamico e prese salde.

Un lottatore che padroneggia entrambi è un ibrido terrificante. L’Aba Güreşi fornisce al Pehlivan due armi cruciali.

  • Trasferimento Tecnico Positivo (La Forza di Presa Assoluta – El Kuvveti): Questa è l’arma più letale che un Abaçı (praticante di Aba) porta nello Yağlı güreş. Passare la vita ad afferrare e tenere un’Aba di lana infeltrita ruvida, contro un avversario che cerca di strappare la presa, sviluppa una forza di presa isometrica e una resistenza dell’avambraccio che non hanno eguali. Quando questo lottatore entra nell’arena oliata, le sue mani sono come tenaglie d’acciaio.

    • L’Impatto sul Paça: Per un lottatore normale, afferrare il paça sırımı (il laccio nascosto nel kispet) è un’impresa disperata, una presa di punta delle dita che dura pochi secondi. Per un Abaçı, una volta che le sue dita hanno “agganciato” quel laccio, la presa è definitiva. Non lascia andare. Tutta la sua carriera si è basata sul non mollare la presa.

    • L’Impatto sul Kasnak: Se un Abaçı ottiene una presa sul kasnak (la cintura), la sua capacità di “tenere” e controllare il centro di gravità dell’avversario è immensamente superiore.

  • Trasferimento Tecnico Positivo (La Maestria negli Sgambetti – Tırpan): L’Aba Güreşi è pieno di Tırpan (falciate), proiezioni di piede (ayak oyunları) e sgambetti. I lottatori imparano a “sentire” l’equilibrio dell’avversario attraverso la giacca e a usare i piedi in modo rapido e preciso. Nello Yağlı güreş, questa è un’abilità d’oro. Un Pehlivan con un background in Aba Güreşi, una volta ottenuta la presa sul paça, non cercherà una proiezione di forza (come il karakucakçu), ma userà la sua sensibilità superiore per applicare una falciata interna (İç Tırpan) o esterna (Dış Tırpan). È lo stile del tecnico, dell’economizzatore di energia, che vince con la leva e il tempismo.

L’Aba Güreşi, quindi, fornisce allo Yağlı güreş la sua “fanteria pesante”: i lottatori con la presa più forte e la tecnica di sbilanciamento più raffinata.


3. KUŞAK GÜREŞI (LA LOTTA CON LA CINTURA)

Se il Karakucak è il fratello e l’Aba è il cugino, il Kuşak Güreşi è l’antenato. Questa è forse la forma di lotta più antica e pura, con radici che si estendono per millenni attraverso le steppe dell’Asia Centrale, la patria ancestrale dei popoli turchi.

Definizione e Contesto

  • Etimologia: Il nome significa semplicemente “Lotta con la Cintura” (Kuşak = cintura). È una vasta famiglia di stili, che include il Tatar Koresh (lotta tatara) e molte altre varianti regionali.

  • Geografia: Praticato in Turchia (specialmente nelle comunità tatare di Crimea o nelle regioni dell’Anatolia centrale) e in tutta l’Eurasia.

  • L’Ambiente: È la forma di lotta più semplice. Può essere praticata ovunque, senza un’arena speciale.

L’Abbigliamento e le Regole: Il Dominio della Presa Fissa La regola fondamentale del Kuşak Güreşi è ciò che lo rende un incredibile strumento di allenamento per la forza.

  • Abbigliamento: I lottatori indossano abiti civili o una divisa leggera, ma l’elemento chiave è un kuşak (cintura) di tessuto robusto (spesso un asciugamano arrotolato o una fascia di tela) legato saldamente in vita.

  • La Regola d’Oro (La Presa Fissa – Sabit Tutuş):

    1. L’incontro inizia con entrambi i lottatori che afferrano saldamente la cintura dell’avversario.

    2. È vietato lasciare la presa sulla cintura per qualsiasi motivo.

    3. È vietato attaccare le gambe (niente Sarma o Tırpan).

