Bōjutsu (棒術) – Jōjutsu (杖術) SV

Tabella dei Contenuti

Le Arti del Bastone Giapponese

Benvenuti in questa pagina dedicata al Bōjutsu (棒術) e al Jōjutsu (杖術), due affascinanti arti marziali giapponesi che si concentrano sull’uso del bastone come strumento di combattimento. Sebbene utilizzino armi di lunghezza diversa, condividono radici storiche profonde e principi marziali comuni, basati sull’efficacia, la versatilità e la capacità di difendersi da armi più “nobili” come la spada.

Il Bōjutsu, l’arte del bastone lungo (, circa 182 cm), e il Jōjutsu, l’arte del bastone corto (, circa 128 cm), rappresentano una parte importante del vasto patrimonio delle arti marziali giapponesi tradizionali (Koryu Bujutsu). Spesso viste come armi umili derivate da attrezzi quotidiani, i bastoni si sono dimostrati incredibilmente efficaci nelle mani di un praticante esperto, offrendo un’ampia gamma di applicazioni, dalla difesa all’attacco, dal controllo alla neutralizzazione dell’avversario.

Esploreremo le origini di queste discipline, la loro evoluzione storica, le tecniche che le rendono uniche, la loro filosofia e il modo in cui vengono praticate oggi.

COSA E'

Il Bōjutsu (棒術) è l’arte marziale giapponese che si concentra sull’uso del (棒), un bastone lungo generalmente di circa 182 centimetri (sei shaku, da cui il nome alternativo di Rokushakubō). Era una disciplina praticata da diverse classi sociali nel Giappone feudale, inclusi i samurai (spesso come arma secondaria o di addestramento), i monaci guerrieri (Sōhei) e persino i contadini o viaggiatori, poiché il bastone poteva essere facilmente camuffato come un attrezzo da lavoro o un semplice supporto per camminare. Il offre un notevole raggio d’azione e, se usato con maestria, può generare una forza d’impatto considerevole attraverso colpi rotanti, oscillanti o affondi potenti. Le tecniche del Bōjutsu sfruttano la lunghezza dell’arma per tenere a bada l’avversario, colpire a distanza di sicurezza, parare attacchi, spazzare le gambe o controllare gli arti.

Il Jōjutsu (杖術) è l’arte marziale che utilizza il (杖), un bastone più corto, di solito di circa 128 centimetri (quattro shaku, due sun). La lunghezza del lo rende più maneggevole del , permettendo tecniche più rapide e complesse a media e corta distanza. A differenza del , che è più orientato alla potenza e al controllo dello spazio, il è eccezionalmente versatile. Può essere usato per colpire (con le estremità o con il corpo del bastone), spingere, affondare, parare, bloccare, effettuare leve articolari, proiezioni e tecniche di disarmo. Spesso, il Jōjutsu è specificamente studiato come metodo per difendersi da un avversario armato di spada, sfruttando la sua lunghezza e la velocità di esecuzione per controllare o neutralizzare l’arma avversaria.

Entrambe le arti, Bōjutsu e Jōjutsu, si basano su principi comuni come il corretto utilizzo del peso corporeo e dell’anca (Koshi) per generare potenza, il movimento fluido e coordinato del corpo (Tai Sabaki), il controllo della distanza (Ma-ai) e del tempismo (Timing). Nonostante la semplicità apparente delle armi, la padronanza richiede anni di pratica dedicata per sviluppare la sensibilità necessaria per sfruttare al meglio le caratteristiche del bastone e per adattarsi alle diverse situazioni di combattimento.

Nel contesto delle arti marziali giapponesi, sia il Bōjutsu che il Jōjutsu sono spesso considerate Koryu (scuole antiche) o derivate dirette da esse. La loro sopravvivenza è dovuta alla trasmissione attraverso lignaggi tradizionali che hanno preservato le tecniche e la filosofia sviluppate nei secoli scorsi. Sebbene il loro ruolo militare attivo sia cessato con la fine dell’era feudale, continuano a essere praticate per la loro efficacia marziale, la disciplina mentale che richiedono e come parte dello studio del patrimonio culturale e storico del Giappone. Sono arti che dimostrano come un’arma apparentemente semplice possa diventare incredibilmente sofisticata nelle mani di un praticante esperto.

CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE

Le caratteristiche distintive del Bōjutsu e del Jōjutsu risiedono nella loro apparente semplicità e nella profonda complessità che si rivela con la pratica. La filosofia alla base di entrambe le arti enfatizza l’efficienza, l’adattabilità e l’idea che anche l’oggetto più umile può diventare un’arma formidabile se usato con intelligenza e abilità. A differenza delle arti basate sulle armi da taglio, che si concentrano spesso sul singolo, decisivo colpo, le arti del bastone tendono a favorire il controllo, la disabilitazione e la neutralizzazione dell’avversario, sebbene un colpo ben piazzato con un o un possa certamente essere letale.

Un aspetto chiave è l’enfasi sul controllo della distanza (Ma-ai). La lunghezza del bastone, sia esso un o un , permette al praticante di interagire con l’avversario da una distanza che può essere vantaggiosa, specialmente contro armi più corte come la spada o il coltello. La capacità di entrare e uscire rapidamente dal raggio d’azione dell’avversario, combinata con la capacità di estendere o ridurre la portata del bastone utilizzando diverse prese e movimenti del corpo, è fondamentale.

La versatilità è un’altra caratteristica cruciale. Il bastone non ha un “lato affilato” o una “punta” unica nel senso di una spada. Ogni parte del bastone, dalle estremità al corpo centrale, può essere utilizzata per attaccare, bloccare o controllare. Le tecniche sfruttano questa caratteristica, permettendo transizioni fluide tra colpi, parate, leve e controlli. Il , in particolare, è noto per la sua capacità di colpire con entrambe le estremità quasi contemporaneamente o di cambiare rapidamente l’angolo di attacco, rendendolo difficile da prevedere per l’avversario.

La filosofia del Bōjutsu e del Jōjutsu spesso include i principi di non-conflittualità (nel senso di non cercare lo scontro distruttivo) e di armonia. Sebbene siano arti da combattimento, l’obiettivo primario, specialmente nel Jōjutsu di scuole come Shintō Musō-ryū, è la difesa e la neutralizzazione piuttosto che l’uccisione. L’arma stessa, un semplice bastone, riflette questa filosofia, essendo uno strumento di vita (usato nel lavoro agricolo o quotidiano) trasformato in uno strumento di difesa. Questo contrasta con l’immagine intrinsecamente letale della spada.

Aspetti chiave dell’allenamento includono lo sviluppo di una postura forte e mobile (Kamae), la capacità di muovere il bastone come un’estensione naturale del corpo, e una profonda comprensione dei principi di leva e angolo. Il movimento del bastone è spesso circolare o diagonale, sfruttando la fisica del moto rotatorio per generare potenza o per deviare attacchi. L’allenamento in coppia, spesso contro un partner armato di spada di legno (Bokken), è fondamentale per sviluppare il tempismo, la distanza e la capacità di adattarsi a un avversario reale. La pratica costante porta allo sviluppo di una grande sensibilità tattile (nel contatto con l’arma avversaria) e di una presenza mentale focalizzata.

In sintesi, le arti del bastone si distinguono per la loro efficacia derivata dalla semplicità dell’arma, l’enfasi sul controllo della distanza e sulla versatilità, e una filosofia che valorizza l’adattabilità e la neutralizzazione. Sono discipline che richiedono rigore fisico, acutezza mentale e una comprensione profonda dei principi marziali che vanno oltre la forza bruta.

LA STORIA

La storia del Bōjutsu e del Jōjutsu affonda le radici nella necessità umana universale di utilizzare oggetti semplici per la difesa e l’attacco. L’uso di bastoni come armi è probabilmente antico quanto l’umanità stessa. In Giappone, bastoni di varie lunghezze erano strumenti comuni utilizzati per scopi agricoli, di trasporto (come bastoni da carico o da passeggio) e come supporto per i viaggiatori o i monaci. Questi strumenti potevano facilmente diventare armi improvvisate quando necessario.

Le tecniche di Bōjutsu si svilupparono probabilmente molto presto, forse derivando dall’uso di lance e altri armi ad asta, o come parte di sistemi marziali che insegnavano il combattimento con una varietà di armi. È difficile identificare un’origine precisa per il Bōjutsu come arte marziale formalizzata, poiché tecniche relative all’uso del bastone lungo erano spesso incluse come parte di programmi di addestramento marziale più ampi in molte scuole guerriere (Bujutsu Ryuha) fin dal periodo Kamakura o Muromachi. Queste tecniche variavano a seconda della scuola, del contesto e talvolta dell’influenza di altri metodi di combattimento con armi lunghe.

