Tabella dei Contenuti
COSA E'
CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE
Le caratteristiche distintive e la filosofia del Wajutsu sono profondamente radicate nel concetto giapponese di Wa (和) e nell’eredità tecnica del Jujutsu classico, in particolare della Shindō Yōshin-ryū. Questi elementi si intrecciano per creare un approccio unico all’arte marziale e alla difesa personale.
1. La Filosofia Centrale: Wa (和) – L’Armonia come Principio Guida
“Wa” è molto più di una semplice traduzione di “armonia” o “pace”. È un principio dinamico e operativo che permea ogni aspetto del Wajutsu:
- Armonia Interna: Si riferisce alla perfetta coordinazione tra mente (shin), tecnica (gi) e corpo (tai). Il praticante ricerca uno stato di rilassamento vigile (shizentai – postura naturale), controllando la respirazione (kokyū) e liberando il corpo da tensioni inutili. Questa calma e unità interna permettono movimenti più rapidi, fluidi ed efficienti.
- Armonia con la Forza Avversaria: Questo è forse l’aspetto più distintivo. Invece di opporre la propria forza direttamente a quella dell’attaccante (forza contro forza), il Wajutsu insegna a:
- Non Resistere: Cedere (yawara) strategicamente di fronte alla forza.
- Fondersi (Awase): Unirsi al movimento dell’avversario, sentendone la direzione e l’intenzione.
- Deviare/Fluire (Nagasu): Reindirizzare la forza dell’attacco lungo la sua linea d’azione, facendola “scorrere via” senza bloccarla bruscamente.
- Guidare (Michibiki): Usare il contatto e il movimento per guidare sottilmente l’avversario verso posizioni di squilibrio o svantaggio.
- Armonia Psicologica: Mantenere la calma interiore (heijōshin) e la mente sgombra (mushin) anche sotto stress. Evitare che paura, rabbia o ego influenzino le proprie azioni. L’ideale del “Wa” suggerisce anche una preferenza per la de-escalation e la risoluzione del conflitto con il minor danno possibile per tutte le parti coinvolte, pur mantenendo un’efficacia difensiva totale.
2. Caratteristiche Tecniche Fondamentali (Derivate da Wa e Jujutsu)
La filosofia “Wa” si traduce direttamente in caratteristiche tecniche specifiche:
- Supremazia del Tai Sabaki (体捌き – Gestione/Movimento del Corpo): Più che un semplice “schivare”, il Tai Sabaki è il cuore della difesa nel Wajutsu. È l’arte di muovere il proprio corpo fuori dalla linea d’attacco, cambiando angolo e distanza in modo fluido ed efficiente, spesso simultaneamente alla difesa o al contrattacco. Include movimenti chiave come:
- Nagasu (Fluire/Deviare)
- Inasu (Lasciar passare/Schivare morbidamente)
- Irimi (Entrare nel centro dell’avversario)
- Hiraki (Aprirsi/Spostarsi lateralmente)
- Tenkan (Ruotare/Pernare)
- Creazione Proattiva dello Squilibrio (Kuzushi – 崩し): Non si aspetta passivamente che l’avversario perda l’equilibrio. Il Kuzushi viene creato attivamente attraverso il Tai Sabaki, l’uso strategico di Atemi (colpi), o manipolazioni sottili della postura e del baricentro dell’avversario. È il preludio indispensabile per la maggior parte delle leve e proiezioni efficaci.
- Tecniche di Leva e Proiezione Precise ed Efficienti (Kansetsu Waza – 関節技 / Nage Waza – 投げ技):
- Le leve articolari sono applicate sfruttando la conoscenza dell’anatomia e la meccanica articolare, mirando a ottenere il massimo controllo con il minimo sforzo.
- Le proiezioni spesso utilizzano lo slancio e lo squilibrio dell’avversario, richiedendo meno forza fisica rispetto a sollevamenti diretti. Molte proiezioni sono progettate per portare a un controllo immediato a terra.
- Integrazione Strategica dei Colpi (Atemi Waza – 当て身技): I colpi (pugni, calci, colpi a mano aperta, gomitate, ginocchiate), influenzati dall’integrazione del Karate da parte di Ōtsuka, non sono usati solo per infliggere danno, ma strategicamente per:
- Distrarre l’avversario.
- Interrompere il suo attacco.
- Creare o amplificare lo squilibrio (kuzushi).
- Aprire varchi per applicare leve o proiezioni.
- Colpire punti vitali (kyūsho) per neutralizzare rapidamente la minaccia.
3. Aspetti Chiave e Principi Operativi
- Massima Efficienza, Minimo Sforzo: Ogni movimento e tecnica dovrebbe essere il più economico possibile in termini di energia spesa, ottenendo al contempo il massimo risultato possibile. Si cerca l’eleganza funzionale della tecnica.
- Movimento Naturale e Posture Flessibili (Shizentai – 自然体): Si privilegiano movimenti che seguono la biomeccanica naturale del corpo, senza rigidità o tensioni superflue. Le posture sono generalmente più alte e mobili rispetto ad altri stili, pronte a spostamenti rapidi (tai sabaki).
- Importanza Cruciale di Distanza e Tempismo (Maai – 間合い): Comprendere e controllare la distanza ottimale per la difesa e il contrattacco, e agire nel momento esatto (timing) in cui l’avversario è più vulnerabile (spesso durante l’inizio o la fine del suo movimento).
- Fluidità e Continuità (Renzoku – 連続): Le azioni difensive e offensive sono collegate in un flusso continuo. Una parata si trasforma in un controllo, che sfocia in una leva o una proiezione, senza interruzioni nette o pause prevedibili.
- Adattabilità: I principi fondamentali, una volta interiorizzati, permettono al praticante di adattare le proprie risposte a diversi tipi di attacchi, avversari e situazioni, piuttosto che fare affidamento su un repertorio limitato di tecniche fisse.
- Unità Mente-Corpo-Tecnica (Shin-Gi-Tai Ichi – 心技体一致): L’efficacia nasce dall’unione armoniosa dell’intenzione mentale (calma, determinazione, consapevolezza), dell’abilità tecnica affinata e dell’esecuzione fisica corretta e coordinata.
- Orientamento alla Difesa Personale: Le tecniche, le strategie e la filosofia sono primariamente focalizzate sulla protezione personale in scenari realistici, dove non ci sono regole né arbitri.
Conclusione:
Le caratteristiche, la filosofia e gli aspetti chiave del Wajutsu convergono verso un ideale di arte marziale intelligente, fluida ed efficiente. Il principio centrale di Wa (Armonia) non è un concetto astratto, ma una guida pratica che informa ogni movimento e ogni tecnica, insegnando a gestire il conflitto non attraverso la contrapposizione diretta, ma attraverso la cedevolezza strategica, il controllo preciso e l’uso efficace dell’energia propria e altrui. Radicato nel profondo sapere del Jujutsu classico e arricchito dall’integrazione del Karate operata da Hironori Ōtsuka, il Wajutsu offre un percorso marziale focalizzato sulla risoluzione efficace e armoniosa del confronto.
LA STORIA
La storia del Wajutsu è, in essenza, la storia di una geniale sintesi marziale operata da un singolo individuo, Hironori Ōtsuka, nel corso della prima metà del XX secolo. Non si tratta della storia millenaria di un’arte tramandata attraverso innumerevoli generazioni come alcune scuole di Koryū (scuole antiche), ma piuttosto del percorso formativo e dell’innovazione di un maestro che ha fuso due grandi tradizioni marziali – il Jujutsu classico giapponese e il Karate di Okinawa – sotto l’egida della filosofia dell’armonia (Wa).
1. Le Radici Profonde nel Jujutsu Classico: Shindō Yōshin-ryū (神道揚心流)
Il punto di partenza fondamentale per comprendere il Wajutsu è la profonda conoscenza di Hironori Ōtsuka del Jujutsu tradizionale.
- La Scuola Madre: Ōtsuka iniziò la sua pratica marziale in tenera età (circa 6 anni) nella Shindō Yōshin-ryū, una rispettata scuola di Jujutsu (koryū) fondata nel tardo periodo Edo (circa 1864) da Katsunosuke Matsuoka. Questa scuola era un sōgō bujutsu (arte marziale composita) che, oltre al nucleo di Jujutsu (leve, proiezioni, colpi, controlli), includeva anche elementi di Kenjutsu (arte della spada) e altre discipline.
- Maestria Raggiunta: Ōtsuka studiò per oltre vent’anni sotto la guida esperta di Tatsusaburō Nakayama, terzo Sōke (caposcuola) della Shindō Yōshin-ryū. La sua dedizione e il suo talento furono eccezionali, tanto che nel 1921, all’età di soli 29 anni, ricevette il Menkyo Kaiden (免許皆伝), il certificato di “piena trasmissione” che ne attestava la completa padronanza della scuola e lo qualificava come successore potenziale o maestro indipendente.
- Principi Ereditati: Dalla Shindō Yōshin-ryū, Ōtsuka ereditò non solo un vasto bagaglio tecnico, ma anche principi fondamentali che formeranno il cuore del Wajutsu:
- Movimento naturale e fluido del corpo.
- Principio della cedevolezza (yawara o jū).
- Uso efficiente della forza e della leva.
- Importanza dello squilibrio (kuzushi).
- Integrazione di colpi (atemi) per creare aperture o rompere l’equilibrio.
- Conoscenza dei punti vitali (kyūsho).
2. L’Incontro con il Karate di Okinawa
Nei primi anni ’20, un periodo di grande fermento per le arti marziali in Giappone, Ōtsuka entrò in contatto con il Karate, un’arte di combattimento originaria di Okinawa che stava iniziando a diffondersi sull’isola principale (Honshū).
- Studio con i Pionieri: Ōtsuka iniziò a studiare seriamente Karate a Tokyo, principalmente con Gichin Funakoshi, considerato il padre del Karate moderno giapponese e fondatore dello stile Shōtōkan. Divenne uno degli allievi più anziani e abili di Funakoshi. Successivamente, cercò di ampliare la sua comprensione studiando anche con altri due importanti maestri okinawensi:
- Chōki Motobu: Famoso per la sua forza e la sua comprovata efficacia nel combattimento reale (jissen kumite). Da lui Ōtsuka apprese approcci più pragmatici al combattimento a coppie.
- Kenwa Mabuni: Fondatore dello stile Shitō-ryū, noto per la sua vasta conoscenza dei kata di diverse tradizioni okinawensi. Da lui Ōtsuka apprese ulteriori forme.
- Prospettiva Critica e Innovativa: Pur riconoscendo il valore e la potenza delle tecniche di pugno e calcio del Karate, Ōtsuka, forte della sua profonda formazione nel Jujutsu, percepì alcuni limiti nell’approccio che stava imparando (in particolare quello dello Shōtōkan iniziale): eccessiva rigidità, posizioni troppo basse e statiche che limitavano la mobilità, enfasi sul bloccaggio diretto forza contro forza che contrastava con i principi di cedevolezza e tai sabaki del Jujutsu.
3. Il Periodo della Sintesi: La Nascita del Concetto di Wajutsu (anni ’20 – ’30)
Questo è il periodo cruciale in cui Ōtsuka iniziò il suo personale lavoro di sintesi e innovazione. È qui che possiamo collocare la nascita concettuale e tecnica del Wajutsu.
- Sperimentazione: Ōtsuka iniziò a modificare le tecniche e i kata del Karate che aveva appreso, integrandoli con i principi e i movimenti della Shindō Yōshin-ryū. Introdusse:
- Un uso molto più pronunciato del Tai Sabaki (movimento evasivo del corpo).
- Posizioni più alte, naturali e mobili.
- Tecniche di parata fluida e deviante (nagasu, inasu) invece di blocchi rigidi.
- L’applicazione esplicita di leve, proiezioni e controlli come bunkai (analisi applicativa) dei movimenti dei kata.
- Obiettivo: Creare un sistema di combattimento che fosse efficace, realistico, fluido e che riflettesse la filosofia giapponese dell’armonia (“Wa”), distinguendosi come una forma “giapponese” di Karate (o meglio, di “Karate Jutsu” o “Jujutsu Kenpō”).
- Possibile Uso del Termine “Wajutsu”: È plausibile che in questa fase di sviluppo, prima di arrivare al nome definitivo “Wadō-ryū”, Ōtsuka abbia usato internamente o informalmente termini come “Wajutsu” o simili per descrivere il suo approccio unico che metteva l’armonia e le tecniche di Jujutsu al centro della sua interpretazione del Karate. Nel 1934 fondò la sua prima organizzazione, la “Dai Nippon Karate Shinko Kai”.
4. La Formalizzazione come Wadō-ryū Karate (Fine anni ’30)
Il culmine di questo processo di sintesi fu la registrazione ufficiale del suo stile presso il Dai Nippon Butoku Kai (l’organizzazione governativa che sovrintendeva le arti marziali giapponesi) tra il 1938 e il 1939.
- Nome Ufficiale: Lo stile fu registrato come Wadō-ryū Karate-dō (和道流空手道) e Wadō-ryū Jūjutsu Kenpō (和道流柔術拳法). Il nome “Wadō-ryū” (Scuola della Via dell’Armonia) fu scelto per enfatizzare la filosofia centrale del sistema.
- Integrazione Definitiva: Con questo atto, il Wajutsu (inteso come il nucleo di Jujutsu e principi di armonia) divenne ufficialmente e inseparabilmente integrato nel sistema più ampio del Wadō-ryū. Non venne promosso come un’arte separata, ma come la componente fondamentale che rendeva il Wadō-ryū unico. La scelta del suffisso “-dō” (Via) allineava inoltre lo stile al movimento del Budo moderno.
5. Sviluppi Successivi: Il Wajutsu Vive nel Wadō-ryū
Dopo la formalizzazione del Wadō-ryū, la storia del Wajutsu si fonde quasi completamente con quella del Wadō-ryū Karate.
- Insegnamento Integrato: Ōtsuka e i suoi successori hanno insegnato il Wadō-ryū come un sistema completo, dove le tecniche di Karate e i principi/tecniche del Wajutsu (Jujutsu) sono intrecciati nei kata, nei kihon gumite e nelle applicazioni di difesa personale.
- Nessuna Linea Indipendente Significativa: Non risulta che Ōtsuka o i suoi diretti discendenti abbiano mai promosso o creato una struttura organizzativa o un lignaggio separato dedicato esclusivamente al “Wajutsu” distinto dal Wadō-ryū. L’energia fu dedicata alla diffusione del Wadō-ryū come sistema unificato.
6. Nota Storiografica
È importante ribadire che la ricerca di una “storia del Wajutsu” come entità storica autonoma e separata è problematica. La sua storia è quella della formazione marziale di Hironori Ōtsuka, della sua maestria nel Jujutsu classico, del suo incontro critico con il Karate e della sua innovativa sintesi che ha dato vita al Wadō-ryū. Il Wajutsu ne rappresenta le radici tecniche e l’anima filosofica.
Conclusione
La storia del Wajutsu è la cronaca di come un profondo conoscitore del Jujutsu tradizionale giapponese, Hironori Ōtsuka, abbia saputo integrare le potenti tecniche di percussione del Karate di Okinawa con i principi di fluidità, cedevolezza e movimento corporeo della sua arte madre (Shindō Yōshin-ryū). Questo processo di sintesi, guidato dalla filosofia dell’Armonia (Wa), avvenuto principalmente tra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo, ha portato alla creazione del Karate Wadō-ryū. Il Wajutsu, quindi, non ha una storia autonoma successiva, ma rappresenta il cuore tecnico-filosofico di Jujutsu che vive e si esprime all’interno del Wadō-ryū, rendendolo uno stile unico e profondamente radicato nella tradizione marziale giapponese.
IL FONDATORE
Il fondatore del concetto e delle tecniche che definiamo Wajutsu (和術), e che costituiscono il cuore del più noto stile di Karate Wadō-ryū (和道流), è una delle figure più eminenti e rispettate nel panorama delle arti marziali giapponesi del XX secolo: Hironori Ōtsuka (大塚 博紀). La sua storia personale e il suo percorso marziale sono la chiave per comprendere l’origine e la natura del Wajutsu.
1. Primi Anni e Immersione nel Jujutsu Classico (1892 – 1921)
- Nascita e Nome: Nacque il 1° giugno 1892 a Shimodate, Prefettura di Ibaraki, Giappone, con il nome Kojirō Ōtsuka (cambiò poi il nome in Hironori). Proveniva da una famiglia con possibili legami minori con la classe samurai.
- Inizio della Pratica: La sua introduzione alle arti marziali avvenne prestissimo. Già all’età di 6 anni, nel 1898, iniziò a studiare Shindō Yōshin-ryū Jujutsu (神道揚心流), inizialmente sotto la guida dello zio materno, Chōjirō Ebashi, e poi, in modo più formale e continuativo, sotto la direzione del terzo Sōke (Gran Maestro) della scuola, Tatsusaburō Nakayama (中山 辰三郎).
