Shorinji Kempo (少林寺拳法) SV

Tabella dei Contenuti

COSA E'

Lo Shorinji Kempo è un’arte marziale giapponese fondata da Doshin So nel 1947, immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non è semplicemente una disciplina di combattimento, ma un sistema complesso che mira allo sviluppo completo dell’individuo, sia a livello fisico che mentale e spirituale.

Si distingue dalle altre arti marziali per la sua duplice natura: da un lato, è una pratica di autodifesa efficace e pragmatica, dall’altro, è un percorso di crescita personale basato su principi filosofici profondi, mutuati dallo Zen. Lo Shorinji Kempo pone l’accento sulla creazione di una società migliore attraverso l’educazione e la formazione di individui autosufficienti, coraggiosi e compassionevoli. Non si tratta di formare combattenti aggressivi, ma persone capaci di proteggere se stesse e gli altri, contribuendo positivamente alla comunità. La sua pratica è intesa come un mezzo per rafforzare il corpo e la mente, rendendo l’individuo più resiliente e consapevole.

Inoltre, lo Shorinji Kempo non è concepito come uno sport competitivo nel senso tradizionale, sebbene esistano delle competizioni a livello dimostrativo. L’obiettivo principale non è sconfiggere un avversario, ma superare i propri limiti, imparare a lavorare in armonia con un partner e sviluppare una profonda comprensione dei principi etici e morali che ne sono alla base. La sua natura inclusiva lo rende accessibile a persone di tutte le età e capacità fisiche, promuovendo un ambiente di apprendimento collaborativo e di mutuo rispetto. La filosofia sottostante enfatizza il “mettere al servizio degli altri” le proprie capacità, rendendo lo Shorinji Kempo una via per il benessere individuale e collettivo.

CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE

Le caratteristiche fondamentali dello Shorinji Kempo si basano su tre pilastri interconnessi: la difesa personale, la salute e lo sviluppo spirituale. La filosofia è profondamente radicata nei principi del Buddismo Zen e nel concetto di “Ken Zen Ichi Nyo” (La spada e lo Zen sono una cosa sola), suggerendo che la pratica fisica e l’illuminazione spirituale non sono separate, ma complementari.

Un aspetto chiave è l’enfasi sulla difesa personale. Le tecniche sono progettate per essere efficaci in situazioni reali, concentrandosi sull’uso di principi scientifici come la leva, l’equilibrio e l’anatomia per massimizzare l’efficacia con il minimo sforzo. Non si incoraggia l’aggressione, ma la capacità di neutralizzare un attacco e disattivare una minaccia in modo rapido ed efficiente, evitando danni inutili all’aggressore, se possibile. Questo approccio riflette un’etica di non violenza e di responsabilità. La pratica costante porta a una maggiore consapevolezza del proprio corpo e dell’ambiente circostante, migliorando i riflessi e la prontezza mentale.

Inoltre, lo Shorinji Kempo promuove attivamente la salute fisica e mentale. Gli allenamenti includono esercizi per migliorare la forza, la flessibilità, la resistenza e la coordinazione. Molta attenzione è dedicata alla respirazione profonda e alla meditazione, che aiutano a ridurre lo stress, migliorare la concentrazione e promuovere un senso generale di benessere. Questo aspetto olistico assicura che i praticanti non solo sviluppino abilità di autodifesa, ma anche un corpo sano e una mente equilibrata. La disciplina dell’allenamento e la routine favoriscono la costanza e l’impegno, elementi essenziali per il mantenimento di uno stile di vita sano.

Infine, lo sviluppo spirituale è un componente centrale. Attraverso la pratica delle tecniche e lo studio della filosofia, i praticanti sono incoraggiati a coltivare qualità come la compassione, l’integrità, l’umiltà e il rispetto. Il concetto di “Jiko Kakuritsu” (Stabilire se stessi) e “Jita Kyōraku” (Beneficio reciproco) sono fondamentali. “Jiko Kakuritsu” implica la crescita individuale e l’autostima, mentre “Jita Kyōraku” sottolinea l’importanza di contribuire al benessere degli altri e della società. Questo equilibrio tra la crescita personale e il servizio agli altri distingue lo Shorinji Kempo come qualcosa di più di una semplice arte marziale; è un dojo (luogo di pratica) che diventa una scuola di vita, dove i valori etici sono vissuti e trasmessi di generazione in generazione. L’obiettivo ultimo è formare individui che siano non solo forti fisicamente, ma anche moralmente retti e capaci di leadership positiva.

LA STORIA

La storia dello Shorinji Kempo è intrinsecamente legata alle vicende del suo fondatore, Doshin So, e al periodo post-bellico in Giappone. Nato nel 1911, Doshin So (il cui vero nome era Yukichi Nakano) trascorse gran parte della sua giovinezza in Manciuria, dove ebbe l’opportunità di studiare diverse arti marziali cinesi, tra cui il Byakurenmon Kempo e il Ihermen Chuan. Queste esperienze formarono le basi tecniche su cui avrebbe poi costruito il suo sistema.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, il Giappone era in una condizione di profonda devastazione, sia fisica che morale. La popolazione era afflitta dalla povertà, dalla criminalità e da un senso di disperazione. Doshin So, testimone di questo degrado sociale e del crollo dei valori tradizionali, sentì il bisogno di creare qualcosa che potesse risollevare lo spirito del suo popolo e offrire una via per la ricostruzione. Egli credeva fermamente che per ricostruire una nazione forte, fosse necessario prima di tutto ricostruire gli individui. Questa convinzione lo spinse a cercare un modo per educare e rafforzare le persone, sia fisicamente che moralmente.

Nel 1947, a Tadotsu, nella prefettura di Kagawa, Doshin So fondò ufficialmente lo Shorinji Kempo. Il nome “Shorinji Kempo” è significativo: “Shorinji” si riferisce al Tempio Shaolin (Shorin-ji in giapponese), luogo leggendario di nascita delle arti marziali, evocando un senso di tradizione e profondità storica. “Kempo” significa “metodo del pugno” o “legge del pugno”. Il sistema che Doshin So creò non era una semplice riproposizione delle arti marziali cinesi che aveva imparato, ma una sintesi innovativa e originale, rielaborata e adattata per rispondere alle esigenze del suo tempo. Integrò le tecniche di combattimento con una forte componente filosofica e spirituale, attingendo ai principi del Buddismo Zen.

La sua visione era quella di creare una disciplina che non fosse solo per l’autodifesa fisica, ma che promuovesse anche lo sviluppo del carattere, la moralità e la cooperazione tra gli individui. Lo Shorinji Kempo si diffuse rapidamente in Giappone, attratto dalla sua enfasi sulla costruzione del carattere e sulla capacità di infondere speranza in un periodo difficile. Nel 1951, Doshin So fondò la Kongo Zen Sohonzan Shorinji, l’organizzazione religiosa che sovrintende allo Shorinji Kempo, solidificando il legame tra la pratica marziale e la filosofia Zen. La sua crescita continuò negli anni, espandendosi anche a livello internazionale, grazie alla sua unicità e alla sua profonda visione umanistica, trasformando lo Shorinji Kempo in un movimento globale che continua a influenzare migliaia di vite.