  • Paradigma Tecnico (Pura Forza di Sollevamento): Queste regole creano uno stile di lotta unico. È una prova di pura forza della parte superiore del corpo, dei fianchi e della schiena. Tutta la lotta consiste nel tentare di sollevare l’avversario da terra e proiettarlo, usando solo la forza generata dalla presa fissa sulla cintura. Non c’è gioco di mani, non c’è gioco di piedi. È forza pura.

Il Collegamento con lo Yağlı Güreş: Il Padrone del “Kaldırmak” L’influenza del Kuşak Güreşi sullo Yağlı güreş è altamente specializzata ma assolutamente decisiva. Si concentra su una singola, leggendaria mossa.

  • Trasferimento Tecnico Positivo (La Potenza di Sollevamento Pura): Un lottatore addestrato nel Kuşak Güreşi ha una catena posteriore (lombari, glutei, femorali) e una forza del “core” costruite per un solo scopo: sollevare un peso che oppone resistenza. Nello Yağlı güreş, la vittoria più gloriosa e dominante è il Kaldırmak: sollevare l’avversario completamente da terra e camminare per tre passi.

    • La Connessione Diretta: Questa mossa è Kuşak Güreşi. Quando un Pehlivan riesce a superare la battaglia dell’olio e a bloccare le sue mani sul Kasnak (la cintura del kispet), entra in “modalità Kuşak”. L’istinto e la potenza per raddrizzare la schiena, estendere i fianchi e sollevare l’avversario dal suolo provengono direttamente da questo addestramento ancestrale. Un Pehlivan con un background nel Kuşak Güreşi è il più pericoloso nel clinch ravvicinato.

  • Trasferimento Fisiologico (Forza Statica): Poiché il Kuşak Güreşi si basa su una presa fissa, gli incontri diventano spesso battaglie di tensione isometrica prolungata. Questo costruisce una “forza statica” e una resistenza posturale che sono immensamente utili nello Yağlı güreş per:

    1. Mantenere la Posizione (Durus): Resistere alla pressione Alın Alına (fronte contro fronte).

    2. Difendere il Kazık: La forza isometrica della schiena è fondamentale per resistere alla tecnica punitiva del Kazık (il palo).

Il Kuşak Güreşi, quindi, fornisce allo Yağlı güreş la sua “artiglieria pesante”: la forza primordiale necessaria per la vittoria più assoluta, il sollevamento dell’eroe.


CONCLUSIONE: LA SINTESI DEL PEHLIVAN (L’ATLETA IBRIDO)

L’ecosistema della lotta turca è un sistema di “alimentatori” che confluiscono tutti nello Yağlı güreş. Il Başpehlivan (Capo-Lottatore) ideale non è un prodotto di una sola scuola, ma un ibrido che ha assorbito il meglio di tutte e tre.

Per vincere sull’Ermeydanı oliato, un Pehlivan deve essere un lottatore totale. Deve possedere:

  • La potenza esplosiva delle gambe e l’istinto per la proiezione di un maestro di Karakucak Güreşi, per capitalizzare su un errore e tentare un Sarma o un Künde.

  • La forza di presa disumana e la sensibilità per gli sgambetti di un maestro di Aba Güreşi, per vincere la battaglia estenuante del Paça e dominare con il Tırpan.

  • La pura forza di sollevamento della schiena e dei fianchi di un maestro di Kuşak Güreşi, per trasformare una presa sul Kasnak nella vittoria definitiva del Kaldırmak.

Lo Yağlı güreş è l’arte più difficile proprio perché prende queste tre forme di eccellenza, sviluppate in condizioni “ideali” (grip facile, niente olio), e le mette alla prova nell’ambiente più ostile possibile. L’olio è il grande filtro. Separa i semplici lottatori (i güreşçi) dai veri maestri (i Pehlivan), coloro che hanno sintetizzato questo intero, complesso ecosistema marziale in un’unica arte sublime.

L'ECOSISTEMA MARZIALE: ANALISI DELLE DISCIPLINE FONDAMENTALI E CORRELATE

Per comprendere appieno la profondità, l’unicità e il significato culturale dello Yağlı güreş (lotta nell’olio), è un errore analizzarlo come un fenomeno isolato. Questa antica tradizione turca, sebbene straordinariamente particolare, non è un’anomalia. È, piuttosto, la risposta specifica della cultura anatolica a un impulso umano universale: la lotta folkloristica (folk wrestling).