- Maestria nella Shindō Yōshin-ryū: Ōtsuka dimostrò un talento e una dedizione eccezionali per il Jujutsu. Si immerse completamente nello studio della Shindō Yōshin-ryū, un sistema complesso (sōgō bujutsu) che comprendeva non solo tecniche a mani nude (proiezioni, leve, colpi, controlli), ma anche lo studio della spada (kenjutsu) e altri elementi. La sua abilità divenne leggendaria. Era particolarmente noto per la sua maestria nelle leve articolari (kansetsu waza), nel controllo dell’avversario, nella comprensione dei punti vitali (kyūsho) e, si dice, anche nelle tecniche di rianimazione (kappō o katsu) spesso insegnate nelle scuole di Jujutsu tradizionale.
- Menkyo Kaiden: Il culmine della sua formazione nel Jujutsu arrivò il 1° giugno 1921, giorno del suo 29° compleanno, quando ricevette da Tatsusaburō Nakayama il Menkyo Kaiden (免許皆伝), il certificato di “piena trasmissione”. Questo non significava solo aver imparato tutte le tecniche, ma aver compreso profondamente i principi, la filosofia e gli insegnamenti segreti (okuden) della scuola, qualificandolo come maestro a pieno titolo e potenziale successore del lignaggio. A quell’epoca, Ōtsuka era già considerato uno dei massimi esperti di Jujutsu del suo tempo.
2. L’Incontro con il Karate e la Visione Innovativa (1922 – Anni ’30)
- Nuovi Orizzonti: Nonostante la sua maestria nel Jujutsu, Ōtsuka era un ricercatore instancabile. Nei primi anni ’20 (spesso si cita il 1922), mentre lavorava presso la banca Kawasaki a Tokyo, venne a conoscenza del Karate, l’arte di combattimento di Okinawa che stava iniziando a essere introdotta in Giappone.
- Studio con i Pionieri: Iniziò ad allenarsi seriamente, diventando allievo diretto di Gichin Funakoshi, il maestro che più di ogni altro stava lavorando per diffondere il Karate a Tokyo. Ōtsuka divenne rapidamente uno degli studenti più avanzati di Funakoshi, assistendolo anche nell’insegnamento. Tuttavia, la sua profonda conoscenza del Jujutsu lo portò a sviluppare una visione critica su alcuni aspetti del Karate insegnato da Funakoshi (come le posizioni basse e statiche, e un’enfasi sui blocchi diretti). Cercò quindi di ampliare la sua formazione studiando anche con:
- Chōki Motobu: Noto per il suo approccio pragmatico e la sua efficacia nel combattimento libero (kumite).
- Kenwa Mabuni: Fondatore dello Shitō-ryū, possessore di una vasta conoscenza dei kata okinawensi.
- La Necessità della Sintesi: Ōtsuka percepì che le potenti tecniche di pugno e calcio del Karate potevano essere rese ancora più efficaci e adatte al combattimento reale se integrate con i principi di fluidità, evasione (tai sabaki), controllo della distanza (maai) e uso della forza dell’avversario tipici del suo background di Jujutsu (Shindō Yōshin-ryū). Sentiva la necessità di creare un’arte marziale che fosse più “armoniosa” e in linea con i principi del Budo giapponese.
3. Il Processo di Creazione: L’Essenza del Wajutsu (Anni ’20 – ’30)
Questo periodo vide Ōtsuka impegnato in un intenso lavoro personale di sperimentazione e sintesi. Qui nasce il “Wajutsu” come sua personale interpretazione e fusione:
- Adattamento Tecnico: Iniziò a modificare l’esecuzione dei kata di Karate, introducendo movimenti del corpo più fluidi ed evasivi, posizioni più naturali e alte, e parate che erano più deviazioni (nagasu, inasu) che blocchi rigidi.
- Enfasi sulle Applicazioni Jujutsu: Mise in evidenza le applicazioni pratiche (bunkai) dei movimenti dei kata, rivelando le leve, le proiezioni e i controlli “nascosti” al loro interno, derivati direttamente dalla sua esperienza nel Jujutsu.
- Sviluppo del Kihon Kumite: Creò delle sequenze di combattimento prestabilito a coppie (Kihon Kumite) che esemplificavano chiaramente i suoi principi di difesa, schivata, contrattacco e controllo, integrando atemi, tai sabaki e tecniche di Jujutsu.
- Filosofia “Wa”: Tutto questo lavoro fu guidato dal concetto centrale di Wa (和 – Armonia), inteso come principio tecnico (non opporsi alla forza), coordinazione mente-corpo e ideale di risoluzione del conflitto.
4. Formalizzazione e Denominazione: La Nascita del Wadō-ryū (1938/1939)
Il risultato di questa sintesi unica venne formalizzato quando Ōtsuka registrò il suo stile presso il Dai Nippon Butoku Kai.
- Registrazione Ufficiale: Tra il 1938 e il 1939, lo stile fu ufficialmente riconosciuto con i nomi di Wadō-ryū Karate-dō (和道流空手道) e Wadō-ryū Jūjutsu Kenpō (和道流柔術拳法). Il doppio nome sottolineava esplicitamente la duplice natura dello stile, radicato sia nel Karate che nel Jujutsu.
- Scelta del Nome “Wadō”: Il nome “Wadō-ryū” (Scuola della Via dell’Armonia) fu scelto per riflettere la filosofia portante. “Wa” indicava l’armonia tecnica e spirituale, ma anche l’origine “giapponese” (Wa) di questa interpretazione del Karate.
5. Ōtsuka come Maestro e Leader (Dagli anni ’40 in poi)
- Insegnamento: Ōtsuka dedicò il resto della sua vita all’insegnamento e alla diffusione del Wadō-ryū in Giappone e, successivamente, nel mondo attraverso i suoi allievi. Il suo stile didattico era noto per l’enfasi sulla naturalezza, la logica biomeccanica, la precisione tecnica e la comprensione dei principi.
- Organizzazioni: Fu una figura centrale nella creazione di organizzazioni come la Zen Nippon Karate Renmei Wadokai.
- Personalità: Viene ricordato come un uomo di grande intelligenza, cultura marziale profonda, tecnicamente impeccabile e con una presenza autorevole ma non autoritaria.
6. Riconoscimenti, Eredità e Fine Vita (Anni ’60 – 1982)
- Onorificenze: La sua eccezionale contribuzione fu riconosciuta ai massimi livelli. Nel 1966 ricevette dall’Imperatore l’onorificenza Kun Go To Sōkō Kyokujitsu Shō (Ordine del Sol Levante, Raggi d’Argento, 5ª Classe). Nel 1972, la Kokusai Budō Renmei (Federazione Internazionale di Budo) gli conferì, primo karateka nella storia, il titolo di Meijin (名人), il più alto riconoscimento per un maestro d’arti marziali, equivalente a “Tesoro Nazionale Vivente” informale nel mondo del Budo.
- Eredità: Continuò a insegnare e a perfezionare il suo stile fino a tarda età. Alla sua morte, il 29 gennaio 1982, all’età di 89 anni, lasciò un’eredità immensa: il Wadō-ryū è oggi uno dei quattro stili principali di Karate giapponese praticati in tutto il mondo.
- Successione: La leadership passò al figlio primogenito, Jirō Ōtsuka (che prese poi il nome Hironori Ōtsuka II). Successivamente, come accade spesso nelle grandi scuole, si verificarono delle scissioni, portando alla nascita di diverse organizzazioni internazionali di Wadō-ryū, tutte però facenti riferimento agli insegnamenti del fondatore.
Conclusione:
Hironori Ōtsuka è stato una figura unica: un maestro che ha raggiunto la piena padronanza di un’arte marziale classica giapponese (Shindō Yōshin-ryū Jujutsu) e ha poi saputo non solo apprendere, ma anche reinterpretare e integrare un’altra potente arte (Karate) per creare un sistema nuovo, coerente ed efficace, il Wadō-ryū. Il Wajutsu rappresenta l’essenza di questa sintesi: è la profonda conoscenza del Jujutsu e la filosofia dell’armonia che Ōtsuka ha infuso nella sua creazione, rendendola un’arte marziale distintiva e ricca di significato. La sua storia è quella di un innovatore rispettoso della tradizione, la cui opera continua a influenzare migliaia di praticanti in tutto il mondo.
MAESTRI FAMOSI
Identificare “maestri famosi” specificamente ed esclusivamente per il Wajutsu (和術) è complesso, data la natura stessa del termine. Come spiegato in precedenza, il Wajutsu non si è sviluppato come un’arte marziale autonoma con una propria struttura organizzativa e lignaggi separati su larga scala. La sua essenza tecnica e filosofica è intrinsecamente legata al suo fondatore e all’arte marziale che ne è scaturita, il Wadō-ryū Karate, nonché alla sua radice nel Jujutsu classico.
Pertanto, i “maestri famosi” associati al Wajutsu sono principalmente:
- Il Fondatore: Colui che ha concepito e sistematizzato i principi del Wajutsu.
- Il Maestro della Scuola Madre: La figura chiave da cui il fondatore ha appreso le basi tecniche.
- I Principali Eredi e Diffusori del Wadō-ryū: Coloro che hanno ricevuto gli insegnamenti diretti o indiretti dal fondatore e che, attraverso la pratica e l’insegnamento del Wadō-ryū, hanno preservato e diffuso i principi del Wajutsu contenuti in esso.
1. Il Fondatore: Hironori Ōtsuka (大塚 博紀) (1892-1982)
- Ruolo: È LA figura centrale. Ōtsuka non solo ha coniato (o quantomeno incarnato) il concetto di Wajutsu come “Arte dell’Armonia” applicata al combattimento, ma ne ha definito le caratteristiche tecniche basandosi sulla sua profonda maestria nella Shindō Yōshin-ryū Jujutsu e integrandola con il Karate. Ogni discussione sul Wajutsu parte e ritorna a lui. La sua storia e la sua filosofia sono la storia e la filosofia del Wajutsu nella sua forma più pura.
2. Il Maestro della Scuola Madre: Tatsusaburō Nakayama (中山 辰三郎) (Date incerte, attivo fine XIX / inizio XX sec.)
- Ruolo: Terzo Sōke (Gran Maestro) della Shindō Yōshin-ryū Jujutsu e principale insegnante di Hironori Ōtsuka per oltre due decenni. Nakayama rappresenta la fonte diretta della conoscenza del Jujutsu classico che Ōtsuka ha poi reinterpretato e fuso nel suo sistema. Sebbene Nakayama non sia famoso “per il Wajutsu” (che è una creazione successiva del suo allievo), la sua maestria nel Jujutsu tradizionale è il fondamento su cui Ōtsuka ha costruito. Riconoscere Nakayama è essenziale per comprendere le radici tecniche del Wajutsu.
3. Principali Maestri di Wadō-ryū Karate (Trasmettitori dei Principi Wajutsu)
Sono i maestri di Wadō-ryū di più alto livello, specialmente quelli che hanno studiato direttamente con Ōtsuka I o che sono noti per enfatizzare gli aspetti di Jujutsu, tai sabaki e armonia dello stile, ad essere considerati i principali portatori dei principi del Wajutsu oggi. Tra le figure più influenti a livello internazionale:
- Jirō Ōtsuka (大塚 次郎) (1934-2015):
- Figlio primogenito di Hironori Ōtsuka. Gli succedette come secondo Sōke dello stile Wadō-ryū, prendendo a sua volta il nome Hironori Ōtsuka II. Cresciuto sotto l’insegnamento diretto del padre, ha guidato per molti anni una delle principali organizzazioni mondiali (Wadō-ryū Karatedō Renmei) continuando a trasmettere l’eredità paterna. (Va notato che dopo la morte di Ōtsuka I, il mondo Wadō ha visto diverse scissioni organizzative).
- Tatsuo Suzuki (鈴木 辰夫) (1928-2011):
- Uno dei più importanti e carismatici allievi diretti di Ōtsuka I. È stato fondamentale per la diffusione del Wadō-ryū in Europa, stabilendosi nel Regno Unito negli anni ’60. Noto per la sua tecnica potente e dinamica, ha sempre sottolineato l’importanza dei principi insegnati da Ōtsuka. Ha fondato la Wado International Karatedo Federation (WIKF), una delle maggiori organizzazioni mondiali.
- Teruo Kono (河野 輝夫) (1934-2000):
- Altro allievo diretto di Ōtsuka I di grande influenza, che ha contribuito in modo determinante alla diffusione del Wadō-ryū in Europa continentale, in particolare in Germania e nell’ex Jugoslavia. Noto per la sua precisione tecnica, l’enfasi sui fondamentali (kihon) e sul tai sabaki. Dopo una collaborazione iniziale con Suzuki, fu figura chiave nella Wado Kai europea.
- Masafumi Shiomitsu (塩光 正文) (nato nel 1940):
- Ad oggi (Aprile 2025), è uno dei maestri di Wadō-ryū di grado più elevato (9° Dan Hanshi conferito dalla JKF Wadokai, 9° Dan dalla Wado Academy) ad aver studiato a lungo e direttamente con Ōtsuka I. È capo istruttore della Wado Ryu Karatedo Academy e ha insegnato per decenni in tutto il mondo, inclusi numerosi seminari in Italia, influenzando profondamente molti praticanti. È molto rispettato per la sua aderenza tecnica e filosofica agli insegnamenti originali di Ōtsuka, inclusi i principi del Wajutsu.
- Altre Figure Senior del Wadō-ryū: Esistono molti altri maestri giapponesi e non giapponesi di alto livello, allievi diretti o della generazione successiva, che guidano le varie branche del Wadō-ryū (es. JKF Wadokai, WIKF, Wado Academy, altre federazioni indipendenti) e che continuano a insegnare l’arte con un’enfasi sui principi di armonia e tecnica Jujutsu. La loro fama deriva dal loro ruolo nel Wadō-ryū, ma la loro pratica è intrinsecamente legata ai concetti del Wajutsu.
4. Esistono Maestri Esclusivamente di “Wajutsu”?
Come ribadito, è altamente improbabile trovare figure di rilievo internazionale conosciute e riconosciute esclusivamente come “Maestri di Wajutsu”, in modo distinto dai maestri di Wadō-ryū o di Shindō Yōshin-ryū. Il termine descrive più un insieme di principi e tecniche incorporati in un sistema più ampio, piuttosto che un’arte marziale indipendente con un proprio lignaggio di maestri dedicati solo ad esso.
5. Rilevanza per l’Italia
Diversi dei maestri internazionali menzionati (in particolare Suzuki, Kono e soprattutto Shiomitsu) hanno tenuto numerosi stage e seminari in Italia nel corso degli anni, influenzando direttamente la crescita e la comprensione del Wadō-ryū (e quindi dei principi Wajutsu) nel nostro paese. L’Italia possiede oggi i propri istruttori di Wadō-ryū di alto livello (6°, 7°, 8° Dan) all’interno delle varie organizzazioni presenti sul territorio, i quali hanno appreso da questi maestri internazionali o dai loro diretti successori e che continuano a trasmettere l’arte, inclusi i suoi aspetti Wajutsu, ai praticanti italiani.
Conclusione:
I “maestri famosi” associati al concetto di Wajutsu sono primariamente il suo ideatore, Hironori Ōtsuka, il cui genio risiede nella sintesi tra Jujutsu e Karate sotto il segno dell’armonia. Figure come il suo maestro di Jujutsu, Tatsusaburō Nakayama, rappresentano le radici. I suoi principali successori ed eredi nel Wadō-ryū Karate, come Jirō Ōtsuka, Tatsuo Suzuki, Teruo Kono e Masafumi Shiomitsu, sono i più noti trasmettitori dei principi del Wajutsu, in quanto questi costituiscono l’essenza distintiva dello stile da loro insegnato e diffuso a livello globale. Non esistono, tuttavia, maestri riconosciuti noti esclusivamente per l’insegnamento del “Wajutsu” come disciplina separata.
LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI
A differenza di arti marziali dalle origini più antiche e oscure come il Ninjutsu, il Wajutsu (和術), essendo un concetto strettamente legato a un fondatore moderno e ben documentato come Hironori Ōtsuka, non possiede un corpus di “leggende” nel senso mitologico del termine. Non troveremo racconti di poteri sovrannaturali o imprese fantastiche tramandate da secoli. Tuttavia, la storia della sua concezione, la vita del suo fondatore e le caratteristiche uniche dell’arte stessa sono ricche di curiosità, storie interessanti e aneddoti significativi che ne illuminano l’essenza.