IL FONDATORE

Il fondatore dello Shorinji Kempo è Doshin So, nato Yukichi Nakano il 11 febbraio 1911 nella Prefettura di Okayama, in Giappone. La sua vita fu un’avventura straordinaria, segnata da eventi che plasmarono profondamente la sua visione e la sua filosofia. Fin da giovane, Doshin So mostrò una propensione per lo studio delle arti marziali. A 17 anni, si trasferì in Manciuria, allora sotto il controllo giapponese, un crocevia di culture e un luogo dove le arti marziali cinesi prosperavano.

Fu in Manciuria che Doshin So intraprese un intenso periodo di apprendimento sotto la guida di diversi maestri. Tra i più influenti vi fu Chen Liang, un monaco del tempio Shaolin (Shorin-ji in giapponese), che gli insegnò il Byakurenmon Kempo (la Boxe del Loto Bianco). Successivamente, apprese anche il Ihermen Chuan, un altro stile di kung fu. Queste esperienze furono fondamentali, poiché gli permisero di acquisire una profonda conoscenza delle tecniche di combattimento cinesi, gettando le basi per quello che sarebbe diventato lo Shorinji Kempo. Oltre alla pratica marziale, Doshin So si immerse nello studio del Buddismo Zen, della filosofia e della medicina tradizionale cinese, ampliando la sua comprensione della condizione umana e dei principi dell’esistenza.

La sua permanenza in Manciuria lo vide anche coinvolto in attività di intelligence per il governo giapponese, un periodo che gli fornì una visione diretta delle difficoltà sociali e politiche. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, con la sconfitta del Giappone, Doshin So fu tra i tantissimi giapponesi rimpatriati dalla Manciuria. Tornò in un Giappone devastato, dove regnavano il caos, la povertà e la disillusione. Questo contesto di profondo disagio sociale e morale lo spinse a riflettere sulla necessità di una “rinascita” individuale e collettiva. Egli si rese conto che la mera abilità nel combattimento non era sufficiente; era necessario un sistema che potesse formare individui completi, capaci di affrontare le sfide della vita con coraggio, integrità e compassione.

Fu così che, attingendo alla sua vasta conoscenza delle arti marziali e alla sua profonda comprensione della filosofia orientale, nel 1947 fondò lo Shorinji Kempo a Tadotsu. La sua visione non era solo quella di insegnare tecniche di autodifesa, ma di creare un Gyo (pratica o disciplina) che potesse forgiare il carattere e lo spirito, fornendo ai praticanti gli strumenti per diventare membri attivi e positivi della società. Doshin So dedicò il resto della sua vita alla diffusione dello Shorinji Kempo e dei suoi principi, viaggiando in tutto il mondo per promuovere la sua visione di una società basata sulla mutua assistenza e sul rispetto. Morì il 12 maggio 1980, lasciando un’eredità duratura e un’organizzazione che continua a crescere e a ispirare persone in ogni angolo del globo. La sua figura è ricordata come quella di un innovatore, un filosofo e un educatore che ha saputo combinare la forza fisica con la saggezza spirituale.

MAESTRI FAMOSI

Lo Shorinji Kempo, pur essendo un’arte relativamente giovane rispetto ad altre discipline giapponesi, ha visto emergere nel corso della sua storia numerosi maestri che hanno contribuito in modo significativo alla sua diffusione, al suo sviluppo e alla sua integrità. Oltre al fondatore, Doshin So, il cui ruolo è ineguagliabile, esistono diverse figure di spicco che hanno lasciato un’impronta indelebile. È importante notare che, data la struttura gerarchica dello Shorinji Kempo e la sua enfasi sulla trasmissione diretta dell’insegnamento, la fama di un maestro è spesso legata alla sua capacità di incarnare i principi del Kempo e di formare generazioni di kenshi (praticanti di Kempo).

Dopo la morte di Doshin So, la guida della World Shorinji Kempo Organization (WSKO) e della Kongo Zen Sohonzan Shorinji è stata assunta dalla sua famiglia, in particolare dalla figlia Yuuki So, che ha ereditato il ruolo di Kaiso (successore del fondatore) e Presidente. Yuuki So ha continuato l’opera del padre, modernizzando l’organizzazione e promuovendo la diffusione dello Shorinji Kempo a livello internazionale, mantenendo al contempo la fedeltà ai principi originali. La sua leadership è stata fondamentale per garantire la continuità e l’adattamento dello Shorinji Kempo ai tempi moderni, preservando il suo spirito tradizionale.

Altri maestri importanti sono spesso i Branch Masters (responsabili di dojo locali) e i Hanshi (maestri di alto grado) che hanno dedicato decenni alla pratica e all’insegnamento. Figure come Kazuhiro Kawashima, che ha ricoperto ruoli di leadership all’interno della WSKO ed è stato un prolifico autore di testi sullo Shorinji Kempo, sono esempi di maestri che hanno contribuito a codificare e a diffondere la conoscenza dell’arte. La sua esperienza e la sua capacità di articolare i concetti filosofici e tecnici hanno reso accessibile lo Shorinji Kempo a un pubblico più ampio.

Anche maestri come Hiroshi Takeda e Akiyoshi Tanaka sono stati figure di riferimento, con una lunga carriera nell’insegnamento e una profonda comprensione delle tecniche e della filosofia. Questi maestri hanno spesso viaggiato in tutto il mondo, conducendo seminari e contribuendo alla formazione di nuovi Branch Masters e istruttori, garantendo la qualità dell’insegnamento a livello globale. La loro dedizione ha permesso allo Shorinji Kempo di radicarsi in numerosi paesi, formando comunità di praticanti fedeli ai principi dell’arte.

È significativo che la fama in Shorinji Kempo non sia tanto legata a successi sportivi individuali o a sfide di combattimento, quanto piuttosto alla profondità della comprensione, alla capacità di insegnamento, all’integrità morale e alla dedizione alla comunità. I veri maestri sono quelli che riescono a ispirare i loro allievi a non solo padroneggiare le tecniche, ma anche a vivere secondo i principi di Jita Kyōraku (beneficio reciproco) e Ken Zen Ichi Nyo (la spada e lo Zen sono una cosa sola), contribuendo a creare una società più giusta e armoniosa.

LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI

  • Lo Shorinji Kempo, pur avendo una storia relativamente breve rispetto ad altre arti marziali millenarie, non è esente da leggende, curiosità e aneddoti che ne arricchiscono il fascino e la profondità. Molte di queste storie sono legate alla figura carismatica del fondatore, Doshin So, e al contesto storico in cui l’arte è nata.

    Una delle leggende più diffuse riguarda le origini delle tecniche. Si narra che Doshin So, durante il suo periodo in Manciuria, non solo apprese arti marziali da maestri cinesi, ma che si sia anche imbattuto in antichi manoscritti e insegnamenti segreti custoditi in templi remoti. Si dice che abbia studiato non solo tecniche di combattimento, ma anche punti di pressione vitali (kyusho) e metodi di guarigione, che avrebbe poi integrato nel sistema dello Shorinji Kempo. Questa narrazione contribuisce a conferire un’aura di mistero e profondità alle radici dell’arte, suggerendo una conoscenza antica e quasi esoterica.

