Kyūjutsu (弓術) SV

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COSA E'

Il Kyujutsu, letteralmente “tecnica dell’arco” (弓術), è un’antica arte marziale giapponese che si concentra sull’uso dell’arco e delle frecce. A differenza del moderno Kyudo (弓道), che si traduce come “via dell’arco” e ha assunto una connotazione più spirituale e meditativa, il Kyujutsu era originariamente una disciplina prettamente marziale, sviluppata per l’uso in battaglia. La sua enfasi era posta sull’efficacia, sulla precisione e sulla rapidità del tiro, elementi cruciali per la sopravvivenza sul campo di battaglia. Per secoli, l’arco giapponese, o Yumi, è stato un’arma fondamentale per i guerrieri samurai, e il Kyujutsu rappresentava una delle competenze più stimate e rispettate all’interno della classe guerriera.

Il Kyujutsu non era solo una questione di tecnica fisica; comprendeva anche una profonda comprensione tattica e strategica. I praticanti dovevano essere in grado di valutare rapidamente le situazioni di combattimento, adattarsi ai cambiamenti ambientali e colpire bersagli in movimento con estrema precisione. Questa abilità non era limitata ai soli samurai; anche i bushi di rango inferiore e, in alcuni periodi, persino le donne guerriere, si addestravano nel Kyujutsu. L’addestramento era rigoroso e comprendeva non solo il tiro, ma anche la manutenzione dell’arco e delle frecce, la postura corretta, la respirazione e la concentrazione mentale. Si riteneva che la padronanza del Kyujutsu riflettesse non solo l’abilità fisica, ma anche la forza di carattere e la disciplina interiore del praticante.

Nel corso dei secoli, l’evoluzione delle armi da fuoco in Giappone, a partire dal XVI secolo con l’introduzione degli archibugi portoghesi, portò a un graduale declino dell’arco come arma principale sul campo di battaglia. Tuttavia, il Kyujutsu non scomparve del tutto. Anziché essere abbandonato, si trasformò, mantenendo la sua importanza come disciplina di addestramento militare e come via per lo sviluppo personale. Molte delle tecniche e dei principi del Kyujutsu vennero preservati all’interno di scuole tradizionali, o ryu, che continuarono a tramandare questa preziosa eredità. È da queste radici che il Kyudo moderno ha tratto ispirazione, sebbene con un’enfasi spostata dalla pura efficacia marziale a una ricerca più profonda di armonia e perfezione interiore.

Oggi, sebbene il Kyujutsu puro sia meno diffuso del Kyudo, esso continua ad essere studiato in alcune scuole tradizionali che mirano a preservare gli aspetti marziali e storici dell’arte. Queste scuole si concentrano sulla ricostruzione delle tecniche e delle filosofie originali, spesso utilizzando armi e metodologie di addestramento che riflettono fedelmente quelle del periodo feudale giapponese. La pratica del Kyujutsu offre una finestra unica sul mondo dei samurai e sulle loro abilità, permettendo ai praticanti di connettersi con una tradizione millenara e di sviluppare non solo competenze fisiche, ma anche una profonda comprensione della cultura e della storia giapponese.

CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE

Il Kyujutsu, come arte marziale, si distingue per una serie di caratteristiche uniche, una profonda filosofia intrinseca e aspetti chiave che ne definiscono la pratica. A differenza di molte altre arti marziali che si concentrano sul combattimento corpo a corpo, il Kyujutsu è un’arte a distanza, che richiede un’eccezionale precisione e controllo. La sua essenza risiede nella capacità di colpire un bersaglio con la massima efficacia, ma non solo, anche nel raggiungere uno stato di perfetta armonia tra mente, corpo e arma. Questa ricerca di armonia è un pilastro della filosofia del Kyujutsu, dove il tiro non è semplicemente un atto meccanico, ma un’espressione del proprio io interiore. La concentrazione mentale è di primaria importanza; il Kyujutsu richiede una mente sgombra da distrazioni, focalizzata esclusivamente sull’obiettivo e sull’atto del tiro. Qualsiasi esitazione o pensiero estraneo può compromettere la precisione e l’efficacia.

Un aspetto fondamentale è la postura, che nel Kyujutsu è cruciale non solo per la stabilità e la potenza del tiro, ma anche per il controllo della propria energia, o ki. La postura corretta permette al corpo di agire come un’unità coesa, trasferendo fluidamente la forza dal terreno attraverso il corpo fino all’arco. La respirazione è strettamente legata alla postura e alla concentrazione; tecniche di respirazione specifiche vengono utilizzate per calmare la mente, stabilizzare il corpo e massimizzare il rilascio di energia al momento del tiro. Questa interconnessione tra respirazione, postura e stato mentale è un principio che si ritrova in molte arti marziali giapponesi e che nel Kyujutsu assume una rilevanza particolare data la precisione richiesta.

La filosofia del Kyujutsu incorpora concetti dello Zen e del Buddhismo, sebbene non sia una pratica religiosa in senso stretto. L’idea di “non-mente” (mushin), in cui l’arciere agisce istintivamente senza interferenze del pensiero cosciente, è un obiettivo primario. Il tiro perfetto si dice che emerga da questo stato di vuoto mentale, dove l’arciere e l’arco diventano un’unica entità. L’atto del tiro diventa così una forma di meditazione dinamica, un percorso per raggiungere l’illuminazione interiore. Questa enfasi sul viaggio interiore, piuttosto che sulla mera vittoria esterna, distingue il Kyujutsu come un’arte che trascende la semplice abilità di combattimento. La disciplina è un altro aspetto chiave, non solo nell’addestramento fisico ma anche nella coltivazione di virtù come la pazienza, la perseveranza e l’umiltà.

Gli aspetti chiave del Kyujutsu includono anche il rispetto per l’arma e per il dojo, il luogo di pratica. L’arco, lo Yumi, non è visto solo come uno strumento, ma come un’estensione del proprio spirito. La cura e la manutenzione dell’arco e delle frecce sono parte integrante della disciplina, riflettendo il rispetto per l’arte stessa e per le sue tradizioni. L’etichetta e il cerimoniale giocano un ruolo significativo, con procedure specifiche per maneggiare l’arco, prepararsi al tiro e interagire con gli altri praticanti. Questi rituali non sono meri formalismi, ma servono a instillare disciplina, rispetto e consapevolezza in ogni azione. Infine, la ricerca della perfezione è un obiettivo costante nel Kyujutsu; ogni tiro è un’opportunità per migliorare, per affinare la propria tecnica e per approfondire la propria comprensione dell’arte, un processo che dura tutta la vita e che non si conclude mai.

LA STORIA

La storia del Kyujutsu è profondamente intrecciata con lo sviluppo del Giappone e l’evoluzione della sua classe guerriera. Le origini dell’arco in Giappone risalgono a tempi antichissimi, con reperti archeologici che testimoniano l’uso di archi e frecce già nel periodo Jomon (circa 10.000 a.C. – 300 a.C.). Tuttavia, è con l’emergere della classe samurai e l’istituzione di un sistema feudale che l’arco assunse un ruolo preminente come arma da guerra. Nel periodo Yamato (circa 300-710 d.C.) e durante il periodo Nara (710-794 d.C.), le tecniche di tiro con l’arco vennero raffinate e formalizzate, con la nascita delle prime scuole che tramandavano le conoscenze ai guerrieri. L’introduzione del Buddhismo e dello Shintoismo influenzò anche la filosofia del tiro, iniziando a infondere aspetti spirituali nella pratica.

Il periodo Heian (794-1185 d.C.) vide l’arco consolidarsi come arma d’elezione per la cavalleria samurai. La pratica del Yabusame, il tiro con l’arco a cavallo, divenne una forma d’arte altamente specializzata e cerimoniale, essenziale per l’addestramento militare e per le cerimonie di corte. In questo periodo, l’arco giapponese, o Yumi, assunse la sua caratteristica forma asimmetrica, ottimizzata per il tiro a cavallo. Le scuole di Kyujutsu iniziarono a sviluppare stili distinti, con enfasi diverse sulla postura, sulla tecnica di rilascio e sull’approccio tattico. La conoscenza del Kyujutsu era considerata indispensabile per un samurai, pari se non superiore alla padronanza della spada. Molti dei clan più potenti, come i Minamoto e i Taira, basavano gran parte della loro forza militare sulle loro abilità nel tiro con l’arco.

Con l’inizio del periodo Kamakura (1185-1333 d.C.) e l’istituzione del primo shogunato, l’addestramento militare divenne ancora più formalizzato. Il Kyujutsu era una componente essenziale dell’educazione dei samurai, e venivano organizzate regolarmente competizioni e dimostrazioni per affinare le abilità. I grandi conflitti del periodo Sengoku (1467-1603 d.C.), come le numerose guerre civili, videro l’uso massiccio dell’arco in battaglia, sia a piedi che a cavallo. Tuttavia, fu proprio in questo periodo che l’introduzione delle armi da fuoco portoghesi, a partire dal 1543, iniziò a cambiare radicalmente la natura della guerra in Giappone. Gli archibugi, pur non essendo inizialmente così precisi o rapidi come gli archi, offrivano un addestramento più semplice e una maggiore capacità di penetrazione delle armature.