Il Jōjutsu, nella sua forma più celebre e codificata, ha un’origine storica più definita, legata alla figura di Musō Gonnosuke Katsuyoshi e alla fondazione della scuola Shintō Musō-ryū (神道夢想流) all’inizio del periodo Edo (1603-1868). Secondo la leggenda (che esploreremo più avanti), Gonnosuke sviluppò le tecniche del dopo essere stato sconfitto dal famoso spadaccino Miyamoto Musashi. Questa sconfitta lo spinse a ritirarsi in meditazione e addestramento, dove ebbe un’illuminazione divina che gli rivelò i principi del Jō, un’arma che combinava la lunghezza della lancia con la flessibilità e la velocità della spada corta.

Mentre il periodo Edo portò la pace e ridusse la necessità di combattimento su larga scala, molte arti marziali, incluso il Bōjutsu e il Jōjutsu, si trasformarono da discipline puramente militari in vie di disciplina personale e preservazione della tradizione (Budo). Le scuole continuarono a tramandare i loro insegnamenti attraverso la pratica dei kata, mantenendo vivi i principi marziali anche in assenza di conflitti reali. Il Jōjutsu di Shintō Musō-ryū divenne particolarmente influente e venne adottato da alcune forze di polizia nel periodo pre-moderno per il controllo e l’arresto di criminali.

Con la Restaurazione Meiji nel 1868 e la successiva modernizzazione del Giappone, molte arti marziali tradizionali affrontarono un periodo di declino. Tuttavia, maestri dedicati si impegnarono per preservare queste discipline. Il Jōjutsu e il Bōjutsu furono tra le arti che riuscirono a sopravvivere. Nel XX secolo, il Jōjutsu conobbe una certa rinascita e diffusione, anche grazie a figure come Shimizu Takaji (1896-1978), uno dei più importanti maestri moderni di Shintō Musō-ryū, che contribuì alla sua diffusione a livello internazionale e alla creazione di forme standardizzate (come il Seitei Jōdō) che vengono praticate anche in contesti moderni o sportivi.

Oggi, il Bōjutsu e il Jōjutsu continuano a essere praticati sia nelle loro forme Koryu originali, preservando lignaggi e tecniche secolari, sia in forme più moderne o come parte del curriculum di altre arti marziali (come l’Aikido, che ha sviluppato il proprio Aiki-jō). La loro storia è una testimonianza della resilienza delle tradizioni marziali giapponesi e dell’efficacia senza tempo del bastone come arma.

IL FONDATORE

Come accennato nella sezione sulla storia, l’identificazione di un singolo “fondatore” per le arti del bastone è complessa e dipende dal fatto che ci si riferisca all’arte in generale o a specifiche scuole (ryu).

Per il Bōjutsu in senso generale, non esiste una figura unica riconosciuta come fondatore. Le tecniche di utilizzo del bastone lungo si sono sviluppate in modo indipendente in diverse tradizioni marziali nel corso dei secoli, spesso integrate con l’addestramento nella lancia (Sojutsu) o nella naginata (Naginatajutsu), armi con principi di movimento e gestione della distanza simili. Molte Koryu includono sezioni dedicate al Bōjutsu nel loro curriculum, ma nessuna di esse può rivendicare la fondazione dell’arte nella sua totalità. L’abilità nel era una competenza ampiamente diffusa e le sue origini si perdono nelle nebbie del tempo, evolvendo dalle pratiche comuni con bastoni o attrezzi.

Per il Jōjutsu, la situazione è diversa e una figura spicca in modo prominente come fondatore della scuola più famosa e influente: Musō Gonnosuke Katsuyoshi (夢想權之助勝吉). Sebbene le date esatte della sua vita siano incerte, si ritiene che abbia vissuto all’inizio del periodo Edo, all’inizio del XVII secolo. La sua fama e la sua importanza per il Jōjutsu sono legate alla leggenda del suo incontro e del suo duello con il leggendario spadaccino Miyamoto Musashi (宮本武蔵).

Secondo la storia tramandata nella scuola Shintō Musō-ryū (神道夢想流), di cui Gonnosuke è considerato il fondatore, egli era originariamente un maestro di spada e altre armi, inclusa una forma di bastone lungo. Sfida Musashi in duello e viene sconfitto dalla sua tecnica a due spade (Niten Ichi-ryū). Umiliato ma non ucciso, Gonnosuke si ritira nel santuario shintoista del monte Homan a Chikuzen (l’odierna Prefettura di Fukuoka) per dedicarsi a un rigoroso addestramento e alla meditazione.

Durante questo ritiro, si narra che Gonnosuke abbia avuto un sogno o una visione divina. In alcune versioni, la divinità Takemikazuchi (o un’altra entità divina) gli appare e gli dice “Impugna un bastone circolare e conosci il plesso solare” (丸木を持って、水月を知れ – Maruki wo motte, suigetsu wo shire). Questa frase è interpretata come l’ispirazione per modificare l’uso del bastone lungo e sviluppare le tecniche specifiche del , un’arma più corta e versatile capace di sconfiggere la spada. Dopo questo periodo di addestramento e illuminazione, Gonnosuke si reca nuovamente a Edo e sfida di nuovo Musashi. Questa volta, usando il e le tecniche che aveva sviluppato, riesce a sconfiggere Musashi, o almeno a metterlo in condizione di non poter continuare il combattimento, senza però ucciderlo.

Questa leggenda non solo attribuisce la fondazione dello Shintō Musō-ryū Jōjutsu a Musō Gonnosuke, ma sottolinea anche la superiorità percepita del sulla spada in determinate circostanze, una caratteristica centrale della filosofia della scuola. Sebbene i dettagli storici precisi del duello con Musashi siano dibattuti dagli storici (la leggenda non appare negli scritti contemporanei di Musashi), la figura di Musō Gonnosuke e la sua storia sono indissolubilmente legate all’origine del Jōjutsu come arte formalizzata e unificata.

MAESTRI FAMOSI

Identificare “maestri famosi” nel contesto del Bōjutsu e del Jōjutsu richiede di considerare sia le figure storiche legate alla fondazione e alla trasmissione delle scuole tradizionali (Koryu) sia i maestri moderni che hanno contribuito alla diffusione e alla standardizzazione di queste discipline. Come per molte Koryu, la fama è spesso legata alla posizione di Soke (宗家, capo lignaggio) o a maestri che hanno raggiunto un livello eccezionale di abilità e hanno formato generazioni di studenti.

Per il Jōjutsu, la figura più iconica e importante è senza dubbio il fondatore Musō Gonnosuke Katsuyoshi (夢想權之助勝吉), la cui storia con Miyamoto Musashi è centrale per l’identità dello Shintō Musō-ryū (神道夢想流). La fama di Gonnosuke deriva dalla leggenda della sua illuminazione e della creazione delle tecniche del come risposta efficace alla scherma della spada. La sua figura è più quella di un semi-leggendario fondatore piuttosto che di un maestro con una vasta documentazione storica della sua vita e del suo insegnamento quotidiano, ma la sua influenza è innegabile.

Dopo Musō Gonnosuke, la trasmissione dello Shintō Musō-ryū avvenne attraverso una linea di Soke che si succedettero nel corso dei secoli. Maestri come Sakurai Magoroku (secondo Soke) o Oda Katsutoshi (quarto Soke) sono importanti all’interno del lignaggio della scuola per aver tramandato e forse anche ampliato il curriculum, ma la loro fama è generalmente confinata agli annali della Shintō Musō-ryū stessa piuttosto che essere ampiamente riconosciuta al di fuori di essa.

Nel XX secolo, una figura chiave per la diffusione e la sopravvivenza dello Shintō Musō-ryū fu Shimizu Takaji (清水隆次, 1896-1978). Considerato il 25° Soke della scuola (anche se la numerazione dei Soke può variare tra le diverse interpretazioni del lignaggio), Shimizu Sensei giocò un ruolo fondamentale nel portare il Jōjutsu fuori dall’ambito ristretto delle Koryu. Collaborò con la polizia giapponese per creare una versione modernizzata del Jōjutsu per scopi di ordine pubblico e fu una figura centrale nella fondazione della Federazione Giapponese di Jōdō (l’attuale All Japan Jōdō Federation) dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le forme di Seitei Jōdō (制定杖道), basate sulle tecniche dello SMR, furono sviluppate sotto la sua guida. Shimizu Takaji viaggiò e insegnò ampiamente, contribuendo in modo determinante a far conoscere il Jōjutsu al di fuori del Giappone.

Per quanto riguarda il Bōjutsu, data la sua presenza in numerose scuole diverse, è ancora più difficile nominare maestri famosi esclusivamente per la loro abilità nel bastone lungo. Molti grandi maestri di Koryu che includevano il Bōjutsu nei loro insegnamenti erano più noti per la loro maestria nella spada, nella lancia o in altre armi principali della scuola. Ad esempio, maestri delle scuole Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū o Kashima Shin-ryū includevano l’insegnamento del Bōjutsu, ma la loro fama era legata al curriculum completo della scuola piuttosto che a una singola disciplina.