In ogni angolo del pianeta, dall’anello di argilla purificato di Tokyo alle arene sabbiose di Dakar, le culture hanno sviluppato i propri sistemi indigeni di combattimento corpo a corpo. Questi stili – il Sumo giapponese, lo Schwingen svizzero, il Laamb senegalese, il Bökh mongolo, il Sambo russo – sono molto più che semplici sport. Sono “cultura in movimento”. Sono archivi viventi che codificano la storia, l’ambiente, i valori etici e l’identità di un popolo.

Mettere lo Yağlı güreş in dialogo con questi suoi “cugini” globali è un esercizio di antropologia comparativa essenziale. Ci permette di isolare le variabili, di capire dove lo Yağlı güreş condivide un DNA comune con le altre lotte e dove, invece, rappresenta una soluzione evolutiva assolutamente unica.

Questa analisi comparativa si focalizzerà su quattro temi universali che definiscono qualsiasi stile di lotta tradizionale:

  1. Il Paradigma dell’Abbigliamento: Come l’uniforme definisce (o nega) la tecnica.

  2. Il Contesto Rituale e Spirituale: Il rapporto tra la lotta, il sacro e l’etica.

  3. L’Ambiente: Il ruolo del festival, della musica e della comunità.

  4. L’Obiettivo Tecnico: I diversi concetti di “vittoria”.

Attraverso questo confronto, l’eccezionalità dello Yağlı güreş – la sua complessa interazione tra olio, pelle, musica ed etica – emergerà con chiarezza cristallina.


1. IL PARADIGMA DELL’ABBIGLIAMENTO: LA GRANDE DIVISIONE DELLE PRESE

La singola variabile più importante che determina l’evoluzione tecnica di uno stile di lotta è ciò che i praticanti indossano. L’abbigliamento è il “terreno” su cui le prese (tutuş) possono crescere o morire. Da questo punto di vista, gli stili di lotta del mondo si dividono in categorie nette, e lo Yağlı güreş si colloca in una posizione di radicale anomalia.

A. Lotte “Jacketed” (Lotte di Trazione): L’Abbigliamento come Arma

La maggior parte degli stili di lotta più famosi del mondo rientra in questa categoria. L’abbigliamento non è un’uniforme passiva; è uno strumento attivo, un’arma essenziale per la presa e la leva.

  • Caso di Studio: Judo (Giappone) e Sambo (Russia)

    • Abbigliamento: Il Judogi (Giappone) e la Kurtka (Russia). Entrambi sono giacche (uwagi) spesse, rinforzate e fatte di tessuto ruvido (spesso a “grana di riso”), completate da una cintura (obi / poyas).

    • Paradigma Tecnico: Questi sono stili di trazione (çekme). L’intero sistema si basa sulla massimizzazione dell’attrito. La battaglia fondamentale (kumi kata / zakhvat) consiste nell’ottenere una presa dominante sulla giacca dell’avversario. Una volta ottenuta, il tessuto resistente permette al lottatore di tirare, sbilanciare (kuzushi), rompere la postura e usare l’abbigliamento come fulcro per proiezioni d’anca, di spalla o di gamba.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Questa filosofia è l’antitesi esatta dello Yağlı güreş. Il Judo e il Sambo sono “arti della giacca”. Lo Yağlı güreş è un'”arte dell’olio”. Se il Judo massimizza l’attrito per creare opportunità di presa, lo Yağlı güreş annulla l’attrito per distruggerle. Un Judoka di livello mondiale, se privato della sua presa sul gi, è tecnicamente neutralizzato.

  • Caso di Studio: Aba Güreşi (Turchia) e Ssireum (Corea)

    • Abbigliamento: L’Aba Güreşi (come visto nel capitolo 26) usa una giacca di lana infeltrita. Lo Ssireum coreano utilizza una fascia di tessuto (satba) legata alla vita e alla coscia.

