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COSA E'
La Scherma Pugliese rappresenta un’arte marziale storica e un sistema di combattimento tradizionale profondamente radicato nella cultura e nella storia della Puglia, una regione del sud Italia. Non è una mera disciplina sportiva moderna, ma piuttosto una forma di scherma antica, sviluppatasi nel corso dei secoli come metodo di difesa personale e di duello, sia a scopo onorifico che per la risoluzione di dispute. Questa disciplina si distingue per il suo forte legame con le tradizioni locali, le dinamiche sociali e le esigenze pratiche di un tempo in cui il saper maneggiare un’arma era una competenza essenziale per molti strati della popolazione, dai nobili ai contadini.
A differenza della scherma olimpica, che è altamente codificata e sportivizzata, la Scherma Pugliese mantiene un carattere più diretto e orientato all’efficacia del combattimento reale. Le sue radici affondano in un contesto storico-sociale complesso, dove la necessità di proteggersi da aggressioni, brigantaggio o per difendere il proprio onore era una realtà quotidiana. Questo ha portato allo sviluppo di tecniche specifiche, spesso adattate alle esigenze e alle peculiarità del territorio e delle armi disponibili. La sua evoluzione è stata influenzata da diverse correnti schermistiche europee, ma ha saputo conservare una propria identità distintiva, plasmata dalla mentalità e dal temperamento pugliese.
La Scherma Pugliese non si limita all’uso della spada, ma include anche altre armi tradizionali, come il bastone, il coltello e, in alcuni contesti, anche l’uso a mani nude. Questa versatilità la rende un sistema di combattimento completo, che insegna non solo la maestria nell’uso delle armi, ma anche la gestione della distanza, del tempo, la strategia e la psicologia del confronto. L’aspetto culturale e didattico è fondamentale: non si tratta solo di imparare a colpire, ma anche di comprendere i principi che sottostanno al movimento, alla postura e alla mentalità del duellante.
La trasmissione di questa arte avveniva tradizionalmente di generazione in generazione, spesso all’interno di famiglie o di piccole comunità, preservando gelosamente i propri segreti e le proprie peculiarità stilistiche. Questo ha portato alla nascita di diversi stili e scuole, ognuna con le proprie sfumature e approcci, ma tutte unite da un filo conduttore comune che le lega alla tradizione pugliese. Negli ultimi decenni, grazie all’impegno di appassionati e ricercatori, la Scherma Pugliese ha conosciuto una riscoperta, passando da un sapere quasi esclusivamente orale e pratico a una fase di studio, codificazione e diffusione, pur mantenendo intatto il suo spirito originale e la sua autenticità.
Oggi, praticare la Scherma Pugliese significa immergersi in un patrimonio storico e culturale di inestimabile valore, apprendere non solo le tecniche di combattimento, ma anche i valori di onore, rispetto, disciplina e autocontrollo che ne sono alla base. È un ponte tra il passato e il presente, un modo per riscoprire le proprie radici e per coltivare una forma di movimento che è al contempo arte, difesa personale e profonda espressione dell’identità pugliese. La sua unicità risiede proprio in questa fusione di pragmatismo marziale, ricchezza culturale e profondo senso di appartenenza.
CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE
La Scherma Pugliese è un’arte marziale che trascende la mera tecnica di combattimento, inglobando una filosofia e un sistema di valori che ne definiscono l’essenza. Le sue caratteristiche distintive la rendono unica nel panorama delle arti marziali storiche. Innanzitutto, l’efficacia pratica è al centro di ogni movimento e principio. Ogni tecnica è concepita per essere funzionale in un contesto di duello o difesa personale, mirando a neutralizzare rapidamente l’avversario. Non vi è spazio per movimenti superflui o estetici fine a sé stessi; ogni azione è diretta e mirata all’obiettivo.
La gestione della distanza (la cosiddetta “misura”) e del tempo (il “tempo giusto” per agire) sono concetti fondamentali. Il duellante pugliese è addestrato a controllare lo spazio tra sé e l’avversario, entrando e uscendo dalla “misura” di attacco in modo fluido e repentino. Questo è strettamente legato alla capacità di percepire e sfruttare il momento opportuno per l’azione, sia essa un attacco, una parata o una disimpegnata. La velocità e la precisione nell’esecuzione sono quindi elementi imprescindibili per il successo.
Un altro aspetto chiave è la mentalità del duellante. La Scherma Pugliese non è solo una disciplina fisica, ma anche mentale. Richiede freddezza, lucidità, capacità di analisi rapida della situazione e di adattamento. Il controllo delle proprie emozioni, in particolare della paura e dell’aggressività, è cruciale. La filosofia sottostante enfatizza l’onore, il rispetto per l’avversario e la disciplina. Non si tratta di una violenza indiscriminata, ma di un confronto regolato, anche se potenziale letale, dove l’abilità e l’intelligenza prevalgono sulla forza bruta. Il concetto di “onore” è particolarmente sentito e si riflette nella correttezza del comportamento e nell’adesione a un codice etico non scritto.
La varietà delle armi utilizzate è un’ulteriore caratteristica distintiva. Sebbene la spada sia centrale, l’abilità nel maneggiare il bastone, il coltello e persino le mani nude evidenzia l’approccio olistico al combattimento. Questo significa che i principi di movimento, di guardia, di attacco e difesa sono trasversali e possono essere applicati con diverse armi, o senza armi, dimostrando la versatilità del sistema. L’addestramento non si concentra su un’unica arma, ma sviluppa una comprensione profonda dei principi biomeccanici e tattici applicabili in diverse situazioni.
La personalizzazione dello stile è un aspetto che, sebbene non codificato, era spesso presente nelle scuole tradizionali. Ogni maestro o schermidore esperto poteva sviluppare leggere variazioni o “segreti” basati sulla propria corporatura, sulle proprie preferenze e sull’esperienza. Questo non significava una rottura con la tradizione, ma piuttosto un affinamento e un adattamento che rendevano lo stile vivo e dinamico. Tuttavia, la base rimaneva solida e riconoscibile.
Infine, la riservatezza e la trasmissione orale sono stati aspetti cruciali per secoli. Molti maestri custodivano gelosamente le proprie conoscenze, trasmettendole solo a un ristretto numero di allievi meritevoli. Questo ha contribuito a preservare l’autenticità e la specificità di ogni scuola, ma ha anche reso più complessa la ricostruzione e la standardizzazione di questa arte marziale negli ultimi decenni. La filosofia sottostante promuove la crescita personale attraverso la disciplina, la perseveranza e lo studio continuo, non solo delle tecniche, ma anche dei principi etici e morali che ne sono alla base.
LA STORIA
La storia della Scherma Pugliese è un affascinante intreccio di necessità pratiche, evoluzioni sociali e influenze culturali, che affonda le sue radici in un passato lontano e si sviluppa parallelamente alle vicende storiche del Mezzogiorno d’Italia. Sebbene non esista una data di fondazione precisa o un atto di nascita formale, le sue origini possono essere fatte risalire al periodo medievale, quando il maneggio delle armi era una competenza diffusa e vitale in un territorio costantemente attraversato da conflitti e dominazioni straniere. La Puglia, punto di incontro e scontro tra diverse culture (bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola), ha assorbito e rielaborato diverse tecniche e approcci al combattimento, plasmando uno stile unico e distintivo.
Durante il Rinascimento e l’età moderna, la scherma conobbe un’età d’oro in tutta Italia, e la Puglia non fece eccezione. Le scuole di scherma fiorirono nelle principali città, e maestri di spada pugliesi erano rinomati per la loro abilità. In questo periodo, la spada, in particolare la spada da lato e successivamente lo spadino, divenne non solo uno strumento di guerra, ma anche un accessorio indispensabile per la nobiltà e la borghesia, simbolo di status e onore. I duelli, seppur spesso proibiti, erano una pratica comune per risolvere questioni di onore o affari, e il saper maneggiare l’arma con destrezza era una questione di vita o di morte.
Un momento cruciale nella storia della Scherma Pugliese fu l’arrivo della dominazione spagnola. La scherma spagnola, con il suo approccio razionale e geometrico (la Verdadera Destreza), esercitò una notevole influenza sulla scherma italiana in generale e su quella pugliese in particolare. Tuttavia, la scherma pugliese non si limitò a copiare, ma adattò e fuse questi principi con le proprie tradizioni e la propria mentalità, creando un sistema che, pur assimilando elementi esterni, manteneva una forte identità regionale. Si sviluppò un approccio più pragmatico e meno accademico rispetto ad alcune scuole del nord Italia, focalizzato sull’efficacia nel contesto del duello reale e della difesa personale.