1. Aneddoti e Storie su Hironori Ōtsuka
La figura del fondatore è la fonte principale di storie affascinanti:
- Il Maestro di Jujutsu Impiegato di Banca: Una curiosità notevole è il contrasto tra la vita professionale ordinaria di Ōtsuka (per molti anni fu impiegato presso la banca Kawasaki) e la sua straordinaria maestria nelle arti marziali. Questo sottolinea come il Budo potesse essere integrato nella vita quotidiana e non fosse appannaggio esclusivo di guerrieri professionisti o asceti.
- Profonda Abilità nel Jujutsu Classico: Prima ancora di studiare Karate, Ōtsuka era già un maestro affermato di Shindō Yōshin-ryū. Si racconta della sua eccezionale abilità nelle leve articolari, applicate con precisione chirurgica e minimo sforzo, e della sua conoscenza dei punti vitali (kyūsho) e delle tecniche di rianimazione (kappō), competenze tipiche dei livelli più alti delle scuole di Jujutsu tradizionale.
- L’Incontro/Scontro con il Karate: Le interazioni di Ōtsuka con Gichin Funakoshi sono significative. Pur nutrendo grande rispetto, Ōtsuka espresse dubbi sulla mancanza di kumite (combattimento libero o prestabilito) nell’insegnamento iniziale di Funakoshi e sull’eccessiva rigidità di alcune posizioni. Questi “disaccordi” tecnici, basati sulla sua prospettiva Jujutsu, furono uno stimolo fondamentale per la creazione del suo metodo unico.
- Dimostrazioni di “Wa”: Numerosi allievi hanno tramandato aneddoti sull’abilità di Ōtsuka nel dimostrare il principio di “Wa” in azione: neutralizzare attacchi potenti con movimenti del corpo quasi impercettibili (tai sabaki), deviare colpi senza apparente sforzo (nagasu), controllare avversari più grandi con leve applicate con precisione millimetrica. Queste dimostrazioni sottolineavano l’efficacia della tecnica sull’uso della forza bruta.
- Il Rifiuto della Forza Eccessiva: Si narra che Ōtsuka non incoraggiasse l’allenamento esasperato della potenza tramite strumenti come il makiwara (palo per colpire), ritenendo che la vera efficacia derivasse dalla tecnica corretta, dal tempismo, dalla fluidità e dalla connessione di tutto il corpo, piuttosto che dal mero condizionamento fisico all’impatto. Questo rifletteva la sua radice Jujutsu.
- Il Titolo di “Meijin” (名人): Il conferimento di questo titolo (Maestro Illustre/Esperto Supremo) nel 1972 fu un evento eccezionale. Era la prima volta che veniva assegnato a un maestro di Karate, riconoscendo Ōtsuka non solo come un caposcuola di alto livello, ma come una figura di statura leggendaria nel mondo del Budo giapponese, un vero “tesoro vivente” dell’arte marziale.
- Longevità e Pratica: Ōtsuka continuò a praticare, insegnare e affinare il suo stile fino a tarda età, dimostrando come un approccio basato sull’armonia e sul movimento naturale potesse essere sostenibile e benefico per la salute per tutta la vita.
2. Curiosità sui Principi e sulle Tecniche del Wajutsu/Wadō-ryū
- Il Vero Significato di “Wa”: È una curiosità filosofica importante sottolineare che “Wa” non è passività, ma armonizzazione attiva. Richiede grande sensibilità, tempismo e abilità tecnica per percepire l’intenzione dell’avversario e fondersi con il suo movimento per controllarlo.
- Sanmi Ittai (三位一体 – Tre Aspetti/Posizioni come un Unico Corpo): Questo è un concetto tecnico fondamentale nel Wadō-ryū, che incarna i principi Wajutsu. Descrive l’esecuzione simultanea e coordinata di:
- Ten-i (転位): Cambiamento di posizione (spostamento, evasione).
- Ten-tai (転体): Movimento/rotazione del corpo.
- Ten-gi (転技): Applicazione della tecnica (difensiva o offensiva). L’idea è che questi tre elementi avvengano come un’unica azione fluida e istantanea, massimizzando l’efficienza e la sorpresa.
- L’Iniziativa (Sen – 先): Pur essendo un’arte “armoniosa”, include concetti avanzati di tempismo e iniziativa: Go no sen (prendere l’iniziativa dopo aver difeso), Sen no sen (attaccare simultaneamente all’attacco avversario), Sen sen no sen (anticipare l’intenzione dell’avversario e attaccare prima ancora che inizi). L’armonia non significa attendere passivamente.
- L’Unicità dei Kihon Gumite: Queste dieci (o più) forme di combattimento a coppie sono una peculiarità del Wadō-ryū. Non sono semplici esercizi di attacco e parata, ma veri e propri mini-scenari di difesa personale che insegnano ad applicare i principi Wajutsu (tai sabaki, nagasu, inasu, kuzushi, atemi, kansetsu/nage waza) in modo integrato. Sono considerati da molti la chiave per comprendere l’essenza dello stile.
- La Sensazione di “Morbidezza”: Spesso i praticanti o chi osserva il Wadō-ryū (specialmente se confrontato con stili di Karate più “duri”) ne percepisce una certa “morbidezza” o fluidità. Questa sensazione deriva proprio dall’enfasi sul tai sabaki e sul nagasu (deviare) invece che sul bloccaggio diretto forza contro forza, eredità diretta del Wajutsu/Jujutsu.
- Possibili Affinità con l’Aikido?: Superficialmente, i concetti di armonia (Wa in Wadō, Ai in Aikido), cedevolezza e uso dello slancio avversario possono sembrare simili all’Aikido di Morihei Ueshiba. Entrambi i fondatori erano contemporanei ed entrambi attingevano da radici di Jujutsu classico (anche se da scuole diverse, principalmente Daitō-ryū per Ueshiba). Tuttavia, le arti sono distinte: il Wajutsu/Wadō integra pienamente le tecniche di percussione del Karate e ha un approccio tecnico e strategico differente.
3. Le Tecniche “Nascoste” nei Kata
Una curiosità persistente riguarda le applicazioni (bunkai) dei Kata Wadō-ryū. Ōtsuka ha intenzionalmente incorporato numerose tecniche di Jujutsu (leve, proiezioni, strangolamenti, controlli) all’interno dei movimenti dei Kata di origine Karate. Queste applicazioni non sono sempre ovvie dall’esecuzione esterna del Kata e richiedono una spiegazione specifica (kaisetsu) da parte di un insegnante esperto per essere “decodificate” e comprese. Questo aspetto sottolinea come il Wajutsu sia il substrato tecnico su cui si basa l’interpretazione Wadō dei Kata.
4. Curiosità dal Contesto Storico
- “Wa” in Tempo di Guerra: La scelta di Ōtsuka di fondare uno stile basato sull’”Armonia” (Wa) proprio negli anni ’30, un periodo di forte nazionalismo e militarismo in Giappone, è stata vista da alcuni come una sottile, forse involontaria, dichiarazione di valori alternativi.
- Un Karate “Giapponese”: Il fatto che Wadō-ryū sia stato uno dei primi stili di Karate ad essere ufficialmente registrato dalle autorità giapponesi (Dai Nippon Butoku Kai) è significativo. Questo fu possibile anche grazie alle impeccabili credenziali di Ōtsuka nel Budo giapponese tradizionale (il suo Menkyo Kaiden in Jujutsu), che conferivano legittimità al suo lavoro di integrazione del Karate (visto allora come arte “straniera” di Okinawa) nella cornice delle arti marziali nipponiche.
5. Brevi Cenni sull’Italia
La diffusione del Wadō-ryū in Italia, iniziata probabilmente tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 grazie all’opera di allievi diretti dei maestri giapponesi (in particolare quelli legati a Tatsuo Suzuki e Teruo Kono), ha portato con sé i principi del Wajutsu. Inizialmente, forse, percepito come una semplice variante del Karate, nel tempo la sua unicità basata sull’armonia e sulle tecniche Jujutsu è stata sempre più compresa e apprezzata dagli appassionati italiani.
Conclusione:
Le leggende del Wajutsu non sono miti antichi, ma piuttosto le storie e gli aneddoti che circondano la figura eccezionale del suo fondatore, Hironori Ōtsuka, e le profonde curiosità tecniche e filosofiche che egli ha infuso nella sua arte. Dalla sua maestria nel Jujutsu classico alla sua sintesi innovativa con il Karate, dalla scelta significativa del nome “Wadō” ai principi di tai sabaki, nagasu e sanmi ittai, la “lore” del Wajutsu risiede nella sua intelligente ricerca dell’armonia applicata all’efficacia marziale, un’eredità che continua ad affascinare e ispirare praticanti in tutto il mondo, Italia compresa, principalmente attraverso lo studio del Wadō-ryū Karate.
TECNICHE
Le tecniche del Wajutsu (和術) sono fondamentalmente radicate nel Jujutsu classico giapponese, specificamente nella tradizione della Shindō Yōshin-ryū come interpretata e sistematizzata da Hironori Ōtsuka, e sono infuse con la filosofia dell’Armonia (Wa). Queste tecniche costituiscono anche il nucleo distintivo del Karate Wadō-ryū. Non si tratta di un elenco di mosse isolate, ma di un sistema integrato dove i principi guidano l’applicazione.
Principi Fondamentali Manifestati nelle Tecniche:
Prima di dettagliare le categorie tecniche, è essenziale capire come i principi chiave del Wajutsu permeano ogni azione:
- Armonia in Azione (Wa): Ogni difesa, controllo o attacco cerca di evitare lo scontro diretto di forza. Si cede (yawara), ci si fonde (awase), si devia (nagasu), si usa il movimento dell’avversario a proprio vantaggio.
- Efficienza (Riai – 理合): Le tecniche mirano alla massima efficacia con il minimo dispendio energetico, sfruttando leve, angoli e tempismo piuttosto che la sola potenza muscolare.
- Movimento Corporeo come Difesa (Tai Sabaki – 体捌き): Lo spostamento del corpo per evitare l’attacco e ottenere una posizione vantaggiosa è spesso la difesa primaria, più importante del bloccaggio stesso.
- Squilibrio come Preludio (Kuzushi – 崩し): L’obiettivo è rompere costantemente l’equilibrio fisico e mentale dell’avversario prima o durante l’applicazione della tecnica principale.
Dettaglio delle Categorie Tecniche:
Tai Sabaki (体捌き – Gestione/Movimento del Corpo): La Difesa Primaria
- È il cuore del Wajutsu difensivo e la base per il contrattacco. Non è solo “schivare”, ma un riposizionamento intelligente del corpo. Include:
- Nagasu (流す – Fluire/Deviare): Ricevere l’attacco non bloccandolo, ma deviandolo lungo la sua traiettoria con un movimento fluido del corpo e/o dell’arto difendente (es. Nagashi-uke).
- Inasu (往なす – Lasciar Passare/Parare Morbidamente): Spostarsi leggermente fuori linea, permettendo all’attacco di mancare il bersaglio, spesso controllando l’arto attaccante senza opposizione diretta.
- Irimi (入り身 – Entrare nel Corpo): Muoversi decisamente dentro lo spazio dell’avversario nel momento opportuno, spesso per interrompere il suo attacco alla fonte o per applicare tecniche ravvicinate.
- Hiraki (開き – Aprirsi): Spostarsi lateralmente rispetto alla linea d’attacco.
- Tenkan (転換 – Conversione/Rotazione): Movimenti di rotazione del corpo sul posto o spostandosi per cambiare angolo e reindirizzare la forza.
- L’enfasi è sullo spostare l’intero corpo (taisō) mantenendo il proprio equilibrio e creando un angolo vantaggioso (kasumi) rispetto all’avversario.
- È il cuore del Wajutsu difensivo e la base per il contrattacco. Non è solo “schivare”, ma un riposizionamento intelligente del corpo. Include:
Kuzushi (崩し – Rompere l’Equilibrio)
- È l’arte di rendere l’avversario instabile e vulnerabile. Viene ottenuto tramite:
- L’applicazione precisa del Tai Sabaki (spostandosi, si “tira” o si “spinge” l’avversario fuori equilibrio).
- L’uso strategico di Atemi (colpi) su punti specifici per causare reazioni riflesse o rotture posturali.
- Trazioni (hiki) o spinte (oshi) applicate nel momento giusto e nella direzione giusta, spesso sfruttando il movimento dell’avversario.
- Manipolazioni articolari iniziali.
- È l’arte di rendere l’avversario instabile e vulnerabile. Viene ottenuto tramite:
Nage Waza (投げ技 – Tecniche di Proiezione)
- Caratteristiche distintive nel Wajutsu/Wadō-ryū:
- Spesso conseguenti a un Tai Sabaki e a un efficace Kuzushi.
- Tendono a richiedere meno forza fisica e sollevamenti minimi rispetto ad altre arti come il Judo, sfruttando maggiormente lo slancio e lo squilibrio avversario.
- L’obiettivo è spesso il controllo a terra piuttosto che una proiezione spettacolare fine a se stessa.
- Esempi includono variazioni di tecniche classiche eseguite con i principi Wado (entrata fluida, uso dello slancio): Kote Gaeshi (proiezione tramite leva al polso), Shihō Nage (proiezione nelle quattro direzioni), Irimi Nage (proiezione entrando), e applicazioni derivate da Kihon Kumite che assomigliano a O Soto Gari (grande falciata esterna) o Uki Goshi (anca fluttuante), ma sempre precedute da schivata e squilibrio.
- Caratteristiche distintive nel Wajutsu/Wadō-ryū:
Kansetsu Waza / Gyaku Waza (関節技 / 逆技 – Tecniche Articolari / Tecniche Inverse)
- Sono un pilastro del Wajutsu, ereditato dalla Shindō Yōshin-ryū.
- Caratteristiche:
- Precisione anatomica nell’applicazione su polsi (kote), gomiti (hiji), spalle (kata). Le leve alle gambe sono meno comuni.
- Applicate con fluidità, spesso come continuazione di una parata deviante (nagashi-uke) o di un controllo.
- Utilizzate per controllare, immobilizzare, far cedere l’avversario (maitta), o come mezzo per proiettarlo (nage).
- Richiedono sensibilità per “sentire” la resistenza e il limite articolare dell’avversario, applicando la pressione in modo progressivo ma deciso.
- Esempi: Kote Gaeshi (torsione del polso esterna), Kote Hineri (torsione del polso interna), Ude Gatame (controllo del braccio), Ude Garami (leva al braccio), tecniche di controllo alla spalla.
Atemi Waza (当て身技 – Tecniche di Colpo al Corpo)
- L’integrazione dei colpi derivati dal Karate è fondamentale nel sistema di Ōtsuka.
- Ruolo Strategico: Gli atemi sono usati in modo intelligente e funzionale:
- Per creare Kuzushi.
- Per distrarre e creare aperture (suki).
- Per fermare l’attacco dell’avversario sul nascere.
- Per colpire punti vitali (kyūsho) e terminare rapidamente il confronto se necessario.
- Per facilitare l’entrata in tecniche di leva o proiezione.
- Tipi di Colpi: Includono pugni (tsuki), colpi di mano aperta (shuto, teisho, nukite), gomiti (empi), ginocchia (hiza geri), e calci (keri), con una preferenza nel Wadō-ryū per calci a livello basso o medio (gedan, chudan) e tecniche veloci e lineari o leggermente circolari.
Ukemi (受け身 – Tecniche di Caduta)
- Essenziali per la sicurezza nella pratica a coppie.
- Qualità Ricercata: Cadute morbide, silenziose, controllate, che dissipano l’energia dell’impatto attraverso il rotolamento (kaiten) o lo scivolamento (nagare). L’obiettivo è potersi rialzare immediatamente (okiagari) in una posizione equilibrata e pronta a continuare l’azione.
Difesa Contro Armi (Tantō Dori, Tachi Dori, Bō Dori)
- Applicazione dei Principi Wajutsu: La difesa contro armi (coltello, spada, bastone) si basa sugli stessi principi del combattimento a mani nude:
- Priorità assoluta al Tai Sabaki per uscire dalla traiettoria dell’arma.
- Controllo dell’arto armato, spesso tramite leve articolari applicate al polso o al gomito.
- Creazione di Kuzushi per rendere l’attaccante instabile e meno pericoloso.
- Disarmo o neutralizzazione finale.
- Queste tecniche sono spesso codificate in forme specifiche (kata) praticate a coppie.
- Applicazione dei Principi Wajutsu: La difesa contro armi (coltello, spada, bastone) si basa sugli stessi principi del combattimento a mani nude:
Ruolo dell’Iniziativa (Sen) e della Sensibilità
- Iniziativa: Le tecniche possono essere applicate in diversi momenti: anticipando l’attacco (Sen sen no sen), attaccando simultaneamente (Sen no sen), o contrattaccando dopo aver difeso (Go no sen). L’abilità sta nel scegliere il momento giusto.