    • Paradigma Tecnico: Questi stili portano il concetto di “trazione” a un livello successivo. L’Aba Güreşi permette prese ovunque sulla giacca, mentre lo Ssireum impone una presa fissa sulla satba prima ancora che l’incontro inizi.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Ancora una volta, questi stili si basano su un appiglio sicuro e ad alto attrito. Lo Yağlı güreş si basa sull’esatto opposto.

B. Lotte “Harness” (Lotte a Presa Fissa) Questi stili rappresentano un’evoluzione diversa, dove l’abbigliamento è un'”imbracatura” (harness) standardizzata.

  • Caso di Studio: Schwingen (Svizzera)

    • Abbigliamento: I lottatori (Schwinger) indossano una camicia e pantaloni normali, ma sopra di essi indossano speciali pantaloni corti di iuta (Schwingerhosen) con una cintura robusta.

    • Paradigma Tecnico: Questo è il caso più estremo di “lotta a presa fissa”. Le regole dello Schwingen impongono la presa. L’incontro inizia solo dopo che entrambi i lottatori hanno afferrato la cintura dell’avversario sul retro con una mano e il pantalone sulla coscia con l’altra.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Se lo Yağlı güreş è una battaglia estenuante per trovare una presa quasi impossibile, lo Schwingen è una battaglia esplosiva su cosa fare con una presa perfetta che è data per scontata. È una gara di leve e potenza pura in cui il problema della “presa” è stato eliminato dalle regole.

C. Lotte “Catch-Hold” (Presa sul Corpo) Questi stili minimizzano l’abbigliamento per concentrarsi sulla presa diretta del corpo.

  • Caso di Studio: Lotta Olimpica (Greco-Romana e Stile Libero)

    • Abbigliamento: Il singlet (costume aderente).

    • Paradigma Tecnico: Il singlet è progettato per essere tecnicamente neutro. È aderente e liscio, non offre appigli. Questo costringe la lotta a concentrarsi sul corpo stesso: “body lock”, “underhook”, “overhook”, prese al polso e (nello Stile Libero) attacchi alle gambe.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Il “catch-hold” è il parente più prossimo. Entrambi negano la presa sull’abbigliamento. Ma lo Yağlı güreş compie un passo filosofico e radicale in più: non si limita a rendere l’abbigliamento neutro, ma rende anche il corpo inafferrabile attraverso l’olio. È qui che emerge il genio del Kispet. Lo Yağlı güreş dice: “Tutte le prese standard sono ora vietate dall’olio. L’unica cosa su cui puoi lottare è questo indumento speciale, il Kispet, che è esso stesso un’armatura scivolosa”.

D. L’Anomalia Suprema: Lo Yağlı Güreş (Turchia) Lo Yağlı güreş non rientra in nessuna categoria. È una “lotta a negazione di presa con presa specifica”.

  • Abbigliamento: Torso nudo (negazione della presa) + Olio (negazione totale) + Kispet (bersaglio unico e specifico).

  • Paradigma Unico: Nessun altro stile di lotta al mondo ha creato un problema tecnico così diabolicamente complesso. L’olio agisce come un’armatura liquida che rende il 90% del corpo intoccabile. Il Kispet agisce come l’unica “crepa” in quell’armatura, ma è una crepa che è essa stessa un’armatura pesante (fino a 15 kg), scivolosa e con punti di presa (paça sırımı) che richiedono una forza delle dita da arrampicatore.

Conclusione Comparativa (Abbigliamento): Se il Judo è “l’arte di usare la giacca”, lo Schwingen è “l’arte di usare l’imbracatura” e la Lotta Libera è “l’arte di usare il corpo”, lo Yağlı güreş è “l’arte di sconfiggere l’olio usando l’unica cosa che l’olio non può annullare completamente: il cuoio del Kispet”.


2. IL CONTESTO RITUALE E SPIRITUALE: LOTTA PER L’ANIMA

La maggior parte delle lotte folkloristiche non è semplice “sport”. Sono atti di devozione, rituali per ingraziarsi gli dei, test di moralità o celebrazioni del divino. L’atto della lotta è intriso di un significato che trascende la vittoria fisica.

