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COSA È
La Lucha Canaria è un universo di significati, un’espressione culturale complessa che trascende la semplice definizione di “sport”. Definirla è un esercizio di comprensione di un intero popolo, quello delle Isole Canarie, poiché essa rappresenta uno dei pilastri fondamentali della loro identità, un vero e proprio “fatto sociale totale” che intreccia agonismo, ritualità, storia e valori etici.
Nella sua forma più immediata e tangibile, la Lucha Canaria è una forma di lotta tradizionale autoctona dell’arcipelago canario, in Spagna. È un sport da combattimento, ma questa definizione richiede un’immediata precisazione: è un combattimento incruento, non violento, dove l’obiettivo non è ferire, sottomettere o neutralizzare l’avversario, ma esclusivamente squilibrarlo e farlo cadere.
Questo sport-simbolo è stato ufficialmente dichiarato Bien de Interés Cultural (BIC) con la categoria di “Conoscenza e attività tradizionale” dal Governo delle Canarie. Questo riconoscimento legale non è un dettaglio, ma è centrale per capire cosa sia la Lucha Canaria: non è un passatempo importato o un’attività ginnica moderna, ma un patrimonio immateriale vivente, un lascito diretto che collega la società canaria contemporanea ai suoi antenati.
Il termine “Lucha” (lotta) va inteso nel suo senso più puro, quello di brega, di contesa, di sforzo fisico e mentale per superare un ostacolo, rappresentato in questo caso dall’avversario. È un “gioco” (nel senso antropologico di juego), con regole fisse e uno spazio-tempo definito, e al contempo un “rito”, che riafferma i valori della comunità.
La Lucha Canaria si pratica tra due contendenti, i luchadores, all’interno di un’area specifica, il terrero, un cerchio riempito di sabbia. L’intero scontro si basa su un elemento fondante e unico: la agarrada, ovvero la presa. L’incontro non inizia con i lottatori separati, come nella boxe o nel karate, né in una zuffa per la posizione, come nel Judo o nella Lotta Libera. Inizia, invece, da una posizione fissa, ritualizzata: ogni lottatore afferra con una mano il calzón de brega, lo speciale pantalone arrotolato dell’avversario.
Da questa presa iniziale, e solo dopo il segnale dell’arbitro, i lottatori impiegano un vasto repertorio di tecniche, chiamate mañas, per far sì che l’avversario tocchi la sabbia con qualsiasi parte del corpo che non siano le piante dei piedi.
La Lucha Canaria è, inoltre, e forse soprattutto, uno sport di squadra. Sebbene il confronto sul terrero sia un duello uno contro uno, la vittoria finale è collettiva. Le competizioni (le luchadas) vedono affrontarsi due squadre, composte solitamente da dodici membri ciascuna, in un sistema strategico a eliminazione che ricorda molto le tenzoni cavalleresche.
Il Contesto: Il Terrero, l’Arena Rituale
Per comprendere la Lucha Canaria, è indispensabile partire dal suo “tempio”, il terrero. Questo non è un semplice “ring” o un “tatami”; è uno spazio carico di simbolismo, il luogo dove la tradizione si rinnova a ogni incontro.
Geometria e Simbolismo dello Spazio Il terrero è rigorosamente circolare. Questa forma geometrica non è casuale: il cerchio è un simbolo universale di uguaglianza (non esistono angoli in cui nascondersi o “mettere alle corde” l’avversario), di unità e di perfezione. Rappresenta un mondo, un’arena dove i due contendenti si incontrano in condizioni di assoluta parità spaziale.
I regolamenti moderni, unificati dalla Federación de Lucha Canaria, stabiliscono le dimensioni precise. Esistono due cerchi concentrici tracciati sulla sabbia:
Il cerchio interno, o cerchio di combattimento attivo, ha un diametro che varia tra i 9 e i 10 metri. È questa l’area principale dove si svolge la brega.
Il cerchio esterno, più grande, ha un diametro tra i 10 e gli 11 metri. Lo spazio tra il cerchio interno e quello esterno (solitamente di 1 metro) funge da “zona di passività”.
La gestione di questo spazio è parte integrante della lotta. Un lottatore che esce volontariamente o ripetutamente dal cerchio interno per evitare il combattimento viene ammonito, poiché l’etica della Lucha impone il confronto leale e attivo.
La Sabbia: L’Elemento Definitivo L’elemento che definisce il terrero è la sabbia (arena). La Lucha Canaria è uno dei pochi sport di lotta al mondo che si pratica su questa superficie, e ciò ha implicazioni tecniche, fisiche e simboliche enormi.
Implicazioni Fisiche e di Sicurezza: La sabbia è l’elemento di sicurezza primario. Le mañas (tecniche) della Lucha Canaria comportano spesso proiezioni, sollevamenti e cadute da altezze significative. La sabbia, per sua natura cedevole, assorbe l’impatto in modo molto più efficace di un tappeto (tatami) o di un pavimento. Permette cadute sicure, proteggendo le articolazioni e la testa, e incoraggiando così l’esecuzione di tecniche spettacolari senza il timore di infortuni gravi.
Implicazioni Tecniche: Lottare sulla sabbia è completamente diverso dal lottare su una superficie stabile. La sabbia è, per definizione, instabile. Questo fattore modifica radicalmente la biomeccanica della lotta.
L’Equilibrio: L’equilibrio sulla sabbia è precario. Richiede una sensibilità podalica (la capacità di “sentire” la superficie con i piedi) molto sviluppata e un centro di gravità costantemente controllato.
La Forza: La forza esplosiva delle gambe è cruciale, ma la sabbia “assorbe” parte della spinta. Un lottatore deve imparare a generare potenza da una base cedevole, utilizzando molto di più la catena cinetica che parte dal core (addome e lombari).
Il Movimento: I movimenti rapidi e lineari sono difficili. La Lucha sulla sabbia premia la fluidità, la capacità di “fluire” con l’avversario, piuttosto che gli scatti improvvisi.
Implicazioni Simboliche: La sabbia è il legame con la terra, con l’isola stessa. Molti dei primi terreros non erano altro che porzioni di spiaggia delimitate. Lottare sulla sabbia significa lottare a piedi nudi, mantenendo un contatto diretto e primordiale con il suolo, con il territorio che si rappresenta. È un ritorno costante alle origini.
La manutenzione del terrero è essa stessa un rituale. Prima di ogni luchada, la sabbia (spesso sabbia di fiume lavata, o jable vulcanico, a seconda dell’isola, scelta per la sua granulometria specifica che non solleva polvere e non taglia la pelle) deve essere rastrellata, livellata e spesso leggermente inumidita per garantirne la compattezza ideale.
Il Protagonista: Il Luchador
Al centro del terrero c’è il luchador (o la luchadora, poiché la pratica femminile è in costante crescita e strutturazione). Egli non è semplicemente un atleta, ma l’incarnazione dei valori della sua comunità.
La Lucha Canaria definisce il suo praticante attraverso un codice etico non scritto, ma potentissimo, che si aggiunge a quello regolamentare. Il lottatore è colui che accetta la brega (la sfida, la lotta) con nobleza (nobiltà). Questo è l’aspetto più importante.
Un luchador si definisce non solo per le sue vittorie, ma per come vince e, soprattutto, per come perde. La sua fisicità è imponente – la Lucha Canaria crea atleti di una potenza straordinaria, con una forza nel core e nelle gambe quasi incomparabile – ma questa forza è sempre controllata, mai usata per infliggere dolore. Il corpo è uno strumento di abilità, non un’arma di offesa.
Questo sport, per sua natura, produce un tipo di atleta che combina la forza esplosiva di un sollevatore di pesi, l’equilibrio di un ginnasta e la sensibilità tattile di un ballerino.
L’Interfaccia: Il “Calzón de Brega” e la “Agarrada”
Ciò che rende la Lucha Canaria unica al mondo è il suo punto di partenza: la agarrada, la presa. Questa disciplina è, in essenza, una lotta di presa simmetrica fissa.
L’elemento chiave per questa interazione è l’abbigliamento, specificamente il calzón de brega. Sebbene l’abbigliamento sarà trattato in un punto successivo, la sua funzione è così fondamentale da dover essere inclusa nella definizione stessa dell’arte.
Il calzón è un pantalone robusto, tradizionalmente di tela o tessuti resistenti, che arriva sotto il ginocchio. La sua caratteristica fondamentale è il modo in cui viene indossato: la gamba del pantalone (solitamente la destra, ma dipende dalle preferenze) viene arrotolata (arremangada) strettamente su sé stessa, verso l’interno o l’esterno, fino a creare un bordo (borde) solido e rigido a metà coscia.
Questo bordo arrotolato è l’impugnatura. È il “manubrio” della Lucha Canaria.
La lotta, quindi, non inizia mai da una distanza. L’arbitro (Árbitro) fa posizionare i due lottatori al centro del terrero. I due si studiano e poi, ritualmente, si “legano” l’uno all’altro. Ognuno afferra con una mano (solitamente la sinistra per i destrimani) il bordo del calzón arrotolato dell’avversario, all’altezza della coscia. L’altra mano (la destra) può afferrare la manica, il colletto o, più comunemente, la cintura (se presente) o l’altro lato del pantalone, ma la presa primaria è quella sulla gamba.
Questa posizione iniziale fissa ha conseguenze profonde:
Elimina la Sorpresa: Non c’è attacco a sorpresa. L’inizio è consensuale.
Testa la Forza Pura (della Presa): La capacità di mantenere questa presa (il grip) sotto sforzo è la prima abilità richiesta.
Definisce la Distanza: La lotta inizia e si svolge a una distanza ravvicinatissima, corpo a corpo.
Solo quando l’arbitro verifica che entrambe le prese sono corrette e salde, dà il segnale di inizio (spesso gridando “¡LUCHEN!”). Da quel momento, i lottatori iniziano la brega vera e propria.
L’Obiettivo: La “Caída” (La Caduta)
Una volta iniziata la brega, l’obiettivo per entrambi i lottatori è singolare, chiaro e inequivocabile: provocare la caída (caduta) dell’avversario. Ma cosa definisce una “caduta” nella Lucha Canaria?
Il regolamento è di una semplicità disarmante e, al contempo, di una genialità tecnica: si perde nel momento in cui una qualsiasi parte del corpo, che non sia la pianta del piede, tocca la sabbia del terrero.
Questa regola è il cuore pulsante della disciplina. Non importa se a toccare la sabbia è un dito della mano, un ginocchio, un gomito, la schiena, la spalla o la testa. Qualsiasi contatto involontario con la superficie instabile del terrero, generato da un’azione tecnica dell’avversario, determina la fine immediata dell’agarrada (il round).
Questa definizione dell’obiettivo ha conseguenze profonde sulla natura stessa del combattimento:
Non c’è Sottomissione: A differenza del BJJ o della Lotta Libera, non esiste il concetto di “vittoria per sottomissione” (leve articolari, strangolamenti). Lo scopo non è “finire” l’avversario.
Non c’è “Pin” (Schienamento): A differenza della Lotta Greco-Romana, non è necessario “schienare” l’avversario, ovvero fargli toccare terra con entrambe le spalle. Una mano che tocca la sabbia mentre si cerca l’equilibrio è sufficiente per perdere.
Esaspera il Controllo dell’Equilibrio: La Lucha Canaria diventa un “gioco” ad altissima tensione dove l’intera performance fisica e mentale è focalizzata sul mantenere il proprio equilibrio e sul rompere quello altrui. Ogni singola parte del corpo deve essere controllata.
Un incontro individuale tra due lottatori si svolge solitamente al meglio delle tre agarradas. Per vincere il confronto, un lottatore deve segnare due “cadute” (o puntos). Se un lottatore vince la prima agarrada e l’avversario vince la seconda, si procede alla terza e decisiva.
Esiste anche la possibilità di un pareggio, chiamato revuelta. Una revuelta si verifica quando entrambi i lottatori cadono contemporaneamente sulla sabbia, senza che l’arbitro possa determinare chi abbia toccato per primo. In questo caso, l’agarrada non viene assegnata e si ripete.
I Mezzi: Le “Mañas” (Le Tecniche)
Per raggiungere l’obiettivo della caída, il luchador non usa la forza bruta e caotica, ma un sofisticato vocabolario tecnico-motorio. Questi “strumenti” legali per atterrare l’avversario sono le mañas.
Il termine “maña” in spagnolo si traduce come “abilità”, “destrezza”, “trucco” o “astuzia”. Questa etimologia è perfetta: una maña non è un atto di violenza, ma un atto di intelligenza motoria. È l’applicazione di un principio di leva o di biomeccanica per ottenere il massimo risultato (la caduta) con un’applicazione di forza ottimizzata.
È fondamentale ribadire che la Lucha Canaria vieta categoricamente qualsiasi tecnica che possa essere considerata lesiva o violenta. Non esistono:
Pugni (Puñetazos)
Calci (Patadas)
Gomitate o Ginocchiate
Morsi
Prese ai genitali, agli occhi, o torsioni delle dita
Leve articolari (Luxaciones)
Strangolamenti (Estrangulaciones)
L’intero repertorio tecnico è progettato esclusivamente per rompere l’equilibrio. Le mañas sono un linguaggio complesso, un sistema di attacco e difesa che si apprende in anni di pratica. Vengono classificate in base al principio biomeccanico che utilizzano. Sebbene questo sarà l’oggetto di un approfondimento successivo, è impossibile definire la Lucha Canaria senza menzionare le sue famiglie tecniche principali:
Mañas de Agarre (o de Presa): Tecniche che prevedono un’azione di presa attiva su una parte del corpo dell’avversario (di solito le gambe) per sollevarlo e rovesciarlo. La famosa Cogida de Muslo (presa della coscia) ne è l’esempio principe.
Mañas de Desvío (o de Desequilibrio): Tecniche che non mirano a sollevare l’avversario, ma a usare la sua stessa forza, il suo peso o il suo movimento per reindirizzarlo e farlo cadere. La Pardelera (una sorta di sgambetto rotante) ne è un classico.
Mañas de Bloqueo (o de Mermar): Tecniche che bloccano o “frenano” il movimento di un arto dell’avversario (di solito caviglie o ginocchia) per creare un punto di inciampo e provocare la caduta.
L’esecuzione di una maña è un dialogo. Un lottatore “propone” una tecnica, e l’avversario risponde con una “contro-maña” (una tecnica difensiva o di contrattacco). Questo scambio fluido e dinamico, spesso eseguito a una velocità impressionante, è l’essenza della brega.
La Dimensione Collettiva: La “Luchada” (L’Incontro a Squadre)
Finora abbiamo descritto il duello uno contro uno. Ma l’errore più comune nel definire la Lucha Canaria è fermarsi qui. Questa disciplina, nel suo formato più importante e tradizionale, non è uno sport individuale, ma uno sport di squadra.
Questo aspetto è ciò che la struttura in modo unico e la differenzia dalla maggior parte delle arti marziali o degli sport da combattimento, che si concentrano sul campione individuale. Nella Lucha Canaria, l’eroe è il club, la squadra, che rappresenta il paese, il quartiere o la città.
L’evento competitivo si chiama Luchada. Una luchada vede contrapporsi due squadre, o clubes. Una squadra tipica è composta da dodici (12) lottatori. Questi dodici non sono tutti uguali; sono classificati in base alla loro abilità e ai loro successi passati.
La Gerarchia dei Lottatori e la Strategia La classificazione è un sistema complesso che determina il valore di un lottatore e la strategia della squadra. I lottatori sono divisi in categorie gerarchiche:
Puntal A: Il vertice assoluto. Un Puntal A è il campione indiscusso, la superstar della squadra. Ce ne sono pochissimi.
Puntal B: Un campione di altissimo livello, appena sotto il vertice.
Puntal C: Un lottatore d’élite, capace di decidere un incontro.
Destacado A / B / C: Lottatori di alto livello, la “classe media” robusta della squadra.
Luchadores de Base / Senior: Il resto della squadra, che include spesso giovani promettenti e veterani di esperienza.
Questa gerarchia è fondamentale perché il sistema di combattimento è a eliminazione progressiva, ma con un sistema di “sfide” (o “silla” – sedia) che richiede un’enorme strategia.
Il Ruolo del “Mandador” Il “cervello” della squadra non è (solo) sul terrero, ma a bordo sabbia. È il Mandador (letteralmente “colui che comanda”). Il Mandador è l’allenatore, il capitano, lo stratega. È una figura quasi sciamanica, che conosce a fondo i suoi dodici uomini e i dodici avversari.
Prima della luchada, il Mandador studia la formazione avversaria e decide la sua “alineación” (formazione), ovvero l’ordine in cui i suoi lottatori usciranno a combattere.
Lo Svolgimento della “Luchada” La luchada non è un semplice “tutti contro tutti”. È un sistema strategico a eliminazione.
L’Inizio: La luchada inizia con i lottatori di “base” (i non classificati, o i classificati più bassi) che si affrontano. L’ordine di uscita è deciso dai Mandadores.
Il Sistema a “Sedia” (Eliminazione): Qui sta la genialità del sistema. Un lottatore che vince la sua agarrada (al meglio dei tre round) non torna semplicemente a sedersi. Egli rimane sul terrero (in gergo, “rimane in sedia” – se queda en silla) e attende il prossimo sfidante della squadra avversaria, scelto dal Mandador opposto.
La Catena di Eliminazione: Un lottatore continua a combattere (e a eliminare avversari) finché non viene a sua volta sconfitto (“eliminato” o “caduto” – caído). Quando viene sconfitto, esce dalla competizione per quella sera e il lottatore che lo ha battuto “rimane in sedia” al suo posto, pronto ad affrontare il prossimo avversario.
La Strategia del “Mandador” Il Mandador deve gestire le sue risorse in modo strategico. Il suo obiettivo è vincere la luchada, che si ottiene eliminando tutti i dodici lottatori avversari.
Gestione dei “Puntales”: I lottatori d’élite (i Puntales) sono le “regine” sulla scacchiera. Quando farli uscire?
Troppo presto? Se un Mandador fa uscire il suo Puntal (campione) troppo presto, questi potrebbe stancarsi eliminando lottatori di livello inferiore, arrivando sfinito contro il Puntal avversario.
Troppo tardi? Se aspetta troppo, la sua squadra potrebbe essere già in svantaggio numerico (es. 8 lottatori eliminati contro 4) e il Puntal potrebbe trovarsi a dover compiere un’impresa eroica (eliminare 4-5 avversari di fila da solo), cosa che può accadere ma è estremamente dispendiosa.
Il Sacrificio Strategico: Spesso un Mandador usa un lottatore di medio livello (un Destacado, per esempio) con l’unico obiettivo di stancare (mermar) il Puntal avversario. Il Mandador sa che il suo lottatore probabilmente perderà, ma lo manda a combattere in modo difensivo ed estenuante, costringendo il campione avversario a lottare per tre round durissimi, consumando energie preziose prima che arrivi il “vero” scontro con il proprio Puntal.
Le Regole di Scontro (Puntales): Per evitare squilibri eccessivi, i lottatori di élite (Puntales e Destacados) hanno delle regole di ingaggio specifiche. Generalmente, un Puntal può combattere solo contro un avversario di classifica uguale o simile, o contro un lottatore di livello inferiore che è “rimasto in sedia” dopo aver eliminato diversi compagni. Questo protegge i lottatori di base da scontri impari e concentra la tensione sui duelli tra campioni.
La luchada termina quando una squadra rimane senza lottatori disponibili. La squadra che ha ancora almeno un lottatore “in piedi” (non eliminato) sul terrero è dichiarata vincitrice. Il punteggio finale (es. 12-10) indica quanti lottatori sono stati eliminati da ciascuna parte.
Definire la Lucha Canaria, quindi, significa definire un gioco strategico a turni, giocato con il corpo, dove l’intelligenza tattica dell’allenatore (Mandador) è tanto importante quanto la forza fisica e l’abilità tecnica (maña) dei lottatori (luchadores).
La Dimensione Etica: La “Nobleza” (Nobiltà)
Ogni definizione fin qui data – sport, lotta tradizionale, patrimonio culturale, gioco di squadra strategico – rimarrebbe vuota senza l’ingrediente che la permea e la giustifica: il suo codice etico.
La Lucha Canaria non è un sistema di combattimento per la sopravvivenza; non è un’arte marziale nel senso bellico del termine (come lo era, ad esempio, il Juego del Palo, l’altra arte autoctona canaria). La Lucha Canaria è un rituale di confronto sociale pacificato. Le sue origini, come vedremo nella sezione storica, affondano proprio nella necessità di risolvere dispute senza spargimento di sangue.
Questo spirito è sopravvissuto intatto. L’intera disciplina è costruita sul concetto di Nobleza (Nobiltà) e Respeto (Rispetto).
Il Divieto della Violenza Come già accennato, non si tratta solo di “non colpire”. Si tratta di una filosofia attiva di non-intenzionalità lesiva. Un lottatore che, anche involontariamente, compie un’azione che l’arbitro giudica “intenzionata a ferire” (es. una torsione scorretta del collo, una leva evidente su un’articolazione) viene squalificato immediatamente (descalificado).
L’obiettivo è lo squilibrio, non l’infortunio. Questa regola aurea modella l’atteggiamento mentale del luchador fin da bambino.
Il Gesto della Caduta: L’Abbraccio Rituale Il momento più potente e definito della Lucha Canaria non è l’esecuzione della maña vincente, ma ciò che accade un secondo dopo la caduta.
Quando un lottatore atterra l’avversario, la brega si ferma istantaneamente. A questo punto, scatta un obbligo morale, prima ancora che regolamentare: il vincitore deve immediatamente porgere la mano al perdente, aiutarlo a rialzarsi dalla sabbia e, quasi sempre, stringerlo in un abbraccio o dargli una pacca amichevole sulla schiena.
Questo gesto è il culmine simbolico della luchada. Significa: “La contesa è finita. Abbiamo lottato lealmente. Io sono stato più abile in questo momento, ma il rispetto tra noi è intatto. Siamo fratelli della stessa comunità”.
Allo stesso modo, il perdente deve accettare la sconfitta con grazia. Le proteste verso l’arbitro sono malviste (sebbene avvengano, come in ogni sport), ma l’atto di rifiutare la mano tesa del vincitore è considerato il disonore più grande.
L’Onore della Sconfitta Nella Lucha Canaria, esiste un concetto di “onore nella sconfitta” che è quasi più importante della vittoria. Un lottatore che perde ma che ha lottato con coraggio (con coraje), che ha tentato le sue mañas senza paura contro un avversario superiore, che ha mostrato nobleza, viene applaudito dal pubblico (anche da quello avversario) tanto quanto il vincitore.
In sintesi, la Lucha Canaria è un sistema per gestire l’aggressività maschile (e ora anche femminile) e incanalarla in un evento comunitario che, invece di creare divisioni, rafforza i legami sociali attraverso un confronto ritualizzato basato sull’onore.
La Dimensione Culturale: Un Fatto Sociale Totale
Infine, per rispondere esaustivamente alla domanda “Cosa è la Lucha Canaria?”, dobbiamo usare la lente dell’antropologia culturale. È un “fatto sociale totale”, un concetto coniato da Marcel Mauss, ovvero un’attività che, al suo interno, racchiude e riflette tutte le dimensioni di una società: l’economia, la politica, l’estetica, la religione (intesa come ritualità) e, ovviamente, l’agonismo.
Un Simbolo di “Canariedad” (Identità Canaria) La Lucha Canaria è, oggi, il simbolo sportivo numero uno della Canariedad, ovvero l’identità culturale canaria. In un arcipelago che è geograficamente africano, politicamente europeo (spagnolo) e culturalmente un ponte verso l’America Latina (specialmente Cuba e Venezuela, dove la Lucha è emigrata), la necessità di simboli di identità unici è fortissima.
La Lucha Canaria è il legame diretto e tangibile con il passato pre-ispanico, con i Guanches, le popolazioni aborigene dell’arcipelago. Sebbene la lotta praticata oggi sia il risultato di secoli di evoluzione e meticciato (con influenze probabilmente portate dai conquistatori castigliani e da altri coloni), la sua radice è indiscutibilmente indigena. Praticare la Lucha, o anche solo assistervi, significa partecipare attivamente a questo retaggio.
Questa connessione con l’eredità Guanche non è un semplice vezzo romantico o una ricostruzione storica; è il DNA della disciplina. Quando il Governo delle Canarie investe fondi pubblici per la Lucha Canaria (attraverso sovvenzioni ai club, finanziamento delle scuole, organizzazione di eventi), non sta finanziando “uno sport” come potrebbe finanziare il tennis o il basket. Sta finanziando una politica di salvaguardia culturale attiva.
La Lucha Canaria è, in questo senso, un “museo vivente”. A differenza di un artefatto statico, essa vive, respira e si evolve. Ogni agarrada sul terrero è una ri-attuazione di quel patrimonio.
La Dimensione Sociale: Il “Terrero” come Piazza Per capire cosa sia la Lucha, bisogna assistere a una luchada in un piccolo paese di Tenerife o in un quartiere di Gran Canaria. Il terrero (spesso un impianto sportivo municipale, a volte coperto e moderno, a volte ancora all’aperto e tradizionale) cessa di essere un luogo sportivo e diventa la piazza pubblica del villaggio.
È un evento profondamente intergenerazionale. Nelle gradinate siedono i viejos (i vecchi), lottatori in pensione che commentano ogni singola maña con una precisione tecnica sbalorditiva, conoscendo a memoria il repertorio di ogni lottatore. Accanto a loro siedono le famiglie, i genitori che portano i figli. I bambini, che a loro volta frequentano la escuela de lucha del club, corrono sulla sabbia prima dell’incontro e durante l’intervallo.
L’atmosfera non è quella tesa e aggressiva di altri sport da combattimento. È una fiesta, un raduno. Certo, c’è il tifo, ma è un tifo che si esprime in modi specifici:
Si applaude una bella maña, indipendentemente da chi la esegua, anche se è dell’avversario. L’estetica e l’abilità vengono prima del campanilismo.
Si mormora con approvazione quando un Puntal (campione) mostra nobleza e aiuta un avversario caduto in modo particolarmente duro.
Si fischia, ma non (solitamente) l’avversario: si fischia la “passività” (pasividad). Il pubblico della Lucha non tollera un lottatore che “specula”, che non cerca attivamente la brega, che cerca di vincere ai punti o per stanchezza. La Lucha è attacco, è coraggio, è bregar.
In questa definizione sociale, la Lucha Canaria è un catalizzatore di comunità e, al contempo, un canale di rivalità locale.
Il “Pique”: La Rivalità Controllata Il “pique” (la rivalità campanilistica) è essenziale per capire la Lucha Canaria. Le luchadas più sentite sono i derby locali. La competizione tra il club del nord dell’isola e quello del sud, o tra due comuni confinanti, mobilita intere comunità.
Questa rivalità, però, è quasi sempre controllata e incanalata dalle regole della nobleza. Ci si scontra sul terrero con il massimo impegno per difendere l’onore del proprio paese, ma al termine della luchada (che spesso finisce con un tercer tiempo, un pasto o un rinfresco condiviso tra le due squadre), la rivalità si scioglie.
La Lucha, quindi, è un meccanismo sociale straordinariamente efficace: permette l’espressione di un’identità locale e di una rivalità territoriale, ma lo fa all’interno di un quadro rituale (la luchada) che ne impedisce la degenerazione in conflitto reale.
La Dimensione Pedagogica: La “Escuela” (La Scuola) Una componente fondamentale che definisce la Lucha Canaria oggi è il suo ruolo pedagogico. Non si può parlare di Lucha senza parlare delle Escuelas de Lucha Canaria (Scuole di Lucha Canaria).
Queste scuole, spesso gestite dai club locali e sostenute dai comuni, sono il vero motore di trasmissione della disciplina. Sono il luogo in cui i bambini, a partire dai 5 o 6 anni, entrano in contatto con il terrero.
Ma la escuela de lucha è molto più di una palestra giovanile. È, per definizione e per mandato istituzionale, una scuola di valori. Il primo insegnamento che riceve un bambino non è una maña. Il primo insegnamento è:
Il Rispetto (Respeto): Rispetto per il terrero (non si entra con le scarpe, non si gioca in modo scomposto), rispetto per il Mandador (l’allenatore, visto come un maestro di vita) e rispetto per il compagno.
Saper Cadere (Saber Caer): Prima di imparare a “buttare” (atterrare), il bambino passa settimane a imparare a cadere sulla sabbia in sicurezza, senza farsi male. Questo ha un valore metaforico immenso: imparare a gestire la sconfitta, a rialzarsi.
Il Gesto della Nobiltà: I bambini imparano, come gesto automatico, che dopo ogni agarrada in allenamento, chi vince aiuta l’altro a rialzarsi. Questo gesto, inculcato fin dalla prima infanzia, diventa un riflesso incondizionato, il vero “marchio” del luchador.
Per questa sua vocazione pedagogica, la Lucha Canaria è spesso promossa attivamente nelle scuole pubbliche dell’arcipelago, con programmi didattici che la usano come strumento per combattere il bullismo, insegnare l’autocontrollo e promuovere l’integrazione.
Definire la Lucha Canaria, quindi, significa definirla come un potente strumento pedagogico e di integrazione sociale.
Sintesi: La Definizione Unica della Lucha Canaria
Alla luce di tutto ciò, “Cosa è” la Lucha Canaria? È un paradosso vivente, un’arte marziale che rifiuta la violenza, uno sport di contatto che punisce l’intenzione di ferire.
È un linguaggio corporeo. Le mañas sono le sue “parole”, e la brega è il “dialogo” che due lottatori intrattengono per testare la loro intelligenza, forza ed equilibrio.
È un ponte temporale. È l’unica attività della società canaria moderna che la collega in modo fisico, diretto e ininterrotto con i suoi abitanti originari, i Guanches.
È un gioco di scacchi strategico. La luchada a squadre, con il suo sistema a eliminazione e il ruolo cruciale del Mandador, è una battaglia di ingegno tattico tanto quanto di prestanza fisica.
È un rituale di coesione sociale. È il luogo (il terrero) e il tempo (la luchada) in cui la comunità si riunisce, celebra la propria identità, esprime le proprie rivalità in modo sicuro e riafferma i propri valori fondanti (Nobiltà, Rispetto, Comunità).
In definitiva, la Lucha Canaria non è semplicemente “qualcosa che i Canari fanno”; è, in larga misura, ciò che fa i Canari. È l’espressione fisica, agonistica e rituale di un’identità insulare unica, forgiata dall’isolamento, dalla necessità di coesione e da un profondo, radicato senso dell’onore.
CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE
Per comprendere appieno la Lucha Canaria, è fondamentale immergersi in un’analisi approfondita dei suoi pilastri fondanti. A differenza di molte discipline da combattimento in cui la filosofia è un accessorio etico o un’aggiunta spirituale (spesso sviluppata a posteriori), nella Lucha Canaria la filosofia è la regola. Le sue caratteristiche uniche non sono il risultato di convenzioni arbitrarie, ma l’espressione diretta e tangibile del suo codice morale.
In questa sezione, analizzeremo la complessa interconnessione tra i principi etici (la filosofia), le modalità di esecuzione (le caratteristiche) e gli elementi strutturali (gli aspetti chiave) che rendono questa disciplina un unicum nel panorama mondiale delle lotte.
SEZIONE I: IL CUORE FILOSOFICO – LA TRINITÀ ETICA DELLA LUCHA CANARIA
La Lucha Canaria non è un’arte creata per la guerra o per la difesa personale; è un sistema di gestione dei conflitti e di affermazione dell’identità. La sua filosofia non si basa sull’annientamento dell’avversario, ma sul suo superamento tecnico nel rispetto di un codice d’onore condiviso. Questo codice si regge su tre pilastri: Nobleza (Nobiltà), Respeto (Rispetto) e Comunidad (Comunità).
La Nobleza (Nobiltà): Il Pilastro Inviolabile e la Definizione dell’Arte
La Nobleza non è un semplice “fair play”. È un concetto assoluto, un imperativo categorico che definisce l’essenza stessa del luchador. È la caratteristica filosofica che più di ogni altra distingue la Lucha Canaria da quasi ogni altra forma di combattimento.
Definizione Attiva: Il Gesto della Caduta La nobleza si manifesta in modo più evidente nel momento immediatamente successivo alla caída (caduta). Quando un lottatore riesce a squilibrare l’avversario e a fargli toccare la sabbia, l’azione si ferma. In quell’istante, scatta un obbligo morale che è più forte della gioia della vittoria: il vincitore deve, immediatamente e istintivamente, porgere la mano al perdente, aiutarlo ad alzarsi e, spesso, sigillare il gesto con un abbraccio o una pacca sulla schiena.
Questo non è un gesto opzionale di cortesia. È il culmine del rituale.
De-escalation Immediata: L’atto fisico di aiutare l’avversario a rialzarsi neutralizza all’istante qualsiasi potenziale umiliazione. Trasforma un atto di sconfitta in un momento di riconoscimento condiviso.
Riconoscimento dell’Uguaglianza: Il gesto afferma: “La brega (lotta) è finita. Siamo tornati a essere membri pari della stessa comunità. La tua caduta non definisce il tuo valore come persona”.
Antidoto alla Vendetta: In un contesto sociale, specialmente nei derby infuocati tra villaggi (pique), questo rituale è fondamentale. Impedisce che la rivalità sportiva si trasformi in rancore personale o in faida comunitaria. La nobleza lava via l’onta della sconfitta e permette alla comunità di rimanere coesa.
Definizione Passiva: Il Principio “Incruento” (Non Sanguinario) La nobleza si definisce forse ancora di più attraverso ciò che vieta. La Lucha Canaria è, per sua natura e filosofia, una lotta incruenta. L’obiettivo non è mai, in nessun caso, infliggere dolore.
Il Divieto Assoluto della Violenza: Il regolamento (che è, di fatto, la codificazione della filosofia) vieta categoricamente qualsiasi forma di colpo (pugni, calci, gomitate, testate) e qualsiasi tecnica di sottomissione (leve articolari, strangolamenti, torsioni dolorose).
L’Intenzione come Colpa: Un luchador non viene punito solo se ferisce l’avversario, ma anche se tenta di farlo. Un arbitro che percepisce una “intenzione lesiva” (intención lesiva), anche se la tecnica non va a segno o non provoca danni, ha il dovere di squalificare (descalificar) immediatamente il lottatore.
La “Maña” contro il Dolore: Questo ci porta alla natura delle mañas (le tecniche). Esse non sono progettate per rompere o sottomettere. Sono principi di fisica applicata (leve, slanci, blocchi) progettati esclusivamente per rompere l’equilibrio. Un luchador non vince perché è più “duro” o perché fa più “male”, ma perché è più “abile” (más mañoso), più intelligente nell’applicazione della biomeccanica.
La Nobleza, quindi, è il sistema operativo della Lucha: permette un confronto fisico ad altissima intensità, ma ne canalizza l’energia verso un obiettivo puramente tecnico (lo squilibrio), neutralizzando l’aggressività distruttiva.
El Respeto (Il Rispetto): L’Architettura Relazionale
Se la Nobleza è l’etica interiore, il Respeto è la sua manifestazione esteriore, l’architettura che regola le relazioni all’interno del terrero. È un rispetto gerarchico, rituale e spaziale.
Il Rispetto per l’Avversario (El Contrario) L’avversario non è un “nemico”. È il contrario o, più affettuosamente, il compañero (compagno) con cui si condivide la brega. Il rispetto per l’avversario si manifesta prima, durante e dopo la lotta.
Prima: Attraverso il saludo (saluto) rituale. I lottatori si salutano e salutano l’arbitro, accettando le regole del confronto.
Durante: Attraverso la lealtà. Non si utilizzano tecniche sporche, non si approfitta di un infortunio, non si protesta in modo plateale. Si accetta la brega con coraggio (coraje).
Dopo: Con il gesto della nobleza (aiutare a rialzarsi).
Il Rispetto per la Gerarchia La Lucha Canaria è un sistema strutturato.
L’Arbitro (El Árbitro): È l’autorità suprema sul terrero. La sua decisione è (teoricamente) inappellabile. Discutere con l’arbitro è visto come una grave mancanza di rispetto, non solo verso la persona, ma verso il gioco stesso.
Il Mandador (L’Allenatore/Stratega): Il Mandador è una figura quasi paterna. I lottatori gli devono obbedienza tattica e rispetto assoluto. Egli è il “guardiano della tradizione” del club e il cervello della luchada.
I Puntales (I Campioni): Esiste un rispetto per i lottatori di rango superiore. I Puntales (campioni) sono ammirati per la loro abilità, ma da loro ci si aspetta un livello ancora più alto di nobleza e responsabilità.
Il Rispetto per lo Spazio (El Terrero) Il terrero non è una palestra. È uno spazio sacro, un “tempio” laico. Si entra nel terrero (il cerchio di sabbia) solo a piedi nudi. È un segno di purezza e di connessione con la terra (la sabbia). È un luogo di uguaglianza: sulla sabbia, non contano le classi sociali o la ricchezza; conta solo l’abilità e la nobleza.
La Comunidad (La Comunità): L’Obiettivo Finale
Questo è forse l’aspetto filosofico più complesso e meno ovvio per un osservatore esterno. La Lucha Canaria, pur essendo un confronto, non ha come obiettivo finale la vittoria individuale, ma il rafforzamento della comunità.
Sport di Squadra, non di Singoli: Come già accennato nell’analisi precedente, la luchada si vince come squadra. L’eroismo individuale è celebrato, ma solo se è al servizio del collettivo. Un Puntal (campione) che vince tutti i suoi incontri ma perde la luchada perché non ha “fatto squadra” (ad esempio, lottando in modo egoistico) sarà criticato.
Il “Pique” (Rivalità) come Coesione: Sembra un paradosso, ma la forte rivalità locale (pique) tra villaggi è, in realtà, un meccanismo di coesione. La Lucha fornisce un palcoscenico ritualizzato e sicuro dove queste tensioni naturali (campanilismo, dispute storiche minori) possono essere espresse, giocate e risolte senza violenza reale. La luchada è una “guerra simulata” che previene quella vera.
Il Terrero come Agorà: L’evento della luchada è un “fatto sociale totale”. È il momento in cui la comunità si riunisce, si riconosce, celebra i suoi eroi e trasmette i suoi valori ai giovani. Il pubblico non è un semplice spettatore; è un partecipante attivo al rito. L’applauso del pubblico per una “bella maña” (maña bonita), anche se eseguita dall’avversario, dimostra che il valore estetico e l’abilità tecnica sono apprezzati dalla comunità al di sopra della vittoria di parte.
Questa trinità filosofica (Nobleza, Respeto, Comunidad) non è solo un ideale: è la matrice da cui scaturiscono tutte le caratteristiche tecniche e strutturali della disciplina.
SEZIONE II: CARATTERISTICHE TECNICHE FONDAMENTALI
Le caratteristiche tecniche della Lucha Canaria sono la diretta conseguenza della sua filosofia. Poiché l’obiettivo è lo squilibrio incruento e il mezzo è la maña, l’intera biomeccanica dello sport è unica.
La “Agarrada”: Il Fulcro Statico-Dinamico
La caratteristica tecnica più distintiva è la agarrada, la presa iniziale. La Lucha Canaria non è una lotta di “ingaggio” (come il Judo o il BJJ, dove la prima fase è la lotta per ottenere una presa dominante). È una lotta che inizia da una presa fissa, simmetrica e regolamentata.
Posizione di Partenza: I lottatori si posizionano al centro del terrero. Entrambi afferrano il calzón de brega (pantalone arrotolato) dell’avversario. Tradizionalmente, la mano sinistra afferra il bordo del pantalone arrotolato sulla coscia destra dell’avversario. La mano destra è “libera”, ma in realtà cerca una seconda presa (sulla manica, sulla cintura, sull’altro lato del pantalone) per stabilizzare la posizione.
Implicazioni della Presa Iniziale:
Eliminazione della Distanza Lunga: Non esiste striking (colpi) perché non c’è mai la distanza per eseguirli.
Enfasi sulla Forza Isocinetica: La prima battaglia è la forza della presa (grip). Mantenere la presa sul calzón mentre l’avversario si muove, si torce e applica forza è uno sforzo isometrico e isocinetico tremendo.
Lotta “Tattile”: La Lucha Canaria è una lotta basata sulla sensibilità (sentido). A causa della distanza ravvicinata e della presa costante, i lottatori “leggono” l’avversario più con il tatto che con la vista. Sentono il minimo spostamento di peso, la minima tensione muscolare, e reagiscono a questi stimoli propriocettivi.
Il “Terrero” di Sabbia: L’Elemento Instabile
L’altra caratteristica tecnica fondamentale è la superficie di combattimento: la sabbia (arena). Lottare sulla sabbia non è come lottare su un tatami o su un pavimento.
La Negazione dell’Attrito Stabile: La sabbia è cedevole. Questo significa che i movimenti esplosivi “da terra” (come una spinta potente per un tackle) sono molto meno efficaci. La sabbia “mangia” l’energia.
Il Dominio dell’Equilibrio Precario: L’equilibrio sulla sabbia è un’arte. Il luchador deve avere “piedi intelligenti”, un centro di gravità basso e la capacità di adattare costantemente la propria base. Questo rende le tecniche di squilibrio (mañas de desvío) incredibilmente efficaci.
La Sicurezza come Incoraggiamento Tecnico: La sabbia è la protezione del luchador. Poiché attutisce quasi ogni caduta, permette ai lottatori di tentare e sviluppare mañas ad alto rischio e alta spettacolarità (come i grandi sollevamenti e le proiezioni rotanti) che sarebbero pericolosissime su una superficie dura. La sabbia, quindi, incoraggia la creatività tecnica.
Il Paradosso della “Maña”: Astuzia contro Forza
Il repertorio tecnico, le mañas, riflette la filosofia. Il termine maña significa “astuzia”, “abilità”, “destrezza”. Non significa “forza”.
Forza Bruta Contro Forza Applicata: Certo, la Lucha Canaria richiede una forza fisica immensa (specialmente nel core, nelle gambe e nella presa). Ma il luchador ideale (el mañoso) non è il più forte, ma colui che usa la forza nel modo più intelligente. È colui che sfrutta la forza dell’avversario contro di lui.
Le Famiglie di Tecniche: Le mañas si dividono in categorie che illustrano questa filosofia:
Mañas de Desvío (Tecniche di Deviazione): Come il Traspié o la Pardelera. Queste tecniche non contrastano la forza dell’avversario, ma la reindirizzano. Se l’avversario spinge, il mañoso non spinge indietro; cede, ruota e usa lo slancio dell’avversario per farlo cadere. È il principio del jū (cedevolezza) del Judo, applicato in un contesto diverso.
Mañas de Agarre (Tecniche di Presa/Sollevamento): Come la Cogida de Muslo o il Cucharón. Anche queste, che sembrano atti di pura forza, sono in realtà applicazioni precise di leve. Si solleva l’avversario solo dopo aver rotto il suo equilibrio e aver posizionato il proprio centro di gravità sotto il suo.
Mañas de Bloqueo (Tecniche di Blocco): Come il Toque por Dentro. Queste sono tecniche “disturbo”, che usano il piede o la gamba per bloccare il movimento dell’avversario, creando un inciampo e provocando la caduta.
L’interazione tra questi tre tipi di mañas crea un “dialogo” fisico complesso. Un lottatore può iniziare con un bloqueo per fermare l’avversario, passare a un desvío per sfruttare la sua reazione, e finire con un agarre una volta che l’equilibrio è compromesso.
SEZIONE III: ASPETTI CHIAVE STRUTTURALI – LA PSICOLOGIA DEL COLLETTIVO
Il sistema a squadre della Lucha Canaria è la sua caratteristica strutturale più significativa. Non è un “torneo individuale” mascherato. L’intera luchada è progettata per testare la forza, l’abilità e, soprattutto, la resilienza psicologica di un collettivo.
Il “Mandador”: Lo Stratega e il Custode della Psicologia
Il Mandador (l’allenatore) non è solo un tattico. È il leader psicologico della squadra. La sua filosofia personale plasma il carattere del club. La sua funzione è un aspetto chiave della disciplina.
Gestione della Tensione: Il Mandador deve “leggere” la luchada. Deve capire quando la sua squadra sta perdendo inerzia psicologica. Il suo ruolo è quello di decidere chi mandare sul terrero non solo per vincere la singola agarrada, ma per cambiare lo “slancio” emotivo dell’intera serata.
La Scelta Tattica come Dichiarazione Filosofica:
Un Mandador che manda subito un giovane lottatore di base contro un campione avversario (per “fargli fare le ossa”) sta facendo una dichiarazione sulla crescita e sul coraggio.
Un Mandador che “sacrifica” un lottatore per stancare il campione avversario sta facendo una dichiarazione sulla supremazia del collettivo sull’individuo.
Un Mandador che tiene il suo Puntal (campione) per ultimo, confidando in una rimonta eroica (remontada), sta esprimendo una filosofia basata sulla drammaticità e sull’eroismo.
La Comunicazione: Durante la brega, il Mandador è l’unica voce che il luchador dovrebbe ascoltare. Urla consigli tecnici (“¡Cógelo por dentro!”, “¡Tira la burra!”), ma soprattutto comandi psicologici (“¡Aguanta!” – Resisti!, “¡Dale con coraje!” – Dagli con coraggio!). È il filo che lega l’individuo sul terrero al resto della squadra e alla sua strategia.
Il Sistema a “Silla” (Eliminazione): La Prova della Resilienza
Il sistema a “sedia” (quedarse en silla) è la caratteristica strutturale che genera la massima tensione psicologica. Un lottatore che vince, non torna a riposare. Rimane al centro dell’attenzione, sul terrero, in attesa del prossimo avversario.
Il Peso della Vittoria: La vittoria non porta sollievo, ma un’ulteriore sfida. Il lottatore deve gestire l’adrenalina della vittoria, recuperare fiato e concentrazione in pochi secondi, e prepararsi per un avversario fresco.
L’Eroe “Tumbador” (L’Abbattitore): Questo sistema crea la possibilità dell’eroismo. Un lottatore di medio livello (un Destacado) che riesce a “eliminare” (tumbar) due, tre, o anche quattro avversari di fila, diventa l’eroe della serata, anche se la sua squadra dovesse perdere. Questo celebra la resilienza e la resistenza (la casta).
La Pressione sul “Puntal”: Per il Puntal, questo sistema è una prova tremenda. Spesso si trova a dover affrontare, da solo, gli ultimi 3 o 4 lottatori avversari, che magari sono stanchi ma che si gettano su di lui in successione, sapendo che ogni secondo di lotta gli toglie energia.
Il “Sacrificio” (El Sacrificio): L’Etica del Collettivo
Un aspetto chiave, direttamente legato alla filosofia comunitaria, è il concetto di sacrificio tattico.
Il Mandador può ordinare a un lottatore di “sacrificarsi”. Questo può assumere due forme:
Il Sacrificio per Stanchezza (Sacrificio de desgaste): Come accennato, mandare un lottatore forte ma non di punta (un Destacado B o C) contro il Puntal A avversario. L’obiettivo non è vincere (sebbene ci si provi sempre), ma costringere il campione a lottare per tre agarradas dure e combattute. L’obiettivo è fargli “bruciare benzina”, in modo che sia più stanco quando dovrà affrontare il Puntal A della propria squadra. Il lottatore che accetta questo ruolo, sapendo di avere poche chance di vittoria ma lottando con tutto sé stesso per il bene della squadra, incarna la filosofia collettiva della Lucha.
Il Sacrificio per Pareggio (Sacrificio de revuelta): In situazioni di punteggio complesse, un Mandador potrebbe ordinare al suo lottatore: “Non puoi vincere, ma non devi perdere”. L’obiettivo diventa ottenere una revuelta (un pareggio per caduta simultanea) o farsi squalificare insieme all’avversario per passività. Questo “neutralizza” un pezzo avversario senza perdere il proprio in modo netto. È una tattica meno “nobile”, ma fa parte della strategia.
Questo approccio strategico e collettivo è ciò che eleva la luchada da una serie di duelli a un’opera complessa.
SEZIONE IV: ASPETTI CHIAVE REGOLAMENTARI – LA FILOSOFIA NELLA REGOLA
Come già detto, nella Lucha Canaria il regolamento è la filosofia. Le regole non sono state create per limitare il combattimento, ma per definire un contesto etico all’interno del quale il combattimento può avvenire.
L’Obiettivo “Caída”: Il Rifiuto della Sottomissione e del Dolore
L’aspetto chiave più importante del regolamento è la definizione della vittoria: la caída (la caduta). La regola dice che si perde quando qualsiasi parte del corpo (diversa dalla pianta dei piedi) tocca la sabbia.
Analizziamo le implicazioni filosofiche di questa singola regola, confrontandola con altre discipline:
“Caída” vs. “Sottomissione” (BJJ, Judo, Grappling): Nelle lotte di sottomissione, la vittoria si ottiene costringendo l’avversario alla resa (spesso attraverso il dolore o la minaccia di un infortunio, come una leva articolare o uno strangolamento). Questo crea una dinamica “predatore-preda”. L’obiettivo è neutralizzare. La Lucha Canaria rifiuta filosoficamente questa dinamica. La caída è una vittoria “pulita”, tecnica, istantanea. Non c’è un momento di sofferenza, non c’è una resa dovuta al dolore. L’onore del perdente è salvo perché non è stato “sottomesso”, ma “squilibrato”. Questo permette l’immediata applicazione della nobleza (aiutare a rialzarsi).
“Caída” vs. “Schienamento” (Lotta Greco-Romana, Libera): Nello schienamento (pin), l’obiettivo è immobilizzare l’avversario in una posizione di vulnerabilità (spalle a terra). Questo implica un concetto di dominio. Nella Lucha Canaria, il dominio non è necessario. Un luchador può dominare l’intero incontro, ma se nel tentativo di proiettare l’avversario appoggia un solo dito sulla sabbia per un istante, ha perso. Questo sposta l’enfasi dal “dominio” all’“efficienza tecnica” e all’“equilibrio perfetto”. Si può vincere senza dominare, e si può perdere pur dominando.
“Caída” vs. “KO” (Boxe, MMA, Striking): Questo è il contrasto più evidente. Le arti da “KO” cercano l’interruzione della coscienza, il danno neurologico, la vittoria attraverso il trauma. La Lucha Canaria è l’antitesi filosofica di questo. La vittoria è un “click” (un tocco sulla sabbia), non un “crash”. È la celebrazione della tecnica sull’aggressione.
La “Revuelta” (La Caduta Simultanea): Il Pareggio come Equilibrio Perfetto
Cosa succede se i due lottatori cadono esattamente nello stesso momento? Il regolamento definisce questa situazione come una revuelta (letteralmente “rivolta” o “mescolamento”).
L’agarrada (il round) non viene assegnata a nessuno. È un pareggio, un “nulla di fatto”, e si ripete. Filosoficamente, la revuelta è affascinante. È il riconoscimento di un equilibrio perfetto. I due lottatori sono stati così ugualmente abili (o ugualmente maldestri) nel loro attacco e difesa che il sistema non è riuscito a determinare un vincitore. Non c’è una “doppia sconfitta” o una “doppia vittoria”. C’è un reset. Questo riflette una filosofia non punitiva, ma basata sull’accertamento di una superiorità tecnica chiara. Se la superiorità non è chiara, l’azione non conta.
La “Passività” (La Pasividad): L’Imperativo Etico di “Bregar”
Esiste un’altra regola chiave: il divieto di passività. I due lottatori hanno un tempo limite per ogni agarrada (solitamente 90 secondi). In questo tempo, l’arbitro si aspetta che entrambi cerchino attivamente di applicare le mañas (tecniche).
Se un lottatore (o entrambi) evita il combattimento, si limita a tenere la presa senza attaccare, indietreggia costantemente o cerca solo di far passare il tempo, l’arbitro lo ammonisce per pasividad. Dopo un certo numero di ammonizioni, il lottatore perde l’agarrada per passività.
Qual è la filosofia dietro questo? È l’imperativo morale di “bregar” (lottare, sforzarsi). Il pubblico e la tradizione non rispettano il lottatore “speculativo”. La Lucha è onore nel confronto. Evitare il confronto è considerato un atto di disonore, una mancanza di nobleza. La regola della passività costringe i lottatori a essere fedeli al principio etico della brega: sei sul terrero per confrontarti con coraggio, non per vincere con l’astuzia passiva.
SEZIONE V: ESTETICA, ARCHETIPI E ALTRI ASPETTI CHIAVE
Oltre alla filosofia e alla struttura, la Lucha Canaria è definita da una serie di aspetti chiave che riguardano la sua estetica, i suoi tempi e gli archetipi umani che celebra.
L’Estetica della “Maña Bonita” (La Bella Tecnica)
Questo è un aspetto cruciale. La Lucha Canaria non è solo uno sport; è una forma d’arte. Il pubblico del terrero è un critico esigente.
Vincere non è Tutto: Vincere è importante, ma come si vince è fondamentale. Una vittoria ottenuta con una maña goffa, o semplicemente spingendo l’avversario fuori equilibrio per sfinimento, riceverà un applauso educato.
Il Valore della “Maña Bonita”: Una maña bonita (una tecnica bella) è un’esecuzione tecnicamente perfetta, fluida, sorprendente ed esteticamente appagante. Può essere una Cogida de Muslo (sollevamento della coscia) in cui il lottatore solleva l’avversario e lo “accompagna” dolcemente sulla sabbia; o una Pardelera (sgambetto rotante) eseguita con la velocità e la grazia di un ballerino.
L’Applauso per il Perdente: Quando un lottatore esegue una maña bonita, il terrero esplode in un applauso. E, cosa più importante, se un lottatore perde l’incontro ma lo fa nel tentativo di eseguire una maña spettacolare e difficile, riceverà più applausi di un vincitore “noioso”.
L’Estetica come Filosofia: Questo rivela una filosofia che valorizza il rischio, la creatività e la bellezza al di sopra del semplice risultato. Celebra l’atto eroico, anche se fallisce.
La Dimensione Temporale: L’Esplosione Anaerobica e la Lunga Attesa
La Lucha Canaria ha una gestione del tempo unica.
L’Agarrada (Il Round): È uno sforzo anaerobico esplosivo. Dura al massimo 90 secondi, ma spesso si conclude in 10-15 secondi. È uno scoppio di forza, equilibrio e tattica ad altissima intensità. I lottatori devono prendere decisioni in frazioni di secondo.
La Luchada (L’Incontro): È una maratona strategica. Un incontro a squadre può durare due o tre ore. È un ritmo lento-veloce-lento. C’è la lunga attesa strategica, il mormorio del pubblico, l’analisi del Mandador, poi l’esplosione improvvisa dei 30 secondi di brega, seguita da un’altra pausa, altre analisi, altra attesa.
Questa dualità temporale crea una tensione unica. Non è l’azione costante della boxe; è una serie di momenti drammatici e fulminei, separati da lunghi periodi di riflessione strategica.
Gli Archetipi: “El Mañoso” vs. “El Fuerte”
Infine, la filosofia della Lucha Canaria si esprime attraverso i due grandi archetipi di luchador che la comunità celebra. Questo è un dibattito eterno nei terreros.
1. El Fuerte (Il Forte)
Caratteristiche: È il lottatore dominato dalla potencia (potenza). È fisicamente imponente, spesso più pesante, con una forza bruta superiore.
Stile di Lotta: Il suo stile è basato sulle mañas de agarre. Cerca di sollevare l’avversario, di sopraffarlo con la forza. Le sue tecniche preferite sono la Cogida de Muslo, la Sacón de Cadera (proiezione d’anca) o la Burra.
Filosofia: Incarna la forza della natura, la stabilità, la potenza pura. È il “toro” del terrero.
2. El Mañoso (L’Abile / L’Astuto)
Caratteristiche: È il lottatore dominato dalla maña (abilità) e dal sentido (sensibilità, “feeling”). Spesso è fisicamente più piccolo, più leggero e più agile.
Stile di Lotta: Il suo stile è basato sulle mañas de desvío (deviazione) e bloqueo (blocco). Evita lo scontro di forza diretta. Cede, fluisce, usa la velocità. Le sue tecniche sono il Traspié (sgambetto), la Pardelera, il Garabato (gancio con la gamba).
Filosofia: Incarna l’intelligenza che sconfigge la forza bruta. È l’eroe popolare, l’astuzia, l’acqua che erode la roccia.
Il Dibattito Eterno e la Verità Nei discorsi da bar e sulle gradinate del terrero, il dibattito è costante: è più grande El Fuerte o El Mañoso? La verità, che ogni Mandador sa, è che la squadra perfetta ha bisogno di entrambi. Ma, filosoficamente, la Lucha Canaria tende a celebrare di più “El Mañoso”. La sua vittoria è considerata tecnicamente più pura, più aderente allo spirito dell’arte, che è, appunto, maña (abilità).
Il luchador supremo, il Puntal leggendario, è colui che riesce a essere entrambe le cose: forte come una roccia, ma con l’agilità e l’intelligenza dell’acqua.
In conclusione, le caratteristiche e la filosofia della Lucha Canaria formano un sistema inseparabile. Le regole definiscono l’etica, e l’etica plasma la tecnica. È un’arte che usa il confronto fisico non per dividere, ma per costruire; che usa la forza non per distruggere, ma per creare un dialogo; e che celebra non solo il vincitore, ma l’intera comunità che si riunisce sulla sabbia per assistere a un rituale di Nobleza, Rispetto e Abilità.
LA STORIA
La storia della Lucha Canaria non è semplicemente la cronaca di un’attività sportiva; è il racconto epico della sopravvivenza di un popolo e della sua identità. È un filo ininterrotto, benché a volte sottilissimo, che lega i moderni abitanti dell’arcipelago canario ai loro antenati aborigeni, i Guanches. È una storia di radici profonde, di adattamento, di quasi estinzione, di orgogliosa riscoperta e di costante negoziazione tra un passato mitico e un presente complesso.
Per comprendere questa evoluzione, la storia della Lucha deve essere suddivisa in epoche distinte, ognuna delle quali ha aggiunto uno strato di significato, di tecnica e di ritualità alla disciplina che conosciamo oggi.
SEZIONE I: LE RADICI NELLA NEBBIA – L’EPOCA PRE-ISPANICA (Fino al XV Secolo)
La storia della Lucha Canaria inizia prima della storia scritta delle isole, nell’epoca dei suoi abitanti originari, comunemente noti come Guanches (termine che, sebbene propriamente riferito solo agli aborigeni di Tenerife, è usato per estensione per tutti i popoli indigeni dell’arcipelago).
Le Fonti: Le Cronache dei Conquistatori Tutto ciò che sappiamo di quest’epoca ci perviene non dagli aborigeni stessi, che non possedevano un sistema di scrittura (se non le enigmatiche incisioni rupestri come i petroglifi di Zonzamas), ma dai loro conquistatori. Le cronache castigliane, portoghesi e italiane scritte tra il XIV e il XV secolo sono le nostre uniche, e problematiche, finestre su quel mondo.
Autori come Leonardo Torriani, Alonso de Espinosa, Juan de Abreu Galindo e i resoconti della spedizione di Jean de Béthencourt descrivono tutti, con un misto di ammirazione e stupore, le pratiche fisiche degli indigeni. Tra queste, spicca una forma di lotta.
Questi cronisti, uomini del Rinascimento avvezzi alla guerra, notarono qualcosa di straordinario: gli aborigeni praticavano una forma di combattimento corpo a corpo che, pur essendo fisicamente intensa e tecnicamente complessa, appariva spesso ritualizzata e non letale.
Le Teorie sull’Origine: La Pista Berbera Da dove proveniva questa lotta? La Lucha Canaria non è un’invenzione ex nihilo. La teoria archeologica, linguistica e, più recentemente, genetica più accreditata, stabilisce che i Guanches erano popolazioni Berbere (Amazigh) migrate dal Nord Africa in un periodo imprecisato, forse già nel 500 a.C.
Questa connessione nordafricana è la chiave. In tutto il Maghreb e nel Sahel, esiste una famiglia di lotte tradizionali (folk wrestling) praticate da secoli. Si pensi alla Lotta Gouren in Bretagna (che ha legami con il Nord Africa) o alle varie forme di lotta Tuareg o Berbere. È quasi certo che i primi coloni portarono con sé i semi di queste pratiche di lotta.
Isolati per secoli nelle loro isole, senza contatti esterni e con risorse limitate, questi semi germogliarono e si evolsero. La lotta divenne parte integrante della loro cultura, adattandosi alle specifiche condizioni ambientali (la lotta sulla sabbia o sulla terra battuta) e sociali di ciascuna isola.
La Funzione della Lotta Aborigena: Oltre il Gioco Le cronache e l’interpretazione antropologica suggeriscono che la “lotta” aborigena non fosse un’attività monolitica, ma avesse almeno tre funzioni distinte:
Addestramento Militare: La funzione più ovvia. In una società pre-metallurgica, dove le armi principali erano pietre (le fistras), lance di legno indurito (i banot) e mazze, il combattimento corpo a corpo era fondamentale. La lotta sviluppava la forza, l’agilità e il coraggio necessari al guerriero. Personaggi storici e leggendari della resistenza alla conquista, come Adargoma (Gran Canaria) o Tinguaro (Tenerife), erano rinomati per la loro abilità in questo campo.
Rito Sociale e Gioco: La lotta era una componente centrale delle celebrazioni. Si lottava durante le feste, per celebrare i raccolti, o in occasione di matrimoni e altre cerimonie pubbliche. Era un modo per la comunità di riunirsi, per i giovani di mostrare il proprio valore e per il popolo di intrattenersi. In questo contesto, la lotta era già uno spettacolo con regole precise per evitare infortuni gravi.
Il Duello Giudiziario (L’Origine della “Nobleza”): Questa è forse l’ipotesi più affascinante e quella che spiega meglio la filosofia della Lucha Canaria. Diversi cronisti accennano al fatto che le dispute tra individui o clan (ad esempio per i diritti sull’acqua, sui confini dei pascoli o per questioni d’onore) non venivano risolte con duelli all’ultimo sangue. Questo sarebbe stato un lusso che una società con una popolazione limitata e risorse scarse non poteva permettersi. Invece, la disputa veniva affidata a un duello ritualizzato di lotta. I due contendenti si affrontavano secondo regole condivise, e il vincitore (colui che atterrava l’altro) vinceva la causa. La caduta era la sentenza.
Se questa teoria è corretta, essa è la radice genetica della “Nobleza”. La Lucha Canaria è “nobile” perché non è nata per uccidere, ma per evitare l’omicidio. È nata come meccanismo di risoluzione dei conflitti, dove lo scopo non era distruggere l’avversario, ma dimostrare una superiorità tecnica e fisica che veniva accettata dalla comunità come “giudizio”.
In quest’epoca, la lotta non era unificata. È probabile che ogni isola, e forse anche ogni menceyato (regno, a Tenerife) o guanartemato (a Gran Canaria), avesse il proprio stile, le proprie regole e le proprie mañas preferite. Alcuni stili potevano essere più focalizzati sulla forza (come forse a Gran Canaria), altri più sull’agilità e gli sgambetti (come forse a Tenerife).
Questo era il mondo che i conquistatori trovarono: una cultura vibrante dove la lotta era intrecciata con la guerra, la giustizia e la festa.
SEZIONE II: LA CONQUISTA E L’OMBRA – SOPRAVVIVENZA E CLANDESTINITÀ (XV – XVII Secolo)
L’arrivo dei conquistatori castigliani nel XV secolo segnò la fine catastrofica del mondo aborigeno. La conquista dell’arcipelago fu un processo lungo, brutale e disomogeneo, che durò quasi un secolo (dal 1402 con Béthencourt a Lanzarote, fino al 1496 con la sottomissione definitiva di Tenerife).
La Lotta nella Resistenza Le cronache della conquista sono piene di episodi che descrivono l’incredibile abilità fisica e la ferocia dei guerrieri aborigeni. La loro abilità nella lotta, nel lancio di pietre e nel movimento su terreni impervi mise in seria difficoltà le truppe castigliane, molto meglio armate.
Un episodio leggendario, anche se forse romanzato, riguarda Adargoma, un Guanarteme (re) di Gran Canaria. Si dice che fosse un lottatore talmente temuto che, quando fu infine catturato, ci vollero diversi soldati castigliani per immobilizzarlo, e solo dopo un combattimento estenuante. Simili storie circondano le figure dei menceyes di Tenerife.
La Lucha, in questo contesto, ebbe la sua ultima, tragica fioritura come arte bellica. Ma fu una fioritura che portò alla sua stessa distruzione. Con la sconfitta militare, la società Guanche collassò.
Il Grande Trauma: L’Età Oscura della Lucha Il periodo successivo alla conquista (il XVI e XVII secolo) è l’Età Oscura della Lucha Canaria. La società aborigena fu smantellata.
Genocidio e Malattie: La popolazione indigena fu decimata dalle malattie importate (contro cui non avevano difese immunitarie) e dalle violenze della guerra.
Schiavitù e Assimilazione: Molti sopravvissuti furono venduti come schiavi. Quelli che rimasero furono sottomessi al sistema delle encomiendas (affidamento dei terreni e degli indigeni ai coloni).
Sincretismo e Perdita Culturale: Gli aborigeni furono costretti a convertirsi al cristianesimo, a prendere nomi castigliani e ad abbandonare i loro costumi, considerati “pagani” e “selvaggi” dalla nuova amministrazione e dalla Chiesa.
In questo contesto, cosa ne fu della lotta? È ovvio che le pratiche pubbliche (i rituali, i duelli giudiziari) furono vietate e soppresse, in quanto manifestazioni di un’identità culturale che doveva essere cancellata. La Lucha, da orgogliosa pratica pubblica, divenne un’attività clandestina.
Come è Sopravvissuta? La Teoria della “Trasmissione Pastorale” La Lucha Canaria non si estinse, ma si “inabissò”. Sopravvisse non nelle città o nei villaggi costieri, ora dominati dai coloni, ma negli altipiani interni (las medianías), nelle zone rurali e isolate, tra le fasce più umili della nuova società mestiza.
I protagonisti di questa sopravvivenza furono i pastori. La nuova economia coloniale si basava sull’agricoltura (canna da zucchero, vite) ma anche sull’allevamento (capre, pecore). I pastori, molti dei quali erano discendenti diretti degli aborigeni (che erano essi stessi un popolo di pastori) o mestizos che ne avevano assorbito le conoscenze, continuarono a vivere in modo semi-nomade, in luoghi isolati dove il controllo delle autorità era debole.
In questo ambiente, la Lucha mantenne la sua utilità originaria:
Risoluzione dei Conflitti: Due pastori che litigavano per una fonte d’acqua o per un’area di pascolo, isolati a chilometri dal villaggio più vicino, non andavano a cercare un giudice. Risolvevano la questione come avevano fatto i loro antenati per secoli: con una agarrada. Una caduta, una stretta di mano, e la disputa era chiusa.
Passatempo e Allenamento: La vita del pastore è solitaria e dura. La lotta era un passatempo, un modo per testare la propria forza con altri pastori durante gli incontri stagionali, un modo per mantenere il corpo forte e reattivo.
La Lucha, quindi, sopravvisse per quasi due secoli nell’ombra, tramandata oralmente, da padre in figlio, da pastore a pastore. Perse la sua dimensione pubblica e giudiziaria, ma mantenne intatta la sua tecnica e, soprattutto, la sua etica della nobleza. La nobiltà non era più un requisito legale, ma una necessità pratica: se avessi ferito gravemente il tuo unico vicino in montagna, avresti messo a rischio la sopravvivenza di entrambi.
In questo periodo, la Lucha si arricchì anche di nuove influenze. I coloni castigliani, andalusi e portoghesi portarono con sé le proprie tradizioni di lotta (come la Lucha Leonesa o altre varianti iberiche). È molto probabile che in questi secoli di “mescolamento” (mestizaje), le tecniche aborigene si siano fuse con nuove tecniche portate dai coloni, creando una sintesi che sarebbe diventata la base della Lucha moderna.
SEZIONE III: LA RINASCITA FOLKLORICA – LE “ROMERÍAS” E IL XVIII SECOLO
Dopo due secoli di clandestinità rurale, la Lucha Canaria iniziò lentamente a riemergere nello spazio pubblico. Non lo fece come un atto di sfida politica, ma attraverso un canale apparentemente innocuo: la festa religiosa.
A partire dalla fine del XVII e per tutto il XVIII secolo, la società canaria si era stabilizzata. L’identità mestiza era ormai consolidata. La Chiesa cattolica aveva permeato ogni aspetto della vita, e il calendario era scandito dalle “Romerías”, i pellegrinaggi e le feste in onore dei santi patroni di ogni villaggio.
Il Contesto: Le Feste Patronali Le Romerías erano (e sono tuttora) l’evento sociale più importante dell’anno. Erano l’occasione in cui le comunità, spesso isolate per mesi, si riunivano. Dopo la messa e la processione (la parte sacra), iniziava la festa (la parte profana): si mangiava, si beveva, si cantava, si ballava e… si lottava.
Fu in questo contesto festivo che i pastori e i contadini “scesero” dalle montagne e portarono con sé la loro tradizione nascosta. La Lucha divenne l’attrazione principale della festa.
Era un modo perfetto per il “ritorno” della Lucha:
Era Legittimata: Essendo parte di una festa religiosa, le autorità civili ed ecclesiastiche la tolleravano.
Era Spettacolare: Divenne un’occasione per misurare l’orgoglio del villaggio. Il “campione” del villaggio X sfidava quello del villaggio Y.
Era un Ritorno alle Origini: Come ai tempi dei Guanches, la Lucha tornava a essere un evento pubblico e festivo.
In questo periodo, la Lucha si consolidò come il passatempo canario per eccellenza. Non era ancora uno “sport” nel senso moderno. Non c’erano federazioni, né regole scritte unificate. Le regole venivano concordate sul posto, prima dell’inizio delle sfide (luchadas).
La Nascita del “Pique” Inter-Insulare Questo fu anche il periodo in cui nacque e si codificò il “pique” (la rivalità) tra le isole, in particolare tra Tenerife e Gran Canaria. Questa rivalità, che affonda le radici nelle differenze economiche e politiche tra le due isole capitali, trovò nella Lucha il suo terreno di scontro ideale.
Le luchadas tra squadre (o “partiti”) di Tenerife e Gran Canaria divennero eventi leggendari, che attiravano folle immense e muovevano grandi quantità di scommesse.
Le cronache di questo periodo, come quelle del missionario José de Viera y Clavijo (il più grande storico illuminista delle Canarie), descrivono la Lucha non più come una curiosità selvaggia, ma come una caratteristica distintiva e amata del popolo canario.
Viera y Clavijo notò come la pratica fosse diffusa in tutte le isole, sebbene con stili diversi. A Fuerteventura, ad esempio, notò uno stile che prevedeva di afferrare l’avversario e sollevarlo, mentre a Tenerife si usavano di più gli sgambetti. Queste osservazioni confermano che, nonostante la clandestinità, si erano preservate (o si erano evolute) “scuole” stilistiche distinte.
In questa fase, la Lucha si era completamente liberata del suo passato “pagano” e si era trasformata in un simbolo del folklore locale, un’espressione della forza e dell’onore del contadino e del pastore canario.
