Kalaripayattu (कलरिपयट्टु) SV

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COSA E'

Il Kalaripayattu (pronunciato approssimativamente “kalari-paiàtt”) è una delle più antiche arti marziali esistenti al mondo, originaria dello stato del Kerala, nel sud dell’India. Spesso definita la “madre di tutte le arti marziali”, la sua influenza storica si sospetta possa essersi estesa fino all’Asia orientale, contribuendo allo sviluppo di discipline come il Kung Fu Shaolin, sebbene questa sia un’ipotesi dibattuta e basata su leggende come quella del monaco Bodhidharma. Il termine stesso deriva dalla lingua Malayalam: “Kalari” (കളരി) significa “campo di battaglia”, “luogo di allenamento” o “palestra”, mentre “Payattu” (പയറ്റ്) significa “combattimento”, “esercizio” o “pratica”. Quindi, Kalaripayattu si traduce letteralmente come “pratica nel luogo di allenamento” o “arte del combattimento nel Kalari”.

È un sistema di combattimento incredibilmente complesso e completo, che integra un vasto repertorio di tecniche a mani nude (calci, pugni, ginocchiate, gomitate, prese, proiezioni, leve articolari), combattimento con armi (bastoni di varie lunghezze, spade, scudi, pugnali, lance e la temibile spada flessibile Urumi), esercizi di potenziamento fisico e flessibilità, tecniche di respirazione e concentrazione. Non si tratta solo di un metodo di autodifesa o di attacco, ma di un vero e proprio percorso di sviluppo personale che mira all’integrazione di corpo, mente e spirito. La sua pratica richiede anni di dedizione sotto la guida di un maestro esperto, il Gurukkal.

Oltre all’aspetto marziale, il Kalaripayattu è profondamente intrecciato con la cultura e la spiritualità del Kerala. Il Kalari stesso è considerato uno spazio sacro, quasi un tempio, con rituali specifici per l’ingresso e la pratica. Tradizionalmente, include anche conoscenze di medicina tradizionale Siddha e Ayurveda, in particolare nel trattamento di infortuni legati alla pratica marziale attraverso massaggi (uzhichil) e la conoscenza dei Marma (punti vitali del corpo), utilizzati sia per colpire che per guarire. La sua natura olistica, che unisce combattimento, salute, disciplina mentale e spiritualità, lo rende un sistema unico nel panorama mondiale delle arti marziali. La sua spettacolarità, con movimenti fluidi, salti acrobatici (soprattutto nello stile settentrionale) e l’uso di armi esotiche, lo ha reso popolare anche in spettacoli teatrali, dimostrazioni e nel cinema indiano.

CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE

Il Kalaripayattu si distingue per una serie di caratteristiche uniche che ne definiscono l’essenza e la filosofia. Una delle più evidenti è la fluidità dei movimenti, spesso ispirati al mondo animale. Molte posizioni (Vadivu) e sequenze traggono ispirazione da animali come il leone (Simha), l’elefante (Gaja), il cavallo (Ashwa), il serpente (Sarpa), il gatto (Marjara), il cinghiale (Varaha), il gallo (Kukkuta) e il pesce (Matsya). Questi non sono semplici imitazioni, ma incarnano le qualità specifiche di ciascun animale: la potenza dell’elefante, l’agilità del serpente, la prontezza del gallo, la stabilità del cinghiale. Questa connessione con la natura riflette una filosofia che vede l’essere umano come parte integrante dell’universo, capace di attingere forza ed equilibrio dagli elementi naturali.

Un’altra caratteristica fondamentale è l’enfasi sulle posture basse e ben radicate a terra (Chuvadu), che forniscono stabilità per generare potenza nei colpi e resistere agli attacchi. Questo non preclude però movimenti esplosivi, salti e acrobazie, specialmente nello stile settentrionale, che richiedono una combinazione eccezionale di forza, flessibilità e controllo corporeo. La pratica mira a rendere il corpo forte ma estremamente agile e flessibile, quasi “liquido” nei movimenti di transizione tra una tecnica e l’altra.

La filosofia del Kalaripayattu è profondamente radicata nella disciplina e nel rispetto. Il rapporto tra studente e maestro (Gurukkal) è centrale e basato su una devozione quasi filiale (Guru-Shishya Parampara). L’allenamento è rigoroso e richiede obbedienza, umiltà e perseveranza. Il Kalari, il luogo di allenamento, è considerato sacro. Spesso costruito parzialmente interrato, ha un orientamento specifico e contiene altari dedicati alle divinità protettrici e ai maestri del passato (Guruthara e Puttara). Prima e dopo ogni sessione, gli studenti eseguono rituali di saluto e rispetto verso il Kalari, il maestro e le divinità. Questo infonde nella pratica una dimensione spirituale che va oltre il mero esercizio fisico.

Aspetti chiave includono anche l’integrazione tra tecniche a mani nude (Verumkai) e con armi (Kolthari – armi di legno, Angathari – armi di metallo). L’addestramento segue una progressione logica, iniziando dal condizionamento fisico (Meipayattu), passando alle armi lunghe di legno, poi a quelle corte, quindi alle armi metalliche e infine al combattimento a mani nude e alla conoscenza dei punti vitali (Marma). La filosofia sottostante è che la padronanza delle armi affina i riflessi, la coordinazione e il senso della distanza, rendendo più efficace anche il combattimento senz’armi. Infine, la connessione con la medicina tradizionale (Ayurveda e Siddha), specialmente nella pratica del massaggio terapeutico Uzhichil e nella conoscenza dei Marma, sottolinea l’approccio olistico del Kalaripayattu, che mira non solo all’efficacia marziale ma anche al benessere e alla longevità del praticante.

LA STORIA

Le origini del Kalaripayattu si perdono nella notte dei tempi, rendendo difficile stabilire una datazione precisa. Le tradizioni orali e le leggende fanno risalire le sue radici a migliaia di anni fa, collegandolo a figure mitologiche come il saggio Parashurama, considerato un avatar del dio Vishnu, a cui si attribuisce la creazione stessa del Kerala e l’istituzione dei primi 108 Kalari. Sebbene queste siano narrazioni mitologiche, suggeriscono l’antichità e l’importanza culturale attribuita a quest’arte nella regione. Riferimenti a pratiche di combattimento e addestramento guerriero nel sud dell’India si trovano già nell’antica letteratura Sangam (circa III secolo a.C. – III secolo d.C.), descrivendo guerrieri addestrati e campi di battaglia.

Il periodo di massimo splendore del Kalaripayattu si colloca probabilmente tra il XIII e il XVII secolo, durante l’epoca medievale del Kerala. In questo periodo, la regione era divisa in numerosi piccoli regni spesso in conflitto tra loro. Le classi guerriere, in particolare i Nair, ma anche membri di altre comunità come gli Ezhava e alcuni cristiani e musulmani, praticavano intensamente il Kalaripayattu. Ogni villaggio aveva il suo Kalari, e l’addestramento marziale era parte integrante dell’educazione dei giovani appartenenti a queste caste. I guerrieri addestrati nel Kalaripayattu erano rinomati per la loro abilità, coraggio e lealtà, e spesso formavano milizie private (Chaver o Suicide Squads) al servizio dei signori locali, pronte a combattere fino alla morte per onorare un giuramento o difendere il proprio capo.

L’arrivo delle potenze coloniali europee, in particolare i britannici, segnò un periodo di declino per il Kalaripayattu. Dopo diverse rivolte locali, come la Ribellione di Pazhassi Raja (inizio XIX secolo), in cui i guerrieri locali utilizzarono le loro abilità tradizionali contro le truppe britanniche, le autorità coloniali videro nel Kalaripayattu una minaccia. Nel 1804, emanarono un editto che proibiva la pratica del Kalaripayattu e il possesso di armi da parte della popolazione locale. I Kalari furono chiusi o distrutti, e la pratica fu costretta alla clandestinità, tramandata in segreto all’interno di poche famiglie e comunità.

