Tabella dei Contenuti
COSA E'
Introduzione: Oltre una Semplice Definizione
Quando ci si avvicina al vasto e complesso universo delle arti marziali cinesi, conosciute collettivamente come Kung Fu o Wushu, si scopre un mosaico di stili, filosofie e storie. All’interno di questo panorama, il Lanshoumen (拦手门) emerge non solo come un sistema di combattimento, ma come una vera e propria dottrina strategica incarnata nel movimento. Tradurre il suo nome come “Scuola della Mano che Blocca” è corretto, ma al tempo stesso riduttivo. Questa dicitura, pur cogliendo un aspetto della sua essenza, non riesce a trasmettere la proattività, l’aggressività controllata e la profonda intelligenza tattica che definiscono quest’arte.
Per comprendere appieno cosa sia il Lanshoumen, è necessario intraprendere un viaggio che ne esplori il nome, le radici geografiche e culturali, i principi biomeccanici e filosofici, e il suo posto unico nel firmamento delle arti marziali. Non si tratta semplicemente di un elenco di tecniche, ma di un approccio olistico al combattimento, un “metodo” (espresso dal carattere 门, Mén, che significa “porta” o “scuola”) basato su un concetto fondamentale: l’intercettazione (拦, Lán). Il Lanshoumen è, in essenza, l’arte di neutralizzare la minaccia prima che possa manifestarsi pienamente, di trasformare la difesa in attacco e di dominare lo scontro attraverso un controllo superiore dello spazio, del tempo e della struttura avversaria.
Questo approfondimento si prefigge di smontare e analizzare ogni componente del Lanshoumen, per ricostruirne un’immagine completa e sfaccettata, rivelando come un’arte marziale possa essere al contempo un sistema di autodifesa letale, un metodo per la coltivazione della salute e della forza, e un percorso di affinamento mentale e strategico.
L’Etimologia del Nome: Decifrare i Tre Pilastri Concettuali
Il nome stesso, Lanshoumen, è una dichiarazione d’intenti. Ogni ideogramma che lo compone è una chiave di lettura per decifrarne la natura.
Il Carattere Chiave: Lán (拦) – L’Intercettazione Proattiva
Il cuore pulsante dello stile risiede nel carattere Lán. La sua traduzione più comune è “bloccare” o “ostruire”, ma il suo significato marziale è molto più dinamico e intelligente. Non si tratta di un blocco passivo, di una parata che assorbe l’impatto e attende un’opportunità per contrattaccare. Lán implica un’azione di disturbo, di sbarramento, di intercettazione. È l’atto di “mettere una sbarra” sulla via dell’attacco avversario.
Immaginiamo l’attacco dell’avversario come un fiume che scorre verso di noi. Un blocco passivo sarebbe come costruire una piccola diga che subisce la piena pressione dell’acqua. Il concetto di Lán è invece quello di deviare il corso del fiume alla sua sorgente, di intromettersi nel suo flusso con una forza minima ma applicata nel punto e nel momento giusto, per causare il massimo disturbo. È un’azione che entra nello spazio dell’avversario, che ne “sporca” la tecnica mentre sta nascendo, impedendole di raggiungere la sua massima espressione di potenza e velocità.
Questa intercettazione può avvenire a più livelli: si può intercettare l’intenzione dell’avversario (leggendone il linguaggio del corpo), il suo movimento iniziale (attaccando la spalla o il fianco che si carica per il colpo) o la sua arma (la mano o il piede) a metà del suo tragitto. In ogni caso, è un’azione che ruba l’iniziativa, che trasforma una situazione difensiva in un’opportunità offensiva.
Il Veicolo dell’Azione: Shǒu (手) – La Mano come Metodo
Il secondo carattere, Shǒu, significa “mano”. Anche in questo caso, la comprensione non deve fermarsi alla superficie. La “mano” non è solo l’appendice fisica, ma rappresenta il “metodo”, l’abilità tecnica, l’insieme degli strumenti attraverso cui il principio di Lán viene applicato. È la conoscenza tangibile, il repertorio di gesti, posture e colpi che costituiscono l’arsenale del praticante.