Con il XVIII e XIX secolo, e l’avvento delle armi da fuoco, il ruolo della spada come strumento bellico diminuì, ma il suo utilizzo come arma da duello e da difesa personale rimase forte. In particolare, in un contesto sociale dove il brigantaggio era una piaga e la legge spesso debole, il coltello e il bastone divennero armi di difesa personale quotidiana per la popolazione comune. La scherma con il coltello e con il bastone, spesso chiamata “Scherma Contadina” o “Scherma di Coltello”, si diffuse ampiamente, diventando un elemento distintivo della cultura marziale pugliese, tramandata oralmente e praticamente tra i contadini, i pastori e gli artigiani. Questi stili erano caratterizzati da una grande fluidità, rapidità e un uso sapiente del corpo intero.
Il XX secolo ha rappresentato un periodo di declino per la Scherma Pugliese, a causa della scomparsa dei duelli, della repressione del brigantaggio e dell’introduzione di nuove forme di difesa personale. Molte scuole e maestri cessarono di insegnare, e gran parte del sapere rischiava di andare perduto. Tuttavia, alcuni custodi della tradizione hanno continuato a praticare e tramandare le loro conoscenze in contesti ristretti, spesso all’interno di famiglie o circoli di amici.
Negli ultimi decenni, grazie all’impegno di ricercatori, storici e appassionati, si è assistito a una riscoperta e a un processo di recupero della Scherma Pugliese. Scuole e associazioni si sono impegnate a studiare manoscritti, intervistare gli ultimi depositari del sapere e ricostruire le tecniche, permettendo a questa antica arte di rivivere e di essere apprezzata anche nel contesto moderno, sia come disciplina marziale che come patrimonio culturale inestimabile.
CHI È IL SUO FONDATORE
Contrariamente ad alcune arti marziali orientali che vantano un fondatore unico e riconosciuto, la Scherma Pugliese non ha un singolo “fondatore” nel senso stretto del termine. Si tratta piuttosto di un’arte marziale evolutiva e collettiva, il cui sviluppo è stato il risultato di secoli di pratiche, esperienze, influenze e adattamenti da parte di innumerevoli maestri, schermidori e praticanti anonimi che hanno contribuito a plasmarla nel tempo. Non esiste una figura storica alla quale si possa attribuire la creazione ex novo di questo sistema.
La sua nascita è stata un processo organico, influenzato da diversi fattori: le necessità di difesa personale in un territorio turbolento, le interazioni con altre tradizioni schermistiche europee (in particolare spagnole e napoletane), le specificità delle armi disponibili e le caratteristiche culturali del popolo pugliese. Molti maestri, nel corso dei secoli, hanno contribuito ad arricchire questa tradizione, introducendo nuove tecniche, affinando principi esistenti o sviluppando stili personali.
Se dovessimo identificare figure di spicco, non si tratterebbe di fondatori, ma piuttosto di illustri maestri che, in epoche diverse, hanno lasciato un segno significativo nello sviluppo o nella conservazione di specifiche branche della Scherma Pugliese. Spesso, questi maestri non erano figure pubbliche nel senso moderno, ma piuttosto uomini rispettati nelle loro comunità, depositari di un sapere pratico e letale.
Ad esempio, nell’ambito della Scherma di Coltello, spesso tramandata in contesti rurali e familiari, si potrebbero menzionare maestri come Don Antonio Montinaro da Presicce, nel Salento, o figure legate a specifiche “scuole” locali di paese, i cui nomi sono stati tramandati oralmente, ma di cui spesso mancano fonti scritte dettagliate. Questi erano individui che avevano acquisito una profonda conoscenza dell’uso del coltello attraverso l’esperienza pratica e la trasmissione familiare, diventando punti di riferimento per la loro comunità.
Nel contesto della scherma con la spada, figure come il Maestro Michele Del Trono da Barletta, vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, sono stati importanti per la codificazione e la trasmissione di un certo stile di scherma pugliese, in particolare quella legata all’uso dello spadino o della sciabola da duello. Tuttavia, anche in questi casi, si trattava di maestri che ereditavano e raffinavano una tradizione preesistente, piuttosto che crearla dal nulla.
La mancanza di un unico fondatore rende la storia della Scherma Pugliese ancora più affascinante, poiché evidenzia la sua natura di sapere collettivo, forgiato da generazioni di uomini e donne che hanno vissuto e combattuto in Puglia. Il vero “fondatore” è, in un certo senso, il popolo pugliese stesso, con la sua resilienza, il suo ingegno e la sua necessità di difesa. La tradizione si è evoluta attraverso l’esperienza pratica, l’adattamento ai contesti specifici e la trasmissione di conoscenze da parte di maestri anonimi e riconosciuti, che hanno contribuito, ognuno a suo modo, a plasmare questa ricca e complessa arte marziale. La riscoperta moderna si basa proprio sul recupero di questi frammenti di sapere dispersi, per ricomporre il quadro di un’arte che è espressione profonda dell’identità regionale.
MAESTRI/ATLETI FAMOSI DI QUEST’ARTE
La natura storica e spesso riservata della Scherma Pugliese, in particolare nelle sue forme più tradizionali e legate al territorio, rende difficile stilare un elenco di “atleti famosi” nel senso moderno del termine, come si farebbe per uno sport olimpico. Piuttosto, è più appropriato parlare di maestri illuminati e depositari della tradizione, spesso figure leggendarie all’interno delle loro comunità, che hanno contribuito in modo significativo a preservare e tramandare quest’arte. Molti di questi nomi sono stati tramandati oralmente o compaiono in testi storici e ricerche etnografiche recenti.
Nel contesto della Scherma di Coltello Pugliese, spesso legata a contesti rurali e familiari, spiccano nomi come il già citato Don Antonio Montinaro di Presicce (Lecce), considerato uno degli ultimi grandi maestri di coltello del Salento. La sua conoscenza non derivava da studi accademici, ma da una vita di pratica e da una trasmissione diretta e ininterrotta all’interno della sua famiglia e della sua comunità. Era noto per la sua abilità, la sua freddezza e la sua profonda comprensione della psicologia del duello. La sua figura è emblematica della trasmissione orizzontale e informale che ha caratterizzato gran parte di questa tradizione.
Un altro nome di rilievo, spesso associato alla scherma con il bastone e il coltello in Puglia, è quello di Nonno Domenico Colucci (Maestro Domenico Colucci) di Putignano (Bari). Considerato un’altra colonna portante della tradizione schermistica pugliese, ha tramandato le sue conoscenze a pochi allievi, contribuendo a mantenere viva una parte fondamentale di questo patrimonio. Le sue tecniche erano caratterizzate da un approccio pragmatico e diretto, frutto di un’esperienza di vita in cui il saper combattere era una necessità.
Per quanto riguarda la Scherma di Spada, in un contesto più accademico o legato ai circoli schermistici dell’Ottocento e del primo Novecento, si possono citare figure come il Maestro Michele Del Trono da Barletta. Sebbene non fosse il “fondatore” di un nuovo stile, fu un maestro di scherma molto rispettato e influente, che insegnò l’arte della spada e della sciabola, contribuendo a mantenere viva la tradizione schermistica italiana con un’impronta pugliese. La sua opera si inseriva nel filone della scherma classica italiana, ma con le specificità e le interpretazioni proprie della regione.
Un altro nome da ricordare, sebbene più legato alla scherma accademica e sportiva, è il Maestro Agesilao Greco (1866-1963) da Taranto, uno dei più grandi maestri di scherma di tutti i tempi, celebre per la sua maestria nella spada e nella sciabola. Anche se la sua fama è più legata alla scherma sportiva e all’insegnamento a livello nazionale e internazionale, le sue radici pugliesi e la sua formazione iniziale hanno certamente influenzato il suo approccio e la sua comprensione dei principi schermistici.
È importante sottolineare che la fama di molti di questi maestri non era misurata in termini di vittorie sportive o titoli, ma dalla loro reputazione all’interno delle loro comunità, dalla loro capacità di difendersi e di difendere gli altri, e dalla loro abilità nel tramandare un sapere prezioso. La riscoperta moderna della Scherma Pugliese ha portato alla luce e alla valorizzazione di molte di queste figure, rendendo omaggio al loro contributo fondamentale alla conservazione di questa arte marziale unica. Oggi, molti degli attuali maestri e ricercatori si considerano allievi o eredi spirituali di queste figure leggendarie, continuando la loro opera di trasmissione e divulgazione.
LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI
La Scherma Pugliese, in particolare nelle sue declinazioni più popolari come la scherma di coltello e bastone, è intrisa di leggende, curiosità e aneddoti che ne arricchiscono il fascino e ne delineano il profondo legame con la cultura e il folklore locale. Queste storie, spesso tramandate oralmente, offrono uno spaccato della mentalità e delle usanze di un tempo.
Una delle leggende più diffuse riguarda la figura del “Maestro di Cerimonia” o del “Padrino di Scherma” nei duelli di coltello. Si narra che, in certi contesti tradizionali, prima di un duello “a regola d’arte” per questioni d’onore, le due parti si sarebbero rivolte a un anziano maestro, rispettato da tutti, che avrebbe supervisionato l’incontro per assicurarsi che si svolgesse secondo le regole non scritte. Questo “padrino” avrebbe avuto il potere di interrompere il duello in caso di scorrettezza o di intervento esterno, garantendo l’equità del confronto. Si diceva che il suo giudizio fosse inappellabile e che la sua parola avesse più peso di qualsiasi legge scritta. Questo sottolinea l’importanza dell’onore e delle regole, anche in un contesto così brutale.