  • Caso di Studio: Sumo (Giappone)

    • Contesto Spirituale: Il Sumo è l’esempio più puro di lotta come rituale religioso. Non è uno sport; è un rito Shintoista vivente, una cerimonia per intrattenere i Kami (gli spiriti divini).

    • Paralleli Diretti con lo Yağlı güreş:

      • L’Arena Sacra: L’Ermeydanı (Campo degli Eroi) turco trova il suo parallelo perfetto nel Dohyō giapponese. Il Dohyō non è un “ring”. È uno spazio sacro, un altare di argilla, purificato ritualmente con il sale (shio), e la tettoia sopra di esso (yakata) è modellata su quella di un tempio Shinto.

      • Il Preludio Rituale: Il Peşrev turco (il riscaldamento coreografato e il saluto) è l’esatto equivalente funzionale dei rituali pre-gara del Sumo. Il Rikishi (lottatore) esegue lo Shiko (il pestare i piedi per scacciare i demoni dal Dohyō), il Chiri-chōzu (il rituale dell’acqua per purificare la mente e il corpo) e lancia il sale.

      • L’Etica del Combattente: L’Ahlak (etica) del Pehlivan (umiltà, rispetto, pazienza) è parallela al concetto di Hinkaku (dignità, grazia) richiesto a un Rikishi. In entrambe le discipline, una reazione emotiva alla vittoria (esultanza) o alla sconfitta (rabbia) è un disonore, un segno di immaturità spirituale.

      • Il Mediatore: La figura del Cazgır turco (il poeta-annunciatore) ha un parallelo nel Gyōji (l’arbitro del Sumo), che non è solo un arbitro ma anche un officiante Shinto, vestito con abiti da sacerdote.

  • Caso di Studio: Lotta Senegalese (Laamb)

    • Contesto Spirituale: Il Laamb è un esempio affascinante di sincretismo religioso. È inseparabile dal misticismo dell’Africa occidentale, una fusione di Islam Sufi (introdotto secoli fa) e credenze animiste tradizionali.

    • Paralleli Diretti con lo Yağlı güreş:

      • Il Lato Mistico: L’eredità Sufi Bektashi dello Yağlı güreş (la lotta contro il Nefs, l’ego) trova un parallelo nel ruolo del Marabout (il santone sufi) nel Laamb.

      • Il Rituale Pre-Gara: Il Peşrev è una performance singola e standardizzata. Il rituale del Laamb è più personale e magico. Il lottatore (Mbër) indossa amuleti (gris-gris) preparati dal suo Marabout per ottenere protezione spirituale e potere. Esegue danze rituali (bàkk) per intimidire l’avversario e invocare gli spiriti.

      • L’Ambiente Sonoro: L’uso del Davul e Zurna nello Yağlı güreş come motore ritmico della lotta è identico all’uso dei tamburi sabar e tam-tam nel Laamb, che accompagnano le danze e la lotta stessa.

Conclusione Comparativa (Rituale): Molte lotte hanno un rituale. Ma lo Yağlı güreş, come il Sumo e il Laamb, è unico nel fatto che il rituale è inseparabile dallo sport. Il Peşrev, il Cazgır, l’Ahlak e la sacralità del Kırkpınar non sono elementi decorativi; sono il sistema operativo della disciplina. Rimuoverli non lascerebbe uno sport più snello; lascerebbe un guscio vuoto.


3. L’AMBIENTE: IL FESTIVAL E IL POTERE DELLA COMUNITÀ

Le lotte folkloristiche raramente esistono come eventi sportivi isolati (come una partita di basket in un’arena). Sono quasi sempre l’attrazione principale di un festival comunitario più ampio, che unisce la competizione alla celebrazione.

  • Caso di Studio: Schwingen (Svizzera)

    • L’Evento: Il torneo principale dello Schwingen è l’Eidgenössisches Schwing- und Älplerfest (ESAF), il Festival Federale di Lotta e Giochi Alpini. Si tiene solo una volta ogni tre anni.