- Sensibilità: La pratica sviluppa la capacità di “sentire” l’intenzione, la forza e l’equilibrio dell’avversario attraverso il contatto fisico, permettendo risposte più intuitive e fluide.
Conclusione:
Le tecniche del Wajutsu, radicate nel Jujutsu classico e perfezionate dalla filosofia “Wa” di Hironori Ōtsuka, costituiscono un sistema di combattimento e difesa personale coerente, efficiente ed elegante. Non si tratta di una semplice collezione di mosse, ma dell’applicazione pratica di principi fondamentali come l’armonia con la forza avversaria, il movimento corporeo intelligente (Tai Sabaki), lo squilibrio mirato (Kuzushi) e l’integrazione strategica di leve, proiezioni e colpi (Atemi). Questo approccio, oggi praticato principalmente all’interno del Karate Wadō-ryū, offre un metodo efficace per gestire il conflitto basato più sulla tecnica e sull’intelligenza che sulla mera potenza fisica.
I KATA
Affrontare l’argomento dei Kata (形 – forme, modelli) specifici del Wajutsu (和術) richiede una precisazione fondamentale: data la natura del Wajutsu come concetto filosofico-tecnico sviluppato da Hironori Ōtsuka e integrato principalmente nel Wadō-ryū Karate, non esiste un corpus di Kata ampiamente riconosciuto e praticato, denominato univocamente “Wajutsu Kata” e completamente distinto sia dalla scuola madre di Jujutsu (Shindō Yōshin-ryū) sia dallo stile di Karate che ne è derivato (Wadō-ryū).
Quando si parla di “Kata del Wajutsu”, ci si riferisce quindi, con ogni probabilità, a quelle forme che contengono, esemplificano e trasmettono i principi tecnici e filosofici del Wajutsu stesso. Queste forme si trovano principalmente nei seguenti contesti:
1. Kata della Scuola Madre: Shindō Yōshin-ryū (神道揚心流)
- La Fonte Originale: Essendo la scuola di Jujutsu classico in cui Hironori Ōtsuka raggiunse la maestria (Menkyo Kaiden), la Shindō Yōshin-ryū possiede un proprio curriculum tradizionale di Kata. Questi Kata, tipici di un koryū (scuola antica), codificano le tecniche fondamentali e avanzate della scuola, incluse leve articolari, proiezioni, colpi (atemi), tecniche di controllo, strategie e, in alcuni casi, l’uso di armi (come la spada).
- Natura dei Kata SYR: Possono essere eseguiti sia in solo che, più frequentemente, a coppie (Tori e Uke), rappresentando scenari di combattimento e difesa. Incarnano i principi di cedevolezza (yawara), movimento naturale, uso dell’energia dell’avversario e precisione tecnica che Ōtsuka ha poi trasposto nel suo approccio.
- Importanza e Raro Accesso: Studiare i Kata originali della Shindō Yōshin-ryū significa attingere direttamente alla fonte tecnica del Wajutsu. Tuttavia, l’accesso a un insegnamento autentico e completo di questi Kata è estremamente raro a livello mondiale, Italia compresa. Richiede di trovare un rappresentante legittimo del lignaggio della scuola, che sono pochissimi.
2. Kata del Wadō-ryū Karate: Il Veicolo Principale di Trasmissione
Questo è il contesto in cui, nella pratica odierna, i principi del Wajutsu vengono più comunemente studiati e applicati attraverso i Kata. Il Wadō-ryū possiede un set definito di Kata derivati principalmente dal Karate di Okinawa (dagli stili Shōrin-ryū e Tomari-te), ma interpretati ed eseguiti secondo la filosofia e la biomeccanica Wajutsu/Jujutsu introdotta da Ōtsuka.
- Kata Principali Wadō: Includono le serie Pinan (1-5), Kūshankū, Naihanchi, Seishan, Chintō, Wanshu, Jion, Jitte, Niseishi, Rōhai.
- Come Incarnano il Wajutsu:
- Stile di Esecuzione: Rispetto ad altre scuole di Karate, l’esecuzione Wadō di questi Kata è caratterizzata da:
- Maggiore fluidità e connessione tra i movimenti.
- Posizioni più alte, naturali e mobili (shizentai), che facilitano il tai sabaki.
- Enfasi sul movimento evasivo del corpo (Tai Sabaki) integrato nelle parate, piuttosto che blocchi rigidi e diretti forza contro forza.
- Uso dei principi di cedevolezza e deviazione (nagasu, inasu).
- Assenza di tensione muscolare eccessiva e respirazione naturale.
- Applicazioni (Bunkai / Kaisetsu): Questo è l’aspetto più rivelatore. Le interpretazioni applicative standard dei movimenti dei Kata Wadō-ryū, insegnate tradizionalmente, includono esplicitamente numerose tecniche di Jujutsu:
- Leve articolari (Kansetsu Waza) su polsi, gomiti, spalle.
- Proiezioni (Nage Waza) basate sullo squilibrio.
- Tecniche di controllo e takedown.
- Strangolamenti (Shime Waza), anche se meno frequenti. Molti movimenti che in altri stili sono interpretati solo come parate o colpi, nel bunkai Wadō vengono spiegati come deviazioni che preparano una leva, proiezioni nascoste in cambi di direzione, o colpi strategici (atemi) per creare squilibrio (kuzushi) prima di un controllo Jujutsu. Per comprendere appieno un Kata Wadō è indispensabile studiarne le applicazioni intrise di Wajutsu.
- Stile di Esecuzione: Rispetto ad altre scuole di Karate, l’esecuzione Wadō di questi Kata è caratterizzata da:
3. Forme a Coppie (Yakusoku Kumite): L’Espressione Diretta del Wajutsu
Forse ancora più dei Kata eseguiti in solo, le forme di combattimento prestabilito a coppie (Yakusoku Kumite) del Wadō-ryū sono considerate da molti la manifestazione più diretta e chiara dei principi del Wajutsu in azione.
- Kihon Gumite (基本組手): Le 10 (o 12, o 36 a seconda del livello) sequenze fondamentali di attacco e difesa a coppie. L’attaccante (Tori) lancia un attacco specifico (pugno o calcio), e il difensore (Uke) applica una difesa che esemplifica i principi Wajutsu:
- Entrata o uscita dalla linea d’attacco con Tai Sabaki.
- Difesa deviante/fluida (Nagasu/Inasu).
- Creazione immediata di Kuzushi.
- Contrattacco con Atemi integrato.
- Conclusione con una tecnica di controllo, leva o proiezione derivata dal Jujutsu. Sono mini-scenari di Wajutsu applicato.
- Idori (居捕り): Tecniche di difesa eseguite da entrambi i praticanti in seiza (posizione formale inginocchiata). Richiedono un uso molto raffinato del Tai Sabaki e delle leve in uno spazio estremamente ridotto.
- Tantō Dori (短刀捕り): Forme prestabilite di difesa contro attacchi di coltello. Applicano direttamente i principi di evasione, controllo dell’arto armato (spesso con leve al polso come kote gaeshi) e neutralizzazione dell’aggressore.
- Tachi Dori / Shinken Shirahadori (太刀捕り / 真剣白刃取り): Forme (di livello più avanzato e meno comunemente praticate) di difesa a mani nude contro attacchi di spada. Rappresentano l’apice dell’applicazione dei principi di tempismo, distanza e tai sabaki.
4. Scopo della Pratica dei Kata nel Contesto Wajutsu
- Sviluppare e affinare i principi fondamentali (Wa, efficienza, fluidità).
- Interiorizzare le corrette meccaniche corporee (Tai Sabaki, connessione, uso del centro).
- Fornire una mappa per le applicazioni tecniche (Bunkai), inclusi i “segreti” del Jujutsu.
- Coltivare concentrazione, ritmo, respirazione corretta e consapevolezza (Zanshin).
- Preservare il patrimonio tecnico e filosofico trasmesso da Hironori Ōtsuka.
5. Apprendere i Kata con Focus Wajutsu
Per cogliere l’essenza Wajutsu nei Kata (principalmente Wadō-ryū), è importante:
- Trovare un istruttore qualificato di Wadō-ryū che comprenda profondamente e dia importanza alle radici Jujutsu dello stile e ai principi del fondatore.
- Concentrarsi non solo sull’esecuzione esteriore della forma, ma sul “feeling” interno, sulla fluidità, sulla connessione e sull’applicazione dei principi in ogni movimento.
- Dedicare tempo significativo allo studio delle applicazioni (Bunkai) e delle forme a coppie (Yakusoku Kumite) che rivelano la componente Wajutsu.
Conclusione:
Nonostante l’assenza di un corpus di “Wajutsu Kata” formalmente distinto e separato, lo studio delle forme è centrale anche per chi è interessato a questo approccio. I “Kata del Wajutsu” sono essenzialmente i Kata della Shindō Yōshin-ryū (la fonte, di raro accesso) e, più comunemente e praticamente, i Kata e le forme a coppie del Wadō-ryū Karate, quando interpretati ed eseguiti attraverso la lente dei principi unici introdotti da Hironori Ōtsuka: armonia (“Wa”), movimento corporeo intelligente (Tai Sabaki), cedevolezza strategica e integrazione fluida delle tecniche di Jujutsu. Sono questi Kata, specialmente se studiati insieme alle loro applicazioni Jujutsu (bunkai) e alle forme a coppie (kihon gumite), a costituire il veicolo principale per l’apprendimento e la trasmissione del Wajutsu oggi.
UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO
È importante premettere che, data la rarità del Wajutsu come arte marziale insegnata in modo completamente autonomo e distinto in Italia, una seduta di allenamento etichettata specificamente come “Wajutsu” è difficile da trovare. Ciò che descriveremo qui è una tipica seduta di allenamento fortemente focalizzata sui principi e sulle tecniche del Wajutsu, come potrebbe avvenire all’interno di un Dōjō di Karate Wadō-ryū tradizionale che ne enfatizza le radici Jujutsu, o in un ipotetico (e raro) corso dedicato specificamente a questo approccio.
L’obiettivo di una tale sessione è coltivare l’armonia (“Wa”), l’efficienza tecnica e la fluidità del movimento attraverso esercizi specifici.
1. Ambiente del Dōjō e Preparazione
L’ambiente è quello tipico di un Dōjō tradizionale giapponese: pulito, ordinato, tranquillo. I praticanti indossano un Keikogi (uniforme) bianco, simbolo di purezza. Prima dell’inizio formale, ci si prepara mentalmente e fisicamente, cambiando abiti, sistemando la cintura (Obi) e magari eseguendo qualche esercizio di stretching o respirazione individuale sul tatami. Il rispetto per lo spazio, per l’istruttore e per i compagni è palpabile.
2. Inizio Formale (Reishiki – 礼式)
La lezione inizia con una cerimonia che segna l’ingresso nello spazio e nel tempo dedicati alla pratica:
- Allineamento (Seiretsu): In seiza (inginocchiati) o in piedi, in ordine di grado, di fronte allo Shomen (lato d’onore del Dōjō, può esserci un kamiza) e all’istruttore.
- Saluti (Rei): Saluto allo Shomen, saluto all’istruttore (Sensei ni rei), saluto reciproco tra gli allievi (Otōgai ni rei).
- Possibile Meditazione Breve (Mokusō): Qualche istante di silenzio per calmare la mente e focalizzarsi.
- Apertura: Saluto iniziale collettivo (“Onegaishimasu”).
3. Riscaldamento (Jumbi Undō – 準備運動)
Fase dedicata alla preparazione fisica, con un’enfasi sulla mobilità e la fluidità, essenziali per il Wajutsu:
- Mobilizzazione Articolare: Rotazioni controllate e ampie di tutte le principali articolazioni (collo, spalle, gomiti, polsi, dita, colonna vertebrale, anche, ginocchia, caviglie).
- Stretching Dinamico: Allungamenti che coinvolgono il movimento, per preparare muscoli e tendini senza perdere reattività.
- Esercizi Specifici Wado/Wajutsu: Possono includere esercizi per la flessibilità delle anche e della colonna, fondamentali per il Tai Sabaki.
- Attivazione Cardiovascolare Leggera.
- Esercizi di Respirazione (Kokyūhō): Per centrare l’energia e connettere respiro e movimento.
4. Pratica dei Movimenti Fondamentali del Corpo (Kihon Dōsa – 基本動作 / Tai Sabaki – 体捌き)
Questa parte è cruciale e spesso più estesa rispetto ad altri stili, poiché il movimento del corpo è la chiave del Wajutsu:
- Studio del Tai Sabaki: Pratica ripetuta e attenta dei vari metodi di spostamento del corpo per evitare attacchi e creare angoli vantaggiosi: nagasu (fluire/deviare), inasu (lasciar passare/schivare), iru (entrare), hiraku (aprire), tenkan (ruotare). Eseguiti in varie direzioni, a diverse velocità, mantenendo equilibrio e postura naturale (shizentai).
- Movimento dal Centro (Hara/Tanden): Esercizi per imparare a generare il movimento dal centro del corpo, rendendolo più stabile, potente e connesso.
- Coordinazione: Esercizi per coordinare il movimento dei piedi (ashi sabaki) con quello del corpo e delle braccia.
5. Pratica delle Cadute (Ukemi – 受け身)
Indispensabile per poter praticare in sicurezza le tecniche di proiezione e leva:
- Tecniche Base: Rotolamenti avanti, indietro, laterali. Cadute controllate all’indietro, laterali, in avanti.
- Focus Wajutsu: L’enfasi è sulla morbidezza, sul silenzio, sul controllo del corpo durante la caduta, sull’assorbimento armonioso dell’impatto e sulla capacità di rialzarsi immediatamente (okiagari) in modo fluido e pronto.
6. Pratica delle Tecniche Fondamentali (Kihon Waza – 基本技)
- Tecniche Jujutsu Base: Studio isolato o in piccole sequenze di entrate per leve (kansetsu waza), principi di squilibrio (kuzushi), o movimenti base per le proiezioni (nage waza).
- Integrazione Atemi (se in contesto Wadō): Pratica dei colpi fondamentali (pugni, calci, parate) non solo come tecniche a sé stanti, ma comprendendone la funzione strategica per creare kuzushi o preparare una tecnica Wajutsu.
7. Pratica delle Tecniche Specifiche (Waza Keiko – 技稽古)
È il cuore tecnico della lezione, dove si applicano i principi Wajutsu:
- Tecniche del Giorno: L’istruttore dimostra tecniche specifiche di difesa da prese, colpi o attacchi comuni, enfatizzando:
- L’uso del Tai Sabaki per evitare l’attacco.
- La deviazione fluida (nagasu/inasu) della forza avversaria.
- La creazione immediata di Kuzushi.
- L’applicazione precisa ed efficiente di una leva (Kansetsu Waza) o di una proiezione (Nage Waza).
- L’integrazione di Atemi strategici.
- Pratica a Coppie (Tori/Uke): Gli studenti lavorano insieme, alternandosi nei ruoli. L’enfasi è su:
- “Sentire” il partner: Percepire il suo equilibrio, la sua forza, la sua intenzione.
- Timing: Trovare il momento giusto per applicare la tecnica.
- Controllo: Eseguire leve e proiezioni in modo sicuro, rispettando il segnale di resa (maitta) del compagno.
- Minimo Sforzo: Cercare la soluzione tecnica più efficiente.
8. Pratica delle Forme a Coppie (Yakusoku Kumite – 約束組手)
Se la lezione è inserita in un contesto Wadō-ryū, questa fase è fondamentale:
- Studio dei Kihon Gumite: Analisi e pratica delle sequenze prestabilite che sono considerate l’essenza del Wadō-ryū applicato e quindi del Wajutsu. Si studiano i movimenti, il timing, le applicazioni di tai sabaki, kuzushi, atemi e tecniche finali di controllo/proiezione.
- Studio di Idori, Tantō Dori, Tachi Dori: Pratica delle forme specifiche di difesa da seduti, da coltello o da spada, che richiedono un’applicazione raffinata dei principi Wajutsu.
9. Pratica dei Kata (Kata Keiko – 型稽古)
- Esecuzione: Se vengono studiati i Kata del Wadō-ryū, l’esecuzione enfatizzerà la fluidità, le posizioni naturali, il tai sabaki e la connessione dei movimenti.
- Applicazioni (Bunkai/Kaisetsu): Parte importante della pratica dei kata in questo contesto è lo studio delle loro applicazioni, con un focus specifico sulle tecniche di Jujutsu (leve, proiezioni, controlli) “nascoste” nei movimenti.
10. Defaticamento e Rilassamento (Seiri Undō – 整理運動)
- Stretching leggero e statico per favorire il recupero muscolare.
- Esercizi di respirazione profonda per riportare la calma.
- Possibile breve meditazione finale (Mokusō).
11. Chiusura Formale (Reishiki – 礼式)
- Allineamento finale, eventuali comunicazioni dell’istruttore.