Il XX secolo vide una rinascita dell’interesse per il Kalaripayattu, spinta dal crescente movimento nazionalista indiano e da un rinnovato orgoglio per le tradizioni culturali autoctone. Figure come C.V. Narayanan Nair e Kottakkal Kanaran Gurukkal furono pionieri in questo revival, ristabilendo Kalari e promuovendo l’arte sia come disciplina fisica che come patrimonio culturale. Dopo l’indipendenza dell’India nel 1947, il Kalaripayattu ha gradualmente riguadagnato popolarità, prima in Kerala e poi nel resto dell’India e a livello internazionale, riconosciuto oggi come un tesoro culturale e una forma d’arte marziale unica e affascinante.

IL FONDATORE

Identificare un singolo fondatore storico per il Kalaripayattu è impossibile, data la sua antichità e le sue radici che si intrecciano con la mitologia e la storia orale del Kerala. Tuttavia, la tradizione attribuisce comunemente la fondazione del Kalaripayattu al saggio guerriero Parashurama (परशुराम, Paraśurāma). Secondo la mitologia indù, Parashurama è il sesto avatar (incarnazione) del dio Vishnu, disceso sulla Terra per sconfiggere i re guerrieri (Kshatriya) corrotti e ristabilire l’ordine. La leggenda narra che, dopo aver compiuto la sua missione, Parashurama scagliò la sua ascia (parashu) nel mare Arabico; le acque si ritirarono fino al punto in cui l’ascia cadde, creando così la terra del Kerala.

Sentendosi in debito verso i Brahmini che lo avevano aiutato, Parashurama donò loro questa nuova terra. Tuttavia, per proteggere il Kerala e i suoi abitanti dalle minacce esterne e interne, e per dare loro un mezzo per difendersi, si dice che abbia fondato i primi 108 Kalari (scuole di arti marziali) in diverse parti della regione. Avrebbe inoltre insegnato le tecniche di combattimento ai primi maestri, stabilendo così le basi del Kalaripayattu. Si narra anche che abbia consacrato 42 templi per dare protezione spirituale ai Kalari. Questa narrazione mitologica conferisce al Kalaripayattu un’aura sacra e divina, legandolo direttamente alle origini mitiche del Kerala stesso.

È fondamentale comprendere che Parashurama è una figura leggendaria e mitologica, non un personaggio storico documentato nel senso moderno del termine. La sua storia serve a spiegare le origini divine e l’importanza culturale dell’arte marziale all’interno della tradizione del Kerala, piuttosto che a fornire un resoconto fattuale della sua nascita. L’assenza di un fondatore storico unico è comune a molte arti marziali antiche, che spesso si sono evolute organicamente nel corso dei secoli attraverso il contributo di innumerevoli maestri e praticanti, adattandosi ai contesti sociali, politici e geografici.

Pertanto, mentre Parashurama è universalmente riconosciuto nella tradizione come il “padre” del Kalaripayattu, la sua storia appartiene al regno del mito e della leggenda. Lo sviluppo storico effettivo dell’arte è stato un processo lungo e complesso, influenzato da scambi culturali, necessità militari e contributi individuali di maestri (Gurukkal) che, purtroppo, rimangono in gran parte anonimi a causa della trasmissione prevalentemente orale della conoscenza e delle interruzioni storiche come il bando britannico. La vera “fondazione” del Kalaripayattu come lo conosciamo oggi è quindi il risultato di un’evoluzione collettiva durata millenni.

MAESTRI FAMOSI

A causa della natura antica del Kalaripayattu, della sua trasmissione prevalentemente orale per molti secoli e del periodo di clandestinità imposto dai britannici, è difficile rintracciare nomi specifici di maestri famosi (“Gurukkal”) dei periodi più remoti. La storia dell’arte è più legata a lignaggi (parampara) e scuole (Kalari) che a singole figure di spicco universalmente riconosciute come avviene in altre arti marziali più recenti o con una storia scritta più continua. Tuttavia, ci sono figure chiave, specialmente legate alla rinascita del XX secolo e alla diffusione contemporanea, che meritano di essere menzionate.

Un nome fondamentale nel revival del Kalaripayattu nel XX secolo è quello di C.V. Narayanan Nair (1905-1944). Fu una figura carismatica e un patriota che vide nel Kalaripayattu non solo un’arte marziale ma anche un simbolo dell’identità culturale del Kerala e uno strumento per promuovere la disciplina e la forza fisica tra i giovani, in un contesto di lotta per l’indipendenza indiana. Viaggiò ampiamente nel Malabar (Kerala settentrionale), studiando le diverse varianti dell’arte e contribuendo a sistematizzarla e a riportarla alla luce. Fondò la scuola Kerala Kalari a Thalassery, che divenne un centro importante per la rinascita dell’arte. La sua morte prematura fu una grande perdita, ma il suo lavoro gettò le basi per la successiva diffusione.

Un altro Gurukkal influente, contemporaneo e collaboratore di C.V.N. Nair, fu Kottakkal Kanaran Gurukkal. Anche lui contribuì significativamente alla preservazione e alla diffusione del Kalaripayattu, specialmente dello stile settentrionale. Molti maestri attuali fanno risalire il loro lignaggio a questi pionieri del revival.

Nel Kerala meridionale, lo stile Thekkan, spesso associato alla figura leggendaria del saggio Agastya Muni (considerato anch’esso più un’attribuzione mitologica che storica), ha avuto i suoi lignaggi e maestri importanti, anche se forse meno documentati a livello internazionale rispetto ai maestri del nord legati al revival più pubblicizzato.

Oggi, ci sono numerosi Gurukkal rispettati che dirigono Kalari importanti in Kerala e che hanno contribuito a diffondere l’arte a livello internazionale. Alcuni nomi che emergono spesso includono discendenti o studenti dei grandi maestri del revival, come S. R. D. Prasad Gurukkal (un noto esponente e autore, che ha studiato sotto figure chiave del revival), Meenakshi Amma Gurukkal (una donna Gurukkal molto rispettata, insignita del Padma Shri, uno dei più alti riconoscimenti civili indiani, per il suo contributo al Kalaripayattu, che dirige il Kadathanadan Kalari Sangam fondato da V. P. Raghavan Gurukkal), e Vijayan Gurukkal (che ha contribuito a portare il Kalaripayattu all’attenzione internazionale attraverso workshop e dimostrazioni). È importante notare che la fama può essere relativa e molti altri Gurukkal di grande abilità e conoscenza continuano a insegnare nei loro Kalari tradizionali nel Kerala, mantenendo viva l’essenza dell’arte lontano dai riflettori internazionali. La vera misura di un maestro nel Kalaripayattu risiede nella profondità della sua conoscenza, nella sua dedizione all’insegnamento e nella sua capacità di incarnare i principi dell’arte, piuttosto che nella sua notorietà mediatica.

LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI

Il Kalaripayattu è avvolto da un alone di leggende e storie affascinanti che ne arricchiscono la pratica e la percezione. La più celebre è senza dubbio quella che collega il Kalaripayattu al Kung Fu Shaolin. Si narra che un monaco buddista sud-indiano del V o VI secolo d.C., chiamato Bodhidharma (conosciuto come Dámó in Cina), viaggiò dall’India alla Cina. Bodhidharma è considerato il fondatore del Buddismo Zen (Chán) e, secondo la leggenda, visitò il famoso Tempio Shaolin. Trovando i monaci fisicamente deboli e incapaci di sostenere le lunghe sessioni di meditazione, si dice che abbia insegnato loro una serie di esercizi fisici e tecniche di combattimento basate sulle sue conoscenze marziali indiane, presumibilmente includendo elementi simili al Kalaripayattu o ad altre arti marziali del sud dell’India. Questi insegnamenti avrebbero costituito il nucleo originario da cui si sviluppò il Kung Fu Shaolin. Sebbene non ci siano prove storiche definitive a sostegno di questa connessione diretta e molti storici delle arti marziali la considerino più una leggenda che un fatto, l’ipotesi rimane popolare e sottolinea l’antichità e la potenziale influenza del Kalaripayattu.