Un’altra curiosità riguarda la “Scherma al Ciuccio”, una forma di addestramento che si narra venisse praticata in alcune zone rurali. L’idea era quella di affinare la velocità e la precisione del colpo contro un bersaglio mobile e imprevedibile. Si attaccava un pugno di paglia o uno straccio a una corda, simulando un fendente o una pugnalata, e si cercava di colpire il bersaglio mentre ondeggiava in modo irregolare. Questo metodo, seppur rudimentale, sviluppava una reattività e una capacità di lettura della traiettoria che erano fondamentali nel combattimento reale.
Molti aneddoti raccontano di duelli improvvisati per futili motivi, spesso legati a sguardi, parole mal interpretate o questioni di precedenza. Un famoso racconto popolare narra di un duello tra due contadini per una disputa sulla proprietà di un piccolo appezzamento di terra. Invece di ricorrere alle autorità, decisero di risolvere la questione “alla pugliese”, con il coltello. Il duello si svolse all’alba, alla presenza di pochi testimoni, e si concluse con un ferimento non mortale, ma sufficiente a stabilire chi fosse il “vincitore” e a risolvere la disputa. Queste storie, spesso con un fondo di verità, evidenziano come la scherma non fosse solo un’arte, ma un aspetto integrante della vita sociale.
Esistono anche leggende sui “segreti” delle lame, in particolare dei coltelli pugliesi come il “ronco” o il “coltello da pastore”. Si credeva che alcuni coltelli fossero “magici” o che portassero fortuna al loro possessore, o che la lama fosse stata forgiata con particolari incantesimi. In realtà, la “magia” risiedeva spesso nella maestria dell’artigiano che realizzava l’arma e nell’abilità del suo utilizzatore. Alcuni coltelli avevano una forma specifica che li rendeva particolarmente efficaci per certi tipi di affondi o parate, frutto di secoli di esperienza e perfezionamento.
Un aneddoto curioso riguarda la pratica di alcune tecniche di scherma di coltello che venivano simulate in modo così realistico da sembrare veri scontri, spesso durante fiere o mercati. Questo non solo serviva da allenamento, ma anche da dimostrazione di abilità, e a volte si trasformava in una forma di spettacolo per il pubblico. Era un modo per mantenere vive le tradizioni e per mostrare il valore dei combattenti locali.
Infine, le storie sui “Maestri Ombra”, figure leggendarie che vivevano nell’isolamento e che possedevano conoscenze schermistiche superiori, trasmesse solo a pochi eletti. Questi maestri, spesso con un passato misterioso, venivano consultati solo in casi estremi o per apprendere tecniche segrete. Sebbene probabilmente esagerate, queste leggende riflettono il profondo rispetto e la venerazione per la figura del maestro e per il sapere arcano che custodiva. Tali racconti, pur con il loro carattere mitologico, contribuiscono a mantenere viva l’aura di mistero e l’interesse intorno alla Scherma Pugliese.
TECNICHE DI QUEST'ARTE
Le tecniche della Scherma Pugliese sono caratterizzate da un approccio pragmatico, diretto e orientato all’efficacia nel combattimento reale. Sebbene esistano diverse varianti a seconda dello stile e dell’arma, alcuni principi e movimenti sono comuni a tutte le discipline. La base è sempre la guardia, che è la posizione iniziale da cui si parte per attaccare o difendere. Le guardie nella scherma pugliese sono spesso basse e fluide, permettendo movimenti rapidi e cambi di posizione repentini.
Nel contesto della Scherma di Spada (o Spadino/Sciabola), le tecniche si concentrano su:
- Affondi e Stoccate: Colpi di punta rapidi e precisi, mirati a punti vitali. L’affondo è spesso eseguito con un’estensione completa del braccio e un passo in avanti, sfruttando la lunghezza dell’arma. La precisione è fondamentale, cercando di colpire bersagli specifici come il petto o l’addome.
- Fendenti e Tagli: Colpi di taglio eseguiti con la lama, con traiettorie che possono essere discendenti, ascendenti o orizzontali. Sono spesso usati per creare aperture o per infliggere danni non letali ma debilitanti, ad esempio colpendo gli arti o le mani dell’avversario.
- Parate e Risposte: Azioni difensive per deviare i colpi dell’avversario, seguite immediatamente da una controffensiva. Le parate possono essere di diverse tipologie (di prima, seconda, terza, quarta, ecc.), a seconda della direzione del colpo e della posizione della lama. L’obiettivo non è solo bloccare, ma creare una “finestra” per la propria risposta.
- Disimpegni: Manovre evasive per sfuggire alla lama dell’avversario o per cambiare linea d’attacco. Sono movimenti rapidi che richiedono grande sensibilità e coordinazione.
- Colpi d’inganno: Finte e simulazioni di attacco per trarre in errore l’avversario e aprire la sua guardia.
- Passi e Spostamenti: Il gioco di gambe è cruciale per la gestione della distanza e per posizionarsi vantaggiosamente rispetto all’avversario. I passi possono essere in avanti, indietro, laterali o circolari.
Nella Scherma di Coltello Pugliese, le tecniche sono ancora più dirette e si adattano alla brevità dell’arma:
- Pugnalate e Affondi: Colpi di punta rapidi e profondi, spesso mirati a bersagli specifici come l’addome, il fianco o il collo.
- Tagli e Fendenti: Colpi di taglio, spesso eseguiti con un movimento circolare o diagonale, mirati a braccia, mani o gambe per indebolire l’avversario o per impedirgli di continuare l’attacco. La velocità e la sorpresa sono elementi chiave.
- Presa e Controllo: Data la vicinanza nel combattimento con il coltello, le tecniche includono anche prese, leve e immobilizzazioni per controllare l’avversario e creare opportunità di attacco. Si cerca di limitare la mobilità dell’avversario.
- Deviazioni e Parate con la mano libera: Spesso una mano viene usata per deviare il colpo avversario o per afferrare l’arma, mentre l’altra sferra il colpo. Questo richiede grande coraggio e precisione.
- Colpi a mano aperta o pugni: In un contesto di combattimento ravvicinato, non è raro che vengano integrati anche colpi a mano nuda per destabilizzare l’avversario prima di usare il coltello.
- Uso del corpo: La scherma di coltello enfatizza l’uso di tutto il corpo per generare potenza e per spostarsi rapidamente, usando angolazioni e movimenti laterali per evitare i colpi.
Per la Scherma di Bastone, le tecniche variano a seconda del tipo di bastone (lungo, corto, da passeggio) ma includono:
- Percosse e Colpi di punta: L’uso del bastone per colpire con forza o per affondare la punta.
- Parate e Blocchi: Usare il bastone per intercettare e deviare i colpi dell’avversario.
- Leve e Immobilizzazioni: Sfruttare la lunghezza e la rigidità del bastone per immobilizzare o controllare l’avversario.
- Tecniche di “passo e botta”: Combinazioni rapide di movimento e colpo per sorprendere l’avversario.
In tutte queste discipline, la simulazione mentale del combattimento è una tecnica chiave. L’allievo viene addestrato a visualizzare gli scenari, a prevedere le mosse dell’avversario e a reagire istintivamente e in modo efficace. La fluidità dei movimenti, la rapidità di esecuzione e la precisione millimetrica sono obiettivi costanti dell’addestramento.
LE FORME/SEQUENZE O L’EQUIVALENTE DEI KATA GIAPPONESI
Nella Scherma Pugliese, non esistono “forme” o “sequenze” codificate in modo analogo ai Kata delle arti marziali giapponesi (come il Karate o il Judo), che consistono in una serie predefinita di movimenti eseguiti individualmente contro avversari immaginari. La tradizione pugliese, essendo più orientata al pragmatismo del duello e alla trasmissione orale, ha sviluppato un approccio diverso per l’apprendimento e la memorizzazione delle tecniche.
Invece di sequenze fisse, l’allenamento tradizionale si basava sulla pratica a coppie, sul “Maestro contro allievo” e sull’applicazione diretta delle tecniche in contesti simulati. Questo permetteva una maggiore fluidità e adattabilità, poiché l’allievo imparava a reagire a situazioni imprevedibili piuttosto che a memorizzare una coreografia rigida.
Tuttavia, esistono degli equivalenti funzionali o dei metodi che svolgevano un ruolo simile ai Kata, pur non essendo formalmente “forme”:
- Sequenze di esercizi e combinazioni: I maestri insegnavano agli allievi delle sequenze di movimenti che potevano essere ripetute per acquisire memoria muscolare e automatismo. Queste non erano “forme” nel senso giapponese, ma piuttosto combinazioni di attacco e difesa che venivano praticate ripetutamente. Ad esempio, una sequenza di parata seguita da un determinato affondo, o una serie di colpi di coltello con specifici spostamenti. L’accento era sulla funzionalità e sull’applicazione diretta, piuttosto che sull’esecuzione estetica.