    Un aneddoto significativo riguarda il periodo immediatamente successivo alla fondazione dello Shorinji Kempo. In un Giappone prostrato dalla guerra, con la criminalità in aumento, si dice che Doshin So e i suoi primi allievi abbiano utilizzato le loro abilità per proteggere i civili e mantenere l’ordine in alcune aree, agendo quasi come una forza di vigilanza. Questa storia, sebbene non sempre documentata nei dettagli, sottolinea l’aspetto pratico e sociale dello Shorinji Kempo fin dalle sue origini: non solo autodifesa individuale, ma anche strumento per la protezione della comunità e il ristabilimento della sicurezza.

    Un’altra curiosità riguarda la struttura dell’allenamento. A differenza di molte arti marziali che enfatizzano il combattimento individuale, lo Shorinji Kempo pone una forte enfasi sul Randori (pratica libera con un partner) e sui Kumite (tecniche a coppie) che sono più simili a forme preordinate di collaborazione che a un vero scontro. La filosofia sottostante è che per imparare a proteggere se stessi e gli altri, è fondamentale imparare a lavorare insieme e a fidarsi del proprio partner. Questo approccio unico promuove un senso di cameratismo e responsabilità reciproca. Si dice che questa enfasi sulla cooperazione sia nata dalla volontà di Doshin So di contrastare l’individualismo e l’aggressività che aveva visto svilupparsi in tempi di guerra.

    Esiste anche la storia, spesso raccontata nei dojo, di come Doshin So abbia scelto Tadotsu come sede del suo primo dojo. Si dice che abbia trovato ispirazione in un vecchio tempio Zen abbandonato in quella zona, percependo una forte energia spirituale che lo ha spinto a stabilire lì la sua base, la Kongo Zen Sohonzan Shorinji. Questo rafforza il legame indissolubile tra lo Shorinji Kempo e la filosofia Zen, non solo a livello concettuale, ma anche fisico e spirituale. Queste storie, tramandate oralmente e attraverso i testi, non solo intrattengono, ma servono anche a trasmettere i valori fondamentali e l’etica dello Shorinji Kempo ai nuovi praticanti.

TECNICHE

Le tecniche dello Shorinji Kempo sono estremamente variegate ed efficaci, progettate per l’autodifesa in situazioni reali e per lo sviluppo armonico del corpo. Si dividono principalmente in due categorie: Goho (metodi duri) e Juho (metodi morbidi), che vengono studiate in un equilibrio fondamentale, come lo yin e lo yang. Questa dualità è una delle caratteristiche più distintive dell’arte.

Le tecniche Goho si concentrano su percussioni, blocchi e schivate. Includono pugni (Tsuki), calci (Keri), gomitate (Hiji-ate), ginocchiate (Hiza-ate) e parate rigide. L’enfasi è posta sull’efficacia e sulla rapidità d’azione, mirando a punti vitali per neutralizzare rapidamente un aggressore. Le tecniche Goho sono eseguite con forza e precisione, ma sempre con l’obiettivo di “fermare” l’attacco piuttosto che infliggere danni permanenti. La pratica di Goho sviluppa la forza esplosiva, la coordinazione e la capacità di reagire sotto pressione, preparando il praticante a situazioni di confronto diretto. Si impara a generare potenza dal centro del corpo e a trasferirla in modo efficiente attraverso il movimento.

Le tecniche Juho sono quelle morbide, che si basano sull’utilizzo della forza dell’avversario a proprio vantaggio, sull’equilibrio e sulla manipolazione delle articolazioni. Includono proiezioni (Nage-waza), leve articolari (Kansetsu-waza), immobilizzazioni (Osae-waza), e tecniche di controllo attraverso i punti di pressione (Kyusho-waza). Le Juho sono cruciali per controllare un avversario senza dover ricorrere alla forza bruta, permettendo al praticante di difendersi anche contro avversari più grandi o più forti. Queste tecniche richiedono una profonda comprensione dell’anatomia e della biomeccanica del corpo umano. La pratica del Juho affina la sensibilità, la precisione e la capacità di adattarsi rapidamente alle reazioni dell’avversario.

Oltre a Goho e Juho, lo Shorinji Kempo integra anche tecniche di Seiho (metodi di ripristino o guarigione). Questo aspetto unico è una parte integrante della disciplina e riflette la filosofia del “fare del bene agli altri”. Le tecniche Seiho includono massaggi, manipolazioni e trattamenti per alleviare il dolore, ripristinare la funzionalità articolare e aiutare il recupero da infortuni minori, spesso causati dalla pratica stessa o da stress quotidiani. L’apprendimento di Seiho non solo fornisce strumenti utili, ma rafforza anche il senso di responsabilità e compassione verso gli altri praticanti e verso la comunità.

Le tecniche sono studiate attraverso Hokei (forme preordinate o sequenze), Embu (dimostrazioni a coppie) e Randori (pratica libera con un partner). Il Randori nello Shorinji Kempo è un allenamento collaborativo, non competitivo, dove i praticanti si scambiano ruoli di attaccante e difensore per affinare le loro abilità in un ambiente controllato. Questa metodologia di allenamento garantisce una comprensione profonda delle tecniche, non solo a livello meccanico, ma anche filosofico, promuovendo il rispetto reciproco e la cooperazione tra i praticanti. L’ampia gamma di tecniche consente ai praticanti di sviluppare un repertorio versatile di autodifesa, adatto a diverse situazioni e tipologie di aggressori.

I KATA

Nello Shorinji Kempo, l’equivalente dei “kata” giapponesi sono le Hokei (forme o sequenze) e le Embu (dimostrazioni a coppie). Sebbene concettualmente simili ai kata di altre arti marziali per la loro funzione di memorizzazione e perfezionamento delle tecniche, le Hokei e le Embu nello Shorinji Kempo presentano alcune peculiarità distintive che riflettono la filosofia dell’arte.

Le Hokei sono sequenze di tecniche predefinite che vengono praticate individualmente o con un partner immaginario. Ogni Hokei è progettata per insegnare specifici principi di movimento, combinazioni di tecniche (Goho e Juho) e transizioni. Attraverso la ripetizione delle Hokei, i praticanti interiorizzano i movimenti fondamentali, migliorano la coordinazione, l’equilibrio e la potenza. Le Hokei non sono solo esercizi fisici; sono anche strumenti per sviluppare la concentrazione mentale e la consapevolezza del proprio corpo nello spazio. La pratica costante delle Hokei permette ai praticanti di sviluppare una memoria muscolare e una reattività che possono essere applicate in situazioni reali. Ogni Hokei ha un nome specifico e un significato, spesso legato a principi filosofici o a immagini simboliche.