Un’altra area ricca di fascino è la sacralità del Kalari. Come accennato, il luogo di allenamento non è una semplice palestra. La sua costruzione segue regole precise: spesso è scavato nel terreno (circa 1.5-2 metri sotto il livello del suolo), orientato est-ovest, con il ingresso a est e un angolo sud-ovest particolarmente sacro. In questo angolo si trova il Puttara (பூத்தറ), un altare a sette gradini che rappresenta i sette principi fondamentali o le sette energie divine, dedicato alla divinità protettrice del Kalari (spesso Bhagavathi o Kali) e ai guru del passato. Qui vengono accese lampade ad olio e fatte offerte. Accanto al Puttara si trova spesso il Guruthara, un altare minore dedicato al proprio maestro diretto. Prima di iniziare l’allenamento, ogni studente esegue un complesso rituale di saluto toccando il suolo, il Puttara, i piedi del Gurukkal (come segno di rispetto) e poi portando le mani alla fronte e al petto. Questo rituale permea la pratica di un profondo senso di rispetto e spiritualità.

Curiosa è anche l’integrazione tra Kalaripayattu e le forme d’arte performativa del Kerala, come il Kathakali e il Theyyam. Molti dei movimenti acrobatici, delle posture e del condizionamento fisico richiesti per queste elaborate danze rituali e teatrali derivano direttamente dal Kalaripayattu. Storicamente, gli attori di Kathakali si sottoponevano a un rigoroso addestramento nel Kalaripayattu per ottenere la forza, la flessibilità e la resistenza necessarie per le loro lunghe e impegnative performance.

Infine, un aneddoto affascinante riguarda la conoscenza dei Marma, i punti vitali. Si dice che i maestri più esperti non solo conoscessero i 108 (o più, a seconda delle tradizioni) punti vulnerabili del corpo umano che potevano essere colpiti per neutralizzare o persino uccidere un avversario (Marma Adi), ma possedessero anche la conoscenza per curare gli effetti di tali colpi e trattare vari disturbi muscolo-scheletrici e neurologici (Marma Chikitsa). Questa conoscenza, gelosamente custodita e tramandata solo agli studenti più fidati e meritevoli, rappresenta il culmine della maestria nel Kalaripayattu, unendo l’abilità marziale alla capacità di guarire, incarnando l’equilibrio tra distruzione e preservazione.

TECNICHE

Le tecniche del Kalaripayattu sono estremamente varie e coprono un ampio spettro di abilità di combattimento e condizionamento fisico. Possono essere raggruppate in quattro categorie principali o fasi di apprendimento progressivo, note come Nalppada:

  1. Meipayattu (മെയിപ്പയറ്റ്) – Esercizi di Controllo del Corpo: Questa è la fase fondamentale e iniziale dell’addestramento. Consiste in una serie di esercizi dinamici e sequenze di movimenti (simili a forme o kata, ma più fluidi e continui) progettati per sviluppare forza, flessibilità, equilibrio, coordinazione, agilità, resistenza e controllo del respiro. Include piegamenti, torsioni, salti, calci, posizioni basse e movimenti che imitano gli animali (Vadivu). Il Meipayattu prepara il corpo dello studente alle fasi successive più complesse e pericolose, instillando al contempo disciplina e concentrazione. È essenziale per costruire le fondamenta fisiche e mentali necessarie per padroneggiare l’arte. Queste sequenze diventano progressivamente più complesse man mano che lo studente avanza.

  2. Kolthari (കോൽത്താരിക) – Pratica con Armi di Legno: Una volta acquisita una buona base fisica con il Meipayattu, lo studente passa all’addestramento con armi di legno. Questa fase migliora ulteriormente la coordinazione occhio-mano, i riflessi, il senso del tempo e della distanza. Le armi principali includono:

    • Kettukari o Muchan (bastone lungo circa 150-180 cm): Usato per colpi ampi, parate e affondi.
    • Cheruvadi o Kuruvadi (bastone corto, circa 3 spanne): Utilizzato a distanza ravvicinata con movimenti rapidi e rotatori.
    • Otta (bastone curvo a forma di S o che ricorda una zanna d’elefante, lungo circa 60 cm): Considerata una delle armi più avanzate e difficili, l’Otta è unica del Kalaripayattu. Viene usata per colpire punti vitali (Marma) a distanza ravvicinata con estrema precisione e velocità. È considerata la “madre” di tutte le armi nel Kalaripayattu, poiché la sua padronanza richiede una profonda comprensione del corpo e del movimento.
  3. Angathari (അങ്കത്താരി) – Pratica con Armi di Metallo: Questa fase introduce le armi da taglio e da punta, considerate più pericolose e richiedenti maggiore abilità e controllo rispetto alle armi di legno. L’addestramento in Angathari è intenso e si concentra sull’attacco, la difesa e il combattimento contro uno o più avversari armati. Le armi tipiche includono:

    • Khadga (spada a doppio taglio) o Vaal (spada a singolo taglio)
    • Paricha (scudo), spesso usato in combinazione con la spada
    • Kathari (pugnale)
    • Kuntham (lancia)
    • Urumi (ഉരുമി) o Chuttuval: una spada lunga, sottile e flessibile, simile a una frusta d’acciaio, estremamente difficile da controllare e pericolosissima sia per l’avversario che per chi la brandisce. Richiede eccezionale coordinazione e agilità.
  4. Verumkai (വെറുംകൈ) – Combattimento a Mani Nude: Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il combattimento a mani nude è tradizionalmente insegnato come fase finale, dopo che lo studente ha sviluppato disciplina, controllo e precisione attraverso l’addestramento con le armi. Si ritiene che la padronanza delle armi affini le qualità necessarie per un combattimento efficace a mani nude. Il Verumkai include un vasto repertorio di tecniche:

    • Pugni (Kai Mushti), colpi a mano aperta (Kai Thalam)
    • Calci (Kaalukal), ginocchiate (Muttu) e gomitate (Kai Muttu)
    • Prese (Pidutham), leve articolari (Adakkam) e strangolamenti
    • Proiezioni e atterramenti (Thattu, Chavittu)
    • Tecniche di difesa e bloccaggio (Thadavukal)
    • Attacchi ai punti vitali (Marma Adi): Questa è la conoscenza più avanzata e segreta del Verumkai, insegnata solo agli studenti più fidati e maturi.

L’integrazione di queste quattro fasi rende il Kalaripayattu un sistema di combattimento eccezionalmente completo e versatile.

FORME (MEIPAYATTU)

Il termine “Kata” è specifico delle arti marziali giapponesi (come il Karate) e si riferisce a sequenze preordinate di movimenti che simulano un combattimento contro avversari immaginari. Sebbene il Kalaripayattu non utilizzi la parola “Kata”, possiede concetti analoghi che svolgono funzioni simili nell’addestramento. Le principali forme o sequenze nel Kalaripayattu rientrano principalmente nella categoria del Meipayattu.

Il Meipayattu, come descritto in precedenza, consiste in una serie di esercizi e sequenze fluide e continue che costituiscono la base dell’addestramento fisico. Queste sequenze non sono statiche come alcuni Kata giapponesi, ma sono caratterizzate da un flusso costante di movimento che collega posizioni basse (Chuvadu), tecniche di attacco e difesa, salti, torsioni e movimenti ispirati agli animali (Vadivu). Ogni sequenza di Meipayattu è progettata per migliorare attributi specifici come la forza funzionale, la flessibilità dinamica, l’equilibrio, la coordinazione neuromuscolare, la resistenza cardiovascolare e la consapevolezza spaziale.

Un’altra componente importante sono i Chuvadu (ചുവട്), che si traduce letteralmente come “passi” o “posizioni”. Questi non sono solo posizioni statiche, ma includono anche i metodi per muoversi tra di esse in modo efficiente ed efficace durante il combattimento. Esistono diverse serie di Chuvadu che combinano passi, posizioni e tecniche di base in sequenze specifiche. La pratica dei Chuvadu aiuta a sviluppare il gioco di gambe, la stabilità e la capacità di generare potenza dal terreno. Spesso, le sequenze di Chuvadu sono la base per apprendere tecniche più complesse sia a mani nude che con le armi.

Anche l’addestramento con le armi (Kolthari e Angathari) prevede sequenze specifiche di attacco e difesa (Vettu, Thadavu) e forme di combattimento simulate (Samooham), che possono essere considerate analoghe ai Kata con armi (Kobudo Kata) di altre tradizioni. Queste sequenze insegnano i corretti angoli di attacco e parata, il gioco di gambe specifico per ogni arma, e aiutano a memorizzare le risposte appropriate a diverse situazioni di combattimento.