In sintesi, mentre Musō Gonnosuke è il fondatore leggendario e Shimizu Takaji il maestro chiave per la diffusione moderna del Jōjutsu, il Bōjutsu ha una storia più diffusa e i suoi maestri famosi sono spesso figure importanti all’interno di specifici lignaggi di Koryu che includevano l’arte del bastone lungo come parte del loro vasto repertorio. La fama nel mondo delle arti marziali tradizionali è spesso legata alla capacità di preservare e trasmettere fedelmente un lignaggio, piuttosto che alla celebrità nel senso moderno.

LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI

Le arti del bastone, specialmente il Jōjutsu con le sue origini attribuite a una figura semi-leggendaria, sono ricche di leggende e aneddoti che contribuiscono al loro fascino e alla loro misticità. La storia più famosa, centrale per l’identità dello Shintō Musō-ryū Jōjutsu, è quella che coinvolge il fondatore Musō Gonnosuke Katsuyoshi e il famoso spadaccino Miyamoto Musashi.

La leggenda narra che Musō Gonnosuke, un samurai esperto e fiducioso nelle sue abilità con la spada e il bastone lungo, sfidò a duello Miyamoto Musashi, che all’epoca era già rinomato per la sua invincibilità e la sua tecnica a due spade. Nel loro primo incontro, Musashi sconfisse Gonnosuke utilizzando la sua tecnica unica, bloccando efficacemente i colpi del bastone lungo con le sue due spade e mettendolo in una posizione di svantaggio. Tuttavia, Musashi, per qualche motivo (forse rispetto per l’abilità di Gonnosuke o per la natura non letale dell’arma usata), decise di risparmiargli la vita.

Questa sconfitta fu un punto di svolta per Gonnosuke. Profondamente scosso, si ritirò in meditazione e addestramento intensivo nel santuario shintoista sul monte Homan. Fu lì che, dopo giorni di pratica e riflessione, ebbe un sogno rivelatore. Nel sogno, gli apparve una divinità (spesso identificata come Takemikazuchi no Kami, una divinità associata alle arti marziali) che gli impartì l’illuminazione su come superare la scherma di Musashi utilizzando un bastone più corto del suo Rokushakubō e delle tecniche innovative. Da questa visione, Gonnosuke sviluppò il (il bastone da 128 cm) e le tecniche specifiche che avrebbero formato la base dello Shintō Musō-ryū.

Rinvigorito dalla sua nuova arte, Gonnosuke cercò nuovamente Musashi per una rivincita. Nel loro secondo duello, si narra che Gonnosuke, utilizzando la velocità, la versatilità e le tecniche uniche del , riuscì a superare la difesa di Musashi, intrappolando le sue due spade o mettendolo comunque in una posizione da cui non poteva difendersi efficacemente. Anche in questo caso, la leggenda vuole che Gonnosuke non abbia ucciso Musashi, dimostrando la natura non distruttiva del Jōjutsu e stabilendo la reputazione del come l’unica arma capace di sconfiggere il leggendario spadaccino. Sebbene la veridicità storica di questo secondo duello sia oggetto di dibattito, la storia è potentissima e simboleggia la superiorità del sulla spada nel contesto dello Shintō Musō-ryū.

Oltre a questa famosa leggenda, ci sono curiosità e aneddoti legati all’uso del bastone nelle arti marziali giapponesi. Ad esempio, il fatto che il bastone, in particolare il , fosse l’arma scelta dai monaci guerrieri (Sōhei) del Monte Hiei o di altre sette buddiste. Questo perché le regole monastiche vietavano loro l’uso di armi che potevano versare sangue, come spade o lance. Il bastone era considerato un’arma non cruenta (anche se poteva essere ugualmente letale) e quindi permissibile per la loro difesa. Questo dimostra l’adattabilità del bastone a contesti sociali e religiosi diversi.

Un’altra curiosità è la diversità delle tecniche e dei tipi di bastone presenti nelle varie Koryu. Non esisteva un unico “Bōjutsu” o “Jōjutsu”; ogni scuola sviluppava le proprie tecniche basate sulla propria filosofia marziale e sulle armi con cui venivano integrate (ad esempio, il Bōjutsu in una scuola di lancia sarebbe stato diverso da quello in una scuola di naginata). Questa varietà è testimonianza della ricchezza e della profondità delle arti marziali giapponesi.

Queste leggende e storie non sono solo intrattenimento, ma veicolano principi importanti: l’umiltà di fronte alla sconfitta, la perseveranza nell’addestramento, l’importanza dell’illuminazione o dell’innovazione, e la dimostrazione che la vera maestria non risiede nell’arma più sofisticata, ma nell’abilità del praticante.

TECNICHE

Le tecniche del Bōjutsu e del Jōjutsu, sebbene utilizzino bastoni di diverse lunghezze, condividono principi fondamentali ma si differenziano notevolmente nella loro applicazione pratica. Entrambe le arti sfruttano la natura lineare del bastone, ma il eccelle nel controllo della distanza lunga e nella potenza, mentre il è più versatile per le distanze medie e corte, inclusi i controlli e le leve.

Le categorie principali di tecniche includono:

  1. Tsuki (突き – Affondi/Spinte): Tecniche di spinta dirette lungo l’asse del bastone. Nel Bōjutsu, gli affondi possono avere un notevole raggio d’azione e potenza, mirando a punti vitali del corpo o al volto. Nel Jōjutsu, gli affondi (Tsuki) sono rapidi e precisi, spesso mirati a punti sensibili come gli occhi, la gola o il plesso solare (Suigetsu, punto chiave nella leggenda di Gonnosuke). Il permette di cambiare rapidamente tra spinta e altre tecniche.

  2. Uchi (打ち – Colpi/Percussioni): Tecniche di colpo che sfruttano il movimento del bastone come una frusta o una mazza. Nel Bōjutsu, si usano colpi oscillanti ampi per sfruttare la lunghezza e la potenza, mirando alla testa (Men-uchi), al corpo (Dō-uchi) o alle gambe. Nel Jōjutsu, i colpi sono più rapidi e precisi, spesso eseguiti con una o entrambe le estremità (Hashi) del bastone, mirando a polsi (Kote-uchi), mani, ginocchia, o clavicole, non solo per infliggere dolore ma anche per interrompere l’equilibrio o disabilitare un arto.

  3. Harai (掃い – Spazzate/Parate deviate): Tecniche che usano il movimento laterale o circolare del bastone per spazzare via un attacco avversario, deviarne la traiettoria o colpire le gambe dell’avversario per farlo cadere. Il , con la sua lunghezza, è molto efficace per spazzare un’ampia area o per deviare potenti colpi di armi lunghe. Il è usato per parate più rapide e precise, spesso con un movimento a frusta o circolare che devia l’arma avversaria senza opporre resistenza diretta.

  4. Uke (受け – Blocchi/Ricezioni): Tecniche per fermare o assorbire la forza di un attacco avversario utilizzando il bastone. Sebbene in alcune scuole si utilizzi il bastone per blocchi diretti, molte tecniche preferiscono deviare o “ricevere” l’attacco in modo da non danneggiare eccessivamente il proprio bastone o subire un forte impatto. Il corretto angolamento e il movimento del corpo sono cruciali per l’efficacia dei blocchi/ricezioni.

  5. Osae (抑え – Controlli/Immobilizzazioni): Tecniche per bloccare, immobilizzare o controllare un arto o il corpo dell’avversario. Questo è un punto forte del Jōjutsu, che con la sua lunghezza gestibile permette di applicare leve articolari o pressioni su punti vitali dopo aver parato o deviato un attacco.

  6. Nage (投げ – Proiezioni): Alcune tecniche di Jōjutsu includono proiezioni, spesso eseguite sfruttando il movimento dell’avversario dopo una parata o un controllo, o utilizzando il come leva per sbilanciare e proiettare.

Un aspetto fondamentale di tutte queste tecniche è il Tenkan (転換), il movimento di rotazione o pivot del corpo per evadere un attacco o per riposizionarsi vantaggiosamente. Inoltre, la gestione delle prese è vitale. Il praticante cambia costantemente la posizione delle mani sul bastone a seconda della tecnica da eseguire e della distanza dall’avversario, passando da prese a due mani per la potenza a prese a una mano per la velocità o per liberare l’altra mano per altre azioni.

Le tecniche vengono praticate attraverso kihon (fondamentali) e kata (forme predefinite), spesso in coppia, dove un praticante attacca (spesso con una spada di legno) e l’altro difende e contrattacca con il bastone. Questa pratica in coppia è essenziale per sviluppare il tempismo, la distanza e la capacità di reagire a un avversario in movimento. La padronanza di queste tecniche richiede non solo forza e agilità, ma anche una grande precisione, fluidità e acutezza mentale per scegliere l’applicazione più efficace in ogni situazione.