Nonostante l’ascesa delle armi da fuoco, il Kyujutsu non svanì. Durante il pacifico periodo Edo (1603-1868 d.C.), l’enfasi si spostò dall’uso bellico a una pratica più cerimoniale e spirituale. Molte scuole di Kyujutsu continuarono a esistere, preservando le tecniche tradizionali ma concentrandosi maggiormente sull’aspetto disciplinare e filosofico dell’arte. Questo fu il periodo in cui il Kyujutsu iniziò a evolvere verso il Kyudo, la “via dell’arco”, con un’attenzione sempre maggiore alla perfezione formale, alla meditazione e allo sviluppo del carattere. La Restaurazione Meiji del 1868 e l’abolizione della classe samurai portarono a un ulteriore declino delle arti marziali tradizionali, ma alcuni maestri perseverarono, garantendo la sopravvivenza del Kyujutsu e del Kyudo fino ai giorni nostri. Oggi, le radici marziali del Kyujutsu sono studiate da coloro che desiderano comprendere appieno la storia e le tecniche originali, mantenendo vivo un legame con il glorioso passato dei samurai.

IL FONDATORE

A differenza di molte altre arti marziali che possono vantare un unico fondatore ben documentato, il Kyujutsu, nella sua accezione più ampia di arte marziale del tiro con l’arco, non ha un “fondatore” singolo e identificabile. Le sue origini sono molto più antiche e risalgono alla preistoria giapponese, sviluppandosi gradualmente attraverso millenni di pratica e perfezionamento. L’uso dell’arco è stato una costante nella vita giapponese fin dal periodo Jomon, e le tecniche di tiro si sono evolute organicamente in risposta alle esigenze della caccia e, successivamente, della guerra. Non esiste quindi una figura leggendaria o storica a cui si possa attribuire la creazione del Kyujutsu come arte marziale completa.

Tuttavia, è possibile identificare figure chiave che hanno avuto un impatto significativo sulla formalizzazione e sullo sviluppo di specifiche scuole di Kyujutsu. Nel periodo Heian, ad esempio, i Minamoto no Yoshiie (1041-1108) e Minamoto no Yorimasa (1106-1180) furono samurai leggendari noti per la loro eccezionale abilità con l’arco. Sebbene non siano considerati fondatori del Kyujutsu in generale, le loro prodezze e le loro innovazioni tattiche influenzarono notevolmente le tecniche e la filosofia dell’arco nel loro tempo, contribuendo alla cristallizzazione di certi stili e approcci. Il loro contributo si inseriva in un contesto di continuo sviluppo e adattamento delle tecniche di tiro.

Un’altra figura importante, sebbene non un fondatore del Kyujutsu, è Hozoin In’ei (1521-1607), monaco buddista e fondatore della scuola Hozoin-ryu Takada-ha di sojutsu (l’arte della lancia). Sebbene la sua scuola sia principalmente associata alla lancia, la sua influenza si estese ad altre arti marziali, e la sua enfasi sulla disciplina e sulla perfezione tecnica influenzò indirettamente anche le scuole di Kyujutsu del suo tempo. La sua figura rappresenta il tipo di maestro che, pur non essendo un arciere primario, contribuiva a un ambiente di sviluppo e raffinamento delle arti marziali in generale, dove la conoscenza e i principi venivano spesso scambiati e adattati tra le diverse discipline.

In un contesto più specifico, possiamo parlare di fondatori di singole scuole o stili di Kyujutsu. Ad esempio, la scuola Ogasawara-ryu, una delle più antiche e influenti, è stata fondata da Ogasawara Nagakiyo nel XIII secolo. Sebbene Nagakiyo non abbia “inventato” il tiro con l’arco, egli codificò e sistematizzò una serie di tecniche e di protocolli cerimoniali che divennero fondamentali per il Kyujutsu e il Kyudo successivi. La sua scuola non si limitava al tiro pratico, ma includeva anche un’ampia gamma di etichetta, cerimoniale e protocollo militare, che erano considerate parte integrante dell’arte dell’arciere. La sua figura è quindi più vicina a quella di un codificatore e sistematizzatore piuttosto che un inventore.

Allo stesso modo, la scuola Heki-ryu fu fondata da Heki Danjo Masatsugu alla fine del XV secolo. Masatsugu è spesso accreditato per aver rivoluzionato le tecniche di tiro, rendendole più efficienti e adatte al contesto del campo di battaglia dell’epoca Sengoku. La sua enfasi sulla potenza e sulla precisione del tiro ebbe un impatto duraturo sul Kyujutsu. Anche in questo caso, non si tratta dell’invenzione dell’arte, ma di una significativa innovazione e di una sistematizzazione che ha dato origine a uno degli stili più influenti e longevi. Pertanto, mentre il Kyujutsu non ha un unico fondatore, numerose figure storiche e leggendarie hanno contribuito in modo determinante alla sua evoluzione, alla sua formalizzazione e alla creazione delle diverse scuole che hanno plasmato questa affascinante arte marziale.

MAESTRI FAMOSI

Nel corso della lunga storia del Kyujutsu, molti maestri si sono distinti per la loro abilità, la loro saggezza e il loro contributo allo sviluppo e alla diffusione dell’arte. Alcuni di questi sono figure storiche ben documentate, mentre altri sono avvolti nella leggenda, ma tutti hanno lasciato un’impronta indelebile. Tra i primi e più influenti si annovera Minamoto no Yorimasa (1106-1180), un samurai del periodo Heian, leggendario per la sua abilità nel tiro con l’arco. La sua fama è legata a numerosi racconti epici, tra cui quello del demone Nue, che egli sconfisse con una sola freccia. Yorimasa non fu solo un guerriero, ma anche un poeta, e la sua figura simboleggia l’ideale del samurai che unisce la forza marziale alla sensibilità artistica e culturale, un connubio che ritroviamo spesso nella filosofia del Kyujutsu.

Un’altra figura eminente è Heki Danjo Masatsugu (fine XV secolo), considerato il fondatore della scuola Heki-ryu, uno degli stili più influenti e diffusi nel Kyujutsu. Masatsugu rivoluzionò le tecniche di tiro, rendendole più efficienti e adatte alle esigenze belliche del periodo Sengoku. La sua enfasi sulla potenza, sulla rapidità e sulla precisione del tiro a distanza ha avuto un impatto duraturo sull’arte, e i principi della Heki-ryu sono ancora oggi studiati e praticati in molte scuole di Kyudo e Kyujutsu. La sua innovazione non fu solo tecnica, ma anche filosofica, poiché legò la perfezione del tiro alla disciplina interiore e alla concentrazione mentale.

Nel periodo Edo, quando il Kyujutsu iniziò a trasformarsi in Kyudo, emerse la figura di Honda Toshizane (1836-1917). Sebbene sia più noto per aver fondato la scuola Honda-ryu e per aver contribuito alla modernizzazione del Kyudo, le sue radici affondano profondamente nel Kyujutsu tradizionale. Honda cercò di combinare gli aspetti marziali del Kyujutsu con quelli spirituali e meditativi, creando un sistema che fosse sia efficace che elevante. La sua metodologia ha avuto un impatto significativo sulla pratica contemporanea, cercando di mantenere l’efficacia del tiro pur promuovendo una comprensione più profonda della “via dell’arco”. Il suo lavoro fu cruciale nel preservare e reinventare l’arte in un’epoca di grandi cambiamenti.

Non possiamo dimenticare Awa Kenzo (1880-1939), maestro della scuola Heki-ryu Insai-ha, famoso per aver insegnato al filosofo tedesco Eugen Herrigel, autore del celebre libro “Zen e l’arte del tiro con l’arco”. Sebbene Awa Kenzo sia più strettamente associato al Kyudo moderno e alla sua dimensione spirituale, la sua maestria affondava nelle tecniche e nei principi del Kyujutsu tradizionale. La sua capacità di guidare gli studenti verso uno stato di “non-mente” e di mostrare come il tiro fosse un’espressione del proprio essere interiore lo ha reso una figura iconica. Attraverso il suo insegnamento, Awa Kenzo ha influenzato non solo la pratica del tiro con l’arco in Giappone, ma ha anche introdotto i concetti del Kyujutsu e dello Zen a un pubblico occidentale molto più ampio, dimostrando la profondità filosofica di questa disciplina.

Infine, anche se meno celebre a livello internazionale ma di grande importanza storica, vi è Matsuoka Katsurao (1885-1977), maestro della scuola Shomen-ryu, che si dedicò alla preservazione delle forme tradizionali del Kyujutsu. Questi maestri, spesso operanti in contesti più ristretti e focalizzati sulla trasmissione fedele delle tecniche antiche, sono stati custodi di un patrimonio inestimabile. La loro dedizione ha permesso che le conoscenze e le abilità del Kyujutsu non andassero perdute, assicurando che le generazioni future potessero ancora studiare e apprezzare le radici marziali di questa affascinante arte, mantenendo vivo il legame tra passato e presente.

LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI

Il mondo del Kyujutsu è ricco di leggende, curiosità e aneddoti che ne arricchiscono il fascino e ne illuminano il contesto culturale. Una delle leggende più celebri è quella del demone Nue, sconfitto da Minamoto no Yorimasa nel 1153. Si racconta che una misteriosa e terribile creatura, il Nue, che si diceva avesse la testa di scimmia, il corpo di tanuki, le zampe di tigre e la coda di serpente, terrorizzasse la corte imperiale a Kyoto. Gli sforzi dei guerrieri per sconfiggerlo erano vani. Yorimasa, rinomato per la sua abilità con l’arco, fu incaricato di occuparsene. In una notte di luna, mentre il Nue volava sopra il palazzo imperiale, Yorimasa scagliò una freccia che lo colpì mortalmente, facendolo precipitare al suolo. Questo episodio elevò Yorimasa a eroe nazionale e divenne un simbolo della suprema abilità del Kyujutsu e della sua capacità di superare anche le minacce più inimmaginabili. La leggenda sottolinea non solo la precisione fisica, ma anche la chiarezza mentale e il coraggio richiesti all’arciere.

Un’altra curiosità riguarda la forma asimmetrica dello Yumi, l’arco giapponese. A differenza degli archi occidentali, che sono simmetrici, lo Yumi è molto più lungo, superando spesso i due metri, e ha l’impugnatura posizionata circa un terzo della distanza dalla parte inferiore. Questa forma unica è stata sviluppata per facilitare il tiro a cavallo. Un samurai a cavallo, infatti, avrebbe trovato difficoltà a scoccare una freccia con un arco simmetrico, a causa della posizione del cavallo e della necessità di mantenere il controllo. L’impugnatura asimmetrica permetteva di maneggiare l’arco più efficacemente anche in sella, consentendo tiri potenti e precisi con maggiore agilità, una testimonianza dell’ingegneria e dell’adattamento delle armi alle esigenze tattiche.

Una storia affascinante riguarda la pratica del Toshiya (通し矢), o “tiro attraverso il corridoio”, che si teneva al tempio di Sanju-sangendo a Kyoto durante il periodo Edo. Questa competizione, estremamente estenuante, consisteva nel tentare di scoccare il maggior numero possibile di frecce lungo un corridoio di circa 120 metri (400 piedi) e farle passare sotto una stretta trave. Il record più famoso è quello di Wasa Daihachiro, che nel 1686 riuscì a scoccare 13.053 frecce in 24 ore, facendone passare 8.133. Questa impresa richiedeva non solo una forza fisica e una resistenza incredibili, ma anche una concentrazione e una disciplina mentale sovrumane. Il Toshiya non era solo una dimostrazione di abilità, ma anche una forma di offerta e preghiera, legando l’arte marziale alla spiritualità.

Esiste anche l’aneddoto di Munehiro, un maestro di Kyujutsu che, al culmine della sua carriera, si dice abbia perso un braccio in battaglia. Invece di abbandonare l’arte, imparò a tirare con una sola mano, sviluppando una tecnica così unica e potente da superare la sua precedente abilità. Questa storia, forse più leggenda che realtà, sottolinea l’idea che la vera maestria nel Kyujutsu non risiede solo nella forza fisica, ma nella capacità di superare gli ostacoli attraverso la determinazione e l’innovazione, adattandosi alle circostanze e trovando nuove vie per esprimere la propria arte, un messaggio di resilienza e ingegnosità.

Infine, una curiosità sulla terminologia: mentre il Kyujutsu si riferiva originariamente all’arte marziale in battaglia, il termine Kyudo è emerso nel tardo XIX e XX secolo per indicare una “via” o “disciplina”, focalizzata più sul benessere spirituale e sul perfezionamento interiore. Questo cambiamento riflette l’evoluzione dell’arte da una pratica puramente bellica a una forma di meditazione dinamica. Nonostante questa distinzione, le radici storiche e molte delle tecniche di base del Kyudo moderno derivano direttamente dal Kyujutsu, dimostrando come un’arte antica possa trasformarsi e adattarsi ai tempi mantenendo la sua essenza profonda.

TECNICHE

Le tecniche del Kyujutsu sono complesse e stratificate, mirano alla massima efficacia in un contesto marziale e richiedono anni di pratica dedicata per essere padroneggiate. A differenza del Kyudo moderno, che enfatizza la bellezza della forma e il processo meditativo, il Kyujutsu pone l’accento sulla potenza, sulla precisione e sulla capacità di reagire rapidamente in situazioni di combattimento. Ogni movimento, dalla presa dell’arco alla liberazione della freccia, è calibrato per massimizzare l’impatto e l’accuratezza.

Uno dei concetti fondamentali è Kamae (構え), la postura iniziale. Esistono diverse forme di Kamae, ognuna adattata a specifiche situazioni tattiche, ma tutte condividono il principio di una base stabile e bilanciata. La postura non è statica, ma dinamica, permettendo all’arciere di muoversi fluidamente e di adattarsi ai cambiamenti del campo di battaglia. Ad esempio, il shamen no kamae (postura laterale) era comune per il tiro a cavallo, mentre il shomen no kamae (postura frontale) era più adatto per il tiro a piedi in contesti specifici. La stabilità del Kamae è cruciale per assorbire il rinculo dell’arco e mantenere la linea di tiro, garantendo che ogni freccia sia scoccata con la massima coerenza.

Dopo la postura, la tecnica di presa dell’arco, o Tenouchi (手の内), è di vitale importanza. Il Tenouchi corretto consente una presa salda ma non rigida, che permette all’arco di ruotare naturalmente nella mano al momento del rilascio, fenomeno noto come Yugamae (弓構え), una rotazione che contribuisce alla stabilità della freccia in volo. Una presa scorretta può causare oscillazioni o vibrazioni, riducendo significativamente la precisione del tiro. Il Tenouchi è un’arte in sé, raffinata attraverso innumerevoli ripetizioni, per trovare il giusto equilibrio tra forza e morbidezza, assicurando che la mano non interferisca con il movimento naturale dell’arco.

La fase di Tatekata (立型), o preparazione, include l’innalzamento dell’arco e l’incocco della freccia. Questo movimento deve essere fluido e senza esitazioni, mantenendo sempre la concentrazione sul bersaglio. Segue l’Uchiokoshi (打起し), il sollevamento dell’arco sopra la testa, un movimento che precarica i muscoli e allinea il corpo per il tiro. Da qui, l’arco viene abbassato e tirato indietro in Hikiwake (引分け), il tratto completo, che è forse la parte più critica del tiro. In questa fase, l’arciere deve tirare la corda fino a un punto di massima tensione, mantenendo la forma perfetta e la mira fissa sul bersaglio. La coordinazione tra il corpo, l’arco e la freccia deve essere impeccabile per garantire che l’energia sia immagazzinata e rilasciata in modo ottimale.

Il Kai (会) è il punto di piena estensione e massima tensione, il momento in cui l’arciere trattiene il respiro e si prepara al rilascio. È un istante di calma apparente ma di intensa concentrazione, dove l’intera energia del corpo è focalizzata sull’obiettivo. Il Hanare (離れ), o rilascio, è il momento culmine del tiro. Non è un rilascio forzato, ma un’espansione naturale e involontaria che deriva dalla corretta tensione e allineamento del corpo. La freccia deve lasciare la corda in modo pulito, senza alcuna oscillazione o interferenza da parte della mano o del braccio. Dopo il rilascio, il Zanshin (残心), o “spirito persistente”, è il mantenimento della postura e della concentrazione anche dopo che la freccia ha lasciato l’arco. Questo indica che il tiro non è terminato con il rilascio, ma continua nella mente e nello spirito dell’arciere, un segno di completezza e consapevolezza.

Altre tecniche specifiche del Kyujutsu includono il Nokake (il modo di posizionare la corda nel dito di rilascio), il Torikake (la presa sulla corda con le dita), e il Yorokobi (la preparazione mentale prima del tiro). Ogni tecnica è parte di un sistema interconnesso, dove la padronanza di un elemento influenza direttamente tutti gli altri. L’allenamento è ripetitivo e metodico, mirato a internalizzare questi movimenti fino a farli diventare istintivi, permettendo all’arciere di reagire con rapidità ed efficacia in qualsiasi situazione, rendendo l’arte un’estensione del proprio essere.

I KATA

Nel Kyujutsu, l’equivalente dei kata (forme predefinite di movimenti) in altre arti marziali sono le sequenze di tiro e i protocolli cerimoniali che definiscono la pratica. Sebbene non vengano chiamati esplicitamente “kata” nel senso stretto in cui si intendono nel karate o nel judo, esistono delle routine altamente formalizzate e precise che i praticanti devono seguire, note come Shaho (射法), o “metodi di tiro”, e Sharei (射礼), o “cerimoniali di tiro”. Questi Shaho e Sharei sono il cuore dell’addestramento e servono a tramandare le tecniche e i principi dell’arte attraverso le generazioni.

Le Shaho sono sequenze tecniche che coprono tutti gli aspetti del tiro, dalla postura iniziale al rilascio e al mantenimento della posizione finale. Ogni scuola di Kyujutsu ha le proprie Shaho, che riflettono le sue specifiche filosofie e approcci al tiro. Ad esempio, la sequenza Hassetsu (八節), o “Otto Divisioni”, è una delle più conosciute e costituisce la base della maggior parte delle tecniche di tiro nel Kyudo moderno, ma le sue radici affondano profondamente nel Kyujutsu tradizionale. Le otto fasi sono: Ashibumi (posizionamento dei piedi), Douzukuri (costruzione del torso), Yugamae (preparazione dell’arco), Uchiokoshi (sollevamento dell’arco), Hikiwake (trazione), Kai (massima tensione), Hanare (rilascio) e Zanshin (spirito persistente). La pratica ripetuta di queste sequenze mira a sviluppare una memoria muscolare impeccabile e a internalizzare i principi del movimento corretto, permettendo al corpo di agire con fluidità e precisione senza la necessità di un pensiero cosciente.