In sintesi, pur non usando il termine “Kata”, il Kalaripayattu utilizza ampiamente sequenze preordinate di movimenti – principalmente nel Meipayattu e nei Chuvadu, ma anche nell’addestramento con le armi – come strumento pedagogico fondamentale. Queste “forme” sono essenziali per costruire le fondamenta fisiche e tecniche, sviluppare la fluidità del movimento, migliorare la coordinazione e la memoria muscolare, e interiorizzare i principi fondamentali dell’arte prima di passare ad applicazioni più libere come il combattimento sparring (Porrattam). La differenza principale rispetto ai Kata giapponesi risiede spesso nella maggiore fluidità, nella continuità del movimento e nell’enfasi sulle transizioni dinamiche tra le tecniche.

UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO

Una sessione di allenamento di Kalaripayattu è un’esperienza strutturata e disciplinata, che segue generalmente un ordine ben preciso per massimizzare i benefici fisici e mentali e onorare la tradizione. La durata può variare, ma spesso si estende per almeno due ore.

Fase 1: Ingresso e Rituali Iniziali: L’allenamento inizia ancor prima di mettere piede nel Kalari. Lo studente si prepara mentalmente, lasciando alle spalle le preoccupazioni quotidiane. All’ingresso nel Kalari (tradizionalmente scavato nel terreno), si esegue un rituale di saluto: si tocca il suolo con la mano destra, poi la si porta alla fronte, come segno di rispetto per la terra sacra del Kalari. Successivamente, ci si avvicina all’angolo sud-ovest dove si trovano il Puttara (altare principale) e il Guruthara (altare del maestro), ripetendo il gesto di saluto verso le divinità e i maestri passati. Infine, si esprime rispetto al Gurukkal presente, spesso toccando i suoi piedi (un gesto tradizionale indiano di profondo rispetto) e ricevendo la sua benedizione. Questi rituali iniziali servono a creare un’atmosfera di sacralità, umiltà e concentrazione.

Fase 2: Riscaldamento e Condizionamento (Meithari / Meipayattu Iniziale): La parte fisica inizia con un riscaldamento intenso e completo. Questo include esercizi di stretching dinamico, rotazioni articolari, piegamenti profondi, esercizi per la colonna vertebrale e movimenti volti ad aumentare la temperatura corporea e preparare muscoli e articolazioni allo sforzo. Segue la pratica delle sequenze di Meipayattu, che fungono sia da condizionamento avanzato che da ripasso delle tecniche fondamentali. Queste sequenze fluide e vigorose sviluppano forza, flessibilità, resistenza e coordinazione. Vengono praticate individualmente o in gruppo, seguendo il ritmo scandito dal Gurukkal.

Fase 3: Pratica Tecnica Specifica (Chuvadu, Kolthari, Angathari, Verumkai): Dopo il condizionamento generale, la sessione si concentra su aspetti specifici dell’arte, a seconda del livello degli studenti e del programma del giorno. Questo può includere:

  • Pratica dei Chuvadu (passi e posizioni) e delle loro combinazioni.
  • Allenamento con armi di legno (Kolthari), con pratica di sequenze di attacco e difesa, sia individualmente che a coppie (con scambi controllati).
  • Allenamento con armi di metallo (Angathari), per gli studenti più avanzati, sempre con enfasi sulla sicurezza e sul controllo.
  • Pratica del combattimento a mani nude (Verumkai), che può includere tecniche di colpo, prese, leve, proiezioni e sparring controllato (Porrattam).

Fase 4: Applicazioni e Sparring (Porrattam): Per gli studenti più esperti, parte dell’allenamento può essere dedicata allo sparring libero o semi-libero, sotto la stretta supervisione del Gurukkal. Questo permette di mettere in pratica le tecniche apprese in un contesto più dinamico e imprevedibile, sviluppando il senso del tempo, della distanza e della strategia. Lo sparring nel Kalaripayattu, tuttavia, non è finalizzato alla competizione sportiva ma all’apprendimento e al perfezionamento tecnico, mantenendo sempre un forte controllo per evitare infortuni gravi.

Fase 5: Defaticamento e Massaggio (Opzionale): La sessione si conclude con esercizi di defaticamento e stretching leggero per favorire il recupero muscolare. Tradizionalmente, specialmente in Kerala, l’allenamento può essere seguito da un massaggio con oli medicati (Uzhichil), eseguito dal Gurukkal o da studenti esperti. Questo massaggio profondo aiuta a prevenire infortuni, alleviare la fatica muscolare, migliorare la flessibilità e, secondo la tradizione, a bilanciare le energie del corpo.

Fase 6: Rituali Finali: Prima di lasciare il Kalari, gli studenti ripetono i rituali di saluto al Gurukkal, al Puttara e al Kalari stesso, in segno di gratitudine e rispetto, completando così il ciclo della pratica.

Una seduta tipica è quindi un mix equilibrato di condizionamento fisico intenso, apprendimento tecnico dettagliato, pratica delle armi, e rispetto delle tradizioni rituali e spirituali dell’arte.

GLI STILI E LE SCUOLE

Il Kalaripayattu non è un sistema monolitico, ma presenta diverse varianti regionali, tradizionalmente classificate in tre stili principali, che prendono il nome dalle aree geografiche del Kerala in cui si sono sviluppati:

  1. Stile Settentrionale (Vadakkan Kalari – വടക്കൻ കളരി): Originario della regione del Malabar (Kerala settentrionale), questo è lo stile più conosciuto e spettacolare, grazie anche al lavoro di revival fatto da maestri come C.V. Narayanan Nair. È caratterizzato da un’enfasi sulla flessibilità estrema, agilità, salti alti (spesso usati per schivare o attaccare dall’alto), movimenti fluidi e graziosi, e una grande varietà di tecniche acrobatiche. L’addestramento nel Vadakkan Kalari pone una forte enfasi sul Meipayattu per sviluppare queste qualità fisiche fin dalla giovane età. Questo stile è anche rinomato per la sua vasta gamma di armi e per le elaborate sequenze di combattimento con esse. La filosofia è più orientata all’eleganza del movimento e all’efficacia attraverso l’agilità e la tecnica raffinata. È lo stile che più ha influenzato le arti performative come il Kathakali.

  2. Stile Meridionale (Thekkan Kalari – തെക്കൻ കളരി): Proveniente dalla parte meridionale del Kerala (antico regno di Travancore) e dalle aree confinanti del Tamil Nadu, lo stile Thekkan presenta differenze significative rispetto a quello settentrionale. Si concentra maggiormente sul combattimento a distanza ravvicinata, con tecniche potenti e impattanti. L’enfasi è meno sull’acrobazia e più sulla stabilità, sul gioco di gambe (Chuvadu) preciso e su colpi duri sferrati da posizioni solide. Lo stile meridionale è particolarmente noto per la sua specializzazione nel combattimento a mani nude (Verumkai) e per la profonda conoscenza dei punti vitali (Marma Adi o Marma Vidya), utilizzati per colpire con precisione chirurgica. Si dice che questo stile sia stato influenzato dalle arti marziali del vicino Tamil Nadu, come il Silambam, e la sua fondazione leggendaria è spesso attribuita al saggio Agastya Muni.

  3. Stile Centrale (Madhya Kerala Kalari – മദ്ധ്യ കേരള കളരി): Sviluppatosi nella regione centrale del Kerala (area di Thrissur), questo stile è considerato una sorta di sintesi o via di mezzo tra lo stile settentrionale e quello meridionale. Incorpora elementi di entrambi: combina la fluidità e alcuni movimenti del nord con le posizioni più radicate e le tecniche di impatto del sud. Tuttavia, è meno diffuso e meno chiaramente definito rispetto agli altri due stili principali. Alcuni studiosi lo considerano più una variante locale che uno stile completamente distinto con una propria metodologia codificata su larga scala.