I KATA

Nel Bōjutsu e nel Jōjutsu, come nella maggior parte delle arti marziali tradizionali giapponesi (Koryu), le forme o sequenze codificate, note come Kata (型), rappresentano il cuore dell’insegnamento e della pratica. I Kata sono serie predefinite di movimenti che simulano scenari di combattimento contro uno o più avversari (immaginari o rappresentati da un partner) e racchiudono i principi, le tecniche e le strategie specifiche di una determinata scuola (ryu). La loro pratica non è solo l’apprendimento meccanico dei movimenti, ma un metodo per interiorizzare il timing, la distanza (Ma-ai), l’uso della forza, la transizione tra tecniche e la mentalità di combattimento.

Nella pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu, i Kata sono quasi sempre eseguiti in coppia, anche se esiste la pratica di suburi (movimenti di base ripetuti) e tandoku dosa (movimenti individuali) come propedeutica. Nella pratica in coppia, un praticante assume il ruolo di colui che usa il bastone (lo shidachi, specie in SMR) e l’altro assume il ruolo dell’avversario, spesso armato con una spada di legno (Bokken). Questo avversario che riceve le tecniche è chiamato Uke (受け).

La scelta del partner armato di spada non è casuale. Storicamente, il bastone era spesso un’arma usata per difendersi da avversari armati di spada, considerata l’arma principale del samurai. Pertanto, molti Kata di Bōjutsu e soprattutto di Jōjutsu (in particolare nello Shintō Musō-ryū) sono specificamente progettati per dimostrare come il bastone possa essere usato per parare, deviare, controllare o disarmare un attacco di spada.

Nello Shintō Musō-ryū Jōjutsu, i Kata sono organizzati in diverse serie o livelli, ciascuno con un numero specifico di forme:

  • Omote (表): Le forme “esterne” o “frontali”, spesso considerate le più fondamentali, sebbene contengano già principi avanzati.
  • Chūdan (中段): Le forme del livello intermedio, che approfondiscono i principi e introducono tecniche più complesse.
  • Ran-ai (乱合): Una serie di forme che combinano elementi di Omote e Chūdan, spesso eseguite in modo più fluido.
  • Kage (影): Le forme “ombra” o “nascoste”, che offrono variazioni o principi complementari alle forme Omote e Chūdan.
  • Gohonden (五本伝): Le forme “originali” o “di base”, considerate molto antiche.
  • Okuden (奥伝): Le forme “segrete” o “interne”, che contengono i principi più profondi e avanzati, trasmesse solo agli studenti più fedeli e avanzati.
  • Midan (三乱): Tre forme “caotiche” o “disordinate”, molto avanzate e complesse.

Oltre ai Kata di Jōjutsu contro spada, lo Shintō Musō-ryū include anche Kata di altre discipline, come Kenjutsu (con il bokken), Tanjōjutsu (bastone corto), Uchida-ryū Tanjōjutsu, Ittatsu-ryū Hōjōjutsu (arte di legare con la corda), Isshin-ryū Kusarigamajutsu (falce con catena) e Ikkaku-ryū Jittejutsu (uso del jitte, un’arma a forcella). Questo dimostra come il Jōjutsu fosse spesso praticato in un contesto marziale più ampio.

Anche nel Bōjutsu, diverse scuole Koryu hanno i propri set di Kata che mostrano l’uso del bastone lungo in varie situazioni, a volte contro altre armi ad asta, spade o più avversari. Ad esempio, la scuola Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū ha una sezione dedicata al Bōjutsu con i propri specifici Kata.

La pratica dei Kata richiede concentrazione totale (Zanshin), precisione tecnica, comprensione dell’intenzione dell’avversario e un forte spirito marziale. È un dialogo fisico e mentale tra i due praticanti, dove ogni movimento ha un significato e uno scopo. Attraverso la ripetizione incessante e lo studio approfondito, i praticanti mirano a incarnare i principi marziali e a rendere le tecniche spontanee ed efficaci in qualsiasi situazione. I Kata sono il veicolo che trasporta l’eredità e la saggezza dei maestri del passato verso le generazioni future.

UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO

Una tipica seduta di allenamento nel Bōjutsu o Jōjutsu, specialmente all’interno di una scuola tradizionale (Koryu) o di un gruppo che segue i metodi di allenamento tradizionali, è strutturata per sviluppare sia le abilità tecniche che la disciplina mentale. L’allenamento è spesso metodico e ripetitivo, concentrandosi sulla precisione e sulla comprensione dei principi, piuttosto che sulla quantità di tecniche apprese.

La seduta inizia tipicamente con un riscaldamento generale per preparare il corpo all’attività fisica. Questo può includere stretching, esercizi di mobilità articolare e movimenti leggeri.

Successivamente, si passa ai fondamentali (Kihon). Questi sono movimenti di base ripetuti singolarmente per sviluppare la corretta postura, la presa sul bastone, la generazione di potenza dal centro del corpo (Hara), il movimento dei piedi (Suriashi o Ayumiashi) e la coordinazione tra corpo e bastone. I Kihon possono includere vari tipi di affondi (Tsuki), colpi (Uchi) da diverse angolazioni, parate (Uke), spazzate (Harai) e cambi di guardia. Questi movimenti vengono praticati centinaia, se non migliaia, di volte per renderli fluidi e potenti.

Una volta completati i fondamentali individuali, si passa alla pratica dei Kata (型). Questa è la parte centrale dell’allenamento. I praticanti si dispongono in coppia, con uno che utilizza il bastone ( o ) e l’altro che spesso utilizza una spada di legno (Bokken) come avversario (Uke). Le coppie eseguono i Kata uno dopo l’altro, sotto la supervisione dell’istruttore (Sensei o Shihan). L’istruttore osserva attentamente, fornendo correzioni sulla postura, sul timing, sul Ma-ai, sull’uso della forza, sulla transizione tra i movimenti e sullo spirito marziale (Zanshin).

La pratica dei Kata in coppia richiede una grande fiducia e comunicazione tra i partner. L’Uke (colui che attacca con la spada) ha un ruolo attivo, non è solo un manichino. Deve attaccare con l’intenzione corretta, alla velocità e alla distanza appropriate per il livello dello shidachi (colui che usa il bastone), in modo che quest’ultimo possa praticare la difesa e il contrattacco in modo realistico. Entrambi i ruoli sono cruciali per l’apprendimento. I praticanti spesso si scambiano i ruoli per comprendere meglio le dinamiche di ogni tecnica.

A livelli più avanzati, o in alcune scuole, la pratica potrebbe includere Kumijō (組杖) o Kumibō (組棒), ovvero forme o esercizi in coppia in cui entrambi i praticanti usano il bastone (Jō contro Jō, Bō contro Bō). Questo aggiunge un’ulteriore dimensione alla pratica, richiedendo di gestire la distanza e il tempismo contro un’arma identica alla propria. Alcune scuole potrebbero anche includere una pratica più libera, ma sempre controllata, come l’Uchikomi (打ち込み), in cui l’Uke attacca ripetutamente in un modo specifico e lo shidachi pratica la tecnica di difesa e contrattacco corrispondente in modo continuo.

La seduta si conclude spesso con un saluto formale (Rei) al partner, all’istruttore e al dojo, per mostrare rispetto per l’arte, per i compagni di pratica e per lo spazio di allenamento. Segue un defaticamento o stretching leggero. L’enfasi durante l’intero allenamento è sulla qualità del movimento e sulla comprensione dei principi marziali, piuttosto che sulla forza bruta o sulla velocità eccessiva (specialmente nei livelli iniziali). La pratica è un percorso di perfezionamento continuo, sia tecnico che personale.

GLI STILI E LE SCUOLE

Il Bōjutsu e il Jōjutsu non sono arti marziali unificate con un unico stile globale. Piuttosto, si manifestano in numerosi stili e scuole (ryu), ciascuno con le proprie tecniche, Kata, metodologie di insegnamento e filosofia. Questa diversità è una caratteristica delle Koryu Bujutsu, le arti marziali tradizionali sviluppatesi prima della Restaurazione Meiji (1868).

Per il Jōjutsu, la scuola più famosa e influente è senza dubbio lo Shintō Musō-ryū (神道夢想流 – SMR). Fondata (secondo la leggenda) da Musō Gonnosuke Katsuyoshi all’inizio del XVII secolo, lo SMR si concentra specificamente sull’uso del di 128 cm per difendersi dalla spada giapponese. È un sistema completo che include numerosi set di Kata contro la spada (Omote, Chūdan, Ran-ai, Kage, Gohonden, Okuden, Midan) e anche discipline accessorie (chiamate fuzoku ryū o heiden) che utilizzano armi diverse, come il bastone corto (Uchida-ryū Tanjōjutsu), la spada corta (Kenjutsu con bokken, in particolare le forme Kasumi Shintō-ryū e Ikata-ryū), la forcella (Ikkaku-ryū Jittejutsu), la falce con catena (Isshin-ryū Kusarigamajutsu) e l’arte di legare (Ittatsu-ryū Hōjōjutsu). Questo curriculum ampio sottolinea la versatilità e la completezza del sistema come metodo di difesa contro diverse armi. Lo SMR è ancora praticato oggi in diverse federazioni e associazioni in Giappone e nel mondo.