    • Paralleli Diretti con il Kırkpınar: Questo è forse il confronto più vicino al Kırkpınar in termini di atmosfera e scala.

      • Festival Nazionale: Entrambi sono i più grandi, attesi e importanti festival culturali e sportivi del loro rispettivo paese. Attirano centinaia di migliaia di persone (l’ESAF attira regolarmente oltre 300.000 visitatori).

      • Celebrazione Culturale: Nessuno dei due è solo lotta. Sono fiere complete (panayır). Al Kırkpınar ci sono cibo, mercati e musica Davul/Zurna. All’ESAF, l’arena di segatura è circondata da gare di Steinstossen (lancio della pietra), musica (Yodel, corno delle Alpi) e celebrazioni della cultura contadina alpina.

      • Il Patrono e i Premi: Il ruolo dell’Ağa turco (il patrono che finanzia l’evento attraverso un’asta) ha un parallelo negli sponsor cantonali e nelle corporazioni che sostengono l’ESAF. L’Ağa offre denaro e la Cintura d’Oro. I premi dello Schwingen sono tradizionalmente non monetari: il vincitore, il Schwingerkönig (“Re della Lotta”), riceve premi come un toro da riproduzione di nome “Muni”, campane da mucca decorate e mobili fatti a mano, che simboleggiano la ricchezza rurale.

      • L’Eroe Nazionale: Il Başpehlivan e lo Schwingerkönig sono entrambi eroi nazionali che incarnano le virtù della loro terra: forza, umiltà e un profondo legame con le radici rurali.

  • Caso di Studio: Lotta Mongola (Bökh)

    • L’Evento: La lotta mongola (Bökh) è il cuore pulsante del Naadam, il festival nazionale che si tiene ogni estate per celebrare l’indipendenza e i “tre giochi virili” (eriin gurvan naadam): lotta, tiro con l’arco e corsa di cavalli.

    • Paralleli Diretti con lo Yağlı güreş:

      • Radici Militari: Entrambi gli stili sono legati all’identità militare della nazione. Il Kırkpınar nasce dai Gazi ottomani. Il Naadam nasce dalle celebrazioni militari di Gengis Khan.

      • Gerarchia dei Titoli: I titoli del Bökh sono onorifici e basati sui risultati nel Naadam. Non ci sono categorie di peso. I lottatori guadagnano titoli permanenti come “Elefante”, “Leone” e “Titano” (Avarga) in base a quante volte vincono. Questo è molto simile al modo in cui il titolo di Başpehlivan si ottiene vincendo il Kırkpınar.

Conclusione Comparativa (Ambiente): Lo Yağlı güreş si inserisce perfettamente nella famiglia delle “lotte da festival”. È un rito sociale che riafferma l’identità comunitaria. La sua sopravvivenza per quasi sette secoli non è dovuta solo al suo valore atletico, ma al fatto di essere stato protetto all’interno del guscio di un evento culturale amato e necessario: il Kırkpınar.


4. L’OBIETTIVO TECNICO: I DIVERSI CONCETTI DI “VITTORIA”

Infine, gli stili di lotta si differenziano profondamente per ciò che la loro cultura ha deciso di definire come “vittoria”.

  • Caso di Studio: Sumo (Giappone)

    • Obiettivo: Il Sumo ha due condizioni di sconfitta chiare e istantanee:

      1. Toccare il terreno all’interno dell’anello con qualsiasi parte del corpo diversa dalla pianta dei piedi.

      2. Toccare il terreno all’esterno dell’anello (Dohyō).

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: L’obiettivo del Sumo è l’espulsione o lo sbilanciamento momentaneo. È un’arte di equilibrio esplosivo. Lo Yağlı güreş, al contrario, si svolge a terra tanto quanto in piedi. Cadere non è una sconfitta; è solo l’inizio della lotta a terra (yerde güreş). Inoltre, lo Yağlı güreş richiede una vittoria totale: lo schienamento completo (sırtı yere getirmek), non un tocco momentaneo.