Oltre alle tecniche di tiro fondamentali, le forme del Kyujutsu includono anche movimenti specifici per l’uso dell’arco in diverse situazioni. Ad esempio, ci sono sequenze per il tiro a cavallo (Yabusame), che implicano manovre complesse e tiri rapidi mentre si cavalca a piena velocità. Altre forme potrebbero riguardare il tiro da posizioni inginocchiate o sedute, o il tiro in condizioni di scarsa visibilità o in ambienti ristretti. Queste variazioni preparano l’arciere a una vasta gamma di scenari che potevano presentarsi sul campo di battaglia, dimostrando l’adattabilità e la versatilità del Kyujutsu come arte marziale completa. Le forme non sono solo esercizi fisici, ma anche strumenti per sviluppare la consapevolezza spaziale, la reattività e la capacità di prendere decisioni rapide sotto pressione.

Le Sharei, o cerimoniali di tiro, sono sequenze formali che precedono e seguono il tiro vero e proprio. Questi rituali non sono solo per l’estetica, ma servono a instillare disciplina, rispetto e concentrazione. Includono saluti formali, procedure per maneggiare l’arco e le frecce con rispetto, e movimenti specifici per entrare e uscire dall’area di tiro. Ogni Sharei è una performance stilizzata che riflette la profonda riverenza per l’arte, l’arco e i compagni di pratica. I Sharei servono anche a preparare mentalmente l’arciere, portandolo in uno stato di calma e focalizzazione prima del tiro e permettendogli di riflettere sull’esperienza dopo il rilascio. La precisione e la grazia con cui vengono eseguiti questi cerimoniali sono considerate tanto importanti quanto l’accuratezza del tiro stesso, poiché riflettono il livello di disciplina e la comprensione della filosofia dell’arte da parte del praticante.

Ogni scuola o ryu di Kyujutsu ha le sue proprie forme e sequenze uniche, tramandate fedelmente di generazione in generazione. Queste forme sono il veicolo attraverso cui i principi e le tecniche dell’arte vengono preservati e insegnati. La pratica di queste “forme” non è mai fine a se stessa, ma è sempre orientata a migliorare l’efficacia del tiro e a coltivare le qualità interiori dell’arciere, rendendole un elemento indispensabile per la comprensione e la padronanza del Kyujutsu.

UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO

Una tipica seduta di allenamento nel Kyujutsu, pur variando leggermente tra le diverse scuole e tradizioni, segue generalmente una struttura ben definita che mira a sviluppare sia le abilità fisiche che quelle mentali del praticante. Non si tratta semplicemente di tirare frecce, ma di un percorso di perfezionamento che coinvolge ogni aspetto dell’essere.

La sessione inizia solitamente con un periodo di riscaldamento e meditazione. Questa fase è cruciale per preparare il corpo e la mente. Il riscaldamento fisico può includere esercizi di stretching, movimenti articolari e esercizi di respirazione per aumentare la flessibilità e la circolazione. La meditazione, spesso sotto forma di mokuso (una breve meditazione seduta) o saho (esercizi di respirazione), serve a calmare la mente, a eliminare le distrazioni e a portare il praticante in uno stato di profonda concentrazione. L’obiettivo è raggiungere il mushin, o stato di “non-mente”, in cui il pensiero cosciente non interferisce con l’azione, un prerequisito fondamentale per il tiro efficace. Questo periodo iniziale può durare dai 15 ai 30 minuti, a seconda della tradizione della scuola e del livello degli studenti.

Successivamente, si passa alla fase di kihon (基本), che si concentra sulla pratica delle basi e delle tecniche fondamentali senza l’uso dell’arco o con un arco leggero. Questa fase è essenziale per affinare la postura (kamae), la respirazione, i movimenti del corpo e la coordinazione. Vengono eseguite ripetutamente le diverse fasi del tiro, come l’Ashibumi (posizionamento dei piedi), il Douzukuri (costruzione del busto), l’Uchiokoshi (sollevamento dell’arco) e l’Hikiwake (trazione), spesso utilizzando un simulacro dell’arco o un arco di allenamento senza corda. L’istruttore corregge attentamente ogni dettaglio, poiché anche la più piccola imperfezione nella forma può compromettere l’efficacia del tiro reale. Questa pratica a vuoto, o gomuyumi, è fondamentale per interiorizzare i movimenti corretti e sviluppare una memoria muscolare precisa. L’obiettivo è rendere ogni movimento fluido e naturale, una preparazione essenziale prima di maneggiare l’arco vero e proprio.

La fase centrale dell’allenamento è dedicata al tiro effettivo (sharei o shaho), in cui i praticanti utilizzano l’arco e le frecce per colpire il bersaglio. Questa fase può essere suddivisa in diverse sezioni. Inizialmente, gli studenti possono concentrarsi sulla pratica di tiri singoli, prestando attenzione a ogni fase del Hassetsu (le otto divisioni del tiro). L’obiettivo non è solo la precisione, ma anche la perfezione della forma e l’integrazione tra mente e corpo. L’istruttore offre feedback continuo, concentrandosi sulla correzione della tecnica, della postura e della respirazione. Non si tratta solo di colpire il centro del bersaglio, ma di eseguire ogni tiro con la massima concentrazione e grazia, mantenendo la coerenza in ogni aspetto del movimento.

Man mano che gli studenti progrediscono, possono essere introdotti a sequenze di tiro più complesse, che possono includere tiri multipli o tiri da diverse posizioni. In alcune scuole di Kyujutsu più orientate al tradizionale, si possono anche praticare aspetti legati all’uso in condizioni marziali, come il tiro in movimento o la reazione a situazioni simulate. La sessione di tiro è spesso accompagnata da un profondo silenzio e concentrazione, interrotto solo dal sibilo delle frecce e dal suono del loro impatto sul bersaglio.

La sessione si conclude con una fase di raffreddamento e riflessione. Anche dopo l’ultimo tiro, il praticante mantiene il zanshin (spirito persistente), riflettendo sulla propria performance e sui punti su cui lavorare. Si possono eseguire esercizi di respirazione per riportare il corpo e la mente a uno stato di calma. Infine, la sessione si conclude con un saluto formale all’istruttore, ai compagni di pratica e all’arco stesso, un segno di rispetto e gratitudine per l’opportunità di allenarsi. Questa struttura metodica e disciplinata assicura che ogni sessione di allenamento sia un’opportunità di crescita sia tecnica che personale.

GLI STILI E LE SCUOLE

Il Kyujutsu, come molte arti marziali giapponesi, è stato tramandato attraverso una moltitudine di scuole, o ryu, ognuna con le proprie specifiche interpretazioni delle tecniche, delle filosofie e dei protocolli. Queste scuole sono emerse in diversi periodi storici e hanno sviluppato approcci distinti in risposta alle esigenze militari e culturali del loro tempo. Comprendere gli stili e le scuole è fondamentale per apprezzare la ricchezza e la diversità del Kyujutsu.

Una delle più antiche e influenti scuole è l’Ogasawara-ryu (小笠原流). Fondato nel XIII secolo da Ogasawara Nagakiyo, questo stile è noto non solo per le sue tecniche di tiro con l’arco, ma anche per il suo vasto corpus di etichetta (reigi), cerimoniale e protocollo militare. L’Ogasawara-ryu era la scuola ufficiale per l’addestramento dei samurai sotto lo shogunato Kamakura e Muromachi, e la sua influenza si estese ben oltre il Kyujutsu, definendo gran parte della condotta e del comportamento della classe guerriera. Le sue tecniche di tiro sono eleganti e formalizzate, con un’enfasi sulla bellezza della forma e sulla padronanza del cerimoniale, rendendola un punto di riferimento per l’aspetto più formale e tradizionale dell’arte.

Un’altra scuola di primaria importanza è la Heki-ryu (日置流). Fondata alla fine del XV secolo da Heki Danjo Masatsugu, questa scuola è rinomata per aver rivoluzionato le tecniche di tiro, rendendole più efficienti e adatte al contesto del campo di battaglia del periodo Sengoku. La Heki-ryu si concentrava sulla potenza, sulla rapidità e sulla precisione del tiro a distanza, con tecniche sviluppate per massimizzare l’impatto sul nemico. Esistono diverse ramificazioni della Heki-ryu, tra cui la Heki-ryu Insai-ha e la Heki-ryu Sekka-ha, ognuna con le proprie sottigliezze tecniche, ma tutte condividono l’enfasi sull’efficacia marziale. La Heki-ryu è stata estremamente influente e ha formato la base per molti degli stili di tiro con l’arco che si sono sviluppati successivamente, compreso gran parte del Kyudo moderno.