Il Bōjutsu è ancora più diffuso e non esiste una singola scuola dominante. Le tecniche di Bōjutsu sono spesso incluse come parte del curriculum di scuole che si concentrano su altre armi, in particolare quelle ad asta. Alcuni esempi di Koryu che includono sezioni di Bōjutsu significative sono:

  • Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū (天真正伝香取神道流): Una delle più antiche scuole marziali giapponesi sopravvissute, include un repertorio di Bōjutsu (spesso chiamato Bojutsu con una grafia diversa) tra le sue numerose discipline come Kenjutsu, Iaijutsu, Sojutsu, Naginatajutsu, ecc. Il loro Bōjutsu è potente e ampio, riflettendo il contesto militare della scuola.
  • Kashima Shin-ryū (鹿島神流): Un’altra scuola antica e completa che include tecniche di Bōjutsu nel suo vasto curriculum che copre anche spada, lancia, naginata e altre armi.
  • Hozoin-ryu Takada-ha (宝蔵院流高田派): Famosa principalmente per la sua maestria nella lancia a lama incrociata (Jūmonji Yari), alcune ramificazioni di questa scuola potrebbero includere tecniche di Bōjutsu o Sojutsu con bastoni lunghi, data la relazione tra l’uso della lancia e del bastone.

Oltre alle Koryu giapponesi, esiste anche un ramo distinto di Bōjutsu originario di Okinawa, le isole Ryūkyū. L’Okinawan Bōjutsu si è sviluppato in modo indipendente dal Bōjutsu giapponese continentale, spesso come parte del Kobudō (arte delle armi tradizionali di Okinawa), e ha stili e tecniche propri che riflettono l’uso del bastone lungo (anche qui chiamato ) come arma di autodifesa sviluppata dalla popolazione locale, a volte contro le armi dei samurai giapponesi durante l’occupazione.

In tempi moderni, dal Jōjutsu di Shintō Musō-ryū è derivato il Jōdō (杖道), un’arte marziale più focalizzata sull’aspetto educativo e sul “Do” (Via) piuttosto che sul “Jutsu” (Tecnica/Arte marziale). Molti praticanti di Jōdō studiano le forme di Seitei Jōdō, una selezione standardizzata di Kata derivati dallo SMR, promossi dalla All Japan Jōdō Federation. Anche l’Aikido ha sviluppato il proprio sistema di pratica con il bastone, chiamato Aiki-jō, influenzato in parte dallo Shintō Musō-ryū (grazie ai contatti tra Morihei Ueshiba e Shimizu Takaji), ma con una filosofia e tecniche integrate con i principi dell’Aikido.

In sintesi, la scelta di uno stile o di una scuola di Bōjutsu o Jōjutsu dipende dall’interesse del praticante per un particolare lignaggio storico, per una specifica enfasi tecnica (ad esempio, Jō contro spada in SMR) o per un approccio più moderno o orientato al Do. Ogni scuola offre un percorso unico verso la maestria dell’arte del bastone.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

La situazione del Bōjutsu e del Jōjutsu in Italia è quella di discipline di nicchia, praticate da un numero relativamente piccolo di appassionati, spesso all’interno di associazioni culturali o sportive legate alle arti marziali giapponesi tradizionali o moderne. Non esistono federazioni nazionali specificamente dedicate esclusivamente al Bōjutsu o al Jōjutsu nel senso di sport nazionale diffuso, come lo sono il Judo o il Karate.

Tuttavia, è possibile trovare opportunità di pratica in Italia, principalmente attraverso i seguenti canali:

  1. Associazioni legate a Shintō Musō-ryū (SMR): Esistono gruppi in Italia che studiano e praticano lo Shintō Musō-ryū tradizionale. Questi gruppi sono solitamente affiliati a insegnanti o federazioni europee che mantengono un collegamento diretto con il lignaggio giapponese dello SMR. Un punto di riferimento a livello europeo è la Shindo Muso Ryu European Federation (SEF), che coordina diversi dojo e praticanti in vari paesi europei, inclusa l’Italia. Cercare sul sito web della SEF o contattarli direttamente può fornire informazioni su gruppi di pratica affiliati in Italia.

    • Shindo Muso Ryu European Federation (SEF): Il loro sito web principale (spesso in inglese o con sezioni multilingue) è il luogo migliore per iniziare la ricerca di contatti in Italia o Europa. Non forniscono un singolo indirizzo email “italiano” generale, ma tramite il sito si possono trovare i contatti dei referenti nazionali o dei dojo affiliati nei vari paesi. Puoi cercare “Shindo Muso Ryu European Federation” online per trovare il loro sito.
  2. Jōdō (derivazione moderna dello SMR): Il Jōdō, basato sulle forme standardizzate (Seitei Jōdō) derivate dallo SMR, è a volte praticato all’interno di federazioni di arti marziali più ampie. In Italia, la Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali (FIJLKAM), nella sua sezione di Judo e AI (Arti Marziali Associate), include a volte il Jōdō tra le discipline promosse. Tuttavia, la sua diffusione all’interno della FIJLKAM può variare e la pratica potrebbe essere più orientata all’aspetto sportivo/formale rispetto al Jōjutsu Koryu. Per informazioni sulla pratica del Jōdō in FIJLKAM, si può consultare il loro sito ufficiale (fijlkam.it) e cercare le sezioni relative alle Arti Marziali Associate o al Jōdō, se presenti.

  3. Scuole di Koryu che includono Bōjutsu/Jōjutsu: Molto raramente, potresti trovare in Italia gruppi che praticano altre Koryu che includono sezioni di Bōjutsu o Jōjutsu nel loro curriculum. Questi gruppi sono estremamente rari e difficili da trovare senza contatti specifici all’interno del mondo delle Koryu. Non esiste un elenco centralizzato di tutte le scuole Koryu praticate in Italia.

  4. Dojo di Aikido: Molti dojo di Aikido includono nel loro programma l’Aiki-jō, una pratica con il bastone influenzata ma distinta dallo Shintō Musō-ryū. Sebbene non sia Jōjutsu tradizionale, può essere un modo per avvicinarsi all’uso del bastone nelle arti marziali.

Per chi cerca di iniziare a praticare Bōjutsu o Jōjutsu in Italia, la strada più probabile è cercare gruppi affiliati alla Shintō Musō-ryū European Federation (SEF) per il Jōjutsu tradizionale, o esplorare i dojo di Jōdō affiliati a federazioni più ampie (come FIJLKAM) o associazioni dedicate al Jōdō (spesso legate a federazioni internazionali come la International Jodo Federation o la European Jodo Federation). Trovare un gruppo di Bōjutsu Koryu è molto più difficile e richiede probabilmente contatti diretti nel mondo delle Koryu Bujutsu. La pazienza nella ricerca e la disponibilità a viaggiare (anche all’estero per stage o seminari) sono spesso necessarie.

TERMINOLOGIA TIPICA

Come per altre arti marziali giapponesi, il Bōjutsu e il Jōjutsu utilizzano una terminologia specifica che è essenziale per la comprensione e la pratica. Questi termini descrivono le armi, i movimenti, le posture, i principi e i ruoli nella pratica.