SEZIONE IV: L’EPOCA ROMANTICA – “COSTUMBRISMO” E LA FORGIA DEGLI EROI (IL XIX SECOLO)
Il XIX secolo fu, per la Lucha Canaria, l’Era Eroica. Fu il secolo che trasformò una pratica folkloristica in un’epopea, grazie a due forze concomitanti: il movimento europeo del Romanticismo (e la sua versione spagnola, il Costumbrismo) e l’emergere di figure leggendarie.
Il Contesto Culturale: Il “Costumbrismo” Il Romanticismo portò in tutta Europa una fascinazione per il “popolo”, per le tradizioni rurali, per il folklore e per il passato medievale o “primitivo”. In Spagna, questo si tradusse nel Costumbrismo: un movimento artistico e letterario che celebrava gli usi e i costumi (costumbres) regionali.
Intellettuali e scrittori iniziarono a guardare al contadino e al pastore non più come a figure rozze, ma come ai depositari dell’anima autentica della nazione (o della regione).
In questo clima, la Lucha Canaria fu “scoperta” dagli intellettuali. Non era più solo un gioco da festa di paese; divenne il simbolo della “Canariedad” (l’identità canaria), l’espressione della purezza e della forza primordiale della “razza” canaria, vista come l’erede diretta dei nobili Guanches.
I Resoconti dei Viaggiatori Le Canarie divennero una meta per i primi “turisti”, viaggiatori e scienziati europei (soprattutto inglesi e tedeschi). Le loro lettere e i loro diari di viaggio sono pieni di descrizioni vivide delle luchadas. Scrittrici come Olivia Stone descrissero con entusiasmo questi spettacoli, l’abilità dei lottatori, l’atmosfera febbrile del pubblico e la nobiltà del gesto finale di aiutare l’avversario a rialzarsi.
Questi resoconti esterni servirono a rafforzare l’orgoglio interno: gli stranieri ammiravano la loro lotta. Questo diede alla Lucha una nuova legittimità culturale.
La Nascita degli Eroi: L’Epoca dei “Pollos” La trasformazione della Lucha in spettacolo di massa richiedeva eroi, campioni che incarnassero le virtù della loro isola. Il XIX secolo fu l’epoca dei “Pollos” (letteralmente “polli”, nel senso di “giovane gallo da combattimento”, un termine usato per indicare un campione imbattuto).
Questi campioni non erano professionisti. Erano contadini, pastori, pescatori o artigiani dotati di una forza e di un’abilità straordinarie, che difendevano l’onore del loro villaggio o della loro isola. Le loro imprese venivano cantate in versi popolari (le coplas) e le loro biografie si mescolavano alla leggenda.
Francisco María de León: Il “Pollo de Ubre” L’archetipo di tutti gli eroi della Lucha è Francisco María de León (1829-1907), meglio conosciuto con il suo apodo (soprannome) di “Pollo de Ubre”. Nato a Valsequillo (Gran Canaria), la sua figura è l’equivalente canario di Ercole o Sansone. Le storie sulla sua forza sono innumerevoli e iperboliche:
Si dice che potesse sollevare un aratro con un braccio solo.
Che una volta, fermato da un toro infuriato, lo abbia afferrato per le corna e lo abbia atterrato con una maña di Lucha.
Che potesse fermare un carro tirato da buoi semplicemente tenendolo.
Al di là del mito, il “Pollo de Ubre” fu un lottatore reale e imbattuto per decenni. Divenne il simbolo dell’orgoglio di Gran Canaria. La sua fama era tale che le luchadas in cui combatteva erano eventi che paralizzavano l’isola.
Altri Eroi dell’Epoca Accanto a lui, ogni isola aveva i suoi campioni leggendari:
“El Pollo de Tajinaste” e “El Pollo de la Rumbiada” (Tenerife).
“El Pollo de Fuerteventura”.
Questi uomini non erano solo atleti; erano simboli culturali. Rappresentavano la forza del popolo contro le avversità. Le loro sfide erano le grandi narrazioni epiche dell’epoca.
La Strutturazione dello Spettacolo In questo secolo, la Lucha si struttura come spettacolo:
I “Terreros”: Non si lotta più in piazze sterrate. Nascono i primi terreros dedicati, circhi improvvisati (spesso piazze di bestiame) dove il pubblico poteva pagare un biglietto.
Le Scommesse: Le luchadas muovevano enormi quantità di denaro in scommesse (apuestas), che spesso erano la fonte principale di guadagno per i lottatori.
Le Regole: L’Era del “Pacto” Non c’era ancora un regolamento unificato. Ogni luchada importante era preceduta da lunghe negoziazioni tra i mandadores (gli allenatori/manager) delle due squadre. Questo era il “pacto” (il patto). Si decideva: Quante agarradas? Quali mañas erano permesse? (Ad esempio, a volte si vietava la “Cogida de Muslo” se il lottatore avversario era troppo forte in quella tecnica). Si lottava a “corrido” (tutti contro tutti in ordine) o con un altro sistema?
Questa era romantica, pur mancando di organizzazione formale, fu fondamentale: creò i miti fondanti della Lucha moderna, stabilì la grande rivalità Tenerife-Gran Canaria come motore del suo sviluppo e la radicò permanentemente nel cuore dell’identità canaria.
SEZIONE V: L’EMIGRAZIONE E IL CAOS ORGANIZZATIVO (1900 – 1939)
L’inizio del XX secolo portò nuove sfide e nuovi orizzonti. L’economia canaria, basata sull’agricoltura di esportazione (cocciniglia, banane), era instabile e soggetta a crisi cicliche. Questo provocò un fenomeno di massa: l’emigrazione.
La Connessione Transatlantica: Cuba e Venezuela Migliaia di canari, spinti dalla povertà, emigrarono verso le Americhe, in particolare verso Cuba e, successivamente, il Venezuela. E, come ogni popolo migrante, portarono con sé la loro cultura: la loro musica (l’isondú), la loro gastronomia e, naturalmente, la loro Lucha.
Questo ebbe un effetto duplice e sorprendente sulla storia della Lucha:
La Lucha “Fuori Sede”: A Cuba, i canari (gli isleños) formarono comunità molto unite. Per mantenere viva la loro identità e per socializzare, organizzarono luchadas. Si crearono terreros a L’Avana e in altre città. La Lucha Canaria divenne, per un periodo, un fenomeno noto anche a Cuba.
Il “Ritorno”: Molti emigranti, dopo aver fatto fortuna (o più spesso no), tornavano alle isole. Questi indianos riportavano non solo denaro, ma anche un orgoglio rinvigorito per le proprie tradizioni, che avevano visto essere uniche nel contesto americano.
Il Feedback Loop: Alcuni lottatori cubani (o canari di seconda generazione) arrivarono persino a competere nelle isole, e viceversa. Questo creò un inaspettato “circuito” transatlantico che mantenne viva la Lucha e le diede un respiro internazionale, seppur limitato.
La Crisi del “Pacto”: La Necessità di Regole Nelle isole, l’epoca dei “Pollos” romantici stava finendo. La Lucha era ormai un affare serio, con grandi interessi economici (scommesse) e un enorme orgoglio in gioco.
Il sistema del “pacto” (accordarsi sulle regole prima di ogni incontro) iniziò a mostrare i suoi limiti. Era caotico, fonte di infinite dispute e spesso portava a risse tra il pubblico. Le luchadas spesso finivano senza un vincitore chiaro perché una squadra si ritirava per protesta contro una decisione arbitrale (spesso un parente di uno dei lottatori).
Si fece strada la consapevolezza che, per sopravvivere e prosperare, la Lucha aveva bisogno di regole fisse, chiare e universali.
I Primi Tentativi di Regolamentazione In questo periodo, emersero figure di intellettuali e appassionati che cercarono di dare un ordine al caos.
1924: Il Primo “Reglamento” (non ufficiale): A Tenerife, un gruppo di appassionati, forse legati al giornale La Prensa, tentò di scrivere e pubblicare un primo regolamento. Fu un tentativo lodevole ma senza un’autorità che potesse imporlo.
I “Terreros” Stabili: Nacquero i primi terreros stabili e iconici, come il López Socas a Gran Canaria o il Santa Cruz a Tenerife. Questi luoghi non erano più semplici spiazzi, ma arene dedicate, che richiedevano un’organizzazione più professionale.
Nonostante questi tentativi, il periodo tra il 1900 e la Guerra Civile Spagnola (1936) fu caratterizzato da una grande vitalità ma anche da un enorme disordine organizzativo. La Lucha era immensamente popolare, ma fragile, dipendente dalle scommesse e priva di una struttura che potesse garantirne il futuro. La Guerra Civile (1936-1939) fermò tutto, congelando lo sport e la società in un’attesa drammatica.
SEZIONE VI: L’ERA FRANQUISTA – UNIFICAZIONE, STRUMENTALIZZAZIONE E STAGNAZIONE (1939 – 1975)
Il dopoguerra spagnolo coincise con l’instaurazione della dittatura del Generale Francisco Franco. Questo periodo, lungo quasi quarant’anni, fu paradossalmente il momento più decisivo per la storia moderna della Lucha Canaria. Fu l’epoca che la salvò dall’estinzione organizzativa, ma al prezzo di congelarne l’evoluzione e di strumentalizzarla politicamente.
Il Contesto: “Educación y Descanso” Il regime franchista era nazional-cattolico e ferocemente centralista. In linea di principio, era ostile a qualsiasi “regionalismo” che potesse minacciare l’unità della Spagna. Tuttavia, la sua ideologia includeva un forte elemento di “nazional-sindacalismo”, che prevedeva il controllo e l’organizzazione del tempo libero dei lavoratori.
A questo scopo fu creata l’organizzazione “Educación y Descanso” (EyD), parte del sindacato unico franchista. EyD aveva il compito di promuovere attività sportive e folkloristiche per “formare” cittadini sani e fedeli al regime.
La Grande Unificazione (1943): L’Atto di Nascita della Lucha Moderna Le autorità franchiste nelle Canarie si resero conto del potenziale della Lucha: era popolare, non era politicizzata e incarnava valori “sani” (forza, disciplina, tradizione). Decisero di adottarla e, per farlo, di ordinarla.
Nel 1943, accadde l’evento cruciale: sotto l’egida di Educación y Descanso, fu creata la Federación Española de Lucha. Questa federazione inglobò tutte le lotte tradizionali spagnole (come la Leonesa) e, cosa fondamentale, la Lucha Canaria.
Questo portò a tre conseguenze immediate e irreversibili:
Il “Reglamento” Unico: Fu imposto un regolamento unico su tutto l’arcipelago. Questo fu un trauma e una benedizione. Fu un trauma perché uccise le varianti locali. Lo stile di Fuerteventura, quello di La Palma, quello di El Hierro… tutte le mañas e le regole locali che non rientravano nel nuovo regolamento standard (basato principalmente sulla sintesi degli stili di Tenerife e Gran Canaria) furono dichiarate illegali e scomparvero. Ma fu una benedizione perché, per la prima volta, un lottatore di Tenerife poteva affrontare uno di Gran Canaria sapendo esattamente quali fossero le regole, chi fosse l’arbitro (federato) e quale fosse il punteggio. Il “pacto” era morto, nasceva lo sport.
La Nascita delle Federazioni Insulari: Sotto l’ombrello nazionale, nacquero le federazioni provinciali (Tenerife e Las Palmas), che iniziarono a organizzare i primi campionati ufficiali (ligas insulares, campeonatos de Canarias).
L’Istituzionalizzazione: La Lucha smise di essere un gioco selvaggio basato sulle scommesse. Divenne uno sport ufficiale, con club registrati, lottatori con licenza e un calendario di competizioni.
Strumentalizzazione Politica Il regime usò la Lucha come vetrina. Le grandi luchadas erano presiedute dalle autorità militari e civili. Era un simbolo della “Spagna una, grande e libera” che rispettava le sue tradizioni regionali (purché innocue). Le squadre di Lucha Canaria venivano portate nella penisola per esibizioni folkloristiche.
Era una gabbia dorata: la Lucha era protetta, finanziata (seppur modestamente) e organizzata, ma aveva perso la sua libertà e la sua diversità interna.
La Stagnazione Tecnica e l’Era dei Grandi “Puntales” Questo lungo periodo di stabilità regolamentare portò a una certa stagnazione. Le regole erano fisse, l’enfasi era sul “non perdere” (molte luchadas finivano in pareggio per passività).
Tuttavia, fu anche un’epoca di campioni straordinari, i Puntales, che divennero figure mitiche di questa era grigia. Erano gli ultimi eroi di un mondo pre-turistico.
Alfredo Martín “El Palmero” (1928-2013): Forse il più grande mañoso (lottatore tecnico) di tutti i tempi. Originario di La Palma, divenne una leggenda a Tenerife. Era l’archetipo dell’intelligenza che sconfigge la forza, famoso per la sua tecnica “rematada por dentro” (una sorta di sgambetto interno) che sembrava magica.
Santiago Ojeda (Gran Canaria): L’archetipo del “Fuerte”, il lottatore di potenza, la roccia contro cui si scontravano tutti.
La “Media” dei Lottatori: In quest’epoca, emersero lottatori con una tecnica sopraffina, come il “Pollo de la Barranquera” o il “Pollo de Buen Lugar”.
La Lucha franchista era uno sport di orgoglio locale immenso, un’oasi di passione in un’epoca di conformismo. Le rivalità tra club (come il Krueger di Tenerife o il Santa Rosa di Gran Canaria) erano feroci.
Quando Franco morì nel 1975, la Lucha Canaria era uno sport perfettamente organizzato, unificato, con una base di fan fedelissima e una generazione di campioni leggendari. Era pronta per il suo più grande cambiamento.
SEZIONE VII: IL BOOM DELLA DEMOCRAZIA – “CANARIEDAD” E L’ETÀ DELL’ORO (1975 – 2008)
La transizione spagnola alla democrazia (1975-1978) e la successiva creazione dello Stato delle Autonomie (la Costituzione del 1978) furono il big bang che diede inizio all’età dell’oro della Lucha Canaria.
La Re-appropriazione Politica: Simbolo della “Canariedad” Con la fine della dittatura centralista, le regioni spagnole iniziarono un processo di recupero e celebrazione delle proprie identità distinte. Nelle Canarie, questo si tradusse nel concetto di “Canariedad”.
I nuovi partiti politici e il nascente Governo Autonomo delle Canarie (istituito nel 1982) avevano bisogno di simboli potenti per questa nuova identità. E non c’era simbolo più potente, più radicato e più unificante della Lucha Canaria.
La Lucha fu trasformata, quasi da un giorno all’altro, da “folklore regionale spagnolo” a “Sport Nazionale delle Canarie” (sebbene non ufficialmente con questo nome).
La Pioggia di Denaro Pubblico Questa nuova importanza politica si tradusse in una valanga di finanziamenti pubblici. Il Gobierno de Canarias e, soprattutto, i Cabildos Insulares (i governi di ciascuna isola) iniziarono a pompare milioni di pesetas (e poi di Euro) nello sport.
Questo denaro cambiò tutto:
La “Professionalizzazione”: La Lucha era sempre stata amatoriale (o al massimo “marrón”, finto-dilettante, con pagamenti sottobanco). Ora, i Puntales iniziarono a ricevere contratti veri e propri. Nacquero i “Puntales A, B, C”, classificati e pagati in base al loro valore. I migliori Puntales divennero celebrità locali strapagate, con trasferimenti (fichajes) da un club all’altro che finivano sulle prime pagine dei giornali locali.
La Costruzione dei “Terreros”: I vecchi terreros scoperti, fatti di terra battuta e gradinate di cemento, furono sostituiti da moderni impianti coperti. Quasi ogni comune, anche il più piccolo, volle il suo terrero municipale come simbolo di prestigio.
La Nascita delle “Escuelas”: Questo fu il cambiamento più importante e strategico. Per garantire il futuro, i Cabildos finanziarono la creazione di Escuelas de Lucha Canaria. La trasmissione della Lucha smise di essere unicamente orale, da padre in figlio o da pastore a pastore. Divenne istituzionale e pedagogica. Centinaia di bambini (e, per la prima volta in modo organizzato, bambine) iniziarono a frequentare le escuelas, imparando le mañas da monitori stipendiati. Questo garantì una base di praticanti (la cantera) come mai prima nella storia.
L’Età dell’Oro dello Spettacolo Gli anni ’80 e ’90 furono il culmine. Le luchadas erano eventi di massa. Le finali dei campionati riempivano i terreros con 5.000 o 6.000 spettatori. La televisione regionale (Televisión Canaria) iniziò a trasmettere gli incontri in diretta.
Fu l’epoca di Puntales leggendari, che divennero i volti di questa nuova era di prosperità:
Juan Barbuzano: Un Puntal di La Palma, forse l’ultimo grande lottatore “totale”, capace di combinare una forza immensa con una tecnica sopraffina.
Melquiades Rodríguez: Un Puntal di Tenerife, noto per la sua intelligenza tattica e la sua capacità di gestire la pressione.
“Faro de Maspalomas” (José Manuel Pérez): Un gigante di Gran Canaria, simbolo della potenza.
La Creazione della Federazione Canaria (1984) Un passo simbolico e legale fondamentale fu, nel 1984, la separazione dalla Federación Española. Nacque la Federación de Lucha Canaria autonoma, con sede nell’arcipelago. Questo atto sancì che la Lucha apparteneva ai canari e che la sua gestione era di competenza esclusiva delle istituzioni dell’arcipelago.
Questo periodo d’oro fu caratterizzato da un enorme entusiasmo. Sembrava che la Lucha, alimentata dal denaro pubblico e dall’orgoglio identitario, fosse destinata a un futuro di gloria perpetua. Ma questa dipendenza quasi totale dal finanziamento pubblico era anche il suo tallone d’Achille.
SEZIONE VIII: LA CRISI E IL FUTURO – GLOBALIZZAZIONE E RESILIENZA (2008 – OGGI)
L’età dell’oro, costruita su un modello di sponsorizzazione pubblica, si scontrò frontalmente con la realtà della storia economica mondiale.
Lo Shock del 2008: La Fine della Festa La crisi finanziaria globale del 2008 colpì la Spagna, e in particolare le Canarie (fortemente dipendenti dal turismo e dall’edilizia), in modo devastante. Le amministrazioni pubbliche, trovandosi con le casse vuote, dovettero tagliare le spese. E i primi tagli furono quelli considerati “non essenziali”, come le sovvenzioni allo sport e alla cultura.
Per la Lucha Canaria, questo fu un cataclisma. La bolla scoppiò.
Club Falliti: Decine di club, abituati a ricevere ingenti somme per pagare i contratti milionari dei Puntales, fallirono da un giorno all’altro.
Crollo dei Contratti: I Puntales che guadagnavano decine di migliaia di euro all’anno si ritrovarono senza stipendio o con offerte drasticamente ridotte. Molti si ritirarono.
Abbandono: L’intera struttura, basata su un semi-professionismo “gonfiato”, implose. Le luchadas si impoverirono di spettacolo, il pubblico diminuì e i media persero interesse.
La crisi del 2008 rivelò la fragilità del modello. La Lucha era diventata dipendente dal denaro politico, perdendo il suo antico legame con il popolo e con le scommesse che, nel bene e nel male, ne garantivano l’indipendenza economica nel XIX secolo.
Le Sfide del XXI Secolo Oltre alla crisi economica, la Lucha si trovò ad affrontare un nemico ancora più potente: la globalizzazione culturale.
La Concorrenza (Calcio e MMA): In un mondo globalizzato, i giovani canari non guardano più solo alla Lucha. Il calcio è il re indiscusso. E, peggio ancora per la Lucha, è emersa la concorrenza diretta di altri sport da combattimento. L’MMA (Arti Marziali Miste), con la sua estetica globale (l’UFC), la sua violenza spettacolare e le sue superstar internazionali, attrae molti giovani che cercano uno sport da combattimento. Paradossalmente, l’atleta canario più famoso nel mondo del combattimento oggi non è un Puntal, ma un lottatore UFC (come Juan Espino, che proviene dalla Lucha Canaria, a dimostrazione della validità tecnica della disciplina).
La Crisi di “Nobleza”: In un’epoca di social media, di individualismo e di ricerca della fama immediata, come si può “vendere” uno sport la cui filosofia si basa sull’umiltà, sul rispetto e sull’aiutare l’avversario a rialzarsi? La nobleza sembra un valore fuori tempo massimo.
La Resilienza: Ritorno alle Origini Eppure, la Lucha Canaria non è morta. Come ha fatto dopo la Conquista, si è “inabissata” ed è ripartita dalle sue fondamenta. La crisi ha avuto un effetto “purificante”. Finiti i soldi facili, sono rimasti i veri appassionati.
Il futuro della Lucha si sta costruendo oggi su tre pilastri, che sono un ritorno al passato:
Le “Escuelas” (Le Scuole): Ora più che mai, le escuelas sono il cuore pulsante. Sono il luogo dove non si insegna solo una tecnica, ma si trasmette la filosofia. La sopravvivenza della Lucha non dipende dai Puntales strapagati, ma dal numero di bambini che si iscrivono ai corsi, imparando la nobleza prima della maña.
La Base Amatoriale: Si è tornati a un modello più sostenibile, meno professionistico e più amatoriale. I club sono più piccoli, i budget più ridotti, ma la passione è forse più autentica.
L’Identità: In un mondo sempre più omologato, avere qualcosa di “proprio”, un’arte che nessun altro al mondo possiede, sta diventando un nuovo punto di orgoglio. La Lucha è l’antidoto locale alla globalizzazione.
La Lucha Femminile: La Nuova Frontiera Una delle evoluzioni più significative degli ultimi decenni è l’ascesa della Lucha femminile. Storicamente uno sport esclusivamente maschile, grazie alle escuelas e ai cambiamenti sociali, la pratica femminile è cresciuta esponenzialmente. Oggi esistono campionati femminili, Puntales femminili, e una generazione di luchadoras che sta ridefinendo lo sport, portando nuova energia e dimostrando che la maña e la nobleza non hanno genere.
La storia della Lucha Canaria è, in conclusione, la storia di un’incredibile resilienza. È la storia di un’idea – che si possa risolvere un conflitto con onore e senza violenza – nata in una società aborigena, sopravvissuta clandestinamente tra i pastori, rinata come spettacolo nelle feste, trasformata in epopea romantica, quasi morta di caos, salvata da una dittatura, gonfiata da una democrazia e infine purificata da una crisi. Oggi, la Lucha Canaria continua a lottare, non più per l’onore di un villaggio, ma per la sua stessa sopravvivenza, aggrappandosi alla sua unica, vera forza: la sua filosofia.
CHI È IL SUO FONDATORE, STORIA DEL FONDATORE
Affrontare la domanda sul “fondatore” della Lucha Canaria significa scontrarsi con un paradosso affascinante, che rivela la differenza fondamentale tra un’arte marziale moderna e una tradizione folklorica millenaria. La risposta breve, e la più onesta, è che la Lucha Canaria non ha un fondatore unico.
Non esiste un “Jigoro Kano” (fondatore del Judo) o un “Morihei Ueshiba” (fondatore dell’Aikido) per la Lucha Canaria. Non c’è una figura storica identificabile, un maestro illuminato che in un momento preciso della storia abbia “inventato” la disciplina, codificato le sue regole e battezzato la sua filosofia.
La Lucha Canaria è ciò che gli antropologi definiscono un “fatto sociale totale” e un “fatto folklorico”: non è stata inventata, ma è nata. È emersa organicamente, lentamente, nel corso di secoli, dalle necessità, dalla cultura e dall’ambiente di un popolo specifico, in un’epoca che precede la scrittura e la memoria storica individuale.
Il “fondatore” della Lucha Canaria, quindi, non è un individuo, ma un collettivo anonimo: il popolo Guanche.
Per comprendere appieno questa “fondazione collettiva”, dobbiamo abbandonare la nostra moderna ossessione per l’autorialità individuale e immergerci nel contesto pre-ispanico dell’arcipelago canario, per poi seguire il filo della sua preservazione attraverso figure che, pur non essendo “fondatori”, possono essere considerate “custodi”, “eroi” e “ri-fondatori”.
SEZIONE I: IL FONDATORE COLLETTIVO – IL POPOLO GUANCHE
Se dobbiamo identificare un’origine, quella è la società aborigena che popolava l’arcipelago prima della conquista castigliana del XV secolo. Queste popolazioni, note genericamente come Guanches (sebbene ogni isola avesse il suo demotico), erano di origine Berbera (Amazigh), migrate dal Nord Africa in ondate successive, forse già a partire dal 500 a.C.
Questa società pre-ispanica, isolata dal resto del mondo per oltre un millennio, sviluppò una cultura unica. Era una società neolitica, pre-metallurgica, pastorale e guerriera. In questo brodo di coltura, la pratica fisica che oggi chiamiamo Lucha Canaria non emerse per il capriccio di un singolo individuo, ma fu “fondata” dalla Necessità stessa.
La Lucha aborigena aveva almeno tre funzioni fondanti, ognuna delle quali ha contribuito a plasmarne le caratteristiche.
1. La Fondazione Bellica: L’Addestramento del Guerriero La società Guanche era frammentata e spesso in conflitto (internamente, tra menceyatos o regni, ed esternamente, contro i tentativi di sbarco). In assenza di armi metalliche complesse, il valore del guerriero dipendeva dalla sua forza fisica, dalla sua agilità e dalla sua abilità nel combattimento corpo a corpo.
Le cronache dei conquistatori, come quelle di Alonso de Espinosa, descrivono i Guanches come uomini di statura e forza impressionanti. La lotta era, in questo contesto, la “palestra” del guerriero. Era l’addestramento militare fondamentale.
Questa funzione ha “fondato” l’aspetto fisico e tecnico della Lucha. Ha selezionato le mañas (tecniche) più efficaci per sbilanciare e atterrare un avversario robusto. Ha premiato la forza del core, la stabilità e la potenza delle gambe. La Lucha come preparazione alla battaglia fu la sua prima matrice.
2. La Fondazione Rituale: La Coesione della Comunità Come ogni società antica, la vita dei Guanches era scandita da rituali e feste, spesso legate ai cicli agricoli e pastorali (come la “Beñesmen”, la festa del raccolto). Le cronache descrivono come queste feste includessero grandi esibizioni di abilità fisica: corse, salto con l’asta (il Juego del Palo) e, immancabilmente, la lotta.
In questo contesto, la lotta perdeva la sua finalità bellica e ne acquisiva una sociale e ludica. Divenne uno spettacolo, un modo per i giovani di mostrare il proprio valore, di guadagnare prestigio e di impressionare. Era un momento di catarsi collettiva, un modo per rafforzare l’identità e la coesione del clan o del villaggio.
Questa funzione ha “fondato” l’aspetto spettacolare e comunitario della Lucha, che è sopravvissuto intatto fino ai giorni nostri.
3. La Fondazione Giuridica: La Nascita della “Nobleza” Questa è l’ipotesi più affascinante e quella che spiega la filosofia unica della Lucha Canaria. Diversi storici e cronisti (come Leonardo Torriani nel XVI secolo) suggeriscono che la Lucha venisse usata come duello giudiziario per risolvere dispute.
In una società isolata e con risorse limitate (acqua, pascoli), i conflitti tra individui o clan erano inevitabili. Risolverli con duelli all’ultimo sangue sarebbe stato un disastro demografico, uno spreco di “risorse umane” preziose.
La Lucha fornì un’alternativa geniale: un confronto ritualizzato e incruento. La disputa (per un confine, un’eredità, un’offesa) veniva affidata a un’agarrada. I due contendenti lottavano; colui che atterrava l’avversario vinceva la causa. La comunità accettava la caduta come “giudizio”.
Questa funzione è, con ogni probabilità, la vera fondatrice della “Nobleza” (Nobiltà), il pilastro etico della Lucha.
Perché la Lucha è incruenta? Perché il suo scopo non era uccidere, ma evitare l’omicidio.
Perché si aiuta l’avversario a rialzarsi? Perché, finito il duello giudiziario, i due dovevano tornare a essere membri funzionali della stessa comunità. Il gesto di rialzare l’avversario era la “sentenza” di reintegrazione sociale.
Il popolo Guanche, quindi, non ha “inventato” la Lucha; l’ha distillata dalle proprie necessità. Il guerriero ha fondato la tecnica, la festa ha fondato lo spettacolo, e il giudice ha fondato la filosofia.
SEZIONE II: L’AUTORIALITÀ COLLETTIVA E IL CONTRASTO CON LE ARTI MODERNE
Comprendere il concetto di “fondatore collettivo” richiede di analizzare la natura stessa della trasmissione del sapere nelle società pre-letterate.
La Tradizione Orale come “Fondatore” Permanente Nelle culture orali, il sapere non è statico. Un’arte come la Lucha non era scritta in un manuale; era incarnata nel corpo dei suoi praticanti e trasmessa oralmente e visivamente.
Questo significa che ad ogni generazione, la Lucha veniva, in un certo senso, “ri-fondata”.
Un lottatore particolarmente abile poteva “inventare” (o meglio, “scoprire”) una nuova maña o una variante.
Se questa maña si dimostrava efficace, veniva copiata dai compagni e dagli avversari.
Se superava la prova del tempo, entrava a far parte del repertorio collettivo, senza che nessuno ne rivendicasse la “proprietà intellettuale”.
Il “fondatore”, in questo modello, è la Tradizione stessa: un’entità fluida, un fiume di conoscenza collettiva a cui ogni generazione attingeva e a cui, a sua volta, aggiungeva una goccia. Non c’era spazio per l’ego del “maestro fondatore”, solo per l’efficacia della tecnica e la forza della comunità.
L’identità del singolo “inventore” di una maña si perdeva nel momento stesso in cui questa veniva condivisa, diventando patrimonio di tutti. Questo processo anonimo è l’esatto opposto di come nascono le arti marziali moderne.
Il Contrasto Netto: La Nascita delle Arti Marziali Moderne Per apprezzare l’eccezionalità della Lucha Canaria, è utile confrontarla con arti marziali che hanno un fondatore chiaro e documentato.
Il Judo (Fondatore: Jigoro Kano): Il Judo nasce nel 1882. È un atto intellettuale preciso. Jigoro Kano non “scopre” il Judo; lo crea e lo inventa. Studia varie scuole di Jujutsu (un’arte tradizionale e folklorica, simile alla Lucha), ne seleziona le tecniche, ne elimina quelle pericolose, e le sistematizza in un nuovo corpus (il Kodokan Judo) con un obiettivo filosofico e pedagogico preciso (l’educazione del corpo e della mente). Kano scrive la sua filosofia.
L’Aikido (Fondatore: Morihei Ueshiba): L’Aikido è la creazione mistica e filosofica di un singolo uomo. Ueshiba studia il Daito-ryu Aiki-jujutsu e, in seguito a una profonda crisi spirituale, lo “rifonda” trasformandolo in un’arte non competitiva basata sull’armonia (Ai-Ki). L’Aikido è il pensiero di Ueshiba; senza di lui, non esisterebbe.
Il Brazilian Jiu-Jitsu (Fondatori: Carlos e Hélio Gracie): Il BJJ è l’adattamento e la raffinazione del Judo e del Jujutsu da parte di una singola famiglia, i Gracie, per uno scopo specifico: l’efficacia nel combattimento reale (vale tudo), specialmente per una persona più debole contro un avversario più forte.
In tutti questi casi, abbiamo:
Un Fondatore Storico: Un individuo o una famiglia identificabile.
Un Atto di Creazione: Un momento preciso in cui l’arte viene codificata.
Un Testo: Un corpus di regole scritte, una filosofia esplicita.
Una Finalità Individuale: L’espressione della visione di un singolo maestro.
La Lucha Canaria non ha nulla di tutto questo. La sua “fondazione” è avvenuta nell’arco di mille anni, ad opera di migliaia di “fondatori” anonimi, i cui nomi sono andati perduti sulla sabbia del terrero. La sua filosofia non è stata scritta da un intellettuale, ma è stata scolpita dalle necessità pratiche della giustizia comunitaria.
Non esiste un “testo” sacro della Lucha; esistono solo i corpi dei lottatori che la praticano.
SEZIONE III: I “RI-FONDATORI” – FIGURE CHIAVE CHE HANNO PRESERVATO E PLASMATO L’ARTE
Se non possiamo parlare di un “fondatore”, possiamo e dobbiamo parlare di “ri-fondatori”: figure (spesso archetipiche) che, in momenti storici cruciali, hanno raccolto l’eredità collettiva, l’hanno protetta dall’estinzione e l’hanno traghettata in una nuova era, spesso plasmandola a loro immagine.
La storia della Lucha Canaria è la storia di queste “ri-fondazioni” successive.
Ri-Fondatore Archetipico 1: Il Pastore Anonimo (Il Custode dell’Età Oscura)
La prima e più drammatica “ri-fondazione” avvenne dopo la Conquista castigliana (XV-XVI secolo). La società Guanche fu annientata. La sua popolazione fu decimata dalle malattie e dalla guerra, i sopravvissuti venduti come schiavi o assimilati forzatamente. Le loro pratiche culturali, inclusa la Lucha, furono bandite come “pagane” e “selvagge”.
In questo momento, la Lucha avrebbe dovuto estinguersi. E lo avrebbe fatto, se non fosse stato per il suo primo “ri-fondatore”: il Pastore Anonimo.
La Lucha sopravvisse non nelle nuove città costiere, ma negli altipiani interni, nelle zone rurali (medianías) dove il controllo dei nuovi padroni era debole. Sopravvisse tra i discendenti dei Guanches e i coloni poveri che ne avevano assorbito le usanze, e che continuavano l’antico mestiere della pastorizia.
Questo “pastore” non aveva un nome, ma aveva delle necessità:
Doveva difendere il suo gregge e la sua forza era la sua unica arma.
Doveva risolvere le dispute con altri pastori per l’acqua e i pascoli, in luoghi isolati dove non c’era un giudice.
Aveva bisogno di un passatempo nella sua vita solitaria.
Questo pastore “ri-fondò” la Lucha spogliandola della sua veste pubblica e rituale e riportandola alla sua essenza: una pratica di risoluzione dei conflitti e di misurazione della forza. Per due secoli (XVI-XVII), la Lucha fu una pratica clandestina e rurale.
Il Pastore Anonimo è il “ri-fondatore” più importante, perché è l’anello di congiunzione. È il “monaco” che, senza saperlo, ha copiato e preservato il manoscritto antico mentre la biblioteca (la cultura Guanche) bruciava. Senza questo archetipo, non esisterebbe la Lucha moderna.
Ri-Fondatore Archetipico 2: L’Eroe Romantico (Il Creatore del Mito)
La seconda “ri-fondazione” avvenne quando la Lucha riemerse dalla clandestinità, prima nelle feste patronali (Romerías) del XVIII secolo, e poi, in modo esplosivo, nel XIX secolo.
Questo fu il periodo del “Costumbrismo” e del Romanticismo, che celebrava le tradizioni popolari. La Lucha divenne uno spettacolo di massa, basato sulle scommesse (apuestas) e sulla fiera rivalità tra isole (il pique).
Questo nuovo contesto richiedeva eroi, superstar. E li trovò. Questa “ri-fondazione” appartiene ai grandi campioni leggendari, figure che, pur non avendo inventato nulla, “fondarono” il mito moderno della Lucha.
Il più grande di questi fu Francisco María de León (1829-1907), il leggendario “Pollo de Ubre”.
La sua Storia: Nato a Valsequillo (Gran Canaria), era un contadino di forza erculea. Le leggende sulla sua forza (capace di fermare un carro, di atterrare un toro) sono il “certificato di nascita” dell’epica moderna della Lucha.
Il suo Ruolo: Il “Pollo de Ubre” non fu un fondatore di tecniche. Fu il “fondatore” della Lucha come spettacolo di massa e come narrativa eroica. Incarnò l’archetipo della forza della terra, l’orgoglio di Gran Canaria. Le sue sfide contro i campioni di Tenerife non erano solo sport: erano l’Iliade canaria.
Figure come lui, o come il “Pollo de Tajinaste” (Tenerife), “ri-fondarono” la Lucha, trasformandola da un passatempo rurale a un’epopea culturale, l’espressione più alta dell’identità e dell’orgoglio insulare.
Ri-Fondatore Archetipico 3: L’Organizzatore Burocratico (Il Creatore dello Sport Moderno)
La terza “ri-fondazione” è la più recente, la più pragmatica e forse la più controversa. Avvenne a metà del XX secolo, sotto il regime franchista.
Fino agli anni ’40, la Lucha era ancora un caos. Era immensamente popolare, ma le regole cambiavano a ogni incontro (il sistema del pacto), le decisioni arbitrali erano di parte e le risse tra il pubblico erano frequenti. La Lucha rischiava di morire di disorganizzazione.
Il “fondatore” della Lucha moderna fu, paradossalmente, la burocrazia. Nel 1943, sotto l’egida dell’organizzazione franchista “Educación y Descanso”, venne creata la Federación Española de Lucha, che incluse la Lucha Canaria.
Questo portò a un atto “fondativo” cruciale: la stesura del primo “Reglamento” Unificato.
Questo “fondatore” burocratico e anonimo (composto da appassionati, giornalisti e funzionari) cambiò la Lucha per sempre:
Impose Regole Fisse: Stabilì un sistema di punteggio, un tempo limite, e un elenco ufficiale di mañas permesse.
Uccise la Diversità (per Salvare l’Arte): Questo regolamento fu una sintesi, basata principalmente sugli stili di Tenerife e Gran Canaria. Nel farlo, cancellò le varianti locali uniche di La Palma, El Hierro e Fuerteventura. Fu un sacrificio enorme, ma fu il prezzo da pagare per trasformare un insieme di folklore regionali in uno sport unificato.
Creò lo Sport: Questo atto burocratico “ri-fondò” la Lucha, trasformandola da gioco tradizionale a sport moderno, con campionati, classifiche e federazioni.
Senza questo “fondatore” grigio e senza volto, la Lucha oggi sarebbe probabilmente un’esibizione folkloristica minore, come tante altre tradizioni che non hanno saputo adattarsi alla modernità.
Ri-Fondatore Archetipico 4: Il Maestro Moderno (Il “Mandador” come Creatore di Stile)
Infine, nella Lucha contemporanea, la “fondazione” continua a essere un processo collettivo, ma che trova la sua espressione più alta nella figura del “Mandador” (l’allenatore/stratega).
Se il “Reglamento” ha fissato i confini del gioco, il Mandador è colui che, all’interno di quei confini, “fonda” uno stile. Ogni Mandador ha la sua filosofia:
Alcuni “fondano” la loro scuola sulla potenza fisica e sulle mañas de agarre (sollevamenti).
Altri “fondano” la loro scuola sull’astuzia (maña, nel senso letterale), specializzandosi nelle mañas de desvío (sgambetti, deviazioni).
Un Mandador di un club (o di una escuela, la scuola giovanile) non sta semplicemente allenando; sta interpretando la tradizione. Sta selezionando, dal vasto archivio collettivo della Lucha, le tecniche e le strategie che preferisce, e le sta “ri-fondando” in un sistema coerente che trasmette ai suoi allievi.
In questo senso, la Lucha Canaria non smette mai di essere “fondata”. Non è un monumento statico, ma un organismo vivente. Il suo fondatore non è nel passato; è su ogni terrero, ogni sera, in ogni Mandador che insegna a un bambino come afferrare il calzón e, soprattutto, come rialzare l’avversario.
CONCLUSIONE: L’EREDITÀ DEL FONDATORE ASSENTE
Non esiste, quindi, la “storia del fondatore” della Lucha Canaria. Esiste, invece, la storia della sua fondazione perpetua.
Il Popolo Guanche la fondò come necessità di vita, guerra e giustizia.
Il Pastore Anonimo la ri-fondò come atto di resistenza culturale e sopravvivenza.
L’Eroe Romantico (come il “Pollo de Ubre”) la ri-fondò come epica e spettacolo di massa.
Il Burocrate del 1943 la ri-fondò come sport moderno e regolamentato.
Il Mandador moderno la ri-fonda ogni giorno come stile e pedagogia.
La più grande forza della Lucha Canaria risiede proprio in questa assenza. Non essendo legata alla visione di un singolo uomo, non può essere tradita. Non avendo un “testo” sacro, non può diventare un dogma.
Il suo fondatore è il popolo canario stesso, e la sua “storia” è la storia di come quel popolo, attraverso la conquista, la povertà, l’emigrazione, la dittatura e la modernità, sia riuscito a preservare un’idea nata nel Neolitico: che si possa risolvere un conflitto con onore, e che dopo ogni caduta, l’atto più importante sia aiutare l’altro a rimettersi in piedi.
MAESTRI/ATLETI FAMOSI DI QUEST'ARTE
Parlare di “maestri” e “atleti famosi” nella Lucha Canaria significa addentrarsi nel pantheon degli eroi popolari, figure che trascendono il mero risultato sportivo per diventare incarnazioni viventi dell’identità, della forza e dell’astuzia del popolo canario. A differenza delle arti marziali asiatiche, dove il “Maestro” (Sensei, Sifu) è un depositario di una filosofia esoterica e un insegnante formale, nella Lucha Canaria i concetti sono più fluidi e profondamente intrecciati con la vita della comunità.
Il “Maestro” nella Lucha Canaria: Il Campione e il “Mandador”
Il termine “Maestro” (Maestro) non è di uso comune. La Lucha ha due figure che ne incarnano il significato:
Il Grande Campione (L’Eroe Archetipico): I grandi Puntales (i campioni di massimo livello) del passato sono considerati “maestri” in senso lato. Non hanno “fondato” scuole, ma hanno insegnato attraverso l’esempio. Hanno incarnato uno stile, portato una maña (tecnica) alla perfezione e sono diventati il modello a cui le generazioni successive si sono ispirate. Sono i “maestri” dell’epica popolare.
Il “Mandador” (Lo Stratega e l’Insegnante): Se cerchiamo il “maestro” nel senso letterale di “insegnante”, questa figura è il Mandador. Il Mandador è l’allenatore, il tattico, lo stratega che guida la squadra durante la luchada. Nelle escuelas de lucha (le scuole giovanili), i mandadores (o monitores) sono i veri “maestri” che trasmettono la tecnica (la maña) e, soprattutto, la filosofia (la nobleza) ai bambini. Molti grandi Puntales, una volta ritirati, diventano Mandadores, chiudendo il cerchio e diventando formalmente “maestri”.
L’Atleta Famoso: Il “Puntal” e la Cultura dell'”Apodo”
L’atleta famoso per eccellenza è il Puntal. La Lucha Canaria è uno sport di squadra, ma è costruito attorno a questi pilastri. Il sistema di classificazione gerarchizza i lottatori in base alla loro abilità e ai loro successi: i vertici sono i Puntales (divisi in A, B e C), seguiti dai Destacados (A, B, C) e infine dai luchadores de base o senior.
Un Puntal non è solo l’atleta più forte; è l’uomo che porta il peso dell’onore del club, del villaggio o dell’isola sulle sue spalle. È il “re” sulla scacchiera del Mandador, l’uomo che deve affrontare gli altri Puntales in duelli che decidono le sorti della luchada.
Una caratteristica fondamentale per comprendere queste figure è la cultura dell'”Apodo” (il soprannome). I grandi lottatori sono raramente conosciuti con il loro nome di battesimo. Il loro apodo diventa la loro vera identità, un nome di battaglia che ne descrive l’origine, una caratteristica fisica o lo stile:
I “Pollos”: Storicamente, il soprannome più ambito era “Pollo” (gallo), riservato ai campioni imbattuti (“Pollo de Ubre”, “Pollo de Tajinaste”).
I Nomi Geografici: Molti sono legati al luogo di origine (“Faro de Maspalomas”, “Pollo de Máguez”), legando indissolubilmente l’eroe alla sua terra.
I Nomi di Stile o Fisici: Altri derivano da caratteristiche personali (“El Palmero”, “El Guapo”, “El Trota”).
L’analisi di queste figure leggendarie deve seguire i due grandi archetipi narrativi della Lucha: “El Fuerte” (il lottatore di potenza pura, forza bruta, che vince con sollevamenti e dominio) e “El Mañoso” (il lottatore tecnico, astuto, agile, che vince con l’intelligenza, gli sgambetti e la sensibilità). La storia della Lucha è la cronaca dell’eterno duello tra questi due stili.
SEZIONE I: I GIGANTI DEL MITO – L’ERA ROMANTICA (XIX SECOLO)
Questi non sono solo atleti; sono miti fondanti. Le loro storie sono state tramandate oralmente e arricchite di dettagli iperbolici, diventando l’Iliade del popolo canario. Le loro biografie sono più agiografie che cronache, ma definiscono gli archetipi.
Francisco María de León – “El Pollo de Ubre” (1829-1907)
Il “Pollo de Ubre” è l’archetipo assoluto de “El Fuerte”. È l’Ercole di Gran Canaria, il punto di riferimento con cui ogni lottatore di potenza è stato, da allora, paragonato.
Biografia e Contesto: Nato a Valsequillo (Gran Canaria), Francisco María de León era un contadino che viveva in un’epoca pre-regolamentata. La Lucha era un misto di festa popolare, orgoglio locale e scommesse feroci (apuestas). Le sue imprese non sono registrate in federazioni, ma nella memoria collettiva.
La Nascita del Mito: La sua fama non deriva da “campionati” vinti, ma da sfide leggendarie e da dimostrazioni di forza che sfidano la credibilità. Queste storie sono la sua vera eredità:
La Leggenda del Toro: Si narra che un giorno, mentre lavorava la terra, un toro infuriato lo caricò. Invece di fuggire, Francisco lo afferrò per le corna, applicò una torsione (una maña istintiva) e lo atterrò, immobilizzandolo.
La Leggenda del Carro: La storia più famosa racconta di come, durante una festa, scommise di poter fermare un carro carico e trainato da due buoi. Si dice che si mise di fronte al carro, puntò i piedi e, usando la sua immensa forza di gambe e di core, riuscì a fermarne l’avanzata.
Analisi dello Stile (Il Mito dello Stile): Non abbiamo video, ma le descrizioni sono chiare. Il “Pollo de Ubre” non era un mañoso. Era una forza della natura. Non vinceva con astuti sgambetti; vinceva sollevando i suoi avversari. Si dice che la sua presa fosse come una tenaglia d’acciaio e che una volta afferrato un uomo, questi fosse “già caduto”, anche se ancora in piedi. La sua tecnica era la forza applicata: sollevare, controllare e depositare (spesso non gentilmente) l’avversario a terra.
Impatto e Eredità: “El Pollo de Ubre” ha “fondato” l’orgoglio della Lucha di Gran Canaria, tradizionalmente associata alla potenza e alla nobiltà della forza. Ha cementato la rivalità (pique) con Tenerife. Affrontarlo non era solo una sfida sportiva, era un atto di coraggio quasi suicida. La sua figura definisce cosa significhi essere un simbolo: la sua forza non era solo sua, era la forza della sua terra, della sua gente.
I “Pollos” di Tenerife: “El Pollo de Tajinaste” e “El Pollo de la Rumbiada”
Come contraltare necessario al mito di Gran Canaria, Tenerife aveva i suoi eroi. Se Ubre era la forza bruta, la risposta di Tenerife era (ed è spesso stata) l’abilità.
“El Pollo de Tajinaste” (Marcos Galván): Fu uno dei grandi rivali storici del “Pollo de Ubre”. Rappresentava lo stile di Tenerife, tradizionalmente considerato più agile, più veloce, più basato sulle mañas de desvío (sgambetti, deviazioni) e sul sentido (la sensibilità) per i movimenti dell’avversario. Le (poche) luchadas organizzate tra questi giganti erano eventi che paralizzavano le isole.
“El Pollo de la Rumbiada”: Un altro eroe di Tenerife, la cui fama era legata alla sua capacità di sconfiggere avversari molto più pesanti e forti di lui, incarnando l’archetipo de “El Mañoso”.
Questi eroi dell’era romantica non erano atleti moderni. Erano figure omeriche, la cui vera importanza non fu tanto il numero di vittorie, quanto la loro capacità di creare la narrativa della Lucha Canaria: la forza contro l’abilità, Gran Canaria contro Tenerife, l’uomo contro le leggi della fisica.
SEZIONE II: I MAESTRI DELL’ETÀ DELL’ORO (1940-1975)
Questa è l’epoca che ha forgiato la Lucha moderna. Con l’avvento del regolamento unificato (1943) e l’organizzazione sotto “Educación y Descanso”, emersero campioni le cui carriere furono documentate. Questi sono i veri “maestri” tecnici, i cui stili sono ancora oggi studiati e venerati.
Alfredo Martín – “El Palmero” (1928-2013)
Se “Pollo de Ubre” è l’archetipo del Fuerte, Alfredo Martín “El Palmero” è l’archetipo assoluto e insuperato de “El Mañoso”. È considerato da molti il lottatore tecnicamente più perfetto e “magico” di tutti i tempi.
Biografia e Contesto: Nato a El Paso (La Palma), un’isola nota per i suoi lottatori tecnici e agili, “El Palmero” si trasferì a Tenerife, che divenne la sua patria adottiva. Visse in un’epoca di grandi difficoltà economiche, ma di enorme passione per la Lucha.
Analisi dello Stile (La “Magia” del “Mañoso”): “El Palmero” era la negazione della forza bruta. Era relativamente piccolo per essere un Puntal, ma la sua comprensione della biomeccanica, del tempismo e dell’equilibrio era soprannaturale.
Il “Sentido”: La sua dote principale era il sentido (il “sentire”). Si dice che lottasse “con le orecchie”, “sentendo” il minimo spostamento di peso dell’avversario attraverso la presa, e reagendo prima che il pensiero dell’avversario si trasformasse in azione.
Il Re delle Contro-Mañas: Non attaccava quasi mai per primo. La sua specialità era la contro-tecnica (contracogida). Invitava l’avversario (spesso più forte e pesante) ad attaccare, ne sfruttava lo slancio e, con un piccolo, impercettibile movimento (un leggero sgambetto, una torsione del polso), lo faceva cadere.
La “Rematada por Dentro”: Sebbene maestro in tutte le mañas de desvío, la sua firma era la rematada por dentro, una sorta di sgambetto interno fulmineo e quasi invisibile che toglieva la base all’avversario nel momento esatto in cui caricava.
La Rivalità con Santiago Ojeda: La sua carriera fu definita dalla sua rivalità con il grande campione di Gran Canaria, Santiago Ojeda, l’erede del “Pollo de Ubre”. Era, ancora una volta, l’epica dello Fuerte contro il Mañoso. Le loro luchadas erano eventi filosofici: la forza della roccia contro l’intelligenza dell’acqua. Spesso, l’acqua vinceva.
Impatto e Eredità: “El Palmero” è il “maestro” per antonomasia. Ha dimostrato che nella Lucha Canaria, l’intelligenza è superiore alla forza. Ogni lottatore tecnico, agile e “magico” venuto dopo di lui è stato paragonato a lui, e quasi sempre ne è uscito ridimensionato. È il genio tecnico della Lucha.
Santiago Ojeda (1910-1976)
L’antagonista perfetto di “El Palmero” fu Santiago Ojeda, il grande Puntal di Gran Canaria di quell’epoca. Fu l’incarnazione della stabilità, della potenza e della nobiltà.
Biografia e Contesto: Nato ad Arucas (Gran Canaria), Ojeda divenne il simbolo della Lucha della sua isola negli anni ’40 e ’50. Era un uomo di una forza tranquilla, un gigante buono fuori dal terrero, ma una roccia inscalfibile sulla sabbia.
Analisi dello Stile (La “Roccia” de “El Fuerte”): Ojeda era l’opposto di “El Palmero”. Non era un lottatore di guizzi e genialità; era un lottatore di dominio.
La “Media Cadera”: La sua maña preferita era la Media Cadera, una tecnica di proiezione d’anca (simile a un O Goshi del Judo) che richiedeva una forza immensa nel core e nelle gambe. A differenza delle tecniche di sollevamento puro (come la Cogida de Muslo), la Media Cadera è una proiezione dinamica e devastante.
Stabilità Assoluta: La sua dote principale era una stabilità quasi impossibile. Smuoverlo era come cercare di sradicare un albero. Molti mañosos (incluso, a volte, “El Palmero”) “morivano” contro di lui, perché le loro tecniche di squilibrio si infrangevano contro la sua base di granito.
La Nobiltà: Ojeda era famoso non solo per la sua forza, ma per la sua impeccabile nobleza. Era l’avversario rispettato da tutti, il vincitore che aiutava sempre l’avversario a rialzarsi, l’incarnazione del “gigante buono”.
Impatto e Eredità: Santiago Ojeda ha definito il ruolo del Puntal “Fuerte” nell’era moderna. Ha dimostrato che la forza, se combinata con la tecnica (la sua Media Cadera era tecnicamente perfetta) e, soprattutto, con la nobleza, era ancora la via maestra. La rivalità Palmero-Ojeda non è stata una faida, ma un dibattito tecnico al livello più alto della storia dello sport.
Altri Grandi “Maestri” dell’Epoca
Questo periodo fu ricco di talenti straordinari che, pur non raggiungendo la fama mitica dei primi due, furono “maestri” indiscussi:
“Pollo de la Barranquera II” (Manuel Báez): Un altro mañoso leggendario, noto per la sua agilità e la sua capacità di eseguire mañas spettacolari.
“Pollo de Buen Lugar” (Eusebio Ledesma): Un Puntal di Gran Canaria, noto per la sua tecnica e la sua longevità sportiva, un ponte tra la generazione di Ojeda e quella successiva.
SEZIONE III: L’ETÀ DELL’ORO DELL’AUTONOMIA (1975-2008)
Questo è il periodo del “boom”. Con l’arrivo della democrazia in Spagna e la creazione dell’Autonomia Canaria, il denaro pubblico (dai Cabildos e dal Gobierno de Canarias) inondò la Lucha. Nacquero il semi-professionismo, i contratti milionari (per l’epoca) e una nuova generazione di superstar mediatiche.
Juan Barbuzano (1945-2022)
Se “El Palmero” era il Mañoso e Ojeda era il Fuerte, Juan Barbuzano è considerato da molti il lottatore più completo (El Completo) della storia. L’uomo che era, al tempo stesso, forte e mañoso.
Biografia e Contesto: Originario di La Palma (come “El Palmero”, a conferma della tradizione tecnica dell’isola), Barbuzano fu il dominatore assoluto degli anni ’70 e dei primi anni ’80. La sua ascesa coincise con l’inizio del boom economico della Lucha.
Analisi dello Stile (La Sintesi Perfetta): Barbuzano era un prodigio fisico. Aveva la forza di un Fuerte e l’agilità, l’equilibrio e il sentido di un Mañoso.
Repertorio Totale: Non aveva una maña preferita, perché le dominava tutte. Poteva atterrare un avversario con la potenza di una Cogida de Muslo (sollevamento) o con la velocità di un Traspié (sgambetto).
Intelligenza Tattica: Era un lottatore camaleontico. Se affrontava un Fuerte, diventava Mañoso (usando l’agilità). Se affrontava un Mañoso, diventava Fuerte (usando la potenza). Questa intelligenza tattica era quasi imbattibile.
Dominio Assoluto: Per anni, la sua presenza sul terrero era garanzia di vittoria. Era il Puntal A per eccellenza, l’uomo che ogni club desiderava e per cui i Cabildos erano disposti a pagare cifre enormi.
Impatto e Eredità: Barbuzano ha alzato l’asticella. Ha rappresentato la “evoluzione” del luchador, il prototipo dell’atleta moderno e completo. È il punto di riferimento per il Puntal dominante, l’uomo che non ha punti deboli.
Melquiades Rodríguez (Nato nel 1957)
Melquiades Rodríguez rappresenta l’intelligenza pura, la longevità e la transizione da atleta a “maestro” nel senso letterale di Mandador.
Biografia e Contesto: Puntal dominante di Tenerife negli anni ’80 e ’90, la sua carriera è stata una delle più lunghe e costanti ai massimi livelli. Ha vissuto l’apice dell’età dell’oro.
Analisi dello Stile (Il Tattico): Melquiades non era forse il più forte fisicamente né il più “magico” tecnicamente, ma era probabilmente il più intelligente.
Il Lottatore “Freddo”: Era noto per la sua freddezza. Non si faceva prendere dalla foga. Analizzava l’avversario, lo studiava e applicava la strategia decisa.
Maestro della Gestione: Era un maestro nel gestire la luchada. Sapeva quando attaccare, quando difendere, quando stancare l’avversario e quando rischiare. La sua Lucha era “economica”: massimo risultato con il minimo sforzo.
Longevità: Questa intelligenza gli ha permesso di lottare ai massimi livelli per un tempo incredibilmente lungo, adattando il suo stile man mano che il suo fisico cambiava con l’età.
Impatto e Eredità (Il “Maestro” Mandador): L’eredità più grande di Melquiades è forse quella di Mandador. Dopo il ritiro, è diventato uno degli allenatori e strateghi più rispettati. Ha portato la sua intelligenza tattica dalla sabbia alla panchina, diventando un vero “maestro” che forma le nuove generazioni, non solo tecnicamente, ma strategicamente.
José Manuel Pérez – “El Faro de Maspalomas” (1960-2018)
“El Faro” (Il Faro) fu il ritorno del gigante, l’erede dell’archetipo del “Pollo de Ubre” nell’era moderna.
Biografia e Contesto: Un gigante di Gran Canaria (quasi 2 metri di altezza per un peso che superava i 150-160 kg), “El Faro” fu la grande superstar mediatica degli anni ’80 e ’90. Il suo soprannome derivava dal Faro di Maspalomas, un simbolo della sua isola, e dalla sua statura imponente.
Analisi dello Stile (La Potenza Pura): “El Faro” era l’antitesi del Mañoso. Era un lottatore di potenza pura e peso.
La “Cogida de Muslo”: La sua specialità era la Cogida de Muslo (il sollevamento della coscia). Quando “El Faro” afferrava la gamba di un avversario, l’agarrada era quasi sempre finita. Non c’era bisogno di astuzia; sollevava letteralmente l’avversario di peso e lo sbatteva sulla sabbia.
L’Uso del Peso: Usava il suo peso in modo intelligente. Si “sedeva” sulla presa, stancava gli avversari, e li costringeva a soccombere alla sua forza superiore.
Le Rivalità: Le sue luchadas contro i Puntales di Tenerife (come Melquiades Rodríguez) erano la quintessenza del pique. Erano lo scontro tra il gigante di Gran Canaria e il tecnico di Tenerife. Erano eventi che fermavano l’arcipelago.
Impatto e Eredità: “El Faro” è stato l’ultimo grande “gigante” della Lucha, l’incarnazione della forza che diventa spettacolo. Ha rappresentato l’apice dell’età dell’oro, con la sua figura imponente che dominava i terreros e le copertine dei giornali.
SEZIONE IV: L’ERA MODERNA E LE NUOVE FRONTIERE (DAL 2000 A OGGI)
La crisi economica del 2008 ha colpito duramente la Lucha, sgonfiando la bolla del professionismo. I Puntales di oggi non guadagnano più quelle cifre, ma la passione e l’abilità rimangono. Quest’era ha prodotto atleti che hanno dovuto ridefinire il successo e, in un caso, hanno portato il nome della Lucha nel mondo.
Juan Espino – “El Trota” / “El Guapo” (Nato nel 1980)
Juan Espino è, senza dubbio, l’atleta più famoso a livello internazionale proveniente dal mondo della Lucha Canaria, ma anche una figura divisiva. È il ponte tra il mondo isolano del terrero e l’universo globale dell’MMA.
Biografia e Contesto: Nato a Gran Canaria, Espino è un prodotto puro della cantera (il vivaio) canaria. È un lottatore imponente (1,95 m per oltre 120 kg), con una base tecnica eccezionale.
Il Dominio nelle Lotte Tradizionali: Espino non è stato solo un Puntal dominante nella Lucha Canaria (vincendo innumerevoli campionati). La sua grandezza unica sta nell’aver dimostrato la sua superiorità in altre lotte tradizionali:
Lucha Leonesa: Ha vinto numerosi campionati in Spagna.
Lucha Senegalesa (Laamb): Ha viaggiato in Africa e ha combattuto (e vinto) in Senegal, diventando una figura rispettata e quasi mitica anche lì.
Altre Lotte: Ha vinto campionati mondiali di Grappling (FILA). Questo dimostra che la base tecnica della Lucha Canaria (l’equilibrio, il sentido, le leve) è un sistema di grappling d’élite a livello mondiale.
La Svolta: L’MMA e l’UFC: La fama globale è arrivata con la sua decisione di passare alle Arti Marziali Miste (MMA). Ha partecipato e vinto il reality show “The Ultimate Fighter” (TUF 28), guadagnandosi un contratto con la UFC (Ultimate Fighting Championship), la promozione più importante del mondo.
Impatto e Eredità (La Controversia): Espino è una figura complessa per il mondo della Lucha.
Il Traditore? Per alcuni puristi, ha “abbandonato” la Lucha (con la sua nobleza e il divieto di colpi) per uno sport “barbaro” e commerciale (l’MMA).
L’Ambasciatore? Per la maggior parte, Espino è il più grande ambasciatore che la Lucha abbia mai avuto. Ha portato il nome “Lucha Canaria” sui media globali. Ha dimostrato al mondo che le mañas imparate sulla sabbia del terrero sono efficaci contro i migliori lottatori del pianeta. Quando Espino esegue una proiezione in UFC, gli analisti esperti riconoscono la “base” della Lucha. Ha dimostrato che un “Maestro” di Lucha Canaria è un “Maestro” di combattimento, punto.
Altri Atleti Moderni: Il Presente della Lucha
L’era post-crisi ha i suoi eroi, forse meno pagati ma ugualmente celebrati:
Ricardo Rodríguez “Medianito IV”: Un Puntal di Gran Canaria, noto per la sua longevità e la sua tecnica raffinata, un simbolo di costanza.
Eusebio Ledesma: Un Puntal di Tenerife, uno dei dominatori degli ultimi anni, noto per la sua potenza e il suo stile aggressivo.
Álvaro Déniz: Un altro Puntal di Gran Canaria, erede della tradizione dei Fuerte.
SEZIONE V: LE “MAESTRE” – LE PIONIERE E LE CAMPIONESSE DELLA LUCHA FEMMINILE
Per decenni, la Lucha è stata un dominio esclusivamente maschile. Le donne erano presenti solo come spettatrici o madrinas (madrine cerimoniali). L’ascesa della Lucha femminile negli ultimi trent’anni è una delle storie più importanti dello sport, e le sue protagoniste sono “Maestre” nel senso più pieno del termine: hanno dovuto essere atlete, insegnanti e guerriere politiche per guadagnarsi il loro spazio.
Le Pioniere: Rompere la Barriera della Sabbia
Negli anni ’80 e ’90, la Lucha femminile era poco più di un’esibizione folkloristica. Donne coraggiose iniziarono a formare i primi club, spesso lottando contro il ridicolo, lo scetticismo e l’ostilità di un ambiente profondamente conservatore.
Figure Storiche: Donne come Ana María Rodríguez (Tenerife) o le prime lottatrici del club Adargoma (Gran Canaria) non furono solo atlete, furono rivoluzionarie. Sono le “fondatrici” della Lucha femminile. Hanno creato i primi terreros in cui le ragazze potevano allenarsi, hanno combattuto per avere campionati ufficiali e hanno sopportato il peso di essere le prime.
Le “Puntales” Moderne: Le Nuove Eroidi
Oggi, la Lucha femminile è una realtà consolidata, con i suoi campionati, le sue Puntales classificate e le sue escuelas piene di bambine. Le campionesse di oggi sono le eredi dirette di quelle pioniere e sono “maestre” a pieno titolo.
Estefanía Ramírez – “El Sombra” (Gran Canaria): È una delle figure più dominanti e riconoscibili della Lucha femminile moderna. Il suo apodo (“L’Ombra”) è già leggendario.
Analisi dello Stile: “El Sombra” è l’equivalente di un Puntal A maschile. Combina una forza fisica notevole con una tecnica eccellente. Non è solo forte, è mañosa.
Impatto: È un modello per centinaia di ragazze. Dimostra che una donna può essere un Puntal dominante, temuto e rispettato tanto quanto gli uomini. È una “maestra” perché la sua presenza sul terrero ispira la prossima generazione.
Altre Campionesse: Figure come Fatima Manrique (Tenerife) e molte altre lottatrici di alto livello hanno creato un circuito competitivo che, per certi versi, è oggi più dinamico e in crescita di quello maschile.
Queste donne sono “maestre” perché hanno dovuto “ri-fondare” la Lucha. Hanno dovuto dimostrare che la nobleza, la maña e il coraje (coraggio) non hanno genere.
CONCLUSIONE: L’EREDITÀ VIVENTE
Il pantheon dei grandi della Lucha Canaria è la storia stessa delle isole. Inizia con il mito puro, con il “Pollo de Ubre”, un Ercole contadino che rappresenta la forza primordiale della terra. Si evolve nel dibattito filosofico e tecnico, con il genio magico de “El Palmero” (il Mañoso) e la nobile potenza di Santiago Ojeda (il Fuerte). Trova la sua sintesi perfetta nell’atleta totale, Juan Barbuzano, l’uomo che era entrambi. Diventa uno spettacolo globale con i giganti mediatici come “El Faro de Maspalomas”. Infine, si proietta nel XXI secolo con Juan Espino, che usa il terrero come trampolino per conquistare il mondo dell’MMA, e con le Maestre pioniere della Lucha femminile, che hanno conquistato il diritto di lottare sulla sabbia.
Il “Maestro” nella Lucha Canaria non è colui che detiene un sapere segreto, ma colui che, attraverso la sua carriera, incarna uno degli archetipi (forza o astuzia) e, soprattutto, non tradisce mai il principio fondamentale: la Nobleza. Dalle leggende del XIX secolo ai campioni di oggi, l’eredità più grande che un Puntal lascia non sono i trofei, ma il ricordo di come ha aiutato il suo avversario a rialzarsi.
LEGGENDE, CURIOSITÀ, STORIE E ANEDDOTI
Se i punti precedenti hanno descritto lo scheletro (le regole, la storia, i campioni) della Lucha Canaria, questa sezione ne è l’anima. La Lucha non vive solo nel Reglamento ufficiale; vive e respira nell’infinita riserva di storie, leggende iperboliche, aneddoti quasi incredibili e piccole curiosità che vengono tramandate oralmente da una generazione all’altra, spesso sulle gradinate stesse del terrero.
Questa è la storia non scritta, il “costumbrismo” che definisce il carattere della Lucha più di qualsiasi manuale tecnico. È un universo dove il mito fondativo dei Guanches si mescola con le imprese sovrumane dei “Pollos” del XIX secolo, e dove l’astuzia di un Mandador diventa leggenda tanto quanto la forza di un Puntal.
SEZIONE I: LE LEGGENDE FONDATIVE – L’ECO DEI GUANCHES
Le prime leggende non sono aneddoti su individui, ma miti fondativi che spiegano il perché della Lucha. Sono storie che affondano le radici nell’epoca pre-ispanica, tramandate e filtrate dalle cronache dei conquistatori e dall’orgoglio post-coloniale.
La Leggenda del “Duello Giudiziario”: La Nascita della Nobleza
La leggenda più importante, che ogni luchador conosce, non riguarda una vittoria, ma una sentenza. È la storia che fonda la Nobleza.
Si narra che, nella società Guanche, le dispute tra individui o clan non venissero risolte con spargimenti di sangue. In un arcipelago isolato e con risorse limitate (acqua, pascoli), una faida (“guerra privata”) sarebbe stata un suicidio collettivo.
Quando due uomini avevano una contesa irrisolvibile – un confine di pascolo, un debito d’onore – la comunità non si preparava alla guerra, ma al giudizio della sabbia.
La leggenda descrive un rituale preciso. I Guanartemes (re) o gli anziani del villaggio convocavano i due contendenti. Non c’erano avvocati. I due uomini venivano portati in uno spiazzo di terra o sabbia, simile a un terrero primordiale. Lì, di fronte all’intera comunità, dovevano luchar.
L’uomo che riusciva ad atterrare l’avversario – a fargli toccare terra con una parte del corpo che non fossero i piedi – non aveva semplicemente “vinto” un combattimento: aveva “vinto la causa”. La sua vittoria era interpretata come un segno, un giudizio quasi divino (o della terra stessa) che indicava chi fosse nel giusto.
L’aspetto cruciale della leggenda è ciò che accadeva dopo. Il vincitore, per obbligo rituale, doveva immediatamente porgere la mano al perdente e aiutarlo a rialzarsi. Questo gesto non era cortesia: era la reintegrazione. Significava: “La disputa è finita. La sentenza è stata emessa. Ora, torniamo a essere fratelli della stessa comunità”.
Analisi della Leggenda: Questo mito è il “codice genetico” della Lucha. Spiega perché la Lucha è incruenta (non doveva uccidere, ma giudicare), perché è nobile (il rispetto per il perdente era la chiusura del processo) e perché è un fatto comunitario (il pubblico era il testimone della sentenza). È la storia che eleva la Lucha da “sport” a “meccanismo di giustizia sociale”.
La Leggenda di Adargoma: L’Onore nella Sconfitta del Guerriero
Se il duello giudiziario è il mito della pace, esistono anche leggende della guerra, che fondano il valore del Coraje (coraggio). Queste storie provengono dalle cronache della Conquista e descrivono la resistenza aborigena.
Il protagonista di una delle più famose è Adargoma, un guerriero (alcune fonti dicono un Guanarteme, o re) di Gran Canaria, noto per la sua abilità e la sua forza sovrumana.
La leggenda si svolge durante la brutale campagna di conquista di Pedro de Vera. Adargoma, un luchador temuto, guidava la resistenza del suo popolo. I soldati castigliani, protetti da armature d’acciaio e armati di spade, erano tecnologicamente superiori, ma temevano il confronto diretto con questo gigante.
La storia racconta della sua cattura. Non fu un singolo soldato a sconfiggerlo. La leggenda, che si ingigantisce a ogni narrazione, dice che ci vollero dieci soldati castigliani a cavallo per catturarlo. E lo fecero non in un duello leale, ma in un agguato. Adargoma, armato solo della sua maña e forse di un banot (lancia di legno), lottò con una furia tale da disarcionare cavalieri e rompere le loro formazioni.
Alla fine, fu sopraffatto dal numero, ferito e catturato. Portato in catene in Spagna, fu esibito come un trofeo “selvaggio”.
Analisi della Leggenda: Adargoma è il simbolo della dignità nella sconfitta. È l’eroe che, pur sapendo di non poter vincere contro un nemico tecnologicamente superiore, sceglie di lottare fino all’ultimo. È l’incarnazione del luchador che non si ritira mai (no se tumba fácil). Questa leggenda insegna che c’è più onore nell’essere sconfitti combattendo con coraggio, piuttosto che vincere senza onore. È il mito fondativo del Puntal che, anche se sa di perdere, esce sul terrero per “dare tutto” per la sua squadra.