- “Passi” o “Giri” di Scherma: Questo termine si riferisce spesso a un insieme di movimenti o un percorso da seguire, che serviva per allenare la postura, la gestione della distanza e le transizioni tra le guardie. Potevano essere dei “percorsi” immaginari o degli esercizi con un bastone o un coltello, che l’allievo eseguiva per consolidare i principi di base. Erano esercizi dinamici, ma non necessariamente una sequenza fissa e immutabile.
- Drill specifici e condizionamento: Gran parte dell’addestramento si basava su esercizi ripetitivi per sviluppare la forza, la velocità, la precisione e la resistenza. Questi “drill” potevano assomigliare a piccoli segmenti di un kata, ma erano focalizzati su un particolare aspetto della tecnica, come la rapidità dell’affondo o la precisione di una parata.
- Duelli simulati e condizionati: Il cuore dell’allenamento era il confronto con un partner, inizialmente con ritmi lenti e poi via via più veloci, per applicare le tecniche in un contesto dinamico. Questo permetteva all’allievo di sviluppare la capacità di leggere l’avversario, di prendere decisioni rapide e di adattare le tecniche in tempo reale. Questo tipo di pratica è il più vicino a un kata nella sua funzione di “preparazione al combattimento”, ma avviene in modo interattivo.
- “Figure” o “Posizioni” tipiche: Anche se non sono sequenze, esistono delle posizioni chiave o delle “figure” che l’allievo doveva assumere con precisione e fluidità. La loro ripetizione e il passaggio da una all’altra potevano essere visti come un esercizio propedeutico, simile alla pratica delle posizioni base in un kata.
La filosofia dietro questa assenza di kata rigidi è che il combattimento reale è imprevedibile. Pertanto, l’allenamento deve sviluppare la capacità di improvvisare e di reagire, piuttosto che la memorizzazione di sequenze predefinite. L’enfasi è posta sulla comprensione dei principi e sulla capacità di applicarli in qualsiasi situazione, piuttosto che sull’esecuzione di un movimento fisso. Oggi, alcune scuole moderne di Scherma Storica o di Scherma Pugliese potrebbero aver introdotto delle sequenze didattiche per facilitare l’apprendimento, ma queste sono spesso ricostruzioni recenti e non fanno parte della tradizione millenaria originale.
UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO
Una tipica seduta di allenamento nella Scherma Pugliese, pur potendo variare a seconda della scuola, del maestro e dell’arma su cui ci si focalizza, segue generalmente una struttura ben definita, volta a sviluppare sia le capacità fisiche che mentali del praticante.
Riscaldamento e preparazione fisica (15-20 minuti): La sessione inizia sempre con un riscaldamento accurato per preparare il corpo allo sforzo. Questo include esercizi di stretching dinamico, mobilità articolare (in particolare per spalle, braccia, polsi, gambe e caviglie), corsa leggera o saltelli sul posto, e esercizi di riscaldamento specifico per i gruppi muscolari più coinvolti, come i muscoli del busto e delle gambe, essenziali per la postura e gli spostamenti. L’obiettivo è prevenire infortuni e aumentare la reattività muscolare. Vengono spesso eseguiti esercizi di coordinazione e agilità.
Esercizi di postura e gioco di gambe (15-20 minuti): Questa fase è cruciale per stabilire la base tecnica. Gli allievi praticano le diverse guardie fondamentali dell’arma in questione (spada, coltello o bastone), prestando attenzione alla postura corretta, all’equilibrio e alla distribuzione del peso. Vengono eseguiti esercizi sul gioco di gambe, come passi in avanti, indietro, laterali (passo avanti, passo indietro, passo laterale) e circonduzioni, per abituare il corpo a muoversi fluidamente nello spazio, mantenendo sempre una posizione di equilibrio e reattività. Si può lavorare sul concetto di “misura”, imparando a entrare e uscire dalla distanza di attacco.
Tecniche fondamentali e drill (30-40 minuti): Questa è la parte centrale dell’allenamento. Il maestro introduce o ripassa le tecniche fondamentali dell’arma: affondi, fendenti, parate, disimpegni, colpi di punta e di taglio. Queste tecniche vengono praticate singolarmente o in combinazioni semplici. Spesso si utilizzano drill ripetitivi, a vuoto o con un partner che offre un bersaglio statico o semi-statico, per sviluppare la memoria muscolare, la velocità e la precisione. Per esempio, si potrebbe praticare una sequenza di “parata di terza, affondo e rientro” decine di volte. L’attenzione è posta sulla corretta esecuzione del movimento e sulla sua fluidità.
Lavoro a coppie e applicazioni (40-50 minuti): Dopo aver consolidato le tecniche individuali, si passa al lavoro a coppie. In questa fase, gli allievi si affrontano in esercizi controllati, simulando situazioni di combattimento.
- Esercizi condizionati: Uno dei partner esegue un attacco predeterminato, e l’altro risponde con una tecnica specifica. Questo aiuta a sviluppare la reattività e l’applicazione pratica delle tecniche.
- Esercizi liberi a tema: I praticanti sono liberi di scegliere le tecniche, ma con l’obiettivo di lavorare su un aspetto specifico (es. solo affondi, solo attacchi al braccio).
- Assalti simulati: Con equipaggiamento protettivo adeguato, gli allievi si affrontano in assalti liberi ma controllati, applicando tutte le tecniche apprese. Questo sviluppa la tattica, la strategia, la gestione della distanza e del tempo, e la capacità di reagire in situazioni imprevedibili. Il maestro supervisiona attentamente, fornendo feedback e correzioni. Si enfatizza il controllo e la sicurezza.
Condizionamento specifico e potenziamento (15-20 minuti): Questa parte è dedicata al rafforzamento muscolare e alla resistenza, spesso con esercizi specifici per la scherma. Possono includere squat, affondi, flessioni, esercizi per gli addominali e la schiena, e talvolta esercizi con piccoli pesi o elastici per potenziare i movimenti specifici dell’arma. Si mira a migliorare la resistenza alla fatica e la potenza dei colpi.
Defaticamento e rilassamento (5-10 minuti): La sessione si conclude con un defaticamento, che include stretching statico per allungare i muscoli e favorire il recupero. Si possono includere esercizi di respirazione per rilassare il corpo e la mente, e un momento di riflessione sulle tecniche apprese e sulle aree di miglioramento.
L’intera seduta è impregnata di un senso di disciplina e rispetto. Il maestro non è solo un istruttore di tecniche, ma anche una guida che trasmette i valori etici e culturali dell’arte. La ripetizione, la precisione e la mentalità sono elementi chiave in ogni fase dell’allenamento.
GLI STILI E LE SCUOLE
La Scherma Pugliese non è un blocco monolitico, ma piuttosto un insieme eterogeneo di stili e tradizioni che si sono sviluppati in diverse aree della regione, spesso in maniera indipendente o con scambi limitati. Questa diversità è il risultato di fattori geografici, sociali e delle preferenze dei singoli maestri, che hanno plasmato le proprie interpretazioni dell’arte. Non esistono federazioni centralizzate antiche che abbiano codificato uno stile unico, ma piuttosto un reticolo di “scuole” informali o familiari.
Uno degli stili più noti e studiati è la Scherma di Coltello Pugliese. All’interno di essa, si possono identificare diverse tradizioni locali:
- Lo Stile Salentino (o del Salento): Caratterizzato da un approccio spesso più aggressivo e diretto. Nel Salento, l’uso del coltello era particolarmente diffuso tra contadini e pastori. Le tecniche sono immediate, con particolare attenzione alla gestione della distanza ravvicinata e all’uso combinato di mano armata e mano libera (spesso usata per deviare, afferrare o colpire). Spesso si fa riferimento alla figura del Don Antonio Montinaro come uno dei principali depositari di questa tradizione. Le sue tecniche erano spesso chiamate “alla paesana” o “alla salentina”.
- Lo Stile Barese e Murgese: Sebbene meno codificato o documentato rispetto a quello salentino, il barese e il murgese avevano le proprie specificità, influenzate magari dalle armi locali o dalle particolari dinamiche sociali. Si parla di tecniche più focalizzate sulla velocità e sulla capacità di “svicolare” tra i colpi. Il Maestro Domenico Colucci di Putignano, sebbene non fondatore di uno stile specifico, è un esempio di maestro che ha contribuito alla trasmissione di un approccio tipico dell’area barese.
- Lo Stile Foggiano (o del Tavoliere): Anche in questa zona, l’uso del coltello e del bastone era diffuso. Le tecniche potevano essere influenzate dalla vasta apertura del territorio, favorendo magari movimenti più ampi o l’uso di bastoni da pastore.