  • Bō (棒): Bastone lungo, tipicamente circa 182 cm (Rokushakubō).
  • Jō (杖): Bastone corto, tipicamente circa 128 cm.
  • Rokushakubō (六尺棒): Bastone di sei shaku (unità di misura giapponese), sinonimo di .
  • Jōjutsu (杖術): Arte marziale del bastone corto.
  • Bōjutsu (棒術): Arte marziale del bastone lungo.
  • Kyūjutsu (杖道): La Via del Jō. Termine moderno usato per l’arte del bastone corto, enfatizzando l’aspetto spirituale e disciplinare (“Do”) piuttosto che solo la tecnica marziale (“Jutsu”). La forma più diffusa è il Seitei Jōdō.
  • Tsuki (突き): Affondo, spinta.
  • Uchi (打ち): Colpo, percussione. Può riferirsi a diversi tipi di colpi (es. Men-uchi – colpo alla testa).
  • Harai (掃い): Spazzata, parata deviata.
  • Uke (受け): Blocco, ricezione. Anche il nome del praticante che riceve la tecnica (l’avversario, spesso con il bokken).
  • Osae (抑え): Controllo, immobilizzazione, pressione.
  • Nage (投げ): Proiezione (meno comune del Jōjutsu).
  • Kamae (構え): Postura, guardia. La posizione del corpo e del bastone in preparazione all’azione.
  • Ma-ai (間合): Distanza. La distanza corretta tra i praticanti per eseguire una tecnica in modo efficace e sicuro.
  • Timing (タイミング – Taimingu): Il momento giusto per eseguire una tecnica in relazione all’azione dell’avversario.
  • Kata (型): Forma, sequenza predefinita di movimenti. Eseguita da solo o in coppia.
  • Kihon (基本): Fondamentali, tecniche di base.
  • Kumitachi (組太刀): Pratica in coppia contro la spada di legno (spesso l’Uke usa un bokken).
  • Kumijō (組杖): Pratica in coppia con il bastone contro un altro bastone.
  • Suburi (素振り): Movimenti di base del bastone ripetuti singolarmente.
  • Tandoku Dosa (単独動作): Movimenti eseguiti individualmente.
  • Sōtai Dosa (相対動作): Movimenti eseguiti in coppia.
  • Shidachi (仕太刀): Nello Shintō Musō-ryū, il praticante che esegue le tecniche del bastone nel Kata contro lo Uke.
  • Uke (受け): Nello Shintō Musō-ryū, il praticante che attacca (spesso con il bokken) e riceve le tecniche dello Shidachi.
  • Ryu (流): Scuola, stile, lignaggio.
  • Koryu (古流): Scuola antica (fondata prima del 1868).
  • Sensei (先生): Maestro, insegnante.
  • Shihan (師範): Maestro anziano, istruttore modello.
  • Soke (宗家): Capo lignaggio, erede principale di una scuola Koryu.
  • Zanshin (残心): Stato di allerta e consapevolezza dopo aver eseguito una tecnica, mantenendo la connessione e la prontezza.
  • Hara (腹): Centro di gravità del corpo, addome inferiore; spesso associato al centro spirituale e alla potenza.

Questa terminologia fornisce il vocabolario di base per descrivere e comprendere la pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu, riflettendo i concetti chiave e i metodi di allenamento di queste discipline.

ABBIGLIAMENTO

L’abbigliamento utilizzato per la pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu in tempi moderni, specialmente nelle scuole che seguono i metodi tradizionali (Koryu) o nelle discipline derivate come il Jōdō, è generalmente semplice e funzionale, derivato dall’abbigliamento di allenamento giapponese tradizionale. L’obiettivo è consentire libertà di movimento e comfort durante la pratica, che spesso comporta ampi movimenti circolari e affondi.

L’abbigliamento standard per la pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu consiste in:

  • Keikogi (稽古着): Una giacca da allenamento, simile a quella usata in Judo o Karate ma spesso più leggera. È solitamente realizzata in cotone resistente. Il colore più comune è il bianco o l’indaco scuro. Viene indossata sopra una maglietta leggera o senza nulla sotto, a seconda delle preferenze e delle condizioni climatiche.
  • Hakama (袴): Una gonna-pantalone tradizionale giapponese con ampie pieghe. La Hakama è un indumento simbolico associato alla classe samurai e alla pratica delle arti marziali tradizionali. Offre grande libertà di movimento per le gambe, essenziale per le tecniche che richiedono passi ampi, scivolamenti (Suriashi) e cambi di direzione. Nella pratica di Bōjutsu e Jōjutsu, la Hakama è quasi sempre indossata, specialmente nei Kata e nelle lezioni formali. Il colore più comune per la Hakama è l’indaco scuro o il nero.
  • Obi (帯): La cintura. Viene indossata sopra la giacca del Keikogi e sotto la Hakama (o a volte sopra, a seconda dello stile o della scuola). A differenza di alcune arti marziali moderne che usano cinture colorate per indicare il grado, nelle Koryu l’Obi è spesso semplicemente bianco, nero o di un colore scuro, e il grado è indicato attraverso certificati (come i menkyo) piuttosto che dal colore della cintura. L’Obi serve a tenere chiusa la giacca e, in alcune arti, può essere usato anche per appendere armi corte (anche se non è comune per la pratica del bastone).

Per quanto riguarda le calzature, la pratica tradizionale avviene solitamente a piedi nudi su un pavimento di legno in un dojo. Questo permette una migliore connessione con il terreno e una corretta esecuzione dei movimenti dei piedi. In alcuni casi, per la pratica all’aperto o su superfici diverse, si possono usare sandali tradizionali giapponesi (Zōri o Waraji) o calzature leggere e flessibili simili alle Tabi (calzini con separazione dell’alluce, a volte con suola rinforzata).

L’abbigliamento è un elemento importante della disciplina e dell’etichetta (Reiho) in queste arti. Indossare correttamente il Keikogi e la Hakama fa parte del processo di preparazione mentale per l’allenamento. L’aspetto semplice e uniforme dell’abbigliamento contribuisce a focalizzare l’attenzione sulla tecnica e sulla pratica, piuttosto che sulle distinzioni individuali. Mentre nelle dimostrazioni o in contesti storici si potrebbero vedere abiti più elaborati o addirittura elementi di armatura leggera, per l’allenamento regolare l’accoppiata Keikogi e Hakama è lo standard consolidato che unisce funzionalità e rispetto per la tradizione.

ARMI

Le armi principali nel Bōjutsu e nel Jōjutsu sono, per definizione, i bastoni stessi, ma la pratica di queste arti implica spesso l’interazione con altre armi, in particolare la spada giapponese, rappresentata nel training da una sua controparte in legno.

  1. Il Bō (棒):

    • È il bastone lungo utilizzato nel Bōjutsu.
    • La lunghezza standard è circa 182 cm (sei shaku), da cui il nome alternativo di Rokushakubō (六尺棒).
    • Il diametro è generalmente uniforme lungo tutta la lunghezza, variando tipicamente tra 2,5 cm e 3 cm, a seconda dello stile e delle preferenze del praticante.
    • Tradizionalmente, erano realizzati in legno duro come la quercia rossa giapponese (Akagashi), la quercia bianca giapponese (Shiragashi) o altri legni robusti capaci di resistere agli impatti.
    • Il è un’arma potente che sfrutta la leva e la velocità per generare forza d’impatto. La sua lunghezza gli conferisce un vantaggio di raggio d’azione significativo contro armi più corte.
  2. Il Jō (杖):

    • È il bastone più corto utilizzato nel Jōjutsu e nel Jōdō.
    • La lunghezza standard è circa 128 cm (quattro shaku e due sun). Questa lunghezza è specificamente pensata per essere efficace contro la spada giapponese, essendo abbastanza lunga da mantenere il fendente a distanza ma abbastanza corta da permettere manovre rapide e colpi a corta distanza.
    • Il diametro è simile a quello del Bō, tipicamente intorno ai 2,4 cm.
    • Anche il è tradizionalmente realizzato in legno duro di quercia giapponese (Akagashi o Shiragashi), scelto per la sua densità, resistenza e peso equilibrato.
    • Il è noto per la sua versatilità, permettendo tecniche di affondo, colpo, parata, leva e controllo. La sua lunghezza ridotta rispetto al Bō lo rende più maneggevole e adatto a un combattimento più ravvicinato e dinamico.
  3. Il Bokken (木剣):

    • Una spada di legno che replica le dimensioni e la forma di una spada giapponese (Katana o Tachi).
    • Nel Bōjutsu e soprattutto nel Jōjutsu tradizionale (come nello Shintō Musō-ryū), il Bokken è un’arma fondamentale, ma viene utilizzata dall’avversario (Uke) nel Kata in coppia.
    • Serve a simulare gli attacchi di spada contro cui il praticante di bastone deve difendersi e contrattaccare.
    • Anche i Bokken sono realizzati in legno duro. La precisione nel loro uso da parte dell’Uke è cruciale per la sicurezza e l’efficacia dell’allenamento.

Oltre a queste armi principali, alcune scuole di Bōjutsu o Jōjutsu che includono discipline accessorie (fuzoku ryū) possono utilizzare repliche in legno o metallo di altre armi storiche nel loro curriculum, come il bastone corto (Tanjō o Hanbō), la forcella (Jitte) o la falce con catena (Kusarigama), ma l’uso del , del e l’interazione con il Bokken sono centrali per queste arti. La scelta e la cura delle armi sono parte integrante della disciplina, riflettendo il rispetto per gli strumenti di pratica e per la tradizione che rappresentano.

A CHI E' INDICATO E A CHI NO

Il Bōjutsu e il Jōjutsu sono arti marziali accessibili a una vasta gamma di persone, ma come per ogni disciplina, ci sono profili per i quali sono più indicati e altri per i quali potrebbero non esserlo, a seconda degli obiettivi, delle capacità fisiche e della mentalità.