- Saluti finali allo Shomen, all’istruttore, e tra compagni (“Dōmo arigatō gozaimashita”).
- Eventuale pulizia collettiva del Dōjō (Sōji).
Atmosfera Generale:
La seduta è caratterizzata da concentrazione, rispetto reciproco e spirito collaborativo. L’enfasi è sull’apprendimento tecnico raffinato, sulla comprensione dei principi e sulla crescita personale, piuttosto che sull’agonismo o sulla dimostrazione di forza. C’è spesso un’atmosfera di studio quieto e attento durante la pratica tecnica.
Trovare Questo Allenamento in Italia:
Come detto, corsi etichettati “Wajutsu” sono quasi inesistenti. Chi è interessato a questo tipo di pratica dovrebbe cercare Dōjō di Wadō-ryū Karate che pongano una forte enfasi sugli aspetti tradizionali, sullo studio approfondito dei Kihon Gumite, delle applicazioni (bunkai) dei Kata ricche di tecniche Jujutsu e sulla difesa personale realistica. È consigliabile dialogare con gli istruttori per comprendere il loro approccio specifico.
Conclusione:
Una tipica seduta di allenamento focalizzata sul Wajutsu è un’immersione strutturata nei principi dell’armonia e dell’efficienza tecnica. Attraverso un lavoro mirato sul movimento corporeo (Tai Sabaki), sulla capacità di cadere (Ukemi), sullo squilibrio (Kuzushi) e sull’applicazione fluida e controllata di leve, proiezioni e colpi strategici, spesso tramite forme a coppie come i Kihon Gumite, il praticante viene guidato verso una comprensione più profonda di come gestire il conflitto in modo intelligente e armonioso.
GLI STILI E LE SCUOLE
Quando si parla degli “stili e delle scuole” del Wajutsu (和術), è fondamentale chiarire che la situazione è molto diversa rispetto ad arti marziali più antiche o con una storia di diversificazione più ampia. Il Wajutsu, nella sua essenza, non presenta una ramificazione in molteplici stili o Ryūha (scuole/lignaggi) distinti e riconosciuti che operano indipendentemente sotto questo nome specifico.
1. Wajutsu: Lo Stile/Approccio Fondamentale Stesso
Il termine “Wajutsu” si riferisce primariamente allo stile marziale specifico e all’approccio filosofico sviluppato da Hironori Ōtsuka. È caratterizzato dalla sua enfasi sull’Armonia (Wa) e dalla sintesi unica tra il Jujutsu classico giapponese (principalmente Shindō Yōshin-ryū) e le tecniche di percussione del Karate di Okinawa. Pertanto, in un certo senso, il Wajutsu è esso stesso lo stile, definito dalle tecniche e dai principi scelti e integrati dal suo fondatore. Non ha generato “sotto-stili” di Wajutsu ampiamente riconosciuti.
2. La Scuola Madre: Shindō Yōshin-ryū (神道揚心流)
- Origine Tecnica: Questa è la scuola di Jujutsu classica (koryū) in cui Hironori Ōtsuka raggiunse il più alto livello di maestria (Menkyo Kaiden). La stragrande maggioranza delle tecniche di leva (kansetsu waza), proiezione (nage waza), controllo (osae waza) e dei principi di movimento corporeo (tai sabaki), cedevolezza (yawara) e uso dello squilibrio (kuzushi) che definiscono il Wajutsu derivano direttamente dagli insegnamenti della Shindō Yōshin-ryū.
- Status Attuale: La Shindō Yōshin-ryū esiste ancora oggi, ma come molte scuole koryū, ha un numero estremamente limitato di praticanti e detentori del lignaggio autentico a livello mondiale. Trovare un insegnamento qualificato di questa scuola specifica, anche al di fuori dell’Italia, è molto difficile. Non rappresenta quindi uno “stile di Wajutsu” accessibile alla maggioranza, ma piuttosto la sua radice storica e tecnica.
3. La Scuola “Veicolo”: Wadō-ryū Karate (和道流)
- Il Contenitore Principale: Questo è lo stile di Karate fondato da Hironori Ōtsuka ed è il contesto principale in cui i principi e le tecniche del Wajutsu vengono oggi praticati e trasmessi su larga scala. Come già spiegato, il Wadō-ryū è il risultato della fusione operata da Ōtsuka tra il suo Wajutsu (basato sul Jujutsu) e il Karate.
- Wajutsu come Componente Essenziale del Wadō-ryū: Il Wajutsu non è uno “stile” separato dal Wadō-ryū, ma ne è una componente intrinseca e fondamentale. Sono proprio i principi Wajutsu (armonia, tai sabaki, nagasu, inasu, integrazione di leve e proiezioni) a distinguere il Wadō-ryū dagli altri stili principali di Karate (Shotokan, Goju-ryu, Shito-ryu).
- Organizzazioni Wadō-ryū: A causa di vicissitudini storiche successive alla morte del fondatore, il mondo del Wadō-ryū è oggi frammentato in diverse grandi organizzazioni internazionali (come la JKF Wadokai, la WIKF – Wado International Karatedo Federation, la Wadōryū Karatedō Renmei, la Wado Academy fondata da M. Shiomitsu, e altre federazioni). Sebbene possano esserci lievi differenze interpretative o enfasi diverse (es. più orientamento allo sport vs. tradizione), tutte queste organizzazioni principali si rifanno agli insegnamenti di Hironori Ōtsuka e quindi incorporano, in misura variabile ma significativa, i principi e le tecniche del Wajutsu. Uno studente che cerca il Wajutsu, nella pratica, si iscriverà tipicamente a un Dōjō affiliato a una di queste organizzazioni Wadō-ryū.
4. Esistono Scuole Specifiche di “Wajutsu”?
- Possibilità di Gruppi di Nicchia: Non si può escludere completamente l’esistenza di piccolissimi gruppi o singoli istruttori, magari provenienti dal Wadō-ryū o da altri percorsi, che abbiano scelto di usare specificamente il termine “Wajutsu” per identificare il proprio insegnamento, forse per enfatizzare esclusivamente la componente Jujutsu del lavoro di Ōtsuka o per differenziarsi.
- Mancanza di Riconoscimento e Struttura: Tuttavia, è importante sottolineare che tali gruppi non costituiscono “scuole” o “stili” di Wajutsu riconosciuti a livello internazionale o nazionale. Mancano di una struttura organizzativa ampia, di un lignaggio chiaramente tracciabile e riconosciuto sotto quel nome specifico, e la loro diffusione è estremamente limitata o inesistente. Rappresentano, se esistono, delle eccezioni isolate.
5. Wajutsu nel Contesto di Altri Stili di Jujutsu
Posizionando l’approccio Wajutsu (come si manifesta nel Wadō-ryū) rispetto ad altre grandi famiglie del Jujutsu:
- Si distingue da lignaggi come il Daitō-ryū Aiki-jūjutsu (da cui deriva l’Aikido) per la sua enfasi sull’integrazione con il Karate e per specifiche differenze tecniche e strategiche.
- Si differenzia dal Judo moderno per la minore enfasi sulla competizione e sulle proiezioni ad ampia ampiezza, e per la maggiore integrazione di atemi e tai sabaki.
- Si discosta dal Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ) per il focus molto minore sulla lotta a terra prolungata (newaza) e la maggiore enfasi sulla gestione della distanza in piedi e sulle transizioni rapide.
- Rispetto ad altri Koryū Jujutsu, condivide l’origine classica ma si distingue per l’innovativa sintesi con il Karate operata da Ōtsuka.
6. La Situazione degli “Stili” in Italia (Aprile 2025)
Come già indicato nel punto precedente, in Italia non esistono scuole o stili organizzati sotto l’etichetta specifica di “Wajutsu”. La via quasi esclusiva per accedere ai principi e alle tecniche del Wajutsu è attraverso i numerosi Dōjō di Karate Wadō-ryū presenti sul territorio nazionale, affiliati alle varie organizzazioni internazionali (JKF Wadokai Italia, FIKTA per alcune linee, WIKF Italia, Wado Academy Italia, ecc.). All’interno di questi Dōjō, il grado di enfasi sulla componente Wajutsu/Jujutsu può variare. La presenza della Shindō Yōshin-ryū è, per quanto noto pubblicamente, trascurabile o assente.
Conclusione:
In sintesi, parlare di “stili e scuole del Wajutsu” significa principalmente parlare di tre entità strettamente correlate:
- Wajutsu stesso: L’approccio tecnico-filosofico unico di Hironori Ōtsuka.
- Shindō Yōshin-ryū: La scuola madre classica, fonte tecnica del Wajutsu, oggi di rarissimo accesso.
- Wadō-ryū Karate: Lo stile creato da Ōtsuka che rappresenta il veicolo principale attraverso cui il Wajutsu viene praticato e trasmesso oggi, nelle sue diverse organizzazioni internazionali.
Non esiste una diversificazione significativa in “stili di Wajutsu” indipendenti. Lo studio del Wajutsu avviene quasi esclusivamente approfondendo le radici Jujutsu all’interno della pratica del Wadō-ryū Karate tradizionale.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Analizzare la situazione specifica del Wajutsu (和術) in Italia richiede una premessa fondamentale, già emersa nei punti precedenti: il Wajutsu, inteso come arte marziale autonoma, con una propria struttura organizzativa, federazioni dedicate e una rete di scuole che si identificano primariamente con questo nome, è praticamente inesistente sul territorio nazionale.
1. Assenza del Wajutsu come Disciplina a Sé Stante
- Mancanza di Riconoscimento Organizzativo: Ad oggi, Aprile 2025, non risultano in Italia federazioni sportive nazionali (come FIJLKAM o enti di promozione riconosciuti dal CONI) o associazioni private di rilievo che registrino o promuovano corsi specifici di “Wajutsu” come disciplina marziale indipendente.
- Scarsità di Scuole Dedicate: Una ricerca mirata di Dōjō, palestre o corsi etichettati esclusivamente come “Wajutsu” produce risultati estremamente scarsi o nulli. Quei pochi riferimenti che potrebbero emergere sono probabilmente legati a iniziative individuali di nicchia o a contesti che usano il termine in modo non standardizzato, spesso all’interno della pratica del Wadō-ryū Karate.
- Differenza con Altre Arti: Questo contrasta nettamente con la situazione di altre arti marziali giapponesi, incluso il Ninjutsu (principalmente tramite la Bujinkan) o i vari stili di Karate (incluso lo stesso Wadō-ryū), che hanno invece organizzazioni, scuole e istruttori riconoscibili e diffusi in Italia.
2. Il Karate Wadō-ryū: Il Veicolo Principale (e Quasi Esclusivo)
Se il Wajutsu come nome è assente, i suoi principi tecnici e filosofici sono invece ben presenti e praticabili in Italia attraverso lo studio del Karate Wadō-ryū (和道流), l’arte marziale fondata da Hironori Ōtsuka.
- Forte Presenza del Wadō-ryū: Il Wadō-ryū è uno dei quattro stili principali di Karate giapponese ed è ben radicato e diffuso in Italia. Esiste una solida base di praticanti e una lunga storia di insegnamento nel nostro paese, risalente probabilmente agli anni ’60-’70.
- Organizzazioni Attive: Diverse organizzazioni internazionali di Wadō-ryū hanno rappresentanze ufficiali o Dōjō affiliati in Italia. Tra le più note vi sono quelle legate alla JKF Wadokai (spesso operante all’interno di federazioni multisport come la FIJLKAM o enti di promozione), alla WIKF (Wado International Karatedo Federation), alla Wado Academy di Masafumi Shiomitsu, e ad altre federazioni Wadō.
- Distribuzione Geografica: I Dōjō di Wadō-ryū si trovano in numerose città e regioni italiane, da nord a sud, rendendo l’accesso alla pratica di questo stile relativamente facile per chi è interessato.
- Istruttori Qualificati: L’Italia vanta un buon numero di istruttori di Wadō-ryū con gradi Dan elevati (cinture nere dal 1° fino anche al 7° o 8° Dan in alcuni casi), con esperienza pluridecennale e spesso formati sotto la guida diretta di maestri giapponesi o europei di fama internazionale che hanno visitato o vissuto in Italia.
3. Come Vengono Insegnati i Principi Wajutsu nel Wadō-ryū Italiano
All’interno dei corsi di Wadō-ryū Karate, gli elementi che riflettono l’anima Wajutsu vengono trasmessi attraverso:
- Enfasi sul Tai Sabaki: L’allenamento del movimento corporeo evasivo e del posizionamento è un punto cardine.
- Studio delle Applicazioni (Bunkai) dei Kata: L’analisi pratica dei Kata Wadō rivela le tecniche di leva, proiezione e controllo Jujutsu nascoste nei movimenti.
- Pratica dei Kihon Gumite: Queste forme a coppie sono fondamentali per sperimentare direttamente la difesa Wajutsu contro attacchi specifici.
- Studio di Idori, Tantō Dori, ecc.: La pratica delle difese da seduti o contro coltello mette in luce l’applicazione dei principi Wajutsu in scenari specifici.
4. Variabilità nell’Enfasi Didattica
È cruciale capire che non tutti i corsi di Wadō-ryū pongono la stessa enfasi sugli aspetti Wajutsu/Jujutsu. Alcuni Dōjō possono avere un orientamento:
- Più Sportivo: Focalizzato sulla preparazione alle competizioni di kumite (combattimento) e kata secondo i regolamenti federali, dove le applicazioni Jujutsu potrebbero essere meno approfondite.
- Più Tradizionale/Budo: Con un focus maggiore sullo studio dei kata e delle loro applicazioni (bunkai), dei Kihon Gumite, della difesa personale realistica e dei principi filosofici, dando quindi maggior risalto alla componente Wajutsu.
5. Guida Pratica per Chi Cerca il Wajutsu in Italia
Un praticante italiano specificamente interessato ai principi del Wajutsu dovrebbe:
- Cercare Dōjō di Karate Wadō-ryū: Questa è la strada maestra.
- Indagare sull’Approccio dell’Istruttore: Verificare se il programma del corso include specificamente lo studio approfondito dei Kihon Gumite, del Bunkai tradizionale dei kata (con leve e proiezioni), e della difesa personale basata sui principi Wajutsu.
- Verificare Affiliazioni e Lignaggio: Preferire istruttori e Dōjō affiliati a organizzazioni Wadō-ryū riconosciute e con un lignaggio chiaro che risalga a Ōtsuka.
- Comunicare il Proprio Interesse: Parlare apertamente con l’istruttore del proprio interesse per gli aspetti Jujutsu e di armonia dello stile.
- Osservare/Provare una Lezione: È il modo migliore per capire se l’enfasi didattica corrisponde alle proprie aspettative.
6. Status della Shindō Yōshin-ryū in Italia
Come accennato, la scuola madre da cui Ōtsuka trasse il Wajutsu, la Shindō Yōshin-ryū, è un’arte koryū estremamente rara. Non risulta avere una presenza pubblica o scuole aperte in Italia. Lo studio di questa disciplina richiederebbe contatti diretti con i pochissimi detentori del lignaggio a livello mondiale.
7. Consapevolezza e Interesse in Italia
- Il Termine “Wajutsu”: È molto poco conosciuto al di fuori degli ambienti specialistici del Wadō-ryū o degli studiosi di arti marziali. Il grande pubblico e persino molti praticanti di altre arti marziali potrebbero non averlo mai sentito.
- Interesse per i Principi: C’è invece un interesse crescente, anche in Italia, per approcci marziali che enfatizzano l’efficienza sulla forza, la fluidità, la difesa personale realistica e una dimensione filosofica. I principi del Wajutsu, quindi, pur non essendo noti sotto questo nome, rispondono a esigenze sentite da molti praticanti che cercano un’alternativa al solo aspetto sportivo o di potenza.
8. Contrasto con la Situazione del Ninjutsu
È utile notare la differenza: mentre il Ninjutsu (tramite la Bujinkan e altre organizzazioni minori) esiste in Italia con il proprio nome, con dozzine di scuole dedicate e una comunità specifica, il Wajutsu non ha questa identità separata e la sua presenza è mediata quasi esclusivamente dal Wadō-ryū.
Conclusione:
La situazione del Wajutsu in Italia (Aprile 2025) è chiara: non esiste come disciplina marziale autonoma e organizzata. Tuttavia, i suoi principi fondamentali di armonia, cedevolezza, movimento corporeo intelligente e le sue tecniche derivate dal Jujutsu classico sono vivi, presenti e praticabili attraverso lo studio del Karate Wadō-ryū, stile ben diffuso e rappresentato su tutto il territorio nazionale da istruttori qualificati e organizzazioni riconosciute. Chi è affascinato dall’”Arte dell’Armonia” di Hironori Ōtsuka può trovarne l’espressione più autentica e accessibile dedicandosi alla pratica del Wadō-ryū tradizionale.