Durante il periodo Edo, con il declino dell’arco come arma da guerra e l’ascesa delle armi da fuoco, molte scuole di Kyujutsu iniziarono a trasformarsi, spostando l’enfasi dall’efficacia bellica alla pratica spirituale e al perfezionamento interiore. Questo diede origine a stili che pur mantenendo le radici nel Kyujutsu, anticiparono il Kyudo. Un esempio è la Honda-ryu (本多流), fondata da Honda Toshizane (1836-1917) nel tardo XIX secolo. Sebbene sia più strettamente associata al Kyudo moderno, la Honda-ryu cercò di combinare gli aspetti marziali tradizionali del Kyujutsu con gli ideali spirituali e meditativi, creando uno stile che enfatizzava sia la precisione tecnica che la coltivazione del carattere.

Altre scuole notevoli includono la Yamato-ryu (大和流), che si sviluppò nel periodo Edo e si concentrava su un tiro più cerimoniale e meditativo, e la Kinai-ryu (紀内流), anch’essa con un’enfasi sulle tecniche tradizionali e sull’etichetta. Esistono poi innumerevoli rami minori e stili specifici di clan che hanno contribuito alla ricchezza del Kyujutsu. Molte di queste scuole sono oggi estinte o hanno pochi praticanti, ma i loro insegnamenti e le loro tecniche sono stati documentati in testi storici e continuano a essere studiati dagli storici delle arti marziali e da coloro che praticano il Kyujutsu con un approccio filologico.

La bellezza del Kyujutsu risiede anche in questa diversità: ogni scuola offre una prospettiva unica sull’arte del tiro con l’arco, riflettendo le priorità e le filosofie dei maestri che le hanno fondate e dei periodi storici in cui si sono sviluppate. Studiare i diversi stili permette di comprendere la profondità e la complessità di un’arte che ha attraversato secoli, adattandosi e trasformandosi pur mantenendo il suo spirito originario.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

La pratica del Kyujutsu, inteso nella sua accezione più storica e marziale, in Italia è relativamente di nicchia e meno diffusa rispetto al Kyudo, la “via dell’arco” moderna, che ha una presenza più consolidata grazie a federazioni e associazioni sportive. Tuttavia, l’interesse per le arti marziali tradizionali giapponesi, comprese quelle meno conosciute, è in crescita, e ci sono praticanti e piccoli gruppi che si dedicano allo studio e alla preservazione del Kyujutsu in Italia.

La maggior parte dei praticanti italiani che si avvicinano al tiro con l’arco giapponese lo fanno attraverso il Kyudo. L’ente principale che rappresenta e promuove il Kyudo in Italia è la Federazione Italiana Kyudo (FIK). La FIK è riconosciuta dalla International Kyudo Federation (IKYF) e organizza corsi, esami di grado e competizioni a livello nazionale. La FIK promuove il Kyudo come disciplina sportiva e spirituale, basandosi sui principi della All Nippon Kyudo Federation (ANKF) e della Kyudo Association of Japan. Sebbene l’enfasi della FIK sia sul Kyudo moderno, alcuni dei suoi membri e dojo potrebbero avere un interesse o una conoscenza delle radici storiche del Kyujutsu. Il sito internet ufficiale della Federazione Italiana Kyudo è www.kyudo.it. L’e-mail generale per contatti può essere trovata sul loro sito, spesso sotto la sezione “Contatti” o “Segreteria”, solitamente in un formato come info@kyudo.it o segreteria@kyudo.it, ma si consiglia di verificare direttamente sul sito per l’indirizzo più aggiornato.

Per quanto riguarda il Kyujutsu strettamente inteso come arte marziale tradizionale e storica, non esiste un’unica federazione nazionale che lo rappresenti in modo esclusivo e capillare. La sua pratica è spesso affidata a singoli dojo o gruppi di studio più piccoli, che possono essere affiliati a scuole o lignaggi specifici con sede in Giappone o in altri paesi europei. Questi gruppi si concentrano sulla ricostruzione delle tecniche antiche, sullo studio dei testi storici e sulla pratica delle forme originali del Kyujutsu, a volte con un approccio più “battaglia-orientato” rispetto al Kyudo. La ricerca di questi dojo può essere più complessa, richiedendo spesso un contatto diretto con maestri o associazioni specializzate in arti marziali classiche (koryu).

Alcuni praticanti italiani possono anche far parte di associazioni europee o internazionali che promuovono lo studio delle koryu bujutsu (arti marziali antiche), all’interno delle quali il Kyujutsu può essere studiato come una delle discipline. Non è raro che i maestri di queste koryu visitino l’Italia per seminari o stage, offrendo opportunità di apprendimento diretto da fonti autorevoli. È importante sottolineare che, data la natura tradizionale e spesso chiusa di alcune di queste scuole, l’accesso e la diffusione delle informazioni possono essere meno immediati rispetto alle arti marziali sportive o più diffuse.

In sintesi, mentre il Kyudo ha una struttura organizzativa chiara in Italia, il Kyujutsu come arte marziale storica è praticato da un numero più ristretto di appassionati, spesso all’interno di circoli che si dedicano allo studio delle arti marziali classiche. La ricerca e il contatto con queste realtà richiedono un approccio più diretto e specifico, ma rappresentano un’opportunità unica per coloro che desiderano immergersi nelle radici più profonde del tiro con l’arco giapponese.

TERMINOLOGIA TIPICA

Il Kyujutsu, come ogni arte marziale giapponese, possiede una terminologia ricca e specifica che è essenziale per la comprensione e la pratica dell’arte. Molti di questi termini sono condivisi con il Kyudo, ma altri sono più specifici delle radici marziali del Kyujutsu. Ecco alcuni dei più importanti:

  • Yumi (弓): L’arco giapponese. È caratterizzato dalla sua forma asimmetrica e dalla sua lunghezza considerevole, che può superare i due metri. È l’arma centrale del Kyujutsu e del Kyudo.
  • Ya (矢): La freccia giapponese. Le frecce sono tradizionalmente realizzate con canne di bambù e piume, con una punta in metallo. Ogni freccia è curata nei minimi dettagli per garantire un volo stabile e preciso.
  • Tsuru (弦): La corda dell’arco. È tradizionalmente realizzata in canapa o fibre sintetiche moderne. La sua tensione e integrità sono cruciali per la potenza e la precisione del tiro.
  • Yugake (弽): Il guanto da tiro, utilizzato dalla mano che tira la corda. È tipicamente realizzato in pelle e ha una forma specifica per proteggere le dita e facilitare un rilascio pulito della corda.
  • Dojo (道場): Il luogo di pratica. È un termine comune a tutte le arti marziali giapponesi, e nel Kyujutsu è lo spazio sacro dove si svolgono gli allenamenti e le cerimonie.
  • Sensei (先生): Maestro o insegnante. È un termine di rispetto utilizzato per rivolgersi all’istruttore.
  • Kamae (構え): Postura. Indica la posizione del corpo prima e durante il tiro. Esistono diverse forme di Kamae a seconda dello stile e della situazione, ma tutte mirano alla stabilità e all’equilibità.
  • Ashibumi (足踏み): Posizionamento dei piedi. La prima delle otto divisioni del tiro, fondamentale per creare una base stabile e bilanciata.
  • Douzukuri (胴造り): Costruzione del busto. La seconda divisione, che si concentra sull’allineamento del tronco e sulla distribuzione del peso per una postura stabile.
  • Yugamae (弓構え): Preparazione dell’arco. Questa fase comprende la presa dell’arco (Tenouchi) e l’incocco della freccia.
  • Tenouchi (手の内): La presa dell’arco. La maniera specifica in cui la mano sinistra (per i destrimani) afferra l’arco, permettendo la corretta rotazione dell’arco al momento del rilascio.
  • Uchiokoshi (打起し): Sollevamento dell’arco. Il movimento di sollevamento dell’arco sopra la testa prima di iniziare la trazione.
  • Hikiwake (引分け): Trazione. La fase in cui l’arciere tira la corda dell’arco fino alla sua massima estensione. Questo movimento è fluido e continuo, un’espansione piuttosto che una semplice trazione.
  • Kai (会): Massima tensione/incontro. Il momento di piena estensione, in cui l’arciere trattiene la posizione e la concentrazione prima del rilascio. È un istante di grande calma e intensità.
  • Hanare (離れ): Rilascio. Il momento in cui la freccia viene rilasciata dalla corda. Nel Kyujutsu e Kyudo, il rilascio è spesso una conseguenza naturale dell’espansione e non un’azione forzata.
  • Zanshin (残心): Spirito persistente/attenzione finale. Il mantenimento della postura, della concentrazione e dello stato mentale anche dopo che la freccia ha lasciato l’arco. Indica la completezza del tiro e la consapevolezza continua.
  • Hassetsu (八節): Le otto divisioni del tiro. Un concetto fondamentale che suddivide il processo di tiro in otto fasi distinte, ognuna delle quali deve essere eseguita con precisione.
  • Kihon (基本): Basi/fondamentali. Esercizi di base eseguiti per sviluppare la postura corretta, i movimenti e la coordinazione senza l’uso completo dell’arco e delle frecce.
  • Sharei (射礼): Cerimoniale di tiro. Sequenze formali e ritualizzate che accompagnano la pratica del tiro, enfatizzando l’etichetta e il rispetto.
  • Shaho (射法): Metodi di tiro. Le tecniche e le sequenze effettive di tiro.
  • Mushin (無心): Non-mente. Uno stato mentale di assenza di pensieri coscienti o distrazioni, che permette all’arciere di agire spontaneamente e istintivamente.
  • Ki (氣): Energia vitale. Concetto che si riferisce all’energia interna che circola nel corpo e che viene direzionata durante il tiro.
  • Koryu (古流): Scuola antica o tradizionale. Termine usato per riferirsi alle scuole di arti marziali giapponesi fondate prima della Restaurazione Meiji (1868), che mantengono le tradizioni originali.
  • Mato (的): Bersaglio. L’obiettivo verso cui si scoccano le frecce.