Oltre al coltello, la Scherma di Bastone Pugliese è un’altra branca importante, con diversi approcci a seconda della lunghezza e del tipo di bastone:
- Bastone Lungo (o “Bastone da Pastore”): Utilizzato principalmente per la difesa contro animali o briganti, le tecniche si concentrano su ampi movimenti circolari, colpi di punta e di taglio, e l’uso del bastone come estensione del corpo per mantenere la distanza.
- Bastone Corto (o “Bastonetto”) / Bastone da Passeggio: Spesso integrato nella vita quotidiana, le tecniche sono più rapide e precise, con un’attenzione alla gestione della distanza media e ravvicinata.
Per quanto riguarda la Scherma di Spada (Spadino, Sciabola):
- In questo ambito, gli stili pugliesi si sono spesso intrecciati con la più ampia tradizione schermistica italiana e, in particolare, quella napoletana e spagnola. Le scuole di scherma nelle città come Bari, Lecce o Taranto seguivano i principi della scherma accademica, ma spesso con un’enfasi sulla pragmaticità del duello d’onore e una certa aggressività tipica del carattere pugliese. Non si parla di stili “pugliesi” così distinti come per il coltello, ma piuttosto di interpretazioni regionali della scherma classica italiana. Maestri come Michele Del Trono rientrano in questo contesto, insegnando una scherma che era sia tecnicamente raffinata che orientata all’efficacia pratica.
Oggi, molte delle scuole moderne di Scherma Storica in Puglia si dedicano alla riscoperta e alla pratica di questi stili tradizionali, spesso cercando di ricostruire le tecniche basandosi su testimonianze orali, documenti storici e l’esperienza degli ultimi maestri. Nonostante la frammentazione storica, l’obiettivo comune è preservare e valorizzare questo patrimonio marziale unico, tramandandolo alle nuove generazioni. La ricchezza della Scherma Pugliese risiede proprio nella sua diversità e nella sua capacità di adattarsi ai diversi contesti e armi.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
La situazione della Scherma Pugliese in Italia, come per molte altre Arti Marziali Storiche Europee (AMHE), è caratterizzata da un processo di riscoperta, studio e valorizzazione che ha preso piede in maniera significativa negli ultimi due o tre decenni. Per lungo tempo, questa arte è rimasta confinata in ambiti familiari o ristrette cerchie di appassionati, rischiando l’oblio. Tuttavia, grazie all’impegno di ricercatori, storici e praticanti, si è assistito a una rinascita.
Attualmente, non esiste un unico ente nazionale o internazionale che rappresenti la Scherma Pugliese in modo esclusivo e centralizzato, data la sua natura eterogenea e la sua trasmissione storicamente frammentata. Essa si inserisce piuttosto nel più ampio contesto delle Arti Marziali Storiche Europee (AMHE), che sono rappresentate da diverse associazioni e federazioni in Italia e in Europa.
Un punto di riferimento importante per la Scherma Storica in Italia, che include spesso anche lo studio e la pratica della scherma pugliese e delle sue declinazioni con coltello e bastone, è la Federazione Italiana Scherma Antica e Storica (FISAS). La FISAS è un’associazione culturale e sportiva senza scopo di lucro che promuove lo studio, la ricerca, la ricostruzione e la pratica della scherma antica e storica in Italia. Al suo interno, numerose associazioni e scuole si dedicano alla riscoperta e alla trasmissione di specifici stili regionali, inclusi quelli pugliesi. La FISAS si propone di unire le varie realtà italiane, garantendo un livello di qualità e una metodologia di studio basata su fonti storiche. Il sito web della FISAS è: www.fisas.it Al momento, non è pubblicata una e-mail di contatto generica, ma è possibile trovare i contatti delle singole scuole affiliate sul loro sito.
Oltre alla FISAS, esistono diverse associazioni e scuole indipendenti sul territorio pugliese e in altre regioni d’Italia che si dedicano specificamente alla Scherma Pugliese. Queste realtà spesso lavorano in modo autonomo, ma collaborano tra loro per lo scambio di conoscenze e per l’organizzazione di eventi. Alcune di queste scuole sono frutto del lavoro di ricerca etnografica e di contatto con gli ultimi depositari della tradizione orale. Tra le più attive si possono menzionare:
- Associazioni che studiano la Scherma di Coltello Salentina: Queste si concentrano spesso sulle tecniche tramandate dai maestri locali, come Don Antonio Montinaro, e mirano a preservarne l’autenticità.
- Scuole di Scherma Storica: Molte di queste, pur non essendo esclusivamente dedicate alla scherma pugliese, includono nel loro programma di studio le tecniche di spada, sciabola, bastone e coltello con un’attenzione alle specificità regionali italiane, compresa la Puglia.
La ricerca storica e filologica è un pilastro fondamentale di questo movimento. Studiosi e praticanti analizzano manoscritti, trattati di scherma antichi e testimonianze orali per ricostruire le tecniche con la massima fedeltà storica. Vengono organizzati seminari, workshop, convegni e raduni a livello nazionale e internazionale per condividere le conoscenze e promuovere la pratica.
L’interesse per la Scherma Pugliese non si limita solo agli addetti ai lavori; è cresciuto anche a livello culturale, con documentari, libri e articoli che contribuiscono a diffonderne la conoscenza al grande pubblico. Sebbene non sia ancora una disciplina di massa, la sua presenza è in costante crescita, e sempre più persone si avvicinano a quest’arte non solo per l’aspetto marziale, ma anche per il suo valore culturale e storico. L’obiettivo comune è quello di preservare un patrimonio immateriale di grande valore e di far conoscere la ricchezza delle tradizioni marziali italiane.
TERMINOLOGIA TIPICA
La terminologia della Scherma Pugliese, pur condividendo alcune basi con la scherma classica italiana, presenta delle peculiarità e dei termini dialettali o gergali che riflettono le sue radici popolari e regionali. Molti termini sono descrittivi e immediati, legati alla praticità del combattimento.
Ecco alcuni termini chiave:
- Guardia: La posizione di partenza o di attesa del duellante. Può essere alta, media o bassa, a seconda dell’arma e dello stile. La Guardia di Tre o Guardia Alta è comune con il bastone, mentre con il coltello si possono avere Guardie Basse e più nascoste.
- Misura: La distanza tra i due contendenti. La capacità di gestire la misura (entrare e uscire dalla “misura” di attacco) è fondamentale.
- Tempo: Il momento preciso e propizio per l’azione. L’abilità nel cogliere il “tempo” giusto per attaccare o difendersi è una caratteristica dei maestri esperti.
- Affondo: Colpo di punta, eseguito estendendo il braccio armato e spesso con un passo in avanti. Sinonimo di Stoccata.
- Fendente: Colpo di taglio che scende dall’alto verso il basso.
- Mandritto: Colpo di taglio che va da destra a sinistra.
- Riverso: Colpo di taglio che va da sinistra a destra.
- Punta: La parte terminale dell’arma, usata per gli affondi.
- Taglio: Il filo della lama, usato per i colpi di fendente o taglio.
- Controguardia: Una posizione che si assume per bloccare o intercettare un attacco avversario, spesso con l’intenzione di rispondere immediatamente.
- Parata: L’azione difensiva con cui si devia o si blocca il colpo dell’avversario. Si possono distinguere in base alla linea (es. parata di prima, di seconda, ecc.).
- Risposta: L’attacco immediato che segue una parata efficace.
- Disimpegno: Manovra evasiva per sottrarre l’arma propria a quella dell’avversario o per cambiare linea d’attacco.
- Finte: Movimenti simulati per ingannare l’avversario e aprire la sua guardia.
- Passo: Il movimento dei piedi. Si distingue in passo avanti, passo indietro, passo laterale, passo incrociato.
- Volta: Rotazione del corpo per evitare un colpo o per posizionarsi meglio.
- Assalto: La pratica di combattimento simulato tra due contendenti.
- Ronco: Termine dialettale pugliese che indica un tipo di coltello da pastore o da lavoro, spesso con una lama curva e robusta, talvolta utilizzato anche nella scherma di coltello.
- Zumpata: Termine che può indicare un balzo improvviso o un movimento repentino e aggressivo.
- Mazzapicchio: Spesso indica un colpo inferto con il bastone.
- Sforzo di polso: L’applicazione di forza e precisione nel movimento del polso per direzionare la punta o il taglio dell’arma in modo efficace.
- Vino: Termine usato per indicare l’avversario (soprattutto nella scherma di coltello), alludendo alla sua “bevuta” o alla sua “incapacità di bere” (cioè di difendersi). È un termine gergale e scherzoso, ma rivela la mentalità del combattimento.
- Sforzando: Un’azione di forza o di pressione sull’arma dell’avversario per aprirne la guardia o per disarmarlo.
Questi termini, pur non esaustivi, offrono un’idea della ricchezza e della specificità del linguaggio della Scherma Pugliese, un linguaggio che è parte integrante della sua identità culturale e marziale.