TERMINOLOGIA TIPICA
La terminologia utilizzata nel contesto del Wajutsu (和術) è un amalgama di termini provenienti dal Jujutsu tradizionale giapponese (in particolare dalla Shindō Yōshin-ryū), dal Karate (specificamente il Wadō-ryū) e da concetti filosofici e tecnici introdotti o enfatizzati da Hironori Ōtsuka. Conoscere questi termini è essenziale per comprendere le sfumature tecniche e la filosofia sottostante.
A. Concetti Fondamentali e Filosofici
- Budo (武道): Via Marziale. Approccio alla pratica marziale che include lo sviluppo morale e spirituale.
- Bujutsu (武術): Arte/Tecnica Marziale. Enfasi sull’efficacia pratica in combattimento.
- Heijōshin (平常心): Mente Calma/Ordinaria. Mantenere la lucidità e la calma emotiva sotto pressione.
- Jū (柔): Cedevolezza, Morbidezza, Flessibilità. Principio chiave del Jujutsu, opposto alla rigidità (Gō).
- Jujutsu (柔術): Arte della Cedevolezza. La base tecnica del Wajutsu.
- Ki (気): Energia Vitale, Spirito, Intenzione. Nel Wajutsu/Wadō, spesso interpretato in modo pragmatico come corretta focalizzazione dell’intenzione e connessione mente-corpo, piuttosto che un’energia mistica.
- Kokyū (呼吸): Respirazione. Il controllo cosciente e naturale della respirazione è fondamentale per la calma, la potenza e la fluidità.
- Koryū (古流): Vecchia Scuola. Arti marziali fondate prima della Restaurazione Meiji (1868), come la Shindō Yōshin-ryū.
- Mushin (無心): Mente Senza Mente/Senza Ego. Stato mentale ideale per reagire istintivamente e senza preconcetti.
- Riai (理合): Logica/Principio Unificante. La coerenza interna dei principi che governano le tecniche.
- Shin-Gi-Tai Ichi (心技体一致): Unità di Mente-Tecnica-Corpo. L’ideale di perfetta coordinazione tra intenzione mentale, abilità tecnica ed esecuzione fisica.
- Shindō Yōshin-ryū (神道揚心流): “Scuola della Mente di Salice Trasmessa dagli Dei”. La scuola di Jujutsu classica di H. Ōtsuka.
- Shoshin (初心): Mente del Principiante. Approccio all’apprendimento umile, aperto e senza preconcetti.
- Wa (和): Armonia, Pace. Il concetto filosofico e tecnico centrale del Wajutsu e del Wadō-ryū.
- Wadō (和道): Via dell’Armonia. Usato nel nome Wadō-ryū.
- Wajutsu (和術): Arte/Tecnica dell’Armonia.
- Zanshin (残心): Mente Residua/Continua. Stato di consapevolezza e allerta che permane anche dopo la conclusione di una tecnica.
B. Movimento Corporeo e Posizioni
- Ashi Sabaki (足捌き): Lavoro/gestione dei piedi, gioco di gambe.
- Ayumi Ashi (歩み足): Passo naturale, camminando.
- Hiraki (開き): Aprirsi, spostarsi lateralmente.
- Irimi (入り身): Entrare (nel corpo/spazio dell’avversario).
- Kamae (構え): Posizione, guardia. Nel Wajutsu/Wadō sono generalmente più alte e naturali (shizentai).
- Kuzushi (崩し): Squilibrio, rompere l’equilibrio dell’avversario.
- Maai (間合い): Distanza/Intervallo spazio-temporale corretto e dinamico tra i combattenti.
- Mawari Ashi (回り足): Passo rotatorio/pivotante.
- Nagasu (流す): Fluire, deviare, lasciar scorrere via (l’attacco).
- Inasu (往なす): Schivare morbidamente, lasciar passare, parare cedendo.
- Noru (乗る): “Salire su”, seguire il movimento dell’avversario, controllare entrando.
- Sanmi Ittai (三位一体): “Tre Posizioni/Aspetti come un Unico Corpo”. Principio Wadō che descrive l’unione simultanea di spostamento (Ten-i), movimento del corpo (Ten-tai) e applicazione della tecnica (Ten-gi).
- Shizentai (自然体): Postura Naturale. Posizione rilassata ma pronta.
- Tai Sabaki (体捌き): Gestione/Movimento del corpo. Termine ombrello per tutti i movimenti evasivi e di riposizionamento. Cruciale nel Wajutsu.
- Tenkan (転換): Conversione, rotazione del corpo.
- Tsugi Ashi (継ぎ足): Passo seguito (un piede segue l’altro senza incrociare).
C. Tecniche di Jujutsu (Proiezioni, Leve, Controlli)
- Gyaku Waza (逆技): Tecniche inverse, termine spesso usato per le leve articolari.
- Jujutsu (柔術): Arte della Cedevolezza.
- Kansetsu Waza (関節技): Tecniche di leva articolare.
- Kote (小手): Polso (usato in nomi di leve come Kote Gaeshi, Kote Hineri).
- Hiji (肘): Gomito (usato in leve come Hiji Gatame).
- Kata (肩): Spalla.
- Kappō / Katsu (活法 / 活): Tecniche di rianimazione/primo soccorso insegnate tradizionalmente in alcune scuole di Jujutsu.
- Nage Waza (投げ技): Tecniche di proiezione.
- Osae Waza (抑え技): Tecniche di immobilizzazione a terra.
- Shime Waza (絞め技): Tecniche di strangolamento/soffocamento (generalmente meno enfatizzate nel Wadō-ryū standard rispetto ad altri stili di Jujutsu).
D. Tecniche di Percussione (Atemi Waza – 当て身技)
- Atemi (当て身): Colpire il corpo (spesso punti vitali).
- Geri / Keri (蹴り): Calcio (es. Mae Geri – calcio frontale).
- Kime (決め): Focalizzazione della potenza e dell’intenzione nel momento del colpo o del controllo.
- Kyūsho (急所): Punti vitali/sensibili del corpo.
- Tsuki (突き): Colpo diretto, pugno (es. Jun-zuki – pugno con braccio/gamba avanzata dello stesso lato; Gyaku-zuki – pugno con braccio opposto alla gamba avanzata).
- Uchi (打ち): Colpo (spesso usato per colpi circolari o con parti diverse dal pugno chiuso, es. Shuto Uchi – colpo col taglio della mano; Teisho Uchi – colpo col palmo).
- Uke (受け): Parata/Ricevere. Nel Wajutsu/Wadō, spesso una deviazione o una parata fluida (Nagashi Uke) piuttosto che un blocco duro.
E. Forme e Pratica a Coppie
- Bunkai (分解): Analisi/Applicazione pratica dei movimenti di un Kata.
- Idori (居捕り): Tecniche praticate da posizione seduta (seiza).
- Kaisetsu (解説): Spiegazione, commentario (spesso sulle applicazioni più profonde).
- Kata (型): Forma, modello. Nel contesto Wajutsu/Wadō, forme di Karate eseguite con principi Jujutsu e con bunkai che rivelano tali tecniche.
- Kihon (基本): Tecniche fondamentali, basi.
- Kihon Gumite (基本組手): Combattimento fondamentale a coppie (10 o più sequenze specifiche del Wadō-ryū).
- Kumite (組手): Combattimento a coppie (può essere prestabilito o libero).
- Tachi Dori (太刀捕り): Difesa da attacco di spada.
- Tantō Dori (短刀捕り): Difesa da attacco di coltello.
- Tori (取り): Colui che esegue la tecnica.
- Uke (受け): Colui che riceve la tecnica / attacca.
- Yakusoku Kumite (約束組手): Combattimento prestabilito.
F. Termini Generali del Dōjō e Gradi
- Arigatō Gozaimashita (ありがとうございました): Grazie mille (formale, usato alla fine).
- Dan (段): Grado, livello (per le cinture nere, da 1° a 8°/10° a seconda dell’organizzazione Wadō).
- Dōjō (道場): Luogo della Via, luogo di pratica.
- Gi / Keikogi (着 / 稽古着): Uniforme da allenamento (solitamente bianca).
- Hajime (始め): Inizio!
- Keiko (稽古): Pratica, allenamento.
- Kōhai (後輩): Allievo più giovane / con meno anzianità.
- Kyū (級): Classe, grado (per le cinture colorate prima della nera).
- Mokusō (黙想): Meditazione silenziosa.
- Obi (帯): Cintura.
- Onegaishimasu (お願いします): Per favore / Chiedo umilmente (usato all’inizio).
- Rei (礼): Saluto, inchino.
- Reigi / Reishiki (礼儀 / 礼式): Etichetta, cerimoniale.
- Seiza (正座): Posizione formale inginocchiata.
- Senpai / Sempai (先輩): Allievo più anziano / con più anzianità.
- Sensei (先生): Insegnante.
- Shihan (師範): Maestro Istruttore (titolo per i gradi Dan più elevati).
- Yame (止め): Stop!
Conclusione:
Questa terminologia riflette la natura composita del Wajutsu e del Wadō-ryū. Padroneggiare questi termini non è solo una questione linguistica, ma un passo fondamentale per comprendere più a fondo le tecniche, i concetti strategici e la filosofia unica dell’”Arte dell’Armonia” sviluppata da Hironori Ōtsuka, permettendo una pratica più consapevole ed efficace.
ABBIGLIAMENTO
L’abbigliamento utilizzato per la pratica del Wajutsu, o più comunemente per la pratica del Karate Wadō-ryū che ne incarna i principi, segue lo standard della maggior parte delle arti marziali giapponesi moderne (Gendai Budo), in particolare quelle derivate dal Jujutsu e dal Karate. Non esiste un abbigliamento “specifico del Wajutsu” distinto da quello del Wadō-ryū o di stili affini.
1. L’Uniforme Standard: Il Keikogi Bianco (Gi)
L’uniforme da allenamento è universalmente nota come Keikogi (稽古着), che significa “abito da allenamento”, o più semplicemente Gi (着). Nel contesto specifico, si parla spesso di Karategi (空手着), anche se talvolta vengono usati Gi con tagli o pesi simili a quelli del Judogi leggero, data la componente di prese e proiezioni.
- Colore: Bianco (白 – Shiro): Il colore predominante e quasi esclusivo è il bianco. Le ragioni sono molteplici:
- Tradizione: È il colore standard adottato da Jigoro Kano per il Judo e successivamente dalla maggior parte delle scuole di Karate e Aikido quando si sono strutturate come Budo moderni.
- Simbolismo: Il bianco rappresenta la purezza, l’umiltà, l’uguaglianza tra i praticanti (tutti iniziano dal bianco), la semplicità e la “mente del principiante” (Shoshin), un concetto importante nel Budo.
- Igiene e Disciplina: Il bianco rende lo sporco immediatamente visibile, incoraggiando i praticanti a mantenere l’uniforme pulita come segno di rispetto per sé, per i compagni, per l’istruttore e per il Dōjō. La cura del Gi è parte della disciplina.
- Componenti: L’uniforme è composta da tre parti essenziali:
- Uwagi (上着 – Giacca): Realizzata in cotone robusto o misto cotone-poliestere, spesso con una tramatura specifica (es. “a chicco di riso” o “tela canvas”). Il taglio è quello tipico del Karategi, generalmente più leggero e meno ampio di un Judogi pesante, per consentire movimenti rapidi e precisi. Le maniche sono solitamente di lunghezza standard (né troppo corte né eccessivamente lunghe). Viene indossata tradizionalmente con il bavero sinistro sovrapposto al destro.
- Zubon (ズボン – Pantaloni): Realizzati nello stesso materiale della giacca o in un cotone più leggero. Hanno un taglio ampio per permettere libertà di movimento nelle gambe (calci, posizioni, spostamenti) e sono solitamente dotati di un laccio tradizionale (himo) o, più modernamente, di un elastico e laccio in vita.
- Obi (帯 – Cintura): Una cintura di cotone spessa e resistente, larga circa 4-5 cm, che ha la duplice funzione di tenere chiusa la giacca e di indicare il grado (Kyū o Dan) raggiunto dal praticante.
2. La Cintura (Obi) e il Sistema dei Gradi
Il colore della cintura indica il livello di esperienza e conoscenza del praticante secondo il sistema Kyū/Dan. Sebbene la sequenza esatta dei colori per i gradi Kyū (prima della cintura nera) possa variare leggermente tra le diverse federazioni e organizzazioni di Wadō-ryū presenti in Italia, uno schema comune prevede:
- Mukyū (無級) / Rokkyū (六級): Cintura Bianca (principiante).
- Gradi Kyū Intermedi: Una progressione di cinture colorate, ad esempio: Gialla, Arancione, Verde, Blu, Marrone. L’ordine esatto e quali Kyū corrispondano a ciascun colore possono differire (es. si può partire dal 9° Kyū o dal 5° Kyū come primo colore dopo il bianco). È importante verificare lo schema specifico adottato dalla propria scuola o federazione.
- Gradi Dan (段): Dal 1° Dan (Shōdan) in poi, si indossa la Cintura Nera (Kuro Obi). Nel Wadō-ryū, come in molti stili di Karate, non si usano cinture di colori diversi per i gradi Dan più elevati (a differenza del Judo, ad esempio). Le distinzioni tra i vari livelli di Dan (dal 1° all’8° o 10°, a seconda dell’organizzazione) possono essere indicate da piccole strisce (dan-sen) sull’estremità della cintura, ma spesso non sono visibili esternamente e il riconoscimento del grado si basa più sul titolo (Sensei, Shihan) e sulla reputazione.
3. Calzature: Pratica a Piedi Nudi (Hadashi)
A differenza del Ninjutsu dove le Tabi sono comuni, la pratica del Wajutsu/Wadō-ryū avviene quasi esclusivamente a piedi nudi (hadashi – 裸足) quando ci si allena all’interno del Dōjō su una superficie adeguata (tatami o pavimento pulito).
- Motivazioni:
- Rispetto della tradizione del Karate e di molte scuole di Jujutsu.
- Migliore contatto e aderenza con la superficie di allenamento.
- Sviluppo della forza, della flessibilità e della sensibilità dei piedi.
- Ragioni igieniche (se il Dōjō è pulito).
- Eccezioni: L’uso di calzature da allenamento leggere è solitamente riservato a sessioni svolte all’aperto (yagai keiko) o su superfici non idonee (es. pavimenti molto freddi o ruvidi), ma non si usano le Tabi.
4. Igiene e Cura dell’Uniforme
Mantenere il Keikogi bianco pulito e in ordine è considerato parte integrante della disciplina e del rispetto nel Budo. L’uniforme va lavata regolarmente.
5. Distintivi ed Emblemi (Wappen)
È comune che sulla giacca (Uwagi) vengano applicati dei distintivi (wappen) ricamati o stampati, solitamente sulla manica sinistra o sul petto sinistro, che indicano:
- Lo stile praticato (es. l’ideogramma 和 per Wadō).
- L’organizzazione o federazione di appartenenza (es. logo JKF Wadokai, WIKF, Wado Academy, ecc.).
- L’emblema specifico del Dōjō.
6. Confronto con Altre Arti
L’uniforme bianca distingue nettamente la pratica del Wajutsu/Wadō-ryū da quella del Ninjutsu (tipicamente nera) o da arti come il Judo (dove è comune anche il Gi blu per le competizioni) o alcuni stili di Aikido (dove talvolta si usa il nero o il blu). Il taglio e il peso del Gi sono ottimizzati per un’arte che combina colpi, prese, cadute e movimenti fluidi.
7. Disponibilità in Italia
I Keikogi bianchi (sia con taglio da Karate che da Judo leggero/medio) sono ampiamente e facilmente disponibili in Italia presso qualsiasi negozio di articoli sportivi ben fornito o rivenditore specializzato in arti marziali, sia fisico che online. Esiste una vasta gamma di marche, qualità e prezzi per soddisfare tutte le esigenze.
Conclusione:
L’abbigliamento per la pratica del Wajutsu è il tradizionale Keikogi bianco, simbolo di purezza e disciplina, comune a molte arti marziali giapponesi moderne come il Karate Wadō-ryū. Composto da giacca, pantaloni e cintura colorata (per i Kyū) o nera (per i Dan) che indica il grado, è un abito funzionale che permette libertà di movimento. La pratica avviene quasi sempre a piedi nudi. Questo abbigliamento standardizzato, facilmente reperibile in Italia, riflette le radici dell’arte nel Budo giapponese e contribuisce a creare un ambiente di pratica focalizzato e rispettoso.
ARMI
È fondamentale iniziare sottolineando che il Wajutsu (和術), così come concepito da Hironori Ōtsuka e praticato principalmente all’interno del Karate Wadō-ryū, è un’arte marziale primariamente focalizzata sul combattimento a mani nude (Toshu Jutsu). A differenza di altre discipline come il Ninjutsu, il Kobudō di Okinawa o alcune scuole Koryū specifiche, il Wajutsu non possiede un arsenale di armi dedicate che ne costituiscano una parte centrale e distintiva del curriculum standard.