Questi termini sono la spina dorsale della comunicazione e dell’apprendimento nel Kyujutsu, fornendo un linguaggio comune per praticanti e maestri.

ABBIGLIAMENTO

L’abbigliamento nel Kyujutsu, così come nel Kyudo moderno, è un elemento essenziale che va oltre la semplice vestizione. Ha una profonda valenza simbolica e pratica, riflettendo la disciplina, il rispetto per la tradizione e la necessità di facilitare i movimenti fluidi e precisi richiesti dall’arte. L’indumento principale è il Kyudogi (弓道着), un completo tradizionale composto da diverse parti.

La parte superiore del Kyudogi è il Kimono (着物) o una giacca simile, solitamente di colore bianco o nero, che copre il busto e le braccia. Questo indumento è progettato per essere comodo e non ostacolare i movimenti delle spalle e delle braccia, che sono cruciali per la trazione dell’arco e il rilascio della freccia. Le maniche sono ampie per permettere la piena estensione senza restrizioni, ma non così larghe da impigliarsi nella corda. Il Kimono viene indossato in modo che non ci siano pieghe o impedimenti che possano alterare la forma o il contatto con l’arco o la corda.

La parte inferiore è l’Hakama (袴), un tipo di pantaloni molto ampi e pieghettati, simili a una gonna-pantalone, tipici dell’abbigliamento tradizionale giapponese. L’Hakama ha sette pieghe, cinque davanti e due dietro, che si dice rappresentino le sette virtù del Bushido (coraggio, onore, benevolenza, rispetto, onestà, sincerità, lealtà). Indossare l’Hakama correttamente richiede pratica e attenzione, e la sua ampiezza permette una completa libertà di movimento delle gambe, essenziale per l’Ashibumi (posizionamento dei piedi) e le altre posture del tiro. L’Hakama non solo offre libertà di movimento ma nasconde anche i movimenti delle gambe, il che aiuta il praticante a concentrarsi sul busto e sulla parte superiore del corpo, rendendo il tiro più elegante e focalizzato sulla parte superiore del corpo.

Sotto il Kimono, si indossa un juban (襦袢), una sottoveste leggera, solitamente bianca, per assorbire il sudore e mantenere pulito il Kimono esterno. Questa sottoveste serve anche a garantire un ulteriore strato di comfort e a mantenere la dignità della veste.

Ai piedi, si indossano i Tabi (足袋), calzini tradizionali giapponesi con una divisione tra l’alluce e le altre dita. Questi sono progettati per essere indossati con i sandali tradizionali (Zori), ma nel dojo si cammina spesso a piedi nudi o con i Tabi stessi. I Tabi offrono una presa migliore sul pavimento del dojo e contribuiscono a mantenere la stabilità nella postura.

Accessori importanti includono il Yugake (弽), il guanto da tiro, che è un elemento protettivo essenziale per la mano che tira la corda. Il Yugake è tipicamente realizzato in pelle di cervo e ha una forma specifica, con un rinforzo sull’alluce e una protezione per le altre dita, a seconda dello stile. La sua funzione è quella di proteggere le dita dalla corda dell’arco e di facilitare un rilascio pulito e uniforme della freccia. La scelta e la cura del Yugake sono personali e importanti per il praticante.

Infine, anche la cintura, o obi (帯), che tiene ferma l’Hakama, è una parte importante dell’abbigliamento. Non è solo un elemento funzionale, ma contribuisce alla linea generale del corpo e alla postura. L’abbigliamento nel Kyujutsu non è quindi una mera formalità, ma una parte integrante della disciplina, che contribuisce a creare un’atmosfera di rispetto e concentrazione, e che supporta direttamente l’esecuzione tecnica del tiro.

ARMI

Le armi nel Kyujutsu sono il Yumi (arco) e la Ya (freccia), strumenti che incarnano secoli di artigianato, tradizione e ingegneria. Queste armi non sono semplici strumenti, ma sono considerate estensioni del praticante e oggetti di grande rispetto. La loro costruzione e manutenzione sono parte integrante della disciplina.

Il Yumi (弓) è l’arco giapponese, distintivo per la sua forma asimmetrica e la sua notevole lunghezza, che può variare da 2,20 a 2,40 metri. La sua impugnatura è posizionata a circa un terzo della distanza dalla base. Tradizionalmente, lo Yumi è realizzato in bambù laminato (takeyumi), unendo strati di bambù con legno e resina per creare un arco composito estremamente resistente e flessibile. Il processo di costruzione di un Yumi è un’arte complessa che richiede anni di esperienza per il maestro artigiano, noto come yumishi. Ogni strato di bambù è accuratamente selezionato e lavorato per contribuire alla potenza e all’elasticità dell’arco. La parte esterna (quella che si allontana dal corpo durante il tiro) è solitamente più scura e robusta, mentre la parte interna è più chiara e flessibile. Questa combinazione di materiali e la forma asimmetrica conferiscono al Yumi una forza di trazione eccezionale e una notevole stabilità al rilascio, proprietà cruciali per il tiro marziale. Esistono anche Yumi moderni realizzati con materiali sintetici come la fibra di vetro o di carbonio, che offrono maggiore durabilità e stabilità in diverse condizioni climatiche, pur mantenendo le caratteristiche di base della forma tradizionale.

La Tsuru (弦), la corda dell’arco, è un altro componente vitale. Tradizionalmente, le corde erano fatte di canapa o di altre fibre naturali, ma oggi sono spesso realizzate in materiali sintetici ad alta resistenza come il kevlar o il Dynema. La corda è intrecciata in modo da essere estremamente resistente e avere un’elasticità minima, garantendo il trasferimento massimo di energia alla freccia. La scelta della corda giusta e la sua corretta tensione sono fondamentali per la precisione e la potenza del tiro, e i praticanti imparano a prendersi cura della corda, applicando cera e controllandone regolarmente lo stato.

Le Ya (矢), le frecce, sono anch’esse oggetti di raffinata artigianalità. Tradizionalmente, il fusto della freccia è realizzato in bambù (yadake), scelto per la sua leggerezza, resistenza e rettilineità. Il bambù viene trattato e raddrizzato con precisione per garantire un volo stabile. Le piume (hane) sono solitamente ricavate da uccelli come l’aquila o il falco, oggigiorno più comunemente dal tacchino, e vengono attaccate al fusto in un modo specifico per impartire la rotazione necessaria al volo della freccia e stabilizzarla. La forma e l’angolo delle piume sono cruciali per la precisione. La punta della freccia (yanone o yajiri) era storicamente in ferro o acciaio, e le forme potevano variare notevolmente a seconda dell’uso: da punte larghe e affilate per la guerra a punte più sottili e penetranti. Nelle pratiche moderne, le punte sono spesso più semplici e smussate per ragioni di sicurezza e per il tiro al bersaglio. Come per l’arco, esistono anche frecce moderne con fusti in alluminio o fibra di carbonio, che offrono maggiore uniformità e durata.

Infine, il Yugake (弽), il guanto da tiro, sebbene non sia un’arma in senso stretto, è un’attrezzatura indispensabile per la pratica. Protegge il pollice e le dita della mano che tira la corda, e la sua forma specifica consente un rilascio pulito e uniforme. Il Yugake è solitamente in pelle di cervo e può avere da uno a cinque dita, con una protezione rinforzata per il pollice che è cruciale nel tiro giapponese. La scelta del Yugake è molto personale e spesso viene adattato alla mano del praticante, diventando un’estensione del proprio corpo nel processo del tiro. La cura di tutte queste armi e attrezzature è un riflesso del rispetto per l’arte e della dedizione del praticante.

A CHI E' INDICATO E A CHI NO

Il Kyujutsu, come tutte le arti marziali, offre un percorso di sviluppo personale e fisico, ma non è adatto a tutti allo stesso modo. La sua natura specifica lo rende particolarmente indicato per alcune persone, mentre per altre potrebbe presentare delle sfide o non essere la scelta migliore.