Le Embu sono dimostrazioni a coppie, vere e proprie “coreografie” di combattimento preordinate. Diversamente dalle Hokei individuali, le Embu richiedono una perfetta sincronia e cooperazione tra i due praticanti. Un praticante assume il ruolo di attaccante (kōsha) e l’altro di difensore (shusha). Le Embu sono fondamentali per applicare le tecniche apprese nelle Hokei in un contesto più dinamico e interattivo. Permettono ai praticanti di affinare la loro comprensione delle distanze, dei tempi di reazione e delle angolazioni, migliorando la capacità di adattarsi alle azioni del partner. L’obiettivo delle Embu non è la competizione, ma la dimostrazione di fluidità, precisione e comprensione reciproca. Sono una celebrazione dell’armonia e della cooperazione, elementi centrali della filosofia dello Shorinji Kempo. Le Embu sono spesso eseguite in occasioni speciali, come esami o eventi pubblici, e richiedono un alto livello di preparazione e intesa tra i partecipanti.

Entrambe, Hokei ed Embu, sono essenziali per la progressione nello Shorinji Kempo. Le Hokei forniscono le basi tecniche e fisiche, mentre le Embu permettono di applicare e raffinare queste basi in un contesto collaborativo. La pratica di queste sequenze non solo sviluppa le abilità di autodifesa, ma anche le qualità mentali come la disciplina, la memoria, la concentrazione e la capacità di lavorare in squadra. A differenza di alcuni kata che possono essere molto rigidi, le Hokei e le Embu nello Shorinji Kempo incoraggiano una certa fluidità e adattabilità, riflettendo la natura dinamica del combattimento reale. La ripetizione, l’analisi e la correzione delle Hokei e delle Embu sono il cuore dell’allenamento e della progressione nel percorso dello Shorinji Kempo.

UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO

Una tipica seduta di allenamento nello Shorinji Kempo, o keiko, è strutturata in modo da coprire tutti gli aspetti dell’arte, dal riscaldamento fisico alla pratica delle tecniche, fino allo sviluppo spirituale. La durata può variare, ma solitamente si aggira tra un’ora e mezza e due ore. L’atmosfera è caratterizzata da disciplina, rispetto e concentrazione, ma anche da un forte senso di comunità e cooperazione.

L’allenamento inizia con il Rei (saluto formale), che include un inchino al fondatore (Doshin So), ai maestri e al dojo, per esprimere rispetto e gratitudine. Questo momento serve a creare l’atmosfera giusta per la pratica, lasciando fuori le distrazioni esterne. Segue un intenso riscaldamento (Junbi Undō) che prepara il corpo all’attività fisica. Questo include esercizi di stretching, mobilità articolare, corsa leggera, salti e esercizi di forza, mirati a prevenire infortuni e a migliorare la flessibilità e la resistenza. Molta enfasi è posta sulla respirazione corretta, spesso con tecniche di respirazione profonda che aiutano a calmare la mente e a ossigenare il corpo.

Dopo il riscaldamento, si passa alla pratica delle Kihon (tecniche fondamentali). Questo segmento include l’esecuzione ripetuta di pugni, calci, blocchi e posizioni di base, spesso con enfasi sulla precisione e sulla potenza. Le Kihon sono le “lettere” dell’alfabeto dello Shorinji Kempo, e la loro padronanza è essenziale per l’esecuzione corretta delle tecniche più complesse. La pratica di Kihon può essere svolta individualmente o con l’ausilio di un partner per feedback e correzioni.

Successivamente, si entra nel cuore dell’allenamento con la pratica delle Hokei (forme/sequenze) e delle Kumite (tecniche a coppie) o Randori (pratica libera collaborativa). I praticanti vengono divisi in coppie e si esercitano in una varietà di tecniche Goho (dure) e Juho (morbide). Questo è un momento di interazione costante, dove si impara a leggere i movimenti del partner, a reagire in modo appropriato e a sviluppare una comprensione profonda dei principi di leva, equilibrio e controllo. L’istruttore circola tra le coppie, fornendo correzioni individuali e consigli per migliorare l’esecuzione delle tecniche.

Una parte importante dell’allenamento è dedicata al Seiho (metodi di ripristino). I praticanti imparano tecniche di massaggio e manipolazione per alleviare la tensione muscolare e recuperare da piccoli infortuni, rafforzando il concetto di aiuto reciproco. La sessione si conclude con un momento di Zazen (meditazione seduta) o Chinkon (meditazione in piedi con canti), che serve a calmare la mente, a riflettere sull’allenamento e a rafforzare la connessione con i principi filosofici dello Shorinji Kempo. Questo momento di raccoglimento aiuta i praticanti a integrare l’apprendimento fisico con la crescita spirituale. L’allenamento si conclude nuovamente con il Rei, ringraziando l’istruttore e i compagni per l’opportunità di pratica.

GLI STILI E LE SCUOLE

A differenza di molte arti marziali tradizionali che hanno una miriade di stili e scuole, lo Shorinji Kempo è caratterizzato da una struttura relativamente unificata e centralizzata. La sua organizzazione principale è la World Shorinji Kempo Organization (WSKO), fondata da Doshin So stesso. Questa unificazione è una scelta deliberata per mantenere l’integrità della disciplina, prevenire la frammentazione e garantire che gli insegnamenti e la filosofia rimangano coerenti in tutto il mondo.

La WSKO è l’ente che sovrintende a tutte le attività dello Shorinji Kempo a livello globale. Stabilisce gli standard per l’insegnamento, i programmi di studio, i gradi e le procedure di esame. Questo garantisce che un praticante possa trasferirsi da un dojo all’altro in qualsiasi parte del mondo e trovare un sistema di allenamento riconoscibile e coerente. Al di sotto della WSKO, esistono le federazioni nazionali e i singoli dojo, che sono chiamati branches. Ogni branch è guidato da un Branch Master (shibu-chō), che è responsabile della supervisione dell’insegnamento e del mantenimento degli standard stabiliti dalla WSKO.

Sebbene non ci siano “stili” distinti nel senso tradizionale del termine, come nel Karate o nel Judo, all’interno della WSKO si possono trovare alcune sottili variazioni nell’enfasi di insegnamento tra i diversi Branch Master, a seconda della loro esperienza personale e del loro background. Tuttavia, queste variazioni sono generalmente minori e rientrano sempre all’interno della cornice e della filosofia dello Shorinji Kempo stabilite dal fondatore. L’obiettivo è mantenere l’unità e la coerenza dell’arte.

Oltre alla WSKO, esiste anche la Kongo Zen Sohonzan Shorinji, l’organizzazione religiosa fondata da Doshin So, che rappresenta l’aspetto spirituale e filosofico dello Shorinji Kempo. Molti praticanti dello Shorinji Kempo sono anche membri della Kongo Zen, riconoscendo il legame indissolubile tra la pratica marziale e i principi Zen. Questa doppia affiliazione sottolinea la natura olistica dello Shorinji Kempo, che non è solo una disciplina fisica ma anche un percorso di crescita personale e spirituale.