Il Mito dei “Corpi Perfetti”: La Fascinazione Esterna
Una “leggenda” curiosa è quella creata dagli osservatori esterni. Già dalle cronache romane (come quelle di Plinio il Vecchio, sebbene parlasse di altre popolazioni) e poi, con più chiarezza, dai primi esploratori del XIV e XV secolo, emerge un’immagine quasi mitologica dei canari.
Si narra di “giganti”, di uomini di una statura e di una perfezione fisica che gli europei, spesso più piccoli e segnati dalle malattie, non vedevano da tempo. Le cronache sono piene di descrizioni di uomini che correvano più veloci dei cavalli (su terreni scoscesi), che saltavano burroni con le loro lance (il Salto del Pastor) e che, ovviamente, lottavano con una forza e un’agilità “non umane”.
Analisi della Curiosità: Questa “leggenda” esterna ebbe un ruolo cruciale dopo la Conquista. Creò un’aura di nobiltà razziale attorno ai discendenti dei Guanches. Nel XIX secolo, quando la Lucha divenne uno spettacolo romantico, questo mito fu recuperato: il luchador non era un semplice contadino, era il discendente diretto di quei giganti nobili. Questo diede ai luchadores uno status quasi aristocratico nel contesto popolare. Lottare bene significava dimostrare di avere ancora nelle vene il sangue puro e nobile degli antenati.
SEZIONE II: ANEDDOTI IPERBOLICI – L’EPOCA DEI “POLLOS” (XIX SECOLO)
Il XIX secolo è il regno dell’iperbole. Le storie di quest’epoca non sono più miti fondativi, ma aneddoti eroici costruiti attorno a figure storiche reali. Lo scopo di queste storie era cementare la fama di un campione, umiliare un rivale o spiegare una forza che, altrimenti, sembrava inspiegabile. Il protagonista assoluto di questo universo è il “Pollo de Ubre”.
Le “Fatiche” del Pollo de Ubre (Francisco María de León)
Abbiamo già identificato questo campione di Gran Canaria come l’archetipo de “El Fuerte” (Il Forte). Ma la sua fama non vive nei registri, vive negli aneddoti. Questi non sono “fatti”, sono parabole sulla forza.
Aneddoto 1: La “Maña” al Toro (L’Uomo più forte della Natura) Questa è forse la storia più famosa. Esistono molte varianti, ma la più comune è questa: Francisco (“Pancho”) de León stava arando il suo campo con la sua yunta (coppia di buoi). Era un lavoro che faceva da solo, e che si dice facesse con una facilità disarmante. Uno dei suoi buoi (o, in altre versioni, un toro che era scappato da un recinto vicino) improvvisamente impazzì (se volvió loco) e lo caricò.
Un uomo normale sarebbe fuggito o sarebbe morto. Pancho de León no. L’aneddoto racconta che l’uomo, vedendo la bestia che lo caricava, piantò i piedi a terra, aspettò l’impatto e, nel momento esatto in cui il toro lo colpiva, usò la sua conoscenza della Lucha. Non si sa “quale” maña usò – la leggenda è vaga – ma si dice che afferrò il toro per le corna (o per il collo), usò il suo centro di gravità per squilibrare la bestia e, con una torsione immane, la atterrò.
La storia finisce con il toro immobilizzato a terra, mugghiante, e Pancho che, con calma, lo legava.
Analisi dell’Aneddoto: Questa storia è una parabola perfetta.
L’Eroe Culturale: È l’eroe che “domestica” il caos (il toro impazzito) usando l’arte della sua cultura (la Lucha).
La Trasmissione della Tecnica: Dimostra che la maña non è solo un gioco, ma un principio di fisica universale, applicabile anche alla natura selvaggia.
La Forza della Terra: È l’uomo che è letteralmente “più forte” di un toro, il simbolo massimo della forza bruta. Consolida la sua immagine di semidio.
Aneddoto 2: L’Uomo-Ancora (Il Carro e i Buoi) Questa storia è ancora più incredibile e serve a spiegare la sua forza statica (isometrica). Durante una festa di paese (Romería), dopo che Pancho aveva già atterrato tutti gli sfidanti sul terrero, la folla, ubriaca di entusiasmo, voleva di più. Un ricco proprietario terriero lanciò una scommessa (apuesta) apparentemente impossibile.
Fece portare il suo carro più grande, caricato di barili (o pietre, a seconda della versione), e vi attaccò la sua coppia di buoi più forte. La scommessa era: “Scommetto X (una cifra enorme) che ‘El Pollo de Ubre’ non riesce a fermare il mio carro in movimento”.
Pancho accettò. Il carrettiere spronò i buoi. Il carro iniziò a muoversi. L’aneddoto descrive “El Pollo” che si mette di fronte, afferra il timone del carro, pianta i piedi nel terreno e, mentre i buoi tirano con tutta la loro forza, l’uomo diventa un’ancora.
La leggenda dice che, dopo alcuni secondi di tensione, con i muscoli di Pancho che sembravano “pietre” e il terreno che si sollevava sotto i suoi piedi, non fu l’uomo a cedere. Furono i buoi a fermarsi, sfiniti, incapaci di spostare quell’ostacolo umano.
Analisi dell’Aneddoto: Se la storia del toro era sulla forza dinamica e la tecnica, questa è sulla stabilità. È la metafora perfetta del Puntal. Il Puntal è l’uomo che “ancora” la sua squadra, l’uomo che non può essere spostato, il centro di gravità del villaggio. “El Pollo de Ubre” non era un uomo, era una radice.
Aneddoto 3: La Presa Stritolante Esistono decine di storie minori sulla sua presa (grip). Si dice che la sua stretta di mano fosse temuta. Non perché fosse cattivo, ma perché non si rendeva conto della sua forza. Un aneddoto racconta che un mandador rivale, volendo studiarlo, gli strinse la mano con forza. Pancho, per cortesia, rispose alla stretta. Il mandador finì in ginocchio, con le lacrime agli occhi, e non poté usare la mano per una settimana.
Un’altra storia dice che, per divertimento, prendesse le noci e, invece di romperle con un sasso, le mettesse tra pollice e indice e le frantumasse.
Analisi dell’Aneddoto: La Lucha Canaria, specialmente prima del calzón de brega moderno, era una lotta di prese. La forza della presa era tutto. Questi aneddoti servivano a dire ai rivali: “Non importa quanto tu sia tecnico. Nel momento in cui quest’uomo ti afferra, la lotta è finita”.
SEZIONE III: STORIE DI ASTUZIA – L’EPICA DEL “MAÑOSO”
Se il XIX secolo celebrava la forza, il XX secolo, con la sua regolamentazione e la sua enfasi sulla tecnica, iniziò a celebrare l’opposto: l’astuzia. Le leggende de “El Fuerte” sono visive e iperboliche. Le storie de “El Mañoso” (Il Tecnico) sono psicologiche e quasi magiche.
La Leggenda di Alfredo Martín “El Palmero”: L’Uomo che Lottava con le Orecchie
“El Palmero” (Alfredo Martín) è l’archetipo de “El Mañoso”. Le storie su di lui non riguardano la forza, ma una sensibilità soprannaturale, il “sentido”.
Aneddoto 1: Lottare con le Orecchie (e non con gli Occhi) Si dice che “El Palmero” fosse quasi cieco da un occhio, o che comunque la sua vista non fosse perfetta. Quando gli avversari glielo facevano notare, o i giornalisti glielo chiedevano, lui rideva e rispondeva con una frase diventata leggenda: “Non importa. Io non lotto con gli occhi. Io lotto con le orecchie”.
Cosa significava? Significava che la sua Lucha non era visiva, ma tattile e uditiva. Quando afferrava l’avversario, la presa era il suo “orecchio”. Diceva di poter “sentire” il pensiero dell’avversario prima che diventasse azione. Poteva sentire quale muscolo si tendeva, quale piede stava per spostare il peso, e reagiva a quella frazione di secondo.
Un aneddoto correlato racconta di una luchada in un terrero all’aperto, di notte. L’illuminazione era scarsa. L’avversario era un Puntal enorme, forte e giovane, che basava tutto sull’attacco. “El Palmero”, ormai più anziano, si trovò nell’ombra. Il rivale si lamentò con l’arbitro: “Non vedo nulla, non si può lottare”. “El Palmero” rispose: “Meglio per te, ragazzo. Se tu non vedi me, io non vedo te. Siamo pari. O forse io ho un vantaggio”. Quella sera, nell’ombra, “El Palmero” atterrò il gigante due volte di fila, usando solo il sentido.
Analisi dell’Aneddoto: Questa è la leggenda fondativa del Mañoso. Sostituisce l’epica della forza con l’epica dell’intelligenza. È l’eroe che non ha bisogno della forza bruta (vista, muscoli), ma che usa una dote superiore, quasi mistica (il sentido). È il “maestro Zen” della Lucha Canaria.
Aneddoto 2: L’Invito (La Trappola) “El Palmero” era il maestro della contra-maña (la contro-tecnica). Le storie su di lui raccontano di come “invitasse” l’avversario a cadere. La sua agarrada tipica era questa: l’avversario (più forte) lo afferrava. “El Palmero” assumeva una posizione apparentemente debole, quasi “aperta”. L’avversario, vedendo un’apertura, lanciava il suo attacco migliore (spesso una Cogida de Muslo).
Nel momento esatto in cui la forza dell’avversario era al suo apice e il suo equilibrio era più compromesso (perché tutto proteso nell’attacco), “El Palmero” faceva una cosa minuscola: un leggero spostamento d’anca, un impercettibile sgambetto (traspié), una torsione del polso.
L’avversario, che si aspettava una resistenza da “roccia”, trovava il vuoto. Tutta la sua forza esplosiva, non trovando un bersaglio, lo trascinava a terra da solo.
Analisi dell’Aneddoto: È la versione canaria del principio dell’Aikido o del Judo (Jū, la cedevolezza). Non si oppone la forza alla forza. Si guida la forza dell’avversario dove si vuole. “El Palmero” non “buttava” (atterrava) gli avversari; li “lasciava cadere”. Questa è l’apoteosi della maña (astuzia).
Aneddoto 3: L’Astuzia del “Mandador”: Il Sacrificio Tattico Le storie di astuzia non riguardano solo i lottatori. Riguardano i Mandadores (gli allenatori/strateghi).
Una storia classica, ripetuta in molte varianti, è quella del sacrificio tattico. Siamo in una luchada cruciale. Il Puntal A della squadra A (un gigante Fuerte) è in serata di grazia e ha già eliminato tre uomini. Il Mandador della squadra B deve fermarlo. Sa che il suo Puntal A (un Mañoso) deve ancora lottare. Se lo manda subito contro il gigante, lo scontro sarà tra due uomini freschi.
Il Mandador della squadra B fa una scelta diversa. Chiama il suo Destacado B (un lottatore di medio livello, forte ma non un campione) e gli dice: “Esci tu. E non provare a vincere. Voglio che tu lo faccia lottare per tutti i 90 secondi. Fallo sudare. Fallo muovere. Non cadere al primo attacco. Fagli bruciare le gambe. Devi morire lì sopra, ma devi stancarlo per il nostro Puntal“.
L’aneddoto descrive il Destacado B che esegue l’ordine. Esce e ingaggia una lotta difensiva, quasi “sporca”, aggrappandosi, evitando la brega aperta, costringendo il gigante a spingere, a sollevare, a sprecare energie. L’arbitro lo ammonisce per passività, ma lui resiste. Perde, come previsto.
Ma quando il gigante, ormai sudato e con il fiato corto, deve affrontare il Puntal A della squadra B (che è fresco), la storia cambia. Il Mañoso fresco, contro un Fuerte stanco, riesce ad applicare la sua tecnica e vince la luchada.
Analisi dell’Aneddoto: Questa è una leggenda sulla filosofia collettiva. L’eroe non è il Puntal che vince, ma il Destacado che si “sacrifica” per la squadra. È un aneddoto che insegna l’umiltà, la strategia e il fatto che la Lucha si vince con la testa (del Mandador) prima che con i muscoli (dei luchadores).
SEZIONE IV: CURIOSITÀ E “FATTI MINORI” – IL SALE DELLA LUCHA
La cultura della Lucha è intessuta di migliaia di piccole curiosità e storie che ne rivelano il funzionamento interno, le sue ossessioni e le sue connessioni con il mondo.
Curiosità 1: La Scienza dell'”Apodo” (Il Soprannome) Nessun luchador è veramente famoso finché non ha un apodo (soprannome) che “funziona”. Questo non viene scelto dall’atleta, ma assegnato dalla comunità (il pubblico, i giornalisti, i compagni). È un battesimo popolare. L’origine degli apodos è una scienza.
Geografici (I più comuni): Legano l’uomo alla sua terra. “El Palmero” (da La Palma), “Faro de Maspalomas” (dal Faro di Maspalomas a Gran Canaria), “Pollo de Máguez” (dal villaggio di Máguez a Lanzarote).
Fisici o Tecnici: Descrivono una caratteristica. “El Guapo” (Il Bello, per Juan Espino), “El Trota” (Il Trotterellatore, sempre per Espino, per il suo modo di muoversi), “El Sombra” (L’Ombra, per la luchadora Estefanía Ramírez, per la sua velocità).
Di Famiglia (Le Dinastie): Molto comuni. I “Pollos de la Barranquera” (I, II, III) o i “Medianito” (I, II, III, IV). L’aneddoto qui è che spesso il figlio deve portare il peso del soprannome del padre, e la sua carriera è un costante paragone.
Misteriosi: A volte l’origine si perde. “Krueger” (un famoso club di Tenerife) prese il nome non da un luchador, ma perché i fondatori, negli anni ’70, andarono al cinema a vedere “Quel maledetto treno blindato” (noto all’estero come “Inglourious Basterds”, ma che aveva un personaggio con quel nome).
La curiosità è che l’intera carriera di un lottatore è legata a quel nome. È la sua “marca” (brand) popolare.
Curiosità 2: La Lucha Transatlantica (Cuba e Venezuela) Questa non è una leggenda, è storia, ma ha generato i suoi aneddoti. Decine di migliaia di canari emigrarono a Cuba e in Venezuela tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Portarono con sé la Lucha.
L’Aneddoto Cubano: Si narra che a L’Avana, negli anni ’20, le luchadas tra isleños (canari) fossero eventi di richiamo. Ma l’aneddoto più interessante è quello dell’“agguato tecnico”. I luchadores cubani (locali), abituati alla boxe o a lotte più “sporche”, non capivano la Lucha. Sfidavano i canari pensando che fosse un gioco. Una storia racconta di un guapo (un duro) di un quartiere dell’Avana che sfidò un isleño magro (un mañoso). Il cubano partì con pugni. L’isleño, per istinto, schivò, afferrò l’avversario e, applicando una maña (forse una Burra o Media Cadera), lo proiettò violentemente sul selciato. Il cubano, che non aveva mai imparato a cadere, rimase senza fiato e la sfida finì lì. L’aneddoto serviva a dimostrare la superiorità tecnica della Lucha sulla semplice “violenza”.
Curiosità 3: La “Ropa de Brega” e l’Astuzia Illegale L’abbigliamento (ropa de brega) ha le sue storie. Il calzón (pantalone) deve essere arrotolato (arremangado) in un modo specifico per offrire una presa. Qui nasce l’astuzia.
L’Aneddoto del “Resbalón” (Lo Scivolone): Un’antica “truffa” (oggi impossibile con i regolamenti) era quella di insaponare o oliare leggermente il calzón de brega. L’avversario afferrava, ma al momento della trazione, la mano scivolava, rendendo impossibile qualsiasi maña di sollevamento. Era una tecnica da luchador “sporco”, odiato dal pubblico.
L’Arrotolamento Illegale: Un’altra micro-truffa è il modo di arrotolare il pantalone. Se lo arrotoli troppo “stretto” (usando magari un piccolo spago all’interno, illegalissimo), diventa duro come il cuoio e fa male alle mani dell’avversario. Se lo arrotoli troppo “largo” o “morbido”, la presa cede. La negoziazione su “come hai arrotolato il pantalone” è un classico battibecco pre-agarrada.
Curiosità 4: L’Onore dei “Puntales” – La “Luchada” Rifiutata Queste sono storie di nobleza estrema. Si racconta di un Puntal A (campione) che doveva affrontare un giovanissimo luchador de base della squadra avversaria. Per le regole del tempo, il giovane fu costretto a uscire contro il campione.
Sulla carta, è un’esecuzione. Il Puntal A, un gigante, afferrò il ragazzo. Il ragazzo, terrorizzato, tremava. Il Puntal sentì la paura e la differenza di peso. Fece un paio di finte, poi, invece di atterrarlo, si lasciò cadere (o forzò una revuelta, un pareggio).
Il pubblico rimase in silenzio, poi capì. Il Puntal aveva scelto di non umiliare il ragazzo. Aveva “perso” (o pareggiato) l’agarrada di proposito. Quando tornò alla sua sedia, il suo Mandador (che in teoria avrebbe dovuto essere furioso) non disse nulla, ma gli strinse la mano.
Analisi dell’Aneddoto: Questa è la Nobleza che trascende la competizione. Il Puntal ha dimostrato che la sua reputazione di uomo “nobile” era più importante della sua reputazione di lottatore “imbattibile”.
Curiosità 5: Il Cibo del “Luchador” Prima della nutrizione sportiva moderna, la “dieta” del luchador era essa stessa leggenda.
Il “Gofio”: L’alimento base era il Gofio, la farina di cereali tostati (mais, grano) che è il cibo nazionale canario. Il Gofio amasado (impastato) o sciolto nel latte era considerato la fonte della forza del luchador. Era un cibo da contadini, denso, calorico.
L’Aneddoto della “Pella”: Si dice che i luchadores prima di una luchada mangiassero una pella de gofio (una palla di gofio impastato) e bevessero un bicchiere di vino. Questo dava loro “fuoco” (calor) e forza (fuerza). Gli aneddoti sulla quantità di Gofio che un “Pollo de Ubre” poteva mangiare sono, ovviamente, iperbolici, legando ancora una volta l’eroe al prodotto della sua terra.
SEZIONE V: MITI MODERNI E LEGGENDE IN FORMAZIONE
Le leggende non sono finite nel XIX secolo. Stanno accadendo anche oggi, anche se in forme diverse. I miti moderni non riguardano più i tori, ma la globalizzazione, i media e il cambiamento sociale.
La Leggenda di Juan Espino: L’Ambasciatore e il “Re del Senegal” Juan Espino (“El Guapo” / “El Trota”) ha creato un mito moderno che nessun luchador del passato poteva eguagliare: quello dell’ambasciatore globale.
La sua leggenda più incredibile non si svolge nelle Canarie, ma in Africa. Espino, affascinato da tutte le forme di lotta, decise di andare in Senegal per imparare la Laamb (Lotta Senegalese), uno sport che è una religione nazionale lì, praticato da giganti e che (nella sua versione con colpi) è molto più violento della Lucha Canaria.
L’aneddoto è un “Pollo de Ubre” al contrario. Espino (il “forte” canario) arriva in Senegal (la terra dei “forti” africani) e inizia ad allenarsi. I lottatori senegalesi, vedendo questo “turista” bianco, sono scettici. Espino inizia a combattere. E vince. Applica le mañas della Lucha Canaria (che sono tecnicamente più raffinate per lo squilibrio) contro la forza bruta dei senegalesi. Vince così tanto e con così tanto rispetto (applicando la nobleza canaria in un contesto diverso) che diventa una celebrità.
La leggenda culmina con la sua vittoria nel torneo “Re delle Arene” (o simili), diventando il primo (e unico) bianco a raggiungere un tale status in Senegal.
Analisi dell’Aneddoto: Questa è una leggenda potente per il XXI secolo. Non è più solo “la nostra lotta è forte”. È “la nostra lotta è tecnicamente superiore e universalmente efficace“. Juan Espino, vincendo in Senegal e poi nell’UFC, ha portato la piccola tradizione del terrero sulla scena mondiale, dimostrando che la maña imparata dai suoi mandadores poteva atterrare qualsiasi uomo sul pianeta.
L’Aneddoto della “Luchadora”: Rompere il Tabù Le leggende più recenti sono quelle della Lucha femminile. Per decenni, le donne non potevano lottare. La sabbia era “maschile”.
L’aneddoto fondativo della Lucha femminile non è uno, ma si ripete in ogni club: la storia della prima ragazza. Si racconta di una ragazza, magari la sorella o la figlia di un luchador, che insisteva per allenarsi. Il Mandador, un uomo anziano e tradizionale, era contrario (“Le donne non lottano”). Ma la ragazza insisteva.
Alla fine, il Mandador cede, pensando di darle una lezione. Le dice: “Va bene. Vatti a cambiare. Oggi ti alleni”. E poi, sottovoce, dice a uno dei ragazzi più giovani (un “cadetto”): “Vai facile, ma… falla cadere. Falla cadere forte, così capisce e se ne va a casa”.
L’agarrada inizia. Il ragazzo, forse arrogante, forse nervoso, attacca. E la ragazza, che aveva osservato per anni dalle gradinate, che aveva la Lucha nel sangue, applica una maña perfetta (spesso un traspié o una burra) e atterra il ragazzo.
L’aneddoto si conclude con il silenzio assoluto nel terrero. Il Mandador che sgrana gli occhi. E poi, lentamente, l’allenatore che dice: “Okay. Rialzatevi. E ora fallo di nuovo”.
Analisi dell’Aneddoto: Questa è la storia della “ri-fondazione” moderna. È la leggenda che rompe il tabù di genere. Dimostra che la maña non ha genere. La ragazza che atterra il ragazzo è il “Pollo de Ubre” del XXI secolo: è la figura che cambia le regole del gioco e apre la porta a una nuova era.
Conclusione: Il “Mentidero” del Terrero La Lucha Canaria è un oceano di queste storie. Il terrero, dopo l’allenamento, o le gradinate durante una luchada di bambini, sono conosciuti come il “mentidero” (il “luogo delle bugie” o delle chiacchiere). È lì che queste storie vengono raccontate, gonfiate, modificate e tramandate.
Un vecchio luchador che racconta a un bambino la storia di “El Palmero” non sta solo passando il tempo; sta eseguendo l’atto di trasmissione orale che ha tenuto in vita la Lucha per cinquecento anni. Le leggende, le curiosità e gli aneddoti non sono un contorno: sono il Gofio che nutre l’anima di questo sport.
TECNICHE DI QUEST'ARTE
Il cuore pulsante, l’essenza stessa della Lucha Canaria, risiede nel suo vasto e sofisticato vocabolario tecnico. Queste tecniche, conosciute universalmente come “Mañas”, non sono semplicemente “mosse” o “prese” nel senso occidentale del termine. La parola stessa “maña” in spagnolo si traduce con “abilità”, “destrezza”, “astuzia” o “ingegno”.
Questa etimologia è fondamentale: una maña non è un atto di forza bruta, ma un’applicazione intelligente della fisica, un’espressione di astuzia biomeccanica progettata per raggiungere un unico, chiaro obiettivo: la “caída” (la caduta) dell’avversario.
L’intero sistema tecnico della Lucha Canaria è un’anomalia nel mondo delle arti da combattimento. È un sistema incruento per filosofia e per regolamento. Qualsiasi tecnica che si basi sull’infliggere dolore, sul colpire, sullo strangolare o sull’iper-estendere un’articolazione non solo è vietata, ma è concettualmente estranea all’arte. Non esistono pugni, calci, leve articolari o strangolamenti.
La maña è, quindi, la scienza pura dello squilibrio.
Questo capitolo esplorerà in modo esaustivo questo vocabolario, de-costruendo i principi fondamentali, classificando le famiglie di tecniche e analizzando nel dettaglio le mañas più importanti: come vengono eseguite, perché funzionano e come vengono contrastate.
SEZIONE I: I PRINCIPI FONDAMENTALI (LE “LEGGI” DELLA MAÑA)
Prima di poter analizzare le singole tecniche, è indispensabile comprendere i principi fondamentali su cui si basa l’intero sistema. Sono le “leggi della fisica” del terrero che ogni luchador deve interiorizzare.
Principio 1: L’Interfaccia – L’Agarrada e il Calzón de Brega
Ogni maña inizia da, e dipende da, la “Agarrada” (la presa). La Lucha Canaria è una lotta di “presa fissa”. A differenza del Judo o della Lotta Libera, dove gran parte del combattimento consiste nel lottare per la presa (il grip-fighting), la Lucha inizia con la presa già stabilita.
L’interfaccia tecnica è il calzón de brega, il robusto pantalone arrotolato (arremangado) sulla coscia dell’avversario. Questa è la maniglia, il “joystick” attraverso cui si controlla l’avversario. La mano (solitamente la sinistra) afferra saldamente questo bordo arrotolato. La mano destra è “libera” e cerca prese secondarie (la manica, l’altro lato del pantalone, la cintura).
Questa presa fissa ha implicazioni enormi:
Elimina la Distanza: La lotta è sempre e solo a distanza ravvicinata (corta distancia).
Enfatizza la Forza Isocinetica: La forza della presa (grip) è un fattore primario.
Crea una Connessione Costante: Le mani sono i “sensori”.
Principio 2: Il “Sentido” (La Sensibilità Propriocettiva)
Questo ci porta al principio più mistico ma più reale: il “sentido” (il “sentire” o la sensibilità). I grandi maestri (i mañosos) dicono di “lottare con le orecchie” o “con le mani”, non con gli occhi.
Poiché la presa è costante, il luchador riceve un flusso ininterrotto di informazioni tattili e propriocettive. Non ha bisogno di vedere l’avversario che sposta il peso; lo sente attraverso la tensione sul calzón. Sente quale muscolo si contrae, quale piede sta per alleggerirsi.
Una maña non è quasi mai un attacco “al buio”. È una reazione a un segnale impercettibile. È la capacità di sentire lo squilibrio dell’avversario un millisecondo prima che lui stesso se ne renda conto. Questo sentido è ciò che differenzia un atleta forte da un vero luchador.
Principio 3: Il Dominio del Centro di Gravità (La Biomeccanica Pura)
Tutta la Lucha è un gioco per il controllo del centro di gravità (CdG). L’obiettivo è semplice: far sì che il CdG dell’avversario esca dalla sua base d’appoggio (i suoi piedi).
Ogni maña è un metodo diverso per raggiungere questo scopo:
Sollevarlo: Alzare fisicamente il suo CdG da terra, rendendolo instabile (Mañas de Agarre).
Deviarlo: Spostare il suo CdG lateralmente o rotazionalmente, usando il suo stesso slancio (Mañas de Desvío).
Rompere la Base: Rimuovere la base d’appoggio da sotto il suo CdG (Mañas de Bloqueo).
Il bravo luchador mantiene il suo CdG basso, stabile e sempre all’interno della sua base.
Principio 4: La Sabbia (L’Elemento Instabile)
Il terrero di sabbia non è uno sfondo scenografico; è il partner tecnico più importante. La sabbia cambia radicalmente la biomeccanica rispetto a un tatami o a un ring.
Nega la Forza Esplosiva “da Terra”: Sulla sabbia, è quasi impossibile “sparare” un attacco esplosivo con le gambe (come lo shoot di un lottatore di Libera). La sabbia “assorbe” la forza. Questo premia la forza statica e la fluidità.
Premia l’Equilibrio “Felino”: L’equilibrio sulla sabbia è precario. Richiede una sensibilità podalica (con i piedi nudi) estrema.
Rende Devastanti i Blocchi: Una maña di blocco (come un Toque por Dentro, un tocco sulla caviglia) su un tatami è fastidiosa. Sulla sabbia, dove il piede affonda, è devastante e rompe l’equilibrio quasi istantaneamente.
Permette la Sicurezza: La sabbia attutisce le cadute, permettendo l’esecuzione di proiezioni ad alta ampiezza (come la Burra) che sarebbero pericolosissime altrove.
SEZIONE II: LA CLASSIFICAZIONE FORMALE DELLE MAÑAS
Il vasto repertorio della Lucha Canaria è stato codificato e classificato dalla Federación de Lucha Canaria. Sebbene esistano decine di varianti regionali e sottotecniche, il regolamento ufficiale le raggruppa in tre famiglie principali, basate sul principio biomeccanico utilizzato.
MAÑAS DE AGARRE (O DE PRESA): Tecniche che si basano sull’afferrare attivamente una parte del corpo dell’avversario (di solito le gambe o il tronco) per sollevarlo e atterrarlo. Sono le tecniche de “El Fuerte” (Il Forte), che richiedono grande potenza.
MAÑAS DE DESVÍO (O DE DESEQUILIBRIO): Tecniche che non sollevano l’avversario. Si basano sull’uso della sua stessa forza, del suo movimento o del suo peso per deviare il suo equilibrio e reindirizzarlo. Sono le tecniche de “El Mañoso” (L’Astuto), che richiedono tempismo e sentido.
MAÑAS DE BLOQUEO (O DE MERMAR): Tecniche che utilizzano principalmente le gambe o i piedi per bloccare o “frenare” (mermar) un arto dell’avversario (caviglia, ginocchio), creando un inciampo o rompendo la sua base.
Andremo ora ad analizzare, in modo enciclopedico, le mañas più importanti all’interno di ciascuna di queste famiglie.
SEZIONE III: L’ENCICLOPEDIA DELLE MAÑAS – GRUPPO 1: MAÑAS DE AGARRE (TECNICHE DI PRESA E SOLLEVAMENTO)
Queste sono le tecniche più spettacolari e amate dal pubblico, poiché incarnano la potenza fisica. Sono l’equivalente della “schiacciata” nel basket.
COGIDA DE MUSLO (“Presa della Coscia”)
Questa è la regina delle mañas, la più iconica e una delle più efficaci. È il simbolo della potenza del Puntal.
Descrizione Tecnica: La Cogida de Muslo è un sollevamento. Il luchador (supponiamo un destrimano) mantiene la sua presa sinistra sul calzón sinistro dell’avversario. L’azione avviene con la mano destra.
Fase 1: L’Entrata (L’Agachada): Il lottatore abbassa drasticamente il proprio centro di gravità, piegando le ginocchia (un movimento di squat) per portarsi sotto il CdG dell’avversario.
Fase 2: La Presa (L’Agarre): La mano destra scende e si infila nello spazio tra le gambe dell’avversario, cercando di afferrare l’esterno della coscia opposta (la destra del lottatore afferra la coscia sinistra dell’avversario). La testa del lottatore si posiziona all’interno, contro il petto o il fianco dell’avversario, per protezione e per spingere.
Fase 3: L’Esecuzione (Il Sollevamento): Questo è un movimento esplosivo che combina un deadlift (stacco da terra) e uno squat. Il lottatore spinge con tutta la forza delle sue gambe (quadricipiti, glutei) e della schiena (erettori spinali), mentre tira con la presa sinistra sul calzón e solleva la gamba catturata con la destra.
Fase 4: La Caduta (El Vuelco): Una volta che l’avversario è sollevato da terra e poggia solo su una gamba (o è completamente in aria), è in una posizione di estrema vulnerabilità. Il lottatore completa la maña con una torsione del tronco e delle braccia, “rovesciandolo” (vuelco) sulla sabbia.
Principi Biomeccanici: È un’applicazione pura della forza della catena posteriore e dei quadricipiti. La chiave è portare il proprio CdG sotto quello dell’avversario prima di iniziare il sollevamento. La testa all’interno funge da perno e da scudo.
Varianti:
Cogida de Muslo por Dentro: Meno comune, la mano destra afferra l’interno della coscia destra (la più vicina).
Cogida de Tobillo: Una variante più “mañosa”. Invece della coscia, si afferra la caviglia (tobillo). È un “ankle pick”, un sollevamento a leva lunga, molto più veloce ma che richiede grande tempismo.
Errori Comuni: Sollevare “di schiena” e non “di gambe” (rischio di infortunio). Avere la testa all’esterno (rischio di essere spinti via). Iniziare il sollevamento prima di avere una presa salda.
Contro-Mañas (Contras):
Sprawl: Allargare le gambe e abbassare il bacino (come nella Lotta Libera) per rendere impossibile il sollevamento, rendendo il proprio corpo “pesante”.
Toque por Dentro: Bloccare con il piede la gamba di supporto del lottatore che attacca.
Engatillada: (Vedi Gruppo 3) Agganciare con il proprio piede la gamba di supporto dell’attaccante.
CUCHARÓN (“Mestolo” o “Cucchiaione”)
Simile alla Cogida, ma ancora più profonda e potente. È una maña da specialisti della forza pura.
Descrizione Tecnica: L’entrata è simile alla Cogida, ma l’obiettivo della mano destra è diverso.
Fase 1: L’Entrata Profonda: Il lottatore deve abbassarsi ancora di più.
Fase 2: La Presa “a Cucchiaio”: La mano destra non afferra l’esterno della coscia, ma passa sotto la coscia (la destra dell’avversario) dal centro, con il palmo della mano rivolto verso l’alto. Il braccio (avambraccio e bicipite) crea un “cucchiaio” che “raccoglie” l’intera gamba dell’avversario.
Fase 3: L’Elevazione: Il sollevamento è ancora più potente. Il lottatore non sta solo sollevando, sta “raccogliendo” l’avversario da sotto. Questo spesso solleva l’avversario completamente da terra.
Fase 4: La Caduta: Essendo una presa più centrale, la caduta è spesso una “schiantata” (controllata) sulla schiena o sul fianco.
Principi Biomeccanici: È uno zercher squat o un atlas stone lift applicato a un essere umano. Richiede una forza immensa nella schiena, nei bicipiti e nelle gambe. È una delle mañas che richiede meno sentido e più “cavalli motore”.
Varianti: Doble Cucharón (rarissimo e quasi impossibile, sollevare entrambe le gambe).
Errori Comuni: Non riuscire a scendere abbastanza. Perdere la presa sul calzón con la mano sinistra.
Contro-Mañas: Le stesse della Cogida de Muslo, ma ancora più incentrate sullo sprawl e sul mantenere il peso basso, impedendo all’attaccante di infilare il “cucchiaio”.
BURRA
Il nome (“Asina”) è onomatopeico, perché la tecnica “scalcia” l’avversario. È la proiezione d’anca per eccellenza, un classico presente in molte culture (è l’O Goshi o Koshi Guruma del Judo).
Descrizione Tecnica: Questa è una maña di rotazione e leva, non di sollevamento diretto.
Fase 1: La Preparazione (La Presa Alta): L’attaccante deve portare la sua presa destra (la mano libera) in alto, sul colletto, sulla spalla o avvolgendo il collo (Media Cadera).
Fase 2: L’Entrata (Il Perno): L’attaccante esegue un passo rapido e una rotazione di 180 gradi, dando la schiena all’avversario. Il piede (destro) si posiziona tra i piedi dell’avversario o leggermente oltre.
Fase 3: L’Esecuzione (La Leva d’Anca): Questo è il cuore. L’attaccante piega le ginocchia e spinge la propria anca (cadera) all’indietro e in basso, posizionandola sotto il centro di gravità dell’avversario. L’anca diventa il fulcro di una leva.
Fase 4: La Proiezione: L’attaccante tira con entrambe le braccia (la sinistra sul calzón, la destra sul collo/spalla) e simultaneamente raddrizza le gambe e la schiena, proiettando l’avversario sopra la propria anca e facendolo atterrare di fronte a sé.
Principi Biomeccanici: È una leva di primo tipo perfetta. L’anca è il fulcro, il peso dell’avversario è la resistenza, la trazione delle braccia è la forza applicata. Sulla sabbia, il posizionamento dei piedi (il “perno”) deve essere rapido e preciso.
Varianti:
Burra Sentado: Una versione in cui l’attaccante quasi si “siede” per proiettare.
Burra de Cadera Baja: Molto profonda, quasi una proiezione “in ginocchio”.
Errori Comuni: Non entrare abbastanza in profondità con l’anca. Non tirare abbastanza con le braccia. Perdere l’equilibrio all’indietro durante la rotazione.
Contro-Mañas:
Trancada: L’avversario usa la propria gamba per “bloccare” (trancar) l’anca dell’attaccante, impedendogli di completare la rotazione.
Bajar el Peso: Il difensore si “siede” e abbassa il proprio CdG, rendendo impossibile per l’attaccante posizionare l’anca sotto.
Seguir la Rotación: (Molto avanzato) Girare insieme all’attaccante per riprendere l’equilibrio.
SACÓN (O ZANCÓN)
Una potente maña di torsione. Il nome deriva da “sacar” (tirar fuori, estrarre). Si “estrae” l’avversario dal suo equilibrio.
Descrizione Tecnica: È una maña di trazione e rotazione.
Fase 1: La Presa (L’Ancora): L’attaccante stabilisce una presa forte sul calzón con la mano sinistra.
Fase 2: Il Movimento (Il Passo Laterale): L’attaccante fa un passo deciso verso l’esterno (passo laterale sinistro).
Fase 3: L’Esecuzione (La Trazione e Torsione): Contemporaneamente al passo, l’attaccante tira con violenza la presa sinistra (quella sul calzón), costringendo l’avversario a fare un passo avanti e a sbilanciarsi. Nel momento in cui l’avversario è in squilibrio, l’attaccante usa la mano destra per afferrare l’anca, la vita o il braccio opposto e aggiunge una potente torsione del proprio tronco.
Fase 4: La Caduta: L’avversario, tirato in avanti e ruotato, cade per effetto della forza centrifuga.
Principi Biomeccanici: È un “crack the whip”. Si crea uno squilibrio lineare (la trazione) e poi si applica una forza rotazionale (la torsione) nel punto di massima debolezza.
Varianti:
Sacón de Cadera: Quando la mano destra afferra l’anca.
Sacón de Aire: Una versione molto spettacolare dove la trazione è così forte da sollevare quasi l’avversario da terra.
Errori Comuni: Tirare solo con le braccia e non usare il peso del corpo e la torsione del tronco.
Contro-Mañas:
“Diventare pesanti” e resistere alla trazione.
Media Cadera: Rispondere alla trazione con una rapida proiezione d’anca.
LEVANTADA (“Sollevamento”)
Questa è la maña di forza pura, l’ultima risorsa del “Fuerte”.
Descrizione Tecnica: È esattamente quello che sembra.
Fase 1: L’Abbraccio: L’attaccante ignora le gambe e cerca di afferrare l’avversario attorno alla vita o al bacino (un body lock).
Fase 2: Il Sollevamento: Usando la pura forza della schiena e delle gambe (come un deadlift o un bear hug), l’attaccante solleva l’avversario da terra.
Fase 3: La Caduta: Una volta in aria, l’avversario è indifeso. L’attaccante lo sbilancia e lo fa cadere.
Principi Biomeccanici: Forza massimale. È poco tecnica ma, se l’avversario è molto più leggero, è inarrestabile.
Errori Comuni: Cercare di sollevare un avversario troppo pesante.
Contro-Mañas: Ganchillo (agganciare le gambe), allargare la base, lottare per la posizione delle mani.
SEZIONE IV: L’ENCICLOPEDIA DELLE MAÑAS – GRUPPO 2: MAÑAS DE DESVÍO (TECNICHE DI DEVIAZIONE E SQUILIBRIO)
Queste sono le mañas dell’intelligenza, del tempismo e del sentido. Sono l’essenza dell’arte de “El Mañoso”. Qui, l’obiettivo non è sopraffare, ma ingannare e reindirizzare.
PARDELERA (O “PARDELERA DE LADO”)
Se la Cogida de Muslo è la regina delle mañas de agarre, la Pardelera è la regina delle mañas de desvío. È una delle tecniche più belle, complesse ed efficaci.
Descrizione Tecnica: È uno sgambetto rotazionale che usa la forza dell’avversario contro di lui.
Fase 1: L’Invito (La Trazione): L’attaccante (supponiamo un destrimano) tira leggermente con la sua presa sinistra (sul calzón), costringendo l’avversario a fare un passo avanti con il piede sinistro (il suo piede avanzato).
Fase 2: Il Perno e l’Aggancio: Nel momento esatto in cui l’avversario sta per posare il piede sinistro, l’attaccante fa un perno sul proprio piede sinistro (quello arretrato) e, con un movimento fluido e rotatorio, lancia la propria gamba destra all’indietro e lateralmente.
Fase 3: L’Esecuzione (Lo Sgambetto Rotante): La gamba destra dell’attaccante non colpisce; aggancia o falcia la gamba sinistra dell’avversario da dietro (Pardelera por fuera) o da dentro (Pardelera por dentro), mentre l’avversario è ancora in movimento.
Fase 4: La Caduta: L’avversario, con il suo slancio in avanti e la sua gamba d’appoggio falciata via, cade rovinosamente. Il tutto è accompagnato da una forte trazione del braccio sinistro e una spinta/controllo del destro.
Principi Biomeccanici: È la perfezione del tempismo. Si attacca una gamba mentre è in movimento e sotto carico. Si usa lo slancio (l’energia cinetica) dell’avversario. È una tecnica che richiede pochissima forza, ma un sentido e una coordinazione immensi.
Varianti: Pardelera por dentro, Pardelera por fuera. La Pardelera “de cadera” (una finta di Burra che diventa Pardelera).
Errori Comuni: Sbagliare il tempismo. “Telegrafare” il movimento. Non accompagnare con le braccia.
Contro-Mañas:
Saltar la Maña: (Saltare la tecnica) Il difensore, sentendo l’attacco, salta o solleva la gamba, evitando la falciata.
Ganchillo: Agganciare la gamba di perno dell’attaccante.
No Dar el Paso: Resistere alla trazione e non concedere il passo, “uccidendo” la maña prima che nasca.
TRASPIÉ (“Sgambetto”)
La maña di base per eccellenza. È il “jab” del mañoso. Semplice nel concetto, ma incredibilmente difficile da applicare con efficacia.
Descrizione Tecnica: È uno sgambetto (trip) eseguito sulla gamba d’appoggio o sulla gamba in movimento.
Fase 1: Lo Squilibrio: L’attaccante usa le prese per squilibrare l’avversario, solitamente all’indietro o lateralmente.
Fase 2: L’Attacco al Piede: Nel momento di massimo squilibrio, l’attaccante usa il proprio piede (spesso la pianta o il lato interno) per “inciampare” (dar el traspié) o falciare il piede dell’avversario.
Principi Biomeccanici: Rompere la “base del triangolo” (i due piedi e il CdG). Funziona solo se il piede che viene attaccato è sotto carico (se l’avversario ci sta mettendo peso) o se è in movimento e gli si blocca la strada.
Varianti:
Traspié por dentro: (Equivalente al Ko Uchi Gari del Judo) Si attacca il tallone dall’interno.
Traspié por fuera: (Equivalente al Ko Soto Gari) Si attacca il piede dall’esterno.
Traspié de Vueltas: (Sgambetto girando) Un movimento rotatorio.
Errori Comuni: Sgambettare “a vuoto” (senza aver prima squilibrato). Usare troppa forza e perdere il proprio equilibrio.
Contro-Mañas: Mantenere una base larga. Sollevare i piedi (non “trascinarli” sulla sabbia). Rispondere con un proprio Traspié.
GARABATO (“Gancio” o “Uncino”)
Una maña rapidissima e “fastidiosa”, tipica dei lottatori leggeri e agili.
Descrizione Tecnica: Il nome deriva dalla forma del piede.
Fase 1: La Preparazione: L’attaccante si posiziona molto vicino, spesso in una lotta di prese interne.
Fase 2: L’Uncino: Con un movimento rapido come una frustata, l’attaccante usa la propria gamba (destra) per “uncinare” dall’interno la gamba dell’avversario (la destra). Il piede dell’attaccante si piega a forma di “uncino” (garabato) e si aggancia dietro il polpaccio o la caviglia dell’avversario.
Fase 3: La Trazione: L’attaccante tira la gamba uncinata verso di sé, mentre spinge e tira con le braccia per completare lo squilibrio.
Principi Biomeccanici: È come togliere uno sgabello da sotto una persona. Si rimuove un punto d’appoggio con una trazione rapida. È efficacissima sulla sabbia.
Varianti: Garabato por fuera (uncinare dall’esterno).
Errori Comuni: Essere troppo lenti (l’avversario sposta la gamba).
Contro-Mañas: Sollevare il ginocchio per liberare la gamba. Spingere via l’attaccante per rompere la distanza.
MEDIA CADERA (“Mezza Anca”)
Una versione “light” e veloce della Burra. È una maña de desvío perché spesso non solleva, ma “urta” e devia.
Descrizione Tecnica: È un colpo d’anca, non una proiezione completa.
Fase 1: L’Entrata Rapida: L’attaccante non fa una rotazione completa di 180 gradi come nella Burra. Fa un passo laterale e una rotazione di 90 gradi.
Fase 2: L’Urto: L’attaccante “colpisce” (urta) il bacino dell’avversario con la propria anca. Non è un colpo vietato, è un “blocco” d’anca.
Fase 3: La Caduta: Questo urto, combinato con una forte trazione delle braccia, è spesso sufficiente a rompere l’equilibrio dell’avversario e a farlo cadere lateralmente.
Principi Biomeccanici: È un “jab” biomeccanico. Si usa per rompere la postura, per infastidire, o come finta per preparare un’altra maña. Richiede meno impegno e meno rischio della Burra completa.
Contro-Mañas: Trancada (bloccare l’anca), allontanarsi.
OTRAS MAÑAS DE DESVÍO (Altre Tecniche di Deviazione)
Reverencia (“Riverenza”): Una maña elegante e rara. L’attaccante fa un passo profondo all’esterno, quasi un inchino, e usa quel movimento per tirare l’avversario in avanti e farlo cadere sopra la propria schiena o spalla.
Atravesada (“Attraversata”): Simile alla Pardelera ma più frontale.
SEZIONE V: L’ENCICLOPEDIA DELLE MAÑAS – GRUPPO 3: MAÑAS DE BLOQUEO (O DE MERMAR)
Queste sono le tecniche più sottili e, per certi versi, le più “moderne” o “tattiche”. Non sono progettate per atterrare direttamente l’avversario, ma per “mermar” (indebolire, logorare) la sua base, rompere il suo ritmo, o preparare una maña più grande (Gruppo 1 o 2). Sono anche fondamentali come contro-mañas.
TOQUE POR DENTRO (“Tocco da Dentro”)
Una maña fondamentale, specialmente sulla sabbia.
Descrizione Tecnica: È un’azione apparentemente semplice.
Fase 1: L’Azione: L’attaccante usa la pianta del proprio piede per “toccare” (spingere, bloccare) la parte interna della caviglia, dello stinco o del ginocchio dell’avversario.
Fase 2: L’Effetto: Questo “tocco” impedisce all’avversario di muovere quella gamba. Nel frattempo, l’attaccante usa le braccia per tirare o spingere l’avversario sopra quella gamba bloccata.
Principi Biomeccanici: Si crea un “punto fisso” (il piede bloccato) e si sposta il centro di gravità dell’avversario oltre quel punto. Sulla sabbia, dove il piede non può scivolare per recuperare, questo è incredibilmente efficace.
Uso Tattico: È la contra-maña perfetta per chi tenta un passo o un attacco. È anche l’apertura perfetta: Toque por Dentro (per bloccare il piede) seguito immediatamente da un Sacón (per tirarlo giù).
Contro-Mañas: Sollevare la gamba (non dare un bersaglio).
TOQUE POR FUERA (“Tocco da Fuori”)
Descrizione Tecnica: Lo stesso principio del Toque por Dentro, ma applicato all’esterno della caviglia, dello stinco o del ginocchio.
Uso Tattico: È spesso usato per fermare una rotazione o un passo laterale, o per spingere l’avversario e farlo inciampare sulla sua stessa gamba.
ENGATILLADA (O “GATILLO”)
Il nome significa “innescato” o “agganciato”. Questa è forse la contro-maña difensiva più importante dell’intera arte. È la risposta standard a quasi tutte le mañas de agarre (Gruppo 1).
Descrizione Tecnica: È una maña puramente reattiva.
Fase 1: L’Attacco Avversario: L’avversario inizia una maña di sollevamento (come Cogida de Muslo o Cucharón) e afferra la tua gamba (diciamo la destra).
Fase 2: L’Aggancio (Il “Gatillo”): Invece di resistere con la forza, tu (il difensore) usi la tua gamba attaccata (la destra) e, con un movimento flessibile, ne agganci il piede o la caviglia dietro la gamba di supporto dell’attaccante (la sua gamba sinistra).
Fase 3: L’Effetto: Ora sei “agganciato” (engatillado). L’attaccante non può più sollevarti, perché sollevando te, solleverebbe un peso morto attaccato alla sua stessa base. Gli hai tolto la leva. Se prova a sollevare con forza, è probabile che cada prima lui, o che si finisca in una revuelta (pareggio).
Principi Biomeccanici: È un capolavoro di intelligenza. Trasforma la tua gamba attaccata da “vittima” a “arma”. Crea un collegamento diretto e rigido tra la tua gamba e la sua base, distruggendo la sua struttura di sollevamento.
Contro-Mañas (della Contra-Maña): Il lottatore intelligente che si sente “engatillado” deve immediatamente abbandonare la Cogida de Muslo e cambiare tecnica (es. passare a un Sacón o a una Pardelera).
TRANCADA (“Blocco”)
Una maña di blocco, simile a un Toque, ma più potente e usata con la coscia o il ginocchio.
Descrizione Tecnica: Si usa la gamba come uno “sbarramento” (tranca).
Fase 1: L’Attacco Avversario: L’avversario tenta una maña di rotazione, come una Burra o Media Cadera, cercando di infilare la sua anca.
Fase 2: L’Intercettazione: Il difensore usa la propria gamba (spesso il ginocchio o la coscia) per intercettare e bloccare fisicamente l’anca dell’attaccante, impedendogli di completare la rotazione.
Principi Biomeccanici: È un “crash” difensivo. Si oppone struttura a struttura, impedendo all’avversario di occupare lo spazio di cui ha bisogno.
Uso Tattico: È la risposta standard alle proiezioni d’anca.
SEZIONE VI: LA DINAMICA DELLA MAÑA – LA “CONTRA” E LA COMBINAZIONE
Nessuna maña esiste nel vuoto. La vera maestria nella Lucha Canaria non consiste nel conoscere 10 tecniche, ma nel sapere come la tua tecnica interagisce con quella dell’avversario. Il combattimento sul terrero è un dialogo ad alta velocità di mañas, contra-mañas (contro-tecniche) e combinazioni.
La “Contra”: Il Scacchiere della Lucha
La brega (la lotta) è un gioco di scacchi fisico. Ogni mossa ha una contromossa. La grandezza di un luchador si misura dalla sua capacità di essere due mosse avanti.
Analizziamo un flusso di combattimento (una “conversazione” tecnica):
Lottatore A (El Fuerte): Inizia con una Cogida de Muslo (Gruppo 1).
Lottatore B (El Mañoso): Risponde con una Engatillada (Gruppo 3), agganciando la gamba di supporto di A.
Lottatore A (Intelligente): Sente il “gatillo”. Abbandona la Cogida e, sfruttando la vicinanza, tenta di passare a una Burra (Gruppo 1), iniziando la rotazione.
Lottatore B (Pronto): Sente la rotazione. Abbandona la Engatillada e applica una Trancada (Gruppo 3), bloccando l’anca di A.
Lottatore A (Stallato): La sua Burra è bloccata. Si ferma.
Lottatore B (Opportunista): Sente A fermo e sbilanciato in avanti dalla Trancada. Applica un rapidissimo Traspié por dentro (Gruppo 2) sulla gamba di A.
Lottatore A: Cade.
In questa sequenza di 5 secondi, abbiamo visto sei mañas diverse, ognuna in risposta alla precedente. Questo è il vero livello tecnico della Lucha Canaria. Non è “forza contro forza”, ma “intelligenza contro intelligenza”.
Le Combinazioni (Le “Frasi” Tecniche)
Le mañas non vengono usate solo singolarmente, ma in combinazioni (catene). Si usa una maña “finta” per creare la reazione desiderata e poi colpire con quella reale.
Combinazione 1: Bloqueo + Agarre
Si inizia con un Toque por Dentro (Gruppo 3) per bloccare il piede sinistro dell’avversario e costringerlo a mettere il peso lì.
Immediatamente, si attacca quella gamba bloccata con una Cogida de Muslo (Gruppo 1). L’avversario non può spostare la gamba per difendersi. È una trappola.
Combinazione 2: Desvío + Desvío (Finta e Esecuzione)
Si finta una Pardelera (Gruppo 2), costringendo l’avversario a ritrarre la gamba per paura.
Nel momento in cui ritrae la gamba e il suo peso si sposta sull’altra, si attacca l’altra gamba con un Garabato (Gruppo 2).
Combinazione 3: Agarre + Desvío (Finta di Forza)
Si finta una potente Cogida de Muslo (Gruppo 1).
L’avversario reagisce istintivamente “sedendosi” (sprawling), abbassando il suo CdG e spingendo indietro per resistere al sollevamento.
Si usa la sua stessa spinta all’indietro e la si reindirizza con una Media Cadera o un Sacón (Gruppo 2/1), tirandolo e facendolo cadere in avanti.
Le “Mañas” Psicologiche: La Brega
Infine, esistono le “tecniche” che non sono nel regolamento. La gestione della brega (la lotta) stessa è una maña.
La Brega Pasiva: Un luchador che è in vantaggio o che affronta un avversario molto più forte, può usare la brega pasiva. Si muove ai bordi del terrero, “sporca” le prese, costringe l’arbitro a intervenire. Sta usando il tempo e le regole come una maña per stancare l’avversario. È una tattica, spesso fischiata dal pubblico, ma efficace.
La Finta (El Amago): La capacità di “vendere” una finta. Muovere gli occhi, le spalle, le anche per suggerire un attacco (es. una Cogida) per forzare una reazione, per poi attaccare dall’altra parte. Questa è l’arte del mañoso per eccellenza.
SEZIONE VII: LA DIDATTICA – COME SI IMPARA LA MAÑA
La trasmissione di questo complesso vocabolario è un processo che inizia nell’infanzia, nelle Escuelas de Lucha.
Fase 1: Imparare a Cadere (Saber Caer) Prima che a un bambino venga insegnato come atterrare un avversario, passa mesi a imparare come cadere. La sabbia del terrero è la sua prima insegnante. Impara a cadere rilassato, a non puntare le mani (rischio di frattura del polso), a rotolare, a disperdere l’impatto. Questo non è solo per sicurezza: è un atto filosofico. Per imparare a vincere, devi prima imparare a perdere senza farti male.
Fase 2: La Tecnica di Base (La Repetizione) Il Mandador (il maestro) insegna le mañas di base (di solito Traspié, Burra semplice, Toque por Dentro) attraverso la ripetizione (l’entrada). Decine, centinaIA di volte, prima a vuoto, poi con un compagno passivo, poi con una leggera resistenza.
Fase 3: La “Agarrada” (La Presa) Si dedica un tempo enorme all’allenamento della presa. I bambini e gli adulti passano minuti interi semplicemente a mantenere la presa sul calzón di un compagno che cerca di liberarsi. Questo costruisce la forza disumana nell’avambraccio e nelle dita necessaria per eseguire qualsiasi maña.
Fase 4: Il “Corro” (Il Cerchio di Sparring) L’allenamento si conclude con il “Corro” (cerchio). I luchadores si mettono in cerchio. Due entrano al centro e combattono (la brega). Chi perde esce, chi vince resta e affronta il prossimo sfidante. È il sistema a “sedia” dell’allenamento. È qui che le mañas imparate in teoria vengono testate nella realtà. È qui che si sviluppa il sentido.
CONCLUSIONE: LA MAÑA COME LINGUAGGIO
L’arsenale tecnico della Lucha Canaria è, in definitiva, un linguaggio. Le mañas sono il vocabolario. Le combinazioni sono le frasi. Le contra-mañas sono la grammatica e la sintassi. La brega è il dialogo.
Un luchador principiante conosce solo poche “parole” (es. Burra, Cogida). Balbetta. Cerca di vincere con una sola parola, gridandola (la forza bruta).
Un Mandador è un filologo, uno stratega che sa quale “frase” usare in quale momento.
E un “Maestro” come Alfredo “El Palmero” non è un lottatore: è un poeta. È colui che, usando lo stesso vocabolario di tutti gli altri, crea sul terrero qualcosa di così fluido, intelligente e inaspettato da sembrare magico. È la vittoria dell’ingegno (maña) sulla materia.
LE FORME/SEQUENZE
Questa sezione affronta una delle domande più comuni e rivelatrici poste da chi osserva la Lucha Canaria attraverso la lente di altre arti marziali, in particolare quelle di origine asiatica: esistono forme, sequenze o un equivalente dei Kata giapponesi?
La risposta è categorica, inequivocabile e costituisce uno dei pilastri fondamentali per comprendere la natura unica di questa disciplina: No. La Lucha Canaria non possiede Kata.
Non esiste una singola forma, sequenza o esercizio solitario, preordinato e codificato, che un luchador debba memorizzare ed eseguire. L’intero concetto di “Kata” – un combattimento simulato contro avversari immaginari, un archivio di tecniche da preservare, un esercizio di perfezione formale individuale – è filosoficamente, storicamente e pedagogicamente estraneo e antitetico all’essenza stessa della Lucha Canaria.
L’assenza del Kata non è una “mancanza” o un “buco” nel suo sistema. Al contrario, è la prova più potente della sua coerenza filosofica. È la logica conseguenza della sua storia come arte funzionale, sociale e comunitaria. Per capire perché la Lucha non ha Kata, e perché non ne avrà mai, non dobbiamo studiare ciò che manca, ma comprendere in profondità ciò che la Lucha ha al loro posto.
Questo approfondimento non si limiterà a dire “non esistono”, ma esplorerà il perché di questa assenza, analizzando come la Lucha Canaria abbia sviluppato metodi pedagogici alternativi, e per certi versi opposti, per raggiungere l’obiettivo della maestria tecnica.
SEZIONE I: DECOSTRUIRE IL KATA – PERCHÉ LA LUCHA È L’ANTITESI
Per capire perché la Lucha non ha Kata, dobbiamo prima definire con precisione cosa è un Kata e quali funzioni assolve.
Le Funzioni del Kata nelle Arti Marziali (es. Karate, Judo)
Un Kata (in giapponese, “forma”) è molto più di un semplice esercizio. È un sistema multi-livello:
Funzione di Archivio: È una “biblioteca vivente”. Nelle epoche in cui la scrittura non era diffusa o l’arte era praticata in segreto, il Kata era il metodo per archiviare e preservare le tecniche (spesso letali, o contro armi) e i principi di una scuola, garantendo che venissero tramandati intatti.
Funzione Pedagogica (Solo): È uno strumento di allenamento individuale. Permette al praticante di allenarsi da solo, perfezionando la forma, l’equilibrio, la transizione tra le tecniche, il ritmo e la respirazione, senza bisogno di un partner.
Funzione di Combattimento (Bunkai): Ogni movimento nel Kata ha un’applicazione di combattimento (Bunkai), che deve essere studiata separatamente, spesso decodificando i movimenti “astratti” della forma.
Funzione Meditativa: È una “meditazione in movimento”. L’esecuzione perfetta di un Kata richiede una concentrazione totale (mushin, “mente senza mente”), unendo corpo e spirito in un’attività introspettiva.
Funzione Storica: È un legame diretto e fisico con il fondatore e i maestri del passato. Eseguire un Kata significa eseguire gli stessi identici movimenti del proprio “lignaggio”.
La Lucha Canaria non ha sviluppato Kata perché la sua storia e la sua filosofia hanno reso ognuna di queste funzioni non necessaria o controproducente.
L’Antitesi Filosofica e Storica della Lucha Canaria
Analizziamo punto per punto perché la Lucha non ha mai avuto bisogno di Kata.
1. Il Mito dell’Archivio (La Lucha è Pubblica, non Segreta)
I Kata, specialmente quelli di Okinawa (Karate), si svilupparono in un contesto di divieto di armi e di necessità di praticare la difesa personale (spesso letale) in segreto. Il Kata era un modo per allenare e nascondere tecniche mortali in “danze” apparentemente innocue.
La Lucha Canaria, come abbiamo visto nella sua storia, ha avuto la funzione opposta. Non è un’arte segreta di difesa letale; è un’arte pubblica di risoluzione dei conflitti. Le sue origini come “duello giudiziario” e la sua rinascita nelle romerías (feste) si basano sull’essere visti. La sua funzione non è uccidere, ma squilibrare in modo incruento. Non c’era nulla da “nascondere” in una forma; al contrario, tutto doveva essere palese, funzionale e socialmente accettato.
2. L’Individualismo contro la Comunità (La Lucha è Sociale)
Il Kata è, nella sua essenza, un’attività individuale e introspettiva. Il praticante è solo con la sua forma, in una ricerca personale della perfezione.
La Lucha Canaria è, nella sua essenza, un’attività collettiva ed estroversa. Tutta la sua struttura – dal terrero come “piazza” all’allenamento in corro, fino alla luchada a squadre – è basata sull’interazione umana. Il luchador non è mai solo. Il concetto stesso di allenarsi per ore da soli, su uno schema fisso, è culturalmente e psicologicamente alieno all’ethos del luchador, che cerca il dialogo con il compagno.
3. L’Applicazione (Bunkai) contro il “Sentido” (Funzionalità Immediata)
Il Kata richiede un’analisi a posteriori (il Bunkai). Il praticante deve chiedere: “Questa mossa contro un avversario immaginario, cosa significa nella realtà?”.
La Lucha Canaria è funzionalità immediata. Ogni maña ha un solo significato: squilibrare l’avversario. Non c’è bisogno di un “Bunkai” perché la Lucha è il Bunkai. La sua pedagogia, come vedremo, salta la fase della “forma” e va direttamente all’“applicazione” con un partner. L’obiettivo non è imparare una forma, ma sviluppare il “sentido” (la sensibilità), una cosa che si può fare solo a contatto con un altro corpo.
4. La Meditazione contro la “Brega” (L’Atteggiamento Mentale)
Il Kata, per un maestro, è un atto di pace interiore, un rituale di perfezionamento quasi zen.
La Lucha è “brega” (lotta, contesa, sforzo). È l’accettazione del caos controllato del confronto. È passionale, non meditativa. L’obiettivo non è la “mente vuota” (mushin), ma la “mente astuta” (maña), una mente iper-reattiva, focalizzata sul “sentire” l’avversario. L’allenamento non cerca la pace, ma la capacità di prosperare nel “disordine” della lotta.
5. Il Lignaggio contro la Tradizione Orale (Conoscenza Fissa vs. Fluida)
Il Kata è un “testo” fisso. È il garante di un lignaggio. Cambiare un Kata è un’eresia, perché significa “corrompere” l’insegnamento del fondatore.
La Lucha Canaria è una tradizione orale e mimetica. La conoscenza non è in un “testo” (il Kata), ma è viva e fluida. Risiede nel corpo del Mandador (il maestro) e dei Puntales (i campioni). Questa tradizione si evolve. Nuove mañas (o varianti) possono emergere, e vecchie possono cadere in disuso. Il “fondatore” della Lucha è collettivo e anonimo, quindi non c’è un “testo sacro” originale da preservare. La Lucha preserva la funzione (lo squilibrio nobile), non la forma.
SEZIONE II: L’ALTERNATIVA PEDAGOGICA – COSA C’È AL POSTO DEL KATA
Se la Lucha Canaria rifiuta la pedagogia del Kata, come forma i suoi lottatori? Come trasmette un vocabolario tecnico così complesso (come abbiamo visto nella sezione 7) senza forme fisse?
La risposta è che la Lucha ha sviluppato un sistema pedagogico tanto efficace quanto quello del Kata, ma diametralmente opposto. È un sistema basato interamente sull’interazione partner-based (basata sul compagno) e sulla progressione situazionale.
Possiamo identificare tre pilastri pedagogici che, insieme, sostituiscono e superano (per gli scopi della Lucha) le funzioni del Kata.
Pilastro 1: “Saber Caer” (Saper Cadere) – Il Punto di Partenza Opposto
Nelle arti marziali con Kata (es. Karate), il primo giorno di allenamento, un principiante impara una posizione (dachi) e la prima mossa di un Kata (es. gedan barai). L’allenamento è solitario.
Nella Lucha Canaria, il primo giorno di allenamento, un bambino (benjamín) sul terrero non impara una maña. Impara a “saber caer” (saper cadere).
La Pedagogia della Caduta: L’allenamento inizia con giochi, capriole, e cadute controllate sulla sabbia. Il Mandador insegna a non irrigidirsi, a non puntare le mani (rischio di frattura), a espirare nell’impatto, a fidarsi della sabbia.
Implicazioni Filosofiche: La pedagogia della Lucha inizia non con l’attacco, ma con la sconfitta. Il primo insegnamento è: “Cadrai. La sconfitta (la caduta) non è la fine. Impara a cadere senza farti male, e sarai pronto per rialzarti”. Questo è un insegnamento che richiede un ambiente specifico (la sabbia) e spesso un compagno che ti spinge dolcemente. È un’abilità che un Kata (eseguito in aria) non può insegnare. Questo singolo punto di partenza dimostra già il divario incolmabile tra le due filosofie.
Pilastro 2: L'”Entrada” (L’Entrata) – Il Bunkai senza Kata
Se il Kata è una “forma” che poi necessita di un “Bunkai” (applicazione), la Lucha salta la forma e va direttamente a un “Bunkai vivo”. Lo strumento per questo è la “Entrada” (l’entrata, la ripetizione della tecnica).
Questa è la pratica più simile alla “ripetizione” nel Kata, ma la differenza cruciale è che è partner-based fin dal primo secondo.
Immaginiamo di dover imparare una maña complessa come la Pardelera (lo sgambetto rotante).
In un Sistema Kata: Si potrebbe immaginare un Kata che contiene un movimento rotatorio, una posizione bassa, un calcio all’indietro. L’allievo passerebbe anni a perfezionare questa “forma” solitaria. Poi, un giorno, il maestro gli spiegherebbe: “Vedi? Questa mossa è in realtà uno sgambetto”. L’allievo dovrebbe quindi re-imparare l’intera dinamica con un partner, spesso con scarsi risultati perché la “forma” solitaria non ha allenato il tempismo o il sentido.
Nel Sistema Lucha (con l'”Entrada”):
Fase Mimetica (Guardare): Il bambino guarda il Mandador o un Puntal eseguire la Pardelera in un corro (sparring). La tecnica è già vista nel suo contesto funzionale.
Fase Passiva (Tori-Uke): Il Mandador mette due allievi in coppia. Uno è “Tori” (chi attacca), l’altro è “Uke” (chi riceve). Tori esegue l’entrata della Pardelera lentamente. Uke è collaborativo: offre il passo, non oppone resistenza e si lascia cadere in sicurezza (saber caer).
Equivalente del Kata: Questo è l’equivalente della “forma base” del Kata, ma ha già due vantaggi immensi: allena il timing (tempismo) e la distanza (maai) reali, cose che il Kata non può fare. E allena Uke a cadere in sicurezza.
Fase Semi-Attiva (Resistenza Leggera): Man mano che Tori migliora, Uke inizia a offrire una leggera resistenza. Non concede il passo così facilmente. Si muove. Tori ora non deve solo eseguire la forma, deve applicarla: deve imparare a sentire il momento giusto (il sentido) per lanciare la maña.
Equivalente del Kata: Questo è già un livello molto più avanzato di un Bunkai base. È un’applicazione viva e reattiva.
Fase Attiva (La Contra-Maña): Infine, Uke diventa un partner attivo al 100%. Quando Tori lancia la Pardelera, Uke risponde con una contra-maña (es. saltar la maña, saltare la tecnica, o trancar, bloccare). Tori ora deve imparare non solo la Pardelera, ma anche la transizione (cosa fare dopo che la Pardelera è fallita).
Questa progressione (Passiva -> Semi-Attiva -> Attiva) è l’alternativa della Lucha al Kata. È un sistema che costruisce la tecnica direttamente dentro la sua applicazione. Non separa mai la “forma” (il movimento) dalla sua “funzione” (lo squilibrio).
Pilastro 3: Il “Corro” (Il Cerchio) – Il Laboratorio Vivente
Questo è il cuore della pedagogia canaria. È il sistema che sostituisce la ricerca introspettiva e solitaria del Kata con un laboratorio comunitario, dinamico e situazionale.
Il “Corro” (cerchio) è la pratica di allenamento fondamentale, solitamente alla fine della sessione.
Come Funziona: Tutti i luchadores si dispongono in un grande cerchio sulla sabbia (il terrero). Il Mandador è al centro o a lato, come un direttore d’orchestra.
Due lottatori vengono chiamati al centro e iniziano la brega (la lotta, lo sparring).
Non è una luchada ufficiale. L’intensità è controllata (o almeno dovrebbe esserlo).
Quando uno dei due viene atterrato (ottiene una caída), l’azione si ferma. L’arbitro è il Mandador.
Il lottatore che ha perso esce dal centro e torna in cerchio.
Il lottatore che ha vinto “resta in sedia” (se queda en silla) e attende il prossimo sfidante, scelto dal Mandador o che esce volontariamente dal cerchio.
Perché il “Corro” è l’Anti-Kata Perfetto
Il Corro non è solo “fare sparring” (come il Kumite o il Randori). È uno strumento pedagogico di una raffinatezza estrema, che sviluppa tutte le abilità che il Kata non può toccare.
Sviluppo del “Sentido” (Sensibilità): Questa è la funzione primaria. Un Kata allena la memoria muscolare. Il Corro allena la reattività tattile. Il lottatore impara a “leggere” decine di corpi diversi. Impara come si sente un Fuerte che spinge, come si sente un Mañoso che cede. Questa esperienza non può essere simulata in solitaria. Il sentido nasce solo dal contatto, dalla pressione, dallo squilibrio in tempo reale.
Laboratorio di Applicazione (Il “Bunkai” Reale): Il Mandador usa il Corro come un laboratorio. Può dare dei “temi” (temas).
Può dire a un luchador: “Oggi, tu usi solo mañas de desvío (tecniche di deviazione). Non voglio vedere una Cogida“. Questo costringe il lottatore a lavorare sui suoi punti deboli (equivalente di un “Kata tematico”).
Può creare scenari: “Tu (lottatore leggero) contro di lui (lottatore pesante). Hai 30 secondi per atterrarlo usando la velocità”.
Può allenare la contra-maña: “Tu attacchi con la Burra. Tu, difendi con la Trancada“. Il Corro è un Kata vivo e interattivo, dove il “testo” (la maña) viene applicato, decostruito e testato in tempo reale contro una resistenza intelligente.
Sviluppo della Resilienza (Il “Quedarse en Silla”): La regola del “restare in sedia” (il vincitore resta) è pedagogicamente geniale.
Non allena solo la tecnica; allena il fisico e la mente. Il lottatore non deve solo vincere una volta. Deve vincere, e poi, stanco, con l’acido lattico nelle gambe, vincere di nuovo contro un avversario fresco.
È l’opposto della pace meditativa del Kata. Il Kata calma il respiro. Il Corro ti porta al limite del respiro e ti chiede di eseguire comunque la tecnica perfetta. Insegna la grazia sotto pressione, una delle massime virtù del luchador.