L’interazione con le armi nel contesto del Wajutsu avviene principalmente attraverso due modalità:
1. Difesa Contro Armi (Elemento Chiave del Goshin Jutsu – 護身術)
Questa è l’area in cui le armi sono più rilevanti nella pratica moderna del Wajutsu/Wadō-ryū. L’obiettivo non è imparare a usare l’arma, ma ad applicare i principi fondamentali del Wajutsu (Wa, Tai Sabaki, Kuzushi, Kansetsu Waza, Atemi Waza) per difendersi efficacemente da un aggressore armato. Le situazioni più comunemente studiate includono:
- Tantō Dori (短刀捕り – Difesa da Coltello):
- Tecniche per fronteggiare minacce o attacchi portati con un coltello.
- L’enfasi è sull’evitare la lama attraverso rapidi ed efficienti movimenti del corpo (Tai Sabaki), sul controllo sicuro del braccio armato (spesso tramite leve articolari al polso o al gomito, come kote gaeshi), sullo squilibrio (Kuzushi) dell’aggressore per renderlo meno pericoloso, e sulla neutralizzazione finale (disarmo, immobilizzazione o proiezione).
- Viene data priorità alla gestione della distanza (Maai) e al tempismo. La pratica avviene solitamente attraverso forme prestabilite (kata) a coppie, utilizzando repliche sicure (coltelli di gomma o legno).
- Tachi Dori (太刀捕り – Difesa da Spada):
- Chiamata anche Shinken Shirahadori (真剣白刃取り – letteralmente “afferrare una lama viva”). Rappresenta un livello di pratica più avanzato e, ovviamente, storicamente rilevante ma estremamente pericoloso contro una lama reale.
- Le tecniche si basano su un tempismo perfetto, una distanza impeccabile e un Tai Sabaki estremamente preciso per evitare i fendenti o gli affondi. L’obiettivo è controllare l’aggressore (spesso agendo sulle sue articolazioni o sul suo equilibrio) nel momento stesso in cui lancia l’attacco, piuttosto che tentare un improbabile blocco diretto della lama.
- La pratica moderna avviene esclusivamente attraverso kata a coppie, utilizzando spade di legno (Bokken).
- Difesa da Bastone (Bō Dori):
- Tecniche per difendersi da attacchi portati con bastoni di varie lunghezze (lunghi, medi o corti).
- Anche qui, i principi sono: evasione tramite Tai Sabaki, controllo dell’arma o dell’arto che la impugna (spesso entrando vicino all’aggressore), squilibrio e neutralizzazione.
2. Possibile Studio di Armi (Derivato dalle Radici Jujutsu)
- Contesto Storico (Shindō Yōshin-ryū): La scuola madre di Jujutsu di Ōtsuka, la Shindō Yōshin-ryū, era un’arte marziale complessa (sōgō bujutsu) che includeva nel suo curriculum lo studio delle armi, in particolare del Kenjutsu (剣術 – arte della spada). Ōtsuka stesso era quindi, per formazione, abile anche nell’uso della spada secondo i principi della sua scuola.
- Pratica Moderna (Rarità): Tuttavia, lo studio attivo delle armi della Shindō Yōshin-ryū non fa parte del curriculum standard della maggior parte dei Dōjō di Wadō-ryū Karate oggi. L’enfasi del Wadō-ryū si è concentrata sulla sintesi Karate-Jujutsu a mani nude e sulla difesa da armi.
- Esplorazione di Nicchia: È possibile che gruppi di studio molto avanzati, praticanti particolarmente interessati alle radici koryū del Wadō-ryū, o segmenti specifici di alcune organizzazioni Wadō, possano esplorare elementi di Kenjutsu della SYR o l’uso di armi ausiliarie che si integrano bene con i principi del Jujutsu, come:
- Hanbōjutsu (半棒術): Tecniche con il bastone corto (ca. 90 cm).
- Tantōjutsu (短刀術): Tecniche di uso del coltello (non solo difesa).
- Jōjutsu (杖術): Tecniche con il bastone medio (ca. 128 cm).
- Questi studi rimangono però marginali e non rappresentativi della pratica Wadō/Wajutsu comune.
3. Armi nei Kata e Bunkai
I Kata del Wadō-ryū Karate sono eseguiti a mani nude. Tuttavia, l’analisi delle loro applicazioni (Bunkai) può talvolta rivelare:
- Movimenti che simulano la difesa da un’arma (anche se l’arma non è fisicamente presente nel Kata).
- Tecniche che potrebbero essere eseguite impugnando un’arma piccola o improvvisata.
- Non c’è però un uso dedicato di armi durante l’esecuzione standard dei Kata solo.
4. Assenza di un “Arsenale Wajutsu” Specifico
È importante ribadire che non esiste un insieme di armi definito come “tipico del Wajutsu”. A differenza del Ninjutsu (con shuriken, kusarigama, ecc.) o del Kobudō di Okinawa (con nunchaku, sai, tonfa, ecc.), il Wajutsu non ha un suo arsenale caratteristico. La sua forza risiede nell’universalità dei suoi principi, applicabili sia a mani nude sia in scenari che coinvolgono armi (principalmente in difesa).
5. Pratiche di Allenamento Moderne e Sicurezza
Quando si pratica la difesa da armi nel Wajutsu/Wadō-ryū, la sicurezza è la massima priorità:
- Si utilizzano repliche innocue: coltelli di gomma o legno, spade di legno (bokken), bastoni da allenamento.
- Le tecniche vengono praticate lentamente all’inizio, aumentando la velocità solo con il controllo e l’esperienza.
- Il focus è sulla tecnica corretta, sul tai sabaki e sul controllo, non sulla velocità o forza incontrollata.
6. Situazione e Disponibilità in Italia
Nei Dōjō di Wadō-ryū Karate in Italia, la pratica relativa alle armi si concentra quasi esclusivamente sulla difesa da coltello (Tantō Dori) e, a livelli più avanzati, sulla difesa da spada (Tachi Dori) e talvolta da bastone, sempre utilizzando repliche sicure. Lo studio dell’uso attivo di armi come spada, bastone o coltello secondo i principi Wajutsu/SYR è estremamente raro e limitato a contesti molto specifici e avanzati. Le armi da allenamento (coltelli di gomma, bokken, bastoni) sono facilmente reperibili presso i fornitori di articoli per arti marziali. L’acquisto e il porto di armi reali (coltelli, spade) sono soggetti alla restrittiva legislazione italiana.
Conclusione:
Il Wajutsu è fondamentalmente un’arte del combattimento disarmato. La sua relazione con le armi è principalmente difensiva, focalizzata sull’applicazione dei suoi principi di armonia, movimento corporeo e tecnica efficiente per neutralizzare minacce armate (soprattutto coltello e spada). Pur avendo radici in una scuola di Jujutsu (Shindō Yōshin-ryū) che includeva lo studio delle armi, la pratica moderna del Wajutsu, veicolata principalmente dal Wadō-ryū Karate, non include un curriculum standard di uso attivo delle armi né possiede un arsenale specifico. L’enfasi è sulla versatilità dei principi applicati a mani nude e nella difesa personale contro le armi più comuni.
A CHI E' INDICATO E A CHI NO
La pratica del Wajutsu, con la sua enfasi sull’armonia, l’efficienza tecnica e le radici nel Jujutsu, presenta caratteristiche che la rendono particolarmente adatta a certi tipi di persone e motivazioni, mentre potrebbe non essere la scelta ideale per altri. Valutare onestamente i propri obiettivi, aspettative, mentalità e condizioni fisiche è fondamentale prima di intraprendere questo percorso marziale.
A. Il Wajutsu è Particolarmente Indicato Per:
- Chi Cerca un Sistema di Difesa Personale Realistico ed Efficiente:
- Il Wajutsu (attraverso il Wadō-ryū) insegna principi e tecniche applicabili in situazioni reali, non vincolate da regole sportive.
- L’enfasi sull’uso della biomeccanica, della leva e dello slancio avversario lo rende potenzialmente efficace anche contro aggressori fisicamente più grandi o forti.
- Include risposte a una varietà di attacchi (prese, colpi, minacce armate) con l’obiettivo di neutralizzare la minaccia in modo rapido ed efficiente.
- Appassionati di Arti Marziali Giapponesi Tradizionali (Jujutsu e Karate):
- Chi è affascinato dalla storia e dalla filosofia del Budo giapponese troverà nel Wajutsu/Wadō-ryū un esempio unico di sintesi tra il Jujutsu classico (koryū) e il Karate moderno.
- È ideale per chi desidera studiare un’arte marziale che abbia profondità tecnica e storica, con un lignaggio chiaro che risale a un maestro fondatore riconosciuto.
- Persone che Preferiscono la Tecnica, l’Intelligenza e la Fluidità alla Forza Bruta:
- Il principio “Wa” (Armonia) si traduce in un metodo che evita lo scontro diretto di forza. È adatto a chi apprezza soluzioni tecniche raffinate, basate sul tempismo, la precisione, il controllo dell’equilibrio (kuzushi) e il movimento corporeo intelligente (tai sabaki).
- Chi crede che l’efficacia marziale derivi più dalla corretta applicazione dei principi che dalla sola potenza muscolare si troverà a proprio agio.
- Individui che Cercano uno Sviluppo Equilibrato Fisico e Mentale:
- Fisico: La pratica migliora la coordinazione, l’equilibrio, l’agilità, la flessibilità dinamica, la postura e una forza funzionale integrata, senza necessariamente mirare all’ipertrofia.
- Mentale: Coltiva la concentrazione, la calma sotto pressione (heijōshin), la consapevolezza di sé e dell’ambiente (zanshin), l’autocontrollo, la disciplina e la fiducia nelle proprie capacità. La filosofia “Wa” promuove anche un atteggiamento mentale armonioso.
- Persone di Diverse Età e Condizioni Fisiche (con Giudizio):
- Poiché l’enfasi è sulla tecnica efficiente e sul movimento naturale piuttosto che sulla pura prestanza atletica, il Wajutsu/Wadō-ryū può essere praticato con soddisfazione anche da persone non più giovanissime o con una struttura fisica meno imponente.
- Un buon istruttore può adattare l’intensità e alcune tecniche alle capacità individuali. Rimane però fondamentale l’assenza di specifiche controindicazioni mediche e un approccio graduale alla pratica, specialmente per quanto riguarda le cadute (ukemi). (Vedi Punto 17).
- Chi Apprezza la Filosofia dell’Armonia e della Non-Aggressività (come Principio):
- Persone che cercano un’arte marziale che, pur essendo efficace, promuova valori come il rispetto, l’autocontrollo e la ricerca di una risoluzione del conflitto che minimizzi il danno (pur essendo pronti a difendersi totalmente se necessario).
B. Il Wajutsu Potrebbe NON Essere Indicato Per:
- Atleti Focalizzati Esclusivamente sulla Competizione Sportiva:
- Sebbene il Wadō-ryū Karate abbia una sua dimensione sportiva (gare di kata e kumite), chi è interessato solo all’agonismo ad alto livello, alle medaglie e a un allenamento mirato unicamente alla performance secondo specifici regolamenti di gara, potrebbe trovare altri stili di Karate o altri sport da combattimento più direttamente orientati a questi obiettivi. Lo studio profondo dei principi Wajutsu/Jujutsu è meno rilevante per la competizione sportiva standard.
- Chi Cerca Risultati Immediati o “Corsi Lampo”:
- Imparare ad applicare efficacemente i principi di armonia, cedevolezza e le tecniche di Jujutsu richiede tempo, pazienza, dedizione e pratica costante (keiko). Non è un sistema che si padroneggia in poche settimane o mesi. È un percorso di apprendimento che dura tutta la vita.
- Individui che Prediligono Stili Basati sulla Potenza, la Durezza e l’Impatto Diretto:
- Chi cerca un’arte marziale che enfatizzi il condizionamento fisico estremo (es. rottura di tavolette, indurimento del corpo), i blocchi potenti e diretti forza-contro-forza, o tecniche basate prevalentemente sulla potenza esplosiva, potrebbe percepire l’approccio Wajutsu come troppo “morbido”, indiretto o meno “aggressivo”.
- Persone con Gravi Controindicazioni Mediche (Non Valutate):
- Come dettagliato nel punto 17, specifiche condizioni cardiache, neurologiche, articolari o spinali instabili o gravi possono rendere la pratica (specialmente cadute e leve) pericolosa. La consultazione medica preventiva è tassativa in caso di qualsiasi dubbio.
- Chi ha Difficoltà ad Adattarsi alla Disciplina e all’Etichetta del Dōjō Tradizionale:
- La pratica richiede rispetto per le regole formali (reigi), per la gerarchia (Sensei, Senpai), per i tempi dell’allenamento e per i compagni. Non è adatto a chi cerca un ambiente totalmente informale o ha problemi con la disciplina richiesta da un Budo tradizionale.
- Persone che Cercano un Insegnamento Esclusivamente Focalizzato sul Jujutsu Puro (senza Karate):
- Poiché il Wajutsu è quasi sempre insegnato all’interno del Wadō-ryū, chi desidera studiare solo tecniche di Jujutsu (leve, proiezioni, lotta a terra) senza alcuna componente di Karate (colpi, kata specifici del Karate) potrebbe preferire orientarsi verso scuole dedicate esclusivamente al Jujutsu tradizionale o moderno (come il BJJ).
Conclusione:
Il Wajutsu, vissuto principalmente attraverso il Karate Wadō-ryū, offre un percorso marziale unico e profondamente gratificante per coloro i cui obiettivi e attitudini sono in linea con la sua filosofia e le sue caratteristiche tecniche. È ideale per chi cerca un’arte marziale efficace per la difesa personale, radicata nella tradizione, che promuove uno sviluppo equilibrato di corpo e mente attraverso principi di armonia ed efficienza tecnica. Richiede però impegno a lungo termine, pazienza, disciplina e un approccio riflessivo. Non è la scelta migliore per chi cerca principalmente competizione sportiva, risultati immediati o un allenamento basato sulla forza bruta. Come per ogni arte marziale, una scelta informata, un consulto medico preventivo e la ricerca di un istruttore qualificato sono essenziali per intraprendere la pratica in modo sicuro e proficuo.
CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA
La pratica del Wajutsu, come quella di qualsiasi arte marziale che comporta interazione fisica, tecniche di controllo, proiezioni e cadute, presenta dei rischi intrinseci. Tuttavia, grazie alla sua filosofia basata sull’armonia (“Wa”), sull’efficienza tecnica piuttosto che sulla forza bruta, e sull’enfasi sul controllo, il Wajutsu (praticato principalmente all’interno del Wadō-ryū Karate tradizionale) può essere considerato un’attività relativamente sicura, a patto che vengano rispettate fondamentali norme di prudenza e che l’insegnamento sia di alta qualità. La sicurezza è una responsabilità condivisa tra l’istruttore, il Dōjō e ogni singolo praticante.
1. Il Ruolo Fondamentale dell’Istruttore Qualificato
La competenza e la responsabilità dell’insegnante (Sensei) sono il fattore più determinante per la sicurezza:
- Qualifiche Riconosciute: Un istruttore qualificato, affiliato a un’organizzazione di Wadō-ryū riconosciuta e con un grado Dan adeguato, possiede non solo la conoscenza tecnica, ma anche la metodologia didattica per insegnare in sicurezza. L’esperienza pluriennale è cruciale. (Verificare sempre le credenziali in Italia).
- Metodologia Didattica Prudente:
- Progressione Logica: Insegnare le tecniche gradualmente, partendo dalle basi (specialmente Ukemi e Tai Sabaki) prima di affrontare leve complesse, proiezioni dinamiche o difese da armi.
- Spiegazioni Chiare: Illustrare non solo come eseguire la tecnica, ma anche i punti chiave per la sicurezza, i rischi potenziali e come evitarli.
- Supervisione Attiva: Osservare costantemente gli allievi durante la pratica a coppie, correggendo immediatamente posture, prese o applicazioni potenzialmente pericolose.
- Enfasi sul Controllo: Insegnare fin dall’inizio l’importanza fondamentale di controllare l’applicazione della tecnica sul compagno, specialmente per leve e proiezioni.
- Ambiente Rispettoso: Creare un clima nel Dōjō basato sul rispetto reciproco, sulla collaborazione e sulla consapevolezza, scoraggiando atteggiamenti competitivi esasperati, ego o uso sconsiderato della forza durante l’allenamento.