  • Caso di Studio: Sambo (Russia) e Judo (Giappone)

    • Obiettivo: Questi stili hanno una gerarchia di vittoria:

      1. La Proiezione Perfetta (L’Ippon del Judo, il Total Victory del Sambo).

      2. La Sottomissione (Leva Articolare o Strangolamento).

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Questo è il divario filosofico più profondo. Lo Yağlı güreş vieta assolutamente le sottomissioni. Le leve articolari e gli strangolamenti sono considerati “sleali”, pericolosi e contrari all’Ahlak (l’etica). Il Pehlivan deve dominare con la forza e la posizione, non “vincere” infliggendo un dolore che costringe alla resa. La tecnica del Kazık nello Yağlı güreş, sebbene dolorosa, è una posizione di controllo e usura, non una leva articolare.

  • Caso di Studio: Lotta Senegalese (Laamb avec frappe)

    • Obiettivo: La forma più popolare di Laamb in Senegal (avec frappe – con colpi) è un ibrido. La vittoria si ottiene per schienamento O facendo toccare terra all’avversario con quattro punti.

    • Caratteristica Unica: La regola più scioccante per un lottatore “puro” è che permettono i colpi a mano aperta (frappe) al viso e al corpo per “ammorbidire” l’avversario prima di tentare la proiezione.

    • Contrasto con lo Yağlı güreş: Questo è impensabile. Lo Yağlı güreş è una disciplina di güreş (lotta) pura. Qualsiasi colpo (vuruş) è un disonore e una squalifica immediata. Il Laamb è, a tutti gli effetti, un precursore dell’MMA.

Conclusione Comparativa (Obiettivo): L’obiettivo tecnico dello Yağlı güreş è unico nella sua purezza e nella sua richiesta di dominio assoluto. Rifiuta la “vittoria parziale” della sottomissione (Judo/Sambo), la “vittoria momentanea” dello sbilanciamento (Sumo) e la “violenza” dei colpi (Laamb). Esige una vittoria totale e inequivocabile: o il dominio della forza bruta (il Kaldırmak, sollevare l’avversario da terra) o il dominio posizionale assoluto (lo schienamento).


SINTESI FINALE: LO YAĞLI GÜREŞ COME ECCEZIONE GLOBALE

Questa analisi comparativa ci permette di tracciare un profilo definitivo dello Yağlı güreş, non solo descrivendolo, ma definendolo in relazione ai suoi pari globali.

Lo Yağlı güreş è:

  • Tecnicamente Unico: È l’unica lotta al mondo ad aver trasformato l’assenza di attrito (l’olio) in una regola fondamentale, e ad aver risolto questo paradosso con un abbigliamento-bersaglio (il Kispet) che è esso stesso un’armatura e un handicap.

  • Spiritualmente Profondo (come il Sumo): Condivide la stessa riverenza per il rituale, l’arena sacra (Dohyō / Ermeydanı), l’etica del praticante (Hinkaku / Ahlak) e il rifiuto dell’esultanza.

  • Atmosfericamente Festoso (come lo Schwingen): È un festival nazionale che celebra l’identità rurale e la forza, con il vincitore elevato al rango di eroe nazionale (Başpehlivan / Schwingerkönig).

  • Ritmicamente Vivo (come il Laamb): Utilizza la musica (Davul/Zurna / Sabar) non come intrattenimento, ma come parte interattiva e reattiva dell’azione.

  • Filosoficamente Puro (diverso da tutti): Rifiuta la sottomissione, i colpi e la vittoria momentanea. Esige una prova di resistenza (dayanıklılık) e dominio totale.

In conclusione, lo Yağlı güreş non è semplicemente “una delle tante” lotte folkloristiche. È un capolavoro di evoluzione culturale, una soluzione geniale e complessa a un problema autoimposto (l’olio). Ha preso elementi comuni a tutte le lotte (forza, rituale, musica, comunità) e li ha fusi in un sistema che non ha eguali in termini di difficoltà tecnica, profondità filosofica e pura unicità.

a cura di F. Dore – 2025

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