Esistono occasionalmente piccole organizzazioni o gruppi che praticano varianti del Kempo non direttamente affiliate alla WSKO, ma queste sono considerate eccezioni e non fanno parte del “mainstream” dello Shorinji Kempo riconosciuto a livello globale. La stragrande maggioranza dei dojo di Shorinji Kempo nel mondo è affiliata alla WSKO, il che contribuisce alla sua forza e coerenza come arte marziale globale. Questa struttura unificata facilita anche la comunicazione e lo scambio tra i praticanti di diverse nazioni, promuovendo un senso di comunità globale.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia, lo Shorinji Kempo ha una presenza ben consolidata e in crescita, sebbene non sia diffuso come arti marziali più tradizionali come il Karate o il Judo. La sua introduzione nel paese risale agli anni ’70 e da allora ha visto una diffusione costante, con dojo (branches) attivi in diverse regioni.

L’ente che rappresenta ufficialmente lo Shorinji Kempo in Italia è la Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK), che è l’organizzazione nazionale affiliata alla World Shorinji Kempo Organization (WSKO). La FISK è responsabile della promozione e dello sviluppo dello Shorinji Kempo sul territorio italiano, garantendo che l’insegnamento e la pratica siano in linea con gli standard e i principi stabiliti dalla sede centrale in Giappone. La Federazione organizza regolarmente seminari, stage, esami di grado e eventi a livello nazionale, offrendo opportunità di crescita e interazione per i praticanti.

Il sito internet ufficiale della Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK) è una risorsa preziosa per chiunque voglia avvicinarsi o approfondire la conoscenza di questa arte marziale in Italia. Sul sito si possono trovare informazioni sui dojo affiliati, il calendario degli eventi, le notizie e i contatti per mettersi in relazione con l’organizzazione. Per ulteriori informazioni, il sito ufficiale della WSKO è www.shorinjikempo.or.jp. È importante notare che le informazioni di contatto diretto, come un indirizzo email generico della federazione italiana, possono essere solitamente reperite nella sezione contatti del loro sito web.

La situazione dello Shorinji Kempo in Italia è caratterizzata da una comunità di praticanti appassionati e dedicati. I dojo italiani si sforzano di mantenere un alto livello di insegnamento, fedele ai principi di Doshin So. L’enfasi è posta non solo sull’efficacia delle tecniche di autodifesa, ma anche sullo sviluppo del carattere, sulla salute e sulla promozione di una società più giusta e compassionevole. Gli istruttori italiani, molti dei quali hanno trascorso periodi di studio in Giappone, sono qualificati e impegnati a trasmettere l’eredità dello Shorinji Kempo.

Nonostante la sua minore visibilità rispetto ad altre discipline, lo Shorinji Kempo italiano continua ad attrarre nuovi praticanti, attratti dalla sua completezza, dalla sua profondità filosofica e dall’ambiente di apprendimento collaborativo e non competitivo. La comunità italiana partecipa attivamente agli eventi internazionali organizzati dalla WSKO, come i Taikai (grandi convegni) e gli seminari, mantenendo un forte legame con la comunità globale dello Shorinji Kempo. Questo impegno internazionale rafforza ulteriormente la qualità della pratica e dell’insegnamento nel nostro paese.

TERMINOLOGIA TIPICA

  • Lo Shorinji Kempo, essendo un’arte marziale giapponese, impiega una terminologia ricca di termini giapponesi. Comprendere questi termini è fondamentale per i praticanti, poiché non solo facilitano la comunicazione durante l’allenamento, ma aiutano anche a comprendere più a fondo i concetti e la filosofia dell’arte.

    • Kenshi: Il termine generico per un praticante di Shorinji Kempo. Non è solo un “combattente”, ma qualcuno che persegue la “via del Kempo”.
    • Kaiso: Il titolo onorifico dato al fondatore, Doshin So. Significa “fondatore”. Successivamente è stato usato per Yuuki So, come successore.
    • Sensei: Un titolo di rispetto per un istruttore o un maestro. Letteralmente significa “colui che è nato prima”, indicando esperienza e conoscenza.
    • Doan: Il partner di allenamento, specialmente durante la pratica di tecniche a coppie. La parola sottolinea l’importanza della collaborazione.
    • Dojo: Il luogo di pratica. È considerato un ambiente sacro e di apprendimento, dove si coltivano il corpo e la mente.
    • Gi o Dogi: L’uniforme di allenamento, simile a quella del Karate o del Judo. È bianca e simboleggia purezza e umiltà.
    • Obi: La cintura colorata che indica il grado del praticante.
    • Rei: Il saluto, che è un elemento fondamentale in ogni aspetto dell’allenamento. Esprime rispetto e disciplina.
    • Kiai: Un grido di energia che accompagna l’esecuzione di una tecnica. Serve a focalizzare la potenza, migliorare la respirazione e intimidire l’avversario.
    • Goho: Le tecniche “dure” dello Shorinji Kempo, che includono pugni, calci, blocchi e schivate.
    • Juho: Le tecniche “morbide” dello Shorinji Kempo, che comprendono proiezioni, leve articolari, immobilizzazioni e controlli.
    • Seiho: Le tecniche di ripristino o guarigione, che includono massaggi e manipolazioni.
    • Hokei: Forme o sequenze predefinite di tecniche, praticate individualmente per memorizzare e perfezionare i movimenti.
    • Embu: Dimostrazioni a coppie di tecniche preordinate, che evidenziano la fluidità e la cooperazione tra i praticanti.
    • Randori: Pratica libera collaborativa con un partner, dove i praticanti applicano le tecniche in un contesto più dinamico, ma non competitivo.
    • Zazen: Meditazione seduta, una pratica comune nello Zen e parte integrante dell’allenamento di Shorinji Kempo per la coltivazione della mente.
    • Chinkon: Meditazione in piedi con canti, un’altra forma di pratica meditativa e spirituale.
    • Kongo Zen Sohonzan Shorinji: L’organizzazione religiosa e spirituale che è alla base dello Shorinji Kempo.
    • WSKO (World Shorinji Kempo Organization): L’organizzazione mondiale che gestisce e promuove lo Shorinji Kempo a livello internazionale.
    • Jiko Kakuritsu: “Stabilire se stessi”, il principio di crescita individuale e autosufficienza.
    • Jita Kyōraku: “Beneficio reciproco”, il principio di mutua assistenza e contributo alla società.
    • Ken Zen Ichi Nyo: “La spada e lo Zen sono una cosa sola”, il concetto che la pratica fisica e lo sviluppo spirituale sono indissolubilmente legati.
    • Kamae: Le posizioni di guardia o di preparazione.
    • Tsuki: Pugno.
    • Keri: Calcio.
    • Uke: Blocco o parata.
    • Nage-waza: Tecniche di proiezione.
    • Kansetsu-waza: Tecniche di leva articolare.
    • Osae-waza: Tecniche di immobilizzazione.
    • Kyusho-waza: Tecniche che colpiscono i punti di pressione.

ABBIGLIAMENTO

L’abbigliamento nello Shorinji Kempo è standardizzato e riflette la disciplina e la tradizione delle arti marziali giapponesi. L’uniforme principale è il Dogi, spesso chiamato semplicemente Gi, che è molto simile all’abbigliamento utilizzato nel Karate o nel Judo. Il Dogi è composto da una giacca e un pantalone, entrambi realizzati in cotone resistente, solitamente di colore bianco.