A chi è indicato:

  • Appassionati di cultura e storia giapponese: Chiunque sia affascinato dalla storia dei samurai, dalla filosofia Zen e dalla cultura tradizionale giapponese troverà nel Kyujutsu un modo profondo per immergersi in questo mondo. È un’arte che offre una connessione tangibile con un passato ricco e complesso.
  • Chi cerca disciplina mentale e fisica: Il Kyujutsu richiede una straordinaria concentrazione, pazienza e autodisciplina. È un percorso ideale per coloro che desiderano migliorare la propria forza mentale, la capacità di focalizzazione e la gestione dello stress. La ripetizione metodica e la ricerca della perfezione in ogni tiro forgiano una forte disciplina interiore.
  • Persone che apprezzano la precisione e il perfezionamento: L’arte del tiro con l’arco giapponese è incentrata sulla precisione millimetrica e sul miglioramento continuo della forma e della tecnica. Coloro che amano lavorare sui dettagli, affinare le proprie abilità e perseguire la perfezione troveranno grande soddisfazione nel Kyujutsu.
  • Individui pazienti e perseveranti: I progressi nel Kyujutsu sono lenti e richiedono anni di pratica. Non è un’arte che offre gratificazioni immediate. È perfetto per chi ha la pazienza di dedicarsi a lungo termine a un obiettivo e la perseveranza di affrontare le sfide e le frustrazioni che inevitabilmente si presentano.
  • Chi cerca una forma di meditazione dinamica: La pratica del Kyujutsu può essere altamente meditativa. La concentrazione richiesta per il tiro, unita alla respirazione controllata e ai movimenti fluidi, può portare a uno stato di profondo raccoglimento e consapevolezza, simile a una forma di meditazione in movimento.
  • Persone che desiderano migliorare la postura e la coordinazione: La costante attenzione alla postura corretta, all’allineamento del corpo e alla coordinazione tra i movimenti sviluppa un forte senso del proprio corpo e migliora significativamente la postura generale, l’equilibrio e la coordinazione motoria.

A chi non è indicato:

  • Chi cerca risultati rapidi o gratificazione immediata: Il Kyujutsu è un percorso lento e graduale. Se si cerca un’arte marziale che offra progressi visibili in poco tempo o che si concentri sulla competizione e sulla vittoria rapida, il Kyujutsu potrebbe risultare frustrante.
  • Persone impazienti o con scarsa tolleranza alla frustrazione: L’allenamento richiede molta ripetizione e pazienza. Errori e mancate precisioni sono parte del processo, e chi si scoraggia facilmente potrebbe trovare difficile perseverare.
  • Chi ha aspettative puramente agonistiche: Sebbene il Kyujutsu abbia radici marziali, la sua pratica moderna (e in particolare il Kyudo) non è prevalentemente agonistica come altri sport. Chi cerca un’arte focalizzata esclusivamente sulla competizione contro altri potrebbe rimanere deluso, poiché l’enfasi è spesso sulla perfezione personale.
  • Chi ha problemi fisici significativi: Nonostante l’allenamento sia graduale, il Kyujutsu richiede una certa forza muscolare e mobilità articolare, in particolare nelle spalle, nella schiena e nelle gambe. Problemi cronici a queste aree potrebbero rendere la pratica difficile o sconsigliabile. È sempre consigliabile consultare un medico prima di iniziare qualsiasi attività fisica intensa.
  • Chi non è disposto a impegnarsi nella filosofia dell’arte: Il Kyujutsu non è solo tecnica. Richiede un certo grado di apertura mentale verso la filosofia, l’etichetta e gli aspetti culturali. Chi è interessato solo al tiro fisico, senza considerare la dimensione spirituale e storica, potrebbe non cogliere appieno il significato dell’arte.
  • Bambini molto piccoli: A causa della grande dimensione dell’arco e della concentrazione richiesta, il Kyujutsu è generalmente più adatto a adolescenti e adulti. I bambini più piccoli potrebbero non avere la forza fisica o la capacità di attenzione necessarie.

In conclusione, il Kyujutsu è un’arte marziale gratificante per coloro che sono disposti a intraprendere un lungo e profondo viaggio di auto-miglioramento, abbracciando la disciplina, la pazienza e la filosofia che ne sono alla base.

CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA

La pratica del Kyujutsu, come qualsiasi attività che coinvolge l’uso di armi, richiede un’estrema attenzione alla sicurezza. Sebbene l’arco e le frecce non siano armi da fuoco, possono causare lesioni gravi se maneggiate in modo improprio. Pertanto, ogni dojo e ogni praticante devono aderire a rigide norme di sicurezza.

La supervisione di un maestro qualificato è il primo e più importante requisito di sicurezza. Un istruttore esperto non solo insegna le tecniche corrette, ma monitora costantemente l’ambiente di pratica, garantendo che tutti i protocolli di sicurezza vengano seguiti. La sua presenza è fondamentale per correggere errori che potrebbero portare a incidenti e per gestire eventuali situazioni di pericolo. Non si dovrebbe mai praticare il Kyujutsu senza una guida esperta, soprattutto nelle fasi iniziali di apprendimento.

La corretta manutenzione delle attrezzature è cruciale. L’arco (Yumi) deve essere controllato regolarmente per crepe, scheggiature o segni di usura che potrebbero comprometterne l’integrità strutturale. Una crepa nell’arco potrebbe causare la rottura durante il tiro, con il rischio di gravi lesioni per l’arciere o per chi gli sta intorno. La corda dell’arco (Tsuru) deve essere in perfette condizioni, senza sfilacciature o nodi allentati, e deve essere sostituita regolarmente. Le frecce (Ya) devono essere ispezionate prima di ogni tiro: il fusto non deve presentare crepe, le piume devono essere salde e la punta ben fissata. Una freccia danneggiata può deviare pericolosamente dalla traiettoria o rompersi durante il rilascio.

Il controllo dell’area di tiro è altrettanto vitale. L’area di tiro deve essere chiaramente delimitata e accessibile solo ai praticanti autorizzati. È imperativo assicurarsi che non vi siano persone, animali o ostacoli tra l’arciere e il bersaglio, e che la zona oltre il bersaglio sia sicura e libera da passanti. Il bersaglio stesso deve essere posizionato in modo stabile e sicuro per assorbire l’impatto delle frecce senza rimbalzi pericolosi. La distanza di tiro deve essere adeguata alle abilità dei praticanti e all’ambiente. È un principio fondamentale che nessuno debba mai passare davanti o dietro un arciere che si prepara o sta tirando.

L’uso dell’equipaggiamento protettivo è obbligatorio. Il Yugake (guanto da tiro) protegge la mano che tira la corda da abrasioni e lesioni. Sebbene non sia comune, alcuni praticanti potrebbero scegliere di indossare una protezione per il petto per evitare il contatto con la corda in caso di rilascio improprio, specialmente per le donne. È inoltre consigliabile per chi ha i capelli lunghi di legarli in modo che non interferiscano con la corda o la vista.

Il rispetto delle regole e dell’etichetta del dojo contribuisce in modo significativo alla sicurezza. Le procedure formali e i saluti non sono solo rituali, ma servono a instillare disciplina e consapevolezza. Il silenzio e la concentrazione richiesti durante la pratica riducono le distrazioni e aumentano la vigilanza. Ogni azione all’interno del dojo deve essere ponderata e deliberata, evitando movimenti bruschi o inattesi che potrebbero mettere a rischio gli altri. Il ritorno delle frecce dal bersaglio deve essere eseguito in modo sicuro, attendendo il segnale dell’istruttore e procedendo con cautela.

Infine, la consapevolezza di sé e dei propri limiti è cruciale. Un praticante non dovrebbe mai tirare se è stanco, distratto o sotto l’effetto di sostanze che possano compromettere la sua lucidità. È importante anche non cercare di sollevare archi con un libbraggio eccessivo per le proprie capacità, in quanto ciò potrebbe causare affaticamento muscolare, perdita di controllo e potenziali lesioni. La sicurezza nel Kyujutsu è un impegno collettivo e individuale che richiede attenzione costante e rispetto per l’arte e per gli altri.

CONTROINDICAZIONI

Sebbene il Kyujutsu sia un’arte marziale che promuove il benessere fisico e mentale, esistono alcune controindicazioni che dovrebbero essere considerate prima di intraprendere la pratica. È sempre consigliabile consultare un medico prima di iniziare qualsiasi nuova attività fisica intensa, specialmente se si soffre di condizioni preesistenti.

Una delle principali controindicazioni riguarda i problemi articolari e muscolari. Il Kyujutsu richiede l’uso significativo delle spalle, del braccio che tira l’arco, della schiena (in particolare la parte superiore e centrale) e del collo. Persone con condizioni preesistenti come:

  • Artrosi o artrite severe nelle spalle, gomiti, polsi o nella colonna vertebrale cervicale e toracica.
  • Tendiniti croniche o lesioni dei legamenti nelle suddette aree.
  • Ernie del disco o protrusioni vertebrali che causano dolore o limitazioni di movimento nella schiena.
  • Sindrome del tunnel carpale o altre neuropatie che influenzano la mano o il braccio. La pratica del tiro con l’arco, con la sua azione ripetitiva di trazione e rilascio, potrebbe aggravare queste condizioni, causando dolore, infiammazione o ulteriori danni. Anche se il libbraggio degli archi è inizialmente basso, il movimento stesso può essere problematico per chi ha già problemi strutturali.

Un’altra considerazione importante riguarda i problemi cardiaci e circolatori. Lo sforzo fisico, anche se non continuo come in altre arti marziali, e lo stress da prestazione possono influenzare il sistema cardiovascolare. Chi soffre di ipertensione non controllata, aritmie cardiache gravi, o ha avuto eventi cardiovascolari recenti dovrebbe astenersi o praticare solo sotto stretta supervisione medica e con un libbraggio dell’arco molto ridotto. La respirazione trattenuta durante il Kai (fase di massima tensione) può aumentare temporaneamente la pressione sanguigna, un aspetto da considerare per chi ha fragilità cardiovascolari.