Oltre a questi stili geografici, l’insegnamento del Kalaripayattu avviene tradizionalmente all’interno di Scuole specifiche, chiamate Kalari. Ogni Kalari è guidato da un maestro, il Gurukkal, e spesso segue un particolare lignaggio (parampara) che può avere leggere variazioni nelle tecniche, nelle sequenze di Meipayattu o nell’enfasi data a certi aspetti dell’arte. Il sistema di apprendimento tradizionale è il Gurukulam, in cui gli studenti vivono o passano gran parte del loro tempo presso il Kalari, immergendosi completamente nella pratica e nello stile di vita associato, apprendendo direttamente dal maestro non solo le tecniche fisiche ma anche la filosofia, i rituali e, in alcuni casi, le conoscenze mediche. Sebbene oggi esistano anche corsi con orari più flessibili, la struttura tradizionale del Kalari e il ruolo centrale del Gurukkal rimangono fondamentali per la trasmissione autentica dell’arte.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Il Kalaripayattu, sebbene sia un’arte marziale antica e affascinante, ha una diffusione relativamente limitata in Italia rispetto ad altre discipline orientali come il Karate, il Judo o il Kung Fu. Non esiste, al momento attuale (Aprile 2025), un unico ente nazionale ufficiale riconosciuto da organismi sportivi come il CONI che rappresenti specificamente e in modo esclusivo il Kalaripayattu a livello federale. La sua pratica è piuttosto frammentata e legata a singole scuole, associazioni culturali o istruttori individuali che hanno appreso l’arte direttamente in India o da maestri che si sono trasferiti in Europa.

Questi centri di pratica sono spesso concentrati nelle città più grandi o in contesti legati allo yoga, alle discipline olistiche o al teatro fisico, data la connessione del Kalaripayattu con queste aree. Gli istruttori italiani che insegnano Kalaripayattu solitamente hanno trascorso periodi di studio intensivo in Kerala, presso Kalari tradizionali, sotto la guida di Gurukkal riconosciuti. Molti mantengono legami diretti con le loro scuole madri in India e possono invitare periodicamente i loro maestri in Italia per stage e seminari, offrendo così agli studenti italiani l’opportunità di apprendere da figure autorevoli.

La mancanza di un ente centrale unico rende più difficile avere una panoramica completa della diffusione dell’arte in Italia. Chi è interessato a praticare Kalaripayattu deve solitamente fare una ricerca mirata nella propria area geografica, cercando associazioni culturali, scuole di arti marziali specifiche, centri yoga o gruppi che promuovono questa disciplina. È consigliabile verificare le credenziali dell’istruttore, il suo lignaggio (a quale scuola o Gurukkal fa riferimento in India) e, se possibile, assistere a una lezione o partecipare a un workshop introduttivo.

A livello internazionale, esistono organizzazioni o federazioni che cercano di promuovere e coordinare il Kalaripayattu, ma anche qui la situazione può essere complessa, con diverse associazioni legate a specifici stili o lignaggi. Non sembra esserci un’unica federazione mondiale universalmente riconosciuta che rappresenti tutti gli stili e tutte le scuole.

Per trovare informazioni aggiornate su scuole o eventi in Italia, può essere utile:

  • Utilizzare motori di ricerca con termini come “Kalaripayattu Italia”, “scuola Kalaripayattu [nome città]”, “corso Kalaripayattu”.
  • Consultare siti web o pagine social di associazioni culturali indiane in Italia.
  • Cercare istruttori che potrebbero essere affiliati a Kalari noti in Kerala (es. Hindustan Kalari Sangam, Kerala Kalari Academy, Kadathanadan Kalari Sangam, ecc.) e verificare se hanno rappresentanti o scuole collegate in Italia.

Al momento, non è possibile indicare un sito internet o una e-mail di un ente rappresentativo nazionale specifico per il Kalaripayattu in Italia, proprio per la sua assenza. Le informazioni di contatto si trovano solitamente sui siti delle singole scuole o associazioni che lo praticano.

TERMINOLOGIA TIPICA

Il Kalaripayattu utilizza una terminologia specifica, principalmente derivata dalla lingua Malayalam, per descrivere tecniche, concetti, ruoli e oggetti. Ecco un glossario di alcuni termini fondamentali:

  • Kalari (കളരി): Il luogo sacro di allenamento, spesso scavato nel terreno. Significa anche “campo di battaglia” o “palestra”.
  • Payattu (പയറ്റ്): Combattimento, pratica, esercizio.
  • Kalaripayattu (കളരിപ്പയറ്റ്): L’arte marziale stessa, “pratica nel Kalari”.
  • Gurukkal (ഗുരുക്കൾ): Il maestro, la guida spirituale e tecnica. Termine di massimo rispetto.
  • Gurukulam (ഗുരുകുലം): Il sistema tradizionale di apprendimento in cui lo studente vive e studia a stretto contatto con il maestro.
  • Shishya (ശിഷ്യ): Lo studente o discepolo.
  • Guru-Shishya Parampara (ഗുരു-ശിഷ്യ പരമ്പര): La tradizione del lignaggio maestro-discepolo, fondamentale per la trasmissione della conoscenza.
  • Puttara (பூத்தറ): L’altare a sette gradini situato nell’angolo sud-ovest del Kalari, dedicato alla divinità protettrice e ai maestri passati.
  • Guruthara (ഗുരുത്തറ): Un altare minore, spesso vicino al Puttara, dedicato specificamente al proprio Gurukkal o al lignaggio diretto.
  • Meipayattu (മെയിപ്പയറ്റ്) o Meithari (മെയിത്താരി): Esercizi di controllo del corpo; sequenze fondamentali per sviluppare forza, flessibilità, coordinazione.
  • Chuvadu (ചുവട്): Passo, posizione, gioco di gambe. Include sia le posizioni statiche che i movimenti tra di esse.
  • Vadivu (വടിവ്): Postura o posizione, spesso ispirata ai movimenti degli animali (es. Simha Vadivu – posizione del leone, Gaja Vadivu – posizione dell’elefante).
  • Kolthari (കോൽത്താരിക): Fase di addestramento con armi di legno.
  • Angathari (അങ്കത്താരി): Fase di addestramento con armi di metallo (“armi affilate”).
  • Verumkai (വെറുംകൈ): Combattimento a mani nude (“mano vuota”).
  • Marma (മർമ്മം) o Marmam: Punti vitali del corpo umano.
  • Marma Adi (മർമ്മ അടി) o Marma Vidya (മർമ്മ വിദ്യ): La conoscenza e l’arte di colpire i punti vitali.
  • Marma Chikitsa (മർമ്മ ചികിത്സ): La scienza terapeutica legata ai punti vitali, usata per guarire.
  • Uzhichil (ഉഴിച്ചിൽ): Massaggio tradizionale con oli medicati, parte integrante della preparazione fisica e del recupero.
  • Kacha (കച്ച): Il perizoma tradizionale indossato durante l’allenamento.
  • Langot (ലങ്കോട്ടി): Un altro tipo di perizoma o sospensorio tradizionale.
  • Kettukari (കെട്ടുകാരി): Bastone lungo (circa 150-180 cm).
  • Cheruvadi (ചെറുവടി): Bastone corto (circa 3 spanne).
  • Otta (ഒറ്റ): Arma di legno curva, a forma di S o zanna d’elefante.
  • Vaal (വാൾ): Spada.
  • Paricha (പരിച): Scudo.
  • Kathari (കഠാരി): Pugnale.
  • Kuntham (കുന്തം): Lancia.
  • Urumi (ഉരുമി): Spada flessibile a frusta.
  • Porrattam (പോരാട്ടം): Combattimento libero o sparring.
  • Adakkam (അടക്കം): Tecniche di bloccaggio, leve articolari.
  • Pidutham (പിടുത്തം): Tecniche di presa.
  • Thattu (തട്ട്): Tecniche di atterramento o proiezione.
  • Vettu (വെട്ട്): Colpo di taglio (con arma o mano).
  • Thadavu (തടവ്): Parata, bloccaggio difensivo.

Questa terminologia è essenziale per comprendere le istruzioni del Gurukkal e per immergersi nella cultura del Kalaripayattu.

ABBIGLIAMENTO

L’abbigliamento tradizionale utilizzato nella pratica del Kalaripayattu è estremamente semplice e funzionale, progettato per consentire la massima libertà di movimento e per resistere alle sollecitazioni dell’allenamento intenso. L’indumento più iconico e tradizionale è la Kacha (കച്ച).