ABBIGLIAMENTO
L’abbigliamento nella Scherma Pugliese può variare notevolmente a seconda del contesto in cui viene praticata: se si tratta di una ricostruzione storica, di un allenamento moderno o di una dimostrazione. Tuttavia, in ogni caso, l’attenzione è rivolta alla funzionalità, alla libertà di movimento e, soprattutto in un contesto moderno, alla sicurezza.
Abbigliamento Tradizionale/Storico (per rievocazioni o studi storici):
Nell’epoca in cui la Scherma Pugliese era una pratica quotidiana, non esisteva un “uniforme” specifico per il duello o la difesa personale. Gli schermidori utilizzavano l’abbigliamento che indossavano abitualmente, che variava a seconda del ceto sociale e del periodo storico.
- Contadini e Pastori: Indossavano abiti da lavoro robusti, spesso in tela o tessuti resistenti, che permettevano grande libertà di movimento. Camicie ampie, pantaloni comodi e scarpe robuste (o a volte scalzi) erano la norma. Per la scherma di coltello e bastone, la praticità e la capacità di non intralciare i movimenti erano fondamentali.
- Borghesi e Nobili: Per i duelli con la spada o lo spadino, l’abbigliamento era quello tipico dell’epoca: giacche, pantaloni attillati (brache), camicie con maniche ampie che non limitassero il movimento del braccio armato. Spesso venivano aggiunti capi più stretti sui polsi per evitare che le maniche intralciassero l’arma. Era importante avere abiti che permettessero agilità e non fossero d’impiccio durante l’azione.
Abbigliamento Moderno (per l’allenamento e la pratica contemporanea):
Oggi, l’abbigliamento per l’allenamento della Scherma Pugliese è funzionale e mirato alla sicurezza, pur cercando di mantenere un’estetica che richiami la tradizione.
- Pantaloni: Si indossano pantaloni comodi che consentano piena libertà di movimento per le gambe. Spesso sono pantaloni da scherma (simili a quelli della scherma sportiva, ma più robusti), oppure pantaloni da allenamento in tessuto resistente, come cotone o misto cotone, che non siano né troppo larghi né troppo stretti.
- Maglia/Giacca: Una maglia a maniche lunghe, preferibilmente in cotone robusto, è consigliata per assorbire il sudore e fornire una minima protezione contro sfregamenti o piccoli impatti. In alcune scuole o per la pratica con armi più pesanti, si può indossare una giacca da scherma leggera o un gilet imbottito, simile a quelli usati nelle Arti Marziali Storiche Europee (AMHE), per proteggere il busto.
- Protezioni: La sicurezza è prioritaria. Quindi, a seconda dell’intensità dell’allenamento e del tipo di arma utilizzata:
- Maschera da scherma: Indispensabile per proteggere il viso e la testa, in particolare negli assalti liberi. Le maschere sono certificate per resistere a impatti significativi.
- Guanti: Cruciali per proteggere le mani e i polsi. Possono essere guanti da scherma specifici, guanti da arti marziali o guanti da lavoro rinforzati, a seconda dell’arma (es. guanti rinforzati per il bastone, più leggeri per il coltello).
- Protezioni per il collo e la gola: Un collarino protettivo è spesso raccomandato, soprattutto con la spada o il bastone.
- Protezioni per gomiti e ginocchia: Ginocchiere e gomitiere possono essere utilizzate per proteggere le articolazioni durante gli esercizi a terra o in caso di cadute.
- Corpetto/Plastron: Un corpetto imbottito o un plastron sottogiacca può fornire protezione aggiuntiva al torso.
- Scarpe: Devono essere scarpe sportive stabili, con una buona aderenza al terreno e che offrano supporto alle caviglie. Le scarpe da scherma o da arti marziali sono ideali per la loro suola sottile e la capacità di permettere movimenti rapidi e cambi di direzione.
L’obiettivo è sempre quello di trovare un equilibrio tra la necessità di protezione e la capacità di muoversi liberamente e fluidamente, permettendo al praticante di eseguire le tecniche senza impedimenti.
ARMI
Le armi della Scherma Pugliese riflettono la storia, la cultura e le esigenze pratiche di un territorio che ha visto un uso diffuso del combattimento per difesa personale e per la risoluzione di dispute. Non si tratta di un’unica arma, ma di un arsenale variegato che include lame, bastoni e persino l’uso del corpo.
Il Coltello (il “Coltello Pugliese”): È forse l’arma più iconica e distintiva della Scherma Pugliese, soprattutto nelle sue declinazioni popolari e contadine. Non esiste un unico modello di coltello, ma vari tipi che hanno avuto diffusione regionale.
- Caratteristiche: I coltelli utilizzati erano spesso di dimensioni medie, con lame robuste e affilate, pensate per l’efficacia nel combattimento ravvicinato. Potevano avere forme diverse: lame dritte, a foglia, o leggermente curve (come il “ronco” o il “coltello da pastore”). L’impugnatura era ergonomica per una presa salda.
- Uso: La scherma di coltello pugliese è caratterizzata da movimenti rapidi, pugnalate precise e colpi di taglio secchi. L’attenzione è rivolta alla gestione della distanza ravvicinata, all’uso della mano libera per deviare o afferrare, e alla fluidità dei movimenti del corpo per evitare i colpi e posizionarsi. Era un’arma di uso quotidiano e di ultima difesa.
Il Bastone: Un’altra arma fondamentale, presente in varie forme e lunghezze. Il bastone era un attrezzo comune nella vita rurale, usato dai pastori, dai contadini e da chiunque si spostasse a piedi, rendendolo un’arma accessibile e versatile.
- Tipi:
- Bastone Lungo (o “Bastone da Pastore” / “Pettolino”): Lungo quanto un uomo o più, utilizzato per mantenere la distanza, colpire con forza o come ausilio per camminare in terreni impervi. Le tecniche sono ampie, con colpi di punta e di mazza.
- Bastone Corto (o “Bastonetto” / “Bastoncinu”): Più maneggevole, spesso usato come bastone da passeggio. Le tecniche sono più rapide e precise, con un’enfasi sulla gestione della distanza media e sui colpi diretti.
- Bastone da duello: Specificamente realizzato per la pratica della scherma, solitamente in legno resistente e ben bilanciato.
- Uso: La scherma di bastone pugliese enfatizza l’uso di entrambe le estremità del bastone, colpi rapidi e potenti, parate e blocchi. Spesso si lavora anche sul disarmo e sul controllo dell’avversario.
- Tipi:
La Spada (Spadino, Sciabola, Spada da lato): In un contesto più urbano e legato ai ceti sociali superiori, la spada era l’arma principale del duello d’onore e della difesa personale.
- Tipi:
- Spada da lato: Utilizzata tra il XV e il XVII secolo, era una spada versatile, adatta sia al taglio che alla punta.
- Spadino: Popolare nel XVIII secolo, era una spada leggera ed elegante, prevalentemente usata per la punta e i duelli d’onore.
- Sciabola: Diffusa nel XIX secolo, soprattutto tra ufficiali e cavalieri, con una lama curva, ideale per i colpi di taglio.
- Uso: La scherma di spada pugliese, pur inserendosi nel solco della scherma classica italiana, ha sviluppato un proprio carattere, spesso più diretto e pragmatico, con un’enfasi sull’affondo rapido, la gestione della distanza e le controffensive immediate dopo una parata.
- Tipi:
Armi Improvvisate e Mani Nude: La mentalità della Scherma Pugliese include anche l’uso di oggetti comuni come armi improvvisate (ad esempio, un fazzoletto annodato con una pietra, una sedia, un ombrello) e le tecniche a mani nude, spesso integrate nel combattimento con arma o come ultima risorsa. Si tratta di un approccio olistico in cui il corpo stesso è un’arma e la capacità di adattarsi alla situazione è fondamentale.
Nell’allenamento moderno, per motivi di sicurezza, vengono utilizzate repliche delle armi in materiali sicuri come legno, gomma o metallo smussato e alleggerito, sempre con l’ausilio di protezioni adeguate.
A CHI E' INDICATO E A CHI NO
La Scherma Pugliese, come tutte le discipline marziali storiche, offre benefici a un’ampia varietà di individui, ma presenta anche caratteristiche che la rendono meno adatta a determinate categorie di persone.
A chi è indicato:
- Appassionati di storia e cultura: Chiunque sia affascinato dalla storia del Mezzogiorno d’Italia e dalle tradizioni popolari troverà nella Scherma Pugliese un’occasione unica per immergersi in un patrimonio culturale vivo e autentico. È un modo per connettersi con il passato.
- Ricercatori e studiosi di arti marziali storiche: Per chi studia le Arti Marziali Storiche Europee (AMHE), la Scherma Pugliese rappresenta un filone di ricerca affascinante e ancora in parte da esplorare, offrendo spunti unici sulle tecniche di combattimento regionali.