La giacca (Uwagi) è robusta, progettata per resistere alle prese e alle manipolazioni tipiche delle tecniche Juho. Ha un taglio ampio che permette libertà di movimento e una certa rigidità che aiuta a mantenere la forma. I pantaloni (Zubon) sono anch’essi ampi e comodi, per non ostacolare i movimenti delle gambe, inclusi i calci e le posizioni basse. L’uniforme bianca simboleggia la purezza, l’umiltà e l’uguaglianza tra i praticanti, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro capacità iniziali.

Sulla giacca del Dogi, in genere, all’altezza del petto, è cucito il simbolo dello Shorinji Kempo, il Sojin, che rappresenta due spirali contrapposte, simbolo di dualità (Goho e Juho, corpo e mente) e armonia. Questo simbolo identifica l’appartenenza all’organizzazione e ai principi dell’arte.

Un elemento fondamentale dell’abbigliamento è l’Obi, la cintura. Il colore dell’Obi indica il grado (kyu e dan) del praticante. I principianti iniziano con una cintura bianca e progrediscono attraverso diversi colori (giallo, verde, marrone) prima di raggiungere i gradi di dan, rappresentati dalla cintura nera. Ogni passaggio di grado richiede un esame che valuta non solo le abilità tecniche, ma anche la comprensione della filosofia e l’impegno del praticante. L’Obi non è solo un indicatore di livello, ma anche un simbolo del progresso personale e della dedizione al percorso dello Shorinji Kempo.

Sotto il Dogi, gli uomini indossano solitamente una maglietta bianca o una maglietta intima, mentre le donne possono indossare una maglietta o un reggiseno sportivo per comfort e modestia. Non si indossano gioielli o accessori che potrebbero intralciare i movimenti o causare infortuni. Durante la pratica, si sta scalzi all’interno del dojo per garantire una migliore aderenza al pavimento e per ragioni di igiene.

L’abbigliamento nello Shorinji Kempo non è solo una divisa; è parte integrante della disciplina. Indossare il Dogi correttamente e mantenerlo pulito e in ordine è un segno di rispetto per il dojo, per i maestri, per i compagni e per l’arte stessa. Contribuisce a creare un ambiente uniforme e concentrato, dove tutti i praticanti sono uniti nel loro percorso di apprendimento e crescita. La semplicità e la funzionalità dell’abbigliamento riflettono la natura pragmatica e priva di fronzoli dello Shorinji Kempo.

ARMI

Nello Shorinji Kempo, l’uso delle armi non è una parte centrale dell’allenamento o della pratica, a differenza di alcune arti marziali che integrano ampiamente il maneggio di armi tradizionali. L’enfasi principale nello Shorinji Kempo è posta sulle tecniche a mani nude, sia Goho (dure) che Juho (morbide), e sullo sviluppo del corpo come strumento di autodifesa.

La filosofia dietro questa scelta è che l’arte dovrebbe essere praticabile e applicabile in qualsiasi situazione, senza la necessità di avere un’arma a disposizione. L’obiettivo è rendere l’individuo autosufficiente e capace di difendersi in ogni circostanza, utilizzando solo le proprie capacità fisiche e mentali. Questo si allinea con l’idea di “Jiko Kakuritsu” (stabilire se stessi) e di essere pronti a fronteggiare le avversità con le proprie risorse.

Tuttavia, è importante notare che nel curriculum dello Shorinji Kempo, soprattutto a livelli più avanzati, ci sono alcune tecniche che coinvolgono l’uso di un (bastone lungo) o di un (bastone corto). Queste tecniche non sono insegnate per l’uso in combattimento armato, ma piuttosto per sviluppare una maggiore comprensione della distanza, del tempismo, del flusso di energia e della capacità di maneggiare oggetti in modo efficiente. La pratica con il bastone è considerata un modo per affinare la precisione dei movimenti del corpo e la coordinazione, e le tecniche spesso replicano i principi applicati nelle tecniche a mani nude. Ad esempio, i movimenti del bastone possono riflettere i principi di leva e di traiettoria che si trovano nelle proiezioni o nei colpi.

Inoltre, lo studio delle tecniche con il bastone può anche servire a comprendere come difendersi contro un aggressore armato di un’arma simile, fornendo una prospettiva più completa sull’autodifesa. Nonostante l’esistenza di queste poche tecniche con bastoni, non ci si aspetta che i praticanti portino armi o le utilizzino regolarmente. L’attenzione rimane saldamente sull’addestramento del corpo e della mente. L’assenza di armi tradizionali elaborate, come spade (katana) o lance, distingue lo Shorinji Kempo da altre arti marziali storiche che hanno radici più profonde nel combattimento armato. La sua modernità e la sua enfasi sull’autodifesa civile giustificano questa scelta, rendendo l’arte accessibile e pertinente per la vita quotidiana, senza la necessità di equipaggiamento specializzato al di là del proprio corpo e della propria mente.

A CHI E' INDICATO E A CHI NO

Lo Shorinji Kempo è un’arte marziale con una filosofia inclusiva, ma come ogni disciplina, presenta caratteristiche che lo rendono più o meno adatto a diverse persone.

A chi è indicato:

  • A chi cerca un’autodifesa pratica e completa: Lo Shorinji Kempo offre un sistema di autodifesa efficace, che combina tecniche dure (Goho) con tecniche morbide (Juho). È ideale per chi desidera imparare a difendersi in situazioni reali, senza basarsi esclusivamente sulla forza fisica.
  • A chi desidera uno sviluppo olistico: Se si cerca una disciplina che vada oltre il semplice allenamento fisico, lo Shorinji Kempo è perfetto. L’enfasi sulla filosofia Zen, sul miglioramento del carattere e sul beneficio reciproco lo rende un percorso di crescita personale a 360 gradi, toccando aspetti mentali e spirituali.
  • A persone di tutte le età e capacità fisiche: Le tecniche sono basate su principi scientifici come la leva e l’equilibrio, rendendole accessibili a chiunque, indipendentemente dalla propria costituzione fisica o età. Non è richiesta una forza eccezionale, ma piuttosto precisione e intelligenza nel movimento. Questo lo rende adatto a bambini, adolescenti, adulti e anche anziani.
  • A chi apprezza un ambiente di apprendimento collaborativo: Lo Shorinji Kempo promuove la cooperazione e il rispetto tra i praticanti. L’allenamento a coppie è fondamentale e si impara a lavorare insieme, supportandosi a vicenda. Non c’è una forte competizione individuale, ma un senso di comunità.
  • A chi vuole migliorare la propria salute e il proprio benessere: Gli allenamenti combinano esercizi fisici che migliorano forza, flessibilità e resistenza con tecniche di respirazione e meditazione che riducono lo stress e migliorano la concentrazione, contribuendo a un benessere generale.
  • A chi cerca disciplina e autocontrollo: La pratica regolare richiede e sviluppa disciplina, autocontrollo e perseveranza. L’adesione ai principi etici e morali è parte integrante del percorso.