La Kacha è un lungo pezzo di stoffa, solitamente di cotone bianco o, più raramente, nero o color zafferano, che viene avvolto attorno alla vita e tra le gambe in un modo specifico per formare un perizoma aderente e sicuro. Questo metodo di legatura fornisce un eccellente supporto all’area pelvica e all’addome inferiore, simile a un sospensorio, proteggendo gli organi interni durante i movimenti vigorosi, i salti e le cadute. Inoltre, lascia le gambe completamente libere, permettendo l’ampia gamma di movimenti, le posizioni basse e i calci alti caratteristici del Kalaripayattu. La Kacha è considerata non solo un indumento pratico ma anche un simbolo della disciplina e della tradizione dell’arte. Indossarla correttamente fa parte dell’apprendimento e del rispetto per il Kalari.

Un altro indumento tradizionale simile è il Langot o Langoti, che è essenzialmente un perizoma più semplice, anch’esso utilizzato per fornire supporto e libertà di movimento. La scelta tra Kacha e Langot può dipendere dalla scuola specifica o dalle preferenze individuali, ma entrambi servono allo stesso scopo fondamentale.

Tradizionalmente, gli uomini si allenano a torso nudo, indossando solo la Kacha o il Langot. Questo permette di osservare chiaramente il lavoro muscolare, facilita l’applicazione di oli per il massaggio (Uzhichil) e aiuta a dissipare il calore durante l’allenamento intenso nel clima umido del Kerala. Le donne tradizionalmente indossano una Kacha simile o un abbigliamento che copra il busto pur garantendo libertà di movimento, come un corpetto aderente o un drappeggio specifico del sari adatto all’attività fisica.

Nell’era moderna, specialmente al di fuori del contesto strettamente tradizionale del Kerala o in classi miste, è comune vedere adattamenti più contemporanei. Gli studenti possono indossare pantaloncini comodi e una maglietta aderente al posto della Kacha e del torso nudo. Tuttavia, molte scuole, anche in occidente, incoraggiano l’uso della Kacha o di un abbigliamento simile durante l’allenamento per mantenere il legame con la tradizione e per i suoi benefici funzionali. Indipendentemente dall’abbigliamento specifico scelto, i principi guida rimangono la libertà di movimento, la sicurezza e il rispetto per la pratica e il luogo di allenamento. Non vengono utilizzate calzature; il Kalaripayattu si pratica rigorosamente a piedi nudi per garantire una migliore aderenza al suolo, un contatto diretto con la terra (considerata sacra nel Kalari) e per sviluppare la forza e la sensibilità dei piedi.

ARMI

L’addestramento con le armi è una componente fondamentale e distintiva del Kalaripayattu, che segue una progressione logica dalle armi più semplici a quelle più complesse e pericolose. Il repertorio di armi è vasto e variegato, suddiviso principalmente in armi di legno (Kolthari) e armi di metallo (Angathari).

Armi di Legno (Kolthari): Sono le prime armi introdotte nell’addestramento, utilizzate per sviluppare coordinazione, riflessi, senso della distanza e resistenza.

  1. Kettukari (കെട്ടുകാരി) o Muchan (മുച്ചാൺ): È un bastone lungo, solitamente di bambù o canna, che arriva all’altezza della fronte del praticante (circa 150-180 cm). È l’arma base per apprendere i fondamentali del combattimento con bastone: colpi circolari, affondi, parate e gioco di gambe. La sua lunghezza richiede movimenti ampi e fluidi.
  2. Cheruvadi (ചെറുവടി) o Kuruvadi (കുറുവടി): Un bastone corto e robusto, lungo circa tre spanne dell’avambraccio del praticante. Viene utilizzato principalmente a distanza ravvicinata con movimenti estremamente rapidi, rotazioni e colpi mirati a punti specifici. Spesso viene praticato in coppia (due Cheruvadi).
  3. Otta (ഒറ്റ): Questa è considerata l’arma di legno più avanzata e unica del Kalaripayattu. È un bastone corto (circa 60 cm), ricurvo a forma di S o che ricorda una zanna d’elefante. La sua forma particolare è progettata per colpire con precisione i punti vitali (Marma) dell’avversario a distanza molto ravvicinata, spesso aggirando le parate. È un’arma difficile da padroneggiare e richiede grande abilità e conoscenza anatomica. È considerata la “madre” delle armi perché la sua padronanza affina al massimo grado la precisione e il controllo.

Armi di Metallo (Angathari): Queste armi richiedono un livello superiore di abilità, controllo e responsabilità.

  1. Khadga (ഖഡ്ഗം – Spada a Doppio Taglio) / Vaal (വാൾ – Spada a Singolo Taglio): La spada è un’arma classica del guerriero. Nel Kalaripayattu, l’addestramento con la spada include tecniche di taglio, affondo, parata e gioco di gambe specifico.
  2. Paricha (പരിച – Scudo): Solitamente di forma rotonda, lo scudo viene usato in combinazione con la spada (Vaalum Parichayum). L’addestramento si concentra sulla coordinazione tra attacco e difesa simultanea con entrambe le mani.
  3. Kathari (കഠാരി – Pugnale): Arma corta utilizzata per il combattimento ravvicinato, con tecniche di affondo, taglio e parata. Esistono varie forme di pugnali nella tradizione indiana.
  4. Kuntham (കുന്തം – Lancia): Arma lunga utilizzata per tenere a distanza l’avversario, con tecniche di affondo e parata.
  5. Urumi (ഉരുമി) o Chuttuval (ചുറ്റുവൾ): Questa è forse l’arma più iconica e temibile del Kalaripayattu. È una spada estremamente lunga (anche fino a 3 metri o più), sottile e flessibile come una frusta d’acciaio, spesso con doppio taglio. Viene indossata arrotolata attorno alla vita come una cintura. Quando sguainata, viene fatta roteare attorno al corpo creando un vortice pericoloso che può tenere a bada più avversari contemporaneamente. È estremamente difficile da controllare e pericolosa anche per chi la usa. Richiede anni di pratica, agilità eccezionale e coordinazione perfetta. La padronanza dell’Urumi è considerata un segno di altissima maestria.

L’addestramento progressivo attraverso queste diverse armi non solo insegna a combattere con ciascuna di esse, ma sviluppa anche qualità trasferibili al combattimento a mani nude, come il tempismo, la gestione della distanza, la precisione e la capacità di adattarsi a diverse situazioni.

A CHI E' INDICATO E A CHI NO

Il Kalaripayattu è un’arte marziale complessa e impegnativa, ma potenzialmente gratificante per una vasta gamma di persone. Tuttavia, non è adatta a tutti indistintamente.

A Chi è Indicato:

  1. Persone in cerca di Fitness Completo: La pratica costante del Kalaripayattu sviluppa forza funzionale, flessibilità eccezionale (specialmente nello stile settentrionale), agilità, equilibrio, coordinazione neuromuscolare e resistenza cardiovascolare. È un allenamento total body molto intenso.
  2. Individui Interessati alle Arti Marziali Tradizionali e alla Cultura: Chi è affascinato dalle arti marziali antiche, dalla storia, dalla filosofia orientale e dalla cultura indiana troverà nel Kalaripayattu un patrimonio ricchissimo da esplorare. Non è solo combattimento, ma un sistema culturale integrato.
  3. Persone che Cercano Disciplina Mentale e Concentrazione: Il rigore dell’allenamento, la necessità di memorizzare sequenze complesse, l’attenzione richiesta nell’uso delle armi e il rispetto dei rituali sviluppano fortemente la disciplina, la concentrazione, la pazienza e la forza di volontà.
  4. Artisti Marziali Esperti: Praticanti di altre arti marziali possono trovare nel Kalaripayattu nuovi stimoli, tecniche complementari (specialmente per la fluidità, le posizioni basse e l’uso delle armi) e una prospettiva storica unica.
  5. Attori, Danzatori e Performer: Data la sua enfasi sulla fluidità, l’espressività corporea e la connessione storica con forme d’arte come il Kathakali, il Kalaripayattu è un eccellente training per attori fisici, danzatori e performer che desiderano migliorare la presenza scenica, il controllo del corpo e l’agilità.
  6. Chi Cerca un Percorso Olistico: L’integrazione di aspetto fisico, mentale, spirituale e potenzialmente terapeutico (connessione con Ayurveda/Marma) lo rende adatto a chi cerca un percorso di crescita personale completo.
  7. Giovani e Adulti: Tradizionalmente si inizia da bambini (anche 6-7 anni) per sviluppare al meglio la flessibilità, ma anche gli adulti possono iniziare e trarre grandi benefici, adattando l’intensità alle proprie capacità.