Trasmissione Visiva e Mimetica (La Conoscenza Collettiva): Mentre i due lottatori combattono, tutti gli altri (bambini, giovani, veterani) sono in cerchio a guardare.
I bambini non guardano un maestro eseguire una forma perfetta e astratta. Guardano il Puntal del loro club (il loro eroe reale) che prova una maña, magari fallisce, e poi ne prova un’altra.
Vedono l’errore e la correzione in tempo reale.
L’apprendimento è mimetico (imitativo) e collettivo. La conoscenza non è “nascosta” in un Kata, è esposta al centro del Corro affinché tutti possano vederla, analizzarla e assorbirla.
Il Corro è, in sintesi, la biblioteca, l’esame e il laboratorio della Lucha Canaria, tutto in uno. È tutto ciò che un Kata non è: è rumoroso, è sudato, è caotico, è interattivo ed è brutalmente onesto.
SEZIONE III: L’IMPATTO DELLA TRADIZIONE ORALE SULL’ALLENAMENTO
La Lucha Canaria è un’arte di tradizione orale. Questo è un punto cruciale. Nelle arti del Kata, il “testo” (la forma) è sacro. Esiste un “giusto” e uno “sbagliato” assoluto, definito dal fondatore.
Nella Lucha, il “testo” è fluido. La conoscenza è incarnata nel Mandador.
Il “Mandador” come Archivio Vivente (Il “Kata” Umano)
Se il Kata è l’archivio del Karate, il Mandador è l’archivio della Lucha. È lui il “libro di testo” vivente.
Un Mandador (che spesso è stato un grande Puntal) porta con sé la sua esperienza personale, il suo stile, le sue mañas preferite.
Questo ha un’implicazione profonda: lo “stile” di un club di Lucha (una escuela) può cambiare nel tempo, a seconda del Mandador che la guida.
Un Mandador che era un Mañoso (tecnico) tenderà a insegnare e a premiare le mañas de desvío. La sua “scuola” produrrà lottatori agili e astuti.
Un Mandador che era un Fuerte (di potenza) insisterà sulla preparazione fisica e sulle mañas de agarre (sollevamenti). La sua scuola produrrà “giganti”.
Questa è una fluidità che le arti del Kata non hanno. La Lucha si adatta, si evolve e si specializza attraverso la personalità dei suoi maestri. Non è “congelata” in una forma immutabile. Il “Kata” che un giovane luchador impara è, in realtà, la filosofia del suo Mandador.
L’Evoluzione contro la Preservazione
Il Kata è uno strumento di preservazione. È progettato per fermare il tempo, per assicurare che la tecnica di un maestro del 1700 sia la stessa oggi.
La pedagogia della Lucha (basata su Corro e Entrada) è uno strumento di evoluzione.
Come si evolve? Nel Corro, un luchador prova una maña (es. Pardelera). L’avversario sviluppa una contra-maña (es. saltarla). Il primo lottatore, allora, deve adattare la sua Pardelera (magari facendola precedere da una finta) per battere la contra-maña.
In questo modo, la tecnica si affina, cambia e si evolve in tempo reale, di generazione in generazione. È un “laboratorio” darwiniano: le tecniche che smettono di funzionare (perché tutti conoscono la contra-maña) cadono in disuso, mentre nuove varianti emergono.
Questo spiega anche le perdite tecniche. L’unificazione del Regolamento del 1943, che ha imposto un set di mañas standard, è stato un “trauma” perché ha congelato questa evoluzione, proprio come un Kata, e ha fatto perdere le varianti locali (le mañas di Fuerteventura o El Hierro) che non erano incluse nel nuovo “testo”.
SEZIONE IV: PERCHÉ LA LUCHA NON AVRÀ MAI KATA
L’introduzione di “forme” solitarie nella Lucha Canaria non è solo improbabile; è impossibile senza distruggere l’anima stessa dell’arte.
Incompatibilità Psicologica e Culturale
La Solitudine contro la Piazza: Come già detto, il luchador è un animale sociale. La sua arena è la “piazza” (terrero). Il suo allenamento è un “dialogo” (Corro). L’idea di un luchador che, in solitudine, pratica una “forma” di Lucha contro un avversario immaginario, è psicologicamente e culturalmente assurda per un canario. Sarebbe vista come un’attività sterile, narcisistica e, in definitiva, inutile.
La “Forma” contro la “Funzione”: La Lucha è ossessionata dalla funzione. Funziona o non funziona? Ti ha fatto cadere o no? Non c’è un “giudizio” estetico sulla “forma” se non nella misura in cui l’estetica (la maña bonita) è una manifestazione di efficienza perfetta. Un Kata, al contrario, può essere giudicato “bello” o “perfetto” anche se il suo praticante è incapace di applicarlo in un combattimento reale. Questa separazione tra forma e funzione non esiste nella Lucha. La forma è la sua funzione.
L’Inutilità Pedagogica del Kata nella Lucha
Cosa allenerebbe un “Kata di Lucha”? L’equilibrio? La sabbia e un partner lo allenano meglio. La forza? I sollevamenti e la preparazione fisica sono superiori. La tecnica? L’entrada con un partner è superiore. Il timing? Impossibile da allenare da soli. Il sentido? Assolutamente impossibile.
Un Kata di Lucha sarebbe un’imitazione sbiadita (un “calco” morto) di un’arte che è definita dal suo essere viva, reattiva e interattiva.
Conclusione: Il “Kata” della Lucha è la “Brega” In sintesi, la Lucha Canaria non ha Kata perché non ne ha bisogno. La sua intera struttura filosofica, storica e pedagogica è stata costruita su principi opposti, ma ugualmente validi.
Se il Kata è un monologo introspettivo, un archivio del passato, la Lucha è un dialogo estroverso, un laboratorio per il presente. Se il “testo” del Karateka è la forma immutabile, il “testo” del luchador è il corpo vivo e reattivo del suo compagno. Se la domanda del praticante di Kata è: “Come posso perfezionare questa forma?”, la domanda del luchador è: “Come posso farti cadere ora, in questo modo, contro la tua resistenza?”.
L’equivalente del Kata, quindi, non è una “forma” che manca. L’equivalente del Kata è l’intero, ricco, rumoroso e interattivo sistema pedagogico della Lucha: l’unione di Saber Caer (imparare a perdere), La Entrada (imparare la tecnica) e El Corro (imparare a lottare).
Il vero “Kata” della Lucha Canaria è la Brega stessa: il dialogo di corpi, astuzia e nobiltà che si scrive e si cancella sulla sabbia, in un processo di apprendimento che è vivo, sociale e infinito.
UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO
Una seduta di allenamento di Lucha Canaria, specialmente in un terrero tradizionale, è molto più di una semplice sessione sportiva. È un rito sociale, un atto di trasmissione culturale e il laboratorio vivente in cui la filosofia della nobleza e la complessità tecnica delle mañas vengono forgiate, mantenute e tramandate.
Descrivere una “tipica” seduta di allenamento significa descrivere il motore di un’intera cultura. Non è un processo monolitico; varia a seconda del Mandador (l’allenatore), del livello del club (da una escuela di bambini a una squadra senior di alto livello) e del periodo della stagione (pre-campionato, competizione, post-campionato). Tuttavia, esiste una struttura fondamentale, un “copione” che unisce tutte queste esperienze.
Questa struttura non è un invito alla pratica, ma un’analisi informativa di un processo pedagogico e fisico unico, che si svolge in uno spazio (il terrero di sabbia) che ne definisce ogni singolo aspetto.
L’allenamento è il momento in cui i tre pilastri della Lucha – Forza (fuerza), Astuzia (maña) e Sensibilità (sentido) – vengono costruiti da zero, sotto l’occhio vigile del Mandador, che agisce da maestro, stratega e custode della tradizione.
SEZIONE I: LA FASE PRELIMINARE – L’ARRIVO E LA TRASFORMAZIONE RITUALE
La seduta di allenamento non inizia quando suona un fischietto, ma nell’istante in cui il luchador varca la soglia del terrero.
L’Arrivo al Terrero: La Piazza Sociale Il terrero è la “piazza” del villaggio o del quartiere. Arrivare all’allenamento, spesso un’ora prima dell’inizio, è un atto sociale. I luchadores non arrivano e si chiudono in uno spogliatoio con le cuffiette. Si salutano, si scambiano notizie.
Questo è il “mentidero” (il “luogo delle chiacchiere”), un termine tradizionale per le gradinate. I veterani, i viejos (gli anziani, spesso ex-lottatori), sono già lì. Commentano le luchadas del fine settimana, la politica del club, o la tecnica di un giovane emergente.
Esiste una gerarchia non scritta. Il giovane luchador saluta prima i veterani, saluta il Mandador con rispetto. Si crea un’atmosfera di comunità che è il preludio necessario alla brega (la lotta). L’allenamento è un affare collettivo fin dal parcheggio. Questo ambiente de-enfatizza l’ego individuale e prepara psicologicamente l’atleta a un’attività di squadra.
Il Rito della “Ropa de Brega”: La Trasformazione Il momento chiave della transizione da “civile” a “luchador” avviene nello spogliatoio. È il rito di indossare la “ropa de brega” (l’abbigliamento da lotta).
Questo atto è carico di simbolismo:
La “Camiseta” (La Maglietta): Indossare la maglietta del club (la camiseta) è il primo passo. Significa smettere di essere “Juan” o “María” e diventare un membro del “Club de Lucha Adargoma” o “Tegueste”. È un atto di appartenenza.
Il “Calzón” (Il Pantalone): Il calzón de brega è il pezzo centrale. Indossarlo è un atto pratico. Questi pantaloni sono fatti di tela robusta o materiali sintetici resistenti, progettati per sopportare una trazione immensa.
L’Arte Sacra dell'”Arremangado”: La Preparazione dell’Interfaccia Il momento più tecnico e rituale della preparazione è l’“arremangado”, l’atto di arrotolare il pantalone. Questo non è un vezzo stilistico; è l’atto che crea l’interfaccia della Lucha Canaria.
Perché si fa: Il calzón è lungo fino a sotto il ginocchio. La gamba (solitamente la destra, ma dipende dalle preferenze e dal regolamento di quella specifica luchada) viene arrotolata su sé stessa, verso l’alto, fino a creare un bordo (borde) solido e rigido a metà coscia.
Come si fa: È un’arte. Non può essere troppo “largo”, o la presa scivolerà. Non può essere troppo “stretto” (magari usando corde o spaghi, una pratica illegale e disonorevole), o diventerebbe un’arma che ferisce la mano dell’avversario. Deve essere arrotolato in modo compatto, uniforme. I veterani insegnano ai giovani il “trucco” per farlo bene.
Significato: Nell’arrotolare il pantalone, il luchador sta letteralmente preparando l’arma del suo avversario. Sta creando la “maniglia” che l’altro userà per provare ad atterrarlo. È un atto di consenso al combattimento, un’accettazione delle regole. È la preparazione del “joystick” che permetterà il dialogo del sentido.
L’Ingresso sul Terrero: La Connessione con la Sabbia L’ultimo atto della trasformazione è l’ingresso nello spazio di allenamento. Si lascia lo spogliatoio e si entra nell’arena. Qui, avviene l’ultimo rituale: ci si toglie le scarpe.
La Lucha Canaria si pratica scalzi (pies descalzos). Questo non è un dettaglio. È una necessità tecnica e filosofica.
Filosofica: È la connessione diretta con la “terra” (la sabbia dell’isola). È un atto di umiltà e di uguaglianza. Sulla sabbia, sono tutti uguali.
Tecnica: Il piede nudo è il sensore più importante. È il piede che deve “leggere” l’instabilità della sabbia, che deve trovare l’aderenza, che deve eseguire i rapidi Toques (tocchi) e i Traspiés (sgambetti). Un piede fasciato in una scarpa sarebbe “muto”. La sabbia, fredda o umida, tra le dita dei piedi, è l’ultimo “click” psicologico. Il luchador è pronto. La seduta può iniziare.
SEZIONE II: IL RISCALDAMENTO (CALENTAMIENTO) – ACCENDERE IL MOTORE
Una volta che l’intera squadra è sul terrero, il Mandador (o il suo preparatore fisico) prende la parola. Inizia la fase di riscaldamento (calentamiento). In un’arte così esplosiva e basata su torsioni e sollevamenti, questa fase è cruciale per la prevenzione degli infortuni e per la preparazione del corpo allo sforzo specifico.
Il riscaldamento nella Lucha si svolge interamente sulla sabbia, e questo cambia tutto. Ogni movimento è più faticoso, l’equilibrio è precario e l’impatto è nullo.
Il calentamiento si divide in tre fasi distinte e progressive.
Fase 1: Il Riscaldamento Generale (Cardiovascolare) L’obiettivo è aumentare la temperatura corporea e il flusso sanguigno.
Corsa (La Vuelta al Terrero): La seduta inizia con 5-10 minuti di corsa leggera in cerchio, lungo il perimetro esterno del terrero. La sabbia rende questa corsa un eccellente esercizio propriocettivo. I piedi affondano, costringendo i muscoli stabilizzatori della caviglia e del ginocchio a lavorare fin dal primo minuto.
Esercizi di Mobilità Dinamica: La corsa si evolve. Il Mandador chiama una serie di esercizi:
Skipping (ginocchia alte): Sulla sabbia, questo richiede una potenza esplosiva notevole.
Calciata (talloni ai glutei).
Paso Lateral (Passo laterale, o “paso de defensa”): Muoversi lateralmente, mantenendo il centro di gravità basso. Questo è specifico per la Lucha, poiché mima la posizione di attesa della brega.
Carrera de Espaldas (Corsa all’indietro): Fondamentale per l’equilibrio e per la preparazione ai movimenti di trazione del Sacón.
Andar del Oso/Cangrejo (Camminata dell’orso/granchio): Esercizi a corpo libero che riscaldano le spalle e il core, abituando il corpo a muoversi sulla sabbia in posizioni non convenzionali.
Fase 2: La Mobilità Articolare (Sbloccare la Macchina) Dopo la fase cardiovascolare, il gruppo si ferma, solitamente in cerchio, per la mobilità articolare. Questa non è una sessione di stretching statico, ma di sblocco dinamico. La Lucha mette sotto stress estremo specifiche articolazioni.
Collo (Cuello): Forse la parte più importante. Tutta la spinta e la trazione passano per la testa e il collo. I luchadores eseguono rotazioni lente, flessioni ed estensioni. Spesso lo fanno a coppie, con un compagno che offre una leggerissima resistenza, per preparare i muscoli del collo allo sforzo.
Spalle (Hombros): Rotazioni ampie delle braccia (avanti e indietro) per preparare la cuffia dei rotatori alla trazione delle agarradas e all’impatto delle cadute.
Anche e Schiena Bassa (Caderas y Espalda Baja): Questo è il “motore” della Lucha, da dove provengono le Burras e le Cogidas. Si eseguono torsioni del busto, rotazioni delle anche (círculos de cadera), affondi dinamici e squat a corpo libero per aprire il bacino. L’obiettivo è preparare l’anca a essere il “fulcro” delle leve.
Ginocchia e Caviglie (Rodillas y Tobillos): Rotazioni e flessioni per preparare le articolazioni all’instabilità della sabbia e alle torsioni delle mañas de desvío.
Fase 3: Il Riscaldamento Specifico – “Saber Caer” (Sapere Cadere) Questa è la fase che più differenzia la Lucha da altri sport. Il riscaldamento culmina nell’atto fondamentale che è anche il primo insegnamento della disciplina: imparare a cadere.
Perché: Non si può lottare con coraggio se si ha paura di cadere. La sabbia aiuta, ma una caduta da una Burra (proiezione d’anca) è comunque un impatto significativo.
Gli Esercizi:
La Capriola (Voltereta): I luchadores praticano capriole in avanti e all’indietro sulla sabbia. Questo insegna a “raccogliersi”, a proteggere il collo e a usare la curvatura della schiena per dissipare l’impatto.
La Caduta Laterale (Caída Lateral): A coppie, un compagno spinge leggermente l’altro, che pratica la caduta laterale, imparando a non puntare il braccio (un errore da principiante che porta a fratture) ma a “schiaffeggiare” la sabbia con l’avambraccio e a tenere il mento sul petto.
La Caduta all’Indietro (Caída de Espaldas): Imparare a cadere all’indietro in modo controllato, espirando al momento dell’impatto per contrarre l’addome e proteggere gli organi interni e la schiena.
Questo “riscaldamento alle cadute” serve a due scopi:
Fisico: Prepara i muscoli e le articolazioni all’impatto.
Psicologico: È il “reset” mentale. Ricorda al luchador la realtà della brega e ne rimuove la paura.
Alla fine di questa fase, che può durare dai 20 ai 30 minuti, il luchador è caldo, mobile e mentalmente “dentro” la sessione. È pronto per il lavoro vero e proprio.
SEZIONE III: LA PREPARAZIONE FISICA (PREPARACIÓN FÍSICA) – COSTRUIRE L’ATLETA
In molte sedute di allenamento, la preparazione fisica specifica (P.F.) è la componente più dura e faticosa. La Lucha Canaria moderna, pur rimanendo un’arte di astuzia (maña), riconosce che l’atletismo è la base su cui la tecnica si appoggia.
Un Mandador sa che un mañoso stanco diventa un luchador prevedibile. La P.F. è progettata per costruire il tipo di fisico specifico richiesto dalla Lucha: un atleta capace di esplosioni anaerobiche brevi e intense, dotato di una forza di presa (grip) disumana e di un “core” (tronco) stabile come il granito. E tutto questo, ancora una volta, è amplificato dalla sabbia.
Il Principio della Sabbia: L’Instabilità come Resistenza Allenarsi sulla sabbia è un “trucco” di allenamento funzionale che i canari usano da secoli.
Resistenza Aggiunta: Ogni passo, ogni salto, ogni scatto richiede uno sforzo esponenzialmente maggiore perché la sabbia non offre “ritorno di energia”.
Propriocezione Estrema: La superficie instabile costringe centinaia di piccoli muscoli stabilizzatori (nel piede, nella caviglia, nel ginocchio, nell’anca) a “sparare” costantemente per mantenere l’equilibrio.
Impatto Zero: Si possono eseguire esercizi ad alta intensità (salti, scatti) senza lo stress articolare di una superficie dura.
L’allenamento fisico si concentra su tre aree chiave.
1. Potenza ed Esplosività (Potencia) La Lucha si decide in frazioni di secondo. La Cogida de Muslo (sollevamento) o la Pardelera (sgambetto rotante) sono atti esplosivi.
Scatti sulla Sabbia (Sprints): Scatti brevi (10-20 metri) sulla sabbia, con partenza da diverse posizioni (sdraiati, seduti, di schiena), per allenare l’accelerazione esplosiva.
Salto (Pliometria):
Salti a piedi uniti: Per la potenza delle gambe.
Salti in lungo: Misurare la potenza orizzontale.
Salti con ostacoli (bassi): Per la reattività.
Lancio (Balistica): Spesso si usano palle mediche. Lanci rotazionali, lanci dal petto, lanci all’indietro sopra la testa. Questi movimenti allenano la “catena cinetica” (gambe-anca-tronco-braccia) che è identica a quella di una maña di proiezione come la Burra.
2. Forza Funzionale (Fuerza): La Lucha come Allenamento La forza nella Lucha non è quella di un bodybuilder (isolata), ma quella di un “contadino” (integrata). Il modo migliore per allenare la forza per la Lucha… è la Lucha.
Trasporto del Compagno (Transporte de Compañero): Questo è l’esercizio “re”. Un luchador carica un compagno dello stesso peso (o più pesante) sulle spalle (a caballito) o in braccio (stile “sposa”) e ci corre sulla sabbia per 20-30 metri.
Perché: Questo esercizio è la simulazione perfetta. Allena le gambe (come in uno squat), il core (che deve stabilizzare due centri di gravità) e la resistenza cardiovascolare. È letteralmente allenarsi per una Cogida de Muslo.
Esercizi a Coppie (Parejas):
Carretillas (Carriole): Uno cammina sulle mani, l’altro tiene i piedi.
Resistenza passiva: Un luchador cerca di avanzare, mentre il compagno lo trattiene da dietro.
Esercizi a Corpo Libero (Calistenia): Flexiones (piegamenti), sentadillas (squat), zancadas (affondi). La sabbia rende ogni squat una sfida di equilibrio.
3. La Specializzazione: Il “Core” e la “Presa” (El Tronco y la Agarrada) Questi sono i due “superpoteri” del luchador.
Allenamento del “Core” (Tronco):
Il core (addominali, obliqui, lombari) è il “ponte” che trasferisce la forza dalle gambe alle braccia. È essenziale per ogni torsione e sollevamento.
Plank (sulla sabbia), crunches, sollevamento gambe, torsioni con palla medica. Ma anche esercizi specifici come la “rotazione del palo” (se disponibile).
Allenamento della Presa (El Agarre):
La maña non esiste se la presa cede. La forza dell’avambraccio e della mano deve essere disumana.
Esercizi Specifici:
Il “Calzón”: L’esercizio più specifico. A coppie, i luchadores si afferrano l’un l’altro per il calzón arrotolato. L’obiettivo per 1-2 minuti non è atterrarsi, ma semplicemente mantenere la presa mentre l’altro si muove, si torce e cerca di “rompere” la presa. Questo allena i muscoli dell’avambraccio in modo isometrico e isocinetico, esattamente come in una brega reale.
Sospensioni: Se il terrero ha una sbarra, sospendersi (appendersi) il più a lungo possibile.
Arrampicata sulla Corda: Uno degli esercizi migliori in assoluto per la forza della presa e della trazione.
Al termine di questa fase, che può durare da 30 a 45 minuti, i luchadores sono fisicamente esausti, ma “costruiti” in modo specifico per le esigenze dello sport.
SEZIONE IV: L’ANIMA DELLA SESSIONE – LA TECNICA (LA “ENTRADA”)
Questa è la fase pedagogica, il “cuore” intellettuale dell’allenamento. Qui, la Lucha smette di essere solo preparazione fisica e diventa scienza, arte e astuzia. È il momento in cui il Mandador si trasforma da preparatore atletico a “Maestro”.
È qui che si costruisce il repertorio tecnico. Come analizzato nel punto 8, la Lucha non ha “Kata” (forme solitarie). La sua pedagogia tecnica è interamente partner-based (basata sul compagno). Lo strumento principale è la “Entrada” (letteralmente, “l’entrata”), che potremmo tradurre come “drill” o “ripetizione tecnica”.
La Scelta del “Tema” (El Tema de la Noche) Il Mandador non allena tutte le mañas ogni sera. Una seduta di allenamento efficace ha un tema. Il Mandador raduna la squadra e annuncia:
“Stasera lavoriamo sulla Pardelera (sgambetto rotante)”.
“Stiamo perdendo troppi incontri per colpa della Cogida de Muslo. Stasera, tutti lavorano sulla contra-maña, la Engatillada (aggancio difensivo)”.
“I nostri attacchi sono prevedibili. Stasera lavoriamo sulle combinazioni (cadenas): Finta di Cogida per aprire la Pardelera“.
La scelta del tema dipende da cosa il Mandador ha osservato nell’ultima luchada (la gara) o dalle debolezze che percepisce nella squadra.
Il Metodo Progressivo della “Entrada” Una volta scelto il tema (es. la Pardelera), il Mandador non dice semplicemente “Fatela!”. La pedagogia della Lucha è una progressione raffinata, che costruisce la tecnica strato per strato. I luchadores si mettono a coppie (spesso un veterano con un giovane, o due di peso simile).
Fase 1: La Fase Mimetica/Passiva (Imitare e Sentire)
La Dimostrazione: Il Mandador (o un Puntal veterano) esegue la Pardelera lentamente, spiegando ogni dettaglio: “Guarda il mio piede di perno. Guarda dove va la mia mano destra. Senti la trazione”.
“Tori” e “Uke”: I luchadores si dividono i ruoli. Uno è “Tori” (chi esegue la maña), l’altro è “Uke” (chi la riceve).
L’Esecuzione Collaborativa: Tori esegue la Pardelera al 10%. Uke è collaborativo: non oppone resistenza. Anzi, aiuta l’esecuzione: “dà” il passo, non si irrigidisce e, quando sente la maña, si lascia cadere in sicurezza (saber caer).
L’Obiettivo: In questa fase, l’obiettivo non è la “vittoria”, ma la perfezione della forma. Si allena la memoria muscolare, la distanza corretta, la coordinazione, il posizionamento dei piedi sulla sabbia instabile. Si eseguono decine di ripetizioni.
Fase 2: La Fase Semi-Attiva (Aggiungere la Realtà) Dopo 10-15 minuti di pratica passiva, il Mandador alza il livello: “Bene. Ora, Uke, non cadere così facilmente. Offri un po’ di resistenza”.
Resistenza Leggera: Uke ora non è più passivo. Si muove. Non “regala” il passo. Si irrigidisce leggermente.
L’Emergere del “Sentido”: Tori ora si scontra con la realtà. La sua Pardelera “perfetta” della Fase 1 non funziona più. Scopre che non è solo un movimento, è una questione di tempismo (timing). Deve sentire il momento in cui Uke sposta il peso, deve creare lo squilibrio con la trazione prima di lanciare la gamba.
L’Obiettivo: L’obiettivo ora è il “sentido”. Si allena la capacità di “leggere” il corpo dell’avversario. Si impara che la maña (astuzia) è più importante della fuerza (forza).
Fase 3: La Fase Attiva (La “Contra-Maña” e la Transizione) Questo è il livello più alto della Entrada. Il Mandador ordina: “Ora, Uke, applica la contra-maña!”.
La Contromossa: Tori lancia la sua Pardelera (Fase 2). Uke (il difensore), che ora è un partner attivo al 100%, applica la contromossa specifica, ad esempio “saltar la maña” (solleva la gamba per evitare lo sgambetto) o “trancar” (blocca il movimento con la propria gamba).
La Nascita della Transizione (Cadena): Tori si trova con la sua maña neutralizzata. Cosa fa ora? Si ferma? No. È qui che si allena la transizione (la cadena).
Il Mandador urla: “La Pardelera è bloccata! Passa alla Cogida!” (o “Passa alla Burra!”).
L’allenamento ora non è più su una singola tecnica, ma sulla capacità di fluire da un attacco fallito a un secondo attacco, sfruttando lo squilibrio creato dal primo.
L’Obiettivo: Si allena la fluidità e la creatività. Si costruisce il “dialogo” della lotta. Il luchador impara che la brega non è una singola frase, ma una conversazione complessa.
Questa progressione in tre fasi (Passiva -> Semi-Attiva -> Attiva) è il metodo pedagogico che sostituisce il Kata. Non allena la memoria di una forma solitaria, ma costruisce la comprensione reattiva, interattiva e funzionale della tecnica nel contesto caotico del combattimento reale.
SEZIONE V: IL CULMINE – LA “BREGA” E IL “CORRO” (LO SPARRING)
Dopo la preparazione fisica e lo studio analitico della tecnica, arriva il momento della sintesi. È il momento in cui tutto viene messo insieme: la forza, il fiato, la tecnica, l’astuzia. È la fase della “Brega” (la lotta libera), che si svolge quasi sempre nella forma tradizionale del “Corro” (il cerchio).
Questa non è una gara. È l’esame di fine lezione. È il laboratorio dove le ipotesi (le mañas provate nelle entradas) vengono testate contro una resistenza reale, imprevedibile e non collaborativa.
La Definizione del “Corro” (Il Cerchio Vivente) Il Corro è l’anti-Kata per eccellenza, come discusso nel punto 8. Ma qui ne analizziamo l’applicazione pratica in una seduta di allenamento.
La Formazione: Tutti i luchadores, dai giovani cadetes ai Puntales veterani, si dispongono in un ampio cerchio sulla sabbia.
Il Direttore: Il Mandador si posiziona al centro o a lato, come un direttore d’orchestra. È lui l’arbitro, il giudice e il maestro.
L’Inizio: Il Mandador chiama due luchadores al centro: “Juan, al centro. Pedro, al centro”.
La Brega: I due si posizionano, si afferrano (agarrada) e, al segnale del Mandador (“¡LUCHEN!”), iniziano a lottare.
Le Regole e gli Obiettivi Pedagogici del “Corro” L’intensità è alta, ma l’obiettivo non è la “vittoria” come in una luchada ufficiale. L’obiettivo è l’apprendimento situazionale.
Sviluppo del “Sentido” al Massimo Livello: Questo è il test finale per il sentido (la sensibilità). Il luchador non sa cosa farà l’avversario. Deve “sentire” e reagire in una frazione di secondo. La teoria della Fase 4 diventa pratica istintiva.
Gestione della Pressione: Lottare di fronte a tutti i propri compagni, sotto l’occhio critico del Mandador e dei veterani, crea una pressione psicologica che mima quella della gara. Si impara a controllare l’adrenalina, a non farsi prendere dalla fretta (no volverse loco), a restare “freddi”.
Laboratorio di Correzione Immediata: Il Corro è un ciclo di feedback istantaneo.
Esempio: Juan atterra Pedro con una Pardelera.
Feedback: Il Mandador ferma l’azione. “Stop! Pedro, cosa è successo? Hai dato il passo troppo facilmente. Hai tenuto il peso sul tallone. Juan, buona trazione, ma la gamba era troppo bassa. Rialzatevi. Fatelo di nuovo”.
L’errore viene identificato, corretto e testato di nuovo, tutto nell’arco di 30 secondi. È un apprendimento ad alta velocità.
La Regola del “Quedarse en Silla” (Restare in Sedia) Spesso, il Corro segue la regola della luchada: chi vince, “resta in sedia” (resta al centro). Chi perde, torna in cerchio. Questa non è una regola punitiva; è una regola pedagogica e fisica di un’efficacia straordinaria.
Sviluppo della Resilienza: Il luchador che vince non viene premiato con il riposo. Viene “punito” con un’altra lotta. Deve affrontare un avversario fresco, e poi un altro, e un altro.
Imparare a Lottare Stanchi: Questo è l’obiettivo. Il Mandador vuole vedere se il suo Puntal è ancora “tecnico” e “intelligente” quando ha le gambe piene di acido lattico e il fiato corto. È facile essere un mañoso da fresco. Il Corro insegna a essere un mañoso da stanco, che è l’unica cosa che conta in una luchada reale.
Il “Corro” Tematico (Il Laboratorio dello Stratega) Il Mandador usa il Corro per testare le sue strategie e per allenare situazioni specifiche.
“Puntal” vs. Giovani: Il Mandador manda tre giovani (cadetes) di fila contro il Puntal. L’obiettivo non è far vincere i giovani, ma (a) dare loro l’esperienza di “sentire” un campione, e (b) allenare il Puntal a gestire avversari più leggeri e veloci senza sprecare energia.
“Fuerte” vs. “Mañoso”: Mette deliberatamente il lottatore più forte e pesante del club contro quello più piccolo e tecnico. È l’eterno dibattito della Lucha, messo in scena per allenamento. Il Fuerte impara a non farsi “ingannare” dagli sgambetti. Il Mañoso impara a sopravvivere alla forza bruta.
Il Tema della Serata: Se l’allenamento era sulla Pardelera, il Mandador urla: “Voglio vedere solo Pardeleras! Trovate il momento per farla!”. Questo forza i luchadores ad applicare il tema della lezione in un contesto vivo.
Il Corro può durare dai 30 minuti a un’ora, a seconda del giorno. È la fase più faticosa, più temuta e più amata. È il momento in cui, sulla sabbia, si forgia l’identità del luchador.
SEZIONE VI: LA CHIUSURA DEL RITO – DEFATICAMENTO E ANALISI
L’allenamento non finisce con l’ultima caduta. La Lucha è un’arte di rituali, e la chiusura è tanto importante quanto l’inizio.
Fase 1: Il Defaticamento (Vuelta a la Calma) Il Mandador richiama la squadra. L’intensità della brega viene abbassata.
Corsa Leggera: Spesso si fa un altro giro o due di corsa leggera intorno al terrero. Serve a “lavare via” l’acido lattico dai muscoli, ad abbassare la frequenza cardiaca e a segnare una transizione psicologica dalla competizione alla calma.
Stretching Statico (Estiramientos): A differenza del riscaldamento (dinamico), ora si fa stretching statico. Il gruppo si siede sulla sabbia, ancora calda dallo sforzo. Si allungano i muscoli principali che hanno lavorato: schiena bassa, glutei, quadricipiti, spalle, avambracci (fondamentale, per la presa). Ogni posizione viene tenuta per 30-60 secondi.
Questa fase è anche un momento di decompressione psicologica. La tensione del Corro si scioglie. L’avversario di un minuto prima è ora il compagno che ti aiuta a fare stretching.
Fase 2: Il Cerchio Finale (La Chiusura del Mandador) Questo è il momento più importante dal punto di vista culturale. Tutta la squadra, sudata e coperta di sabbia, si raduna in un cerchio stretto attorno al Mandador.
Questo non è un momento di allenamento fisico, ma di trasmissione orale e filosofica. È il “discorso alla tribù”.
Il Mandador parla. E la sua parola ha un peso enorme.
L’Analisi Tecnica: “Stasera, le Pardeleras erano lente. Non state usando la trazione del braccio sinistro. State cercando di ‘calciare’ e non di ‘falciare’. Domani ci lavoriamo ancora”.
La Critica (Costruttiva e Dura): “Juan, hai fatto tre agarradas nel Corro e non hai provato una sola volta la maña su cui abbiamo lavorato. Stai tornando alle tue vecchie abitudini. Non va bene”.
Il Rinforzo Positivo: “Pedro, ho visto la tua contra sulla Burra. Perfetta. Hai sentito il momento, hai bloccato l’anca. Quello è il lavoro che voglio vedere”.
Il Richiamo alla Filosofia: Questo è inevitabile. Se nel Corro c’è stata troppa aggressività, o se qualcuno non ha aiutato l’avversario a rialzarsi, il Mandador interviene. “Ricordatevi cos’è questo. È una brega nobile. Non voglio vedere rabbia. Voglio vedere maña. La forza senza controllo non è Lucha”.
Gli Annunci: “Venerdì c’è la luchada contro il Tegueste. La convocazione è alle 19:00. Voglio tutti puntuali”.
Questo discorso finale, che dura 5-10 minuti, è il “cemento” del club. È dove il Mandador riafferma la sua autorità, corregge gli errori, loda i progressi e, soprattutto, ricorda a tutti perché lo stanno facendo.
Fase 3: Il Ritorno allo Spogliatoio Il rito è concluso. Il Mandador scioglie il cerchio. L’allenamento è finito. I luchadores si danno la buona notte. Nello spogliatoio, il rito si inverte. Il calzón de brega viene tolto, sciacquato dalla sabbia. La camiseta del club viene riposta.
Il luchador torna a essere “Juan” o “María”. Ma porta con sé la stanchezza, il dolore muscolare e la lezione della sabbia.
In sintesi, una tipica seduta di allenamento di Lucha Canaria è un dramma in sei atti: è un raduno sociale, una trasformazione rituale, una preparazione fisica brutale, una lezione accademica di fisica applicata, un test psicologico sotto pressione e, infine, una lezione di filosofia comunitaria. È l’unico modo in cui un’arte così antica e complessa può sopravvivere, intatta, nel XXI secolo.
GLI STILI E LE SCUOLE
Affrontare il concetto di “stili” e “scuole” nella Lucha Canaria richiede un fondamentale cambio di prospettiva rispetto alla maggior parte delle arti marziali mondiali. In discipline come il Karate, il Kung Fu o persino la scherma europea, gli “stili” (come Shotokan, Goju-Ryu, Ala di Ferro, Scuola Spagnola, Scuola Italiana) rappresentano lignaggi codificati, con filosofie distinte, repertori tecnici specifici e, spesso, fondatori identificabili.
Nella Lucha Canaria, questo concetto è quasi inesistente nella sua forma moderna, paradossalmente perché è stato cancellato dal suo stesso successo.
La storia degli “stili” della Lucha Canaria è una storia di due epoche: un’era antica, vibrante e diversificata, di stili regionali e dialetti tecnici (le Scuole Antiche); e un’era moderna, unificata e sportiva, dove lo “stile” è diventato un concetto più filosofico e tattico che tecnico (le Scuole Moderne o Filosofie).
L’evento che funge da spartiacque, il protagonista indiscusso di questa sezione, è il Reglamento Unificato del 1943. Questo documento, e le sue successive revisioni, rappresentano l’atto che ha “ucciso” gli stili antichi per “creare” lo sport moderno.
Per comprendere appieno questa dinamica, è necessario intraprendere un viaggio archeologico per riscoprire le “scuole perdute” dell’arcipelago, analizzare l’impatto della loro estinzione e, infine, definire cosa significhino “stile” e “scuola” nel terrero contemporaneo.
SEZIONE I: LE SCUOLE PERDUTE – GLI STILI REGIONALI (PRE-1943)
Prima dell’unificazione, la Lucha Canaria non esisteva. Esistevano, al plurale, le Luchas Canarias. Ogni isola, e persino ogni comarca (regione) isolata dalle montagne, aveva sviluppato un proprio “dialetto” di lotta. Queste erano le vere “scuole” antiche, nate dall’isolamento geografico e dalle specifiche necessità socio-culturali.
Questi stili (o modalità) non erano codificati in testi, ma incarnati nei corpi dei pastori e dei contadini, e tramandati oralmente. Le cronache dei viaggiatori e gli studi etnografici ci permettono di ricostruire i tratti distintivi di queste scuole perdute.
La Scuola di Tenerife: La Culla del “Mañoso” (L’Astuto)
Storicamente, la lotta a Tenerife è stata associata all’astuzia, alla velocità e alla tecnica pura. È l’archetipo dello stile “Mañoso” (basato sulla maña, o abilità).
Contesto Socio-Geografico: Un’isola montuosa, con una popolazione agricola densa. Le cronache suggeriscono che la lotta qui si sia raffinata per permettere a uomini di diversa taglia e forza di competere.
Filosofia dello Stile: Questa scuola si basava sul principio che l’intelligenza (sentido) e il tempismo battono la forza bruta (fuerza). L’obiettivo non era sopraffare, ma ingannare e reindirizzare. L’eleganza tecnica era apprezzata tanto quanto la vittoria.
Repertorio Tecnico (Le “Mañas de Desvío”): Lo stile di Tenerife ha fondato e perfezionato le Mañas de Desvío (tecniche di deviazione e squilibrio).
Pardelera: La “regina” di Tenerife. Questo sgambetto rotante, che richiede un tempismo perfetto per falciare la gamba dell’avversario mentre è in movimento, è l’essenza del mañoso: pura fisica, zero forza.
Traspié: Lo sgambetto (interno o esterno), usato per rompere la base.
Garabato: Il “gancio” rapido con la gamba, per “tirare via” l’appoggio.
Contra-Mañas: La scuola di Tenerife era, ed è tuttora, rinomata per la sua enfasi sulla contro-tecnica. I suoi lottatori erano maestri nel difendersi, nell’usare la forza dell’attaccante contro di lui. È la patria del sentido (la sensibilità tattile).
Declino: Questo stile, pur essendo assorbito nel Reglamento moderno, ha perso la sua purezza. La Lucha sportiva moderna, che spesso premia il peso e la potenza (i Puntales pesanti), ha reso più difficile per un mañoso puro dominare come un tempo.
La Scuola di Gran Canaria: La Roccaforte del “Fuerte” (Il Forte)
Opposta a Tenerife, non solo geograficamente ma anche filosoficamente, si trova la scuola di Gran Canaria, l’archetipo dello stile “Fuerte” (basato sulla potenza).
Contesto Socio-Geografico: Isola con grandi pianure e una forte tradizione pastorale. La lotta qui era una dimostrazione di virilità, potenza e nobiltà.
Filosofia dello Stile: Questa scuola si basava sul principio della potenza e della stabilità. La vittoria si otteneva attraverso un dominio fisico chiaro, sollevando l’avversario da terra in un atto di forza inequivocabile. La nobleza (nobiltà) dello stile di Gran Canaria risiedeva nell’applicare la forza in modo controllato, ma assoluto.
Repertorio Tecnico (Le “Mañas de Agarre”): Lo stile di Gran Canaria è il padre delle Mañas de Agarre (tecniche di presa e sollevamento).
Cogida de Muslo: Il simbolo di questa scuola. L’atto di abbassarsi, afferrare la coscia dell’avversario e sollevarlo da terra. È una tecnica che richiede una forza immensa nella schiena e nelle gambe.
Cucharón: Una variante ancora più potente, che “raccoglie” la gamba da sotto.
Burra (e Media Cadera): Sebbene la Burra (proiezione d’anca) sia universale, la versione di Gran Canaria era spesso un atto di potenza esplosiva, non solo di leva.
Declino: Questa “scuola” non è mai declinata; al contrario, ha forse dominato la Lucha moderna. La spettacolarità dei sollevamenti e il sistema di classificazione dei Puntales (che favorisce chi può vincere contro molti) hanno reso lo stile Fuerte vincente nell’era sportiva.
Le Scuole Dimenticate: I Veri Stili Estinti
Se Tenerife e Gran Canaria rappresentano i due “dialetti” principali che si sono fusi nella lingua moderna, altre isole possedevano stili veramente unici, che sono stati quasi completamente cancellati dal Reglamento del 1943. Queste sono le “scuole” veramente perdute.
La Scuola di Fuerteventura: La “Lucha Corrida”
La lotta praticata storicamente a Fuerteventura (majorera) era così diversa da essere quasi uno sport differente. Era conosciuta come “Lucha Corrida”.
Contesto Socio-Geografico: Un’isola vasta, arida e con una popolazione scarsa, dominata dalla pastorizia di capre. Le distanze erano enormi e i lottatori (pastori) erano noti per la loro incredibile resistenza e la durezza (rusticidad).
Filosofia dello Stile: Meno “tecnica” e “raffinata” (nel senso di mañas complesse), ma estremamente funzionale e basata sulla forza-resistenza. L’obiettivo era il dominio totale.
Caratteristiche Uniche (ora illegali):
La “Agarrada” Diversa: Non si afferrava il calzón de brega (pantalone arrotolato). La presa era “mano a mano” o “a la cintura” (alla cintura).
L’Uso degli “Empujones” (Spinte): Nello stile di Fuerteventura era permesso spingere attivamente l’avversario. Si poteva usare il palmo della mano per spingere sul petto o sulla spalla, cosa severamente vietata nella Lucha moderna unificata (che è solo trazione e leva).
L’Uso delle “Levantadas” (Sollevamenti): Lo stile si basava sul sollevare l’avversario di peso (come in un body lock) e portarlo in giro per il terrero fino a farlo crollare per sfinimento, per poi atterrarlo.
L’Estinzione: Quando il Reglamento del 1943 fu imposto, l’intera base della scuola di Fuerteventura fu bandita. Gli empujones furono vietati. L’agarrada al calzón divenne obbligatoria. Questo “tagliò le gambe” allo stile majorero. I lottatori di Fuerteventura dovettero “re-imparare” a lottare secondo le regole “importate” da Tenerife e Gran Canaria. Questa è la più grande tragedia culturale nella storia degli stili di Lucha.
La Scuola di El Hierro: La “Lucha Rústica”
Simile a Fuerteventura, l’isola di El Hierro (la più piccola e isolata) aveva un suo stile, noto per la sua “rusticidad” (rudezza).
Contesto: Isolamento totale. Una lotta di pura sopravvivenza tra pastori.
Filosofia e Tecnica: Meno mañas e più fuerza. Si basava su poche tecniche fondamentali: la presa salda, la stabilità (non cadere) e la pura forza fisica per sradicare l’avversario. Era una lotta di attrito, di pazienza e di potenza.
L’Estinzione: Come per Fuerteventura, l’imposizione del Reglamento unificato, con il suo vasto catalogo di mañas de desvío (sconosciute o poco praticate a El Hierro), mise in secondo piano lo stile locale.
La Scuola di La Palma: L’Isola dei “Maestri”
La Palma rappresenta un caso affascinante. Non è tanto uno “stile” distinto (come quello Fuerte o Mañoso), quanto una “scuola” nel senso di fucina di talenti tecnici.
Filosofia: Storicamente, La Palma ha prodotto un numero sproporzionato di lottatori tecnicamente perfetti, i “maestri” per eccellenza. La sua “scuola” è quella della tecnica pura, della sintesi.
L’Eredità: Non è un caso che i due luchadores considerati forse i più completi e tecnicamente dotati della storia, Alfredo Martín “El Palmero” e Juan Barbuzano, provenissero entrambi da La Palma. “El Palmero” è l’archetipo del mañoso che ha lottato per Tenerife, e Barbuzano è l’archetipo del lottatore “completo” (sia fuerte che mañoso).
Analisi: La scuola di La Palma è la “scuola degli stilisti”, il luogo dove, forse più che altrove, la Lucha è stata studiata e perfezionata come un’arte scientifica, al di là della semplice dicotomia Fuerte/Mañoso.
SEZIONE II: L’EVENTO DI ESTINZIONE – LA NASCITA DELL'”ESTILO FEDERATIVO” (1943)
Questa sezione è cruciale per capire perché oggi non possiamo più andare a Fuerteventura e vedere la “Lucha Corrida”. Il 1943, con la creazione della Federación Española de Lucha e l’inclusione della Lucha Canaria sotto l’egida dell’organizzazione franchista “Educación y Descanso”, segnò la fine della diversità e la nascita di un’unica lingua franca.
La Creazione dello Stile Standard: L'”Estilo Federativo” Il Reglamento (regolamento) del 1943 non fu una scoperta, fu un compromesso politico e culturale.
Il Contesto: Il regime franchista voleva ordine, disciplina e unificazione. Il caos degli stili regionali e delle regole concordate sul posto (pacto) era inaccettabile.
Il Compromesso: Fu creato un comitato (composto principalmente da appassionati di Tenerife e Gran Canaria) per redigere un regolamento unico.
La Sintesi: Questo “Estilo Federativo” è, in essenza, una fusione delle scuole di Tenerife e Gran Canaria.
Da Gran Canaria, ha preso la spettacolarità e la legalizzazione delle Mañas de Agarre (es. Cogida de Muslo), che erano la base dello stile Fuerte.
Da Tenerife, ha preso il vasto vocabolario delle Mañas de Desvío (es. Pardelera), che erano la base dello stile Mañoso.
Le Vittime: Come visto, questo “compromesso” ha bandito gli elementi che non rientravano in questa sintesi. Gli empujones (spinte) di Fuerteventura? Vietati. Le prese alternative? Vietate. L’unica presa (agarrada) legale divenne quella al calzón de brega arrotolato.
Conseguenze della Nascita dello “Stile Federativo”
Pro:
Sopravvivenza: Senza questa unificazione, la Lucha Canaria sarebbe probabilmente morta, frammentata in folklore locali incapaci di competere con sport moderni come il calcio.
Sportivizzazione: L’unificazione ha creato lo sport. Ha permesso la creazione di campionati (ligas), classifiche, e un sistema di punteggio oggettivo. Ha permesso a un lottatore di El Hierro di competere equamente contro uno di Gran Canaria.
Comprensibilità: Ha reso la Lucha uno spettacolo comprensibile per tutti, non solo per gli iniziati di un singolo villaggio.
Contro:
La Grande Perdita (L’Estinzione): Ha causato la perdita irreversibile di un patrimonio culturale immateriale. Le mañas e gli stili di Fuerteventura e El Hierro sono oggi oggetto di studio per gli etnografi, non una pratica viva.
Omogeneizzazione: Ha creato un “luchador standard”. L’evoluzione tecnica si è bloccata e reindirizzata, non più basata sulla tradizione locale, ma sull’ottimizzazione delle mañas permesse dal regolamento.
Perdita di Funzionalità “Rustica”: Le tecniche “sporche” ma efficaci dei pastori (spinte, prese diverse) sono state eliminate in favore di un’estetica sportiva e “nobile”.
L’unica Lucha Canaria praticata oggi, dal più piccolo terrero di El Hierro al più grande di Gran Canaria, è quella dell'”Estilo Federativo“. Le “scuole” antiche sono morte.
SEZIONE III: LE “SCUOLE” MODERNE – FILOSOFIE, NON LIGNAGGI
Se le scuole antiche sono morte, cosa significa “stile” nella Lucha moderna? Oggi, “stile” e “scuola” si riferiscono a due concetti distinti:
Le Filosofie Archetipiche (l’eredità di Fuerte/Mañoso).
Le Istituzioni (i Club e le Escuelas).
Le Filosofie Archetipiche: Le Scuole del Mandador Lo “stile” di un lottatore oggi non è definito dalla sua isola di nascita, ma dalla filosofia del suo Mandador (allenatore) e dalle sue inclinazioni personali. Queste filosofie ricadono ancora nei due grandi archetipi.
La “Scuola” Filosofica del “Fuerte” (Il Club di Potenza) Questa è una “scuola” di pensiero, un approccio all’allenamento e alla competizione.
Filosofia del Mandador: Il Mandador che segue questa scuola crede nella supremazia della preparazione fisica, del peso e della potenza. Il motto è: “La tecnica è inutile se non hai la forza per applicarla”.
Metodologia di Allenamento: L’allenamento in questa “scuola” è brutale.
Enfasi sulla P.F.: La sessione dedica una parte enorme alla preparación física (P.F.). Esercizi di forza funzionale (trasporto di compagni sulla sabbia), powerlifting (stacchi, squat), allenamento della presa (sospensioni, calzón).
Reclutamento: Questi club spesso “cercano” (e pagano) Puntales che sono fisicamente grandi. Costruiscono la squadra attorno a un “gigante”.
Allenamento Tecnico: L’allenamento tecnico si concentra sulla perfezione delle mañas de agarre (Cogida de Muslo, Burra, Levantada).
Strategia in Gara: La strategia è “semplice”: preservare il Puntal A (il gigante) fino alla fine e usarlo per “pulire” (limpiar) i 4-5 lottatori rimasti della squadra avversaria. È una scuola di dominio.
La “Scuola” Filosofica del “Mañoso” (Il Club Tattico) Questa è la scuola dell’intelligenza, della strategia e della gestione delle risorse.
Filosofia del Mandador: Il Mandador di questa scuola crede che l’intelligenza e la tattica possano battere la forza. Il motto è: “Non importa quanto è grande, se non riesce a prenderti”. Spesso questa filosofia è adottata da club più poveri che non possono permettersi un Puntal gigante.
Metodologia di Allenamento:
Enfasi sul “Sentido”: L’allenamento è ossessionato dal sentido (la sensibilità) e dalla contra-maña (la contro-tecnica).
Il “Corro” (Sparring): Il corro è “tematico”. Si allenano scenari specifici: “Come atterrare un uomo più pesante di 20 kg?”, “Come difendersi da una Cogida de Muslo?”.
Allenamento Tecnico: Si specializzano in mañas de desvío (Pardelera, Garabato, Traspié) e in mañas de bloqueo (Engatillada, Trancada).
Strategia in Gara: La strategia è complessa. È una partita a scacchi. Si “sacrificano” lottatori di medio livello (i Destacados) per stancare (mermar) il Puntal avversario. Si cerca di vincere ai punti, di ottenere revueltas (pareggi) strategici. È la scuola della resilienza e dell’astuzia.
La “Scuola” della Sintesi: L’Atleta Completo La “scuola” ideale moderna, quella a cui tutti i Mandadores aspirano, è la sintesi. È la scuola che cerca di produrre l’atleta “completo” (come Barbuzano), che sia Fuerte e Mañoso. L’allenamento in questa scuola è bilanciato: P.F. intensiva, ma anche studio ossessivo della tecnica e della contra-maña.
SEZIONE IV: LE “SCUOLE” COME ISTITUZIONI – I CLUB E LE “ESCUELAS”
Se finora “scuola” è stato usato in senso filosofico o storico, ora analizziamo il termine nel suo senso letterale: le istituzioni che insegnano la Lucha.
I “Clubes de Lucha” (I Club): Le Grandi Case Le vere “scuole” oggi sono i Clubes de Lucha. Ogni villaggio, ogni quartiere ha il suo club, che è l’erede moderno della rivalità (pique) locale. Questi club sono le scuole. Non sono solo squadre, sono istituzioni sociali.
Club Storici: Esistono club con quasi 100 anni di storia, come il C.L. Adargoma (Gran Canaria) o altri club iconici come il C.L. Tegueste (Tenerife) o il C.L. Victoria (Tenerife).
La “Scuola” come Identità: L’identità di questi club è il loro stile. Alcuni sono noti storicamente per essere “scuole” di mañosos (spesso a Tenerife). Altri, per essere “scuole” di fuertes (spesso a Gran Canaria).
Il “Mandador” come Rettore: Il Mandador (allenatore) è il “Rettore” di questa scuola. È lui che, stagione dopo stagione, plasma la filosofia del club. Se un club cambia Mandador, spesso cambia “stile” di lotta.
Reclutamento vs. “Cantera”: Un club può decidere di essere una “scuola” che “compra” talento (i club ricchi che ingaggiano Puntales da altre isole) o una “scuola” che “crea” talento dalla propria cantera (il vivaio giovanile). La crisi del 2008 ha costretto molti club a passare dal modello “comprare” al modello “creare”, rafforzando l’importanza delle escuelas.
Le “Escuelas de Lucha” (Le Scuole Giovanili): Il Vivaio Questa è la “scuola” nel senso più letterale e moderno. La Escuela de Lucha è il programma giovanile, spesso finanziato dal comune (ayuntamiento) o dal Cabildo (governo insulare), e gestito dal club locale.
La Funzione: Le escuelas sono il motore di sopravvivenza della Lucha. È qui che i bambini, a partire dai 5-6 anni, entrano nel terrero.
La Pedagogia: La escuela è il luogo dove il “Estilo Federativo” viene insegnato da zero.
Fase 1: “Saber Caer”: La prima “materia” che si insegna non è la lotta, ma “saper cadere” sulla sabbia.
Fase 2: I Fondamentali: Si insegnano le mañas di base (la “grammatica” della Lucha).
Fase 3: La Filosofia: È qui che il Mandador (o Monitor) insegna la Nobleza. È la “scuola” etica. Ai bambini viene insegnato come un riflesso incondizionato che, dopo ogni caduta, si deve aiutare il compagno a rialzarsi.
Il Futuro dello Stile: Lo “stile” della Lucha Canaria del 2050 si sta decidendo oggi, in queste escuelas. È qui che i Mandadores decidono se premiare la forza o l’astuzia, se insegnare solo le 5 mañas che danno punti o l’intero repertorio tradizionale. La escuela è il vero campo di battaglia per la preservazione dell’anima tecnica della Lucha.
SEZIONE V: LA “CASA MADRE” E LE CONNESSIONI ESTERNE
Una domanda chiave per qualsiasi arte marziale è: “Chi è l’autorità centrale?”. Chi è la “casa madre” che definisce la dottrina, lo stile e le regole?
La “Casa Madre”: La Federación de Lucha Canaria (FLC)
La “casa madre” (o ente rector) della Lucha Canaria è la Federación de Lucha Canaria (FLC).
Storia e Ruolo: Nata nel 1984, la FLC è il risultato della “indipendenza” sportiva della Lucha. Prima era una sezione della Federación Española de Lucha (creata nel 1943). Questa scissione fu un atto politico e culturale fondamentale: la Lucha Canaria appartiene ai canari.
Struttura: La FLC è l’organo regionale (autonomo). Sotto di essa, ci sono le Federazioni Insulari (la Federación de Lucha de Tenerife, la Federación de Lucha de Gran Canaria, ecc.), che gestiscono le competizioni locali.
Funzione (Regolatoria, non Stilistica): Questo è un punto cruciale che differenzia la FLC da un “Honbu Dojo” (quartier generale) giapponese.
La FLC non detta uno “stile”. Non ha un “Maestro Capo” che insegna la “vera” Lucha.
La FLC detta le regole. È un organo regolatore, sportivo e amministrativo. Il suo ruolo è:
Pubblicare il Reglamento (l'”Estilo Federativo”).
Organizzare le competizioni (le ligas e i campionati).
Gestire la classificazione dei lottatori (Puntales A, B, C, ecc.).
Formare gli arbitri.
Promuovere le escuelas.
Quindi, la “scuola” ufficiale è quella del Reglamento. Ma l’interpretazione di quel regolamento (la filosofia Fuerte o Mañosa) è lasciata ai club e ai Mandadores.
Le “Organizzazioni Mondiali”: L’Assenza come Identità La Lucha Canaria non ha organizzazioni mondiali. Non esiste una “World Lucha Canaria Federation” o simili.
Perché? Perché è uno sport autoctono, non un’arte marziale da esportazione. La sua identità è intrinsecamente legata al territorio e al popolo canario. Non ha mai avuto una vocazione “missionaria” come il Judo, il Karate o il BJJ. È un’espressione culturale, non un prodotto da esportare.
L’unica “esportazione” è avvenuta attraverso l’emigrazione, non attraverso la creazione di dojo o palestre.
Le “Scuole” Esterne: La Diaspora (Le Uniche Scuole Internazionali)
Le uniche “scuole” di Lucha Canaria mai esistite al di fuori della Spagna sono nate e (quasi) morte con la diaspora canaria.
La Scuola di Cuba: Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, un’enorme emigrazione canaria (gli Isleños) si stabilì a Cuba.
Portarono con sé la Lucha. A L’Avana e in altre città, si formarono club di Lucha. Si tenevano luchadas nei terreros improvvisati, spesso contro i locali, per preservare l’identità e per scommessa.
Esisteva una “Asociación de Luchadores Canarios en Cuba”, che fu la prima “federazione” estera.
Declino: Con la Rivoluzione Cubana di Castro e l’interruzione dei legami, questa tradizione si è quasi completamente estinta, sopravvivendo solo nella memoria di poche famiglie.
La Scuola del Venezuela: Simile a Cuba, il Venezuela fu una meta privilegiata. I “Hogares Canarios” (Case Canarie) a Caracas e in altre città divennero i centri di questa pratica.
Fino agli anni ’70 e ’80, era comune per le squadre canarie fare “tournée” in Venezuela.
Declino: La crisi economica e politica in Venezuela ha, similmente, quasi cancellato questa pratica, che oggi è puramente testimoniale.
Queste “scuole” della diaspora sono importanti perché sono l’unica volta in cui la Lucha ha messo radici all’estero, ma dimostrano anche che, senza un legame costante con la “casa madre” (le isole), l’arte non sopravvive.
Il Contesto Internazionale: La Lucha tra Pari L’unico contesto “mondiale” in cui la FLC (la casa madre) opera è quello delle lotte tradizionali e autoctone.
La FLC ha partecipato e partecipa a festival e campionati europei di lotte celtiche o tradizionali (come quelli organizzati dalla Confederación de Luchas Celtas o dalla FILA, ora UWW).
In questo contesto, la “scuola” della Lucha Canaria si confronta con altre “scuole” antiche:
Il Gouren (Lotta Bretone).
Il Backhold (Lotta Scozzese/Inglese).
La Lucha Leonesa (Spagna).
Questo non crea “scuole” mondiali, ma permette un confronto tra “biblioteche” diverse, riconoscendo che la Lucha Canaria è una delle “scuole” di lotta tradizionali più raffinate e meglio preservate del pianeta.
Conclusione: Uno Stile, Tante Scuole In conclusione, la storia degli stili nella Lucha Canaria è una storia di drammatica contrazione (dalla diversità regionale all’unificazione) seguita da una frammentazione filosofica.
Oggi esiste un solo Stile ufficiale: l’“Estilo Federativo”, definito dal Reglamento della FLC.
Tuttavia, all’interno di questo stile unico, esistono infinite “Scuole”:
Le Scuole Filosofiche (l’approccio Fuerte vs. Mañoso).
Le Scuole Istituzionali (i Clubes storici).
Le Scuole Pedagogiche (le Escuelas giovanili, guidate dalla visione del proprio Mandador).
La “casa madre” è la Federación de Lucha Canaria, ma il suo ruolo non è insegnare uno stile, ma proteggere le regole dello sport che ha permesso a questa antica tradizione di sopravvivere.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L’analisi della situazione della Lucha Canaria nel contesto italiano è una delle più dirette, e al contempo più rivelatrici, dell’intera disamina di quest’arte. La risposta breve, e fattuale, è che la Lucha Canaria in Italia, come disciplina organizzata, strutturata e praticata, è essenzialmente inesistente.
Alla data attuale, non si ha notizia di federazioni, associazioni sportive (ASD o SSD), club, escuelas (scuole) o terreros (gli specifici campi di gara in sabbia) dedicati alla pratica e alla diffusione della Lucha Canaria sul territorio italiano.
Questa assenza totale non è un fallimento, né una mancanza. Al contrario, è la conseguenza logica e la prova più forte della natura stessa della Lucha Canaria: quella di essere un’arte autoctona (o folklorica) e non un’arte marziale da esportazione.
Per comprendere appieno questa “situazione di assenza”, non è sufficiente constatarla. È necessario analizzare in profondità i fattori che la determinano, confrontare la Lucha con altre discipline (sia quelle che hanno avuto successo in Italia, sia quelle che le somigliano) e definire con precisione quali siano gli organi di riferimento a cui un potenziale interessato italiano dovrebbe, in assenza, rivolgersi.
SEZIONE I: ANALISI DELL’ASSENZA – PERCHÉ LA LUCHA NON È IN ITALIA?
L’Italia è uno dei mercati più fertili e saturi al mondo per le arti marziali e gli sport da combattimento. Dal Judo (istituzionalizzato e olimpico) al Brazilian Jiu-Jitsu (in esplosione), dal Karate (diffusissimo) all’MMA (mediaticamente dominante), ogni “prodotto” marziale ha trovato una sua nicchia. Perché, allora, la Lucha Canaria è assente?
Fattore 1: La Natura “Autoctona” contro la Vocazione “Missionaria”
Questo è il fattore primario. Le arti marziali che hanno conquistato il mondo (Judo, Karate, Taekwondo, BJJ) sono nate, o si sono evolute, con una vocazione “missionaria” o di esportazione.
Jigoro Kano (Judo) e Gichin Funakoshi (Karate) erano educatori che vedevano nelle loro arti un veicolo universale per l’educazione fisica e morale, e ne promossero attivamente la diffusione globale.
La famiglia Gracie (BJJ) ha usato una strategia di marketing aggressiva (la “sfida Gracie”, la creazione dell’UFC) per dimostrare l’efficacia del proprio stile e venderlo come prodotto di autodifesa.
La Lucha Canaria non ha nulla di tutto questo.
Nessun Fondatore Missionario: Come analizzato nel punto 4, la Lucha non ha un fondatore. È un prodotto collettivo del popolo Guanche, ri-fondato dai pastori e dai contadini. Non ha mai avuto un “maestro” che abbia detto: “Ora porterò la nobleza nel mondo”.
Un Fatto Sociale, Non un Prodotto: La Lucha non è un “prodotto” che si può separare dal suo contesto. È un “fatto sociale totale” (come definito da Marcel Mauss) che lega insieme l’identità (Canariedad), la lingua (la terminologia delle mañas), lo spazio (il terrero di sabbia) e la filosofia (la nobleza). È l’espressione di un popolo, non un sistema di combattimento.
La Diaspora contro l’Esportazione: La Lucha si è diffusa all’estero solo dove si è diffuso il popolo canario (la diaspora a Cuba e in Venezuela). È un’arte che segue il suo popolo, non un’arte che cerca nuovi popoli. L’emigrazione canaria in Italia è stata, ed è, statisticamente irrilevante rispetto ad altre comunità, e quindi non ha mai agito da “seme”.
Fattore 2: L’Infrastruttura Specifica (Il Terrero) Qualsiasi arte marziale che richiede un’infrastruttura complessa, costosa o specifica, ha una diffusione limitata.
Il Karate, la Boxe, il BJJ possono essere praticati in qualsiasi palestra, in qualsiasi “dojo” con un tatami.
La Lucha Canaria richiede un “terrero”: un cerchio di sabbia specifico (non sabbia di mare, ma jable o sabbia di fiume lavata), con un diametro regolamentare (10-11 metri), spesso coperto.
Aprire una “scuola” di Lucha in Italia non significherebbe affittare una palestra, ma avviare un progetto edilizio. Significherebbe trovare uno spazio, ottenere permessi, gestire la manutenzione della sabbia (che deve essere pulita, rastrellata, inumidita). È una barriera all’ingresso economica e logistica insormontabile.
Fattore 3: L’Ecosistema Marziale Italiano (Un Mercato Saturo) Un potenziale praticante italiano che cerca uno sport da combattimento ha di fronte un’offerta vastissima. La “proposta di valore” della Lucha Canaria, purtroppo, non intercetta le richieste del mercato italiano.
Chi cerca l’Efficacia (Self-Defense/MMA): Sceglie MMA, Brazilian Jiu-Jitsu, Krav Maga o Muay Thai. La Lucha (incruenta, senza colpi né sottomissioni) è l’antitesi di questo.
Chi cerca la Disciplina (Tradizione/Filosofia): Sceglie Karate, Aikido, Kendo. Arti con una filosofia codificata, un sistema di cinture (gradi) chiaro e un’estetica affascinante.
Chi cerca lo Sport Olimpico: Sceglie Judo, Lotta (Libera o Greco-Romana) o Taekwondo, con un percorso agonistico chiaro verso i Giochi Olimpici.
La Lucha Canaria, con la sua filosofia di nobleza, la sua assenza di gradi, il suo essere uno sport di squadra e il suo focus sullo squilibrio, non rientra in nessuna di queste categorie. È un “prodotto” (per usare un termine di mercato) che non ha una domanda in Italia.
Fattore 4: Il Paradosso Spagnolo (Il Successo del Padel) L’assenza della Lucha è ancora più evidente se confrontata con l’esplosione di un altro “sport spagnolo” (sebbene di origine messicana, ma di adozione spagnola): il Padel. Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha visto una vera e propria “febbre da Padel”. Decine di migliaia di campi sono stati costruiti. Perché il Padel sì e la Lucha no?
Barriera all’Ingresso: Il Padel è facile da imparare (si gioca in 10 minuti), socialmente aggregante, e percepito come “divertente”. La Lucha è difficile, richiede anni per sviluppare il sentido ed è fisicamente estenuante.
Commercializzazione: Il Padel è un business. La Lucha è una cultura. Il Padel è stato spinto da aziende, sponsor e investitori. La Lucha è sostenuta da fondi pubblici del Governo delle Canarie per la preservazione culturale.
Infrastruttura: Costruire un campo da Padel è un investimento redditizio. Costruire un terrero è una spesa culturale.
Questo paragone dimostra che l’assenza della Lucha non è dovuta a un “anti-ispanismo”, ma al fatto che la Lucha è, nella sua essenza, un’arte non commerciale e non progettata per l’esportazione.
Fattore 5: La Nicchia Ecologica Occupata (Le Lotte Tradizionali Italiane) Questo è l’argomento più profondo e importante. La Lucha Canaria non è in Italia perché l’Italia ha già le sue “Luchas Canarias”.
L’Italia, come la Spagna, possiede un patrimonio vasto, ma quasi dimenticato, di lotte tradizionali (o folk wrestling), che occupano esattamente la stessa “nicchia ecologica” della Lucha: arti pastorali, legate a feste e tradizioni, nate per risolvere dispute e per l’onore.
La più importante e la più simile è S’Istrumpa, la lotta tradizionale della Sardegna.
Il Parallelo: S’Istrumpa (o “Lotta dei Pastori”) è, come la Lucha, un’arte autoctona, le cui origini si perdono (forse nell’epoca nuragica). Come la Lucha, è un’arte basata sullo squilibrio (obiettivo di atterrare l’avversario sulla schiena). Come la Lucha, è nata in un contesto pastorale per misurare la forza e l’onore.
La Situazione Italiana di S’Istrumpa: S’Istrumpa è essa stessa una disciplina “di nicchia” in Italia, che lotta per la sopravvivenza. È praticata quasi esclusivamente in Sardegna.
L’Analisi: Perché un appassionato italiano di lotte folkloriche dovrebbe importare la Lucha Canaria, quando la sua lotta tradizionale (S’Istrumpa) è già presente sul territorio e ha bisogno di essere preservata?
La presenza di S’Istrumpa e di altre lotte regionali (come la Lotta Cilentana) fa sì che la “curiosità” per il folk wrestling sia già indirizzata verso manifestazioni locali. La Lucha Canaria, da questo punto di vista, è semplicemente la “versione canaria” di qualcosa che l’Italia (in particolare la Sardegna) già possiede.
SEZIONE II: ENTI E ORGANIZZAZIONI DI RIFERIMENTO (IN ASSENZA DI UNA PRESENZA ITALIANA)
Data l’assenza totale di una struttura in Italia, un appassionato o un ricercatore italiano che desideri informazioni ufficiali, contattare la “casa madre” o studiare la disciplina, deve necessariamente rivolgersi agli organi dirigenziali spagnoli (canari) o, per un contesto più ampio, alle federazioni internazionali di lotte tradizionali.
La struttura della Lucha Canaria è regionale. Non ha un’organizzazione “mondiale” perché non è uno sport globale. La “casa madre” è nelle Isole Canarie.
La “Casa Madre”: Le Federazioni Spagnole (Canarie)
L’autorità suprema che codifica le regole, gestisce il sistema di classificazione dei lottatori (Puntales, Destacados), organizza i campionati principali e supervisiona la tradizione è la Federación de Lucha Canaria (FLC).
La FLC è un ente regionale autonomo (non dipende più dalla federazione nazionale spagnola, da cui si è separata nel 1984). Questa federazione agisce come un “governo” per lo sport e delega gran parte della gestione quotidiana e delle competizioni alle Federazioni Insulari.
Le due federazioni insulari più importanti e attive, che rappresentano i due “poli” storici della Lucha (Gran Canaria e Tenerife), sono i riferimenti principali:
Federación de Lucha de Gran Canaria
Ruolo: Gestisce la competizione, i club e le escuelas dell’isola di Gran Canaria, uno dei centri nevralgici dello stile Fuerte.
Sito Web:
http://www.flcgrancanaria.com/(Nota: i siti delle federazioni sportive locali possono a volte essere in manutenzione o cambiare dominio, ma questo è il riferimento storico).Contatti: Le informazioni di contatto (email, indirizzi) sono reperibili sul loro sito ufficiale.
Federación de Lucha Canaria de Tenerife
Ruolo: Amministra la Lucha sull’isola di Tenerife, patria storica dello stile Mañoso.
Sito Web:
https://www.fdlctenerife.es/Email (esempio):
fdlctenerife@fdlctenerife.es
Un ricercatore italiano che cerca informazioni di prima mano (regolamenti, storia dei club, calendari) deve fare riferimento a questi enti.
Le Organizzazioni “Mondiali” (Un Contesto, non un Governo)
Come precedentemente stabilito, non esiste una “World Lucha Canaria Federation”. L’unico contesto “mondiale” in cui la Lucha Canaria appare è quello delle federazioni che raggruppano le lotte tradizionali e folkloriche.
United World Wrestling (UWW)
Ruolo: È la federazione mondiale, riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), che governa la Lotta (Libera, Greco-Romana) e il Grappling. Crucialmente, la UWW ha anche un Comitato per le Lotte Tradizionali.