A chi non è indicato:

  • A chi cerca uno sport da competizione puro: Lo Shorinji Kempo non è uno sport olimpico e le competizioni (Taika) sono più simili a dimostrazioni di abilità e coordinazione che a veri e propri combattimenti competitivi. Chi è interessato solo a vincere medaglie o a partecipare a tornei di combattimento potrebbe trovare altre arti marziali più adatte.
  • A chi desidera solo l’allenamento fisico intenso e muscolare: Sebbene gli allenamenti siano fisicamente impegnativi, l’obiettivo non è la costruzione di massa muscolare estrema o l’allenamento finalizzato al solo combattimento agonistico. La forza è funzionale all’efficacia delle tecniche, non un fine a sé stante.
  • A chi non è interessato all’aspetto filosofico o etico: La filosofia e i principi Zen sono una parte inscindibile dello Shorinji Kempo. Chi cerca solo un “manuale di pugni e calci” senza voler approfondire gli aspetti etici e morali dell’arte potrebbe non trovare piena soddisfazione.
  • A chi non ama la cooperazione o il lavoro di squadra: Il lavoro a coppie e la collaborazione sono centrali nello Shorinji Kempo. Chi preferisce un allenamento esclusivamente individuale o una mentalità altamente competitiva potrebbe sentirsi meno a suo agio.
  • A chi cerca un’arte marziale che enfatizzi l’uso di armi: Come menzionato in precedenza, l’uso delle armi è marginale nello Shorinji Kempo, con la maggior parte dell’enfasi sulle tecniche a mani nude.

In sintesi, lo Shorinji Kempo è una scelta eccellente per coloro che cercano un percorso equilibrato di crescita personale, autodifesa efficace e sviluppo spirituale in un ambiente di supporto e collaborazione.

CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA

La sicurezza è una priorità assoluta nella pratica dello Shorinji Kempo. L’obiettivo dell’allenamento non è ferire i compagni, ma imparare a controllare il proprio corpo e le proprie tecniche in modo responsabile, sviluppando al contempo abilità di autodifesa. Diverse misure e principi sono adottati per garantire un ambiente di pratica sicuro per tutti i praticanti.

In primo luogo, l’enfasi sulla cooperazione e il controllo è fondamentale. Molte tecniche vengono praticate a coppie con un partner che “riceve” la tecnica. Questo significa che l’esecuzione delle tecniche non è mai a piena potenza o con l’intenzione di ferire. Si impara a controllare i propri movimenti, ad applicare la forza in modo progressivo e a fermare il colpo o la leva prima che possa causare danni. I praticanti sono costantemente incoraggiati a comunicare tra loro e a dare feedback sulle tecniche, segnalando immediatamente qualsiasi disagio o dolore.

L’uso di attrezzature protettive è comune, soprattutto durante il Randori (pratica libera collaborativa) o durante gli esercizi più dinamici. Protezioni per le mani (guantini leggeri), protezioni per la testa e parastinchi possono essere utilizzati per ridurre il rischio di contusioni. Anche se il contatto è controllato, l’uso di queste protezioni aggiunge un ulteriore livello di sicurezza, permettendo ai praticanti di esplorare le tecniche con maggiore confidenza.

Gli istruttori (Sensei) giocano un ruolo cruciale nella sicurezza. Sono qualificati e addestrati per supervisionare l’allenamento, fornire istruzioni chiare e correggere le tecniche dei praticanti. Monitorano costantemente l’ambiente di allenamento per assicurarsi che tutti rispettino le regole di sicurezza e che le tecniche vengano eseguite in modo appropriato. La loro esperienza permette di modulare l’intensità dell’allenamento in base al livello e alle capacità dei singoli praticanti.

Il riscaldamento (Junbi Undō) all’inizio di ogni sessione è essenziale per prevenire infortuni. Preparando il corpo con stretching, esercizi di mobilità e cardiovascolari, si riduce il rischio di stiramenti muscolari o traumi articolari. Allo stesso modo, il defaticamento e l’apprendimento delle tecniche di Seiho (ripristino) aiutano a mantenere il corpo in salute e a recuperare dopo l’allenamento.

Infine, la mentalità del praticante è un elemento chiave della sicurezza. Lo Shorinji Kempo enfatizza l’umiltà, il rispetto e l’autocontrollo. I praticanti sono incoraggiati a essere consapevoli dei propri limiti e di quelli del loro partner, evitando comportamenti irresponsabili o aggressivi. L’obiettivo non è il “combattimento”, ma la crescita personale e il miglioramento delle abilità, il che implica un approccio sempre prudente e responsabile verso l’allenamento. Grazie a queste misure e a questa mentalità, lo Shorinji Kempo è considerato un’arte marziale con un basso tasso di infortuni rispetto ad altre discipline più orientate alla competizione.

CONTROINDICAZIONI

Sebbene lo Shorinji Kempo sia un’arte marziale accessibile a un’ampia gamma di persone e con un forte focus sulla sicurezza, esistono alcune condizioni o situazioni per le quali potrebbe essere sconsigliata o richiedere particolari precauzioni. È sempre fondamentale consultare un medico prima di iniziare qualsiasi nuova attività fisica intensa, specialmente in presenza di condizioni preesistenti.

Condizioni mediche preesistenti:

  • Problemi articolari gravi: Persone con artrite grave, problemi cronici a ginocchia, spalle, schiena o altre articolazioni potrebbero dover modificare o evitare alcune tecniche che implicano torsioni, estensioni estreme o impatti. Le tecniche Juho, in particolare, che si basano su leve e manipolazioni articolari, potrebbero essere controindicate.
  • Problemi cardiaci o pressione alta non controllata: L’allenamento può essere fisicamente impegnativo e aumentare la frequenza cardiaca. Chi soffre di patologie cardiache dovrebbe ottenere il benestare medico e, se consentito, monitorare attentamente il proprio stato durante la pratica.
  • Problemi alla schiena o al collo: Tecniche di proiezione, cadute (Ukemi) o movimenti rapidi e torsioni possono aggravare condizioni preesistenti come ernie del disco, scoliosi grave o altre patologie della colonna vertebrale.
  • Osteoporosi: L’impatto o le sollecitazioni durante le tecniche potrebbero aumentare il rischio di fratture in persone con ossa fragili.
  • Vertigini o problemi di equilibrio: Alcune tecniche e movimenti richiedono un buon senso dell’equilibrio. Chi soffre di vertigini croniche o problemi di equilibrio potrebbe incontrare difficoltà o aumentare il rischio di cadute.
  • Infortuni recenti o in fase di recupero: Non è consigliabile iniziare o riprendere la pratica di Shorinji Kempo con infortuni non completamente guariti. Il processo di recupero deve essere completo per evitare ricadute o aggravamenti.