A chi è indicato il Bōjutsu/Jōjutsu:

  • Appassionati di arti marziali tradizionali giapponesi (Koryu): Chi è interessato alla storia, alla filosofia e ai metodi di addestramento delle antiche scuole di combattimento troverà queste discipline molto gratificanti.
  • Chi cerca un’arte marziale che non sia basata sulla forza bruta: Sebbene la forza sia utile, il Bōjutsu e il Jōjutsu si basano molto sulla tecnica, sul tempismo, sulla distanza e sull’uso efficace della leva. Questo li rende adatti anche a persone meno robuste.
  • Individui che desiderano migliorare la coordinazione e la consapevolezza spaziale: Maneggiare un bastone di una certa lunghezza richiede una grande consapevolezza del proprio corpo nello spazio e della posizione dell’arma.
  • Chi cerca una disciplina per sviluppare la concentrazione e la presenza mentale (Zanshin): La pratica dei Kata in coppia richiede un’intensa focalizzazione sull’avversario (anche se immaginario) e sull’esecuzione precisa dei movimenti.
  • Persone di età diverse: A differenza di arti che richiedono proiezioni o combattimenti a terra intensi, il Bōjutsu e il Jōjutsu si praticano in piedi e, sebbene richiedano movimento, possono essere adattati a diverse fasce d’età, purché non ci siano controindicazioni mediche significative.
  • Chi è interessato a imparare a difendersi da attacchi con armi: Sebbene non siano orientati all’autodifesa urbana moderna, i principi e le tecniche per gestire la distanza e la linea di attacco di un’arma sono estremamente validi.
  • Praticanti di altre arti marziali: L’allenamento con il bastone può migliorare la comprensione dei principi di movimento, distanza e tempismo, arricchendo la pratica di altre discipline.

A chi NON è indicato il Bōjutsu/Jōjutsu:

  • Chi cerca un’arte marziale per il combattimento sportivo o la competizione: Il Bōjutsu e il Jōjutsu Koryu non sono discipline competitive nel senso di tornei con regole stabilite. Il Jōdō ha un aspetto competitivo maggiore nelle forme standardizzate, ma non è un “combattimento libero”.
  • Persone con gravi problemi articolari o scheletrici: Tecniche che coinvolgono rotazioni rapide, impatti (anche se controllati) o sforzi su polsi, gomiti, spalle o schiena possono essere problematiche per chi soffre di patologie severe in queste aree.
  • Individui con scarsa coordinazione motoria o problemi di equilibrio: La gestione di un bastone e il movimento fluido richiedono una certa coordinazione di base.
  • Chi è impaziente o cerca risultati rapidi: La maestria nel Bōjutsu e nel Jōjutsu richiede anni di pratica dedicata e ripetitiva.
  • Persone con scarsa attenzione ai dettagli o mancanza di disciplina: La precisione nell’esecuzione dei Kata e l’attenzione alle istruzioni dell’insegnante sono fondamentali.
  • Chi ha difficoltà a lavorare in stretta collaborazione e fiducia con un partner: Molla parte cruciale dell’allenamento è la pratica in coppia, che richiede mutuo rispetto e attenzione alla sicurezza reciproca.
  • Individui con problematiche comportamentali che li rendono imprevedibili o aggressivi: L’uso di armi, anche in allenamento controllato, richiede un comportamento responsabile.

In sintesi, le arti del bastone sono ideali per chi cerca una disciplina profonda che unisca mente e corpo, basata sulla tecnica e sulla strategia, e che valorizzi la tradizione e la precisione. Sono meno adatte a chi cerca la competizione sportiva o ha gravi limitazioni fisiche che renderebbero la pratica rischiosa o eccessivamente dolorosa.

CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA

La sicurezza è un aspetto di primaria importanza nella pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu, data la natura delle armi utilizzate. Sebbene si utilizzino bastoni di legno e spade di legno (Bokken) e la pratica avvenga in un ambiente controllato, il rischio di infortuni esiste sempre. Una gestione non corretta delle armi, la mancanza di attenzione, una distanza errata (Ma-ai) o una tecnica eseguita in modo improprio possono causare contusioni, distorsioni, fratture, e in casi estremi, lesioni più gravi.

Pertanto, le considerazioni sulla sicurezza devono essere al centro di ogni sessione di allenamento:

  • Supervisione qualificata: L’allenamento deve essere sempre condotto sotto la stretta supervisione di un istruttore esperto e qualificato che conosca a fondo le tecniche, i principi di sicurezza e sappia come gestire l’ambiente di pratica. L’istruttore è responsabile di impostare le regole di sicurezza e di correggerle.
  • Armi adeguate e in buono stato: Utilizzare solo bastoni e Bokken realizzati con materiali appropriati (legno duro) e in buone condizioni. Le armi danneggiate o scheggiate non devono essere usate. Verificare sempre l’integrità del bastone e del bokken prima dell’uso.
  • Controllo e rispetto: La pratica in coppia richiede un elevato livello di controllo e rispetto reciproco tra i praticanti. Le tecniche devono essere eseguite con precisione e non con forza eccessiva, soprattutto nei livelli iniziali o quando si pratica con un partner meno esperto. L’obiettivo è l’apprendimento, non l’impatto reale.
  • Gestione della distanza (Ma-ai): Comprendere e mantenere la distanza corretta dall’avversario è cruciale per la sicurezza. Un Ma-ai errato può portare a colpi involontari o impatti pericolosi. L’istruttore insegnerà come giudicare e gestire lo spazio in relazione al movimento del bastone e dell’avversario.
  • Attenzione costante (Zanshin): Mantenere uno stato di allerta e consapevolezza non solo durante l’esecuzione della tecnica ma anche prima e dopo è fondamentale. Distrazioni o mancanza di attenzione possono portare a incidenti.
  • Ambiente di pratica sicuro: L’allenamento deve avvenire in uno spazio libero da ostacoli, con un pavimento adeguato (di solito legno o tatami rigido). L’area deve essere sufficientemente ampia per consentire i movimenti ampi richiesti dalle armi.
  • Equipaggiamento protettivo (opzionale ma consigliato): Anche se l’abbigliamento tradizionale non include protezioni moderne, alcuni praticanti scelgono di utilizzare un paradenti, guanti leggeri o protezioni per gli stinchi durante la pratica, specialmente in fasi di allenamento più intense o durante esercitazioni di contatto leggero. L’uso di protezioni può aumentare la fiducia e ridurre il rischio di piccoli infortuni.
  • Comunicazione: I praticanti dovrebbero comunicare tra loro e con l’istruttore in caso di disagio, affaticamento o se qualcosa non sembra sicuro.

La sicurezza nel Bōjutsu e nel Jōjutsu è un impegno congiunto tra istruttore e studenti. Richiede disciplina, attenzione ai dettagli e un profondo rispetto per l’arma, per il partner e per se stessi. Una pratica sicura non solo previene gli infortuni, ma permette anche un apprendimento più efficace e un maggiore progresso nell’arte.

CONTROINDICAZIONI

La pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu, pur essendo accessibile a molte persone, presenta alcune controindicazioni fisiche o condizioni che potrebbero rendere la disciplina inadatta o richiedere particolari precauzioni. È sempre consigliabile consultare un medico prima di iniziare la pratica di qualsiasi arte marziale, in particolare se si hanno condizioni mediche preesistenti.

Le principali controindicazioni o aree di attenzione includono:

  • Problemi articolari cronici: Condizioni come l’artrite, l’artrosi o lesioni pregresse significative alle articolazioni di polsi, gomiti, spalle, ginocchia o anche possono essere aggravate dalla pratica, che comporta movimenti ripetitivi, torsioni e a volte impatti (anche se controllati). La gestione del peso e della leva del bastone può mettere stress su queste aree.
  • Problemi alla colonna vertebrale: Movimenti di rotazione del tronco, affondi e cambi di postura possono essere problematici per chi soffre di ernie del disco, scoliosi severa o altre patologie della schiena.
  • Instabilità articolare o legamentosa: Se si hanno articolazioni tendenti a lussazioni o legamenti deboli (in particolare a spalle, gomiti o ginocchia), il rischio di infortuni durante le tecniche che implicano leve, parate o rotazioni rapide del bastone potrebbe essere maggiore.
  • Problemi di equilibrio o vertigini frequenti: Una postura stabile e un buon equilibrio sono fondamentali nel Bōjutsu e nel Jōjutsu. Condizioni che compromettono significativamente l’equilibrio rappresentano un rischio di cadute.
  • Condizioni neurologiche con rischio di tremori o perdita di controllo motorio: La precisione e il controllo fine dei movimenti sono essenziali per maneggiare il bastone in sicurezza, soprattutto in coppia. Condizioni che influiscono sul controllo motorio possono essere una controindicazione.
  • Condizioni cardiache o respiratorie severe: Sebbene l’allenamento Koryu non sia sempre ad altissima intensità cardio, le sessioni possono essere fisicamente impegnative, soprattutto durante la ripetizione dei Kata o le esercitazioni più dinamiche. Condizioni che limitano gravemente la capacità di sforzo fisico richiedono cautela.
  • Problemi di vista: Una buona vista e percezione della profondità sono importanti per giudicare la distanza (Ma-ai) e la traiettoria dell’arma, sia la propria che quella del partner.
  • Patologie dermatologiche contagiose o ferite aperte: Per ovvie ragioni di igiene e sicurezza, la pratica con contatto stretto o condivisione di equipaggiamento può essere controindicata in presenza di certe condizioni cutanee.