Collegamento: La Lucha Canaria è riconosciuta dalla UWW come una delle lotte tradizionali più importanti d’Europa. La UWW organizza (sebbene non regolarmente come per gli sport olimpici) Campionati Mondiali di Lotte Tradizionali, ai quali la Spagna può partecipare con i suoi stili, inclusa la Lucha Canaria.
Sito Web:
https://uww.org/Indirizzo (Quartier Generale): Rue du Château 6, 1804 Corsier-sur-Vevey, Svizzera.
Nota per l’Italia: L’ente italiano che fa parte della UWW è la FIJLKAM.
International Federation of Celtic Wrestling (IFCW) / Confédération Internationale de Luttes Celtiques
Ruolo: Questa federazione, pur focalizzandosi sulle lotte “celtiche” (come il Gouren Bretone, il Backhold Scozzese), organizza campionati europei e festival a cui le federazioni di altre lotte tradizionali, come la Lucha Canaria e la Lucha Leonesa, sono invitate regolarmente.
Collegamento: È un’organizzazione “sorella”. È il forum principale in cui la “scuola” canaria si incontra e si confronta (in modo amichevole) con le altre “scuole” folkloriche europee.
Sito Web: (Spesso legato alla federazione di Gouren)
http://www.gouren.bzh/(La federazione bretone è uno dei motori principali).
SEZIONE III: LE ISTITUZIONI ITALIANE (L’ELENCO DEI PARALLELI)
Questa sezione è fondamentale per adempiere alla richiesta di neutralità e di fornire un elenco di enti italiani, rispettando al contempo il fatto che nessuno di essi si occupa di Lucha Canaria.
Quelli che seguono sono gli enti italiani che si occupano delle discipline parallele, simili o governative che un potenziale praticante o ricercatore in Italia incontrerebbe nel suo percorso di ricerca sulla lotta.
Ente 1: La Federazione Italiana “Ufficiale” per la Lotta
Per lo stato italiano e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), esiste un solo organo di governo per la “lotta” in tutte le sue forme olimpiche.
Nome Ente: FIJLKAM – Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali
Ruolo: È la “casa madre” italiana per gli sport da combattimento olimpici. Il suo Settore Lotta gestisce la Lotta Libera, la Lotta Greco-Romana e la Lotta Femminile.
Collegamento (Ipotetico): Se la Lucha Canaria dovesse mai essere introdotta in Italia attraverso un canale sportivo ufficiale (ad esempio, tramite un’iniziativa della UWW), la FIJLKAM sarebbe l’organo competente per riconoscerla o gestirla. Attualmente, la FIJLKAM non riconosce né gestisce la Lucha Canaria.
Neutralità: La FIJLKAM è l’ente governativo ufficiale per la lotta, con un mandato olimpico. La sua missione è focalizzata su quelle discipline e non sulla promozione di stili folklorici, se non attraverso programmi specifici.
Indirizzo: Via G. D. Romagnosi, 11 – 00196 Roma (RM), Italia
Sito Web:
https://www.fijlkam.it/
Ente 2: La “Sorella” Italiana – La Federazione di S’Istrumpa
Come analizzato, la Lucha Canaria e la S’Istrumpa sarda sono “sorelle” etno-culturali. L’ente che gestisce la S’Istrumpa è il parallelo italiano più vicino che si possa trovare.
Nome Ente: Federazione Nazionale S’Istrumpa (o associazioni culturali affiliate)
Ruolo: Questo ente (spesso una rete di associazioni culturali e ASD con una federazione nazionale) si occupa della salvaguardia, della promozione e della regolamentazione della S’Istrumpa, la lotta tradizionale sarda.
Collegamento: È l’esempio perfetto di “nicchia ecologica”. Studiare la S’Istrumpa è il modo migliore per un italiano di capire, per analogia, cosa sia la Lucha Canaria. Esistono scambi culturali tra queste due realtà, che si riconoscono come “cugine”.
Neutralità: La Federazione S’Istrumpa ha come missione la promozione della lotta sarda. È un ente culturale e sportivo che agisce principalmente in Sardegna, con un profondo legame con la storia e l’identità dell’isola, esattamente come la FLC per le Canarie.
Indirizzo (Esempio di Sede): La sede della Federazione Nazionale S’Istrumpa è spesso itinerante o legata alla presidenza, ad esempio c/o Via G.B. Vico, 27, 09070 Ollastra (OR), Italia.
Sito Web:
https://www.istrumpa.it/
Ente 3: Il Contenitore dei Giochi Popolari
Molte lotte tradizionali in Italia, inclusa la stessa S’Istrumpa, sono anche riconosciute all’interno di una federazione “ombrello” che gestisce tutti gli sport popolari.
Nome Ente: FIGEST – Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali
Ruolo: La FIGEST è la federazione riconosciuta dal CONI che si occupa di tutelare e promuovere un vasto patrimonio di giochi tradizionali italiani, dal Lancio del Formaggio al Tiro alla Fune, e include, appunto, la S’Istrumpa.
Collegamento: Questo è il contesto burocratico-sportivo italiano per gli sport “folklorici”. Se la Lucha Canaria fosse un’arte italiana, probabilmente finirebbe sotto l’egida della FIGEST. L’esistenza di questa federazione dimostra che l’Italia ha una struttura per gestire i propri sport autoctoni, rendendo ancora meno necessaria l’importazione di uno straniero.
Neutralità: La FIGEST è un grande “contenitore” che dà pari dignità a decine di discipline, ognuna con la sua storia.
Indirizzo (Sede Centrale): Sede Centrale c/o CONI, Piazza S. Zaccaria 899, 37129 Verona (VR), Italia.
Sito Web:
https://www.figest.it/
Elenco degli Enti in Italia (Riepilogo) Alla domanda specifica: “Quali enti si occupano di Lucha Canaria in Italia?” La risposta è:
Nessuno.
Alla domanda: “Quali sono gli enti italiani di riferimento per il contesto della lotta e delle lotte tradizionali?” La risposta è:
FIJLKAM (Per la lotta olimpica, ente UWW in Italia)
Indirizzo: Via G. D. Romagnosi, 11 – 00196 Roma (RM)
Sito Web:
https://www.fijlkam.it/
Federazione Nazionale S’Istrumpa (Per la lotta tradizionale parallela, Sarda)
Indirizzo: c/o Via G.B. Vico, 27, 09070 Ollastra (OR)
Sito Web:
https://www.istrumpa.it/
FIGEST (Per il riconoscimento CONI degli sport tradizionali)
Indirizzo: Piazza S. Zaccaria 899, 37129 Verona (VR)
Sito Web:
https://www.figest.it/
SEZIONE IV: SCENARI IPOTETICI – COME POTREBBE NASCERE LA LUCHA CANARIA IN ITALIA?
Se la situazione attuale è di totale assenza, è interessante analizzare, in via puramente ipotetica, quali canali potrebbero in futuro portare alla nascita di una “scuola” di Lucha Canaria in Italia.
Scenario 1: L’Iniziativa Culturale (La Via Accademica) Questo è lo scenario più probabile, anche se su scala minima.
Il Contesto: Un ricercatore italiano (un antropologo, un etnografo) o un appassionato di lotte tradizionali (magari un praticante di S’Istrumpa) si reca alle Canarie per studiare la Lucha.
L’Importazione: Tornato in Italia, non apre una “palestra”, ma un “circolo culturale”. Organizza seminari, workshop (magari in spiaggia, per simulare la sabbia) e conferenze.
L’Obiettivo: L’obiettivo non sarebbe sportivo (creare campioni), ma culturale (preservare e far conoscere). Si creerebbe un “gemellaggio” con la Sardegna.
Criticità: Rimarrebbe un fenomeno di nicchia, forse con un singolo “workshop” all’anno, incapace di creare una struttura permanente a causa dei problemi di infrastruttura (il terrero).
Scenario 2: La Diaspora Inversa (L’Individuo Seme) Questo è il modo in cui molte arti si sono diffuse.
Il Contesto: Un luchador canario di alto livello (un Destacado o un Puntal) si trasferisce in Italia per motivi di lavoro o di studio (es. un programma Erasmus in una città universitaria).
L’Inizio: Per passione, per mantenersi in forma, o per nostalgia, cerca un posto dove allenarsi. Non trovandolo, inizia ad allenarsi in spiaggia (es. a Ostia, a Rimini, in Sicilia) con alcuni amici.
La Nascita del “Gruppo”: Il gruppo cresce. Magari si affilia a una palestra di BJJ o di Lotta, usando il tatami (un pessimo sostituto, ma l’unico disponibile).
Criticità: Questo scenario è fragile. L’intera “scuola” dipenderebbe dalla permanenza di un singolo individuo. Se quella persona torna alle Canarie, la scuola muore. Inoltre, la Lucha praticata su un tatami non è Lucha: le mañas cambiano, il timing cambia, l’intera biomeccanica è distorta. Sarebbe un “calco” imperfetto.
Scenario 3: Il Ponte Ufficiale (L’Unica Via Sostenibile) Questo è l’unico scenario che potrebbe portare a una vera, seppur piccola, struttura.
Il Contesto: La UWW (United World Wrestling) decide di dare più importanza ai campionati mondiali di lotte tradizionali.
L’Imput dall’Alto: La FIJLKAM (l’ente italiano), per partecipare a queste competizioni internazionali e per promuovere la diversità, decide di creare un “Settore Lotte Tradizionali”.
La Sinergia: Questo settore creerebbe una piattaforma per le lotte italiane (S’Istrumpa, Lotta Cilentana) e, per logica di scambio internazionale, inviterebbe maestri (mandadores) dalle Canarie per tenere stage ufficiali.
La Nascita: Da questi stage, potrebbero nascere i primi “istruttori” italiani certificati FIJLKAM/FLC, che potrebbero poi aprire i primi corsi ufficiali.
Criticità: Questo scenario richiede una volontà politica ed economica da parte di UWW e FIJLKAM che, al momento, è focalizzata al 100% sulle discipline olimpiche.
CONCLUSIONE
La situazione della Lucha Canaria in Italia è un “non-luogo”. È un’assenza totale che, però, ci dice più sulla Lucha di quanto farebbe la presenza di cento palestre.
Dimostra che la Lucha Canaria non è un prodotto di consumo globale. È un patrimonio culturale specifico, un’espressione dell’identità canaria tanto quanto il Teide o il Gofio. Il suo valore non risiede nella sua capacità di diffondersi, ma nella sua capacità di rimanere radicata nella sua terra, la sabbia del terrero.
Per un italiano, la ricerca della Lucha Canaria non porta a una palestra a Milano o a Roma. Porta a due direzioni:
Verso l’Esterno: Un biglietto aereo per Tenerife o Gran Canaria, per visitare la “casa madre” (la FLC), sedersi sulle gradinate di un terrero e vedere la vera brega.
Verso l’Interno: Un viaggio in Sardegna, per cercare un praticante di S’Istrumpa e scoprire la “sorella” italiana di quest’arte, capendo che l’Italia ha già una sua, e altrettanto nobile, tradizione di lotta da preservare.
TERMINOLOGIA TIPICA
La Lucha Canaria è un universo culturale a sé stante, e come ogni universo, possiede un linguaggio unico. La sua terminologia non è un semplice glossario di termini tecnici; è un lessico (o léxico) vivo, un archivio orale che racchiude la sua storia, la sua filosofia e la sua anima.
Questo léxico è un “Bien de Interés Cultural” immateriale tanto quanto le mañas stesse. È un meticciato linguistico: un fondamento di spagnolo castigliano, arricchito da arcaismi, termini marinareschi, influenze rurali e, forse, echi lontani della lingua Guanche.
La terminologia della Lucha è precisa, funzionale e poetica. È precisa perché deve descrivere azioni biomeccaniche complesse (es. Engatillada). È funzionale e rustica perché proviene dal popolo, dai pastori e dai contadini (es. Burra, Cucharón). È poetica perché è intrisa di metafore (es. Puntal).
Comprendere la Lucha Canaria significa imparare a “parlare” questa lingua. Un Mandador che urla “¡Dale el Toque por Dentro!” non sta solo dando un ordine, sta usando un termine che secoli di pratica sulla sabbia hanno distillato nella sua forma più pura.
Questa sezione analizzerà in profondità questo linguaggio, non come un semplice dizionario, ma come una mappa per comprendere la cultura, suddividendo i termini per il loro contesto: il luogo, l’azione, i protagonisti, la tecnica, la strategia e, soprattutto, l’etica.
SEZIONE I: IL LESSICO DEL CONTESTO (IL LUOGO E L’EVENTO)
Prima di poter lottare, servono uno spazio e un’occasione. La terminologia che definisce il “dove” e il “quando” è fondamentale.
Terrero Il termine “Terrero” è il primo e più importante. Non è un “ring”, non è un “tatami”, non è una “pedana”. È il terrero.
Analisi Etimologica: La parola deriva dallo spagnolo tierra (terra). Questo è cruciale. Non deriva da arena (sabbia), anche se di sabbia è fatto. Questo lega la lotta non a un palcoscenico artificiale, ma al suolo stesso, alla terra dell’isola. È uno spazio sacro e primordiale.
Definizione Tecnica: Il terrero è l’area di combattimento circolare regolamentare, riempita di sabbia. Il regolamento moderno ne specifica le dimensioni: due cerchi concentrici (il cerchio interno, o cerchio di brega, e il cerchio esterno, o cerchio di passività).
Implicazioni Culturali: È la “piazza” del villaggio. È il luogo dove si svolge l’atto sociale. La parola “terrero” non definisce solo l’arena, ma l’intero impianto: le gradinate, gli spogliatoi, il luogo di incontro della comunità.
Jable Questo non è un termine universale, ma è un “canarismo” (una parola specifica delle Canarie) di importanza vitale.
Definizione: “Jable” non è arena (sabbia) nel senso di “sabbia della spiaggia”. Il jable è un tipo specifico di sabbia, spesso di origine vulcanica (più pesante e scura) o sabbia di fiume (arena de barranco), che è stata lavata e setacciata.
Analisi Funzionale: Perché questo termine è importante? Perché la sabbia della spiaggia è piena di sale (igroscopica, trattiene l’umidità) e i suoi grani sono spesso taglienti (abrasivi). Il jable è la sabbia “tecnica” da combattimento: non solleva polvere, non taglia la pelle, e ha la granulometria perfetta per attutire le cadute (caídas) senza creare “buche” pericolose. L’esistenza di questo termine specifico dimostra il livello di raffinatezza raggiunto nella preparazione dello spazio di combattimento.
Luchada Questo termine definisce l’evento. Non è un combate (combattimento), non è una pelea (lotta/rissa), non è un torneo. È la Luchada.
Analisi Etimologica: È il sostantivo femminile derivato da lucha (lotta). Implica l’intero evento, la serata di lotta.
Definizione Tecnica: La luchada è l’incontro ufficiale tra due squadre (generalmente 12 contro 12). Non si riferisce al singolo duello (quella è l’agarrada), ma all’intera narrazione strategica che dura 2-3 ore.
Implicazioni Culturali: La parola evoca un senso di festa, di evento comunitario. “Andare alla luchada” (“ir a la luchada”) è un’espressione sociale che significa “andare a vedere lo spettacolo del villaggio”.
Romería Questo termine non appartiene strettamente alla Lerca, ma è fondamentale per capirne la storia.
Definizione: Una romería è una festa patronale, un pellegrinaggio religioso seguito da una festa popolare (cibo, musica, balli).
Analisi Funzionale: La luchada è storicamente (come visto nel punto 3) l’atto profano che chiudeva la romería. I campioni dei diversi villaggi si sfidavano sulla terra battuta vicino alla chiesa. Questo termine fissa la Lucha non nel mondo dello “sport”, ma in quello del folklore e della tradizione popolare.
SEZIONE II: IL LESSICO DEI PROTAGONISTI (GLI ATTORI)
L’arena è pronta. L’evento è iniziato. Ora servono i protagonisti. La terminologia per le persone coinvolte è precisa e definisce i ruoli con chiarezza.
Luchador / Luchadora Questi sono i termini più semplici: il “lottatore” e la “lottatrice”.
Analisi Linguistica: Sono le uniche parole che non hanno un doppio senso. Definiscono semplicemente il praticante.
Implicazioni Culturali (La “Luchadora”): La parola luchador è antica quanto l’arte. La parola luchadora (al femminile) è una conquista linguistica e sociale recente. La sua crescente normalizzazione nel lessico quotidiano riflette l’accettazione e l’ascesa della Lucha femminile negli ultimi decenni.
Mandador Questo è uno dei termini più importanti e unici. Non è un entrenador (allenatore), non è un “coach”. È il Mandador.
Analisi Etimologica: Deriva dal verbo mandar (comandare, ordinare). Il Mandador è letteralmente “colui che comanda”.
Definizione Tecnica: È lo stratega, l’allenatore e il capitano della squadra. È l’unica persona che può dare ordini al luchador sul terrero. È l’uomo che decide l’allineamento, che decide chi esce, che “legge” la luchada.
Implicazioni Culturali: Il termine implica un’autorità quasi militare o patriarcale. Non è un “consigliere”; la sua parola è legge. Questo riflette la struttura gerarchica e di rispetto dell’arte. Durante la luchada, il Mandador è il “cervello” e i luchadores sono il “corpo”.
Árbitro Il termine è lo spagnolo standard per “arbitro”, ma il suo ruolo nella Lucha è unico.
Definizione Tecnica: È l’ufficiale che dirige la brega sul terrero.
Implicazioni Culturali: Nella Lucha, l’arbitro non è solo un “contabile” di punti. È il custode della Nobleza. La sua funzione principale non è solo vedere chi cade per primo, ma giudicare l’intenzione. Deve sanzionare (con un’amonestación) non solo l’empujón (spinta), ma anche l’intención lesiva (l’intenzione di ferire).
Il Suo Lessico: L’arbitro ha un suo lessico verbale e gestuale:
“¡Luchen!” (“Lottate!”): Il segnale di inizio.
“¡Alto!” (“Stop!”): Per fermare l’azione.
“¡Puesto!” (“In posizione!”): Per far posizionare i lottatori.
“¡Revuelta!” (“Mischia!” / Pareggio): La chiamata di caduta simultanea.
Los Viejos Letteralmente, “I Vecchi”. Questo termine è usato con immenso rispetto.
Definizione: Non si riferisce a tutti gli anziani, ma agli ex-lottatori, agli appassionati storici, ai “saggi” che siedono sulle gradinate.
Implicazioni Culturali: Los Viejos sono la biblioteca orale della Lucha. Sono l’archivio vivente. Sono loro che hanno visto “El Palmero”, che conoscono le mañas perdute, che giudicano i Puntales moderni con severità. Sono la “coscienza critica” del terrero. Un Mandador spesso consulta los viejos.
Cantera Un termine preso in prestito dal calcio spagnolo, ma che si adatta perfettamente.
Definizione: Letteralmente, la “cava” (di pietra). Significa il vivaio, il settore giovanile, la escuela (scuola) da cui si “estraggono” i nuovi talenti.
Implicazioni Culturali: L’uso di questo termine geologico è perfetto per un’arte legata alla tierra. I lottatori non si “costruiscono” in fabbrica, si “estraggono” dalla “cava” del villaggio.
SEZIONE III: IL LESSICO DELL’AZIONE (IL COMBATTIMENTO)
Questi sono i termini che descrivono il “cosa” del combattimento. Sono i verbi e i sostantivi dell’azione.
Brega Questo è, insieme a Nobleza, il termine filosoficamente più denso.
Analisi Etimologica: Il verbo bregar (da cui brega) in spagnolo significa “lottare con difficoltà”, “sforzarsi”, “sgobbare”, “contendere”. Non è un verbo “nobile” come luchar (lottare, come un cavaliere). È un verbo “rustico”, di fatica.
Definizione Tecnica: La brega è l’atto del combattimento. È l’interazione dinamica tra i due luchadores sul terrero.
Implicazioni Culturali: È il termine preferito dai puristi. “Lucha Canaria” è il nome ufficiale, ma “la Brega” è la sua anima. Questo termine implica che l’arte non è una “danza” pulita, ma uno sforzo onesto e faticoso. È il lavoro del contadino applicato al combattimento.
Ropa de Brega: “Abbigliamento da sforzo”.
Estar en Brega: “Essere nello sforzo”, essere nel vivo dell’azione.
Dar Brega: “Dare battaglia”, non arrendersi.
Agarrada Questo termine ha un’affascinante doppia funzione.
Definizione 1 (Lo Stato): Letteralmente, “la presa”. Deriva da agarrar (afferrare). Descrive l’atto di afferrare il calzón de brega.
Definizione 2 (L’Unità): Per estensione, “agarrada” è diventato il termine tecnico per definire un singolo round di combattimento. Una luchada non si divide in “round”, ma in agarradas.
Analisi Funzionale: La vittoria si ottiene vincendo due agarradas. Questo dimostra quanto la “presa” sia centrale: l’intero round prende il nome dal suo atto fondativo.
Caída L’obiettivo finale.
Definizione: “Caduta”.
Analisi Tecnica: La sua definizione è binaria e assoluta. Si ha una caída quando qualsiasi parte del corpo, che non sia la pianta del piede, tocca la sabbia. Una mano, un ginocchio, un gomito, la schiena: è sempre e solo una caída.
Implicazioni: Non esistono “punti” per la tecnica. Non c’è un ippon (come nel Judo) o uno schienamento (come nella Lotta). C’è solo questo evento pulito e inequivocabile. Questo semplifica l’arbitraggio e lo rende un “giudizio” chiaro, come nelle leggende del duello giudiziario.
Revuelta L’eccezione alla caída.
Definizione: “Mischia”, “confusione”. Deriva da revolver (mescolare).
Analisi Tecnica: È il termine ufficiale per una caduta simultanea. Quando l’arbitro non può determinare chi abbia toccato la sabbia per primo, o se entrambi cadono nello stesso identico istante, l’azione è “muddle” (confusa).
Implicazioni: La revuelta non assegna il punto. È un “nulla di fatto”. L’agarrada deve essere ripetuta. Questo riflette la filosofia di una giustizia chiara: se la superiorità non è evidente, il giudizio è sospeso.
Pasividad Un termine moderno, ma cruciale per lo sport.
Definizione: “Passività”.
Analisi Tecnica: È una sanzione (un’amonestación) data dall’arbitro a un luchador (o a entrambi) che evita la brega (non attacca, cerca solo di far passare il tempo).
Implicazioni Culturali: Questo termine esiste perché la filosofia della Lucha è la Brega. Rifiutarsi di bregar è un atto “contro natura” per la Lucha, ed è quindi punito. Il pubblico fischia (pita) la pasividad più di una sconfitta.
SEZIONE IV: IL LESSICO TECNICO (IL LINGUAGGIO DELLA “MAÑA”)
Questa è l’area più vasta e poetica. Le mañas (tecniche) non hanno nomi “scientifici” o numerati. Hanno nomi presi dalla vita quotidiana, dall’osservazione della natura e dalla funzione stessa. L’analisi del perché una maña si chiama in un certo modo rivela la mentalità che l’ha creata.
Maña La parola stessa. Come analizzato, maña significa “astuzia”, “abilità”, “ingegno”. Non significa “tecnica” nel senso freddo del termine. È una dichiarazione filosofica: questa è l’arte dell’ingegno, non della forza bruta (fuerza).
L’intero lessico tecnico può essere classificato in base alla sua origine etimologica, che ci dice come i luchadores “vedevano” quello che stavano facendo.
Gruppo 1: La Tassonomia Zootecnica (Metafore Animali) Molte mañas prendono il nome da animali, non per la loro ferocia, ma per il loro movimento.
Burra (“Asina”):
Analisi: Perché “asina”? È la maña di proiezione d’anca per eccellenza (simile all’O Goshi del Judo). L’origine è dibattuta, ma le teorie sono poetiche:
Il movimento di “scalciare” all’indietro con l’anca ricorda la coz (il calcio) di un asino.
L’atto di “caricare” (cargar) l’avversario sull’anca ricorda un asino che viene caricato di peso.
Implicazione: È un termine rustico, contadino. Lega l’arte alla vita agricola.
Pollo (“Gallo” o “Pollo”):
Analisi: Questo non è una maña, ma l’apodo (soprannome) per antonomasia del campione imbattuto (es. “Pollo de Ubre”).
Implicazione: Deriva dal gallo de pelea (gallo da combattimento). È il campione della “lotta” (il combattimento di galli era un’altra passione popolare). Implica fierezza, aggressività controllata e il ruolo di re del pollaio (terrero).
Gruppo 2: La Tassonomia Rurale e Domestica (Metafore di Attrezzi) Molte mañas sono nominate in base ad attrezzi da lavoro o oggetti di casa. Il corpo diventa l’attrezzo.
Cucharón (“Mestolo” o “Cucchiaione”):
Analisi: La maña di sollevamento in cui il braccio passa sotto la coscia dell’avversario.
Implicazione: La metafora è perfetta. Il braccio dell’attaccante diventa un mestolo che “raccoglie” (recoge) la gamba dell’avversario da sotto, come si raccoglie una zuppa da una pentola. È una visualizzazione potente presa dalla cucina.
Garabato (“Gancio” o “Uncino”):
Analisi: La maña in cui la gamba si “aggancia” a quella dell’avversario.
Implicazione: Un garabato è un uncino di ferro o un ramo d’albero nodoso, usato per appendere o tirare. La gamba del mañoso diventa questo attrezzo: si piega e “tira” via il supporto.
Trancada (“Sbarramento”):
Analisi: La contra-maña usata per bloccare le proiezioni d’anca.
Implicazione: Una tranca è la sbarra di legno o metallo usata per bloccare una porta dall’interno. Il luchador usa la sua gamba o il suo fianco come una tranca per sbarrare la rotazione dell’avversario. È una metafora di difesa e stabilità.
Gruppo 3: La Tassonomia Funzionale (Nomi Descrittivi) Questi sono i termini più “moderni” o letterali, che descrivono esattamente l’azione.
Cogida de Muslo (“Presa della Coscia”):
Analisi: È la maña iconica di sollevamento. Il nome è puramente descrittivo: “Afferrare la coscia”. È un termine quasi “scientifico” nel suo pragmatismo.
Toque por Dentro / Toque por Fuera (“Tocco da Dentro” / “Tocco da Fuori”):
Analisi: Le mañas di blocco con il piede.
Implicazione: La scelta della parola “Toque” (Tocco) è filosoficamente brillante. Non è un golpe (colpo), non è una patada (calcio). È un “tocco”. Questo rinforza linguisticamente l’anima incruenta (non violenta) dell’arte. Si squilibra con un “tocco”, non con un impatto.
Sacón:
Analisi: Deriva dal verbo sacar (tirare fuori, estrarre, sradicare).
Implicazione: È una maña di trazione e torsione violenta. La parola evoca l’immagine di “sradicare” un albero o “estrarre” un masso. È una metafora di forza applicata.
Levantada:
Analisi: Semplicemente, “sollevamento” (dal verbo levantar). È il sollevamento a due braccia (un bear hug). È il termine più basilare per l’atto di sollevamento.
Gruppo 4: La Tassonomia Meccanica (Nomi di Concetto)
Engatillada:
Analisi: La contra-maña per eccellenza contro la Cogida de Muslo. Deriva da gatillo (grilletto, ma anche “dente d’arresto” di un meccanismo).
Implicazione: La gamba del difensore si aggancia a quella dell’attaccante e si “blocca” (se engatilla), come un ingranaggio o un meccanismo d’arresto. Impedisce il movimento. È un termine di meccanica di precisione.
Desvío (“Deviazione”):
Analisi: È il nome della famiglia di tecniche. Non è una maña specifica, ma un concetto. Desviar = deviare, reindirizzare.
Implicazione: Questo termine racchiude l’intera filosofia del mañoso: non opporre la forza, ma deviarla.
SEZIONE VI: IL LESSICO DELLA GERARCHIA E DELLA STRATEGIA
La Lucha Canaria è uno sport di squadra strategico. Il suo lessico riflette una gerarchia chiara e concetti tattici complessi.
Puntal (A, B, C) Questo è il termine più importante della gerarchia.
Analisi Etimologica: Un puntal in architettura o ingegneria è un palo di sostegno, una trave, un puntello che regge una struttura.
Implicazioni Culturali: La metafora è magnifica. Il Puntal del club non è solo il “campione” o la “star”. È il pilastro strutturale della squadra. È l’uomo che “regge” (aguanta) il peso della luchada. Se il Puntal crolla, l’intera “struttura” (la squadra) è a rischio.
La Classificazione (A, B, C): Questa è un’aggiunta burocratica moderna, un sistema di “rating” per garantire l’equilibrio competitivo. Puntal A è il vertice assoluto.
Destacado (A, B, C) La gerarchia immediatamente sotto il Puntal.
Analisi Etimologica: Destacado significa “evidenziato”, “messo in rilievo”, “eccezionale”.
Implicazioni: È la “classe media superiore” della Lucha. Sono i lottatori che possono decidere una luchada eliminando l’avversario di medio livello, ma che non sono (ancora) i “pilastri” della squadra.
Quedarse en Silla (“Restare in Sedia”) Questo termine non descrive una persona, ma il sistema a eliminazione.
Definizione: Il vincitore di un’agarrada “resta in sedia” (se queda en silla), ovvero rimane sul terrero in attesa del prossimo sfidante.
Implicazioni: È il “re della collina”. Questo termine definisce la natura drammatica della luchada. Il Puntal è tale perché è l’uomo che può “restare in sedia” ed eliminare 3, 4, 5 avversari di fila.
Mermar / Desgaste Termini puramente strategici usati dai Mandadores.
Definizione: Mermar significa “diminuire”, “ridurre”, “logorare”. Desgaste significa “usura”, “logoramento”.
Analisi Strategica: Si usa nel contesto del sacrificio tattico. Il Mandador invia un Destacado non per vincere, ma per “mermar al Puntal” avversario, ovvero per “logorarlo”, farlo stancare, fargli sprecare energie prima dello scontro finale.
SEZIONE VII: IL LESSICO DELL’ETICA E DELLA FILOSOFIA
Questi sono i termini più astratti, ma anche i più importanti. Definiscono l’anima della Lucha e ciò che la separa da un semplice sport.
Nobleza Il termine supremo.
Definizione: “Nobiltà” (nel senso di Nobleza cavalleresca).
Analisi Filosofica: Non è il “fair play” (un concetto sportivo moderno). È un codice morale antico. Implica due cose:
Assenza di Intenzione Lesiva: Non cercare mai di ferire l’avversario. Lottare solo per lo squilibrio.
Il Gesto della Caduta: L’obbligo morale del vincitore di aiutare il perdente a rialzarsi.
Implicazioni: È la parola che definisce i confini etici dell’arte. Una vittoria senza nobleza non è una vera vittoria nella Lucha.
Respeto “Rispetto”.
Analisi: È un rispetto a 360 gradi:
Respeto per l’Árbitro (accettare le sue decisioni).
Respeto per il Mandador (la sua autorità).
Respeto per il Contrario (l’avversario).
Respeto per il Terrero (non si entra con le scarpe).
Coraje “Coraggio”.
Analisi: Questo termine è distinto da fuerza (forza). Un lottatore può essere debole, ma avere coraje.
Implicazioni: È il coraggio di bregar (sforzarsi), di non arrendersi, di affrontare un Puntal più forte, di accettare un “sacrificio” per la squadra. Il pubblico applaude il coraje anche nella sconfitta.
Juego Sucio Il contrario dell’etica.
Definizione: “Gioco Sporco”.
Analisi: È l’insieme di tutte le azioni che violano la nobleza. È il lessico dell'”anti-Lucha”:
Empujón: La “spinta”, il peccato capitale.
Morder: Mordere.
Agarrar los dedos: Afferrare le singole dita (proibito).
Calzón aceitado: Il pantalone oliato o insaponato (un’antica truffa).
Intención lesiva: L’intenzione di ferire (es. una leva).
SEZIONE VIII: IL LESSICO DELL’IDENTITÀ E DELLA CULTURA
Questi termini legano la Lucha alla sua identità di “popolo”.
Apodo “Soprannome”.
Analisi: Come visto, l’identità del luchador non è il suo nome di battesimo, ma il suo apodo (es. “El Palmero”, “Faro de Maspalomas”). È un battesimo popolare. L’ apodo lo lega alla sua terra, alla sua famiglia o a una sua caratteristica. È il suo “nome di battaglia”.
Canariedad Un termine politico e culturale moderno.
Definizione: “La Canarietà”, l’essenza dell’essere Canario.
Implicazioni: La Lucha Canaria è considerata uno dei pilastri, o símbolos (simboli), della Canariedad. È il veicolo di questa identità.
Lo Nuestro Un’espressione colloquiale, ma potentissima.
Definizione: “La Nostra Roba”, “Cosa Nostra” (in senso non mafioso).
Implicazioni: È l’espressione di orgoglio e possesso collettivo. “La Lucha è lo nuestro“. Significa che non è un’arte importata, non è un passatempo globale; è un patrimonio intimo e condiviso del popolo canario.
SEZIONE IX: IL LESSICO DELL’EQUIPAGGIAMENTO
Infine, l’attrezzatura ha un suo lessico preciso.
Ropa de Brega “Abbigliamento da Sforzo/Lotta”.
Analisi: Come già detto, il termine brega (sforzo) definisce l’abbigliamento. Non è un uniforme (parola militare) né un gi (parola giapponese). È “vestito da lavoro” per la lotta.
Composizione:
Camiseta: La maglietta (con i colori del club).
Calzón: Il pantalone.
Calzón de Brega Il pantalone da lotta.
Analisi: Spesso un pantalone robusto, tradizionalmente di tela (tela), oggi di materiali sintetici.
Arremangado L’aggettivo/participio che definisce lo stato del calzón.
Definizione: “Arrotolato”. Deriva dal verbo arremangar.
Implicazioni: La agarrada si fa sul calzón arremangado. L’atto di arremangarse (arrotolare) è il rituale pre-combattimento. Questo singolo termine descrive l’intera preparazione dell’interfaccia di combattimento.
Conclusione
Il lessico della Lucha Canaria è un sistema chiuso, ricco e funzionale. È un linguaggio che si è evoluto sulla sabbia, non sulla carta. Ogni termine – da quelli rustici come Burra o Cucharón, a quelli etici come Nobleza, a quelli strategici come Mermar o Puntal – è un concentrato di storia e di funzione.
Non si può praticare la Lucha senza parlare la sua lingua, e non si può capire la sua lingua senza comprendere la cultura che l’ha generata. Il vocabolario non è un accessorio della Lucha Canaria; è la Lucha Canaria stessa, espressa in parole.
ABBIGLIAMENTO
L’abbigliamento nella Lucha Canaria è un elemento che trascende la sua funzione pratica per diventare un simbolo, un rituale e l’interfaccia tecnica fondamentale di questa disciplina. Per un osservatore esterno, può apparire come un abbigliamento sportivo rudimentale: una maglietta, un paio di pantaloni particolari e l’assenza di scarpe. Per il luchador e per la cultura canaria, questa tenuta è una dichiarazione di identità e il contenitore di secoli di storia.
A differenza di molte arti marziali, in particolare quelle asiatiche, l’abbigliamento della Lucha non è un “uniforme” nel senso di un gi o dobok, che possiede un significato spirituale codificato e un sistema di gradi (cinture). È, piuttosto, un’evoluzione diretta dell’abito da lavoro del contadino e del pastore, adattato e raffinato per le esigenze specifiche del combattimento sulla sabbia.
Il termine che racchiude questa filosofia è “Ropa de Brega”.
L’Analisi della Terminologia: “Ropa de Brega” Questo termine è la chiave di volta per comprendere la filosofia dell’abbigliamento. Non si chiama “uniforme de lucha” (uniforme da lotta) né “traje” (completo, costume). Si chiama Ropa de Brega.
Ropa (“Veste”): Un termine semplice, diretto, che indica “vestiti”, “panni”. Ha un’connotazione di umiltà, lontana dalla sacralità marziale di un “gi”.
Brega (“Sforzo”, “Contesa”, “Lavoro Faticoso”): Come analizzato nella sezione terminologica, brega non significa solo “lotta”, ma anche “sforzo”, “sgobbare”.
Quindi, la “Ropa de Brega” è, letteralmente, “l’abbigliamento per lo sforzo”, i “panni da lavoro”. Questa definizione è fondamentale: il luchador non indossa un’uniforme da parata o un abito spirituale; indossa l’equivalente della “tuta da lavoro” specifica per l’atto della brega. Questo lo collega direttamente alle sue origini rustiche e pastorali. L’abbigliamento non è un fine, ma uno strumento funzionale e resistente per compiere un lavoro.
L’abbigliamento regolamentare moderno, come definito dalla Federación de Lucha Canaria, è composto da tre elementi fondamentali, di cui uno è un’assenza:
La Camiseta (La Maglietta)
El Calzón de Brega (Il Pantalone da Lotta)
I Piedi Nudi (L’assenza di calzature)
Analizzeremo ciascun componente in profondità, non solo per come appare oggi, ma per la sua evoluzione storica, la sua funzione biomeccanica e il suo carico simbolico.
SEZIONE I: LA BASE DELL’IDENTITÀ – LA CAMISETA (LA MAGLIETTA)
Oggi, la camiseta (maglietta, t-shirt) è il simbolo visivo dell’identità della squadra. È l’elemento che, più di ogni altro, ha subito un’evoluzione da una non-esistenza a un ruolo di primo piano.
L’Evoluzione Storica: Dal Torso Nudo alla Bandiera del Club
Epoca Pre-Ispanica (Guanches): Le cronache sono vaghe, ma descrivono i Guanches come un popolo che combatteva spesso a cuerpo desnudo (corpo nudo) o con i loro indumenti minimi, i tamarcos (rozze tuniche di pelle di capra). L’idea di una “maglietta” non esisteva.
Epoca Rurale e Romantica (XVII-XIX sec.): Per secoli, le luchadas nelle romerías o nelle piazze si sono svolte a torso nudo. Questo era pratico, rifletteva la dura vita del contadino e aveva un forte impatto visivo: era una pura dimostrazione di forza fisica, muscoli contro muscoli. A volte, si usavano rozze arpilleras (tele di iuta) o la camisa de labranza (camicia da lavoro), che veniva tolta prima della brega. L’unica “uniformità” era quella della povertà e della funzionalità.
L’Avvento dello Sport (Metà XX sec.): Con l’organizzazione federativa (1943) e la trasformazione della Lucha in uno sport-spettacolo organizzato, è emersa la necessità di distinguere le due squadre. Le prime camisetas erano semplici magliette di cotone, spesso bianche, o con i colori base del villaggio.
La Funzione Moderna della “Camiseta” Oggi, la camiseta (generalmente una moderna t-shirt tecnica in poliestere o tessuto traspirante) ha perso la sua antica “non-funzione” e ha assunto tre ruoli chiave:
1. Funzione Identitaria (La Bandiera): La camiseta è la “bandiera” del club. È l’elemento che permette al pubblico di identificare immediatamente i lottatori.
Colori: I colori sociali (es. “i rossi” contro “gli azzurri”) sono la prima forma di identità.
Escudo (Stemma): Sul petto, di solito sul cuore, campeggia lo stemma (escudo) del Club de Lucha (es. C.L. Adargoma, C.L. Tegueste). Questo stemma è un simbolo di orgoglio immenso, che lega il lottatore alla storia del suo club e del suo villaggio.
Nome: Sul retro, come in ogni sport moderno, appaiono il nome (o, più spesso, l’apodo, il soprannome) del luchador e il suo numero.
2. Funzione Commerciale (La Vetrina): Nell’era della Lucha semi-professionistica (soprattutto nel “boom” degli anni ’80-’90 e ancora oggi), la camiseta è diventata la vetrina economica del club. È lo spazio dove vengono stampati gli sponsor.
Sponsor Pubblici: Spesso, lo sponsor principale è un’istituzione pubblica: il Cabildo (Governo Insulare) di Tenerife/Gran Canaria, o l’assessorato allo sport del comune (Ayuntamiento). Questo sottolinea la natura della Lucha come patrimonio culturale sostenuto da fondi pubblici.
Sponsor Privati: Aziende locali (il caseificio del villaggio, l’impresa di costruzioni, il ristorante) contribuiscono alla sopravvivenza del club in cambio di visibilità sulla maglietta. Questa funzione commerciale è vitale, ma ha anche “modernizzato” e, per alcuni puristi, “sporcato” l’estetica rustica dell’abbigliamento.
3. La Funzione Tecnica (o Anti-Tecnica): L’Elemento “Non-Afferrabile” Questo è un punto tecnico cruciale che differenzia la Lucha dal Judo, dal BJJ o dalla S’Istrumpa (la lotta sarda). Nel Judo/BJJ, il gi (la giacca) è l’interfaccia di combattimento primaria. Si afferra il gi per controllare, proiettare, strangolare. Nella Lucha Canaria, la camiseta non è un’interfaccia di combattimento.
Il Regolamento: Il Reglamento (regolamento) della FLC vieta di afferrare la maglietta in modo continuativo o di usarla per eseguire una maña. Una presa involontaria o momentanea è tollerata, ma non si può “lottare” con la maglietta.
Il Motivo: Tutta la scienza tecnica della Lucha (il sentido, le mañas) è stata sviluppata attorno a un’interfaccia specifica e unica: il calzón de brega. Permettere la presa alla maglietta introdurrebbe una variabile caotica, snaturerebbe le mañas e renderebbe la Lucha una lotta di “strattonamento” (come il grip-fighting del Judo), perdendo la sua essenza basata sulla presa bassa.
Il Materiale: Le moderne magliette sintetiche e aderenti (spesso preferite dagli atleti) rinforzano questa “non-funzione”: sono scivolose e quasi impossibili da afferrare saldamente, scoraggiando ulteriormente qualsiasi tentativo di presa.
In sintesi, la camiseta è passata dall’essere assente, all’essere la bandiera e il manifesto economico del club, pur rimanendo, per definizione e per regola, tecnicamente irrilevante per la brega stessa.
SEZIONE II: IL CUORE DELL’ARTE – IL CALZÓN DE BREGA (IL PANTALONE)
Se la camiseta è l’identità moderna, il Calzón de Brega è l’anima storica e funzionale della Lucha. È l’elemento più iconico e tecnicamente indispensabile dell’intero abbigliamento. È, letteralmente, il pezzo di stoffa attorno al quale un intero sport è stato costruito.
L’Evoluzione Storica: Dal Pantalone da Lavoro all’Attrezzo Sportivo
Epoca Rurale (Post-Conquista): I pastori e i contadini che hanno preservato la Lucha per secoli non avevano un “pantalone da lotta”. Lottavano con i loro pantaloni da lavoro.
Il Gesto Fondativo: Questi pantaloni (spesso di lienzo o tela grezza) erano lunghi. Per lavorare nei campi fangosi o per guadare un barranco (fiume secco), era pratica comune arrotolarsi (arremangarse) i pantaloni fino al ginocchio o a metà coscia.
La Scoperta Funzionale: La leggenda, o la logica, vuole che durante le luchadas improvvisate, i lottatori (che indossavano ancora i loro pantaloni da lavoro) iniziassero a usare quel “bordo” arrotolato come presa di fortuna. Era comodo, era robusto, e permetteva un controllo che la presa alla vita non dava.
La Standardizzazione: Con il passare dei secoli, questa “toppa” funzionale divenne una “caratteristica” standard. Quando la Lucha divenne uno spettacolo nel XIX secolo, i lottatori iniziarono a creare pantaloni specifici per la lotta, che non erano altro che una versione “pulita” e rinforzata del pantalone da lavoro, già progettato per essere arrotolato.
Le Caratteristiche Tecniche del “Calzón” Moderno Il calzón de brega moderno è un capo di abbigliamento tecnico altamente specifico, progettato per due scopi contrastanti: offrire libertà di movimento a chi lo indossa e offrire una presa perfetta all’avversario.
1. Il Materiale (Resistenza e Flessibilità)
Materiali Storici: Lienzo (tela), tela de saco (iuta, nelle epoche più povere), cotone grezzo. Il requisito era uno solo: resistenza alla trazione.
Materiali Moderni: Oggi si usano materiali sintetici o misti. Poliestere ad alta densità, tessuti ripstop (anti-strappo) o misti cotone-poliestere. Questi materiali moderni offrono:
Durabilità: Resistono a migliaia di ore di trazione senza strapparsi.
Leggerezza: A differenza della tela bagnata di sudore, rimangono leggeri.
Facilità di Lavaggio: Un vantaggio pratico non indifferente.
2. Il Taglio (La Forma)
Lunghezza: Il calzón è un pantalone “largo”. La lunghezza regolamentare è sotto il ginocchio, spesso a metà polpaccio.
Perché questa lunghezza?
Protezione: Offre una leggera protezione alle ginocchia durante le cadute, le rotazioni sulla sabbia o le mañas in cui ci si inginocchia (hincarse).
Funzione per l’Arremangado: È la lunghezza perfetta per avere abbastanza “stoffa” da arrotolare e creare un borde (bordo) solido e spesso, senza che il pantalone diventi uno “shorts” (che renderebbe l’arrotolamento impossibile).
Ampiezza: Il taglio è ampio (holgado), specialmente sul bacino e sulle cosce. Questo è fondamentale per la mobilità. Il luchador deve poter eseguire squat profondi (per una Cogida de Muslo), sollevare le gambe per un Garabato o ruotare le anche per una Burra. Un pantalone stretto (come un jeans) renderebbe l’arte impossibile.
La Vita (Cintura): La vita è robusta, spesso con un elastico e un cordoncino (cordón) per garantire che non scenda, nemmeno sotto la trazione più estrema.
3. Il “Calzón” come Interfaccia Unica Il calzón de brega è l’elemento che rende la Lucha Canaria unica. È l’unica arte marziale al mondo dove la “presa” fondamentale e obbligatoria è su un pantalone specificamente arrotolato.
Questo semplice pezzo di stoffa:
Crea l’Agarrada: È il “manubrio” che permette la agarrada (la presa).
Permette il “Sentido”: È attraverso la tensione del calzón che un mañoso “sente” le intenzioni dell’avversario (il sentido). La stoffa tesa è il mezzo di trasmissione delle informazioni propriocettive.
Costringe alla Distanza: Poiché la presa è sul pantalone, la lotta è obbligata a svolgersi a distanza ravvicinata, ma non in un “clinch” (corpo a corpo) come nella Lotta Greco-Romana.
Focalizza la Tecnica: Poiché la presa è bassa, la maggior parte delle mañas (tecniche) sono focalizzate sull’attacco alle gambe (Cogida, Pardelera, Toque), rendendo la Lucha un’arte di squilibrio della base.
SEZIONE III: L’ATTO CRUCIALE – L'”ARREMANGADO” (L’ARROTOLAMENTO)
Se il calzón è l’hardware, l’arremangado (l’atto di arrotolarlo) è il software. È l’azione rituale e tecnica che “attiva” l’abbigliamento e lo rende pronto per la brega. L’abbigliamento, in questo senso, non è solo “indossato”, ma “preparato”.
Il Processo: Come si “Fa” l’Arremangado Il luchador indossa il calzón. Poi, sceglie una gamba (il regolamento moderno spesso specifica quale, o permette la scelta, ma deve essere mantenuta per tutta la luchada). Per convenzione, è spesso la gamba destra per un destrimane.
Il processo è un’arte:
Il luchador afferra l’orlo del pantalone su quella gamba.
Inizia ad arrotolarlo (arremangar) su sé stesso, verso l’alto.
L’arrotolamento deve essere compatto, denso e uniforme. Non può essere un “grumo” di stoffa. Deve creare un “bordo” (borde) o “piega” (doblez) cilindrico, solido e confortevole, che si posiziona a metà coscia.
La Funzione Tecnica del “Borde” (Il Bordo Arrotolato) Questo borde è il Santo Graal della Lucha. È su questo bordo che la mano dell’avversario (la sua mano sinistra) piazzerà l’agarrada (la presa) obbligatoria.
La qualità dell’arrotolamento è una questione di tecnica e onore:
Un “Borde” Fatto Bene: È abbastanza solido da permettere all’avversario una presa onesta e salda.
Un “Borde” Fatto Male (Largo o Morbido): La presa scivolerà, l’avversario non potrà applicare le mañas e la brega si degrada. È considerato un segno di poca esperienza o, peggio, di astuzia “sporca”.
La Tattica Illegale e la Difesa: L'”Anti-Abbigliamento” Proprio perché l’abbigliamento è così cruciale, è sempre stato un sito di “guerra sporca” (juego sucio). Il Reglamento esiste per combattere queste pratiche, che sono leggende nei terreros.
Il “Calzón Aceitado” (Pantalone Oliato): La leggenda “sporca” più famosa. Un lottatore disonesto, prima della luchada, ungeva (con olio, grasso o sapone) il calzón nella zona dell’arrotolamento.
L’Effetto: L’avversario afferrava il borde, ma al momento della trazione (per una Cogida o un Sacón), la mano scivolava via, rendendo la presa impossibile. Era un atto di disonore che portava a risse.
Il “Calzón Mojado” (Pantalone Bagnato): Una versione più sottile. Bagnare (con acqua o sudore) l’arrotolamento. L’effetto è simile: la presa scivola. Gli arbitri moderni controllano e obbligano i lottatori a cambiarsi se il calzón è eccessivamente bagnato.
L’Arrotolamento “Armato”: Un’altra leggenda da mentidero (luogo di chiacchiere). L’idea di inserire all’interno dell’arrotolamento un pezzo di corda (cuerda), un cavo sottile o un pezzo di cuoio.
L’Effetto: Creare un borde duro come la pietra. Questo ha due scopi illegali: (1) Fa male alla mano dell’avversario, stancandogli la presa. (2) Crea un “manubrio” perfetto e rigido che l’avversario può afferrare fin troppo bene, e che il lottatore “disonesto” (che sa dove si trova) può usare per manipolare la presa dell’altro.
Queste storie dimostrano che l’abbigliamento non è passivo; è un protagonista attivo della brega. Il Reglamento moderno è severissimo: l’arbitro controlla l’arrotolamento, il materiale e l’umidità del calzón prima di ogni agarrada.
SEZIONE IV: L’ASSENZA PIÙ IMPORTANTE – I PIEDI NUDI (LOS PIES DESCALZOS)
L’elemento finale e più filosofico dell’abbigliamento della Lucha Canaria è un’assenza: l’assenza di calzature. Si lotta descalzos, a piedi nudi. Questa non è una scelta stilistica, né un segno di povertà (non più, almeno). È un requisito tecnico, storico e filosofico fondamentale.
1. La Ragione Storica e Culturale
Le Origini Guanche: I popoli aborigeni delle Canarie erano, in gran parte, scalzi. Le loro calzature (mahos) erano sandali rudimentali di pelle, non adatti al combattimento. Lottavano a piedi nudi.
Le Origini Pastorali: I pastori e i contadini che hanno preservato la Lucha, sebbene usassero calzature, erano abituati al contatto diretto con la terra. Lottare scalzi era naturale, semplice, e non rovinava le preziose scarpe.
La Povertà: Per secoli, le scarpe sono state un lusso. La Lucha era uno sport del popolo, e il popolo era scalzo.
La Purezza: Questa origine si è trasformata in un simbolo di purezza e umiltà. Il luchador moderno, anche se milionario, entra scalzo nel terrero. È un atto che lo connette alla terra e ai suoi antenati, un rituale di umiltà.
2. La Ragione Tecnica e Funzionale (Il “Sentido” Podalico) Questa è la ragione più importante. Il piede nudo non è un handicap; è uno strumento tecnico avanzatissimo.
Il Piede come Sensore (Il “Sentido”): Il piede nudo è un organo di senso. Il luchador usa la pianta del piede per “leggere” il jable (la sabbia).
Leggere la Superficie: Sente l’umidità, la compattezza, l’instabilità della sabbia sotto di sé. Questo è cruciale per la gestione dell’equilibrio.
Leggere l’Avversario: Attraverso la sabbia, un mañoso esperto può “sentire” i micro-spostamenti di peso dell’avversario, percependo quando un piede è “leggero” (pronto per essere attaccato) o “pesante” (piantato a terra).
Il Piede come Arma (Le “Mañas de Bloqueo”): Molte delle mañas più sottili sono eseguite con il piede.
Toque por Dentro / por Fuera: Il “tocco” sulla caviglia dell’avversario. Un piede nudo è preciso, agile e “sente” il contatto. Un piede in una scarpa sarebbe goffo e “muto”.
Garabato: L'”uncino” con la caviglia. Richiede una flessibilità e una precisione che solo un piede nudo può avere.
Il Piede come Ancoraggio (La Presa sulla Sabbia): Le dita dei piedi (los dedos) giocano un ruolo attivo. Il luchador “artiglia” (agarra) la sabbia con le dita per creare una base stabile prima di un sollevamento, o per resistere a una trazione. Una suola piatta (come quella di una scarpa) scivolerebbe. Le dita creano un’aderenza (grip) tridimensionale.
3. La Ragione di Sicurezza (La “Nobleza” dell’Abbigliamento) Lottare a piedi nudi è un componente chiave della Nobleza.
Prevenzione degli Infortuni (Per l’Avversario): Una scarpa, specialmente con una suola dura, un tacco o dei bordi, diventerebbe un’arma. Un Toque por Dentro dato con uno scarpone sarebbe un calcio. Una Pardelera eseguita con una scarpa potrebbe ferire gravemente la gamba dell’avversario. Essere scalzi è una garanzia di non-lesività.
Prevenzione degli Infortuni (Per Sé Stessi): Lottare con le scarpe sulla sabbia è controintuitivo. È facile che la scarpa si “pianti” nella sabbia durante una torsione, mentre la caviglia e il ginocchio continuano a ruotare. Questo è un meccanismo perfetto per la rottura dei legamenti. Il piede nudo è “libero” di ruotare e adattarsi all’instabilità della sabbia, proteggendo le articolazioni superiori.
SEZIONE V: ANALISI RIASSUNTIVA – L’ABBIGLIAMENTO COME SISTEMA INTEGRATO
L’abbigliamento della Lucha Canaria non può essere compreso analizzando i suoi pezzi separatamente. Funziona solo come un sistema integrato dove ogni elemento (e ogni assenza) ha una funzione precisa che si incastra con le altre.
La Camiseta (identità) è tenuta tecnicamente neutra (non afferrabile).
Questo forza tutta l’azione sull’unica interfaccia permessa: il Calzón de Brega.
Il Calzón è specificamente progettato e arrotolato (Arremangado) per offrire una presa standardizzata.
Questa presa bassa e obbligata costringe la lotta a una distanza ravvicinata e focalizzata sulla base.
L’attacco alla base (le mañas) è reso possibile, sicuro ed efficace dall’interazione con l’ambiente (il jable) attraverso i Piedi Nudi (i sensori).
Ogni pezzo dell’abbigliamento è una risposta a una domanda tecnica, storica e filosofica. È un sistema perfetto nella sua semplicità rustica, un’uniforme che celebra l’identità di squadra (la camiseta), ma la cui funzione tecnica si basa sul lavoro del contadino (il calzón arremangado) e sulla connessione primordiale con la terra (i pies descalzos). È, in tutto e per tutto, la “Ropa de Brega”.
ARMI
La domanda sulle “armi” nel contesto della Lucha Canaria è una delle più importanti e rivelatrici, e la sua risposta è la chiave per sbloccare l’intera filosofia di questa disciplina. La risposta breve e categorica è: la Lucha Canaria non ha armi.
Non solo non ne ha, ma la sua intera esistenza è definita dalla totale e assoluta assenza di qualsiasi arma.
Questa non è una “mancanza” o una “lacuna” nel suo curriculum marziale. È la sua caratteristica fondante, la sua dichiarazione d’intenti filosofica. La Lucha Canaria non è un’arte marziale che ha “perso” le sue armi nel tempo; è una disciplina che è nata, si è evoluta ed è stata codificata specificamente come l’antitesi del combattimento armato.
Per un appassionato di arti marziali abituato a sistemi (come il Karate, il Kung Fu o le arti filippine) dove il combattimento a mani nude (te) è la “radice” del combattimento armato (buki), e viceversa, questo concetto può essere disorientante. Nella Lucha, non c’è questa dualità. La mano è vuota, e deve rimanere tale.
L’approfondimento di questo punto, quindi, non può essere un elenco di manufatti. Deve essere un’esplorazione profonda del perché di questa assenza. Perché un’arte da combattimento, nata da un popolo guerriero (i Guanches), ha fatto la scelta radicale di eliminare ogni forma di violenza letale?
Inoltre, per comprendere appieno il contesto marziale delle Isole Canarie, è impossibile non analizzare l’altra grande arte autoctona che, al contrario della Lucha, è armata: il Juego del Palo Canario. E, infine, è necessario distinguere il gioco (Lucha) dalla guerra (le armi storiche dei Guanches).
SEZIONE I: IL “VUOTO” COME PRESENZA – LA FILOSOFIA “INCRUENTA”
Perché 7.500 parole su un argomento che si può riassumere con “nessuna”? Perché nella Lucha Canaria, l’assenza di armi non è un vuoto, ma una presenza filosofica attiva. È il dogma centrale della sua etica.
La “Nobleza”: Il Rifiuto dell’Intenzione Lesiva Il concetto chiave è la Nobleza (Nobiltà). Come analizzato in precedenza, questo non è un “fair play” sportivo. È un codice morale che definisce la pratica. La Nobleza impone l’etica “incruenta” (non sanguinaria, non violenta).
Lo scopo della Lucha non è ferire, sottomettere o uccidere. Lo scopo è giudicare e risolvere un conflitto attraverso una dimostrazione di superiore abilità (maña), il cui unico risultato è la caída (la caduta).
L’introduzione di un’arma – sia essa un bastone, un coltello, o anche solo un pugno – distruggerebbe immediatamente e irreparabilmente questa filosofia.
Un pugno ha lo scopo di infliggere dolore o danno (KO).
Una leva articolare (proibita) ha lo scopo di minacciare un infortunio (sottomissione).
Un’arma ha lo scopo di ferire o uccidere.
La Lucha rifiuta l’intenzione stessa (intención lesiva). L’arbitro non sanziona solo l’atto di colpire, ma anche il semplice tentativo o l’intenzione di farlo.
La Codificazione dell’Assenza: Le Regole Il Reglamento (regolamento) della Lucha Canaria è, in larga parte, un “documento di disarmo”. Non elenca ciò che si può fare, ma è ossessionato dall’elencare ciò che non si può fare.
Sono severamente vietati (e considerati juego sucio, gioco sporco):
Colpi (Golpes): Qualsiasi tipo di pugno, calcio, gomitata, testata, ginocchiata.
Leve (Luxaciones): Qualsiasi torsione delle articolazioni (dita, polsi, gomiti, ginocchia) oltre il loro raggio naturale.
Strangolamenti (Estrangulaciones): Qualsiasi presa al collo che ostacoli la respirazione o il flusso sanguigno.
Spinte (Empujones): Questo è un divieto sottile ma fondamentale. La Lucha è un’arte di trazione e leva. È vietato “spingere” attivamente l’avversario. Si può “guidare” o “proiettare”, ma la “spinta” (un atto aggressivo e lineare) è bandita.
Queste regole non sono limitazioni; sono la definizione stessa dell’arte. L’arte consiste nel riuscire a vincere nonostante queste limitazioni.
L’Abbigliamento come Atto di Disarmo: I Piedi Nudi Anche l’abbigliamento (come visto nel punto 13) è una dichiarazione di assenza di armi. La regola di combattere a piedi nudi (descalzos) non è solo una tradizione. È un atto di disarmo.
Uno stivale o una scarpa con una suola dura diventa un’arma. Un Toque por Dentro (tocco sulla caviglia) dato con una scarpa sarebbe un calcio doloroso e potenzialmente lesivo.
Il piede nudo è un “sensore” (per il sentido), ma è anche una garanzia di non-lesività. Si può “toccare”, “sgambettare”, “uncinare”, ma non “colpire” con forza.
La Lucha Canaria ha metodicamente rimosso ogni strumento che potesse infliggere un danno, per isolare una singola abilità pura: l’arte dello squilibrio.
SEZIONE II: IL MONDO PARALLELO – L’ARTE ARMATA DELLE CANARIE, IL “JUEGO DEL PALO”
È impossibile concludere l’analisi del tema “armi” nel contesto canario parlando solo della Lucha. Fare ciò sarebbe come descrivere la cultura marziale di Okinawa parlando solo del Karate (mani nude) e ignorando il Kobudo (armi).
Le Isole Canarie possiedono due grandi tradizioni marziali autoctone, nate entrambe dalla cultura Guanche e preservate dai pastori. Sono sorelle, ma hanno scelto due strade opposte:
La Lucha Canaria: L’arte della mano vuota, della sabbia, dello squilibrio e della Nobleza (non ferire).
Il Juego del Palo Canario: L’arte della mano armata, della terra battuta, del colpo e dell’evasione.
Per capire la Lucha, bisogna capire cosa non è. E la Lucha non è il Juego del Palo. Questa arte, nota anche come Banan (un possibile termine Guanche), è un sistema di scherma con il bastone unico al mondo.
Definizione e Filosofia del “Juego del Palo” Il “Juego” (Gioco) del Palo è un’arte marziale che utilizza un bastone di legno di varie dimensioni. È un gioco nel senso di “duello ritualizzato”, ma, a differenza della Lucha, mima un combattimento reale.
La sua filosofia è radicalmente diversa:
Obiettivo della Lucha: Caer (far cadere l’avversario).
Obiettivo del Palo: “Tocar y no ser tocado” (Toccare e non essere toccati).
Il juego (gioco) consiste in uno scambio coreografato ma libero (brega) di colpi (mandados), blocchi (atajadas) ed evasioni (esquivas). L’obiettivo non è colpire con forza per rompere ossa, ma “marcar” (marcare) il colpo: dimostrare di aver colpito un punto vitale senza essere stati colpiti. È un’arte di velocità, precisione, riflessi e controllo assoluto.
L’Arma: Il “Palo” (Il Bastone) Il “Palo” (bastone) è l’arma, ma è anche il “maestro”. È un attrezzo da lavoro (il bastone da pastore, usato per guidare il gregge, per camminare sui terreni scoscesi, per saltare i burroni – il Salto del Pastor) che diventa un’arma di difesa (contro cani selvatici, ladri o altri pastori).
1. I Materiali (Le Essenze) Il bastone non è un pezzo di legno qualsiasi. È scelto con cura. Le essenze tradizionali, note per la loro combinazione di flessibilità (per non rompersi) e durezza (per l’impatto), sono:
Almendro (Mandorlo)
Tasaigo (o Tasaigo)
Viburno (o Foliao)
Acebiño (Agrifoglio canario) I bastoni vengono tagliati, stagionati per mesi o anni, e spesso “curati” con grasso o altri metodi per renderli resistenti e flessibili.
2. Le Dimensioni (Le “Famiglie” dell’Arma) L’arma definisce lo stile. Nel Juego del Palo, esistono tre famiglie principali di bastoni, che danno vita a tre stili di combattimento diversi:
Il Palo Corto (o “Purgar”):
Dimensioni: Circa un metro, o la distanza tra l’ascella e il suolo.
Uso: È un’arma corta, usata con una mano o due (spesso due). È veloce, usata per la difesa personale a corta distanza. È l’arma del Salto del Pastor (il salto con l’asta, un’altra abilità canaria).
Il Palo Medio (o “Vara”):
Dimensioni: Questa è l’arma “regina” del juego. È un bastone che misura all’incirca dall’ascella al suolo o un po’ più alto dell’uomo (circa 1.5 – 1.8 metri).
Uso: Si impugna a due mani, con una presa larga e scorrevole (agarrada corredera). Le mani non sono fisse, ma “corrono” sul bastone per cambiare la distanza di attacco e difesa. Questo è lo stile più tecnico e spettacolare, una vera “scherma” fluida.
Il Palo Largo (o “Lata”):
Dimensioni: Un bastone molto lungo, che supera i 2.5 metri.
Uso: Usato principalmente per il Salto del Pastor (per superare i barrancos o burroni), ma ha anche un suo juego da combattimento. È un’arma di lunga distanza, più lenta, che si basa su colpi potenti (latazos) e su una gestione dello spazio completamente diversa.
Le Tecniche del “Juego del Palo” (L’Opposto delle “Mañas”) Il vocabolario del Palo è un vocabolario di attacco e difesa, non di squilibrio.
El Mandado (“Il Comando” / Il Colpo):
È il colpo offensivo. Non si “colpisce” (golpear), si “comanda” (mandar) un colpo, un termine che implica intenzione e controllo. I mandados sono fluidi, spesso rotatori (mulinelli), e mirano a punti specifici (testa, fianchi, ginocchia).
La Atajada (“Il Blocco”):
È la parata. Si usa il proprio bastone per intercettare il mandado dell’avversario. Poiché i bastoni sono di legno, l’impatto di un blocco (tocar madera, toccare legno) è uno dei suoni caratteristici del juego.
La Esquiva (“L’Evasione”):
L’arte di non essere lì. Il jugador (giocatore) di Palo è un maestro del movimento dei piedi (juego de pies). Invece di bloccare, si preferisce “assorbire” il colpo con un movimento del corpo o uscire dalla traiettoria.
La Finta (La “Finta”):
L’inganno. Fingere un colpo alla testa (mandado a la cabeza) per costringere l’avversario a un blocco alto (atajada alta), lasciando scoperto il fianco per il colpo reale.
Le “Scuole” del Palo (Lignaggi Armati, non Filosofie) A differenza della Lucha moderna (unificata), il Juego del Palo ha mantenuto le sue “scuole” e i suoi “stili” regionali, basati sul lignaggio dei maestri. Proprio come le scuole di Karate (Shotokan, Goju-Ryu), il Palo ha stili che prendono il nome dai loro fondatori o interpreti moderni.
Queste sono le vere “scuole armate” delle Canarie:
Stile Déniz (Gran Canaria):
Maestro: Fondato o codificato da Maestro Paquito Déniz.
Caratteristiche: Uno stile molto tecnico e raffinato, spesso considerato uno dei più puri. Si concentra sulla precisione, sulla fluidità e su una difesa impeccabile.
Stile Acosta (Tenerife):
Maestro: Sviluppato da Maestro Miguel Acosta.
Caratteristiche: Spesso descritto come uno stile più “rustico” e diretto, molto efficace, con un’enfasi sull’attacco rapido e sul controllo del centro.
Stile Morales (Tenerife):
Maestro: Sviluppato da Maestro Eugenio Morales.
Caratteristiche: Un altro grande stile di Tenerife, noto per la sua fluidità e per un complesso juego de pies (lavoro di gambe).
Stili di La Palma: L’isola di La Palma ha una tradizione fortissima, con vari maestri e famiglie che tramandano stili leggermente diversi, spesso noti per la loro velocità.
Stili di Fuerteventura: Conosciuti per l’uso del Palo Largo, uno stile più lento e potente.
Il Confronto Sinergico: Lucha e Palo Lucha Canaria e Juego del Palo non sono nemici; sono le due metà della stessa anima marziale Guanche.
Origine Comune: Entrambe nascono dai pastori Guanches.
Funzione Diversa: La Lucha è il “duello giudiziario” (risoluzione dei conflitti, incruento). Il Palo è l’arte di “autodifesa” (contro un attacco armato o una bestia) e di “guerra”.
Abilità Condivise: Un luchador che pratica il Palo sviluppa un sentido (sensibilità) diverso, basato sulla vista e sul tempismo. Un jugador de palo che pratica la Lucha sviluppa l’equilibrio e la forza del core.
La Pratica Moderna: È molto comune nelle zone rurali che lo stesso Mandador o maestro insegni entrambe le arti, o che i giovani pratichino la Lucha il martedì e il Palo il giovedì. Le due arti si alimentano a vicenda. Un buon luchador ha un ottimo juego de pies grazie al Palo; un buon jugador ha una stabilità e una forza d’anca incredibili grazie alla Lucha.
Quindi, sebbene la Lucha sia disarmata, il luchador vive in un ecosistema culturale dove l’arte del bastone (l’arma) è la sua sorella e la sua controparte naturale.
SEZIONE III: L’ARSENALE STORICO – LE ARMI DEI GUANCHES (L’ORIGINE BELLICA)
Sia la Lucha (disarmata) che il Palo (armata) discendono dai Guanches. Ma quando i Guanches andavano in guerra (contro i conquistatori castigliani, o tra di loro), non usavano le regole del juego o della nobleza. Usavano un arsenale letale, adattato al loro ambiente neolitico.
Comprendere questo arsenale è fondamentale per capire la Lucha come scelta consapevole. I Guanches sapevano cos’era la guerra letale e sapevano come usare le armi. Hanno deliberatamente creato la Lucha come un’alternativa separata da questo.
Le cronache del XV secolo (di Espinosa, Torriani, Abreu Galindo) descrivono queste armi con un misto di disprezzo (per la loro “primitività”) e terrore (per la loro efficacia).
L’Arma Principale: Il “Banot” o “Fuste” (La Lancia)
Descrizione: Questa era l’arma “nobile” del guerriero Guanche. Non era una lancia con punta di metallo (che non possedevano). Era un lungo bastone (fuste), simile a un palo largo, la cui punta veniva indurita al fuoco (tostada).
Funzione: Era un’arma da falange. Veniva usata per tenere a distanza i soldati, per colpire e per infilzare. Le cronache descrivono la loro abilità nel maneggiare queste lunghe lance.
Il Collegamento: È quasi certo che il Juego del Palo sia la versione “sportivizzata” e ritualizzata delle tecniche di combattimento con il Banot.
L’Arma Contundente: Il “Magado” o “Moca” (La Mazza)
Descrizione: Una clava o mazza di legno pesante, spesso fatta con radici o legno duro (come l’Acebiño). A volte, venivano incastonate pietre appuntite all’estremità per aumentarne la letalità.
Funzione: L’arma d’assalto per rompere scudi, elmi e ossa. Era la pura forza bruta.
Il Collegamento: Nessuno. Quest’arma è pura violenza. La Lucha e il Palo sono, al contrario, pura tecnica. Questo dimostra la separazione tra “guerra” (violenza) e “arte marziale” (tecnica) già nella mente dei Guanches.
L’Arma da Lancio: La “Fistra” (La Pietra)
Descrizione: Questa era l’arma più temuta dai castigliani. I Guanches, fin da bambini, praticavano il lancio di pietre. Non si trattava di un lancio casuale. Erano “cecchini” con le pietre.
La Pietra: Spesso si trattava di “fistras”, pietre vulcaniche (come l’ossidiana) affilate, lavorate o scelte per la loro forma.
Funzione: Le cronache sono piene di storie di soldati spagnoli uccisi da una singola pietra lanciata a 50 metri, capace di perforare uno scudo o un elmo. Era la loro “artiglieria” leggera.
Il Collegamento: Questa abilità di lancio non ha un collegamento diretto con la Lucha, ma dimostra l’incredibile coordinazione e perfezione tecnica che questo popolo applicava alle sue pratiche fisiche.
L’Arma Personale: La “Tabona” (Il Coltello di Pietra)
Descrizione: Un coltello rudimentale fatto di ossidiana o selce, estremamente affilato.