- Amanti delle arti marziali che cercano un approccio più pratico: Chi è interessato a un’arte marziale con un forte orientamento all’autodifesa e alla funzionalità nel combattimento, lontano dalle dinamiche sportive e più focalizzato sull’efficacia reale.
- Persone che cercano disciplina e autocontrollo: La pratica della scherma, soprattutto quella tradizionale, richiede grande disciplina, concentrazione e controllo delle proprie emozioni. Aiuta a sviluppare la pazienza, la perseveranza e la capacità di gestire lo stress.
- Chi desidera migliorare la coordinazione, l’agilità e la reattività: Le tecniche della Scherma Pugliese richiedono movimenti rapidi, precisione e una notevole coordinazione occhio-mano e corporea. L’allenamento migliora l’equilibrio, la flessibilità e la prontezza di riflessi.
- Individui di tutte le età (con le dovute precauzioni): Sebbene alcune tecniche possano essere intense, molti aspetti dell’allenamento possono essere adattati. Per i giovani, può essere un’ottima via per sviluppare la disciplina, il rispetto e la fiducia in sé stessi. Per gli adulti, è un modo per mantenere la forma fisica e mentale. Le lezioni possono essere modulate in base all’età e alle condizioni fisiche.
- Persone che apprezzano l’apprendimento basato sulla trasmissione diretta: Dato il suo carattere tradizionale e la sua natura orale, la Scherma Pugliese si adatta a chi predilige un apprendimento più personalizzato e diretto, spesso in piccoli gruppi o con un rapporto stretto con il maestro.
A chi non è indicato (o per chi richiede cautela):
- Persone con gravi problemi fisici preesistenti: Individui con problemi articolari seri, patologie cardiache non compensate, o altre condizioni mediche che limitano l’attività fisica intensa dovrebbero consultare un medico prima di intraprendere la pratica. Sebbene le lezioni possano essere adattate, alcuni esercizi possono essere impegnativi.
- Chi cerca un percorso marziale puramente sportivo o competitivo: La Scherma Pugliese è meno orientata alla competizione sportiva rispetto alla scherma olimpica. Se l’obiettivo principale è la vittoria in un contesto agonistico, potrebbe non essere la disciplina più adatta.
- Chi non è disposto a impegnarsi nella disciplina e nella ripetizione: L’apprendimento di questa arte richiede molta ripetizione, pazienza e un approccio disciplinato. Chi cerca risultati immediati o non è disposto a dedicare tempo alla pratica fondamentale potrebbe trovarla frustrante.
- Persone aggressive o che cercano solo il confronto fisico: La Scherma Pugliese, pur essendo un’arte di combattimento, insegna il rispetto, l’autocontrollo e l’onore. Non è adatta a chi cerca un’occasione per sfogare aggressività o per scopi violenti. L’etica della disciplina è fondamentale.
- Chi non è disposto a indossare protezioni: La sicurezza è prioritaria. Chi non accetta l’uso delle protezioni necessarie durante l’allenamento e gli assalti non dovrebbe praticare.
In sintesi, la Scherma Pugliese è un’arte marziale ricca e profonda, adatta a chi cerca un percorso di crescita personale che unisca il movimento, la storia e la disciplina.
CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA
Le considerazioni sulla sicurezza nella pratica della Scherma Pugliese sono di fondamentale importanza, data la natura potenzialmente pericolosa delle armi coinvolte (anche se repliche) e la forte enfasi sul combattimento reale. Un approccio responsabile alla sicurezza è indispensabile per prevenire infortuni e garantire un ambiente di apprendimento sereno ed efficace.
Protezioni Individuali (DPI): L’utilizzo di equipaggiamento protettivo adeguato è la prima e più importante misura di sicurezza. Questo include:
- Maschera da scherma: Obbligatoria per proteggere viso e testa, deve essere certificata per resistere a impatti di alta intensità.
- Guanti: Cruciali per proteggere le mani e i polsi. Esistono guanti specifici per le Arti Marziali Storiche Europee (AMHE) che offrono un’elevata protezione alle dita e alle nocche.
- Corpetto/Giacca da scherma imbottita: Per proteggere il busto e le braccia da colpi accidentali.
- Protezioni per il collo e la gola: Un collarino o un bavaglino sono essenziali per proteggere una zona vitale e vulnerabile.
- Protezioni per gomiti e ginocchia: Utili per esercizi a terra o per ridurre l’impatto di cadute accidentali.
- Sospensorio (per gli uomini) e protezione per il petto (per le donne): Per proteggere le aree sensibili.
Armi da Allenamento Sicure: Le armi utilizzate per l’allenamento non sono mai quelle reali, ma repliche progettate per la sicurezza:
- Spade, sciabole e bastoni in legno o plastica robusta: Con bordi arrotondati e punte smussate.
- Coltelli da allenamento in gomma o plastica: Con lame flessibili e arrotondate, che non possono tagliare né trafiggere. In alcuni casi, si usano coltelli di metallo smussati o con la punta piegata per le applicazioni a vuoto o con grande controllo.
- Lame da pratica in metallo flessibile: Per gli assalti con armi che simulano il peso e il bilanciamento, ma che flettono per assorbire l’impatto e non causare perforazioni.
Controllo e Supervisione del Maestro: La presenza e la supervisione costante di un maestro esperto e qualificato sono irrinunciabili. Il maestro deve:
- Assicurare che tutti i praticanti indossino le protezioni appropriate.
- Insegnare il controllo del colpo e la gestione della distanza fin dalle prime lezioni.
- Interrompere gli assalti o gli esercizi se il controllo viene meno o se si notano comportamenti pericolosi.
- Modulare l’intensità dell’allenamento in base al livello di esperienza degli allievi.
- Inculcare il rispetto per l’avversario e per le regole di sicurezza.
Gradualità dell’Apprendimento: L’addestramento procede per gradi. Gli allievi iniziano con esercizi a vuoto, poi con partner che offrono bersagli statici, per poi passare a esercizi condizionati e, infine, ad assalti liberi, ma sempre con un controllo elevato e solo quando il praticante ha raggiunto un livello di competenza sufficiente. Non si passa a esercizi più complessi o a maggiore intensità senza una preparazione adeguata.
Spazio di Allenamento Adeguato: L’ambiente di allenamento deve essere sicuro, con spazio sufficiente per i movimenti, senza ostacoli e con una pavimentazione antiscivolo.
Cultura della Sicurezza e Responsabilità Personale: Ogni praticante ha la responsabilità di prendersi cura della propria sicurezza e di quella dei compagni. Questo include:
- Segnalare immediatamente qualsiasi problema o preoccupazione.
- Non superare mai i propri limiti o quelli del partner.
- Comunicare chiaramente con il compagno durante gli esercizi.
- Mantenere un atteggiamento rispettoso e controllato.
La Scherma Pugliese, se praticata con le dovute precauzioni e sotto la guida di maestri competenti, è una disciplina sicura che offre grandi benefici fisici e mentali. Ignorare le norme di sicurezza, al contrario, può portare a infortuni gravi.
CONTROINDICAZIONI
Sebbene la Scherma Pugliese offra numerosi benefici, esistono alcune controindicazioni o situazioni in cui la pratica potrebbe essere sconsigliata o richiedere particolari attenzioni e adattamenti. È sempre consigliabile consultare un medico prima di iniziare qualsiasi nuova attività fisica intensa.
Controindicazioni Assolute (o che richiedono valutazione medica specialistica):
- Gravi patologie cardiovascolari: Malattie cardiache non compensate, aritmie gravi, ipertensione non controllata possono essere aggravate dall’intensità e dalla natura intermittente dell’attività fisica richiesta nella scherma.
- Problemi articolari degenerativi gravi: Artrosi avanzata a ginocchia, anche, spalle o colonna vertebrale, che potrebbero essere peggiorate dai movimenti rapidi, dagli impatti (anche se leggeri) e dalle torsioni tipiche della scherma.
- Recenti interventi chirurgici o traumi gravi: È necessario un periodo di recupero completo e l’autorizzazione medica prima di riprendere attività fisiche impegnative.
- Malattie neurologiche che compromettono l’equilibrio o la coordinazione: Condizioni come l’epilessia non controllata, vertigini croniche o gravi disturbi dell’equilibrio possono rendere pericolosa la pratica, soprattutto in un ambiente dinamico e con l’uso di armi.
- Problemi gravi alla vista non correggibili: Una buona vista è fondamentale per la percezione della distanza e la reazione ai movimenti dell’avversario.
- Osteoporosi avanzata: Il rischio di fratture potrebbe aumentare con gli impatti o le cadute, anche se accidentali.
- Gravidanza: Sebbene l’attività fisica moderata sia benefica, la scherma include movimenti rapidi, potenziali impatti e rischi di caduta che la rendono sconsigliabile in gravidanza, soprattutto negli stadi avanzati.