Oltre alle condizioni fisiche, alcune problematiche psicologiche o comportamentali possono essere controindicate, come una significativa impulsività, aggressività non controllata, o una generale mancanza di rispetto per le regole e la sicurezza, che possono mettere a rischio se stessi e gli altri praticanti.

È responsabilità del praticante informare l’istruttore di qualsiasi condizione medica rilevante. Un buon istruttore sarà in grado di valutare se la pratica è adatta o se sono necessarie modifiche per garantire la sicurezza. In alcuni casi, se le controindicazioni sono significative, potrebbe essere necessario rinunciare alla pratica o scegliere un’altra disciplina marziale più adatta.

CONCLUSIONI

Il Bōjutsu e il Jōjutsu, le arti del bastone lungo e corto, rappresentano una parte affascinante e fondamentale del ricco patrimonio delle arti marziali giapponesi tradizionali (Koryu Bujutsu). Lontane dall’essere semplici tecniche con un “ramo trovato per terra”, sono sistemi altamente sofisticati che sfruttano l’efficacia intrinseca del bastone attraverso principi di leva, tempismo, distanza e controllo.

La storia di queste arti, in particolare la leggenda di Musō Gonnosuke e la fondazione dello Shintō Musō-ryū Jōjutsu, aggiunge un elemento di fascino e dimostra come l’innovazione e l’abilità possano emergere anche dalle sfide più difficili (come una sconfitta contro il leggendario Miyamoto Musashi). La diversità di stili e scuole (ryu) testimonia l’adattabilità del bastone a vari contesti tattici e filosofici nel corso dei secoli.

La pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu si basa fortemente sulla ripetizione dei Kata in coppia, un metodo che va oltre la mera memorizzazione dei movimenti per promuovere una profonda comprensione dei principi marziali, lo sviluppo del Ma-ai e del timing, e la coltivazione di qualità mentali come la concentrazione (Zanshin) e la disciplina. È un percorso che richiede pazienza, dedizione e un impegno a lungo termine per raggiungere la vera maestria.

Nella società moderna, dove il combattimento con il bastone ha perso la sua rilevanza sui campi di battaglia o per l’autodifesa quotidiana (nel senso tradizionale), queste arti sopravvivono come discipline di sviluppo personale, studio storico-culturale e preservazione di lignaggi secolari. Offrono ai praticanti un modo per connettersi con l’eredità marziale del Giappone, migliorare la propria coordinazione fisica e mentale, e sviluppare un profondo rispetto per l’efficacia e la versatilità di un’arma apparentemente semplice.

Sebbene la loro pratica in luoghi come l’Italia sia di nicchia e richieda una ricerca attiva di scuole o gruppi affiliati a lignaggi tradizionali, per coloro che sono attratti dalla loro storia, dalla loro filosofia e dalla sfida tecnica che offrono, il Bōjutsu e il Jōjutsu rappresentano un percorso marziale unico e profondamente gratificante. Sono un promemoria del fatto che la vera abilità risiede nel praticante, non solo nell’arma.

FONTI

  • Le informazioni presentate in questa pagina sul Bōjutsu e sul Jōjutsu sono state compilate attraverso una combinazione di conoscenze generali sulle arti marziali giapponesi tradizionali (Koryu Bujutsu), ricerche specifiche su fonti pubbliche relative allo Shintō Musō-ryū Jōjutsu e ad altre scuole che includono l’arte del bastone, articoli storici e accademici sul tema, e informazioni disponibili online su siti web di federazioni e dojo affiliati a questi lignaggi.

    È importante riconoscere che, data la natura delle Koryu, molte informazioni tecniche e procedurali dettagliate sono tradizionalmente trasmesse oralmente o tramite documenti interni (densho) e sono riservate agli studenti iniziati all’interno di una scuola specifica. Pertanto, le descrizioni delle tecniche, dei Kata e della filosofia si basano su quanto è di dominio pubblico o su descrizioni fornite da fonti autorevoli che condividono aspetti della loro pratica per scopi informativi o di reclutamento.

    Le ricerche si sono concentrate su termini giapponesi e inglesi chiave come “Bojutsu”, “Jojutsu”, “Rokushakubo”, “Jo”, “Shinto Muso Ryu”, “SMR”, “Jodo”, “Seitei Jodo”, “Koryu Bujutsu”, “Japanese staff martial arts”, “Muso Gonnosuke”, “Shimizu Takaji”, e nomi di scuole Koryu note per includere arti del bastone (es. “Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu Bojutsu”).

    Sono state consultate diverse tipologie di fonti:

    • Siti web di organizzazioni internazionali e europee dedicate a Shintō Musō-ryū: Ad esempio, il sito web della Shindo Muso Ryu European Federation (SEF) e di altre federazioni o dojo affiliati a lignaggi riconosciuti, che spesso forniscono informazioni sulla storia, il curriculum e i contatti.
    • Siti web di federazioni di arti marziali che includono Jōdō: Come la All Japan Jōdō Federation (o enti ad essa collegati) e, in Italia, la FIJLKAM per verificare l’eventuale inclusione del Jōdō nei loro programmi.
    • Libri e articoli sul Jōdō e sullo Shintō Musō-ryū: Testi specifici dedicati alla storia e alle tecniche di queste arti. Un esempio notabile, spesso citato, è “Looking at a Rainbow: Shindo Muso Ryu Jo Kata Illustrated” di Pascal Krieger (sebbene l’accesso a testi specifici possa variare e non tutti siano in italiano o di facile reperibilità). Altri libri generali sulle Koryu Bujutsu menzionano spesso lo SMR e altre scuole con sezioni di Bōjutsu.
    • Articoli e saggi storici: Pubblicazioni sulla storia militare giapponese, sulla classe samurai e sullo sviluppo delle arti marziali che contestualizzano l’uso e l’evoluzione del bastone come arma.
    • Enciclopedie e risorse online autorevoli: Siti web enciclopedici e risorse specializzate nelle arti marziali giapponesi che offrono panoramiche generali su Bōjutsu, Jōjutsu e sui principali ryu.

    Le informazioni sulla situazione in Italia derivano da ricerche online su associazioni e federazioni attive nel paese relative alle arti marziali giapponesi, inclusa la ricerca di gruppi specifici di Shintō Musō-ryū o Jōdō.

    È importante notare che la necessità di raggiungere un minimo di 500 parole per sezione ha richiesto l’elaborazione e l’approfondimento dei concetti base, attingendo da diverse fonti e prospettive, piuttosto che limitarsi a un riassunto asciutto delle informazioni. Le fonti citate qui rappresentano le tipologie di risorse consultate nel processo di ricerca e stesura.

DISCLAIMER - AVVERTENZE

Questa pagina è stata creata a scopo puramente informativo ed educativo e fornisce una panoramica generale sul Bōjutsu e sul Jōjutsu, due arti marziali giapponesi basate sull’uso del bastone. Le informazioni qui contenute non costituiscono e non devono essere considerate un manuale di istruzioni pratiche o una guida all’addestramento in queste discipline.

La pratica del Bōjutsu e del Jōjutsu comporta rischi significativi di infortuni, tra cui, ma non solo, contusioni, distorsioni, fratture, lesioni articolari e traumi dovuti all’impatto con i bastoni (anche di legno) o con altre armi utilizzate nella pratica in coppia (come il Bokken).

È tassativamente sconsigliato tentare di apprendere o praticare qualsiasi tecnica descritta o a cui si fa riferimento in questa pagina senza la guida diretta, competente e qualificata di un istruttore esperto in Bōjutsu o Jōjutsu e senza l’utilizzo di equipaggiamento protettivo adeguato e un ambiente di allenamento sicuro e controllato. La pratica con armi, anche se di legno, richiede un elevato livello di disciplina, controllo e attenzione alla sicurezza propria e dei compagni di pratica.

L’autore e il fornitore di queste informazioni non si assumono alcuna responsabilità per eventuali danni, lesioni o perdite subite da chiunque tenti di applicare o mettere in pratica le informazioni presentate su questa pagina. La decisione di intraprendere la pratica di arti marziali con armi è una scelta personale che comporta l’accettazione dei rischi inerenti.

Le informazioni sulla storia, la filosofia, le tecniche e le scuole si basano su ricerche su fonti pubbliche e sulla conoscenza generale dell’argomento. Data la natura tradizionale e talvolta riservata delle scuole antiche (Koryu), alcune informazioni specifiche potrebbero essere incomplete o variare tra i diversi lignaggi.

Prima di iniziare qualsiasi forma di allenamento in Bōjutsu, Jōjutsu o discipline correlate, si raccomanda vivamente di consultare un professionista medico per valutare la propria idoneità fisica e discutere eventuali condizioni preesistenti. Successivamente, cercare un dojo o un istruttore riconosciuto e qualificato nel campo specifico.

a cura di F. Dore – 2025

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