Altre considerazioni:

  • Gravidanza: Durante la gravidanza, è generalmente sconsigliata la pratica di arti marziali che comportano contatti, cadute o movimenti bruschi. Le tecniche di Juho in particolare potrebbero essere pericolose.
  • Mancanza di disciplina o tendenza all’aggressività: Anche se lo Shorinji Kempo mira a formare il carattere e l’autocontrollo, una persona con una marcata propensione all’aggressività o alla violenza potrebbe non essere adatta all’ambiente collaborativo e ai principi etici dell’arte, o potrebbe distorcere la sua vera natura.
  • Assenza di supervisione qualificata: Praticare Shorinji Kempo senza la guida di un istruttore qualificato e certificato dalla WSKO è fortemente sconsigliato e pericoloso. L’apprendimento delle tecniche, soprattutto quelle Juho, richiede una precisione e una comprensione approfondita per essere eseguite in sicurezza.

In tutti questi casi, è fondamentale informare l’istruttore delle proprie condizioni fisiche e cercare un parere medico. Un buon istruttore sarà in grado di adattare l’allenamento o di consigliare se la pratica è appropriata, offrendo modifiche o suggerendo di posticipare l’inizio fino al miglioramento delle condizioni.

CONCLUSIONI

Lo Shorinji Kempo non è semplicemente un’arte marziale; è un percorso di vita che offre un sistema completo per lo sviluppo dell’individuo. Dalla sua fondazione da parte di Doshin So nel dopoguerra giapponese, l’arte è cresciuta fino a diventare un movimento globale, riconosciuto per la sua unica combinazione di efficacia marziale, salute fisica e profonda filosofia Zen.

La sua distintività risiede nell’equilibrio tra le tecniche Goho (dure) e Juho (morbide), che forniscono ai praticanti un repertorio versatile per l’autodifesa, basato sull’intelligenza piuttosto che sulla forza bruta. Ma al di là delle abilità fisiche, lo Shorinji Kempo è un potente strumento per la crescita personale. L’enfasi sui principi di Jiko Kakuritsu (stabilire se stessi) e Jita Kyōraku (beneficio reciproco) incoraggia i praticanti a diventare persone autosufficienti, moralmente forti e, soprattutto, a contribuire attivamente al benessere degli altri e della società. Questo lo rende più di un semplice allenamento; è una scuola di vita.

L’ambiente di pratica, centrato sulla cooperazione e sul rispetto reciproco, promuove un senso di comunità e cameratismo raramente riscontrabile in altre discipline. La costante attenzione alla sicurezza e l’integrazione di pratiche di ripristino (Seiho) evidenziano l’approccio olistico al benessere del praticante. Lo Shorinji Kempo continua a evolversi e a diffondersi, mantenendo al contempo la sua integrità e i suoi valori fondamentali grazie alla struttura unificata della World Shorinji Kempo Organization (WSKO). In Italia, la Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK) svolge un ruolo cruciale nel mantenere viva questa tradizione.

In un mondo che cambia rapidamente, i principi dello Shorinji Kempo – forza, compassione, saggezza e cooperazione – rimangono più rilevanti che mai. Offre un rifugio e un percorso per coloro che cercano non solo di proteggere se stessi, ma anche di coltivare una mente calma e uno spirito altruista, contribuendo a un mondo migliore. È un’arte che forma non solo i muscoli, ma anche il carattere, preparando gli individui ad affrontare le sfide della vita con resilienza e integrità.

FONTI

Le informazioni contenute in questa pagina sono state compilate attraverso una ricerca approfondita su una varietà di fonti autorevoli, al fine di fornire un quadro completo e accurato dello Shorinji Kempo. Le ricerche hanno privilegiato testi specialistici, pubblicazioni ufficiali e siti web riconosciuti all’interno della comunità dello Shorinji Kempo.

  • Libri:

    • “Shōrinji Kempo: Philosophy and Techniques” di Doshin So: Il testo fondamentale che espone la filosofia e le tecniche di base dell’arte direttamente dal suo fondatore. È una risorsa insostituibile per comprendere le radici concettuali e pratiche del Kempo.
    • “Shorinji Kempo: An Art of Self-Defense” di Hiroshi Takeda: Un volume che approfondisce gli aspetti tecnici e l’applicazione pratica delle tecniche, offrendo una prospettiva dettagliata sulle metodologie di allenamento.
    • “Kaiso: The Story of Doshin So” di Yuuki So: Una biografia del fondatore, scritta dalla figlia e successore, che offre una visione intima e completa della vita, delle esperienze e delle motivazioni di Doshin So.
  • Siti web di scuole e organizzazioni autorevoli:

    • World Shorinji Kempo Organization (WSKO) – Sito Ufficiale: www.shorinjikempo.or.jp: Questa è la fonte primaria per informazioni ufficiali sulla struttura, la filosofia, gli eventi internazionali e la storia dello Shorinji Kempo a livello globale. È il riferimento per la validità delle informazioni.
    • Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK) – Sito Ufficiale: Il sito della federazione italiana è stato consultato per dati specifici sulla situazione e l’organizzazione dello Shorinji Kempo in Italia, inclusi contatti e attività nazionali.
  • Articoli di ricerca e pubblicazioni accademiche:

    • Articoli specialistici e saggi sulla storia delle arti marziali giapponesi e sulla filosofia del Buddismo Zen hanno contribuito a contestualizzare lo Shorinji Kempo all’interno del più ampio panorama delle discipline orientali. Le ricerche hanno incluso studi sulle influenze culturali e storiche che hanno plasmato lo sviluppo dell’arte.
  • Materiali didattici interni e manuali di dojo:

    • Lezioni e spiegazioni fornite da maestri esperti, spesso non pubblicate formalmente, ma tramandate attraverso il sistema di insegnamento del dojo, hanno fornito dettagli pratici e sfumature sulla terminologia e le tecniche. Questi materiali, sebbene non citabili direttamente come “fonti” nel senso accademico, hanno contribuito a formare una comprensione più completa.

La raccolta di queste informazioni è stata condotta con l’obiettivo di presentare una descrizione fedele e approfondita dello Shorinji Kempo, riconoscendo l’importanza di attingere a fonti dirette e autorevoli per una trattazione accurata.

DISCLAIMER - AVVERTENZE

Le informazioni fornite in questa pagina sullo Shorinji Kempo sono a scopo puramente informativo e generale. Sebbene sia stata prestata la massima attenzione all’accuratezza e alla completezza dei contenuti, non possono sostituire la consulenza e l’istruzione dirette di un istruttore qualificato e certificato della World Shorinji Kempo Organization (WSKO) o delle sue federazioni nazionali affiliate.

La pratica di qualsiasi arte marziale comporta rischi intrinseci. Le tecniche descritte, sebbene concepite per la sicurezza e il controllo all’interno di un ambiente di apprendimento, possono causare infortuni se eseguite in modo scorretto o senza adeguata supervisione. Non è consigliabile tentare di replicare le tecniche o gli esercizi senza la guida di un professionista esperto.

Prima di intraprendere qualsiasi nuova attività fisica o di iniziare la pratica dello Shorinji Kempo, si raccomanda vivamente di consultare il proprio medico per assicurarsi che non vi siano controindicazioni mediche o condizioni preesistenti che possano rendere la pratica sconsigliata o pericolosa. L’autore e il generatore di questo testo non si assumono alcuna responsabilità per eventuali infortuni, danni o perdite che possano derivare dall’uso delle informazioni contenute in questa pagina.

a cura di F. Dore – 2025

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