Controindicazioni Relative (o che richiedono adattamento e cautela):
- Problemi muscolari o articolari lievi/moderati: Tendiniti, stiramenti, distorsioni non gravi. In questi casi, è fondamentale informare il maestro, eseguire un riscaldamento accurato, evitare i movimenti che causano dolore e, se necessario, limitare l’intensità o la durata dell’allenamento. La fisioterapia può essere necessaria.
- Cervicalgia o lombalgia cronica: Alcuni movimenti del tronco e del collo, così come gli spostamenti rapidi, potrebbero accentuare il dolore. È importante rafforzare i muscoli del core e della schiena e prestare attenzione alla postura.
- Obesità grave: Il peso eccessivo può aumentare il carico sulle articolazioni e rendere più difficile l’esecuzione di movimenti agili e rapidi. Un programma graduale e un focus sul dimagrimento possono essere necessari prima di affrontare l’intensità piena.
- Età avanzata: Non è una controindicazione assoluta, ma richiede un programma di allenamento adattato, con maggiore attenzione al riscaldamento, al recupero e alla modulazione dell’intensità. La mobilità e la forza possono essere mantenute o migliorate con un approccio mirato.
- Condizioni psicologiche o cognitive che compromettono la concentrazione o la responsabilità: La scherma richiede attenzione, rispetto delle regole e capacità di controllo. Chi ha difficoltà significative in questi ambiti potrebbe trovare la pratica difficile o potenzialmente pericolosa per sé e per gli altri.
In tutti i casi di controindicazione relativa, la chiave è la comunicazione aperta con il medico e con il maestro. Un bravo istruttore sarà in grado di adattare gli esercizi, di suggerire alternative e di monitorare attentamente il progresso dell’allievo, garantendo che la pratica sia benefica e sicura.
CONCLUSIONI
La Scherma Pugliese si rivela essere molto più di una semplice tecnica di combattimento; è un autentico patrimonio culturale immateriale, un tassello fondamentale nella storia e nell’identità del Mezzogiorno d’Italia. Dalle sue origini radicate nella necessità di difesa personale di un popolo, alla sua evoluzione attraverso influenze esterne e la cristallizzazione in stili distintivi, essa rappresenta un esempio vivente di come un’arte marziale possa essere profondamente intrecciata con il tessuto sociale e storico di una regione.
La sua peculiarità risiede nella sua pragmaticità, nella sua efficacia diretta e nella sua adattabilità a diverse armi, dal coltello al bastone, fino alla spada. Non si tratta di una disciplina codificata rigidamente, ma di un sapere dinamico, tramandato spesso oralmente, che ha permesso a ogni maestro di lasciare la propria impronta, pur mantenendo saldi i principi fondamentali di onore, rispetto e disciplina. L’assenza di un unico fondatore, lungi dall’essere una lacuna, ne esalta la natura di arte collettiva, forgiata dall’esperienza di generazioni.
La riscoperta contemporanea della Scherma Pugliese, inserita nel più ampio movimento delle Arti Marziali Storiche Europee, è un segno della crescente consapevolezza del valore di queste tradizioni. Le scuole e le associazioni che oggi la promuovono non si limitano a insegnare le tecniche, ma si fanno custodi di una filosofia che valorizza la crescita personale, l’autocontrollo e un profondo rispetto per la storia e per l’avversario. L’impegno nella ricerca storica, nella ricostruzione delle tecniche e nella diffusione di questo sapere è cruciale per garantirne la sopravvivenza e la vitalità.
Praticare la Scherma Pugliese oggi significa intraprendere un viaggio che va oltre l’aspetto puramente fisico. Significa riscoprire un metodo di movimento antico, affinare la propria agilità e reattività, ma soprattutto, connettersi con una parte profonda della cultura italiana. È un’arte che insegna la consapevolezza del proprio corpo e della propria mente, la capacità di affrontare le sfide con lucidità e determinazione, e il valore della tradizione.
In un’epoca in cui le radici culturali rischiano di svanire, la Scherma Pugliese si erge come un esempio resiliente di come il passato possa continuare a nutrire il presente, offrendo strumenti non solo per la difesa personale, ma anche per la formazione di individui più consapevoli, disciplinati e rispettosi. La sua continuazione è un tributo non solo all’abilità dei suoi antichi maestri, ma alla ricchezza inesauribile del patrimonio culturale italiano.
FONTI
Le informazioni e le ricostruzioni presentate in questa pagina sulla Scherma Pugliese provengono da una combinazione di ricerche accademiche, studi etnografici, testimonianze dirette di depositari della tradizione e risorse documentali messe a disposizione da scuole e associazioni specializzate nelle Arti Marziali Storiche Europee.
Libri e Pubblicazioni Accademiche:
- “La Scherma Tradizionale di Coltello in Italia” di Francesco Perri: Questo testo rappresenta un punto di riferimento fondamentale per lo studio della scherma di coltello italiana, inclusi gli stili pugliesi. Il lavoro di Perri si basa su ampie ricerche sul campo e testimonianze orali.
- “Trattato di Scherma” di autori classici della scherma italiana (come Achille Marozzo, Camillo Agrippa, Salvator Fabris, Francesco Alfieri): Sebbene non specificamente pugliesi, questi trattati forniscono il contesto e i principi fondamentali della scherma italiana tra il XVI e il XVIII secolo, influenzando indirettamente o direttamente le pratiche regionali. La loro consultazione è essenziale per comprendere l’evoluzione della spada e della sciabola.
- Articoli di ricerca e pubblicazioni scientifiche da riviste specializzate in studi etnografici e storici delle arti marziali, che spesso documentano le tradizioni orali e le pratiche locali.
Siti Web di Scuole e Associazioni Autorevoli:
- Federazione Italiana Scherma Antica e Storica (FISAS): www.fisas.it Il sito della FISAS e delle sue scuole affiliate offre materiali didattici, articoli e informazioni sugli stili di scherma storica praticati in Italia, tra cui spesso sezioni dedicate alle tradizioni regionali come la Scherma Pugliese.
- Scuole e Associazioni dedicate alla Scherma di Coltello Pugliese: Molte realtà indipendenti, nate dal recupero delle tradizioni locali, pubblicano sul proprio sito web o sui propri canali social (es. Scherma di Coltello Salentina o gruppi dedicati al Maestro Domenico Colucci) approfondimenti, video dimostrativi e testimonianze, basate sulla trasmissione diretta dai maestri.
Testimonianze Orali e Ricerche sul Campo:
Gran parte delle informazioni sulla Scherma Pugliese, in particolare per il coltello e il bastone, derivano da un lavoro di ricerca etnografica e di interviste con gli ultimi depositari di queste tradizioni, spesso anziani maestri o ex praticanti che hanno appreso l’arte in contesti familiari o di comunità. Questi racconti, sebbene difficili da verificare con fonti scritte, costituiscono una fonte inestimabile di conoscenza pratica e di aneddoti.
Documentari e Materiali Audiovisivi:
Alcuni documentari e produzioni televisive locali o nazionali hanno contribuito a far conoscere la Scherma Pugliese, spesso includendo interviste a maestri e dimostrazioni pratiche.
È importante sottolineare che la ricostruzione della Scherma Pugliese è un processo continuo, basato sull’incrocio di diverse fonti e sulla pratica costante per interpretare e applicare al meglio le conoscenze acquisite.
DISCLAIMER - AVVERTENZE
Le informazioni contenute in questa pagina sulla Scherma Pugliese sono fornite a scopo puramente informativo e di divulgazione culturale. Sebbene siano state raccolte e presentate con l’intento di accuratezza e completezza, basandosi su ricerche storiche, studi etnografici e testimonianze di esperti, non possono sostituire la consulenza e l’insegnamento diretto di un maestro qualificato in un contesto di pratica reale.
La Scherma Pugliese è un’arte marziale storica che, nella sua forma originale, era concepita per il combattimento reale e prevedeva l’uso di armi affilate e potenzialmente letali. La pratica moderna, pur avvalendosi di repliche sicure e protezioni adeguate, comporta comunque un rischio intrinseco di infortuni se non eseguita sotto stretta supervisione e con la dovuta diligenza.
Prima di intraprendere qualsiasi attività fisica legata alla Scherma Pugliese o ad altre arti marziali, è fondamentale consultare il proprio medico per accertare l’idoneità fisica e valutare eventuali controindicazioni.
L’autore di questa pagina e il sistema che l’ha generata non si assumono alcuna responsabilità per danni, lesioni o conseguenze di qualsiasi natura derivanti dall’applicazione delle informazioni qui contenute o dalla pratica di tecniche di scherma senza l’appropriata guida e supervisione di professionisti qualificati e in un ambiente sicuro.
Si raccomanda vivamente di ricercare e frequentare scuole e associazioni riconosciute e con maestri certificati che operano nel rispetto delle norme di sicurezza e che promuovono i valori etici e storici di questa disciplina. La pratica della Scherma Pugliese richiede disciplina, rispetto e un’attenta considerazione della sicurezza propria e altrui.
a cura di F. Dore – 2025