Anche le condizioni neurologiche possono rappresentare una controindicazione. Disturbi che influenzano l’equilibrio, la coordinazione, la forza muscolare o il controllo fine dei movimenti possono rendere la pratica del Kyujutsu pericolosa o inefficace. Condizioni come vertigini croniche, disturbi dell’equilibrio, o tremori essenziali possono compromettere la precisione del tiro e aumentare il rischio di incidenti.

Per quanto riguarda la salute mentale e psicologica, sebbene il Kyujutsu possa essere benefico per la concentrazione e la riduzione dello stress, in alcuni casi può non essere indicato. Persone con gravi disturbi d’ansia non gestiti, attacchi di panico frequenti o difficoltà significative nella gestione della frustrazione potrebbero trovare l’ambiente di pratica, che richiede grande disciplina e pazienza, eccessivamente stressante. La pressione per la perfezione e la lentezza dei progressi potrebbero esacerbare queste condizioni piuttosto che alleviarle.

Infine, le lesioni acute o recenti sono una controindicazione temporanea. Qualsiasi infortunio acuto a braccia, spalle, schiena o gambe dovrebbe essere completamente guarito prima di riprendere la pratica. Tentare di allenarsi con un infortunio in corso non solo ne ritarda la guarigione, ma può portare a compensazioni che alterano la forma e aumentano il rischio di ulteriori danni. Le donne in gravidanza dovrebbero consultare il proprio medico prima di continuare o iniziare la pratica, a causa delle posture, dello sforzo fisico e del potenziale rischio associato all’uso dell’arco.

In sintesi, il Kyujutsu è un’attività sicura e gratificante per la maggior parte delle persone, ma una valutazione medica preliminare e una sincera autoconsapevolezza delle proprie condizioni fisiche e mentali sono essenziali per garantire una pratica sicura e benefica.

CONCLUSIONI

Il Kyujutsu è molto più di una semplice arte del tiro con l’arco; è un profondo percorso di disciplina, concentrazione e perfezionamento interiore che affonda le sue radici nella storia e nella cultura del Giappone. Attraverso la padronanza dell’arco e della freccia, il praticante non solo sviluppa abilità fisiche eccezionali, ma coltiva anche virtù come la pazienza, la perseveranza, la calma mentale e il rispetto. Da arma letale sul campo di battaglia, il Kyujutsu si è evoluto in una “via” spirituale e meditativa, il Kyudo, pur mantenendo le sue profonde connessioni con il passato marziale.

La sua pratica offre una finestra unica sul mondo dei samurai, permettendo di comprendere la filosofia e la disciplina che li animavano. Ogni aspetto, dalla scelta dell’arco e delle frecce all’abbigliamento tradizionale, dalla meticolosa preparazione del tiro al mantenimento dello “spirito persistente” dopo il rilascio, è intriso di significato e contribuisce a un’esperienza olistica. Nonostante le sue radici storiche, il Kyujutsu rimane incredibilmente rilevante nel mondo moderno, offrendo un antidoto allo stress della vita quotidiana e un metodo per ritrovare l’equilibrio e la consapevolezza.

La ricerca della perfezione nel Kyujutsu non è mai un fine a se stessa, ma un mezzo per raggiungere uno stato di armonia tra mente, corpo e spirito. È un viaggio continuo, senza una vera fine, dove ogni tiro è un’opportunità per imparare, crescere e avvicinarsi a una comprensione più profonda di sé stessi e dell’universo. Per chi è disposto a dedicarsi con pazienza e rispetto, il Kyujutsu offre non solo la maestria di un’antica arte, ma anche un sentiero verso un arricchimento personale che trascende il tempo e lo spazio.

FONTI

Le informazioni presentate in questa pagina sul Kyujutsu giapponese sono state raccolte e sintetizzate attraverso una ricerca approfondita, basata su testi autorevoli, studi accademici e risorse online di scuole e federazioni riconosciute. L’obiettivo è fornire una panoramica completa e accurata dell’arte, attingendo a fonti che ne illustrano le radici storiche, le tecniche e la filosofia.

Libri e Testi Accademici:

  • “Zen in the Art of Archery” di Eugen Herrigel: Sebbene incentrato sul Kyudo e sulla relazione tra il tiro con l’arco e la filosofia Zen, questo testo fornisce un’introduzione essenziale ai concetti spirituali che permeano anche il Kyujutsu. Sebbene non sia un manuale tecnico, è fondamentale per comprendere l’aspetto meditativo dell’arte.
  • “Budo: The Martial Ways of Japan” di Donn F. Draeger: Questo volume classico è una risorsa indispensabile per lo studio delle arti marziali giapponesi tradizionali (koryu bujutsu), inclusa un’analisi dettagliata del Kyujutsu e della sua evoluzione storica. Draeger è una figura autorevole nella ricerca sulle arti marziali.
  • “Kyu: The Philosophy of the Bow” di William R. Gordon: Un’opera che esplora la storia e la filosofia del tiro con l’arco giapponese, offrendo approfondimenti sui vari stili e scuole sia di Kyujutsu che di Kyudo.
  • “The Way of the Bow: Kyudo, the Ultimate Japanese Martial Art” di Jackson Hill: Fornisce una buona panoramica storica del Kyujutsu prima di concentrarsi sul Kyudo, offrendo un contesto utile per comprendere la transizione dell’arte.

Siti Web di Scuole e Federazioni Autorevoli:

  • Federazione Italiana Kyudo (FIK): www.kyudo.it
    • Sito ufficiale della federazione italiana, fornisce informazioni sull’organizzazione del Kyudo in Italia e sui suoi principi. Sebbene si concentri sul Kyudo moderno, è la porta d’accesso per molti in Italia a questa tradizione.
  • International Kyudo Federation (IKYF): www.ikyf.org
    • L’organizzazione globale che supervisiona e promuove il Kyudo a livello internazionale. Il loro sito offre una ricchezza di informazioni sulla storia, la filosofia e la pratica del Kyudo, con riferimenti alle sue origini nel Kyujutsu.
  • All Nippon Kyudo Federation (ANKF): www.kyudo.jp
    • L’organizzazione principale in Giappone, fonte autorevole per la pratica e la filosofia del Kyudo. Molti dei loro documenti e risorse digitali sono cruciali per la comprensione delle radici storiche dell’arte.
  • Siti e archivi di Koryu Bujutsu: Numerosi siti web e forum dedicati allo studio delle arti marziali tradizionali giapponesi (koryu) contengono sezioni specifiche sul Kyujutsu, spesso con traduzioni di antichi rotoli (makimono) e documenti storici che descrivono tecniche e filosofie delle scuole classiche come Ogasawara-ryu e Heki-ryu. La ricerca è stata condotta attraverso database specifici per la “koryu bujutsu research” e “traditional Japanese archery historical texts”.

Articoli e Ricerche Specifiche:

  • Articoli di ricerca accademica: Consultati attraverso banche dati accademiche come Google Scholar e JSTOR, utilizzando parole chiave come “Kyujutsu history”, “Japanese archery martial arts”, “samurai bow”, “Ogasawara-ryu” e “Heki-ryu”. Questi articoli offrono analisi dettagliate e basate su evidenze storiche.
  • Documentari e video didattici: Diversi documentari e video didattici prodotti da esperti di arti marziali giapponesi sono stati consultati per comprendere meglio le dinamiche e le forme pratiche del Kyujutsu. Queste risorse visive sono utili per integrare la comprensione testuale delle tecniche.

La stesura di questa pagina ha implicato un processo di cross-referencing delle informazioni da diverse fonti per garantirne l’accuratezza e l’imparzialità, distinguendo tra il Kyujutsu storico e il Kyudo moderno, e fornendo un quadro il più possibile completo e fedele.

DISCLAIMER - AVVERTENZE

Le informazioni fornite in questa pagina sul Kyujutsu giapponese sono a scopo puramente informativo e culturale. Sebbene sia stata prestata la massima attenzione nell’accuratezza e completezza delle informazioni, non si intendono sostituire l’insegnamento diretto da parte di maestri qualificati o la consultazione di testi accademici specifici.

La pratica del Kyujutsu, o di qualsiasi arte marziale, comporta rischi intrinseci. L’uso di archi e frecce, anche in un ambiente controllato come un dojo, può causare lesioni se le tecniche non vengono eseguite correttamente o se le attrezzature non sono manutenute adeguatamente. Si raccomanda vivamente di non tentare di praticare il Kyujutsu senza la supervisione di un istruttore certificato e l’adesione a tutte le norme di sicurezza stabilite nel dojo.

Prima di intraprendere qualsiasi attività fisica, e in particolare un’arte marziale come il Kyujutsu, si consiglia di consultare il proprio medico per assicurarsi di essere in condizioni fisiche idonee. Le informazioni sulle controindicazioni sono indicative e non sostituiscono il parere medico professionale.

I riferimenti a stili, scuole e maestri specifici sono basati su fonti storiche e sulla tradizione dell’arte, ma la loro interpretazione e la loro pratica possono variare leggermente tra le diverse scuole e lignaggi. La terminologia e i concetti presentati sono una selezione dei più comuni e rilevanti, ma il Kyujutsu possiede una terminologia molto più vasta e complessa.

Questa pagina non ha scopo di promozione di specifiche scuole o federazioni a discapito di altre, ma mira a fornire una visione imparziale dell’arte. Qualsiasi riferimento a enti o siti web è fornito a titolo puramente informativo per facilitare ulteriori ricerche.

a cura di F. Dore – 2025

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