Funzione: Era prima di tutto uno strumento (per scuoiare le capre, tagliare il legno), ma in un combattimento corpo a corpo diventava l’arma dell’ultima spiaggia.
Il Collegamento: Qui il contrasto è massimo. I Guanches conoscevano il combattimento con il coltello. Eppure, hanno creato la Lucha, un’arte di corpo a corpo dove non solo l’arma è assente, ma anche le mani sono “disarmate” (non possono colpire).
Sintesi Storica L’ecosistema marziale Guanche era completo:
Guerra: Banot (lance), Magado (mazze), Fistras (pietre).
Autodifesa/Duello Armato: Juego del Palo (il bastone da pastore).
Risoluzione Conflitti/Sport: Lucha Canaria (mani nude).
La Lucha Canaria è, quindi, una scelta consapevole e civilizzata. È la decisione di un popolo guerriero di creare uno spazio (il terrero) e un tempo (la luchada) dove la violenza letale (le armi) fosse bandita, e dove l’onore e la forza potessero essere misurati attraverso l’abilità pura (la maña) e la nobiltà (la nobleza).
SEZIONE IV: LE “ARMI” FILOSOFICHE E BIOMECCANICHE DELLA LUCHA CANARIA
Abbiamo stabilito che la Lucha Canaria non ha armi esterne. Questo, però, non significa che il luchador sia “disarmato” nel senso di “indifeso”. La sua filosofia di allenamento consiste nel trasformare il corpo e la mente in armi funzionali allo squilibrio, ma armi che non possono uccidere.
Se dovessimo usare il termine “arma” in senso metaforico, l’arsenale del luchador è sofisticato e potente.
La “Maña” (L’Astuzia): L’Arma Intellettuale Come analizzato nel punto 12 (Terminologia), la parola stessa per “tecnica” è Maña, che significa “ingegno”, “astuzia”.
L’Arma Principale: L’arma primaria del luchador non sono i suoi muscoli; è il suo cervello. È la sua capacità di ingannare l’avversario.
Esempio (La Finta): La finta (amago) è un’arma puramente intellettuale. Fintare una Cogida de Muslo (un attacco di forza) per costringere l’avversario a reagire (abbassando il peso) e, in quel momento, colpirlo con una Pardelera (un attacco di tempismo) è un atto di guerra psicologica. Si sconfigge l’avversario nella sua mente, prima che nel suo corpo.
Il “Sentido” (La Sensibilità): L’Arma Tattile Il sentido (la sensibilità) è l’arma che si sviluppa in anni di pratica.
Descrizione: È la capacità di “leggere” l’avversario attraverso la presa (agarrada). Il calzón de brega (il pantalone) diventa un’antenna.
Funzione: Il luchador non ha bisogno di vedere lo squilibrio; lo sente. Sente il muscolo che si tende, il piede che si alleggerisce. Il sentido è un’arma difensiva (percepisce l’attacco prima che inizi) e offensiva (identifica il momento esatto per la propria maña).
La “Agarrada” (La Presa): L’Arma Isocinetica La forza della presa (grip) è l’arma che il luchador costruisce con anni di allenamento specifico.
Descrizione: La capacità di mantenere la presa sul calzón arrotolato, anche quando è bagnato di sudore e sottoposto a una trazione di centinaia di chili.
Funzione: Se la presa cede, l’intero arsenale tecnico è inutile. Una presa salda (un agarre fuerte) è l’arma che “lega” l’avversario al luchador, permettendogli di applicare le leve. Gli avambracci e le mani di un Puntal sono forgiati come tenaglie d’acciaio.
Il “Core” (Il Tronco): L’Arma di Potenza Il fisico del luchador è un’arma biomeccanica. L’enfasi non è sui muscoli “da spiaggia” (pettorali, bicipiti), ma sul motore del corpo.
Descrizione: Il core (addominali, obliqui, lombari, glutei).
Funzione: Questo è il “motore” che trasferisce la forza dalle gambe (piantate nella sabbia) alla parte superiore del corpo.
In una Cogida de Muslo (sollevamento), è il core che stabilizza la schiena e permette il sollevamento.
In una Burra (proiezione d’anca), è il core che genera la torsione esplosiva. La Lucha forgia un “tronco” potente che è l’arma biomeccanica alla base di ogni maña de agarre.
La “Nobleza” (La Nobiltà): L’Arma Sociale Infine, l’arma più potente e più paradossale della Lucha Canaria è la sua etica.
Descrizione: La Nobleza, l’atto di aiutare l’avversario a rialzarsi.
Funzione: In una luchada (gara a squadre), questo gesto ha un impatto psicologico enorme.
Sul Pubblico: Rafforza la coesione sociale e il rispetto.
Sull’Avversario: È un atto di dominio benevolo. Significa: “Ti ho sconfitto tecnicamente, ma ti rispetto come persona”. Questo “disarma” l’avversario dalla sua rabbia o dalla sua umiliazione, neutralizzando il rancore. In questo senso, la Nobleza è l’arma che permette alla Lucha di essere una risoluzione di conflitti, e non una causa di conflitti.
Conclusione La Lucha Canaria è l’arte marziale del disarmo totale. Ha eliminato le armi esterne per concentrarsi sul perfezionamento dell’abilità umana in un contesto di rispetto assoluto.
Il suo ecosistema, però, non è ingenuo. Vive fianco a fianco con la tradizione armata del Juego del Palo, la sua sorella marziale, e discende da un popolo guerriero (i Guanches) che usava armi letali.
Questa dualità è la sua grandezza. La Lucha Canaria è la prova che un popolo può conoscere la guerra, ma scegliere il gioco; può conoscere le armi, ma scegliere la mano vuota; può conoscere la violenza, ma scegliere la Nobleza. L’assenza di armi non è la sua debolezza; è la sua conquista culturale più profonda.
A CHI È INDICATO E A CHI NO
L’analisi sull’idoneità alla pratica della Lucha Canaria è complessa e non può essere ridotta a una semplice valutazione di forza o agilità. Essendo un “fatto sociale totale”, come definito in precedenza, l’idoneità alla Lucha si misura su tre assi distinti: la compatibilità filosofica e psicologica, l’obiettivo del praticante e, infine, il profilo fisico e atletico.
Questa analisi non è un invito alla pratica, né un parere medico. È una disamina oggettiva dei profili che, statisticamente e culturalmente, traggono il massimo beneficio da questa disciplina e di quelli che, al contrario, dovrebbero esserne consapevoli dei limiti o dei rischi.
PARTE I: A CHI È INDICATO
La Lucha Canaria è una disciplina specifica con benefici altrettanto specifici. È indicata per un profilo di persona che cerca un’attività che integri l’allenamento fisico con un profondo senso di appartenenza e valori etici.
Profilo Psicologico ed Etico: L’Idoneità dei Valori
Per chi cerca il “Rispetto” e la “Nobleza” La Lucha Canaria è indicata in modo primario per coloro che sono alla ricerca di un’arte da combattimento che rifiuti la violenza. È l’ideale per chi è affascinato dalla fisicità del grappling ma è respinto dall’aggressività, dal “trash talking” o dalla finalità lesiva (come il KO o la sottomissione) di altri sport. Il rituale della Nobleza (aiutare l’avversario a rialzarsi) non è un optional: è il cuore dell’arte. È indicata per genitori che cercano uno “sport” per i propri figli che insegni attivamente l’umiltà nella vittoria e la grazia nella sconfitta.
Per chi cerca la “Comunità” (L’Atleta Sociale) Questa non è un’arte per l’individualista solitario. Non è il viaggio introspettivo del praticante di Kata. La Lucha è uno sport di squadra. È indicata per chi prospera nell’ambiente di “club”, di “piazza”. L’allenamento (il corro) è un atto collettivo, il terrero è un luogo di socializzazione, e la luchada (la gara) è una battaglia combattuta per l’onore del proprio villaggio o quartiere. È perfetta per chi cerca un’attività fisica che sia anche, e soprattutto, una rete sociale e un forte senso di appartenenza.
Per chi cerca la “Gestione dell’Aggressività” in un Contesto Sicuro La Lucha Canaria è un magnifico sfogo per l’aggressività e l’energia fisica. Permette un confronto uno-contro-uno di una fisicità estrema, ma all’interno di un “recinto” di regole (la Nobleza, il divieto di colpi e leve) e di un ambiente (la sabbia) che ne neutralizzano quasi completamente il potenziale distruttivo. È indicata per individui (adulti o bambini) con alti livelli di energia che necessitano di un canale per esprimerla in modo costruttivo e controllato.
Profilo Fisico e Atletico: L’Idoneità dei Benefici
Per chi cerca la “Forza Funzionale” Totale La Lucha Canaria è forse uno degli allenamenti di “functional strength” più completi e antichi del mondo. Non costruisce muscoli isolati, costruisce “movimento”. È indicata per chi vuole sviluppare:
Un “Core” di Granito: Ogni maña (tecnica) nasce dal tronco (core). Le torsioni dei Sacones, la stabilità nelle Cogidas e la potenza delle Burras forgiano addominali, obliqui e lombari.
Forza di Presa (Grip): L’allenamento della agarrada (la presa sul calzón) sviluppa una forza disumana negli avambracci e nelle mani.
Catena Cinetica Posteriore: È un’arte di sollevamento e trazione. Costruisce una schiena, glutei e femorali potenti, simili a quelli di un sollevatore di pesi o di un contadino.
Per chi cerca Equilibrio e Propriocezione (L’Allenamento sulla Sabbia) Questo è un punto unico. È un’arte indicata per chiunque voglia migliorare il proprio equilibrio, la propria agilità e la propria consapevolezza corporea. Lottare sulla sabbia (jable) a piedi nudi è un allenamento propriocettivo impareggiabile. Il piede diventa un organo sensoriale (sentido). Si impara a “leggere” l’instabilità, a trovare l’ancoraggio e a gestire il proprio centro di gravità in un ambiente che perdona le cadute ma non gli errori di equilibrio.
Per chi pratica altre Lotte (Cross-Training) La Lucha Canaria è un “cross-training” eccezionale per atleti di altre discipline di grappling:
Judoka e Lottatori (Libera/Greco): Possono imparare un sistema di leve e squilibri unico, specialmente dalla presa bassa (il calzón), che non è comune nelle loro discipline.
Praticanti di BJJ/Grappling: La Lucha sviluppa una “base” (stabilità in piedi) e una capacità di gestire lo squilibrio che sono direttamente trasferibili alla lotta in piedi (il takedown), spesso il punto debole di molti grappler. Non è un caso che campioni come Juan Espino abbiano usato la loro base di Lucha per dominare nel grappling mondiale e nell’MMA.
Profilo per Età e Genere: Un’Arte Inclusiva
Per i Bambini (L’Età d’Oro): La Lucha Canaria è eccezionalmente indicata per i bambini e le bambine. Le escuelas de lucha sono il cuore della sua sopravvivenza.
Imparano a Cadere (“Saber Caer”): La prima lezione non è “come attaccare”, ma “come cadere”. Sulla sabbia, i bambini imparano a cadere senza paura e senza farsi male, costruendo una confidenza fisica (propriocezione) che li proteggerà per tutta la vita.
È Non-Violenta: I genitori possono essere sicuri che i loro figli non torneranno a casa con un occhio nero o un dente rotto. Non ci sono colpi.
Insegna Valori: Il Mandador è un educatore. Insegna il respeto, la nobleza e il valore della squadra.
Per le Donne: Sebbene storicamente maschile, la Lucha femminile è oggi una realtà vibrante e in piena espansione, con leghe e campionesse (Puntales femminili) dedicate. È un’arte perfettamente indicata per le donne, poiché la filosofia della maña (astuzia, tecnica) permette a una lottatrice più leggera e tecnica di superare un’avversaria più forte ma meno abile. Sviluppa forza, equilibrio e confidenza in un ambiente comunitario.
PARTE II: A CHI NON È INDICATO
Come ogni disciplina altamente specializzata, la Lucha Canaria non è per tutti. L’incompatibilità può derivare da obiettivi errati, da un profilo psicologico inadatto o, e questo è il punto più critico, da specifiche controindicazioni fisiche.
Incompatibilità di Obiettivi e Mentalità
Chi Cerca l’Autodifesa da Strada (Self-Defense) Questo è il “NON” più assoluto. La Lucha Canaria non è un sistema di autodifesa. Anzi, per certi versi, è l’opposto.
Zero Gestione dei Colpi: Non insegna né a colpire né a difendersi da un pugno o un calcio.
Distanza Sbagliata: Insegna a cercare una presa specifica (il calzón) a una distanza ravvicinata, una tattica suicida in un confronto da strada.
Filosofia Controproducente: L’intera etica della nobleza (non ferire, aiutare l’altro) è l’antitesi della mentalità richiesta per sopravvivere a un’aggressione reale. Chi cerca l’autodifesa deve rivolgersi altrove (es. Krav Maga, BJJ, MMA).
Chi Cerca lo “Striking” o il “Fighting” (MMA) La Lucha non ha colpi. È indicata solo per un lottatore di MMA già formato che cerca di migliorare il suo grappling in piedi (come ha fatto Juan Espino), ma non è una porta d’accesso al fighting. L’aspirante “fighter” che si iscrive aspettandosi di imparare a combattere in gabbia rimarrà profondamente deluso.
L’Individualista Solitario (Il “Lupo Solitario”) Come detto, la Lucha è comunità. Non è indicata per la persona che vuole allenarsi da sola, che non ama il contatto fisico (è uno sport “sweat and sand”, sudore e sabbia), che non vuole dipendere da una squadra o che ha un ego che non sa sottomettersi alla strategia del Mandador.
Chi ha Paura dello Sforzo (La “Brega”) La Lucha è brega (sforzo, fatica). È fisicamente estenuante. L’allenamento sulla sabbia è brutale. Le agarradas sono esplosioni anaerobiche massimali. Non è un’attività “soft”. È indicata per chi è disposto a “lavorare” (bregar) duramente.
Controindicazioni Fisiche (Profilo di Rischio Oggettivo) Questa è la sezione più importante per la sicurezza. La Lucha Canaria, pur essendo “nobile” e “incruenta”, è uno sport di contatto pesante che sottopone il corpo a stress biomeccanici estremi e molto specifici.
Nota: Questa non è un’analisi medica, ma un’osservazione informativa dei rischi intrinseci della disciplina. La consultazione con un medico sportivo è fondamentale prima di iniziare.
NON INDICATO: Persone con Problemi Cronici alla Schiena (Colonna Vertebrale) Questo è il rischio numero uno. Le mañas de agarre (tecniche di sollevamento) come la Cogida de Muslo, il Cucharón o la Levantada sono, di fatto, degli stacchi da terra (deadlift) eseguiti su un oggetto non collaborativo, in posizioni spesso non ottimali e sotto torsione.
Il Carico: Il carico compressivo e di taglio sui dischi intervertebrali (specialmente nella zona lombare L4-L5, S1) è immenso.
Controindicazione: È fortemente sconsigliata a chiunque abbia una storia di discopatie, ernie del disco (protrusioni), o instabilità lombare cronica. L’atto di sollevare un avversario di 100 kg da una posizione piegata è l’esatto meccanismo di lesione.
NON INDICATO: Persone con Instabilità Cronica delle Ginocchia Il secondo punto critico sono le ginocchia. La sabbia è un’arma a doppio taglio:
L’Instabilità: La superficie instabile (jable) significa che il piede può “piantarsi” mentre il corpo ruota.
La Torsione (Torque): Le mañas de desvío (es. Pardelera), le Burras (proiezioni d’anca) e le contra-mañas difensive (come la Trancada, il blocco d’anca) generano forze di torsione immense sui legamenti del ginocchio (LCA, LCM).
Controindicazione: È ad alto rischio per chi ha già subito lesioni ai legamenti, lesioni meniscali non risolte o che soffre di instabilità articolare cronica.
NON INDICATO: Persone con Problemi Seri al Collo (Cervicali) e Spalle La agarrada e la brega non sono statiche. Sono una trazione costante e violenta.
Collo: Le spinte e le trazioni durante la brega mettono sotto stress i muscoli e le vertebre cervicali.
Spalle: La necessità di mantenere la presa, di resistere alla trazione e le cadute (anche se sulla sabbia) possono essere problematiche per chi ha una storia di lussazioni della spalla o lesioni alla cuffia dei rotatori.
Conclusione
La Lucha Canaria è una disciplina straordinaria, ma non universale. È idealmente indicata per chi cerca un’attività fisica totale, che costruisca forza funzionale e connessione sociale, e che sia radicata in valori di rispetto e non-violenza. È, forse, uno degli sport formativi migliori al mondo per i bambini.
È, invece, fortemente sconsigliata a chi cerca un sistema di autodifesa realistica, a chi non ama il lavoro di squadra e, soprattutto, a chi presenta una storia clinica significativa di problemi alla colonna vertebrale o alle ginocchia. La Lucha è brega, uno sforzo nobile, ma che richiede un corpo preparato e una mente disposta a condividerlo.
CONSIDERAZIONI SULLA SICUREZZA
La Lucha Canaria presenta un affascinante paradosso in termini di sicurezza. Da un lato, è una delle discipline da combattimento più sicure al mondo dal punto di vista filosofico: è incruenta (non sanguinaria) e la sua etica fondante, la Nobleza, vieta attivamente l’intenzione di ferire. Non esistono colpi, strangolamenti o leve articolari.
Dall’altro lato, è uno sport di contatto fisicamente brutale, basato su sollevamenti di potenza, torsioni esplosive e cadute ad alta ampiezza su una superficie (la sabbia) che, sebbene attutisca l’impatto, è instabile e genera stress specifici sulle articolazioni.
Le considerazioni per la sicurezza nella Lucha Canaria non sono, quindi, passive (come indossare un’armatura). Sono azioni e metodologie attive che ogni praticante, dal benjamín (bambino) al Puntal (campione), deve interiorizzare. La sicurezza non è solo responsabilità dell’arbitro o del Mandador (allenatore); è una responsabilità condivisa e tecnica tra i due luchadores nel mezzo della brega (lotta).
Questa analisi è rivolta al praticante, per il quale la sicurezza non è un accessorio, ma la manifestazione della vera maestria tecnica.
SEZIONE I: LA SICUREZZA RELAZIONALE – LA “NOBLEZA” COME TECNICA DI PREVENZIONE
Il primo e più importante strumento di sicurezza nella Lucha non è un equipaggiamento, ma un concetto etico: la Nobleza. Per il praticante, questo non è un ideale astratto, ma un set di regole di ingaggio attive.
“Saber Vencer” (Saper Vincere): La Responsabilità del Vincitore La Lucha non è un’arte di “proiezioni” nel senso del Judo, e non è un “takedown” nel senso dell’MMA (dove l’avversario viene spesso “schiantato” a terra). La Nobleza impone al vincitore una responsabilità attiva nel controllo della caída (caduta).
Accompagnare la Caduta (Acompañar la Caída): Un luchador esperto e nobile non “lancia” il suo avversario. Esegue la maña (tecnica) e, per quanto possibile, accompagna l’avversario sulla sabbia.
Esempio (La Burra): Dopo aver proiettato l’avversario sopra l’anca, il praticante sicuro non “molla” la presa, ma la usa per controllare la velocità della caduta, ruotando con l’avversario per assicurarsi che atterri sulla schiena o sul fianco, e non sulla testa.
Esempio (La Cogida de Muslo): Un sollevamento potente è pericoloso. Il praticante sicuro non solleva e “sbatte” (estampa) l’avversario. Lo solleva per rompere l’equilibrio e poi lo “deposita” (deposita) sulla sabbia in modo controllato.
“Saber Caer” (Saper Cadere): La Responsabilità del Perdente Questa è la prima e più importante abilità di sicurezza personale che un praticante deve padroneggiare. È la prima cosa che si insegna in una escuela.
La Tecnica della Caduta: Non è un atto passivo. È una tecnica attiva:
Proteggere il Collo: Al primo segno di una caduta (specialmente all’indietro), il mento deve essere incollato al petto. Questo protegge la nuca dall’impatto con la sabbia.
Non Puntare le Braccia (No Poner las Manos): L’istinto umano è quello di “puntare” il braccio teso per fermare la caduta. Questo è il meccanismo di lesione più comune per polsi, gomiti e clavicole. Il praticante deve allenare il riflesso opposto: “raccogliersi” (recogerse).
Dissipare l’Impatto: Sulla sabbia, si impara a “schiaffeggiare” (palmear) la superficie con l’avambraccio e il palmo della mano un istante prima dell’impatto. Questo allarga l’area di contatto e dissipa l’energia, proteggendo la spalla e la cassa toracica.
Espirare (Espirar): Svuotare i polmoni al momento dell’impatto contrae l’addome, proteggendo gli organi interni e aiutando a prevenire la “sforzatura” (perdita di fiato).
Un praticante che non padroneggia il saber caer non è pronto per la brega ad alta intensità.
Il “Sentido” come Strumento di Sicurezza (Rilasciare la Pressione) A differenza delle arti di sottomissione (come il BJJ) dove si porta una leva fino al punto di dolore (tapping), la Lucha vieta le leve. Il sentido (la sensibilità) del praticante deve essere usato per la sicurezza.
Non Forzare (No Forzar): Se un luchador sta tentando una maña (es. una Cogida) e l’avversario applica una contra-maña (es. una Engatillada) che mette l’articolazione (es. il ginocchio) in una posizione biomeccanicamente pericolosa o “bloccata”, il praticante nobile e intelligente abbandona la maña.
La Sicurezza prima della Vittoria: Forzare una tecnica contro un blocco strutturale è il modo in cui avvengono gli infortuni (strappi muscolari, lesioni ai legamenti). Un praticante sicuro sa quando la sua tecnica è “morta” e fluisce immediatamente a un’altra, o accetta lo stallo. Questa è una delle considerazioni di sicurezza più avanzate e richiede un ego controllato.
SEZIONE II: LA SICUREZZA PERSONALE – LA PREPARAZIONE E L’ATTREZZATURA
La sicurezza del praticante inizia molto prima di afferrare l’avversario. Inizia con la preparazione del proprio corpo e della propria attrezzatura.
L’Importanza Critica del Riscaldamento (Calentamiento) Specifico Un errore comune è eseguire un riscaldamento generico (es. corsa, jumping jacks). La Lucha Canaria sottopone il corpo a stress unici che richiedono un riscaldamento mirato.
Attivazione della Colonna Vertebrale e del “Core”:
Non solo stretching. Il praticante deve eseguire attivazioni dinamiche: plank, bird-dog, rotazioni controllate del tronco. La colonna lombare, che subirà lo stress dei sollevamenti, deve essere “accesa” e protetta da un corsetto muscolare attivo.
Il Collo (Cuello):
Il collo è una “maniglia” e un “punto di appoggio” in molte prese. È fondamentale riscaldarlo con rotazioni lente e, soprattutto, con esercizi isometrici (es. spingere la testa contro la propria mano) per preparare i muscolari a resistere alla trazione.
Le Anche (Caderas):
Le Burras e le Cogidas richiedono un’ampia mobilità d’anca. Esercizi come squat profondi (a corpo libero), affondi laterali e rotazioni dell’anca sono necessari per prevenire strappi all’inguine o blocchi articolari.
Il “Saber Caer” come Riscaldamento:
Come visto nella Sezione 9, la pratica delle cadute controllate (capriole, caídas laterales) deve essere parte integrante di ogni riscaldamento, anche per i Puntales. Serve a “ricordare” al corpo il meccanismo di protezione.
La “Ropa de Brega” come Strumento di Sicurezza L’abbigliamento non è solo un’uniforme; è un equipaggiamento di sicurezza passivo e attivo.
Il “Calzón” (Pantalone):
Materiale: Un praticante non dovrebbe mai allenarsi con un calzón vecchio, liso o strappato. Uno strappo improvviso del calzón durante un sollevamento può causare una caduta catastrofica e incontrollata per entrambi i lottatori. È responsabilità del praticante mantenere la propria attrezzatura in condizioni ottimali.
L'”Arremangado” (L’Arrotolamento):
Sicurezza per l’Avversario: L’atto di arrotolare il pantalone (arremangado) è un atto di sicurezza. Un praticante che inserisce oggetti duri (pratica illegale e juego sucio) non solo è disonesto, ma rischia di rompere le dita del compagno.
Sicurezza per Sé Stessi: Un arrotolamento fatto male (troppo largo, troppo morbido) non offre una presa sicura. Questo porta l’avversario a “ri-afferrare” (re-agarrar) continuamente, o a far scivolare la presa nel momento di massima tensione. Uno scivolamento improvviso della presa durante un Sacón (trazione) può far cadere l’attaccante all’indietro o l’avversario in modo scomposto. Un arrotolamento “pulito” e solido è una garanzia di sicurezza per la fluidità della brega.
La Preparazione Fisica come “Armatura” Interna Questa è una considerazione fondamentale per il praticante a lungo termine. Il modo migliore per prevenire gli infortuni è essere più forti delle forze che si subiscono.
Il “Corsetto” Muscolare: La preparazione fisica (P.F.) non serve solo a vincere. Serve a sopravvivere. Un luchador che trascura il rafforzamento del core (addominali, lombari, glutei) sta lottando “nudo”. È solo questione di tempo prima che un sollevamento (una Cogida) provochi un danno alla schiena. La P.F. (plank, stacchi, squat) costruisce l’armatura interna che protegge la colonna vertebrale.
La Resilienza delle Articolazioni: Un allenamento di forza ben strutturato rafforza non solo i muscoli, ma anche i tendini e i legamenti, rendendo le ginocchia e le spalle più resilienti alle torsioni della brega. Un praticante deve capire che la P.F. è una pratica di sicurezza.
SEZIONE III: LA SICUREZZA TECNICA – L’ESECUZIONE COME PREVENZIONE
La maggior parte degli infortuni (escludendo gli incidenti) deriva da una cattiva esecuzione tecnica. Per un praticante, la ricerca della “tecnica pulita” non è una ricerca estetica, ma una ricerca di sicurezza per sé stesso e per il partner.
La Sicurezza nei Sollevamenti (Mañas de Agarre)
La “Cogida de Muslo”:
Per l’Attaccante: La considerazione di sicurezza primaria è la schiena (espalda). L’errore più pericoloso è “sollevare di schiena”. La tecnica sicura richiede un agachada (accovacciata) profonda, mantenendo la schiena il più dritta possibile (petto in fuori) e iniziando il sollevamento spingendo con le gambe (piernas) e non tirando con i lombari. Il praticante deve allenare la mobilità per entrare sotto l’avversario.
Per il Difensore: Se sollevato, il difensore non deve “scalciare” o irrigidirsi in modo caotico. Deve accettare il sollevamento e prepararsi a un saber caer controllato.
La “Burra” (Proiezione d’Anca):
Per l’Attaccante: La considerazione di sicurezza primaria sono le ginocchia. L’errore comune è “piantare” il piede di perno e ruotare il corpo. La sabbia crea un attrito enorme. Questa torsione (corpo che ruota, piede bloccato) è il meccanismo classico per una lesione al legamento crociato anteriore (LCA). La pratica sicura impone di eseguire il perno sulla punta del piede (puntilla), permettendo al piede, al ginocchio e all’anca di ruotare come un blocco unico.
Per il Difensore: La difesa (es. la Trancada, blocco d’anca) deve essere un blocco, non un “contrattacco” al ginocchio dell’attaccante.
La Sicurezza nelle Tecniche di Deviazione (Mañas de Desvío)
La “Pardelera” (Sgambetto Rotante):
Per l’Attaccante: Come per la Burra, il rischio è il ginocchio della gamba di supporto (quella che resta a terra). Il praticante deve allenare la stabilità e la fluidità del perno.
Per il Difensore: La caduta da una Pardelera è spesso “cieca” (all’indietro o laterale). È qui che il saber caer (mento al petto, non puntare le braccia) diventa vitale.
La “Pardelera” (Sgambetto Rotante):
Per l’Attaccante: Come per la Burra, il rischio è il ginocchio della gamba di supporto (quella che resta a terra). Il praticante deve allenare la stabilità e la fluidità del perno.
Per il Difensore: La caduta da una Pardelera è spesso “cieca” (all’indietro o laterale). È qui che il saber caer (mento al petto, non puntare le braccia) diventa vitale.
La Sicurezza nelle Tecniche di Blocco (Mañas de Bloqueo)
Il “Toque” (Tocco):
Per l’Attaccante: Il nome stesso è un’istruzione di sicurezza: Toque (Tocco), non Patada (Calcio). Il praticante deve eseguire la maña come un blocco o una spinta controllata con la pianta del piede, mai come un colpo a percussione. Colpire lo stinco o il ginocchio dell’avversario è juego sucio e la causa principale di infortuni in questa tecnica. La sicurezza è il controllo.
La “Engatillada” (Aggancio Difensivo):
Per il Difensore: Questa contra-maña (contro-tecnica) è sicura, ma crea una posizione di stallo con le gambe intrecciate. Il praticante deve essere consapevole di non applicare una torsione al proprio ginocchio nel tentativo di mantenere l’aggancio a tutti i costi. Se l’attaccante cambia angolo, il difensore deve “fluire” e rilasciare l’aggancio, piuttosto che subire una torsione articolare.
In conclusione, la sicurezza nella Lucha Canaria è un sistema olistico. Inizia con il rispetto (la Nobleza), si costruisce con la preparazione (il calentamiento e la P.F.) e si esegue attraverso la tecnica pura (la biomeccanica corretta). Un luchador che si infortuna spesso, o che infortuna spesso i suoi compagni, non è “sfortunato”; è, quasi certamente, un luchador che non ha ancora padroneggiato la tecnica o la filosofia della disciplina.
CONTROINDICAZIONI
L’analisi delle controindicazioni alla pratica della Lucha Canaria è un passaggio fondamentale per ogni potenziale nuovo allievo. Sebbene la disciplina sia, per definizione filosofica, incruenta – ovvero priva di colpi, leve articolari dolorose o strangolamenti – essa non è affatto un’attività “leggera” o priva di rischi.
La Lucha Canaria è uno sport di contatto ad altissima intensità fisica. Le sue tecniche si basano su sollevamenti esplosivi, torsioni potenti del tronco, e cadute su una superficie, la sabbia, che pur attutendo l’impatto, genera stress unici sulle articolazioni a causa della sua instabilità.
È fondamentale distinguere tra controindicazioni assolute (condizioni che rendono la pratica sconsigliabile a prescindere) e controindicazioni relative (condizioni che richiedono un’attenta valutazione medica, un adattamento dell’allenamento e un’approvazione specialistica prima di iniziare).
Questa sezione, rivolta al potenziale allievo, non ha valore di diagnosi medica, ma serve come guida informativa per comprendere quali condizioni preesistenti siano incompatibili o ad alto rischio se esposte alle sollecitazioni biomeccaniche specifiche della brega (lotta).
SEZIONE I: CONTROINDICAZIONI MUSCOLO-SCHELETRICHE
Questa è l’area di rischio più significativa. La Lucha Canaria è un’arte di grappling in piedi che sollecita in modo estremo la colonna vertebrale e le articolazioni portanti.
Il Complesso Spinale (Colonna Vertebrale) Il carico sulla schiena, in particolare sulla zona lombare e cervicale, è immenso. Le mañas (tecniche) di sollevamento come la Cogida de Muslo, il Cucharón o la Levantada sono, di fatto, stacchi da terra (deadlift) eseguiti in posizioni spesso non ottimali, in modo esplosivo e contro un avversario non collaborativo che può pesare 100 kg o più.
Patologie Lombari (Zona Bassa della Schiena):
Controindicazione Assoluta: Qualsiasi diagnosi attiva o storia significativa di ernia del disco (ernia discale). Il meccanismo di sollevamento della Cogida de Muslo (flessione del busto e sollevamento di un carico pesante) è l’esatto meccanismo che provoca o aggrava un’erniazione.
Controindicazione Assoluta: Spondilolistesi (scivolamento di una vertebra sull’altra) o spondilolisi. Lo stress di taglio e la torsione imposti dalla Lucha sono incompatibili con un’instabilità vertebrale di questo tipo.
Controindicazione Relativa/Alta: Discopatie degenerative, stenosi spinale o scoliosi grave. Queste condizioni riducono la capacità della colonna di assorbire e distribuire il carico. Il potenziale allievo deve essere consapevole che la pratica aggraverà quasi certamente la sintomatologia dolorosa e accelererà il processo degenerativo.
Lombalgia Cronica: Se la lombalgia è dovuta a debolezza muscolare, la preparazione fisica (P.F.) della Lucha (che rafforza il core) potrebbe essere benefica, ma la brega (lotta) è sconsigliata fino a completa stabilizzazione e approvazione medica.
Patologie Cervicali (Zona del Collo):
La testa e il collo non sono bersagli, ma sono usati come leve, punti di appoggio e sono sottoposti a trazioni intense.
Controindicazione Assoluta: Qualsiasi storia di ernia cervicale sintomatica, mielopatia cervicale o instabilità vertebrale post-traumatica (es. colpo di frusta non risolto). La pressione esercitata durante la brega e l’impatto di alcune cadute (anche se controllate) possono avere conseguenze neurologiche gravi.
(INIZIO SECONDA PARTE)
Le Articolazioni degli Arti Inferiori Le ginocchia e le caviglie sono il secondo punto critico. La causa è la combinazione di due fattori: la superficie instabile (la sabbia) e le forze di torsione (le mañas).
Il Ginocchio:
La sabbia (jable) non permette al piede di “scivolare” e scaricare la torsione come un tatami. Il piede tende a “piantarsi” (clavarse) nella sabbia.
Le mañas come la Burra (proiezione d’anca) o la Pardelera (sgambetto rotante), e le relative difese (contra-mañas), richiedono una rotazione rapida del corpo sopra un piede piantato. Questo è il meccanismo di lesione classico per i legamenti.
Controindicazione Assoluta: Instabilità legamentosa cronica. Un potenziale allievo con una storia di rotture del Legamento Crociato Anteriore (LCA), anche se ricostruito, deve essere estremamente cauto e necessita di un parere ortopedico specifico per la Lucha. La pratica è sconsigliata se la stabilità del ginocchio non è perfetta.
Controindicazione Alta: Lesioni meniscali significative o storia di meniscectomia (asportazione del menisco). L’assenza dell’ammortizzatore meniscale, combinata con le torsioni sulla sabbia, porta a un’usura accelerata della cartilagine (artrosi).
Condropatia Rotulea: Sebbene meno grave, il costante “affondare” nella sabbia e la posizione di agachada (accovacciata) dei sollevamenti possono infiammare l’articolazione.
La Caviglia:
La sabbia è l’ambiente peggiore per chi soffre di distorsioni di caviglia recidivanti (esguinces crónicos). L’instabilità della superficie rende una nuova distorsione quasi certa se non si possiede un controllo propriocettivo e muscolare perfetto.
Le Articolazioni degli Arti Superiori Sebbene meno sollecitate delle ginocchia e della schiena, spalle e mani sono sottoposte a stress specifici.
La Spalla:
La agarrada (presa) sul calzón è una presa di trazione. Le mañas come il Sacón sono strappi potenti. Le cadute, anche se controllate, possono avvenire sulla spalla.
Controindicazione Assoluta: Storia di lussazioni di spalla recidivanti (instabilità gleno-omerale). La natura della brega, con trazioni multidirezionali e cadute imprevedibili, rende una nuova lussazione estremamente probabile.
Controindicazione Relativa: Sindrome da impingement (conflitto sub-acromiale) o lesioni della cuffia dei rotatori. La trazione costante può peggiorare l’infiammazione.
Mani e Polsi:
La Lucha richiede una forza di presa (grip) immensa.
Controindicazione Relativa: Forme severe di artrite reumatoide o artrosi delle mani e dei polsi. La necessità di mantenere una presa isometrica massimale sul calzón può essere estremamente dolorosa e peggiorare la condizione.
SEZIONE III: CONTROINDICAZIONI CARDIOVASCOLARI E SISTEMICHE
La Lucha Canaria è uno sport prevalentemente anaerobico lattacido. L’agarrada (il round) è breve (massimo 90 secondi, spesso molto meno) ma di intensità esplosiva e massimale. Questo profilo di sforzo ha implicazioni serie per il sistema cardiovascolare.
Patologie Cardiache
Lo Sforzo: L’azione della brega, specialmente nei sollevamenti o nelle posizioni di stallo isometrico (“spingere” contro l’avversario), induce un effetto simile alla manovra di Valsalva (trattenere il respiro sotto sforzo). Questo provoca un picco immediato e drastico della pressione sanguigna.
Controindicazione Assoluta: Qualsiasi cardiopatia severa o non controllata.
Ipertensione Arteriosa Grave: Praticare Lucha con pressione alta non controllata è estremamente pericoloso a causa dei picchi pressori indotti dallo sforzo.
Cardiopatia Ischemica (Storia di Angina/Infarto): Lo sforzo massimale può superare la capacità del cuore di irrorarsi.
Aritmie Cardiache: L’adrenalina e lo sforzo esplosivo possono innescare aritmie maligne.
Valutazione Obbligatoria: Qualsiasi potenziale allievo, specialmente sopra i 35 anni, dovrebbe sottoporsi a una visita medico-sportiva con elettrocardiogramma (ECG) sotto sforzo prima di iniziare. Questa è una precauzione non negoziabile.
Patologie Respiratorie
Controindicazione Relativa: Asma o BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva).
Lo Sforzo: L’intensità anaerobica può scatenare crisi di broncospasmo.
L’Ambiente: Il jable (la sabbia), specialmente nei terreros al chiuso o se non mantenuta correttamente, può sollevare polvere, che agisce da irritante per le vie respiratorie. La pratica è possibile solo se la condizione è lieve, ben controllata farmacologicamente e con l’approvazione dello pneumologo.
Altre Condizioni Sistemiche
Osteoporosi:
Controindicazione Assoluta: Una densità ossea compromessa è incompatibile con le cadute. Anche se la sabbia attutisce, l’impatto di una Burra o di una caduta scomposta è più che sufficiente per causare una frattura (vertebrale, dell’anca, del polso).
Disturbi della Coagulazione (es. Emofilia):
Controindicazione Assoluta: Come per tutti gli sport di contatto, il rischio di emorragie interne (muscolari, articolari) dovute a traumi, trazioni o cadute è inaccettabile.
Diabete:
Controindicazione Relativa: Il diabete di tipo 1 o 2 ben controllato non impedisce la pratica. Tuttavia, il potenziale allievo deve essere consapevole di due fattori:
Gestione Glicemica: L’allenamento ad alta intensità può causare ipoglicemia. È necessaria una gestione attenta del monitoraggio e dell’alimentazione pre-allenamento.
Cura del Piede: La pratica a piedi nudi sulla sabbia comporta un rischio (basso ma reale) di tagli, abrasioni o infezioni. Per un diabetico (specialmente con neuropatia periferica), la cura del piede deve essere meticolosa e la pratica sconsigliata in presenza di qualsiasi lesione.
Obesità Grave:
Controindicazione Relativa: Spesso l’obesità è il motivo per cui si cerca uno sport. Tuttavia, iniziare la brega (lotta) con un indice di massa corporea molto elevato moltiplica esponenzialmente il carico sulla schiena e sulle ginocchia, aumentando il rischio di infortuni.
Approccio Consigliato: Un potenziale allievo obeso dovrebbe iniziare solo con la preparazione fisica (corsa sulla sabbia, esercizi a corpo libero) e il saber caer (imparare a cadere), e accedere alla brega solo dopo una significativa perdita di peso e un rafforzamento muscolare.
SEZIONE IV: CONTROINDICAZIONI NEUROLOGICHE E PSICOLOGICHE
Condizioni Neurologiche
Epilessia:
Controindicazione Relativa: Dipende dal controllo. Una crisi epilettica durante una agarrada, specialmente durante un sollevamento o una caduta, è estremamente pericolosa per il praticante e per il suo compagno. È necessaria un’approvazione neurologica che attesti il controllo completo delle crisi da parte della terapia.
Disturbi dell’Equilibrio:
Controindicazione Assoluta: La Lucha Canaria è l’arte dell’equilibrio. Qualsiasi condizione neurologica che causi vertigini, instabilità o problemi propriocettivi (es. labirintite cronica, sindromi vestibolari) rende la pratica impossibile e pericolosa.
Traumi Cranici Recenti:
Chi ha subito una commozione cerebrale recente deve rispettare un periodo di stop assoluto. Le cadute, anche sulla sabbia, e le torsioni del collo possono aggravare la sindrome post-commozionale.
Condizioni Psicologiche Sebbene la Lucha sia benefica per lo stress, esistono profili psicologici per i quali non è indicata.
Problemi di Gestione della Rabbia (non controllati):
La Lucha è uno sport di contatto fisico intenso. Una persona con difficoltà a controllare la propria aggressività potrebbe interpretare male la fisicità della brega e reagire in modo violento (es. trasformando una maña in un atto lesivo, colpendo).
La filosofia della Nobleza richiede un autocontrollo assoluto. Chi non possiede questo autocontrollo è un pericolo per i compagni di allenamento.
Fobie Specifiche:
Amofobia (paura della sabbia) o Afefobia (paura del contatto fisico). Queste fobie rendono, ovviamente, la pratica impossibile.
Conclusione: La Responsabilità della Valutazione La Lucha Canaria è una disciplina nobile, ma esigente. Le controindicazioni elencate derivano dalla natura specifica dei suoi sforzi: sollevamenti pesanti (carico lombare), torsioni su superficie instabile (carico sulle ginocchia) e sforzi anaerobici massimali (carico cardiaco).
Un potenziale allievo non deve autodiagnosticarsi, ma deve usare queste informazioni per avere un dialogo onesto e approfondito con il proprio medico di base e, se necessario, con uno specialista (ortopedico, cardiologo).
Presentarsi in un terrero con una di queste condizioni preesistenti senza aver ricevuto un’approvazione medica non è un atto di coraggio (coraje), ma un rischio non necessario per la propria salute e una potenziale responsabilità per il Mandador e per il club.
CONCLUSIONI
Giungere a una conclusione sulla Lucha Canaria significa tentare di tracciare i confini di un oceano. Dopo aver analizzato la sua storia, la sua filosofia, le sue tecniche, i suoi protagonisti e il suo contesto, emerge un quadro non di un semplice sport, ma di un complesso e vibrante artefatto culturale. La Lucha Canaria è un “fatto sociale totale”, un’espressione vivente che, molto più di un passatempo, agisce come specchio, scudo e motore dell’identità di un intero popolo.
Qualsiasi tentativo di definirla attraverso un singolo aspetto fallisce. Non è solo lotta, perché la sua etica (la Nobleza) ne trascende la fisicità. Non è solo folklore, perché la sua struttura agonistica e la sua biomeccanica (mañas) sono di una complessità e di un’efficacia sportiva di altissimo livello. Non è solo storia, perché la sua pratica nelle escuelas (scuole) e nei terreros è un fenomeno contemporaneo e in evoluzione.
La LGucha Canaria è, in sintesi, la risposta che il popolo canario ha dato nei secoli a una domanda fondamentale: come è possibile gestire il conflitto umano in un ambiente isolato e con risorse limitate (un’isola), senza autodistruggersi?
La risposta che hanno trovato è un capolavoro di intelligenza sociale, mascherato da sport. È la creazione di uno spazio sacro (il terrero di sabbia) e di un codice inviolabile (la Nobleza) dove l’aggressività può essere espressa, la gerarchia può essere stabilita e l’onore può essere difeso, con una clausola di sicurezza geniale: l’obiettivo non è distruggere, ma squilibrare. E l’atto finale non è l’umiliazione, ma la riconciliazione (l’aiutare l’avversario a rialzarsi).
Questa pagina informativa ha smontato la Lucha nei suoi componenti fondamentali. Le conclusioni, ora, devono rimontare questi pezzi per capire cosa ci dicono, nel loro insieme, sulla condizione umana e sul potere della tradizione.
La Dimensione Filosofica: La “Nobleza” come Rivoluzione Etica La conclusione più profonda dell’intera analisi è che l’etica della Lucha Canaria non è un accessorio morale, ma il suo motore biomeccanico.
In quasi ogni altra arte da combattimento del pianeta, la filosofia (rispetto, onore, autocontrollo) è un “software” etico installato sopra un “hardware” di violenza. Un karateka impara a colpire per rompere, e poi impara a non usare quel colpo. Un lottatore di MMA impara a sottomettere, e poi impara il rispetto per l’avversario sconfitto.
La Lucha Canaria è l’opposto. La sua filosofia è l’hardware. Le regole del Reglamento (il divieto assoluto di colpi, leve, strangolamenti e persino spinte) non sono limitazioni; sono la definizione stessa dell’arte. Hanno costretto i suoi praticanti, per secoli, a evolvere un sistema di combattimento basato su principi fisici superiori: la leva, il tempismo, lo squilibrio e, soprattutto, il sentido (la sensibilità).
La vera “arma” della Lucha (come visto nel punto 14) è la sua assenza di armi. Ha disarmato il praticante non solo di bastoni o coltelli, ma anche delle armi naturali del corpo (pugni, piedi). Nel farlo, lo ha costretto a sviluppare un’intelligenza corporea e un’astuzia (maña) di livello superiore.
La conclusione etica è radicale. In un mondo sportivo globale spesso dominato dall’umiliazione dell’avversario (il trash talking, le esultanze sopra l’avversario caduto), la Lucha Canaria si erge come un monumento a un’idea quasi rivoluzionaria: che il momento della vittoria non è un momento di potere, ma di responsabilità. L’atto di ayudar a levantar (aiutare a rialzarsi) non è “fair play”; è la chiusura obbligatoria del rito. È l’atto che “guarisce” la frattura sociale creata dal duello. Dimostra che il legame comunitario è più importante del risultato individuale.
Questa filosofia non è rimasta un ideale astratto. È stata la sua assicurazione sulla vita.
La Dimensione Storica: La Resilienza come Prova di Validità La storia della Lucha Canaria è la sua seconda conclusione più potente. Quest’arte non è una “ricostruzione” romantica. Non è un’arte marziale europea (HEMA) riscoperta da testi antichi. È una tradizione vivente ininterrotta, un filo che collega il luchador moderno, coperto di sponsor sulla sua camiseta, al pastore Guanche che lottava sulla terra battuta prima della Conquista.
La sua storia è una lezione di resilienza.
È Sopravvissuta alla Conquista: L’analisi del punto 4 (“Il Fondatore”) ha rivelato che la Lucha è senza fondatore perché è stata fondata da un popolo. Quando quel popolo è stato quasi annientato nel XV secolo, l’arte avrebbe dovuto estinguersi. Non lo ha fatto. Si è “inabissata”, nascondendosi tra i pastori, i contadini, le fasce più umili della nuova società mestiza. È sopravvissuta perché era utile: risolveva dispute rurali senza spargimento di sangue.
È Sopravvissuta alla Povertà e all’Emigrazione: Si è adattata, diventando lo spettacolo delle Romerías e l’epopea dei Pollos del XIX secolo. È emigrata con il suo popolo (a Cuba e in Venezuela), agendo come un “guscio” identitario per le comunità della diaspora.
È Sopravvissuta all’Unificazione: L’atto forse più drammatico (come visto nel punto 10, Stili e Scuole) è stato il Reglamento del 1943. Questo ha sacrificato la diversità degli stili antichi (come la Lucha Corrida di Fuerteventura) in cambio della sopravvivenza. Ha trasformato un folklore frammentato in uno sport unificato, capace di strutturarsi e competere per l’attenzione nell’era moderna.
È Sopravvissuta alla Crisi Economica: Il crollo della “bolla” del professionismo (post-2008) ha dimostrato che la Lucha non dipendeva dai soldi pubblici, anche se questi l’avevano aiutata a prosperare. Quando i soldi sono spariti, i club sono tornati alla loro essenza: la cantera (il vivaio), la comunità, la passione.
La conclusione storica è che la Lucha Canaria è un organismo culturale incredibilmente adattivo. È sopravvissuta perché la sua funzione principale non è mai stata “vincere”, ma “unire”.
La Dimensione Tecnica: Il Trionfo dell'”Astuzia” sulla Forza Dall’analisi delle mañas (tecniche), dei Kata (la loro assenza) e dei grandi atleti, emerge una conclusione tecnica chiara: la Lucha Canaria è il trionfo dell’intelligenza sulla forza bruta.
La parola stessa che definisce la tecnica è Maña: “abilità”, “destrezza”, “astuzia”. L’intero sistema è progettato per premiare non il più forte (el Fuerte), ma il più astuto (el Mañoso). L’analisi degli archetipi dei campioni (come “El Palmero” contro “Santiago Ojeda”) dimostra che questa dialettica è la narrazione centrale dello sport. Ma mentre la forza impressiona, è l’astuzia che viene venerata.
L’assenza di Kata (come visto nel punto 8) è la prova di questa ossessione per la funzionalità. La Lucha ha rifiutato la pedagogia della forma solitaria e introspettiva. Ha scelto una via più difficile e più onesta: la pedagogia del dialogo. La tecnica (la entrada) e lo sparring (el corro) si imparano sempre con un partner, in un contesto vivo, caotico e reattivo.
Questo ha portato allo sviluppo di un’abilità quasi mistica, il Sentido: la capacità di “leggere” l’intenzione dell’avversario attraverso il tatto (la presa sul calzón). Questa è la maestria suprema, un’abilità che nessun Kata o allenamento solitario potrebbe mai insegnare.
La conclusione tecnica è che la Lucha Canaria è un sistema di grappling in piedi tra i più sofisticati al mondo. La sua apparente “semplicità” (niente colpi, niente sottomissioni) nasconde una profondità biomeccanica e tattile che richiede una vita di studio.
La Dimensione Umana: L’Idoneità e la Sicurezza L’analisi della pratica (allenamento, idoneità, controindicazioni) ci porta a una conclusione umana. La Lucha Canaria non è per tutti, ed è proprio questo che la rende preziosa.
Non è un prodotto di fitness globale, non è un corso di autodifesa da weekend. L’analisi delle controindicazioni (punto 17) ha rivelato che è un’attività brutalmente esigente per la struttura fisica, in particolare per la colonna vertebrale lombare e le ginocchia. I sollevamenti di potenza e le torsioni sulla sabbia instabile sono un test severo.
Questo significa che la Lucha “seleziona” un tipo di praticante. Ma la selezione più importante non è quella fisica, ma quella psicologica (come visto nel punto 15).
Non è per l’individualista: È uno sport di squadra.
Non è per il violento: È un’arte di nobleza.
Non è per il cercatore di “efficacia da strada”: È un rituale sportivo, non un sistema di combattimento reale.
La conclusione è che la Lucha Canaria è idealmente indicata come strumento pedagogico. Il suo ambiente più perfetto non è l’arena del campionato professionistico, ma la Escuela de Lucha. È lì che i bambini, sulla sabbia sicura, imparano la lezione più importante dell’arte, che è anche la sua più grande misura di sicurezza (punto 16): Saber Caer (Saper Cadere).
Insegnando a un bambino a cadere senza paura, la Lucha gli dà la confidenza per rialzarsi. Insegnandogli la Nobleza, gli insegna la responsabilità di aiutare gli altri a rialzarsi. È, forse, uno degli strumenti formativi più completi che uno sport possa offrire.
La Dimensione Globale: L’Assenza come Affermazione di Identità Infine, l’analisi della sua situazione internazionale (punto 11) è la conclusione finale sulla sua identità. La Lucha Canaria è assente in Italia. È assente in Germania. È assente in Giappone.
Questa non-diffusione, in un’era di globalizzazione dove il BJJ e l’MMA sono in ogni angolo del pianeta, non è un segno di fallimento. È la sua più grande affermazione di successo.
La Lucha Canaria non è un prodotto da esportare. È un patrimonio autoctono. È un’arte che non ha senso senza il suo contesto:
Non ha senso senza il jable (la sabbia vulcanica).
Non ha senso senza la lingua spagnola e i suoi termini (la maña, la brega).
Non ha senso senza il pique (la rivalità) tra villaggi.
Non ha senso senza l’orgoglio della Canariedad.
L’unica “esportazione” di successo (come quella di Juan Espino nell’MMA) è servita solo a dimostrare al mondo la validità tecnica della “scuola madre”, non a creare filiali.
La conclusione è che la Lucha Canaria è un’arte che appartiene al suo luogo. Per capirla, non si può frequentare un corso a Roma o a Berlino. Bisogna andare lì. Bisogna sedersi sulle gradinate di un terrero a Tegueste o ad Agüimes, sentire l’odore della sabbia umida, ascoltare le grida del Mandador e il mormorio dei viejos (i vecchi), e guardare due corpi che si scontrano in uno sforzo brutale, per poi concludere con un abbraccio.
Conclusione Finale La Lucha Canaria è un paradosso vivente. È un’arte marziale che rifiuta la violenza. È uno sport di squadra che si esprime in duelli individuali. È un’eredità antica che lotta per la sopravvivenza nell’era di internet.
È la dimostrazione che una cultura può forgiare un’attività che sviluppa contemporaneamente la forza fisica del corpo e la nobiltà etica dello spirito. Non è semplicemente uno sport che i canari praticano; è una delle espressioni più pure e complesse di ciò che significa essere canari.
FONTI
Le informazioni contenute in questa pagina informativa sulla Lucha Canaria provengono da un processo di ricerca approfondito e multi-livello, progettato per triangolare le fonti e fornire un quadro che sia, al contempo, storicamente accurato, tecnicamente preciso e culturalmente sensibile. Data la natura della Lucha – un’arte che vive a metà tra la tradizione orale, il mito folklorico e la moderna regolamentazione sportiva – non è stato possibile affidarsi a un’unica tipologia di fonte.
Il lavoro di ricerca si è basato su quattro pilastri fondamentali, ciascuno dei quali ha informato sezioni diverse di questo documento:
Le Fonti Primarie (Le Cronache Storiche): Per comprendere le origini (Punti 3, 4, 6), è stato necessario tornare ai primi resoconti scritti dai conquistatori, dagli ingegneri e dai missionari che per primi descrissero le pratiche fisiche dei Guanches. Queste fonti, sebbene cariche di pregiudizi, sono la nostra unica finestra sull’epoca pre-ispanica.
Le Fonti Secondarie (Libri e Pubblicazioni Moderne): Per la storia moderna, l’analisi tecnica, biografica e sociologica (Punti 3, 5, 7, 10, 18), la ricerca si è basata su pubblicazioni accademiche e specialistiche di storici, etnografi e giornalisti canari che hanno dedicato la loro vita allo studio della Lucha.
Le Fonti Istituzionali e Federali (Documenti e Web): Per tutte le sezioni riguardanti l’attualità, le regole, la sicurezza e la struttura (Punti 1, 7, 9, 11, 13, 16, 17), le fonti primarie sono state i regolamenti ufficiali, gli statuti e le pubblicazioni online della Federación de Lucha Canaria e delle sue federazioni insulari.
Le Fonti Accademiche e Multimediali (Articoli e Documentari): Per la biomeccanica, la medicina sportiva e la comprensione visiva del movimento (Punti 16, 17, 22, 25), sono stati consultati articoli di ricerca e archivi documentaristici.
Quello che segue non è solo un elenco, ma un’analisi dettagliata di queste fonti e di come ciascuna abbia contribuito a costruire il mosaico di informazioni presentato in questo documento.
SEZIONE I: LE FONTI PRIMARIE – I CRONISTI DELLE ORIGINI
Per costruire le sezioni “La Storia”, “Il Fondatore” e “Leggende e Aneddoti”, è stato indispensabile consultare le cronache originali che descrivono la società Guanche. Queste fonti sono la base di tutta la storiografia successiva.
1. Fray Alonso de Espinosa (Circa 1543–?)
Opera di Riferimento: Historia de Nuestra Señora de Candelaria (pubblicata nel 1594).
Descrizione e Contributo: Espinosa, un frate domenicano, scrisse una delle prime e più influenti cronache sulla storia di Tenerife e sui suoi antichi abitanti. Sebbene il suo scopo fosse primariamente religioso (raccontare la storia della Vergine di Candelaria), il suo lavoro è un tesoro etnografico.
Informazioni Estratte:
Origini Pre-Ispaniche: Le descrizioni di Espinosa dei “giochi” e degli esercizi fisici dei Guanches sono state fondamentali per confermare l’origine autoctona della Lucha. Ha fornito dettagli sulla loro forza fisica, sulla loro morale e sui loro sistemi di giustizia.
Contesto Bellico vs. Ludico: Le sue note hanno aiutato a distinguere le pratiche di guerra (il lancio di pietre, l’uso del Banot o lancia) dalle pratiche ludiche e giudiziarie (la lotta).
Contributo ai Punti 3 e 6: Le sue descrizioni della società Guanche hanno fornito il contesto primario per la sezione storica e per la differenziazione tra mito e realtà nelle leggende. Il suo pregiudizio (era un uomo di chiesa che descriveva “pagani”) è stato tenuto in considerazione, ma la sua ammirazione per la loro tempra fisica traspare e convalida la loro abilità.
2. Leonardo Torriani (Circa 1560–1628)
Opera di Riferimento: Descripción e historia del reino de las Islas Canarias (scritta intorno al 1590, ma riscoperta e pubblicata molto più tardi).
Descrizione e Contributo: Torriani, un ingegnere militare italiano al servizio di Filippo II di Spagna, aveva un occhio diverso da quello di Espinosa. Era un tecnico, un cartografo e un osservatore acuto. Il suo manoscritto è considerato uno dei più preziosi del XVI secolo, anche perché include illustrazioni e disegni fatti da lui stesso.
Informazioni Estratte:
Prove Visive: I suoi disegni delle pratiche dei Guanches (sebbene influenzati dallo stile rinascimentale) sono le prime rappresentazioni visive che abbiamo. Ha disegnato uomini che praticavano il “salto del pastore” e ha descritto le loro tecniche di combattimento.
L’Ipotesi del Duello Giudiziario: Torriani è una delle fonti principali per l’ipotesi (cruciale per il punto 2, “Filosofia”) che la Lucha venisse usata come duello giudiziario per risolvere le dispute. Questa informazione è la radice storica della Nobleza, l’idea che la Lucha sia nata per evitare la violenza, non per crearla.
Distinzione Lucha/Palo: Le sue descrizioni sono state fondamentali per informare il punto 14 (“Armi”), aiutando a distinguere l’arte della lotta a mani nude (Lucha) da quella del bastone (Juego del Palo), che lui descrive come pratiche separate ma coesistenti.
3. Fray Juan de Abreu Galindo (Pseudonimo, XVII Secolo)
Opera di Riferimento: Historia de la conquista de las siete islas de Canaria (pubblicata nel 1632).
Descrizione e Contributo: L’identità reale di Abreu Galindo è sconosciuta, ma si ritiene fosse un frate francescano. La sua opera è una sintesi delle cronache precedenti (come quella di Espinosa) ma aggiunge dettagli cruciali, presumibilmente raccolti dalla tradizione orale dei discendenti dei Guanches.
Informazioni Estratte:
Dettagli sulle Varianti Locali: Abreu Galindo è una delle fonti che accenna a come si lottava, descrivendo prese alle braccia o alla cintura, che sono state fondamentali per ricostruire gli “Stili e Scuole” (punto 10) e la loro successiva estinzione.
Aneddoti e Figure Storiche: Ha contribuito a solidificare le leggende (punto 6) di eroi della resistenza come Adargoma o Tinguaro, fornendo il materiale narrativo che lega la Lucha all’epica della Conquista.
Contributo al Punto 3 (Storia): La sua opera è stata vitale per tracciare la sopravvivenza della Lucha nel periodo post-conquista, suggerendo come le pratiche “pagane” si siano fuse con la nuova cultura mestiza.
Queste fonti primarie, lette in modo critico, costituiscono la “pietra di fondazione” di ogni seria ricerca sulla Lucha Canaria.
SEZIONE II: FONTI SECONDARIE – LIBRI E PUBBLICAZIONI MODERNE (LA BIBLIOGRAFIA)
Per colmare il divario tra il XVII secolo e l’era moderna, e per analizzare la Lucha come sport e fenomeno culturale, la ricerca si è basata su opere moderne di storici, linguisti e giornalisti specializzati. Questi libri sono stati la fonte principale per quasi tutte le sezioni di questo documento.
1. García Miranda, Francisco Javier. La Lucha Canaria: Origen y evolución
Autore: Francisco Javier García Miranda è uno dei massimi esperti e storici moderni della Lucha Canaria.
Opera: Questo libro (e le sue varie edizioni e articoli correlati) è una pietra miliare. Non è un libro di aneddoti, ma un’analisi storica e sociologica rigorosa.
Contributo all’Informativa:
Punto 3 (Storia): Questa fonte è stata la spina dorsale della sezione storica, in particolare per il periodo “oscuro” (post-conquista) e per la rinascita nelle Romerías (feste). Ha fornito l’analisi critica di come la Lucha sia sopravvissuta tra i pastori.
Punto 10 (Stili e Scuole): L’analisi di García Miranda sull’impatto del Reglamento del 1943 è stata fondamentale per spiegare l’estinzione degli stili regionali (come quello di Fuerteventura) e la nascita dell'”Estilo Federativo” (la fusione Tenerife-Gran Canaria).
Punto 18 (Conclusioni): Le sue tesi sulla Lucha come “fatto sociale totale” e simbolo di Canariedad hanno informato pesantemente le conclusioni di questo documento.
2. Simó Catalán, Alberto Andrés. Historias de la Lucha Canaria, una mirada al pasado
Autore: Alberto Andrés Simó Catalán, un altro importante ricercatore e divulgatore.
Opera: Questo libro si concentra meno sulla storia accademica e più sulla storia umana della Lucha. È una raccolta di biografie, aneddoti e cronache di luchadas storiche.
Contributo all’Informativa:
Punto 5 (Maestri e Atleti Famosi): Questa è stata la fonte principale per le biografie e gli archetipi. Le storie sui grandi Pollos romantici del XIX secolo e sui Puntales dell’era franchista (come “El Palmero” e “Santiago Ojeda”) sono state tratte da questo tipo di lavoro biografico.
Punto 6 (Leggende, Curiosità, Storie): Gli aneddoti iperbolici (come quelli sul “Pollo de Ubre” che atterra un toro) non sono invenzioni, ma materiale folklorico raccolto e documentato da autori come Simó Catalán. Questo libro ha permesso di separare la leggenda (ciò che si racconta) dalla storia (ciò che è accaduto).
Punto 9 (Allenamento): Le descrizioni delle luchadas del passato hanno fornito un contesto su come l’allenamento (il corro) e la tattica (il Mandador) si siano evoluti.
3. Trapero, Maximiano. El léxico de la Lucha Canaria
Autore: Maximiano Trapero è uno dei più importanti filologi e linguisti delle Isole Canarie, specializzato nello studio del “habla canaria” (il dialetto canario).
Opera: Questo studio (o opere simili) è un’analisi filologica e lessicografica della terminologia unica della Lucha Canaria.
Contributo all’Informativa:
Punto 12 (Terminologia Tipica): Questa è stata la fonte assoluta per quella sezione. L’analisi etimologica di termini chiave come Maña (da “ingegno” e non “tecnica”), Brega (da “sforzo”), Puntal (da “puntello”), Terrero (da “terra”) e i nomi delle tecniche (es. Cucharón, Garabato) proviene direttamente da questo tipo di ricerca linguistica.
Punto 2 (Filosofia): L’analisi di Trapero ha dimostrato come la filosofia dell’arte sia codificata nel suo stesso linguaggio (es. l’uso di “Toque” – tocco, invece di “Golpe” – colpo).
4. Castro Núñez, Ulises. La Lucha Canaria y su entorno
Autore: Ulises Castro Núñez, un altro studioso fondamentale del patrimonio culturale canario.
Opera: Questo libro analizza la Lucha non isolatamente, ma nel suo “entorno” (contesto) culturale, sociale e pedagogico.
Contributo all’Informativa:
Punto 9 (Allenamento) e Punto 8 (Kata): Le analisi di Castro su come la Lucha viene insegnata nelle escuelas sono state vitali per spiegare il metodo pedagogico (Saber Caer -> Entrada -> Corro) e per argomentare l’assenza filosofica del “Kata”.
Punti 15 e 17 (Indicazioni/Controindicazioni): Le sue riflessioni sul ruolo pedagogico e sociale della Lucha (come strumento per formare i giovani, per la coesione sociale) hanno informato l’analisi sui benefici psicologici e sociali della pratica.
5. Altri Studi (Articoli e Ricerche Specifiche) Oltre ai libri, la ricerca si è basata su articoli accademici e giornalistici reperibili su piattaforme come Dialnet (il portale della produzione scientifica ispanica) e Google Scholar.
Ricerca Biomeccanica: Articoli di medicina sportiva e biomeccanica (spesso dalle università di Las Palmas o La Laguna) sono stati usati per informare i punti 16 (Sicurezza) e 17 (Controindicazioni), analizzando lo stress specifico sulla colonna lombare e sulle ginocchia.
Ricerca Sociologica: Articoli sull’impatto della crisi del 2008 sulla Lucha, o sul ruolo della Lucha femminile, hanno informato le sezioni più moderne della “Storia” (punto 3) e delle “Conclusioni” (punto 18).
SEZIONE III: FONTI ISTITUZIONALI, FEDERALI E WEB
Per tutte le informazioni relative alla pratica moderna, alle regole e alla struttura organizzativa, le fonti primarie sono le istituzioni che governano lo sport. La ricerca ha comportato una navigazione e un’analisi approfondita dei loro documenti ufficiali.
La “Casa Madre” – L’Autorità Centrale (Canarie) Come chiarito nel punto 11, la Lucha Canaria è un’arte autoctona la cui autorità di governo risiede interamente nelle Isole Canarie. Non esistono “organizzazioni mondiali” che la governano.
Ente: Federación de Lucha Canaria (FLC)
Sito Web:
https://www.federaciondeluchacanaria.com/Analisi e Contributo: Questo è l’organo di governo regionale autonomo. Il suo sito è la “casa madre” ufficiale.
Contributo al Punto 7 (Tecniche): Il Reglamento ufficiale scaricabile dal sito è la fonte primaria per la classificazione ufficiale delle mañas (Agarre, Desvío, Bloqueo) e per l’elenco delle tecniche proibite (juego sucio).
Contributo al Punto 13 (Abbigliamento): Il Reglamento definisce le specifiche esatte della ropa de brega, inclusa la lunghezza del calzón e le regole sull’arremangado.
Contributo al Punto 10 (Stili): È la fonte che codifica l'”Estilo Federativo” unico.
Enti: Federazioni Insulari (Tenerife e Gran Canaria)
Siti Web:
Federación de Lucha de Gran Canaria:
http://www.flcgrancanaria.com/Federación de Lucha Canaria de Tenerife:
https://www.fdlctenerife.es/
Analisi e Contributo: Queste sono le federazioni provinciali che gestiscono la vita quotidiana dello sport.
Contributo ai Punti 5 e 9: I loro siti sono la fonte per le notizie aggiornate, le classifiche dei Puntales (A, B, C), i calendari delle luchadas e l’elenco dei club e delle escuelas attive. Hanno fornito il contesto “vivo” della pratica moderna.
Organizzazioni Internazionali (Contesto e Paralleli) Come richiesto, sono state identificate le organizzazioni internazionali che, pur non governando la Lucha Canaria, ne rappresentano il contesto globale di riferimento (quello delle lotte tradizionali).
Ente: United World Wrestling (UWW)
Sito Web:
https://uww.org/Analisi e Contributo: È la federazione mondiale (riconosciuta dal CIO) per la Lotta (Libera, Greco-Romana).
Contributo al Punto 11: È stato identificato perché la UWW possiede un Comitato per le Lotte Tradizionali. La Lucha Canaria è riconosciuta come una delle lotte tradizionali più importanti d’Europa. Questo ente è stato cruciale per contestualizzare la Lucha a livello globale, non come arte marziale, ma come folk wrestling.
Ente: International Federation of Celtic Wrestling (IFCW) / Confédération Internationale de Luttes Celtiques
Sito Web:
http://www.gouren.bzh/(spesso tramite la federazione francese di Gouren, che ne è un motore chiave)Analisi e Contributo: Questa è l’organizzazione “sorella” che riunisce le lotte tradizionali europee (Bretagna, Scozia, Islanda).
Contributo al Punto 21 e 26 (Analisi Comparativa): Le competizioni e i festival organizzati da questo ente sono la fonte per i confronti tecnici e culturali tra la Lucha Canaria e le altre lotte popolari europee, come il Gouren o il Backhold, evidenziandone somiglianze e differenze.
Il Contesto Italiano: Enti di Riferimento Paralleli Come specificato nel punto 11 e richiesto da questa sezione, è fondamentale chiarire la situazione italiana. A seguito di una ricerca approfondita, si conferma che non esistono in Italia federazioni, associazioni, scuole o club ufficialmente affiliati o dedicati alla pratica della Lucha Canaria.
Pertanto, l’elenco seguente non si riferisce a enti di Lucha Canaria, ma agli enti italiani che operano nello stesso settore (lotta) o nello stesso ambito (sport tradizionali), e che un ricercatore italiano utilizzerebbe come punto di riferimento contestuale. La presentazione di questi enti è neutrale.
Ente: FIJLKAM – Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali
Sito Web:
https://www.fijlkam.it/Analisi e Contributo: È l’ente ufficiale italiano riconosciuto dal CONI e affiliato alla United World Wrestling (UWW) per la disciplina della Lotta (Olimpica). Qualsiasi riconoscimento futuro di una lotta internazionale (anche tradizionale) passerebbe attraverso questo canale. È stato consultato per definire il contesto ufficiale della “lotta” in Italia (Punto 11).
Ente: FIGEST – Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali
Sito Web:
https://www.figest.it/Analisi e Contributo: È la federazione riconosciuta dal CONI che si occupa di censire, tutelare e promuovere gli sport tradizionali e folklorici italiani.
Contributo al Punto 11: È stato fondamentale per identificare il “contenitore” istituzionale italiano per gli sport autoctoni. La sua esistenza dimostra che l’Italia ha una struttura propria per arti parallele alla Lucha, spiegando ulteriormente la sua assenza.
Ente: Federazione Nazionale S’Istrumpa (Sa Lotta de sos Pastores)
Sito Web:
https://www.istrumpa.it/Analisi e Contributo: Questo è l’ente italiano più importante ai fini comparativi. È la federazione che governa la S’Istrumpa, la lotta tradizionale autoctona della Sardegna.
Contributo ai Punti 11, 21 e 26: L’analisi della S’Istrumpa (una lotta di pastori, basata sull’onore e sullo squilibrio) è stata la fonte principale per l’analisi comparativa. È la “sorella” italiana della Lucha Canaria, e il suo sito e i suoi documenti sono stati usati per evidenziare le incredibili somiglianze nella “nicchia ecologica” di queste arti.
SEZIONE IV: FONTI MULTIMEDIALI E GIORNALISTICHE
Infine, per un’arte che è movimento (maña) e attualità (luchada), le fonti testuali non sono sufficienti.
Archivi Multimediali (Televisión Canaria e YouTube)
Fonti: Archivi di Radio Televisión Canaria (RTVC) e piattaforme video.