A Chi Potrebbe Non Essere Indicato:

  1. Chi Cerca Risultati Immediati o “Quick Fix” per l’Autodifesa: Il Kalaripayattu richiede anni di pratica costante e dedizione per raggiungere un livello di competenza significativo. Non è un corso di autodifesa rapido. Sebbene fornisca abilità difensive, l’obiettivo primario non è solo quello.
  2. Persone Interessate Principalmente alla Competizione Sportiva: Sebbene esistano dimostrazioni e performance, il Kalaripayattu tradizionale non è focalizzato sulla competizione sportiva con regole standardizzate e punteggi come avviene nel Karate sportivo o nel Taekwondo. Lo sparring (Porrattam) è uno strumento di apprendimento, non un fine agonistico.
  3. Individui con Gravi Limitazioni Fisiche Preesistenti: L’allenamento è fisicamente molto esigente, specialmente per articolazioni (ginocchia, anche, schiena) e richiede un alto grado di flessibilità. Persone con seri problemi articolari, lesioni croniche alla schiena, problemi cardiovascolari gravi o altre condizioni mediche limitanti dovrebbero consultare un medico prima di iniziare e discutere approfonditamente con l’istruttore per eventuali modifiche o controindicazioni assolute.
  4. Chi non è Disposto a Sottoporsi a un Allenamento Rigoroso e Disciplinato: La pratica richiede impegno, costanza, rispetto per le regole del Kalari e per il Gurukkal. Non è adatto a chi cerca un’attività fisica casuale o poco impegnativa.
  5. Persone Impressionabili o Non Interessate all’Uso delle Armi: L’addestramento con le armi (incluse quelle potenzialmente pericolose come l’Urumi) è parte integrante del curriculum tradizionale. Chi ha una forte avversione all’idea di maneggiare armi potrebbe non trovarsi a proprio agio, sebbene l’enfasi sia sempre sulla sicurezza e sul controllo.

In definitiva, la scelta di praticare Kalaripayattu dovrebbe basarsi su una comprensione realistica di cosa comporta l’arte e sulla volontà di impegnarsi in un percorso lungo e profondo.

CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA

Come ogni arte marziale, specialmente una che include combattimento a contatto e uso di armi, il Kalaripayattu comporta rischi intrinseci di infortunio. Tuttavia, un addestramento corretto e responsabile, sotto la guida di un Gurukkal qualificato ed esperto, è progettato per minimizzare questi rischi. È fondamentale essere consapevoli delle potenziali problematiche e delle misure preventive.

Rischi Potenziali:

  • Infortuni Muscolo-Scheletrici: Distorsioni (caviglie, polsi), stiramenti muscolari (cosce, schiena), contusioni (dovute a colpi o cadute), e più raramente fratture o lussazioni, specialmente durante lo sparring o l’allenamento con le armi. Le posizioni basse e i movimenti di torsione possono mettere sotto stress ginocchia, anche e colonna vertebrale se non eseguiti con la tecnica corretta o se si superano i propri limiti.
  • Lesioni da Uso delle Armi: L’allenamento con bastoni, spade, pugnali e soprattutto con l’Urumi comporta un rischio evidente di tagli, perforazioni o colpi contundenti se manca il controllo, la concentrazione o l’esperienza necessaria. Questo rischio è presente sia per sé stessi che per i partner di allenamento.
  • Sovrallenamento: L’intensità della pratica può portare a sindromi da sovrallenamento se non si presta attenzione ai segnali del corpo e non si concede un adeguato recupero.
  • Cadute: Salti, acrobazie e proiezioni possono causare infortuni se le tecniche di caduta non sono state apprese correttamente o se l’ambiente di allenamento non è sicuro (es. pavimento irregolare).

Misure di Sicurezza Fondamentali:

  • Istruttore Qualificato: La sicurezza dipende in primis dalla competenza e dall’attenzione del Gurukkal. Un buon maestro conosce i rischi, insegna le tecniche in modo progressivo, enfatizza il controllo e la precisione, e supervisiona attentamente gli studenti, specialmente durante le fasi più pericolose dell’addestramento.
  • Progressione Graduale: Gli studenti non vengono introdotti a tecniche avanzate o armi pericolose prima di aver sviluppato le basi fisiche, la coordinazione e la disciplina necessarie. Il curriculum tradizionale segue una progressione logica (Meipayattu -> Kolthari -> Angathari -> Verumkai) proprio per garantire una crescita sicura.
  • Riscaldamento e Defaticamento: Un riscaldamento adeguato prepara il corpo allo sforzo, riducendo il rischio di stiramenti. Il defaticamento aiuta nel recupero.
  • Tecnica Corretta: Imparare ed eseguire le tecniche con la forma corretta è essenziale per prevenire stress inutili sulle articolazioni e massimizzare l’efficienza riducendo lo sforzo.
  • Controllo nello Sparring: Lo sparring (Porrattam) deve essere sempre supervisionato e praticato con controllo, focalizzandosi sull’applicazione tecnica piuttosto che sulla forza bruta o sulla vittoria. L’uso di protezioni (caschi, guanti, ecc.) non è tradizionale ma può essere adottato in alcuni contesti moderni per aumentare la sicurezza, sebbene possa alterare la dinamica della pratica.
  • Consapevolezza e Concentrazione: Mantenere la concentrazione durante tutto l’allenamento è cruciale, specialmente quando si maneggiano armi. La distrazione aumenta esponenzialmente il rischio di incidenti.
  • Ascoltare il Proprio Corpo: Imparare a riconoscere i segnali di stanchezza o dolore e non spingersi oltre i propri limiti in modo sconsiderato è fondamentale per prevenire infortuni da usura o acuti.
  • Massaggio Uzhichil: Il massaggio tradizionale con oli medicati è considerato una parte importante della prevenzione degli infortuni e del mantenimento della salute fisica del praticante nel contesto tradizionale.
  • Ambiente Sicuro: Il Kalari deve essere mantenuto pulito, sgombro da ostacoli e con un fondo adeguato (tradizionalmente terra battuta, che assorbe meglio gli impatti rispetto a superfici dure).

Rispettando queste precauzioni, la pratica del Kalaripayattu può essere un’attività relativamente sicura, sebbene un certo grado di rischio sia inevitabile in qualsiasi disciplina marziale autentica.

CONTROINDICAZIONI

Sebbene il Kalaripayattu offra numerosi benefici per la salute fisica e mentale, esistono alcune condizioni o situazioni in cui la pratica potrebbe essere sconsigliata o richiedere particolari precauzioni e il parere medico preventivo. È importante considerare queste controindicazioni per garantire la sicurezza e il benessere del praticante.

Controindicazioni Relative (Consultare Medico e Istruttore):

  1. Problemi Articolari Preesistenti: Condizioni come artrite, artrosi grave, lesioni croniche ai legamenti (specialmente ginocchia e caviglie), ernie discali o problemi significativi alla colonna vertebrale possono essere aggravate dai movimenti intensi, dalle posizioni basse e dalle torsioni richieste. È essenziale un consulto medico e una comunicazione aperta con l’istruttore per valutare la fattibilità e le eventuali modifiche necessarie.
  2. Problemi Cardiovascolari: L’allenamento è fisicamente impegnativo e può mettere sotto stress il sistema cardiovascolare. Persone con malattie cardiache, ipertensione non controllata o altre condizioni cardiovascolari dovrebbero ottenere l’approvazione del proprio medico prima di iniziare.
  3. Problemi Respiratori: Condizioni come l’asma grave potrebbero essere aggravate dall’esercizio fisico intenso. È importante avere un piano di gestione e informare l’istruttore.
  4. Gravidanza: Generalmente, l’allenamento intenso e potenzialmente traumatico del Kalaripayattu non è consigliato durante la gravidanza, se non forse nelle primissime fasi e con estrema cautela e modifiche, sempre sotto consiglio medico. Dopo il parto, è necessario attendere un adeguato periodo di recupero prima di riprendere.
  5. Recupero da Infortuni o Interventi Chirurgici: È fondamentale completare il percorso riabilitativo e ottenere il via libera dal medico o dal fisioterapista prima di iniziare o riprendere la pratica dopo un infortunio significativo o un intervento chirurgico.
  6. Età Molto Avanzata o Fragilità Ossea: Sebbene non ci sia un limite di età assoluto, persone molto anziane o con osteoporosi dovrebbero valutare attentamente i rischi, magari optando per forme di pratica più leggere o modificate, sempre previo consulto medico.