2. L’Importanza Capitale dei Fondamentali di Movimento e Caduta
- Maestria nell’Ukemi (受け身 – Cadute): Saper cadere correttamente è l’assicurazione sulla vita del praticante di Wajutsu/Wadō-ryū. Poiché si studiano proiezioni e sbilanciamenti, la capacità di rotolare (kaiten) o cadere morbidamente (nagare) per dissipare l’energia dell’impatto è essenziale per prevenire contusioni, distorsioni, lussazioni o fratture. Un allenamento costante e corretto dell’Ukemi è una priorità assoluta fin dall’inizio. La qualità ricercata è quella di una caduta controllata, silenziosa e che permetta un recupero immediato.
- Correttezza del Kihon e Tai Sabaki: Una buona base nelle tecniche fondamentali (posture, spostamenti, colpi base) e soprattutto nei movimenti del corpo (Tai Sabaki) previene infortuni derivanti da cattiva biomeccanica o movimenti scoordinati.
3. Protocolli di Sicurezza nella Pratica a Coppie (Kumi Keiko)
L’interazione con un compagno richiede regole precise:
- Controllo Assoluto (Chōsei): Chi applica la tecnica (Tori) deve sempre mantenere il controllo durante l’esecuzione, specialmente con leve e proiezioni, aumentando la pressione gradualmente e fermandosi ben prima di causare danno. Lo scopo è imparare, non infortunare.
- Comunicazione Chiara e Segnale di Resa (Maitta): Chi riceve la tecnica (Uke) deve segnalare immediatamente qualsiasi dolore eccessivo o sensazione di pericolo “battendo” chiaramente con la mano o a voce (Maitta!).
- Rispetto Immediato del Segnale: Tori deve rilasciare immediatamente la presa o la pressione al segnale di Uke. Non c’è spazio per l’esitazione.
- Fiducia e Cooperazione: L’allenamento si basa sulla fiducia reciproca. Entrambi i partner sono responsabili della sicurezza reciproca e devono collaborare per un apprendimento sicuro.
- Attenzione alla Differenza di Peso/Esperienza: L’istruttore e i praticanti stessi dovrebbero tenere conto delle differenze di stazza e livello quando praticano tecniche potenzialmente pericolose.
4. Gestione dei Rischi Specifici
- Leve Articolari (Kansetsu Waza): Alto potenziale di danno se applicate bruscamente o oltre il limite fisiologico. Mitigazione: enfasi sulla tecnica precisa, controllo progressivo, rispetto del segnale di resa, consapevolezza di Uke.
- Proiezioni (Nage Waza): Rischio legato all’impatto della caduta. Mitigazione: insegnamento graduale delle proiezioni, controllo di Tori durante l’esecuzione (non “lanciare” via il compagno), ma soprattutto competenza di Uke nell’eseguire l’Ukemi.
- Colpi (Atemi Waza): Il rischio è generalmente inferiore rispetto a stili full-contact. Mitigazione: nella pratica a coppie (kumite prestabilito o controllato), i colpi sono solitamente portati con controllo, fermati a breve distanza dal bersaglio, o con contatto leggero. La potenza si allena su colpitori.
- Difesa da Armi: Rischio aumentato dalla presenza di un oggetto. Mitigazione: uso esclusivo di repliche sicure (gomma, legno, materiali imbottiti) per la pratica a coppie, controllo estremo dei movimenti, enfasi sull’evasione (tai sabaki) e sul controllo dell’arma/braccio armato.
5. Responsabilità Individuale del Praticante
La sicurezza dipende anche dall’atteggiamento dello studente:
- Conoscere i Propri Limiti: Essere onesti riguardo alla propria condizione fisica, livello di fatica, eventuali dolori e non eccedere.
- Comunicare: Informare sempre l’istruttore di condizioni preesistenti o infortuni (anche lievi). Non allenarsi se non si è in forma.
- Concentrazione (Zanshin): Mantenere l’attenzione durante tutta la pratica per evitare distrazioni che possono causare incidenti.
- Preparazione Fisica: Eseguire scrupolosamente il riscaldamento e il defaticamento proposti.
- Ascoltare il Proprio Corpo: Fermarsi se si avverte un dolore acuto o anomalo.
6. Contesto Generale del Rischio
Se praticato secondo i principi tradizionali del Budo, con istruttori qualificati e un atteggiamento responsabile, il Wajutsu/Wadō-ryū presenta un profilo di rischio probabilmente inferiore a molti sport di squadra ad alto contatto (calcio, rugby) e anche ad alcune discipline marziali moderne focalizzate sulla competizione intensa con contatto pieno o sottomissioni forzate. L’enfasi sul controllo, sulla tecnica e sull’armonia contribuisce a mitigare i pericoli.
7. Standard di Sicurezza in Italia
I Dōjō italiani affiliati alle principali e riconosciute organizzazioni di Wadō-ryū aderiscono generalmente agli standard di sicurezza e alle buone pratiche promosse a livello internazionale. Corsi di formazione per istruttori spesso includono moduli sulla sicurezza e il primo soccorso. Scegliere un Dōjō con istruttori certificati e un ambiente serio e rispettoso è la migliore garanzia per una pratica sicura.
Conclusione:
In conclusione, pur non essendo un’attività a rischio zero, il Wajutsu (come praticato nel Wadō-ryū tradizionale) può essere considerato relativamente sicuro se affrontato con la giusta preparazione, mentalità e, soprattutto, sotto la guida di un istruttore competente e responsabile. La sicurezza è un elemento centrale della pratica del Budo e dipende da una combinazione di insegnamento di qualità, apprendimento scrupoloso dei fondamentali (in particolare l’Ukemi), controllo rigoroso nella pratica a coppie e responsabilità individuale. Con queste premesse, i benefici della pratica superano di gran lunga i rischi potenziali.
CONTROINDICAZIONI
La pratica del Wajutsu, come quella del Karate Wadō-ryū che ne è il principale veicolo, pur essendo basata su principi di armonia ed efficienza, rimane un’attività fisica impegnativa che coinvolge movimenti dinamici, rotazioni, cadute (ukemi), tecniche di leva articolare (kansetsu waza) e, seppur controllati, colpi (atemi waza). Per queste ragioni, esistono specifiche controindicazioni mediche e fisiche che devono essere prese in seria considerazione per garantire la sicurezza del praticante.
1. La Regola d’Oro: Consultare Sempre il Medico Prima di Iniziare
Prima di elencare le condizioni specifiche, è assolutamente fondamentale ribadire che chiunque intenda iniziare la pratica, specialmente se ha più di 35-40 anni, è stato sedentario, ha dubbi sul proprio stato di salute o presenta una qualsiasi condizione medica preesistente (anche se ritenuta lieve), DEVE IMPERATIVAMENTE consultare il proprio medico curante. Se necessario, il medico di base potrà indirizzare a uno specialista (medico dello sport, cardiologo, ortopedico, fisiatra, ecc.) per una valutazione più approfondita dell’idoneità alla pratica di un’arte marziale come questa. In Italia, questa consultazione è facilmente accessibile e rappresenta il primo e più importante passo per una pratica sicura. Non iniziare mai senza un parere medico favorevole in caso di dubbi sulla propria salute.
2. Controindicazioni Cardiovascolari
L’allenamento può comportare picchi di sforzo e richiede un sistema cardiovascolare sano. Controindicazioni significative includono:
- Cardiopatie Gravi o Instabili: Angina pectoris instabile, infarto miocardico recente (attendere il periodo di convalescenza e riabilitazione indicato dal cardiologo), aritmie cardiache complesse o non controllate, gravi malattie delle valvole cardiache, cardiomiopatie scompensate.
- Ipertensione Arteriosa Grave e Non Controllata: Rischio elevato di complicanze acute (ictus, eventi cardiaci) durante lo sforzo. La pressione deve essere normalizzata con terapia prima di iniziare.
3. Controindicazioni Neurologiche
Il sistema nervoso controlla equilibrio, coordinazione e reazioni, tutti elementi cruciali. Controindicazioni includono:
- Epilessia Non Controllata: Il rischio di crisi durante l’allenamento è troppo elevato e pericoloso per sé e per gli altri. Richiede il via libera del neurologo e la stabilità della condizione sotto terapia.
- Pregressi Traumi Cranici Severi (TBI) o Sindrome Post-Commotiva Persistente: Aumentata vulnerabilità a nuovi traumi cranici, anche lievi, che possono verificarsi accidentalmente (es. cadute). Necessita valutazione specialistica.
- Malattie Neurologiche Degenerative (in fase avanzata o con sintomi invalidanti): Patologie come Parkinson avanzato, Sclerosi Multipla con gravi deficit motori o di equilibrio, SLA, ecc., possono rendere la pratica impraticabile o eccessivamente rischiosa. La valutazione è strettamente individuale e legata alla fase della malattia.
- Vertigini o Disturbi dell’Equilibrio Gravi e Ricorrenti: Rendono l’esecuzione delle cadute (ukemi) e dei movimenti dinamici (tai sabaki) pericolosa.
4. Controindicazioni Muscoloscheletriche
Questo è un ambito critico data la natura fisica dell’arte marziale.
- Patologie Acute o Instabili della Colonna Vertebrale:
- Ernie discali espulse o migrate con grave sintomatologia neurologica in atto (deficit di forza, alterazioni della sensibilità).
- Fratture vertebrali recenti non consolidate.
- Instabilità vertebrale significativa (spondilolistesi di grado elevato o instabile).
- Esiti di chirurgia spinale recente (attendere completa guarigione e via libera chirurgico/fisiatrico).
- Nota: Dolori lombari o cervicali cronici stabili non rappresentano una controindicazione assoluta, ma richiedono valutazione medica, grande cautela e possibili adattamenti tecnici (specialmente per le cadute).
- Grave Instabilità Articolare:
- Lussazioni recidivanti (spalla, rotula, ecc.) non corrette chirurgicamente o adeguatamente riabilitate.
- Gravi lesioni legamentose acute o croniche inveterate che compromettono la stabilità dell’articolazione (es. rottura completa del legamento crociato anteriore non operata/riabilitata). Il rischio di nuovi traumi durante leve o cadute è altissimo.
- Artrosi Severa o Artrite Reumatoide (specialmente in fase infiammatoria acuta): Dolore intenso, rigidità e limitazione funzionale marcata possono impedire l’esecuzione della maggior parte delle tecniche o renderle estremamente dolorose e rischiose.
- Fratture Recenti o Chirurgia Ortopedica Recente: Necessario attendere la completa guarigione, il recupero funzionale e il consenso dello specialista ortopedico.
- Osteoporosi Severa: Fragilità ossea elevata che aumenta notevolmente il rischio di fratture anche per traumi minori o cadute controllate. Richiede valutazione medica specifica.
5. Controindicazioni Respiratorie
- Asma Grave, Instabile o Non Controllata: Lo sforzo fisico può scatenare crisi respiratorie. È indispensabile una terapia ottimizzata, il via libera dello pneumologo e la consapevolezza su come gestire eventuali crisi (es. portare sempre con sé l’inalatore).
- Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) Grave o Altre Insufficienze Respiratorie Croniche: La limitata capacità polmonare può rendere l’intensità dell’allenamento non sostenibile.
6. Altre Condizioni Specifiche
- Gravidanza: Come già menzionato, è generalmente sconsigliata a causa dei rischi di cadute, traumi addominali e cambiamenti fisiologici (equilibrio, lassità legamentosa). Consultare sempre il proprio ginecologo.
- Disturbi Emorragici o Terapia Anticoagulante Significativa: Rischio aumentato di sanguinamenti interni o ematomi importanti anche per piccoli traumi. Necessita valutazione specialistica (ematologo).
- Infezioni Sistemiche in Atto o Stati Febbrili: L’organismo è debilitato e necessita riposo. L’attività fisica intensa è controindicata.
- Grave Compromissione della Vista o dell’Udito: Pur non essendo controindicazioni assolute, deficit sensoriali molto gravi possono aumentare i rischi nella percezione dello spazio, degli attacchi dei compagni o delle istruzioni. Richiedono valutazione caso per caso e possibili adattamenti.
- Particolari Condizioni Psichiatriche: Disturbi gravi non compensati che alterano il giudizio, il controllo degli impulsi, la percezione della realtà o che comportano aggressività incontrollata possono rendere la pratica in un contesto di gruppo e con tecniche marziali potenzialmente pericolosa. Richiede valutazione psichiatrica specifica.
7. Dovere di Comunicazione con l’Istruttore
È responsabilità etica e pratica dello studente informare sempre e preventivamente l’istruttore di qualsiasi condizione medica, limitazione fisica, infortunio pregresso o terapia farmacologica in corso, anche se si è ottenuto il via libera medico generico. Questo permette all’istruttore di:
- Essere consapevole dei potenziali rischi specifici.
- Adattare l’insegnamento, se possibile e sicuro.
- Prestare maggiore attenzione durante certi esercizi.
- Eventualmente, in casi dubbi e sempre nel rispetto della privacy, confrontarsi (con il consenso dell’allievo) con il medico curante.
8. Adattabilità vs Controindicazione Assoluta
Mentre alcune condizioni sopra elencate rappresentano controindicazioni assolute o quasi, altre (specialmente se croniche, stabili e ben compensate) potrebbero permettere una pratica adattata e modificata. Questo dipende dalla gravità della condizione, dal parere medico, dalla competenza e disponibilità dell’istruttore ad adattare l’allenamento, e dalla consapevolezza e responsabilità dello studente stesso. L’ultima parola spetta sempre al medico curante per l’idoneità.
Conclusione:
La sicurezza nella pratica del Wajutsu/Wadō-ryū è un obiettivo primario che richiede un approccio responsabile da parte di tutti. Sebbene l’arte possa essere adattata a molte persone, esistono condizioni mediche specifiche che ne sconsigliano fortemente o ne impediscono la pratica a causa dei rischi connessi. La consultazione medica preventiva è un passo non negoziabile per chiunque abbia dubbi sulla propria salute. L’onesta comunicazione con un istruttore qualificato completa il quadro delle precauzioni necessarie per godere dei benefici di quest’arte marziale minimizzandone i rischi.
CONCLUSIONI
Il Wajutsu, inteso come l’arte dell’armonia sviluppata da Hironori Ōtsuka e profondamente radicata nel Jujutsu classico Shindō Yōshin-ryū, rappresenta un approccio affascinante ed efficace alla difesa personale e allo sviluppo individuale. Anche se non è ampiamente diffuso come scuola autonoma, i suoi principi e le sue tecniche vivono e prosperano all’interno del Karate Wadō-ryū, rendendolo uno stile unico che bilancia percussione, controllo, fluidità e strategia.
Enfatizzando l’armonia (“Wa”) con se stessi, con l’avversario e con l’ambiente, il Wajutsu insegna a neutralizzare l’aggressività con intelligenza tecnica e movimento corporeo efficiente, piuttosto che con la sola forza bruta. Offre un percorso marziale completo, adatto a chi cerca realismo, profondità filosofica e uno sviluppo equilibrato di corpo e mente, a patto di approcciarlo con pazienza, dedizione e sotto una guida qualificata e attenta alla sicurezza. La sua eredità si manifesta oggi principalmente attraverso la pratica del Wadō-ryū Karate, dove l’”Arte dell’Armonia” continua a modellare il movimento e la strategia dei suoi praticanti.
FONTI
Le informazioni presentate si basano su conoscenze generali riguardanti Hironori Ōtsuka, il Karate Wadō-ryū e la scuola Shindō Yōshin-ryū Jujutsu, derivate da:
- Biografie e scritti su Hironori Ōtsuka.
- Manuali tecnici e pubblicazioni ufficiali delle principali organizzazioni di Wadō-ryū Karate.
- Articoli e libri sulla storia del Karate e del Jujutsu giapponese.
- Risorse online di Dōjō e associazioni riconosciute di Wadō-ryū.
- Fonti accademiche o storiche sulle arti marziali giapponesi (Koryū).
Data la limitata diffusione del termine “Wajutsu” come entità separata, molte informazioni sono estrapolate dal contesto del Wadō-ryū e della Shindō Yōshin-ryū, interpretando il Wajutsu come la componente Jujutsu e filosofica introdotta da Ōtsuka.
DISCLAIMER - AVVERTENZE
Le informazioni contenute in questa pagina sono fornite a scopo informativo generale. La pratica delle arti marziali, incluso il Wajutsu o le arti ad esso correlate come il Wadō-ryū, comporta rischi intrinseci. Non tentare di apprendere o praticare le tecniche descritte senza la supervisione diretta di un istruttore qualificato e riconosciuto. Consultare sempre un medico prima di iniziare qualsiasi nuova attività fisica intensa. L’autore e il fornitore di queste informazioni non si assumono responsabilità per eventuali danni o infortuni derivanti dall’uso o interpretazione delle informazioni qui presentate. La scelta di un istruttore e di una scuola adeguati è responsabilità del singolo individuo.
a cura di F. Dore – 2025