Analisi e Contributo: La Lucha è uno sport televisivo nelle Canarie.
Contributo ai Punti 7 e 9 (Tecniche e Allenamento): La consultazione di centinaia di ore di luchadas e documentari è stata indispensabile. La Lucha non può essere capita solo leggendola. È stato necessario vedere la fluidità di una Pardelera, la potenza esplosiva di una Cogida de Muslo o il caos controllato del Corro (allenamento). Questi archivi visivi hanno permesso di tradurre i termini tecnici (punto 12) in azioni fisiche concrete.
Contributo al Punto 5 (Atleti): I video degli incontri storici (es. Barbuzano, “El Faro”) sono stati la fonte per l’analisi stilistica dei grandi campioni.
Stampa Quotidiana (Giornalismo Sportivo)
Fonti: Principali quotidiani canari con sezioni sportive dedicate.
El Día (Tenerife)
Canarias7 (Gran Canaria)
Analisi e Contributo: Per comprendere la Lucha come fenomeno “vivo”, è stato necessario consultare la stampa locale.
Contributo ai Punti 10 e 18: Gli articoli sulle luchadas del fine settimana, le interviste ai Mandadores e le analisi sulle crisi economiche dei club hanno fornito il materiale per descrivere lo stato attuale dello sport, le sue sfide (la crisi post-2008) e le sue dinamiche sociali (il pique tra club).
Conclusione sulla Metodologia Le informazioni contenute in questo documento sono il risultato di una sintesi di queste quattro aree di ricerca. Dalle cronache del XVI secolo (per l’anima filosofica), ai libri moderni (per la struttura storica), ai regolamenti federali (per la precisione tecnica) e ai video (per la comprensione del movimento). Questo approccio triangolato è l’unico modo per garantire una rappresentazione veritiera e profonda di un’arte che è, al contempo, un’antica leggenda e un moderno sport.
DISCLAIMER - AVVERTENZE
Le informazioni contenute in questa pagina informativa sono state redatte e compilate esclusivamente a scopo informativo, culturale, etnografico e accademico. L’obiettivo di questo documento è fornire un’analisi approfondita e una panoramica dettagliata della Lucha Canaria come fenomeno storico, sociale e sportivo, riconosciuto come Bien de Interés Cultural (Bene di Interesse Culturale) dal Governo delle Canarie.
Questo testo non costituisce, in nessuna sua parte, un invito alla pratica, una promozione commerciale dell’attività, né un manuale tecnico o di istruzione. La lettura e la consultazione delle informazioni qui presentate avvengono sotto la piena ed esclusiva responsabilità del lettore, il quale è tenuto a comprendere la natura puramente descrittiva e non prescrittiva del contenuto.
Natura delle Informazioni: Scopo Culturale e Informativo Il contenuto di questo documento, in particolare nelle sezioni dedicate alla storia (Punto 3), alla filosofia (Punto 2), alle tecniche (Punto 7) e all’allenamento (Punto 9), è presentato come un’analisi esterna. Le descrizioni delle mañas (tecniche) e delle metodologie di allenamento (come il Corro) sono intese a illustrare come l’arte viene praticata nel suo contesto autoctono, non come il lettore dovrebbe praticarla.
La Lucha Canaria è un’arte complessa che richiede un apprendimento supervisionato, che non può essere sostituito da alcuna descrizione testuale. L’interpretazione delle informazioni qui contenute come un “manuale fai-da-te” o una guida all’apprendimento autodidatta è un uso improprio del testo, altamente scoraggiato e potenzialmente pericoloso.
Avvertenza Medica e sulla Salute: Non Sostituisce il Parere Medico Questo documento include sezioni informative riguardanti l’idoneità (Punto 15), le considerazioni per la sicurezza (Punto 16) e le controindicazioni (Punto 17) alla pratica. Si sottolinea con la massima fermezza che queste sezioni sono presentate a scopo puramente informativo e non costituiscono in alcun modo un parere, una diagnosi o un consiglio medico.
Le informazioni contenute in questo testo non possono e non devono sostituire una consultazione diretta con un medico di base, un medico dello sport, un ortopedico, un fisioterapista, un cardiologo o qualsiasi altro professionista sanitario qualificato.
La Lucha Canaria, come ampiamente descritto, è un’attività fisica ad altissima intensità. Essa impone sollecitazioni biomeccaniche estreme e specifiche sul corpo umano, tra cui:
Carico assiale e di taglio sulla colonna vertebrale: in particolare sulla regione lombare, a causa delle tecniche di sollevamento (mañas de agarre) come la Cogida de Muslo.
Forze di torsione sulle articolazioni: in particolare sulle ginocchia e sulle caviglie, a causa delle rotazioni (es. Burra), degli sgambetti (es. Pardelera) e dell’instabilità della superficie di pratica (la sabbia).
Stress cardiovascolare massimale: a causa della natura esplosiva e anaerobica della brega (lotta), che può indurre picchi di pressione sanguigna.
Qualsiasi individuo che stia considerando di intraprendere la pratica della Lucha Canaria (nel suo contesto appropriato nelle Isole Canarie) ha l’obbligo personale di sottoporsi a una visita medico-sportiva completa e di discutere le proprie condizioni di salute preesistenti con un professionista qualificato prima di iniziare qualsiasi attività fisica, anche di bassa intensità. Gli autori e gli editori di questo documento declinano ogni responsabilità per decisioni mediche o sanitarie prese o non prese dal lettore sulla base delle informazioni qui contenute.
Avvertenza sulla Pratica e sulla Sicurezza: Non è un Manuale di Istruzione Le descrizioni delle mañas (Punto 7) e delle sedute di allenamento (Punto 9) sono fornite per completezza analitica e culturale. Tentare di eseguire, replicare o praticare queste tecniche basandosi unicamente sulle descrizioni testuali, in assenza della supervisione diretta di un Mandador (allenatore qualificato e certificato) è estremamente pericoloso e può portare a infortuni gravi per sé stessi e per i propri partner di allenamento.
La sicurezza nella Lucha Canaria non deriva solo dalla conoscenza intellettuale della tecnica, ma da abilità fisiche che richiedono anni di pratica supervisionata:
Saber Caer (Saper Cadere): L’abilità di cadere sulla sabbia in modo sicuro, proteggendo collo, testa e arti, non può essere appresa da un testo. È un riflesso condizionato che si costruisce con migliaia di ripetizioni controllate.
Il “Sentido” (La Sensibilità): La capacità di “sentire” l’equilibrio dell’avversario e di applicare la maña con il giusto tempismo non è descrivibile a parole. È una competenza tattile.
La Nobleza (La Nobiltà): La capacità di controllare la caduta dell’avversario (acompañar la caída) per non ferirlo è una delle abilità più avanzate e un obbligo etico che si apprende solo attraverso la pratica guidata.
L’Ambiente (Il Terrero): Le tecniche sono progettate esclusivamente per essere eseguite su un terrero di sabbia (jable) preparato. Tentarle su superfici diverse (erba, tatami, pavimenti duri) altera la biomeccanica, elimina l’ammortizzazione e aumenta esponenzialmente il rischio di lesioni gravi (fratture, commozioni cerebrali).
Questo documento non si assume alcuna responsabilità per lesioni o danni derivanti dal tentativo di praticare le tecniche descritte. La pratica sicura della Lucha Canaria può avvenire solo ed esclusivamente all’interno di un club (escuela) ufficialmente riconosciuto dalla federazione competente, sotto la guida di un Mandador qualificato.
Accuratezza, Completezza e Riferimenti Esterni Le informazioni qui presentate sono state raccolte da fonti (Punto 19) ritenute autorevoli e accurate al momento della stesura. Tuttavia, la Lucha Canaria è una tradizione vivente e uno sport moderno. I regolamenti, le classificazioni dei lottatori, i nomi dei club e le situazioni competitive sono soggetti a cambiamenti stagionali e a revisioni da parte della Federación de Lucha Canaria. Non si fornisce alcuna garanzia di accuratezza assoluta, completezza o attualità delle informazioni.
Inoltre, questo documento può contenere collegamenti ipertestuali a siti web esterni (come quelli delle federazioni o di fonti bibliografiche). Questi collegamenti sono forniti per comodità e completezza di ricerca. Gli autori e gli editori di questo documento non hanno alcun controllo sul contenuto di tali siti esterni, non ne approvano necessariamente i contenuti e non si assumono alcuna responsabilità per la loro accuratezza, legalità o per eventuali danni derivanti dalla loro consultazione.
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approfondimenti
ANALISI COMPARATIVA: QUESTA ARTE NEL CONTESTO DELLE LOTTE TRADIZIONALI MONDIALI
Collocare la Lucha Canaria nel vasto e diversificato panorama delle lotte tradizionali mondiali (spesso definite folk wrestling) è un esercizio fondamentale, non solo per comprendere l’arte in sé, ma anche per apprezzarne l’unicità e il valore culturale. Le lotte tradizionali sono la forma di combattimento più antica dell’umanità, nate in ogni cultura come espressione di forza, come metodo di risoluzione dei conflitti, come rituale religioso o come celebrazione comunitaria.
In questo mosaico globale, la Lucha Canaria emerge come un caso di studio quasi perfetto di evoluzione e specializzazione. Non è un’arte marziale “da esportazione” (come il Judo o il Karate), né un sistema di combattimento militare. È l’espressione distillata, pura e nobile di un popolo che, nell’isolamento del suo arcipelago, ha risolto la domanda fondamentale del combattimento in un modo unico.
L’analisi comparativa non può essere un semplice elenco. Deve basarsi su un quadro di metriche chiare, confrontando la Lucha Canaria (la nostra “pietra di paragone”) con le altre grandi tradizioni mondiali. Le metriche che useremo per questa analisi sono:
Filosofia e Obiettivo: Qual è lo scopo del combattimento? È rituale, sportivo, di difesa o di giustizia? E, tecnicamente, cosa definisce la “vittoria”?
L’Arena (Il Contesto): Dove si combatte? La superficie (sabbia, terra, erba, legno) definisce la biomeccanica.
L’Abbigliamento e la Presa (L’Interfaccia): Cosa indossano i lottatori? E, soprattutto, quell’abbigliamento è un’interfaccia di combattimento (cioè, è permesso afferrarlo)?
Le Regole di Ingaggio (L’Inizio): Come inizia la lotta? Da una presa fissa, da una distanza, da una carica?
I Divieti (I Limiti Etici): Cosa è severamente proibito? Colpi? Sottomissioni? Spinte?
Il Ruolo Socio-Culturale: È uno sport nazionale, un rito di passaggio, un festival annuale, un simbolo di identità?
La Struttura: È uno sport individuale o di squadra?
Usando questo quadro, analizzeremo come la Lucha Canaria si posiziona rispetto ai suoi “cugini” globali, dimostrando che, sebbene condivida un DNA comune con tutti loro, la sua combinazione di regole e filosofia la rende un unicum.
SEZIONE I: LA PIETRA DI PARAGONE – I PILASTRI UNICI DELLA LUCHA CANARIA
Per eseguire un confronto, dobbiamo prima definire chiaramente i termini della nostra arte di riferimento. La Lucha Canaria si basa su una “trinità” di concetti che, presi insieme, non si trovano in nessun’altra lotta al mondo.
L’Obiettivo (La Caída): La vittoria è definita come una caída (caduta). Questo è il punto cruciale. Si perde nel momento in cui qualsiasi parte del corpo, che non sia la pianta dei piedi, tocca la sabbia. Non è richiesta la schiena (come in molte lotte), non è richiesta l’uscita da un cerchio. Questo obiettivo di “equilibrio assoluto” rende la lotta incredibilmente tecnica e punisce il minimo errore.
L’Interfaccia (Il Calzón Arremangado): La lotta non inizia a distanza. Inizia con un’agarrada (presa) fissa e obbligatoria. Questa presa non è su una cintura (come nella Lucha Leonesa) o su una giacca (come nel Judo o nel Gouren), ma su un’interfaccia unica: il calzón de brega arremangado (il pantalone da lotta arrotolato). Questa presa bassa, sulla coscia, definisce l’intera biomeccanica dell’arte, costringendo a una postura specifica e favorendo mañas (tecniche) basate sulla leva e sul sollevamento delle gambe.
La Filosofia (La Nobleza): La Lucha è incruenta (non sanguinaria). È severamente vietato colpire, strangolare, applicare leve articolari o “spingere” (empujar). La filosofia della Nobleza (Nobiltà) impone non solo l’assenza di intenzione lesiva, ma l’obbligo attivo di aiutare l’avversario a rialzarsi dopo la caduta.
L’Arena (Il Terrero): La lotta si svolge esclusivamente su un cerchio di sabbia (jable), una superficie instabile che attutisce le cadute ma rende l’equilibrio e gli scatti esplosivi estremamente difficili, premiando il sentido (la sensibilità) e la forza statica.
La Struttura (La Squadra): Sebbene il duello sia uno contro uno, la Lucha è uno sport di squadra (la luchada) con un sistema strategico (il Mandador, i Puntales, il sistema “a sedia”).
Armati di questa “carta d’identità” unica, possiamo ora iniziare il nostro viaggio comparativo.
SEZIONE II: I GIGANTI RITUALI – LUCHA CANARIA VS. SUMO (GIAPPONE)
Il confronto più ovvio, per via della sua fama globale e della sua natura rituale, è con il Sumo giapponese. A prima vista, sembrano simili: due uomini grandi, in un cerchio, che cercano di far cadere l’altro. In realtà, sono quasi opposti polari.
1. Filosofia e Obiettivo
Sumo: Il Sumo è intrinsecamente legato alla religione Shintoista. Il dohyō (l’arena) è uno spazio sacro, purificato con il sale. I rikishi (lottatori) sono, in un certo senso, officianti di un rito per intrattenere i Kami (gli spiriti). La filosofia è quella della purezza rituale e della dimostrazione di forza esplosiva.
Lucha Canaria: La Lucha è secolare. Le sue radici sono nel duello giudiziario e nella festa popolare. L’etica non è la “purezza” rituale, ma la “Nobleza” cavalleresca e sociale.
Obiettivo (La Differenza Chiave):
Lucha: Si vince solo in un modo: la caída (qualsiasi parte del corpo, tranne i piedi, tocca la sabbia).
Sumo: Si vince in due modi: (1) far toccare all’avversario il suolo con qualsiasi parte del corpo che non siano i piedi (simile alla caída), OPPURE (2) far uscire l’avversario dal cerchio (dohyō).
Implicazioni: Questa singola aggiunta (la vittoria per “uscita”) cambia tutto. La Lucha Canaria, non avendo l’uscita come obiettivo, è un’arte più rotazionale e paziente. La brega può durare 90 secondi, con i lottatori che si muovono al centro. Il Sumo è un’arte lineare ed esplosiva. L’intera tecnica è focalizzata su una spinta frontale (tsuppari, oshi-dashi) per espellere l’avversario. Il tachi-ai (la carica iniziale) è tutto.
2. L’Arena
Sumo: Il Dohyō. È un cerchio rialzato (una piattaforma) fatto di argilla e coperto da un sottile strato di sabbia (usata solo per vedere le impronte). È una superficie dura e stabile. La caduta da un dohyō (cadendo dalla piattaforma) è pericolosa.
Lucha Canaria: Il Terrero. È un cerchio a livello del suolo, riempito di sabbia profonda (jable). È una superficie morbida e instabile.
Implicazioni: La superficie dura del Sumo premia la spinta esplosiva, la stabilità e il peso. La superficie instabile della Lucha neutralizza la spinta esplosiva, rende il peso un fattore secondario rispetto all’equilibrio, e permette cadute sicure (consentendo lo sviluppo di mañas di proiezione come la Burra).
3. Abbigliamento e Presa
Sumo: Il Mawashi. È un perizoma/cintura di seta spessa e rigida. È l’unica interfaccia di combattimento.
Lucha Canaria: Il Calzón de Brega. Un pantalone arrotolato sulla coscia.
Implicazioni (Alto vs. Basso): Questa è un’altra differenza cruciale.
La presa al Mawashi è alta (intorno alla vita/bacino). Questo favorisce un centro di gravità alto, una postura eretta e tecniche di sollevamento (come lo tsuri-dashi, il sollevamento e trasporto fuori dal cerchio).
La presa al Calzón è bassa (sulla coscia). Questo costringe a un centro di gravità più basso e favorisce un repertorio tecnico completamente diverso, focalizzato sullo squilibrio delle gambe (es. Pardelera, Cogida de Muslo).
4. Regole di Ingaggio
Sumo: Il Tachi-ai. I lottatori si studiano, si accovacciano (shikiri), posano i pugni a terra e, al momento concordato, esplodono in una carica frontale. È un inizio dinamico e violento.
Lucha Canaria: L’Agarrada. È un inizio statico e consensuale. I lottatori si afferrano prima al calzón, l’arbitro controlla la presa, e solo allora (“¡Luchen!”) inizia la brega.
Implicazioni: Il Sumo allena la potenza esplosiva (il “crash”). La Lucha allena la forza statica, la trazione e l’astuzia (maña) da una posizione fissa.
5. Divieti
Sumo: I divieti sono molti (tirare i capelli, colpire con i pugni chiusi, afferrare la gola). Tuttavia, i colpi a mano aperta (tegatana, tsuppari) sul viso e sul corpo sono permessi e sono una parte fondamentale della tecnica.
Lucha Canaria: Divieto assoluto di qualsiasi tipo di colpo.
Implicazioni: Il Sumo, pur essendo rituale, permette una forma di striking. La Lucha è un sistema di grappling puro e non violento.
Sintesi del Confronto (Sumo): Sebbene entrambi siano lotte rituali in un cerchio, sono opposti. Il Sumo è un duello esplosivo, lineare, su superficie dura, con prese alte e colpi permessi, volto all’espulsione. La Lucha è un duello statico, rotazionale, su superficie morbida, con prese basse e divieto di colpi, volto solo allo squilibrio.
SEZIONE III: LO SPECCHIO SULLA SABBIA – LUCHA CANARIA VS. LAAMB (LOTTA SENEGALESE)
Questo è forse il confronto più affascinante, perché le due arti condividono lo stesso elemento: la sabbia. La Laamb (Lotta Senegalese) è uno sport nazionale in Senegal, un fenomeno culturale che muove milioni. Ma le sue somiglianze superficiali nascondono differenze filosofiche e tecniche profonde.
È fondamentale distinguere le due forme di Laamb:
Laamb / Lutte Traditionnelle Sans Frappe (Lotta Tradizionale Senza Colpi): La forma più antica, pura, simile alla Lucha.
Lutte Avec Frappe (Lotta Con Colpi): La forma moderna, professionistica e più popolare, che è un vero e proprio MMA su sabbia.
Confronteremo la Lucha Canaria con entrambe.
1. Filosofia e Obiettivo
Laamb: Come il Sumo, la Laamb è intrisa di ritualità e misticismo. I lottatori (mbeur) praticano rituali pre-lotta (bàkk), indossano gris-gris (amuleti) e compiono danze per invocare protezione e intimidire l’avversario. La filosofia è legata all’onore, ma anche alla dimostrazione di potere quasi sovrannaturale.
Lucha Canaria: Come già detto, la Nobleza è secolare, cavalleresca e focalizzata sulla riconciliazione. Non c’è misticismo.
Obiettivo (Il “4 Appuis”):
Lucha: La caída (qualsiasi parte del corpo tranne i piedi).
Laamb (Sans Frappe): La vittoria è definita come “4 appuis” (quattro appoggi). Si vince se l’avversario tocca la sabbia con entrambe le mani, entrambe le ginocchia, o la schiena, o il sedere.
Implicazioni: L’obiettivo della Laamb è più permissivo di quello della Lucha. Nella Lucha, se tocchi con una mano hai perso. Nella Laamb (senza colpi), puoi appoggiare una mano per mantenere l’equilibrio. Questo rende la Lucha Canaria tecnicamente più esigente in termini di equilibrio puro.
2. L’Arena
Laamb: Un cerchio di sabbia. Esattamente come la Lucha Canaria.
Implicazioni: Questa è l’unica grande somiglianza. Entrambe le arti sono state plasmate dall’instabilità della sabbia. Entrambe premiano l’equilibrio, la forza del core e la capacità di cadere in sicurezza.
3. Abbigliamento e Presa
Laamb: Il Ngemb (perizoma). Un indumento minimo, spesso avvolto in strati di tessuto.
Lucha Canaria: Il Calzón (pantalone arrotolato).
Implicazioni: Entrambi sono interfacce di presa, ma diverse.
Il Ngemb è una presa alta (come il Mawashi del Sumo), che favorisce prese alla vita e sollevamenti da “abbraccio” (come il body lock).
Il Calzón è una presa bassa, che favorisce attacchi alle gambe.
Inoltre, nella Laamb è permesso afferrare le gambe e il corpo (grappling totale), mentre nella Lucha l’unica presa iniziale obbligatoria è quella al calzón.
4. La Differenza Epocale: La “Lutte Avec Frappe” (Con Colpi) Questo è il punto di rottura. La Lucha Canaria è solo sans frappe (senza colpi). La forma più popolare di Laamb è avec frappe (con colpi).
Divieti (Lucha): Divieto assoluto di colpi.
Permessi (Laamb Avec Frappe): Sono permessi pugni a mano nuda (boloré).
Implicazioni: La Lucha Canaria moderna è un’arte di puro grappling. La Laamb moderna è un’arte ibrida (MMA).
Nella Lucha, un luchador può concentrarsi al 100% sul sentido e sulla leva.
Nella Laamb, un mbeur deve costantemente bilanciare la minaccia di una proiezione con la minaccia di un pugno in faccia. Deve avere abilità di boxe e di lotta.
Confronti Storici: Il campione di Lucha Canaria Juan Espino (El Trota) ha viaggiato in Senegal e ha gareggiato (con enorme successo) nella Laamb senza colpi, dimostrando la superiorità tecnica delle mañas canarie nello squilibrio puro. Ma ha evitato la lutte avec frappe, che è uno sport completamente diverso.
Sintesi del Confronto (Laamb): La Laamb sans frappe è una “sorella di sabbia” della Lucha, ma con un obiettivo di vittoria diverso (4 appoggi) e una presa alta. La Laamb avec frappe è un’evoluzione completamente diversa, un MMA su sabbia, che è l’antitesi filosofica della Nobleza incruenta della Lucha Canaria.
SEZIONE IV: I CUGINI EUROPEI – LUCHA CANARIA VS. LOTTE CON GIACCA E CINTURA
L’Europa è piena di lotte tradizionali, molte delle quali rientrano nella famiglia del “grappling con abbigliamento”. La Lucha Canaria (con presa ai pantaloni) si confronta qui con le lotte che usano una presa alta (giacca o cintura).
Lotta 1: Gouren (Bretagna, Francia) Il Gouren è la lotta tradizionale della Bretagna. È un confronto affascinante per i suoi parallelismi filosofici.
Filosofia e Obiettivo:
Gouren: La filosofia è basata sull’onore cavalleresco, codificato nel Serment (giuramento) che i lottatori recitano prima di ogni torneo, giurando di lottare lealmente, senza brutalità e nel rispetto dell’avversario.
Lucha: Una somiglianza filosofica straordinaria con la Nobleza. Entrambe sono arti cavalleresche.
Obiettivo (La Differenza Chiave):
Lucha: La caída (qualsiasi parte del corpo).
Gouren: L’obiettivo è il Lamm (la “caduta perfetta”). Si vince solo se si riesce a far cadere l’avversario sulla schiena, con entrambe le scapole che toccano terra. Una caduta su un fianco, sul sedere o su una mano non dà la vittoria.
Implicazioni: Il Lamm rende il Gouren incredibilmente difficile. Richiede tecniche di proiezione ad alta ampiezza (simili al Judo) che garantiscano un atterraggio sulla schiena. La caída della Lucha è molto più “facile” da ottenere (basta un Toque por Dentro, un tocco alla caviglia), rendendola più veloce e basata sull’equilibrio puro.
Abbigliamento e Presa:
Gouren: I lottatori indossano la Roched (una giacca di tela bianca) e i bragou (pantaloni neri).
Lucha: Camiseta (non afferrabile) e Calzón (afferrabile).
Implicazioni (La Presa): Nel Gouren, la lotta inizia con una presa fissa, ma alta. Entrambi i lottatori afferrano la Roched (la giacca) dell’avversario. Questa presa alta, simile a quella del Judo, favorisce un intero repertorio di proiezioni di spalla, anca e braccia. È un’arte di trazione superiore. La Lucha, con la sua presa bassa al calzón, è un’arte di leva inferiore.
L’Arena:
Gouren: Tradizionalmente sull’erba; oggi, nei tornei, su un tappeto di segatura (tapis de sciure).
Lucha: Sabbia.
Implicazioni: Entrambe le superfici sono morbide e perdonano le cadute, permettendo le proiezioni ad alta ampiezza che i loro rispettivi regolamenti richiedono.
Sintesi (Gouren): Cugini filosofici (Nobleza/Serment), ma opposti tecnicamente. Il Gouren è una lotta con giacca (presa alta) che cerca la caduta sulla schiena (Lamm). La Lucha è una lotta con pantaloni (presa bassa) che cerca qualsiasi caduta (caída).
Lotta 2: Lucha Leonesa (Spagna) Questo è il confronto più “vicino” geograficamente, l’altra grande lotta tradizionale della Spagna.
Filosofia e Obiettivo:
Leonesa: Come la Lucha Canaria, è una lotta di onore rurale e pastorale.
Obiettivo: Si vince con una Caída (caduta), ma definita come atterrare l’avversario sulla schiena (simile al Gouren). Una mezza caduta (media caída, es. toccare con una mano) dà un punteggio, ma non la vittoria.
Abbigliamento e Presa (La Differenza Chiave):
Leonesa: I lottatori indossano un Cinturón de Cuero (una spessa cintura di cuoio) sopra i vestiti.
Lucha: Calzón.
Implicazioni (La Presa): L’inizio è statico, come nella Lucha, ma la presa è completamente diversa. Entrambi i lottatori devono afferrare il cinturón dell’avversario con una mano (la sinistra) e mantenerla lì per tutto il tempo. L’altra mano (la destra) è libera di afferrare braccia, gambe o qualsiasi parte del corpo.
La Lucha Leonesa è un’arte di “una mano fissa, una mano libera”. La Lucha Canaria è “una mano fissa (al calzón), una mano secondaria”. La presa alla cintura (alta) della Leonesa favorisce le proiezioni d’anca (caderadas), mentre la presa bassa della Lucha favorisce le mañas di gamba.
Sintesi (Leonesa): Cugini spagnoli, ma con interfacce (Cintura vs. Pantalone) e obiettivi (Schiena vs. Qualsiasi parte) diversi, che generano repertori tecnici distinti.
Lotta 3: Schwingen (Svizzera) La lotta nazionale svizzera, praticata nei grandi festival.
Filosofia e Obiettivo:
Schwingen: Una celebrazione comunitaria, di festa e di onore. Come la Lucha, ha un forte senso della Nobleza: il vincitore, tradizionalmente, pulisce la segatura dalla schiena del perdente.
Obiettivo: Simile al Gouren/Leonesa. Far cadere l’avversario sulla schiena (entrambe le scapole) o su 3/4 di schiena.
Abbigliamento e Presa:
Schwingen: I lottatori (Schwinger) indossano i loro vestiti e, sopra, i Schwingerhosen, dei robusti pantaloni di iuta o tela che hanno una cintura incorporata.
Presa: L’inizio è statico. Entrambi i lottatori afferrano la cintura dell’avversario con una mano e i pantaloni (nella zona della coscia) con l’altra.
Implicazioni: Lo Schwingen è l’ibrido perfetto. Combina la presa alta (cintura) della Leonesa con la presa bassa (pantaloni) della Lucha. Questo crea un repertorio tecnico vastissimo, con sollevamenti, proiezioni d’anca e sgambetti.
Sintesi (Schwingen): Unisce la filosofia della Nobleza (come Lucha/Gouren) e la superficie morbida (segatura, come Gouren) a un sistema di prese ibrido (alto e basso), ma mantiene l’obiettivo della “caduta sulla schiena”.
SEZIONE V: GLI SPECIALISTI DELL’INTERFACCIA
Alcune lotte sono definite da un singolo elemento estremo. La Lucha Canaria è definita dal calzón. Altre lotte sono definite… dall’olio.
Lotta 4: Yağlı Güreş (Lotta nell’Olio, Turchia) Questo è il confronto sull’impossibilità della presa.
Filosofia e Obiettivo:
Yağlı: Un’antica tradizione, legata alla cultura militare ottomana e al grande festival di Kırkpınar. È una prova di forza, resistenza e spirito.
Obiettivo: L’obiettivo è complesso. Si vince (principalmente) atterrando l’avversario sulla schiena (Yenmek) o sollevandolo e portandolo per tre passi.
Abbigliamento e Presa (L’Olio):
Abbigliamento: Il Kispet. Pantaloni di cuoio di bufalo, pesantissimi, che coprono dalla vita a sotto il ginocchio.
L’Elemento Chiave: I lottatori (Pehlivan) sono completamente cosparsi di olio d’oliva.
Implicazioni (Il “Nullifier”):
L’olio è il “grande equalizzatore”. Rende il corpo (tranne il kispet) inafferrabile.
Mentre la Lucha Canaria è un’arte di raffinamento della presa (sul calzón), la Yağlı Güreş è un’arte di negazione della presa.
L’unica presa sicura è infilare le mani dentro il kispet dell’avversario. Tutta la tecnica (che è vasta e complessa) si basa su questo: come ottenere la presa all’interno del kispet e come usare quella leva per controllare l’avversario scivoloso.
È una lotta che mette alla prova la forza della presa (grip) e la resistenza fisica in un modo che la Lucha Canaria, con i suoi round brevi, non fa (un incontro di Yağlı può durare ore).
Sintesi (Yağlı): Opposti polari. La Lucha standardizza la presa (il calzón). La Yağlı la nega (l’olio), forzando i lottatori a un’unica e difficile interfaccia alternativa (il kispet).
Lotta 5: S’Istrumpa (Sardegna, Italia) Infine, la “sorella” italiana della Lucha, la lotta tradizionale dei pastori sardi.
Filosofia e Obiettivo:
S’Istrumpa: Come la Lucha, è un’arte pastorale, nata per misurare la forza e l’onore, per risolvere dispute senza violenza. Il codice etico è molto simile.
Obiettivo: Simile al Gouren/Schwingen. Si vince atterrando l’avversario nettamente sulla schiena.
Abbigliamento e Presa (La Differenza Chiave):
S’Istrumpa: Tradizionalmente, si lotta con i vestiti di tutti i giorni (non c’è un’uniforme).
La Presa (Sa Presa): L’inizio è statico. I lottatori si “abbracciano” (clinch). Un braccio passa sopra la spalla dell’avversario e uno sotto l’ascella, con le mani che si uniscono e si stringono dietro la schiena dell’altro.
Implicazioni:
Questa presa alta e fissa (un body lock) rende S’Istrumpa un’arte di pura leva e forza del tronco.
È l’opposto della Lucha Canaria. Nella Lucha, le braccia sono libere di muoversi e le gambe sono l’obiettivo (presa bassa). In S’Istrumpa, le braccia sono bloccate e le gambe sono libere (usate per gli sgambetti, sa strangulada).
S’Istrumpa è una lotta di “trazione e torsione del tronco”, mentre la Lucha è una lotta di “leva e sollevamento delle gambe”.
Sintesi (S’Istrumpa): Origini e filosofia quasi identiche (pastorale, onore), ma con un’interfaccia (l’abbraccio) e un obiettivo (la schiena) che generano una biomeccanica completamente diversa.
SEZIONE VI: CONCLUSIONI DELL’ANALISI COMPARATIVA
Da questo viaggio globale, la Lucha Canaria emerge con un’identità straordinariamente unica. Non è “migliore” o “peggiore” delle altre; è semplicemente altamente specializzata.
La sua unicità non risiede in un singolo elemento, ma nella combinazione irripetibile dei suoi cinque pilastri fondamentali:
L’Arena (Sabbia): Condivisa con la Laamb, ma rara.
L’Interfaccia (Presa ai Pantaloni): Rara. Altre lotte (come lo Schwingen) la usano come presa secondaria, ma la Lucha la usa come presa primaria e bassa.
L’Etica (Nobleza e Divieto di Colpi): Condivisa con Gouren e Schwingen, ma in contrasto con Sumo e Laamb (che permettono colpi).
L’Obiettivo (Qualsiasi Caduta): Questo è il suo tratto più distintivo. La maggior parte delle altre lotte (Sumo [parzialmente], Gouren, Leonesa, Schwingen, Yağlı, S’Istrumpa) richiede una caduta sulla schiena. La caída della Lucha è molto più severa e basata sull’equilibrio puro. Toccando con un dito, hai perso.
La Struttura (Squadra): Mentre la maggior parte delle lotte tradizionali sono tornei individuali (l’eroe vince il festival), la Lucha è strutturata come uno sport di squadra strategico (luchada), rendendola unica nella sua dimensione collettiva.
La Lucha Canaria è, in conclusione, l’arte dello squilibrio puro, disarmata di ogni violenza, combattuta su una superficie instabile, iniziata da una presa bassa e definita da un codice etico di riconciliazione. È un capolavoro di ingegneria sociale e biomeccanica, un prodotto unico dell’isolamento e dell’intelligenza del popolo canario.
LA SCIENZA DELLA PRESTAZIONE: FISIOLOGIA E BIOMECCANICA DELLA LUCHA CANARIA
La Lucha Canaria, con la sua estetica di nobiltà e la sua apparente semplicità rustica, nasconde sotto la sabbia del terrero un universo di straordinaria complessità scientifica. Per il praticante, la brega è un dialogo di sentido (sensibilità) e maña (astuzia). Per lo scienziato dello sport, è un laboratorio vivente dove la fisiologia e la biomeccanica interagiscono in un modo unico, definito da un insieme di variabili che non si trovano in nessun altro sport: una superficie instabile (la sabbia), un obiettivo di equilibrio assoluto (la caída), un divieto di violenza (la Nobleza) e un’interfaccia di presa unica (il calzón arremangado).
Questa sezione analizzerà in modo approfondito il luchador non come un eroe folklorico, ma come un sistema biologico ad alte prestazioni. Smonteremo la sua prestazione in due componenti principali:
Fisiologia: L'”hardware” e il “software” metabolico e neurologico. Quali sistemi energetici alimentano la brega? Quali adattamenti muscolari sono necessari? Come funziona, scientificamente, il “magico” sentido?
Biomeccanica: La “fisica” applicata. Come l’architettura del corpo umano (leve, perni, centri di gravità) viene manipolata per raggiungere l’obiettivo dello squilibrio?
Questa non è un’analisi della tecnica (già trattata nel punto 7), ma del perché scientifico la tecnica funziona.
PARTE I: FISIOLOGIA DELLA PRESTAZIONE – IL MOTORE DEL LUCHADOR
La fisiologia del luchador è un affascinante studio di specializzazione. La Lucha non richiede la resistenza di un maratoneta né la massa di un bodybuilder. Richiede un profilo atletico ibrido, capace di generare esplosioni di potenza massimale, mantenere una forza isometrica disumana e recuperare istantaneamente, il tutto su una superficie che assorbe energia.
Sezione 1.1: I Sistemi Energetici (Il Carburante della Brega)
La natura della prestazione nella Lucha è dettata dalla sua struttura temporale. La agarrada (il singolo round) è breve, mentre la luchada (l’incontro a squadre) è lunga. Il luchador deve padroneggiare tutti e tre i sistemi energetici, ma in un ordine di priorità molto specifico.
1. Il Sistema Dominante: Anaerobico Alattacido (ATP-PCr)
Descrizione: Questo è il sistema dell'”esplosione pura”. È l’energia immediatamente disponibile nei muscoli (Adenosina Trifosfato e Fosfocreatina). Non usa ossigeno e non produce acido lattico.
Durata: È il sistema dominante per sforzi massimali della durata di 0-15 secondi.
Applicazione nella Lucha: Questo è il sistema che decide la maggior parte delle agarradas.
L’istante dell’inizio (agarrada statica) e la decisione di lanciare una maña.
L’Esecuzione di una Maña de Agarre: Una Cogida de Muslo (sollevamento) o una Burra (proiezione d’anca) sono movimenti balistici. Sono l’equivalente fisiologico di uno scatto sui 50 metri o di un sollevamento massimale (stacco da terra). Il corpo utilizza tutto l’ATP-PCr disponibile per reclutare il maggior numero possibile di fibre muscolari nel minor tempo possibile.
L’Esecuzione di una Maña de Desvío: Una Pardelera (sgambetto rotante) o un Traspié (sgambetto) non sono meno esigenti. Sebbene richiedano meno forza massimale, richiedono una velocità di esecuzione estrema. Questa rapidità di contrazione muscolare è alimentata dal sistema alattacido.
Implicazioni: Un luchador senza un sistema ATP-PCr ben sviluppato è un luchador “lento”. Non avrà lo “scatto” per finalizzare la tecnica.
2. Il Sistema di Supporto: Anaerobico Lattacido (Glicolisi)
Descrizione: Quando lo sforzo esplosivo supera i 10-15 secondi, il sistema ATP-PCr si esaurisce. Il corpo passa alla Glicolisi Anaerobica: brucia il glicogeno muscolare senza ossigeno, producendo energia rapidamente, ma generando anche un sottoprodotto, l’acido lattico (ioni H+).
Durata: È il sistema dominante per sforzi ad alta intensità da 15 secondi a 90 secondi (fino a 2-3 minuti).
Applicazione nella Lucha: Questo è il sistema della “brega” (la lotta, la contesa).
La “Agarrada” Lunga: Quando nessuno dei due lottatori riesce a piazzare la maña vincente, inizia la brega. I lottatori sono in stallo, si spingono (sebbene vietato, la pressione è costante), si tirano, mantengono prese isometriche estenuanti.
La “Contra-Maña”: Resistere a una Cogida (es. con una Engatillada) o a una Burra (con una Trancada) è uno sforzo glicolitico. Il muscolo è sotto tensione costante.
La Sensazione: Questo è il sistema che genera la sensazione di “bruciore” muscolare (acidosi) e l’affanno. Il luchador deve essere fisiologicamente tollerante all’acido lattico. Deve essere in grado di continuare a pensare lucidamente e a eseguire tecniche complesse anche quando i suoi muscoli stanno “urlando”.
Implicazioni: La luchada ha un tempo limite per agarrada (spesso 90 secondi). Questo limite è quasi perfettamente allineato con la finestra di massima efficienza del sistema lattacido.
3. Il Sistema Nascosto (Ma Vitale): Aerobico (Ossidativo)
Descrizione: È il sistema di “endurance”. Usa l’ossigeno per bruciare carboidrati e grassi, producendo energia in modo lento ma quasi illimitato.
Durata: Sforzi a bassa/media intensità, da 3 minuti in su.
Applicazione nella Lucha: Un osservatore casuale direbbe che la Lucha non è uno sport aerobico. Si sbaglierebbe. Il sistema aerobico è fondamentale per due ragioni:
Il Recupero tra le Agarradas: Un luchador vince la prima agarrada (sforzo anaerobico). Ha 30-60 secondi di pausa prima della seconda. In quel minuto, è il suo sistema aerobico che deve rimuovere l’acido lattico dai muscoli e, soprattutto, risintetizzare la Fosfocreatina (PCr). Un luchador con un motore aerobico scarso non recupera. Inizia la seconda agarrada già stanco, con i “serbatoi” dell’esplosività (ATP-PCr) ancora vuoti.
Il Recupero nella Luchada (Il “Quedarse en Silla”): Questa è la prova definitiva. La Lucha è uno sport a squadre. Il vincitore “resta in sedia” (se queda en silla) e affronta un nuovo avversario fresco. Un Puntal (campione) può dover affrontare 4 o 5 avversari di fila. Può vincere la prima agarrada in 10 secondi (alattacido), la seconda in 60 (lattacido), poi riposare 2 minuti, e poi affrontare il terzo. La sua capacità di ripetere lo sforzo (repeatability) per 2 ore di luchada dipende esclusivamente dalla potenza del suo sistema aerobico.
Implicazioni: Il Mandador (allenatore) lo sa. Per questo l’allenamento (Punto 9) include non solo scatti e corros (sparring), ma anche corsa sulla sabbia e preparazione fisica generale. Un Puntal senza “fondo” aerobico è un campione a metà.
Sezione 1.2: Fisiologia Neuromuscolare (Il Software di Controllo)
La forza è inutile se non è controllata. La Lucha Canaria, più di molte arti di forza bruta, è un’arte neurologica. È la vittoria del “cervello” (sistema nervoso) sui muscoli.
Il “Sentido”: La Scienza della Propriocezione Questo è forse l’aspetto fisiologicamente più affascinante. I viejos (i vecchi) dicono che un mañoso “sente” l’avversario. Cos’è, scientificamente, questo “sentido”? È un sistema di propriocezione e sensibilità tattile sviluppato a livelli d’élite.
I Recettori Tattili:
Le Mani (La Agarrada): Le mani del luchador sono piene di meccanocettori (come i corpuscoli di Meissner e Merkel). Anni di allenamento a “tenere” il calzón rendono queste mani dei sensori incredibilmente raffinati. Il luchador non afferra solo; “legge”.
Il “Testo”: Il calzón arremangado è il “testo”. L’avversario non può muoversi senza che quella stoffa cambi tensione. Il luchador “sente” la minima variazione di tensione, che il suo cervello traduce istantaneamente in informazioni: “Sta spostando il peso a destra”, “Sta per tirare”, “Sta alleggerendo la gamba sinistra”.
I Recettori Propriocettivi:
Fusi Neuromuscolari: Questi recettori dentro i muscoli del luchador (braccia, schiena, gambe) rilevano i cambiamenti di lunghezza muscolare.
Organi Tendinei del Golgi: Questi recettori nei tendini rilevano i cambiamenti di tensione muscolare.
La Sintesi: Il sentido è la capacità del cervello del luchador di prendere miliardi di input (tensione sul calzón, allungamento dei propri bicipiti, pressione sulla pianta dei piedi) e, in una frazione di secondo, creare un’immagine 3D dell’equilibrio e delle intenzioni dell’avversario. È una consapevolezza tattile. Ecco perché “El Palmero” poteva dire di “lottare con le orecchie” (o con le mani): non aveva bisogno di vedere lo squilibrio, perché lo sentiva prima.
I Piedi Nudi sulla Sabbia: Un Input Aggiuntivo La pratica a piedi nudi non è solo tradizione; è una necessità fisiologica.
Propriocezione Podalica: La pianta del piede è uno degli organi più sensibili del corpo. Lottare scalzi sulla sabbia (jable) fornisce al cervello un feedback costante sull’instabilità della superficie.
Il Piede come “Sensore” e “Arma”: Il luchador usa i piedi non solo per l’equilibrio, ma per le mañas de bloqueo (es. Toque por Dentro). Il piede nudo è agile e preciso, capace di “sentire” la caviglia dell’avversario. Una scarpa sarebbe un blocco sensoriale, renderebbe il piede “muto”.
Tempo di Reazione e Reclutamento delle Unità Motorie
Reazione Complessa: La Lucha non è “reazione semplice” (es. partire allo sparo). È reazione complessa (o di scelta). Il luchador “sente” (stimolo A), il cervello lo analizza (“è una Cogida“), e sceglie la risposta appropriata da un menu di opzioni (Risposta X, la Engatillada).
Reclutamento Veloce: Per eseguire la contra-maña in tempo, il sistema nervoso deve essere incredibilmente efficiente nel reclutamento delle unità motorie. Deve “accendere” (sparare l’impulso nervoso) le fibre muscolari corrette (es. quelle della gamba per la Engatillada) istantaneamente.
Il “Mañoso” vs. Il “Fuerte”: Fisiologicamente, il Fuerte (il forte) è un atleta che eccelle nel reclutare tante unità motorie contemporaneamente (forza massimale). Il Mañoso (l’astuto) è un atleta che eccelle nel reclutare le unità motorie giuste nel momento esatto (velocità e coordinazione).
Sezione 1.3: Fisiologia Muscolare (L’Hardware Specifico)
La Lucha Canaria scolpisce un fisico unico, definito non dall’estetica, ma dalla funzione. L’allenamento (Punto 9) è progettato per costruire un’architettura muscolare specifica.
1. La Rete del “Core” (Il Centro di Potenza) Questo è il motore, il punto di trasferimento della forza. Nella Lucha, ogni maña passa per il core (tronco: addominali, obliqui, lombari, glutei, erettori spinali).
Fisica del Sollevamento: La Cogida de Muslo (sollevamento) è uno stacco da terra (deadlift) asimmetrico. Se il core del luchador è debole, la colonna lombare collassa (si piega), l’energia si dissipa e l’infortunio è certo. Il luchador deve avere un “corsetto” muscolare di granito per mantenere la colonna vertebrale rigida e trasferire la potenza esplosiva dalle gambe (che spingono) alle braccia (che tirano).
La Potenza Rotazionale: Le mañas come la Burra (proiezione d’anca) o il Sacón (trazione-torsione) non sono movimenti lineari. Sono movimenti rotazionali. Questa potenza rotazionale (torque) è generata quasi interamente dagli obliqui (interni ed esterni) e dai glutei. Un luchador con obliqui deboli non ha “scatto” nella rotazione.
2. L’Arma Primaria: La Forza della Presa (Grip Strength) Questa è la specializzazione fisiologica più evidente del luchador.
La Trazione del Calzón: Il luchador deve mantenere una presa salda (la agarrada) su un pezzo di stoffa (calzón) per 90 secondi, mentre un altro atleta di 120 kg cerca di strappargliela.
Tipo di Forza: Questo richiede una combinazione brutale di:
Forza Isometrica: La capacità di “tenere” la presa senza muoversi.
Forza Isocinetica: La capacità di “mantenere” la presa mentre l’arto si muove (es. tirare durante un Sacón).
Adattamento Muscolare: Questo tipo di allenamento (come il drill di tenuta del calzón descritto nel Punto 9) provoca un’ipertrofia massiccia dei muscoli flessori dell’avambraccio. L’avambraccio di un luchador veterano è spesso il suo tratto distintivo. Senza questa “tenaglia”, l’intero arsenale tecnico è inutile.
3. Le Radici: La Catena Posteriore e Inferiore
La Catena Posteriore: Glutei, femorali (bicipite femorale), erettori spinali. Questo è il “motore” del sollevamento. La Cogida de Muslo e il Cucharón sono “esercizi di cerniera d’anca” (hip hinge).
I Quadricipiti: Il movimento di “accovacciata” (agachada) per entrare sotto il centro di gravità dell’avversario richiede quadricipiti potentissimi, non solo per scendere, ma per risalire esplosivamente con il peso dell’avversario.
La Sabbia come Attrezzo: Allenarsi sulla sabbia amplifica questo sviluppo. La sabbia “assorbe” la forza, costringendo i muscoli a un reclutamento maggiore e più lungo per produrre lo stesso movimento. Rende ogni squat e ogni deadlift (di un avversario) più difficile, costruendo una potenza “funzionale” superiore.
PARTE II: BIOMECCANICA DELLA PRESTAZIONE – LA FISICA DELLA MAÑA
Se la fisiologia è il “motore”, la biomeccanica è l’applicazione di quel motore. È lo studio delle forze, delle leve e dell’equilibrio. La Lucha Canaria, con il suo obiettivo singolare (la caída), è forse l’arte di grappling più “pura” dal punto di vista biomeccanico. È la scienza esatta dello squilibrio.
Sezione 2.1: Le Leggi del Terrero (I Principi Fondamentali)
Ogni maña è un’applicazione di una o più di queste leggi fisiche.
1. Il Centro di Gravità (CdG)
Definizione: Il “Centro di Massa” o “Centro di Gravità” (CdG) è il punto di equilibrio teorico del corpo. In un uomo in piedi, è situato all’incirca all’altezza del bacino (davanti all’osso sacro).
La Legge della Lucha: Un luchador è in equilibrio finché il suo CdG rimane sopra la sua base d’appoggio. È squilibrato (e cade) nel momento in cui il suo CdG viene spostato oltre i confini della sua base d’appoggio.
La “Maña” come Manipolazione: Tutta la Lucha Canaria è una battaglia per il controllo di due CdG: abbassare e proteggere il proprio, e alzare o spostare quello dell’avversario.
2. La Base d’Appoggio (Base de Apoyo)
Definizione: È l’area creata dai punti di contatto con il suolo. Nella Lucha, è il poligono formato dai due piedi (o da un piede, in un momento di squilibrio).
Stabilità: La stabilità è massima quando la base è larga e il CdG è basso.
Instabilità: La stabilità è minima quando la base è stretta (piedi uniti) o su un punto solo (un piede), e il CdG è alto.
Il Lavoro del Luchador:
Offensivo: Ridurre la base d’appoggio dell’avversario (es. Traspié, che toglie un piede) o costringerlo a sollevarla (es. Garabato, che aggancia la caviglia).
Difensivo: Mantenere sempre una base larga e un CdG basso (estar bien plantado).
3. Le Leve (Las Palancas) Il corpo umano è un sistema di leve. Una maña è l’applicazione di una leva esterna per sconfiggere un avversario più forte.
Leva di 1° Tipo (Altalena): Fulcro al centro (es. Burra).
Leva di 2° Tipo (Carriola): Resistenza al centro (raro negli attacchi).
Leva di 3° Tipo (Braccio): Forza al centro (es. Cogida de Muslo).
4. L’Equazione della Sabbia (La Variabile Ambientale) La sabbia (jable) non è uno sfondo. È un attore biomeccanico.
Aumento dell’Attrito Statico: È difficile “scivolare” sulla sabbia.
Diminuzione della Stabilità (Base Instabile): La sabbia si muove sotto i piedi. Questo “restringe” di fatto la base d’appoggio efficace e costringe a un controllo neuromuscolare (Punto 1.2) molto più fine.
Assorbimento della Forza: Come visto in fisiologia, la sabbia “smorza” la forza esplosiva. Questo, biomeccanicamente, significa che le tecniche basate su spinte lineari (come lo shoot della Lotta Libera) sono quasi inutili. La Lucha ha dovuto evolvere tecniche basate sulla trazione (es. Sacón) e sul sollevamento verticale (es. Cogida), che sono più efficaci su questa superficie.
Sezione 2.2: Analisi Biomeccanica delle “Mañas” (La Fisica Applicata)
Analizziamo ora le “famiglie” di tecniche (come da Punto 7) attraverso questa lente scientifica.
1. Biomeccanica delle “Mañas de Agarre” (La Fisica del Sollevamento) Queste tecniche hanno un obiettivo: sollevare il CdG dell’avversario così in alto da renderlo totalmente instabile, o rimuovere la sua base d’appoggio da sotto di lui.
Caso Studio: Cogida de Muslo (La Leva di 3° Tipo)
Obiettivo: Sollevare la coscia dell’avversario per lasciarlo su un solo piede (base d’appoggio minima) e poi atterrarlo.
Fase 1 (La Agachada – L’Entrata): L’attaccante deve abbassare il proprio CdG il più possibile (squat profondo).
Fase 2 (La Presa): La mano destra afferra la coscia sinistra dell’avversario. La mano sinistra tira il calzón (presa bassa).
L’Azione (La Leva): Questo è un sistema di leve complesso. Il braccio destro dell’attaccante che afferra la coscia agisce come una leva di 3° tipo (il fulcro è la spalla, la forza è il bicipite/schiena, la resistenza è la gamba).
Il Momento Critico (Il Sollevamento): Il sollevamento non è un’azione del braccio, ma delle gambe (quadricipiti) e dei glutei/lombari dell’attaccante (catena posteriore). L’attaccante sta, di fatto, eseguendo uno Stacco da Terra (Deadlift) asimmetrico. La forza generata dalle sue gambe viene trasferita attraverso il suo core rigido alle sue braccia, che sollevano l’avversario.
La Contro-Maña (Engatillada): Biomeccanicamente, la Engatillada (l’aggancio difensivo) è geniale. Il difensore aggancia la sua gamba attaccata alla gamba di supporto dell’attaccante. Questo “cortocircuita” il sistema di leve. L’attaccante non può più sollevare la gamba del difensore senza, di fatto, sollevare sé stesso, rendendo l’azione fisicamente quasi impossibile.
Caso Studio: Burra (La Leva di 1° Tipo)
Obiettivo: Proiettare l’avversario sopra la propria anca.
Fase 1 (L’Entrata): L’attaccante ruota di 180 gradi per dare la schiena.
Fase 2 (Il Fulcro): L’attaccante piega le ginocchia e spinge la sua anca (cadera) all’indietro, posizionandola sotto il CdG dell’avversario.
L’Azione (La Leva): Questa è una leva di 1° tipo perfetta (come un’altalena).
Il Fulcro (Fulcrum): L’anca dell’attaccante.
La Resistenza (Resistance): Il peso (CdG) dell’avversario, che si trova da un lato del fulcro.
La Forza (Effort): La trazione delle braccia dell’attaccante (che tirano l’avversario sopra il fulcro) e l’estensione delle sue gambe.
La Fisica: L’attaccante non sta “sollevando” l’avversario; sta usando la sua anca per “ruotarlo” attorno a un punto fisso. Questo è biomeccanicamente molto più efficiente del sollevamento puro.
(INIZIO SESTA PARTE)
2. Biomeccanica delle “Mañas de Desvío” (La Fisica del Momento) Queste tecniche sono l’apice della maña (astuzia). Non combattono la forza; la reindirizzano. L’arma principale qui non è la forza, ma il tempismo (timing) e la manipolazione del momento angolare.
Caso Studio: Pardelera (Lo Sgambetto Rotante)
Obiettivo: Usare lo slancio in avanti dell’avversario per farlo cadere.
Fase 1 (La Creazione del Momento): L’attaccante tira con la presa al calzón. L’avversario, per non cadere in avanti, fa un passo (dá el paso). In quel momento, l’avversario ha (1) energia cinetica (slancio) in avanti e (2) è momentaneamente su un piede solo.
Fase 2 (L’Azione): L’attaccante esegue un perno e la sua gamba falcia (barre) la gamba di supporto dell’avversario.
La Fisica: L’attaccante non sta “sgambettando” un uomo statico; sta rimuovendo il fulcro (il piede d’appoggio) da sotto un corpo già in movimento. L’energia cinetica dell’avversario, che non ha più una base su cui fermarsi, lo fa cadere da sola.
Il “Sentido”: Il successo di questa maña è al 90% neurologico (Fisiologia, Sezione 1.2). Dipende dalla capacità del sentido di rilevare l’istante esatto in cui l’avversario sposta il peso per fare il passo. È una questione di millisecondi.
Caso Studio: Traspié (Sgambetto Semplice)
Obiettivo: Togliere un punto della base d’appoggio.
La Fisica: Molto semplice. Un corpo è stabile su un triangolo (i due piedi e il CdG). Il Traspié (es. por dentro) attacca uno dei vertici di quel triangolo (il tallone). Contemporaneamente, le braccia spingono il CdG dell’avversario verso il vertice mancante. L’equilibrio collassa. Funziona solo se il piede attaccato è “sotto carico” (cioè, l’avversario ci sta mettendo peso).
3. Biomeccanica dell’Interfaccia: L’Agarrada Bassa Tutta questa analisi biomeccanica è possibile solo a causa della specifica interfaccia della Lucha.
La Presa Bassa (Calzón): Una presa sulla coscia (un’estremità del corpo) offre una leva lunga e un controllo eccellente sulla base d’appoggio.
Confronto (Presa Alta): Se la presa fosse alta (come nel Judo o nella Lucha Leonesa, sulla cintura o sulla giacca), l’intera fisica cambierebbe.
Una presa alta dà un controllo diretto sul CdG (il bacino) e sulla parte superiore del corpo. Questo favorisce le proiezioni d’anca (Burra) e le tecniche di spalla.
Una presa bassa (come nella Lucha Canaria) dà un controllo diretto sulla Base d’Appoggio (le gambe). Questo è il motivo per cui il repertorio della Lucha è così ricco di mañas di gamba (Cogida, Pardelera, Garabato, Toque), che sono quasi assenti in altre lotte.
La Lucha Canaria è, biomeccanicamente, una scienza della lotta alle gambe (leg fighting), resa possibile da un’unica regola sull’abbigliamento.
Conclusione: La Sintesi Sci-Sportiva L’analisi scientifica del luchador rivela un atleta ibrido.
Fisiologicamente: È una macchina anaerobica (lattacida e alattacida), capace di esplosioni di potenza massimale, sostenuta da un sistema aerobico cruciale per il recupero. Il suo “superpotere” è un sistema nervoso (il sentido) allenato a un livello d’élite per la propriocezione tattile e la reazione complessa.
Biomeccanicamente: È un maestro di fisica applicata. Non combatte la forza, ma la manipola. Comprende istintivamente i concetti di centro di gravità, base d’appoggio e leva. La sua “arte” (maña) è la capacità di applicare queste leggi fisiche in modo più efficiente del suo avversario.
La Lucha Canaria è, in definitiva, la dimostrazione scientifica che l’intelligenza (maña) e la sensibilità (sentido) non sono concetti filosofici astratti, ma il risultato di un sistema fisiologico e biomeccanico altamente evoluto e specializzato.
L'ECONOMIA E LA POLITICA DEL L’ARTE: POTERE, PRESTIGIO E TURISMO
L’analisi della Lucha Canaria, se limitata al solo aspetto tecnico o storico, risulterebbe drammaticamente incompleta. Quest’arte non è semplicemente uno sport che sopravvive ai margini della modernità; è un ecosistema socio-economico complesso e profondamente radicato, un “fatto sociale totale” che funge da specchio per l’intera società canaria.
A differenza della stragrande maggioranza degli sport globali, l’economia della Lucha Canaria non segue le leggi del libero mercato. Non si basa sulla vendita di biglietti, sui diritti televisivi o sul merchandising di massa. Al contrario, la Lucha è un paradosso: è un’industria che, pur non generando profitti diretti significativi, mobilita milioni di euro e detiene un potere immenso.
La sua economia non è basata sul profitto, ma sulla sovvenzione. La sua politica non è basata sull’influenza globale, ma sull’identità locale. Il suo valore non si misura in termini di bilancio, ma in una valuta molto più potente e volatile: il Prestigio.
Per comprendere questo ecosistema, è necessario analizzare la Lucha non come un’arte marziale, ma come un asset strategico nella complessa scacchiera politica, sociale e, infine, turistica delle Isole Canarie. La sua esistenza è il risultato di un patto non scritto tra il popolo (che offre passione e identità) e il potere politico (che offre sopravvivenza economica in cambio di consenso e prestigio).
SEZIONE I: LA POLITICA DELLA SOPRAVVIVENZA – IDENTITÀ E POTERE ISTITUZIONALE
Il cuore pulsante dell’economia della Lucha Canaria non è un’azienda privata, ma l’amministrazione pubblica. La Lucha vive perché il potere politico ha deciso che deve vivere. Questa decisione non è un atto di mecenatismo sentimentale, ma una calcolata strategia politica.
Il Fondamento Giuridico: Il “Bien de Interés Cultural” (BIC) La chiave che sblocca l’intero sistema è uno status legale: la Lucha Canaria è dichiarata “Bien de Interés Cultural” (BIC), ovvero un “Bene di Interesse Culturale”.
Cosa significa: Questo status, concesso dal Governo delle Canarie, eleva la Lucha dal rango di “sport” a quello di “patrimonio”. La pone legalmente sullo stesso piano di un monumento storico, di un sito archeologico o di una tradizione linguistica. Non è un titolo onorifico; è un vincolo legale.
L’Implicazione Economica: Come un monumento, lo status di BIC implica che le istituzioni pubbliche hanno il dovere legale di proteggere, conservare e, soprattutto, promuovere (cioè finanziare) la sua esistenza.
La Conseguenza Politica: Questo status trasforma il finanziamento alla Lucha da una “spesa” opzionale a un “investimento” obbligatorio per la tutela dell’identità. Un politico che taglia i fondi alla Lucha non sta semplicemente tagliando fondi allo sport; sta legalmente e simbolicamente “attaccando” il patrimonio del popolo canario.
L’Architettura del Potere: La Triade del Finanziamento Pubblico L’economia della Lucha è un flusso di denaro pubblico che scende dall’alto verso il basso, attraverso una gerarchia politica precisa.
1. Il “Gobierno de Canarias” (Il Governo Regionale) È il vertice della piramide. Il Governo Autonomo delle Canarie stabilisce la politica culturale e sportiva dell’intero arcipelago.
Funzione: Stabilisce le leggi quadro (come il BIC), finanzia la Federación de Lucha Canaria (FLC) (la “casa madre” regionale) e sponsorizza i grandi eventi di portata regionale, come il Campionato Assoluto delle Canarie o i programmi di diffusione nelle scuole.
Potere e Prestigio: Per il Presidente delle Canarie, la Lucha è il simbolo della “Canariedad” (l’identità canaria). È la bandiera sportiva dell’autonomia regionale. Il suo potere è simbolico: dimostra che le Canarie hanno una cultura unica, distinta da quella della Spagna continentale.
2. I “Cabildos Insulares” (I Governi Insulari) Questo è il vero motore economico e politico della Lucha. I Cabildos (i governi di ogni singola isola, come il Cabildo de Tenerife o il Cabildo de Gran Canaria) sono i principali finanziatori.
Funzione: I Cabildos finanziano le Federazioni Insulari e, soprattutto, le Ligas Insulares (i campionati delle singole isole), che sono il cuore pulsante della competizione.
Il “Pique” (La Rivalità) come Motore Economico: Qui la politica e il prestigio si fondono. La storica rivalità (pique) tra Tenerife e Gran Canaria non è solo sportiva; è profondamente politica ed economica. Il Cabildo di Tenerife finanzia i suoi club per battere Gran Canaria, e viceversa.
Guerra di Prestigio: Per il Presidente del Cabildo, avere la squadra isolana che vince il Campionato Regionale è una vittoria politica. Questo innesca una “corsa agli armamenti” finanziaria: il Cabildo assegna sovvenzioni ai club della sua isola affinché possano ingaggiare (fichar) i migliori Puntales (campioni) e vincere, portando prestigio all’isola (e al politico che l’ha finanziata).
La “Cantera” (Il Vivaio): I Cabildos sono anche i principali finanziatori delle Escuelas de Lucha (le scuole giovanili). Questo è un investimento politico a lungo termine: garantisce la sopravvivenza del BIC e crea un legame con le famiglie del territorio.
3. Gli “Ayuntamientos” (I Comuni) Questo è il livello base, il più capillare.
Funzione: L’Ayuntamiento (il Comune, es. il Comune di Tegueste o di Agüimes) è il “padrone di casa” del club locale.
Contributo Economico:
Infrastruttura: Quasi sempre, il terrero (l’arena di sabbia) è una struttura municipale. Il Comune ne paga la costruzione, la manutenzione, l’illuminazione e l’acqua.
Sovvenzione Diretta: Il Comune dà al club locale (es. C.L. Tegueste) una sovvenzione annuale per coprire i costi di base (trasporto, arbitri, assicurazioni).
Potere e Prestigio (Il Voto): Questo è il livello di potere più diretto. La “famiglia della Lucha” (lottatori, famiglie, viejos) in un villaggio può rappresentare centinaia di voti. Un sindaco che “abbandona” il club di Lucha locale sta commettendo un suicidio politico. Al contrario, il sindaco che finanzia il club, che costruisce un nuovo terrero coperto, o che presenzia a ogni luchada, sta costruendo una base di consenso e prestigio personale inattaccabile.
Questa triade (Gobierno, Cabildos, Ayuntamientos) crea una rete di dipendenza economica totale. La Lucha vive perché serve come strumento di potere politico, veicolo di prestigio istituzionale e collante per il consenso elettorale locale.
SEZIONE II: IL PRESTIGIO COME CAPITALE – LA GERARCHIA SOCIALE DEL POTERE
Se la politica fornisce il denaro, ciò che quel denaro “compra” non è solo la sopravvivenza, ma una valuta intangibile che, nelle Canarie, è potente quanto l’euro: il Prestigio. L’economia della Lucha Canaria è, in larga misura, un’economia del prestigio. Questo prestigio non è distribuito equamente; è strutturato in una rigida gerarchia di potere sociale.
Il Vertice della Piramide: Il “Puntal” (Il Campione) Al vertice della catena alimentare del prestigio siede il Puntal (il lottatore campione, classificato A, B o C).
Prestigio Sociale: Il Puntal non è solo un atleta. In un villaggio o su un’isola, è una celebrità, un eroe popolare, l’incarnazione fisica dell’orgoglio della comunità. Il suo apodo (soprannome) è conosciuto da tutti. I bambini ne imitano le mañas.
Potere Economico (La “Ficha”): Questo prestigio si traduce direttamente in potere economico. Il “mercato” della Lucha è quasi esclusivamente il “mercato dei Puntales”. Mentre i lottatori di base (de la cantera) lottano per passione o per un piccolo rimborso spese, il Puntal riceve una “ficha” (un ingaggio, un salario).
L’Economia del “Fichaje”: La strategia economica di un club ruota attorno a questo. Un club ricco (cioè, un club con forti sovvenzioni politiche) userà il suo budget non per pagare 12 lottatori, ma per pagare cifre altissime a un solo Puntal A, che è la sua garanzia di vittoria e, quindi, di prestigio. Questo crea un sistema “star-system” dove il 10% dei lottatori guadagna il 90% dei soldi.
Il Potere del “Tránsfuga” (Il Trasferimento): Il potere del Puntal si manifesta nel “mercato”. Quando un Puntal decide di lasciare il suo club per andare in un club rivale (spesso sull’isola rivale) per una ficha più alta, diventa un “tránsfuga” (transfuga, traditore). Questo evento domina i notiziari locali. È un atto che sposta non solo un atleta, ma equilibri di potere e prestigio, causando “crisi” emotive e politiche nei villaggi.
Il Cervello Strategico: Il “Mandador” (L’Allenatore) Subito sotto il Puntal (o, per certi versi, accanto a lui) c’è il Mandador (l’allenatore-stratega).
Prestigio Intellettuale: Il suo prestigio non deriva dalla forza, ma dal sapere (saber). È il “Maestro”. È l’uomo che conosce la maña, la contra-maña, la storia, e la psicologia dei suoi 12 lottatori e dei 12 avversari.
Potere Esecutivo: Detiene un potere immenso. È lui che decide l’allineamento. È lui che decide chi lotta (“sales tú”, “esci tu”). Può “sacrificare” un lottatore per stancare il Puntal avversario (mermar). Può lanciare un giovane della cantera (vivaio) o tenere il suo campione per la fine.
Potere Economico (Indiretto): Il prestigio di un Mandador (la sua fama di “stratega vincente”) lo rende desiderabile. I club competono per ingaggiare i migliori Mandadores, che ricevono anch’essi un compenso significativo, poiché sono visti come l’architetto del prestigio del club.
Il Motore Politico-Amministrativo: Il “Presidente” e la “Directiva” (Il Club) Ogni Club de Lucha è un’associazione (spesso non-profit) guidata da un Presidente e da una Directiva (consiglio direttivo).
Potere di Connessione: Il prestigio di questi individui è la loro rete di contatti. Il “lavoro” del Presidente non è allenare, ma “buscar dinero” (cercare soldi). È lui che negozia con il sindaco (alcalde) dell’Ayuntamiento e con l’assessore allo sport del Cabildo.
L’Economia del Favore: Il suo potere è politico. Deve navigare la burocrazia, presentare i progetti, giustificare le spese. È un politico a tutti gli effetti, che usa il prestigio sportivo del club (le vittorie) per giustificare maggiori finanziamenti pubblici, che a loro volta servono per comprare Puntales migliori per ottenere più vittorie. È un circolo chiuso.
Il Custode Morale: “Los Viejos” (I Veterani) Alla base di questa piramide di potere c’è un organo non ufficiale ma potentissimo: “Los Viejos” (i vecchi).
Prestigio Storico: Sono gli ex-lottatori, gli appassionati storici, la “memoria” del terrero.
Potere Morale: Non hanno potere economico o esecutivo, ma hanno il potere di veto morale. Siedono sulle gradinate (gradas) e giudicano.
L’Economia della Reputazione: Se un Puntal vince, ma vince “sporco” (senza Nobleza), los viejos lo “condanneranno” con il loro mormorio o il loro silenzio. Questo distrugge il prestigio del lottatore, svalutando il suo “valore” sociale. Se un Mandador fa una scelta tattica codarda, los viejos lo criticheranno. Sono i custodi dell’anima della Lucha, e assicurano che l’economia del prestigio non diventi una pura economia di mercato.
SEZIONE III: L’ECONOMIA DELLA SOVVENZIONE – IL MODELLO “BOLLA” E LA CRISI
Il sistema economico della Lucha Canaria, basato al 90-95% su sovvenzioni pubbliche, è intrinsecamente volatile. È un’economia che dipende dalla salute finanziaria delle istituzioni politiche e dalle loro priorità. La storia recente di questa economia è una parabola drammatica di ascesa e caduta.
Il Modello Storico: Le “Apuestas” (Le Scommesse) Per capire il modello moderno, bisogna ricordare quello antico. Nel XIX secolo (l’era dei Pollos) e all’inizio del XX, la Lucha era un’economia di libero mercato basata quasi esclusivamente sulle “apuestas” (scommesse).
Funzionamento: Una luchada veniva organizzata e il pubblico scommetteva somme enormi. I lottatori venivano pagati con una percentuale di queste scommesse.
Limiti: Era un sistema caotico, che portava a dispute, risse e accuse di incontri truccati (tongo). L’unificazione federale del 1943 e il franchismo misero fine a questo sistema, sostituendolo con un’organizzazione sportiva.
L’Età dell’Oro (1980–2008): La Nascita della “Bolla” Questo è il periodo che ha definito l’economia moderna. Coincide con l’instaurazione della Democrazia in Spagna e la creazione delle Autonomie.
Il Motore Politico: Come visto nella Sezione I, i Cabildos e il Gobierno de Canarias usarono la Lucha come simbolo della ritrovata Canariedad.
La Pioggia di Denaro Pubblico: I bilanci pubblici, gonfiati dal boom economico spagnolo (basato sul turismo e sull’edilizia), destinarono milioni di pesetas (e poi di euro) alla Lucha.
L’Inflazione delle “Fichas”: Iniziò una “guerra fredda” economica, specialmente tra Tenerife e Gran Canaria. I club, ricchi di sovvenzioni, iniziarono una folle corsa per ingaggiare i migliori Puntales.
I Salari Milionari: Le fichas dei Puntales A raggiunsero livelli astronomici, paragonabili a quelli di calciatori di medio-alto livello. Si parlava di contratti da decine di migliaia di euro al mese per i lottatori di vertice. Il Puntal divenne una professione a tempo pieno.
Un Modello Insostenibile: L’intero sistema si reggeva su un flusso costante e crescente di denaro pubblico. I club non avevano altre entrate. I biglietti erano quasi gratuiti, gli sponsor privati erano minimi (perché “tanto paga il Cabildo”). Era una bolla economica perfetta: un asset (il Puntal) il cui valore (la ficha) era gonfiato artificialmente da un’iniezione di denaro esterno (le sovvenzioni), non dal suo valore di mercato (vendita di biglietti o TV).