Controindicazioni Potenzialmente Assolute (Valutazione Medica Indispensabile):

  1. Condizioni Neurologiche Gravi: Alcune malattie neurologiche degenerative o che compromettono l’equilibrio e la coordinazione potrebbero rendere la pratica troppo rischiosa.
  2. Instabilità Articolare Grave: Se le articolazioni sono estremamente instabili a causa di lesioni o condizioni congenite, il rischio di lussazioni o ulteriori danni potrebbe essere troppo elevato.
  3. Malattie Acute o Infettive: È sconsigliato allenarsi durante fasi acute di malattie, febbre o infezioni.

È cruciale sottolineare che queste sono indicazioni generali. Ogni individuo è unico, e la decisione finale sulla pratica del Kalaripayattu in presenza di condizioni mediche preesistenti deve essere presa dopo un’attenta valutazione medica personalizzata. È altrettanto importante essere onesti con il proprio istruttore riguardo alle proprie condizioni di salute, in modo che possa adattare l’allenamento o consigliare di non praticare se i rischi superano i benefici. Un approccio responsabile alla propria salute è parte integrante della disciplina marziale.

CONCLUSIONI

Il Kalaripayattu si erge come un monumento vivente alla ricca e antica tradizione marziale dell’India, in particolare del Kerala. È molto più di un semplice sistema di combattimento; è una disciplina olistica che intreccia in modo inestricabile lo sviluppo fisico, la disciplina mentale, la consapevolezza spirituale e un profondo legame con la cultura e la storia della sua terra d’origine. La sua rivendicazione di essere la “madre delle arti marziali”, sebbene oggetto di dibattito accademico, sottolinea la sua venerabile età e la potenziale influenza che potrebbe aver esercitato nel corso dei millenni.

La sua complessità tecnica, che spazia dal condizionamento corporeo del Meipayattu alla padronanza di un vasto arsenale di armi in Kolthari e Angathari, fino alle sofisticate tecniche a mani nude del Verumkai e alla conoscenza dei punti vitali (Marma), lo rende uno dei sistemi marziali più completi al mondo. La pratica richiede anni di dedizione, disciplina ferrea e un profondo rispetto per il Gurukkal e la sacralità del Kalari, forgiando non solo guerrieri abili ma anche individui equilibrati e consapevoli.

Nonostante il periodo di declino sotto il dominio britannico, il Kalaripayattu ha dimostrato una notevole resilienza, rinascendo nel XX secolo grazie all’impegno di maestri appassionati e all’orgoglio culturale ritrovato. Oggi, continua ad affascinare praticanti in tutto il mondo, attratti dalla sua efficacia marziale, dalla sua bellezza estetica – evidente nei movimenti fluidi e nelle posture ispirate agli animali – e dalla sua profondità filosofica e spirituale.

Sebbene la sua pratica richieda impegno fisico e mentale e comporti intrinseci rischi che necessitano di un approccio cauto e responsabile, i benefici potenziali sono immensi: miglioramento della forma fisica, aumento della concentrazione, sviluppo della disciplina, maggiore consapevolezza corporea e un’immersione unica in un patrimonio culturale millenario. Il Kalaripayattu non è per tutti, ma per coloro che sono disposti ad intraprendere il suo arduo percorso, offre una via per coltivare la forza interiore ed esteriore, l’equilibrio e una profonda connessione con una delle più antiche e affascinanti arti marziali del pianeta. La sua continua pratica e diffusione assicurano che questa preziosa eredità continui a vivere e ispirare le generazioni future.

FONTI

Le informazioni presentate in questa pagina sono state compilate sintetizzando conoscenze generali e dati comunemente disponibili riguardanti il Kalaripayattu, attingendo da una varietà di fonti informative nel campo delle arti marziali, della storia e della cultura indiana. Non è stato possibile citare fonti specifiche per ogni singola affermazione data la natura compilativa della richiesta, ma la base informativa deriva da tipologie di fonti quali:

  • Letteratura Accademica e Studi Culturali: Articoli di ricerca e pubblicazioni accademiche focalizzate sulle arti marziali del sud dell’Asia, sulla storia del Kerala, sull’antropologia culturale e sugli studi performativi (data la connessione con Kathakali e Theyyam). Esempi di aree di ricerca includono lavori sulla storia militare del Kerala, studi sulla tradizione del Gurukulam, analisi comparative delle arti marziali asiatiche.
  • Libri Specifici sul Kalaripayattu: Esistono diverse pubblicazioni dedicate specificamente al Kalaripayattu, scritte sia da studiosi che da praticanti esperti e Gurukkal. Questi libri spesso coprono la storia, la filosofia, le tecniche, gli stili e l’aspetto medico/terapeutico (Marma). (Nota: Non potendo effettuare ricerche in tempo reale, non posso citare titoli specifici qui, ma una ricerca bibliografica rivelerebbe testi come quelli di autori come Phillip Zarrilli, Patrick Denaud, o pubblicazioni di Gurukkal come S.R.D. Prasad).
  • Siti Web di Scuole e Associazioni Riconosciute: I siti web ufficiali di Kalari tradizionali e rispettati in Kerala (es. Hindustan Kalari Sangam, EPV Kalari, Kadathanadan Kalari Sangam, Kerala Kalari Academy ecc.) e di associazioni internazionali che promuovono l’arte forniscono spesso informazioni dettagliate sulla loro storia, stile, lignaggio e curriculum.
  • Documentari e Materiale Audiovisivo: Diversi documentari realizzati da emittenti internazionali (come BBC, National Geographic) o produzioni indipendenti hanno esplorato il Kalaripayattu, offrendo interviste a maestri, dimostrazioni tecniche e approfondimenti culturali.
  • Enciclopedie e Risorse Generali sulle Arti Marziali: Opere enciclopediche cartacee e online dedicate alle arti marziali del mondo spesso includono sezioni sul Kalaripayattu, fornendo una panoramica generale della sua storia e delle sue caratteristiche.
  • Risorse Culturali del Kerala: Siti web e pubblicazioni del Dipartimento del Turismo del Kerala o di altre istituzioni culturali indiane possono contenere informazioni sul Kalaripayattu come parte del patrimonio culturale della regione.

È importante notare che, data l’antichità dell’arte e la sua trasmissione prevalentemente orale per lunghi periodi, oltre al bando britannico che ha interrotto alcuni lignaggi, possono esistere variazioni nelle narrazioni storiche e nelle interpretazioni tecniche tra diverse scuole e fonti. Si è cercato di presentare una visione equilibrata basata sulle informazioni più comunemente accettate e diffuse nel contesto degli studi e della pratica del Kalaripayattu.

DISCLAIMER - AVVERTENZE

Le informazioni contenute in questa pagina sono fornite a solo scopo informativo e culturale generale. Non intendono sostituire il parere di professionisti qualificati, né costituire consiglio medico, terapeutico o di allenamento professionale.

La pratica del Kalaripayattu, come tutte le arti marziali e le attività fisiche intense, comporta rischi intrinseci di infortunio. Prima di intraprendere la pratica del Kalaripayattu o di qualsiasi nuova attività fisica, si raccomanda vivamente di consultare il proprio medico curante, specialmente in presenza di condizioni mediche preesistenti.

L’apprendimento e la pratica sicura del Kalaripayattu richiedono la guida di un istruttore (Gurukkal) qualificato ed esperto. Non tentare di apprendere o praticare tecniche complesse o l’uso di armi basandosi esclusivamente su descrizioni scritte o video senza la supervisione diretta di un insegnante competente.

Gli autori e i fornitori di queste informazioni declinano ogni responsabilità per eventuali danni, lesioni o conseguenze negative che potrebbero derivare dall’uso diretto o indiretto delle informazioni qui presentate o dalla pratica del Kalaripayattu senza adeguata supervisione medica e tecnica. La decisione di praticare Kalaripayattu e la responsabilità della propria sicurezza ricadono interamente sull’individuo.

a cura di F. Dore – 2025

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