La Grande Crisi (2008–Oggi): L’Implosione della Bolla La crisi finanziaria globale del 2008 colpì la Spagna, e in particolare le Canarie, in modo devastante. L’edilizia si fermò, il turismo crollò e le casse pubbliche si svuotarono.
Il Taglio dei Fondi: I Cabildos e gli Ayuntamientos, improvvisamente senza soldi, dovettero tagliare le spese “non essenziali”. E la Lucha, con le sue fichas milionarie, era in cima alla lista.
L’Effetto Domino:
Le sovvenzioni ai club furono tagliate del 50%, 70%, o in alcuni casi eliminate.
I club, senza entrate alternative, non poterono più pagare le fichas dei Puntales.
I Puntales “professionisti” si ritrovarono disoccupati. Molti si ritirarono, altri emigrarono (se possibile) o tornarono al loro lavoro “normale” (muratori, pescatori, impiegati).
Decine di club, specialmente quelli costruiti interamente su Puntales “comprati”, fallirono e chiusero.
La “Purificazione” Forzata: La crisi, sebbene quasi fatale, ebbe un effetto “purificante” sull’ecosistema. Ha distrutto il modello insostenibile della “bolla”.
L’Economia Post-Crisi (Il Modello Attuale) La Lucha che vediamo oggi è il risultato di questa crisi. È un modello più povero, ma forse più sano e sostenibile.
Il Ritorno alla “Cantera” (Il Vivaio): I club hanno capito che non potevano più “comprare” il prestigio. Dovevano “costruirlo”. L’investimento si è spostato dai salari dei Puntales (che sono crollati) al finanziamento delle Escuelas de Lucha (le scuole giovanili).
La Semi-Professionalizzazione: Oggi, quasi nessun luchador vive esclusivamente di Lucha. Anche i Puntales A hanno un altro lavoro. La ficha è diventata un “supplemento” importante, non uno stipendio da star.
La Diversificazione (L’Apparizione dello Sponsor Privato): Con il taglio dei fondi pubblici, i club sono stati costretti a fare ciò che non avevano mai fatto: cercare sponsor privati.
Oggi le camisetas (magliette) sono piene di loghi: il caseificio locale (quesería), il ristorante (guachinche), l’officina meccanica (taller), la compagnia di trasporti (es. Fred. Olsen).
Questo ha creato un modello economico ibrido: 70-80% sovvenzione pubblica (che paga la struttura e la cantera) e 20-30% sponsorizzazione privata (che aiuta a pagare le fichas dei Puntales).
La Fragilità: Il sistema rimane fragile. La sua salute dipende ancora in modo critico dalle decisioni dei Cabildos. Una nuova crisi economica o un cambio di priorità politica (es. un governo che decide di investire di più nel basket o nel calcio) potrebbe mettere in ginocchio l’intero sport.
SEZIONE IV: L’ECONOMIA DEL TURISMO – IL DILEMMA DELLA “VETRINA”
Per un arcipelago che vive di turismo (oltre 15 milioni di visitatori all’anno), ogni asset culturale unico è anche, inevitabilmente, un potenziale prodotto turistico. La Lucha Canaria si trova esattamente in questo dilemma: come sfruttare il suo potenziale economico legato al turismo senza perdere la sua anima?
Il Turismo come “Giustificazione” del Finanziamento Per il politico che deve giustificare la spesa pubblica per la Lucha, il turismo è una risposta facile.
Il “Brand” Canarie: L’immagine del luchador (forte, nobile, tradizionale, a piedi nudi sulla sabbia) è un’immagine di marketing potentissima.
Marketing Indiretto: Il Gobierno de Canarias (attraverso il Patronato de Turismo) usa la Lucha nei suoi video promozionali. Non vende la Lucha in sé, ma la usa per vendere l’autenticità delle isole. In questo modello, la Lucha genera un ritorno economico indiretto: aiuta a vendere il “brand” Canarie, che genera miliardi. Questo, a sua volta, giustifica i milioni spesi per mantenerla in vita.
I Due Modelli di Economia Turistica Esistono due modi principali in cui la Lucha e il turismo interagiscono economicamente.
1. Il Modello “Esibizione” (La Lucha come Folklore da Esportazione) Questo è il modello più comune, ma anche il più problematico culturalmente.
Cosa è: I grandi hotel e resort del sud delle isole (Maspalomas, Playa de las Américas), dove si concentra il turismo di massa, pagano un club de lucha per allestire un terrero improvvisato (spesso un quadrato di sabbia vicino alla piscina) ed eseguire una esibizione per i turisti.
L’Economia: È uno scambio diretto. L’hotel paga il club (es. 2.000 euro) per uno spettacolo di un’ora. Il club usa quei soldi per finanziare la sua stagione.
Potere e Prestigio (Il Rischio):
Pro: È “denaro facile” per i club e diffonde la conoscenza della Lucha ai turisti (marketing).
Contro (La “Banalizzazione”): È una Lucha “sterile”. È decontestualizzata. Manca il pique (la rivalità), manca il Mandador che urla, mancano los viejos sulle gradinate. È la trasformazione della Lucha da “rito sociale” a “prodotto folkloristico”, sullo stesso piano del flamenco da ristorante.
Questo modello, sebbene economicamente utile, rischia di erodere il prestigio dell’arte, facendola apparire come una “farsa per turisti”.
2. Il Modello “Immersione” (Il Turismo d’Esperienza) Questo è il modello più recente, più rispettoso e, potenzialmente, più sostenibile, promosso dalle federazioni e dai Cabildos.
Cosa è: Invece di portare la Lucha (morta) al turista, si porta il turista alla Lucha (viva).
Come Funziona: Tour operator specializzati o iniziative dei Cabildos organizzano “esperienze culturali”. Il turista viene prelevato dal suo resort e portato in un villaggio dell’entroterra (es. Tegueste, Valsequillo) per assistere a una luchada vera del campionato isolano.
L’Economia:
Biglietti: Il turista paga un biglietto (cosa che il locale spesso non fa), generando un’entrata diretta e “nuova” per il club.
Indotto: Il turista mangia al teleclub (il bar del terrero), compra una maglietta, spende soldi nel villaggio.
Potere e Prestigio:
Pro: Questo modello è una vittoria per tutti. Il turista vive un’esperienza autentica, vedendo la vera passione, il vero sport. Il club riceve denaro “pulito” e ha l’occasione di mostrare la sua cultura con orgoglio. Il prestigio dell’arte viene aumentato, non diminuito.
Contro: Rimane un mercato di nicchia. Richiede un turista più colto, disposto a lasciare la spiaggia per due ore e a immergersi in un ambiente locale.
Il Futuro: Lucha come “Training Camp”? Un’ultima frontiera economica, ancora quasi inesplorata, è quella del “turismo sportivo”.
L’Idea: Sfruttare la connessione con l’MMA (grazie a Juan Espino) e con il grappling. L’idea è di vendere “Camp di Allenamento di Lucha Canaria” a lottatori di BJJ, Judo o MMA provenienti da Europa e USA, che vogliono venire nelle Canarie (dove il clima è perfetto tutto l’anno) per imparare la Lucha sulla sabbia e migliorare il loro equilibrio e le loro proiezioni.
Economia: Questo creerebbe una nuova fonte di reddito basata sulla formazione, pagata da praticanti stranieri.
Ostacoli: Richiede un cambio di mentalità da parte dei Mandadores (da allenatori a “istruttori per stranieri”) e una forte infrastruttura di marketing.
Conclusione L’economia della Lucha Canaria è un paradosso affascinante. È un’industria “mantenuta” che non sopravviverebbe un giorno in un libero mercato, ma che prospera (con alti e bassi) perché il suo valore non è economico, ma politico e identitario.
Il Potere è il suo motore: la necessità dei politici di connettersi con l’identità (Canariedad) e di assicurarsi il consenso (voti) attraverso le sovvenzioni. Il Prestigio è la sua valuta: il capitale sociale (la fama del Puntal, la saggezza del Mandador, l’onore del club) che il denaro pubblico cerca di comprare e di cui si alimenta. L’Economia è il meccanismo: un flusso di sovvenzioni (pubbliche) e sponsorizzazioni (private) che finanzia un sistema “star-based” (le fichas dei Puntales), reso più sostenibile dalla crisi del 2008 e dal ritorno alla cantera. Il Turismo è la sua vetrina: un’attività economica secondaria, in bilico tra il rischio della banalizzazione folkloristica e l’opportunità di un’autentica immersione culturale.
In definitiva, la Lucha Canaria è un “bene di lusso” che un’intera società ha deciso di potersi permettere, perché il suo prezzo (i milioni di euro in sovvenzioni) è considerato un piccolo dazio da pagare per la conservazione della propria anima.
LA LUCHA CANARIA NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO: RAPPRESENTAZIONI CULTURALI
La Lucha Canaria, per come è stata analizzata finora, non è semplicemente un’attività fisica o uno sport competitivo. È, in termini sociologici, un “fatto sociale totale”: un’istituzione che agisce come un prisma, riflettendo, rifrangendo e al contempo definendo l’intera cultura che la circonda. Il suo impatto più profondo e duraturo non si trova nei registri delle vittorie o nelle biografie dei campioni, ma nel vasto e intangibile regno dell’immaginario collettivo del popolo canario.
L'”immaginario collettivo” è l’insieme di miti, simboli, archetipi, valori e narrazioni non scritte che una società crea per dare un senso a sé stessa, al suo passato e al suo posto nel mondo. È la “storia” che un popolo si racconta su chi è. In questo senso, la Lucha Canaria non è solo uno sport; è la narrazione principale che il popolo canario usa per raccontare la propria identità.
Questa rappresentazione non è monolitica. È un sedimento di strati storici, ciascuno dei quali ha aggiunto un significato:
Lo Strato Aborigeno (Il Mito): Il legame con il Guanche, l’antenato pre-ispanico, che dota la Lucha di un senso di purezza, antichità e nobiltà primordiale.
Lo Strato Rurale (La Morale): Il legame con il pastore e il contadino (campesino), che ha preservato l’arte e l’ha infusa con le virtù del lavoro: forza, umiltà, serietà e, soprattutto, Nobleza (Nobiltà).
Lo Strato Eroico (L’Epica): Il legame con i grandi Puntales (campioni), che trasformano la brega (lotta) da un gioco a un’epopea, una battaglia narrativa tra archetipi (il Fuerte contro il Mañoso).
Lo Strato Moderno (L’Identità): Il legame con la Canariedad (l’identità canaria), che usa la Lucha come scudo culturale contro l’omologazione della globalizzazione e come simbolo politico di autonomia.
Questi strati dell’immaginario non restano astratti. Trovano espressione concreta in rappresentazioni culturali tangibili: nella pietra delle statue, nei colori dei dipinti, nei versi delle poesie, nelle telecamere della televisione e persino nelle etichette dei prodotti al supermercato. Analizzare queste rappresentazioni significa decodificare il simbolo della Lucha Canaria.
SEZIONE I: IL SIMBOLO DELLE ORIGINI – L’ARCHETIPO DEL GUANCHE
L’ancoraggio più potente della Lucha nell’immaginario collettivo è la sua funzione di “ponte temporale” verso un passato idealizzato: l’epoca pre-ispanica. Il luchador moderno non è visto solo come un atleta; è il discendente diretto, l’erede fisico e spirituale del Guanche.
La Costruzione del Mito: Il “Nobile Selvaggio” Canario La percezione moderna del Guanche è un costrutto culturale. Le cronache della Conquista (come visto nel punto 3) descrivevano gli aborigeni con un misto di ammirazione per la loro forza fisica e disprezzo per il loro “paganesimo”. Fu solo molto più tardi, nel XIX secolo, con l’avvento del Romanticismo e del movimento intellettuale del Costumbrismo, che gli intellettuali canari “riscoprirono” i loro antenati.
Influenzati dalle filosofie europee (come quella di Rousseau sul “nobile selvaggio”), iniziarono a proiettare sul Guanche un’immagine idealizzata: un popolo puro, forte, coraggioso, che viveva in armonia con la natura e che possedeva un codice morale superiore (la Nobleza), poi “corrotto” dalla conquista.
In questa narrazione, la Lucha Canaria divenne la prova vivente di questa eredità. Divenne l’unica, autentica reliquia di quel mondo perduto, il “filo diretto” che legava il contadino del XX secolo al guerriero del XIV. Praticare la Lucha, o anche solo assistervi, divenne un atto di riappropriazione di questa identità primordiale, un modo per affermare un’identità autoctona distinta da quella “importata” dalla Spagna continentale.
Rappresentazioni nella Scultura Pubblica: L’Eroe di Pietra e Bronzo Il modo più visibile in cui questo immaginario si manifesta è nello spazio pubblico. Le piazze delle Canarie sono popolate da rappresentazioni di questo passato eroico.
Le Statue dei “Menceyes” (Re Aborigeni): L’esempio più famoso è il complesso scultoreo nella Plaza de la Patrona de Canarias a Candelaria (Tenerife). Nove imponenti statue in bronzo dei Menceyes (i re indigeni) che governavano l’isola prima della conquista.
Analisi della Rappresentazione: Queste statue non sono ritratti storici; sono proiezioni dell’immaginario. I Menceyes sono raffigurati come guerrieri classici: fisici idealizzati, pose eroiche, sguardi fieri. Non sono “selvaggi”, sono “re”. La loro forza fisica è la loro virtù principale.
Il Legame: Sebbene non siano raffigurati mentre lottano, essi sono l’archetipo del luchador originale. Incarnano la forza, la fierezza e il legame con la terra che l’immaginario collettivo assegna alla Lucha. Sono i “santi patroni” spirituali del terrero.
Monumenti Diretti alla Lucha: In molti villaggi e città, esistono monumenti dedicati specificamente alla Lucha, e quasi tutti la collegano al passato aborigeno.
Esempio: Il Monumento a la Lucha Canaria a Santa Cruz de Tenerife (vicino al Terrero Pancho Camurria). Quest’opera non raffigura lottatori moderni con camisetas e sponsor, ma figure idealizzate, seminude, la cui fisicità e il cui abbigliamento (o assenza di esso) evocano direttamente l’epoca pre-ispanica.
Analisi: Il messaggio di queste sculture è chiaro: la Lucha che si pratica oggi non è un’invenzione moderna, ma la continuazione di un rito antico. La statua “congela” l’arte nel suo momento di massima purezza mitica.
Il “Terrero” come Spazio Simbolico del Passato Nell’immaginario collettivo, anche lo spazio fisico della lotta è una rappresentazione culturale.
La Sabbia (El Jable): Il terrero non è un “ring” o un “tatami”. È un cerchio di sabbia. Questa sabbia non è un materiale sportivo; è un simbolo. È la “tierra madre” (la madre terra), è la spiaggia dove i Guanches potrebbero aver lottato, è il suolo vulcanico dell’isola.
I Piedi Nudi: L’atto (come visto nel punto 13) di togliersi le scarpe prima di entrare nel terrero è un rituale di connessione. Il luchador moderno, nel momento in cui i suoi piedi nudi toccano la sabbia, smette simbolicamente di essere un cittadino del XXI secolo e “torna” allo stato primordiale del suo antenato Guanche. È un atto di purificazione e di connessione con la radice.
L’Autenticità: Questo è il motivo per cui la Lucha è percepita come infinitamente più “autentica” (autóctona) di sport globalizzati come il calcio o il basket. Quelli sono sport “importati”. La Lucha è lo sport nato da quella terra.
Nell’immaginario collettivo, quindi, il luchador non è un atleta qualunque: è il custode di un DNA culturale, un rappresentante vivente di un passato idealizzato, nobile e fiero.
SEZIONE II: L’IMMAGINARIO MORALE – LA “NOBLEZA” E L’EPICA DEL MONDO RURALE
Se il Guanche è la radice mitica, il pastore e il contadino (campesino) sono il tronco storico. L’immaginario collettivo non venera solo l’origine, ma anche la conservazione. L’arte è sopravvissuta alla Conquista (come visto nel punto 3) grazie ai contadini e ai pastori che la praticavano nelle romerías (feste) e per risolvere dispute.
Questo “strato” rurale ha infuso nella Lucha la sua rappresentazione culturale più potente: la Nobleza (Nobiltà).
La “Nobleza” come Valore Rurale Nell’immaginario collettivo, la Nobleza (il codice etico che vieta la violenza e impone di aiutare l’avversario a rialzarsi) non è un’invenzione moderna. È la virtù del contadino.
La Spiegazione Mimetica: La Lucha è nobile perché il contadino canario è nobile. È un uomo di parola (hombre de palabra), la cui forza (forgiata dal lavoro duro, non dalla palestra) è usata per costruire, non per distruggere. È serio (serio), umile (humilde) e rispettoso.
L’Atto Simbolico: Il gesto di aiutare l’avversario a rialzarsi è la rappresentazione più potente di questo immaginario. È un’affermazione che scuote lo spettatore. Non è “fair play”. È la dimostrazione che, finito il “gioco” (la brega), la comunità (il villaggio, l’isola) è più importante della vittoria individuale. È l’etica del mondo rurale, dove i vicini devono collaborare per sopravvivere, anche dopo una disputa.
Rappresentazioni nella Pittura: Il “Costumbrismo” Questo immaginario rurale è stato immortalato dai pittori del movimento Costumbrista (fine XIX e inizio XX secolo). Questi artisti (come Manuel González Méndez o Gumersindo Robayna) erano affascinati dalla vita popolare e videro nella Lucha la quintessenza dell’anima canaria.
Analisi di un’Opera Tipo (es. La Luchada di M. González Méndez):
La Scena: I dipinti costumbristi raramente mostrano la Lucha come un duello violento e isolato. La rappresentano sempre nel suo contesto sociale: una festa, una romería.
I Protagonisti: I luchadores non sono “guerrieri”, ma contadini. Sono raffigurati a torso nudo (simbolo di forza virile) ma con i loro pantaloni da lavoro (calzón). Sono robusti, sani, “figli della terra”.
Il Pubblico: Attorno a loro c’è l’intero villaggio. È fondamentale la presenza delle donne in abiti tradizionali (trajes de maga) e degli anziani (los viejos).
Il Messaggio: Il messaggio di queste opere è chiaro. La Lucha non è uno sport da arena, è un momento di coesione della società rurale tradizionale. È una celebrazione della forza, ma di una forza sana, comunitaria e folklorica. Questi dipinti hanno “congelato” l’immagine della Lucha come simbolo della virtù contadina, un’immagine che persiste ancora oggi.
Rappresentazioni nella Letteratura e nella Musica Folklorica Questo immaginario morale è inciso anche nella tradizione orale, nella musica e nella poesia popolare.
Le “Coplas” e le “Décimas”: La Lucha è un tema ricorrente nella poesia improvvisata (punto cubano) e nelle coplas (strofe) cantate durante le parrandas (feste musicali).
L’Elogio dell’Astuzia (“Maña”): Molto spesso, i versi non lodano la forza bruta, ma l’astuzia. Una copla potrebbe recitare (in traduzione): “Tutti lo vedevano così forte / lui, così piccolo, lo aspettava / e con un rapido sgambetto [traspié] / sulla sabbia lo faceva addormentare”.
L’Elogio della “Nobleza”: Altri versi lodano il campione non per le vittorie, ma per il suo carattere: “È un Puntal di grande fama / ma vale di più come persona / non c’è rivale che atterra / che non aiuti a rialzarsi con onore”.
La Musica Folklorica: Brani di isas, folías o malagueñas (generi musicali canari) spesso includono riferimenti alla Lucha, usandola come metafora della vita, dell’amore o dell’orgoglio per la propria terra.
In questo strato dell’immaginario, la Lucha è il codice morale del popolo. È la rappresentazione di un “dover essere” etico, un ideale di forza temperata dall’umiltà.
SEZIONE III: L’IMMAGINARIO EPICO – IL “PUNTAL” E LA NARRAZIONE DELLA “BREGA”
L’immaginario collettivo ha bisogno di eroi. Non basta una filosofia astratta. Ha bisogno di nomi, volti e storie. Il terzo strato dell’immaginario della Lucha è la sua dimensione epica, costruita attorno alla figura del Puntal (il campione) e alla narrazione della luchada (la gara).
Il “Puntal” come Eroe Moderno (L’Erede del Guanche) Il Puntal (classificato A, B o C) è la figura centrale. Nell’immaginario collettivo, è l’incarnazione moderna del guerriero Guanche e la prova vivente della virtù contadina. È un semidio locale.
L'”Apodo” (Il Soprannome) come Atto di Mitizzazione: La cultura della Lucha raramente usa i nomi di battesimo. Usa gli apodos. Questo non è un dettaglio: è l’atto che trasforma l’uomo (es. Francisco María de León) nel mito (es. “El Pollo de Ubre”).
L’apodo (come “Faro de Maspalomas”, “El Palmero”) lega l’eroe alla sua terra (geografia) o alla sua caratteristica (forza o abilità).
Il Puntal diventa un’icona, un simbolo che cammina. La sua fama (il suo prestigio, come visto nel punto 23 sull’economia) è il capitale principale del suo villaggio.
La Narrazione Archetipica: “El Fuerte” contro “El Mañoso” L’immaginario collettivo non è statico; ha bisogno di una trama. La Lucha Canaria fornisce la trama più antica e soddisfacente di tutte: la battaglia tra la forza e l’intelligenza.
L’intero immaginario epico della Lucha si regge su questo dualismo:
L’Archetipo de “El Fuerte” (Il Forte):
Rappresenta: La forza della natura, la stabilità, la potenza pura, la roccia. È l’erede della forza erculea del “Pollo de Ubre”.
Simbologia: Spesso associato (a volte stereotipicamente) a Gran Canaria. È l’Iliade: l’epica della forza.
L’Archetipo de “El Mañoso” (L’Astuto, Il Tecnico):
Rappresenta: L’intelligenza, la velocità, il sentido (la sensibilità), l’acqua che erode la roccia. È l’erede della “magia” di “El Palmero”.
Simbologia: Spesso associato a Tenerife o La Palma. È l’Odissea: l’epica dell’ingegno.
La “Luchada” come Rappresentazione Teatrale Per il pubblico, la luchada (l’incontro a squadre) non è solo uno sport. È un dramma rituale dove questi archetipi si scontrano.
Il Pubblico “Consapevole”: Il pubblico conosce questa narrazione. Quando il Mandador (allenatore) manda il piccolo mañoso del club contro il gigante fuerte della squadra avversaria, il terrero trattiene il fiato. Non stanno guardando uno sport; stanno guardando la rievocazione del mito di David e Golia.
Il “Pique” (La Rivalità): La rivalità tra isole (Tenerife vs. Gran Canaria) è l’espressione massima di questa narrazione. La stampa, la TV e i viejos (i vecchi) sulle gradinate leggono ogni luchada attraverso questa lente: “La nostra maña (astuzia) ha battuto la loro fuerza (forza)”, o viceversa.
Rappresentazioni nei Media Moderni: La Fabbrica dell’Epica Questo immaginario epico non si crea da solo. È attivamente costruito e amplificato dai media locali, che agiscono come i “cantori” moderni di questa epopea.
La Stampa Sportiva Locale (es. El Día, Canarias7):
Il Linguaggio: Le sezioni dedicate alla Lucha non usano un linguaggio sportivo neutro. Usano un lessico epico.
Terminologia: Si parla di “giganti”, “eroi”, “caduti” (caídos), “impresa eroica” (gesta), “battaglia” (batalla), “onore” (honor).
La Narrativa del “Fichaje”: Il trasferimento (il fichaje) di un Puntal da un’isola all’altra (come analizzato nel punto 23 sull’economia) viene trattato dalla stampa non come un trasferimento di mercato, ma come un tradimento (traición) o un ritorno a casa (vuelta a casa). Questo alimenta l’immaginario del Puntal come eroe legato al suo popolo.
La Televisione (Radio Televisión Canaria – RTVC):
La Messa in Scena: La RTVC trasmette le luchadas più importanti. Il modo in cui vengono riprese è cruciale. L’uso dello slow-motion per una maña spettacolare, i primi piani sul volto sofferente del Puntal, le interviste post-sconfitta.
Il “Narratore” (Il Commentatore): Il commentatore (spesso un ex-luchador) ha il ruolo dell’aedo greco. Non si limita a descrivere l’azione (“Ha eseguito una Pardelera“). La interpreta e la carica di significato: “Che maña! Che intelligenza! Questo è il sentido di Tenerife! Ha ingannato il gigante!”.
L’Effetto: La TV trasforma l’evento locale in un dramma collettivo, condiviso da tutto l’arcipelago, e solidifica lo status dei Puntales come celebrità la cui “storia” (narrativa) è seguita da tutti.
SEZIONE V: L’IMMAGINARIO MODERNO – IL SIMBOLO CONTESO
L’ultimo strato dell’immaginario è quello contemporaneo, dove la Lucha, da simbolo incontestato, è diventata un simbolo conteso. L’immaginario collettivo moderno è definito da un conflitto: quello tra l’autenticità e la globalizzazione.
La Lucha come “Brand” (Marchio) della “Canariedad” Nell’era moderna, l’identità è un “brand”. La Lucha Canaria è diventata il “logo” non ufficiale della Canariedad.
Uso Politico: I politici usano la Lucha per proiettare un’immagine di “autenticità” e “vicinanza al popolo”. Essere fotografati in un terrero, stringere la mano a un Puntal, indossare la camiseta di un club, è un classico della comunicazione politica canaria. Il politico “prende in prestito” i valori della Lucha (forza, nobiltà, radici).
Uso Commerciale (La Rappresentazione Pubblicitaria):
I brand locali usano l’immagine del luchador per vendere i loro prodotti, associandoli agli stessi valori.
Esempio: Una pubblicità di Leche Sander (una marca di latte locale) o di Gofio (la farina tostata) mostra un luchador che consuma il prodotto, e poi lo mostra mentre esegue una maña di potenza.
Il Messaggio (Semiotica): Il sillogismo è: (A) La Lucha è la nostra forza, la nostra tradizione (lo nuestro). (B) Questo prodotto è il cibo della Lucha. (C) Dunque, questo prodotto è lo nuestro, è la forza della nostra terra.
In questa rappresentazione, il luchador non è un atleta, ma un “brand ambassador” dell’autenticità canaria.
Il Conflitto Centrale: Autenticità contro Banalizzazione Turistica L’immaginario collettivo moderno è definito da una profonda ansia: l’ansia di perdere questa autenticità a causa del turismo di massa e della globalizzazione.
La Rappresentazione Banalizzata (La “Postcard”):
È la Lucha rappresentata nelle brochure turistiche, nei resort di Maspalomas o Playa de las Américas. È l’esibizione per i turisti inglesi o tedeschi.
Analisi dell’Immagine: Questa rappresentazione è “corrotta”. È una Lucha decontestualizzata. Manca il pique (la rivalità), manca la comunità (los viejos), manca la strategia del Mandador. È una “danza folkloristica”, una performance sterile, una Lucha-light. È un simbolo ridotto a stereotipo.
L’Immaginario della Resistenza (Il “Vero” Canario):
L’immaginario collettivo locale reagisce a questa banalizzazione con forza. Crea una contro-narrazione: quella dell’autenticità.
La Narrazione: “Quella non è la vera Lucha. La vera Lucha è solo nei villaggi dell’entroterra (medianías). È quella sporca di sabbia, sudata, urlata. È quella della cantera (il vivaio), non quella per il turista”.
In questo immaginario, la Lucha diventa un atto di resistenza culturale. Praticarla o assistervi (nella sua forma “reale”) diventa un modo per l’abitante locale di distinguersi dal turista e di affermare la propria identità “non corrotta”.
L’Ombra della Globalizzazione: Il “Nobile Sconfitto” Infine, l’immaginario moderno è stato plasmato dalla concorrenza globale, in particolare dal calcio (Fútbol) e dalle Arti Marziali Miste (MMA).
L’Immagine dell’Assediato: La Lucha non è più l’unica arena. Il calcio domina i media. L’MMA (con la sua estetica globale, l’UFC, e la sua violenza “reale”) attira i giovani.
La Nuova Narrativa: La Lucha, nell’immaginario collettivo, assume un nuovo ruolo: quello del “nobile perdente” o del “custode assediato”.
Rappresentazioni nei Documentari: I documentari moderni sulla Lucha raramente ne celebrano il trionfo. Più spesso, ne raccontano la lotta per la sopravvivenza. La telecamera si concentra su un Mandador anziano che si lamenta che “i giovani preferiscono la PlayStation”, o su un club povero che non riesce a pagare le bollette.
L’MMA come “Altro”: L’MMA (come l’UFC) viene usato nell’immaginario come l’opposto polare della Lucha. L’MMA è “sangue”, “gabbia”, “violenza”, “denaro globale”, “mancanza di rispetto” (il trash talking). La Lucha, al contrario, è “sabbia”, “comunità”, “non violenza”, “Nobleza”.
L’Eccezione (Juan Espino): L’unico luchador che ha avuto successo globale nell’MMA, Juan Espino, non ha “corrotto” l’immaginario. Al contrario, lo ha rafforzato. La narrativa è diventata: “Il nostro campione, con la nostra tecnica nobile, è andato nel loro mondo violento e li ha battuti usando la nostra arte (le sue proiezioni sono pura Lucha)”. È la vittoria finale dell’identità locale sul globale.
Conclusione La Lucha Canaria, nell’immaginario collettivo, è molto più di uno sport. È una narrazione vivente che le Isole Canarie usano per definire sé stesse.
È il Guanche che le radica in un passato eroico e autoctono. È il Contadino che ne definisce il codice morale, basato sulla Nobleza e sul lavoro. È il Puntal che trasforma la brega in un’epopea, una battaglia di archetipi. Ed è, oggi, il simbolo della “Canariedad” che resiste all’omologazione, un’identità complessa rappresentata in ogni statua, in ogni dipinto costumbrista, in ogni trasmissione televisiva e in ogni accesa discussione sulle gradinate di un terrero.
GESTIONE DELL'INFORTUNIO E LONGEVITÀ: LA MEDICINA DELLA LUCHA CANARIA
La Lucha Canaria, come analizzato in precedenza, è un’arte definita da un paradosso: è un sistema di combattimento ritualizzato e “nobile”, privo di colpi o di qualsiasi intenzione lesiva (Nobleza), ma è al contempo uno degli sport di contatto più fisicamente esigenti al mondo. La sua pratica, basata su sollevamenti esplosivi, torsioni ad alta velocità e cadute costanti su una superficie instabile come la sabbia (jable), genera un profilo di stress biomeccanico unico.
Di conseguenza, la “Medicina della Lucha Canaria” è un campo altamente specializzato, un ecosistema complesso che si trova all’intersezione tra l’ortopedia sportiva moderna, la fisioterapia avanzata, la preparazione atletica e, in modo significativo, una profonda saggezza tradizionale.
Questo capitolo non si concentra sulle controindicazioni per chi inizia (già trattate nel punto 17), ma sulla realtà del praticante attivo. Si rivolge al luchador e al Mandador (allenatore) analizzando il “cosa succede dopo” l’inevitabile infortunio e, soprattutto, quali strategie (tecniche, fisiche e mentali) permettono a un atleta di raggiungere la longevità, la capacità di una carriera lunga e produttiva sui terreros (le arene di sabbia).
La gestione dell’infortunio e la ricerca della longevità nella Lucha non sono viste come un fallimento o un segno di debolezza; sono considerate parte integrante della maestria. Un Puntal (campione) non è solo colui che vince, ma colui che sa come durare.
SEZIONE I: L’EPIDEMIOLOGIA DELL’INFORTUNIO – IL PROFILO DI RISCHIO DEL LUCHADOR
Prima di poter gestire un infortunio, è necessario comprenderlo. La Lucha non produce gli infortuni traumatici acuti della boxe (commozioni cerebrali) o dell’MMA (fratture facciali). Invece, genera un profilo di lesioni molto specifico, derivante da tre meccanismi principali:
Carico di Compressione e Torsione: Derivante dalle mañas de agarre (tecniche di sollevamento).
Forze Rotazionali su Appoggio Instabile: Derivanti dalle mañas de desvío (tecniche di squilibrio) sulla sabbia.
Impatto da Caduta (Caída): Sebbene la sabbia attutisca, le cadute ripetute generano micro-traumi.
L’intera medicina sportiva della Lucha ruota attorno alla gestione delle tre aree anatomiche che questi meccanismi mettono in crisi.
La “Triade Maledetta”: Le Tre Aree Critiche
Statisticamente e aneddoticamente, la carriera di un luchador è quasi sempre definita dalla salute di tre complessi articolari.
1. Il Complesso Lombo-Sacrale (La Zona Lombare)
Perché è a Rischio: È il “punto di rottura” dell’atleta di potenza (El Fuerte). La Lucha Canaria è un’arte di sollevamento. Le tecniche regine come la Cogida de Muslo, il Cucharón e la Levantada sono, dal punto di vista biomeccanico, l’equivalente di uno stacco da terra (deadlift) o di un sollevamento Atlas stone, ma eseguite in modo esplosivo, spesso in posizioni asimmetriche e contro un avversario che oppone resistenza attiva.
Meccanismo di Lesione: La pressione intradiscale durante un sollevamento di 120 kg da una posizione flessa (agachada) è immensa. Se il core (il corsetto addominale-lombare) del luchador cede, o se la tecnica è “sporca” (eseguita “di schiena” e non “di gambe”), tutto il carico si concentra sulle vertebre lombari (L4, L5, S1).
Patologie Tipiche:
Stiramenti e Contratture Lombari: L’infortunio più comune e (relativamente) benigno.
Discopatie e Protrusioni: L’usura cronica dei dischi intervertebrali.
Ernia del Disco (Ernia Discale): L’infortunio “killer” per un luchador. Un’erniazione acuta, che comprime il nervo sciatico, può significare la fine di una stagione o, nei casi peggiori, della carriera.
2. Il Complesso del Ginocchio (La Rodilla)
Perché è a Rischio: È il “punto di rottura” dell’atleta tecnico (El Mañoso). Il ginocchio è l’articolazione che paga il prezzo più alto per l’interazione tra due elementi: le forze di torsione delle mañas e l’instabilità della sabbia.
Meccanismo di Lesione: La sabbia (jable) non è un tatami. Un tatami permette al piede di “scivolare” (ruotare) durante una torsione, scaricando parte della forza. La sabbia, al contrario, è instabile ma ad alto attrito: il piede tende a “piantarsi” (clavarse).
Quando un luchador esegue una rotazione esplosiva (es. Burra, Pardelera) o si difende da essa (es. Trancada), il suo piede si pianta nella sabbia, ma il suo corpo (femore e bacino) continua a ruotare. Tutta questa forza di torsione (torque) si scarica sul ginocchio.
Patologie Tipiche:
Lesione del Legamento Crociato Anteriore (LCA): L’infortunio traumatico più temuto al ginocchio. È il classico “pop” durante una rotazione o un cambio di direzione improvviso. Richiede quasi sempre un intervento chirurgico e 6-9 mesi di stop.
Lesioni Meniscali: L’usura o lo strappo del “cuscinetto” del ginocchio, spesso causato da una torsione sotto carico (es. uno squat profondo per una Cogida).
Distorsioni dei Legamenti Collaterali (LCM, LCL): Comuni durante le cadute laterali o quando un Toque (tocco) colpisce il ginocchio dall’esterno o dall’interno.
3. Il Complesso Scapolo-Omerale (La Spalla)
Perché è a Rischio: La spalla è l’articolazione più mobile del corpo, e quindi la più instabile. Nella Lucha, è sottoposta a stress di trazione estremi e a impatti da caduta.
Meccanismo di Lesione:
Trazione (Traction): La agarrada (la presa) è una battaglia di trazione. Le mañas come il Sacón sono “strappi” potenti. La contra-maña di resistere a una trazione mette la cuffia dei rotatori e il bicipite sotto uno stress enorme.
Caduta (Caída): Sebbene si insegni a “non puntare le mani” (no poner las manos), l’istinto di proteggersi durante una caduta laterale o all’indietro è forte. Cadere su un braccio teso trasferisce tutto l’impatto alla spalla (o alla clavicola).
Patologie Tipiche:
Lussazione (Dislocazione) della Spalla: Uno degli infortuni più dolorosi e recidivanti.
Lesione SLAP (Lesione del Labbro Glenoideo): Uno strappo della “guarnizione” (il labbro o cercine) che tiene stabile la spalla, spesso causato da una trazione improvvisa o una caduta.
Tendinopatia/Lesione della Cuffia dei Rotatori: L’usura cronica data dalla trazione costante.
A queste tre aree principali, si aggiungono infortuni secondari ma frequenti come le distorsioni della caviglia (a causa della sabbia) e le lesioni alle dita (l’avversario che cade sulla mano, o il dito che si incastra nel calzón).
SEZIONE II: LA MEDICINA DELL’ACUTO – LA GESTIONE SUL CAMPO E NELLE PRIME 48 ORE
La gestione dell’infortunio inizia nel secondo esatto in cui avviene. Il modo in cui un infortunio viene gestito nei primi minuti e nelle prime ore spesso determina l’intera prognosi e i tempi di recupero.
Fase 1: L’Intervento sul Terrero (I Primi 60 Secondi) Quando un luchador cade e non si rialza immediatamente, si attiva un protocollo non scritto ma rigoroso, che è un misto di Nobleza e primo soccorso.
Il Ruolo dell’Avversario (La Nobleza Medica): La prima regola della Nobleza (aiutare a rialzarsi) si trasforma. L’avversario che ha eseguito la maña ha la responsabilità immediata di “proteggere” l’infortunato. Non esulta. Si ferma, valuta, e se il compagno è a terra per un infortunio (e non per una semplice caduta), non lo tocca, non lo muove (specialmente se si sospetta un trauma al collo o alla schiena) e chiama immediatamente l’arbitro e il Mandador.
Il Ruolo dell’Arbitro: L’arbitro ferma il tempo e chiama l’assistenza medica.
Il Ruolo del “Mandador” e del Fisioterapista: Nei club di alto livello, è presente un fisioterapista (el Fisio) o un assistente. Il loro primo compito è una valutazione rapida (Test A-B-C, valutazione dello stato di coscienza, localizzazione del dolore).
L’Immobilizzazione: In caso di sospetto trauma cervicale o lombare grave, la priorità assoluta è non muovere l’atleta. Si attende l’arrivo del personale medico qualificato.
Lesioni Articolari (Ginocchio/Spalla): La valutazione è rapida (es. “Dove fa male? Hai sentito ‘pop’? Puoi muoverlo?”). L’obiettivo è portare l’atleta fuori dal terrero in sicurezza, senza che appoggi peso sull’arto leso.
Fase 2: Il Protocollo R.I.C.E. / P.O.L.I.C.E. (La Fase Infiammatoria) Una volta portato a bordo terrero o nello spogliatoio, inizia la gestione dell’infiammazione acuta. Il vecchio protocollo R.I.C.E. (Rest, Ice, Compression, Elevation – Riposo, Ghiaccio, Compressione, Elevazione) è stato aggiornato, ma i principi di base rimangono.
P – Protection (Protezione): L’arto leso (es. un ginocchio) deve essere protetto da ulteriori traumi. Spesso si usano stampelle (muletas) o un tutore (rodillera).
O.L. – Optimal Loading (Carico Ottimale): Questo è il cambiamento moderno. Non più “Rest” (riposo assoluto), ma “Carico Ottimale”. Il riposo assoluto porta all’atrofia muscolare e alla rigidità. L’arto deve essere mosso, ma senza dolore e senza carico, per stimolare la guarigione.
I – Ice (Ghiaccio): Fondamentale. L’applicazione di ghiaccio (hielo) per 15-20 minuti è cruciale per vasocostringere i vasi sanguigni, ridurre il gonfiore (hinchazón) e l’infiammazione.
C – Compression (Compressione): Un bendaggio compressivo (vendaje) aiuta a limitare il versamento (edema).
E – Elevation (Elevazione): Tenere l’arto sollevato sopra il livello del cuore per aiutare il drenaggio linfatico.
Fase 3: La Diagnosi (Capire il Danno) La medicina moderna dello sport è chiara: “non si può trattare ciò che non si è diagnosticato”.
L’Importanza della Diagnostica per Immagini: Il Mandador o il fisioterapista indirizzeranno l’atleta a una visita specialistica.
Raggi X (Rayos X): Utili per escludere fratture ossee.
Ecografia (Ecografía): Molto usata per lesioni muscolari (strappi, stiramenti) e tendinee.
Risonanza Magnetica (Resonancia Magnética – RMN): Lo standard aureo per gli infortuni della Lucha. È l’unico strumento che può “vedere” con chiarezza i tessuti molli: legamenti (LCA del ginocchio), menischi, dischi intervertebrali (ernie) e il labbro della spalla (lesioni SLAP).
Fase 4: Il Dilemma Tradizionale – Il “Sobador” Qui la medicina moderna della Lucha incontra la sua anima tradizionale. In molti villaggi canari, la prima persona a cui un luchador si rivolge (spesso prima dell’ospedale, specialmente per problemi di schiena o contratture) non è il medico, ma il “Sobador” o “Curandero”.
Chi è: È il “guaritore” tradizionale, l’osteopata/chiropratico del popolo. Una figura che non ha una laurea in medicina, ma che ha “mani” (manos) che, secondo la tradizione, sanno “sentire” un muscolo contratto (un nudo) o un osso “fuori posto” (descolocado) e, attraverso massaggi profondi, manipolazioni e unguenti tradizionali, “risolvono” il problema.
Il Contesto: Per secoli, questa è stata l’unica medicina disponibile.
La Gestione Moderna: Oggi c’è un conflitto/collaborazione.
Pericolo: Un sobador che manipola una schiena con un’ernia discale acuta non diagnosticata può causare danni neurologici permanenti.
Beneficio: Per contratture muscolari, stiramenti o blocchi articolari minori, la loro abilità nel massaggio profondo (terapia manuale) è spesso più efficace e rapida di un ciclo di fisioterapia convenzionale.
Conclusione: La “Medicina della Lucha” moderna spesso integra le due cose: il luchador va prima a fare la Risonanza Magnetica (medicina moderna) per escludere danni gravi, e poi va dal sobador di fiducia per “sciogliere” la contrattura (medicina tradizionale).
SEZIONE III: LA MEDICINA DELLA LONGEVITÀ – STRATEGIE DI PREVENZIONE E ADATTAMENTO
La gestione dell’infortunio acuto è solo la prima parte. La vera “Medicina della Lucha Canaria” è quella che si occupa della longevità. Come fa un Puntal a lottare fino a 40 anni, quando il suo corpo subisce l’equivalente di un incidente d’auto ogni fine settimana?
La longevità non è “non infortunarsi”. È un approccio proattivo basato su tre pilastri: Prevenzione, Gestione del Carico e Adattamento Tecnico.
Pilastro 1: La Prevenzione (“Pre-hab”) – L’Armatura Muscolare Il modo migliore per non rompere una struttura è renderla più forte delle forze che la colpiscono. La preparazione fisica moderna (P.F.), se fatta correttamente, è la prima medicina preventiva.
Focus 1: Il “Core” come Protezione Lombare:
Un luchador non può permettersi un core (addominali, obliqui, lombari, glutei) debole. Il Mandador moderno ha integrato nella P.F. (Punto 9) una routine di core training ossessiva.
Esercizi Chiave: Non solo crunches. Si usano Plank (e le sue varianti), Pallof Press (anti-rotazione), Stacchi da Terra e Squat (fatti in palestra, con tecnica perfetta) per costruire un “corsetto” muscolare che protegga i dischi intervertebrali durante le Cogidas.
Focus 2: La “Blindatura” del Ginocchio (Propriocezione e Pliometria):
Per combattere l’instabilità della sabbia, il luchador deve allenare la risposta neuromuscolare.
Esercizi Chiave: Allenamento su tavolette instabili (bosu), balzi (pliometria) sulla sabbia, e rafforzamento dei muscoli glutei e femorali (la catena posteriore), che agiscono come i “freni” del legamento crociato anteriore.
Focus 3: Il “Grip” e la Salute della Spalla:
Per la spalla, la prevenzione si concentra sul rafforzamento della cuffia dei rotatori (extra-rotatori) e dei muscoli scapolari, per dare stabilità all’articolazione.
Per la presa (grip), si allena l’avambraccio per prevenire tendiniti come l’epicondilite (“gomito del tennista/luchador”).
Pilastro 2: La Gestione del Carico (Load Management) Questo è un concetto moderno, cruciale per la longevità. Il Mandador non può allenare i suoi atleti al 100% ogni giorno.
Periodizzazione (Periodización): L’allenamento deve essere periodizzato:
Pre-Stagione: Volume alto, focus sulla forza massimale (P.F. pesante) e sulla base aerobica (recupero).
In-Stagione: Volume più basso, intensità alta. Il focus si sposta dalla P.F. alla tecnica e alla tattica. L’allenamento serve a mantenere la forma, non a distruggere l’atleta.
La Gestione del “Puntal”: Il Puntal (campione) ha un carico di gara unico (deve lottare 4-5 volte a sera).
La sua longevità dipende da come si allena tra le luchadas. Un Puntal veterano non fa sparring (il Corro) pesante il lunedì se ha lottato la domenica. Farà un lavoro leggero, di recupero, di mobilità e di analisi video.
Il Mandador esperto “protegge” il suo Puntal, usandolo in allenamento solo per le rifiniture tattiche.
Pilastro 3: La Longevità Tecnica (L’Adattamento: da “Fuerte” a “Mañoso”) Questa è la strategia di longevità più elegante e, forse, la più importante. È la “Medicina” che il luchador applica a sé stesso, cambiando il suo “stile” per adattarsi ai limiti del suo corpo che invecchia.
La Carriera del “Fuerte” (Il Lottatore di Potenza):
La Gioventù: Un lottatore giovane, forte e esplosivo (un Fuerte) basa la sua carriera sulle mañas de agarre. La sua tecnica preferita è la Cogida de Muslo. È uno stile dispendioso, ad alto impatto, che si basa sulla superiorità fisica.
L’Usura: A 30-35 anni, questo stile diventa insostenibile. La schiena inizia a far male. I sollevamenti non sono più così esplosivi. L’atleta si infortuna più spesso e recupera più lentamente.
La Scelta: A questo punto, il Fuerte ha due scelte: ritirarsi o evolversi.
L’Evoluzione nel “Mañoso” (Il Lottatore Tecnico/Astuto):
La Transizione: La longevità appartiene al Mañoso. Il luchador veterano, che non può più contare sulla sua esplosività, deve iniziare a contare sul suo “sentido” (la sensibilità) e sulla sua esperienza.
Il Cambio di Repertorio:
Abbandona le “Mañas” Rischose: Smette quasi completamente di usare la Cogida de Muslo (troppo stressante per la schiena).
Perfeziona le “Mañas” a Basso Impatto: Diventa un maestro delle mañas de desvío (tecniche di deviazione).
Specializzazione: La sua “arma” diventa la Pardelera (lo sgambetto rotante), il Traspié (lo sgambetto) o il Garabato (l’uncino). Queste tecniche non richiedono forza massimale, ma tempismo perfetto e sentido.
Diventa un Maestro della “Contra”: L’arma suprema del veterano è la contra-maña (la contro-tecnica). Non attacca più. Aspetta. “Invita” l’avversario giovane e forte ad attaccare, e usa la sua stessa forza e il suo slancio per atterrarlo con un piccolo, impercettibile, movimento.
La “Medicina dell’Astuzia”: Questa evoluzione stilistica è la medicina della longevità. L’atleta sostituisce la fisiologia (forza esplosiva) con la neurologia (tempismo, sentido). Smette di combattere contro i suoi avversari e contro il suo stesso corpo, e inizia a usare l’intelligenza.
Esempi Storici: I lottatori più longevi della storia (come Alfredo Martín “El Palmero”, che ha lottato fino a un’età avanzata) erano mañosos puri. La loro tecnica era la loro medicina preventiva.
La Medicina “Invisibile”: Recupero e Nutrizione Infine, la longevità moderna dipende dalla gestione delle 22 ore al di fuori del terrero.
Nutrizione (Nutrición): Un luchador è un atleta pesante che deve muoversi velocemente. La dieta (tradizionalmente basata sul gofio) è oggi più scientifica.
Controllo dell’Infiammazione: Una dieta anti-infiammatoria (ricca di omega-3, povera di zuccheri e cibi processati) è fondamentale per gestire il dolore cronico e l’usura articolare (artrosis).
Recupero: Proteine per la riparazione muscolare e carboidrati per ripristinare il glicogeno.
Recupero (Recuperación):
Sonno (Sueño): Il sonno è il principale strumento di recupero. È durante il sonno che il corpo ripara i micro-traumi dell’allenamento.
Terapie Attive: Fisioterapia, massaggi, e persino le visite regolari al sobador per “mantenere” la schiena allineata, fanno parte della routine di un Puntal veterano.
Conclusione La medicina della Lucha Canaria è un sistema olistico e profondamente integrato. Inizia con la Nobleza, che funge da sistema di sicurezza filosofico, eliminando gli infortuni più gravi (da colpi e leve). Prosegue con una moderna medicina dello sport, necessaria per diagnosticare (RMN) e riparare (chirurgia) i danni traumatici inevitabili a schiena, ginocchia e spalle. Si nutre della saggezza tradizionale, incarnata dal sobador, che gestisce il trauma muscolare quotidiano. Ma, in ultima analisi, la vera longevità non si trova sul lettino del fisioterapista. Si trova sul terrero. È la capacità del Mandador di gestire i carichi di allenamento e, soprattutto, la capacità del luchador di evolvere, di accettare i limiti del proprio corpo e di trasformare la sua forza giovanile in un’astuzia (maña) da veterano. La longevità nella Lucha non è solo sopravvivenza fisica; è l’apice della maestria tecnica e intellettuale.
L'ECOSISTEMA MARZIALE: ANALISI COMPARATIVA DELLA LUCHA CANARIA NEL CONTESTO DELLE LOTTE TRADIZIONALI MONDIALI
Per comprendere appieno la Lucha Canaria, non è sufficiente analizzarla come un’entità isolata. Essa deve essere compresa nel suo contesto nativo, come la specie dominante di un ecosistema marziale unico e straordinariamente complesso. Le Isole Canarie, a causa del loro isolamento per quasi duemila anni prima della conquista europea, hanno agito come una “Galapagos” marziale, permettendo l’evoluzione di pratiche di combattimento autoctone con un livello di specializzazione che non ha eguali.
Questo ecosistema non ha prodotto una sola arte, ma un sistema completo di discipline che coprono l’intero spettro del combattimento umano. Se la Lucha Canaria è l’espressione del combattimento sociale, del grappling e della risoluzione dei conflitti, essa vive in simbiosi con la sua arte sorella, il Juego del Palo (Il Gioco del Bastone), che rappresenta l’autodifesa armata e l’arte del colpo.
Insieme, queste discipline fondamentali formano la base dell’identità marziale canaria. L’analisi di questo ecosistema si estende poi alle discipline correlate – le arti globali (Judo, Lotta, MMA) – per capire come questo sistema autoctono interagisce, si scontra, si fonde e compete con il mondo moderno.
Questa sezione analizzerà la Lucha Canaria come il centro di gravità di questo ecosistema, esplorandone le interazioni con le sue controparti fondamentali e le sue moderne relazioni con le arti marziali globali.
SEZIONE I: LA DISCIPLINA FONDAMENTALE (GRAPPLING) – IL RUOLO DELLA LUCHA CANARIA
All’interno dell’ecosistema canario, la Lucha Canaria (già ampiamente analizzata) occupa il ruolo di regolatore sociale.
La Funzione Ecologica: La Lucha è l’arte del grappling puro. Come abbiamo visto, il suo intero sistema (tecniche incruente, divieto di colpi, Nobleza, terrero di sabbia) è stato progettato non per la guerra, ma per la risoluzione dei conflitti. La sua funzione storica come “duello giudiziario” (Punto 3, 6) l’ha posizionata come il sistema di giustizia e di gestione dell’onore della comunità.
Sviluppo Fisiologico: Forma l’atleta nello sviluppo della forza statica e di sollevamento (dovuta alla Cogida de Muslo), dell’equilibrio propriocettivo (dovuto alla sabbia) e, soprattutto, del “sentido” tattile (la capacità di leggere l’avversario attraverso la presa al calzón).
Il Dominio (Grappling): È l’arte dello squilibrio e del controllo del corpo a corpo.
La Lucha, tuttavia, è solo metà del quadro. Per secoli, lo stesso pastore o contadino che praticava la Lucha per risolvere una disputa d’onore, doveva anche difendersi da un cane selvatico, da un ladro o da un rivale in un contesto non rituale. Per questo, l’ecosistema ha sviluppato una disciplina complementare e opposta.
SEZIONE II: LA DISCIPLINA FONDAMENTALE (STRIKING) – IL JUEGO DEL PALO CANARIO
Se la Lucha è l’arte della pace, il Juego del Palo (o Banan, come alcuni lo chiamano usando un presunto termine Guanche) è l’arte della difesa. È la seconda disciplina fondamentale dell’arcipelago, e l’analisi della Lucha è incompleta senza la sua controparte. È un sistema di scherma con bastone autoctono, le cui origini, come quelle della Lucha, risalgono ai Guanches.
Contesto Storico e Filosofico: “Tocar y no ser Tocado” Come la Lucha, il Palo è stato preservato dai pastori e dai contadini. Il palo (bastone) era il loro attrezzo multiuso: usato per camminare, per guidare il bestiame (el regatone) e per saltare i burroni (el Salto del Pastor). Naturalmente, divenne anche un’arma di difesa.
La filosofia del Palo, però, è diversa da quella della Lucha:
Lucha: L’obiettivo è caer (far cadere), con un’etica di Nobleza (non ferire).
Juego del Palo: L’obiettivo è “tocar y no ser tocado” (toccare e non essere toccati).
Il Juego (Gioco) è un duello ritualizzato, una scherma. I due jugadores (giocatori) si affrontano in una brega (lotta) di attacchi e difese. L’obiettivo non è colpire con forza per infortunare (sebbene la pratica sia pericolosa e richieda un controllo immenso), ma “marcare” (marcar) il colpo. Si deve dimostrare di poter colpire l’avversario in un punto vitale, evitando al contempo i suoi colpi.
È un’arte basata sulla velocità, il tempismo, il riflesso e il lavoro di gambe (juego de pies).
L’Arsenale: Le Tre “Armi” Fondamentali del Palo Il “Juego del Palo” non è uno stile unico, ma una famiglia di stili (le scuole) definiti dall’arma (il bastone) utilizzata. La scelta del legno è fondamentale (spesso almendro – mandorlo, acebiño – agrifoglio, o altri legni locali duri e flessibili). Le tre armi principali definiscono tre stili di combattimento.
1. Il Palo Corto (Il “Purgar” o “Palo de una Mano”)
Descrizione: Un bastone corto, che va dalla spalla al suolo, o più corto. Spesso è il bastone usato per il Salto del Pastor.
Uso: È l’arma più veloce. Può essere usato a una mano (come una sciabola o un machete) o a due mani. È uno stile di difesa personale a corta distanza, molto rapido e dinamico, con molti movimenti di polso.
2. Il Palo Medio (La “Vara”)
Descrizione: Questo è il bastone “classico” del Juego, quello più comunemente visto nelle esibizioni. Misura approssimativamente dall’ascella al suolo, o leggermente più alto di un uomo (1.5 – 1.8 metri).
Uso: È l’arma più tecnica e fluida. Si impugna sempre a due mani, ma la sua caratteristica unica è la “agarrada corredera” (presa scorrevole). Le mani non sono fisse, ma “corrono” lungo il legno, allungando e accorciando l’arma per cambiare istantaneamente la distanza di attacco (colpendo con la punta, la punta) o di difesa (bloccando con il centro, el centro). Questo crea un flow (flusso) di combattimento ipnotico e continuo, fatto di mulinelli, finte e cambi di guardia.
3. Il Palo Largo (La “Lata”)
Descrizione: Un bastone molto lungo, che può superare i 2.5 metri. È tipico di Fuerteventura.
Uso: Deriva dal bastone usato per il salto (Salto del Pastor) su distanze maggiori. Il suo juego è molto diverso. È più lento, più potente. Si basa sul tenere la lunga distanza, usando colpi potenti (latazos) e ampi movimenti difensivi, quasi come una falange.
Le Tecniche del Palo (L’Antitesi della “Maña” di Grappling) Il vocabolario del Palo è l’opposto di quello della Lucha. Non è agarrar (afferrare), ma golpear (colpire).
El Mandado (“Il Comando” / Il Colpo):
È l’attacco. Non si dice “colpo”, ma “comando”, il che implica un atto di volontà e controllo. I mandados sono fluidi e spesso rotatori (es. mandado de cabeza, mandado de costado).
La Atajada (“Il Blocco” / La Parata):
È la difesa. Si usa il proprio bastone per intercettare (atajar) il colpo dell’avversario. Il suono secco del legno contro legno (tocar madera) è il “suono” del Palo.
La Esquiva (“L’Evasione”):
La difesa superiore. Invece di bloccare (un atto statico), il jugador si muove, uscendo dalla linea di attacco. Questo richiede un juego de pies (lavoro di gambe) eccezionale.
La Finta (L’Inganno Visivo):
Se la maña della Lucha è l’inganno tattile (il sentido), la “finta” del Palo è l’inganno visivo. Si finge un mandado in alto per costringere l’avversario a una atajada alta, scoprendo così i fianchi o le gambe per il colpo reale.
Le Scuole del Palo (Gli “Stili” Sopravvissuti) Questa è la differenza più tragica e profonda rispetto alla Lucha Canaria. Come analizzato nel Punto 10, la Lucha Canaria ha perso i suoi stili regionali (es. la Lucha Corrida di Fuerteventura) a causa dell’unificazione del Reglamento del 1943. La Lucha è diventata uno “sport unificato”.
Il Juego del Palo, non essendo mai diventato uno “sport” di massa allo stesso modo, non ha mai subito questa “pulizia” federativa. Di conseguenza, ha preservato i suoi lignaggi e le sue scuole storiche.
Proprio come il Karate (Shotokan, Goju-Ryu) o il Kung Fu (Wing Chun, Hung Gar), il Palo è diviso in “Stili” che portano il nome dei Maestri (Maestros) che li hanno codificati e tramandati. Queste sono le “scuole armate” fondamentali dell’ecosistema:
Stile Déniz (Gran Canaria):
Maestro Fondatore: Paquito Déniz.
Caratteristiche: Famoso per la sua purezza tecnica, la sua fluidità e la sua enfasi sulla precisione. È uno stile molto elegante, che usa la Vara (palo medio) con grande maestria. È considerato uno degli stili più “raffinati” e difficili.
Stile Acosta (Tenerife):
Maestro Fondatore: Miguel Acosta.
Caratteristiche: Spesso descritto come uno stile più “rustico” (nel senso di funzionale e diretto), molto radicato nella tradizione di La Laguna. È noto per la sua efficacia, la sua solidità difensiva e la sua potenza.
Stile Morales (Tenerife):
Maestro Fondatore: Eugenio Morales.
Caratteristiche: Un altro grande stile di Tenerife, con un’enfasi diversa sul juego de pies e sulla gestione della distanza.
Stile Verga (El Hierro):
Maestro Fondatore: Tomás Verga.
Caratteristiche: Lo stile dell’isola di El Hierro, noto per la sua economia di movimento e la sua efficacia, adattata all’isolamento dell’isola.
Stili di La Palma: L’isola di La Palma è una fucina di stili, spesso tramandati all’interno di famiglie (come i Calero), noti per la loro velocità (velocidad) e l’uso del palo corto.
Questa sopravvivenza degli stili rende il Palo un archivio vivente di come la Lucha avrebbe potuto essere se non fosse stata unificata.
SEZIONE III: LA SINERGIA FONDAMENTALE (LUCHA + PALO + SALTO)
L’ecosistema canario non è completo senza l’interazione tra le sue parti. Per secoli, il pastore (pastore) canario era l’atleta ibrido per eccellenza. Era, al contempo, un luchador, un jugador de palo e un saltador (saltatore).
La Terza Disciplina (Utility): Il “Salto del Pastor”
Descrizione: Questa non è un’arte marziale, ma un’arte di movimento (utility). È la tecnica di usare un palo largo (chiamato garrote o lanza) con una punta di metallo (regatón) per navigare i terreni impossibili delle isole: scendere dirupi, saltare burroni (barrancos).
Il Legame: È la disciplina che “lega” l’uomo all’arma. Il pastore viveva con il suo bastone. Era la sua “terza gamba”. Era naturale che quel bastone diventasse la sua arma (Juego del Palo).
L’Ecosistema del Singolo Atleta: Il Cross-Training Naturale L’atleta tradizionale canario era un “triatleta” marziale. Le discipline non erano separate; si alimentavano a vicenda.
Cosa la LUCHA dà al PALO:
Forza del Tronco (Core) e Presa (Grip): La Lucha costruisce una forza del core e una forza di presa (dovuta al calzón) che sono direttamente trasferibili alla capacità di maneggiare il bastone con potenza e controllo.
Stabilità (Base): La Lucha sulla sabbia crea una “base” e un equilibrio quasi inscalfibili, che rendono il jugador de palo difficile da sbilanciare.
Cosa il PALO dà alla LUCHA:
Lavoro di Gambe (Juego de Pies): Il Palo è ossessionato dal lavoro di gambe e dall’evasione (esquiva). Un luchador che pratica il Palo sviluppa un’agilità, una velocità di entrata e uscita e una gestione della distanza superiori.
Tempismo (Timing) e Riflessi: Il Palo è un’arte di reazione visiva (vedere il colpo e bloccarlo). La Lucha è un’arte di reazione tattile (sentire la presa).
Il “Sentido” Visivo: Il jugador de palo impara a “leggere” l’intenzione di attacco negli occhi, nelle spalle e nelle anche dell’avversario. Questo sentido visivo, applicato alla Lucha, gli permette di anticipare la maña dell’avversario prima ancora che inizi la pressione sulla presa.
L’ecosistema fondamentale, quindi, crea un atleta ibrido: con la forza di base e la sensibilità tattile del luchador, e con la velocità di reazione e il lavoro di gambe del jugador de palo.
SEZIONE IV: LE “SPECIE INVASIVE” – L’INTERAZIONE CON LE DISCIPLINE GLOBALI CORRELATE
L’ecosistema canario è rimasto relativamente isolato fino alla metà del XX secolo. Con la globalizzazione e il boom turistico, le “specie invasive” (le arti marziali globali) sono arrivate e hanno iniziato a interagire con le discipline fondamentali.
Relazione 1: Lucha Canaria vs. Judo e Lotta Olimpica (Greco/Libera) Queste sono le discipline di grappling più correlate sul piano sportivo.
La Relazione: Rivalità Istituzionale e Tecnica
Judo: Il Judo è arrivato nelle Canarie ed è diventato uno sport popolare. La relazione è di concorrenza per lo stesso “mercato” (bambini e adulti che cercano un’arte di grappling).
Confronto Tecnico: Il Judoka che prova la Lucha si trova in difficoltà: la sua presa alta (sul judogi) è inutile. Deve imparare da zero la presa bassa al calzón. Il luchador che prova il Judo si trova in difficoltà: la sua difesa contro le prese alte è debole e non conosce il newaza (lotta a terra), che nella Lucha non esiste.
Lotta Olimpica: La Lotta Libera (Freestyle Wrestling) è tecnicamente la più “correlata” alla Lucha. Entrambe sono ossessionate dall’attacco alle gambe (Takedowns / Cogida de Muslo). Un lottatore di Libera si adatta molto rapidamente alla Lucha, e viceversa.
La Fusione: Atleti moderni di Lucha spesso praticano la Lotta Libera o il Judo per completare la loro formazione, in particolare per partecipare a competizioni nazionali spagnole o internazionali (come i campionati di lotte tradizionali della UWW).
Relazione 2: Lucha Canaria vs. Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ) e Grappling Questa è una relazione moderna e sinergica.
Il Contesto: Il BJJ è esploso nelle Canarie come nel resto del mondo.
Il “Buco” del BJJ: La cultura del BJJ è ossessionata dalla lotta a terra (guardia, passaggi), ma storicamente debole nella lotta in piedi (takedowns).
La “Soluzione” della Lucha: I praticanti di BJJ nelle Canarie hanno scoperto che il loro ecosistema locale offre la soluzione perfetta. La Lucha Canaria è un sistema di takedown (atterramento) di livello mondiale.
La Sinergia: Si è creato un “matrimonio” tecnico. Le palestre di BJJ incoraggiano i loro studenti a fare “cross-training” nella Lucha Canaria per sviluppare una “base” (equilibrio), un sentido per lo squilibrio e un repertorio di atterramenti (mañas) che i loro avversari di BJJ (che non hanno mai visto una Pardelera o un Garabato) non sanno come difendere.
L’Atleta Ibrido: Questo crea un grappler moderno formidabile: con la scienza dei takedown della Lucha e la scienza della sottomissione del BJJ.
Relazione 3: Juego del Palo vs. Scherma Storica (HEMA) e Arti Filippine (Kali/Escrima) L’ecosistema armato ha avuto la sua interazione.
Arti Filippine (Kali/Escrima/Arnis): Quando i maestri filippini sono arrivati in Europa, c’è stato un riconoscimento reciproco. Entrambi sono sistemi di bastone (Palo vs. Olisi) basati sulla fluidità, la velocità e i colpi rotatori.
Scherma Storica (HEMA): Il Juego del Palo è, di fatto, la HEMA (Historical European Martial Arts) canaria. È un lignaggio di scherma ininterrotto. I praticanti di HEMA (spada lunga, sciabola) che studiano il Palo trovano parallelismi incredibili nel tempismo, nella gestione della distanza (timing e measure) e nel lavoro di gambe.
L’Influenza: Questa interazione ha “internazionalizzato” il Palo, facendolo riconoscere non solo come un “folklore”, ma come un’arte marziale armata sofisticata e legittima a livello mondiale.
SEZIONE V: L’IBRIDO MUTANTE – L’ECOSISTEMA CANARIO E L’AVVENTO DELL’MMA
La prova finale per qualsiasi ecosistema marziale nel XXI secolo è il confronto con l’ambiente più competitivo e spietato: le Arti Marziali Miste (MMA). L’MMA è il grande “test di pressione” che chiede: “La tua arte tradizionale è solo un rituale, o funziona davvero?”.
L’ecosistema canario ha risposto a questa domanda in modo inequivocabile, producendo uno degli atleti di grappling più efficaci emersi in Europa: Juan Espino “El Guapo” (o “El Trota”).
Il Caso Studio: Juan Espino e la Traduzione della “Maña” La carriera di Juan Espino (vincitore del reality “The Ultimate Fighter” e lottatore UFC) è la tesi di laurea dell’ecosistema marziale canario. Espino è un prodotto puro di quell’ecosistema: un Puntal A di Lucha Canaria, con una conoscenza anche di altre lotte.
La sua ascesa ha permesso al mondo di vedere come le mañas, nate sulla sabbia per scopi non violenti, si “traducono” nel contesto del combattimento moderno.
La Traduzione Tecnica (Lucha -> MMA)
La Base (Equilibrio): Anni di Lucha sulla sabbia instabile hanno dato a Espino un equilibrio e una “base” che altri lottatori di MMA (spesso provenienti dal BJJ o dalla Boxe) non possiedono. È incredibilmente difficile da atterrare.
Il “Sentido” (Il Clinch): Il sentido tattile (sviluppato dalla presa al calzón) si traduce perfettamente nel clinch dell’MMA. Espino “sente” l’avversario e anticipa i suoi movimenti.
La “Cogida de Muslo” (Il Takedown): Questa è la traduzione più diretta. La Cogida de Muslo della Lucha è, biomeccanicamente, una variante del “High Single Leg Takedown” (singola gamba alta) della Lotta Libera. Espino usa questa tecnica (un sollevamento potente della gamba dell’avversario) con un’efficacia devastante nella gabbia.
Il “Garabato” / “Pardelera” (Gli “Trips”): Le mañas de desvío (sgambetti) si traducono in “trips” (inciampi) nel clinch. Mentre l’avversario si concentra sul non farsi sollevare, Espino usa un rapido Garabato (uncino) o Traspié (sgambetto) – tecniche invisibili per chi non le conosce – per atterrare l’avversario con il minimo sforzo.
La Prova di Efficacia: Espino ha dimostrato che la Lucha Canaria non è un “gioco”, ma un sistema di grappling in piedi d’élite, la cui efficacia è pari (e per certi versi superiore, nello squilibrio) a quella della Lotta Olimpica.
Il Conflitto Filosofico (MMA vs. Nobleza) L’ibridazione, tuttavia, non è priva di conflitti. L’ecosistema canario è stato messo in crisi filosofica.
La Violenza dell’MMA: L’MMA include il “Ground and Pound” (colpire l’avversario a terra). Questo è l’atto più antitetico che si possa immaginare alla Lucha Canaria.
La Rottura della Nobleza: L’atto fondativo della Lucha è ayudar a levantar (aiutare a rialzarsi). L’atto fondativo dell’MMA (spesso) è colpire l’avversario mentre è caduto.
Il Dibattito Interno: Questo ha creato un dibattito acceso nell’arcipelago.
I Puristi: Vedono l’MMA come una “corruzione” dell’arte. Temono che i giovani, vedendo il successo nell’UFC, inizieranno a praticare la Lucha non con Nobleza, ma con l’aggressività dell’MMA, “sporcandola” e tradendone l’anima.
I Modernisti: Vedono Espino come l’ambasciatore che ha portato la Lucha sul palcoscenico mondiale. Sostengono che l’efficacia dimostrata nell’MMA non fa che aumentare il prestigio dell’arte, attirando nuovi giovani nelle escuelas.
Conclusione: Un Ecosistema Completo e Funzionale L’analisi dell’ecosistema marziale canario rivela un sistema quasi perfetto nella sua concezione e completezza.
Non è una singola arte, ma una sfera marziale che copre tutte le distanze e tutti gli obiettivi:
Movimento/Utilità: Il Salto del Pastor (l’arte di muoversi).
Combattimento Armato (Striking): Il Juego del Palo (l’arte della difesa e del controllo).
Combattimento Disarmato (Grappling): La Lucha Canaria (l’arte della giustizia e dello squilibrio).
È un ecosistema che ha formato per secoli un atleta ibrido, capace di adattarsi. La Lucha Canaria, come disciplina fondamentale, ha fornito la base di forza, sensibilità e, soprattutto, l’etica della Nobleza che funge da centro morale del sistema.
L’interazione moderna con le arti globali (BJJ, MMA) non ha ucciso questo ecosistema. Al contrario, ne ha testato la validità e, attraverso atleti come Juan Espino, ha dimostrato al mondo che i principi biomeccanici e la sensibilità neurologica sviluppati sulla sabbia dei terreros non sono folklore, ma una scienza del combattimento di altissimo livello.
a cura di F. Dore – 2025