Nello specifico del Lanshoumen, la “mano” è incredibilmente versatile. Può essere un pugno (Chui), un palmo (Zhang), una presa ad artiglio (Zhua), una mano a taglio (Pi), o assumere decine di altre configurazioni, ognuna adatta a uno scopo specifico: colpire, afferrare, controllare, deviare, lacerare. Lo Shǒu del Lanshoumen è “vivo”; è sensibile per percepire la forza dell’avversario (Ting Jin, l’abilità di “ascoltare” con il contatto) e al contempo devastante per distruggerne la struttura.
Quindi, Lán Shǒu (拦手), la combinazione dei primi due caratteri, non è solo “la mano che blocca”, ma “il metodo dell’intercettazione”, un sistema di abilità manuali progettate per dominare e neutralizzare l’offensiva altrui.
Il Contenitore della Conoscenza: Mén (门) – La Porta verso la Maestria
Infine, il carattere Mén significa “porta”, “cancello” o, per estensione, “scuola”, “famiglia”, “sistema”. Nel contesto delle arti marziali cinesi, Mén ha un’importanza cruciale. Designa un corpo di conoscenze completo e coerente, con una propria genealogia, una propria metodologia di allenamento e una propria filosofia. Entrare in un Mén significa essere iniziati a un particolare percorso marziale.
La “porta” del Lanshoumen è la porta d’accesso a questa specifica strategia di combattimento. Superarla significa apprendere e interiorizzare i suoi principi fino a farli diventare una seconda natura. Il Mén rappresenta la totalità del sistema: le forme (Taolu), gli esercizi di base (Jibengong), le applicazioni marziali, le tecniche con le armi e i principi filosofici. È un universo marziale autonomo e strutturato.
Mettendo insieme i tre caratteri, Lanshoumen (拦手门), otteniamo una definizione ricca e profonda: “Il sistema completo di combattimento (Mén) basato sull’abilità tecnica (Shǒu) di intercettare e controllare proattivamente l’attacco avversario (Lán)”. È un nome che racconta un’intera filosofia.
Il Contesto Geografico e Culturale: Forgiato nel Cuore Marziale della Cina
Per capire perché il Lanshoumen è quello che è, dobbiamo guardare a dove è nato. Lo stile proviene dalle province del nord della Cina, in particolare dall’Hebei, una regione storicamente conosciuta come la “culla” di molti dei più famosi e potenti stili di Kung Fu. Questo ambiente ha plasmato il Lanshoumen in modi indelebili.
L’Influenza dell’Ambiente del Nord
Il nord della Cina è caratterizzato da pianure vaste e aperte e da inverni rigidi. Questo scenario geografico e climatico ha favorito lo sviluppo di arti marziali con caratteristiche specifiche. Le lunghe distanze richiedevano tecniche che potessero coprire rapidamente il terreno, con passi ampi e potenti. Le posizioni (Mabu, Gongbu) dovevano essere stabili e ben radicate, per generare potenza dal terreno e mantenere l’equilibrio su superfici potenzialmente scivolose o irregolari.
A differenza di molti stili del sud, che, sviluppatisi in ambienti più affollati e su imbarcazioni, privilegiano il combattimento a cortissima distanza e l’uso delle braccia, gli stili del nord come il Lanshoumen integrano un uso più dinamico delle gambe, sia per la mobilità sia per i calci. Il Lanshoumen, pur essendo focalizzato sulla media e corta distanza, eredita questa mobilità e questa solidità posturale tipiche del suo luogo d’origine.
L’Ecosistema Marziale dell’Hebei
L’Hebei non era solo un luogo, ma un vero e proprio “melting pot” marziale. Qui, maestri di diverse discipline si incontravano, si sfidavano e, a volte, si scambiavano conoscenze. È in questo contesto che il Lanshoumen è cresciuto, in stretta prossimità e in dialogo costante con altri due giganti del nord: il Bajiquan (八极拳, Pugilato degli Otto Estremi) e il Piguaquan (劈掛拳, Pugilato dell’Appendersi e Spaccare).
Questa vicinanza è fondamentale per definire l’identità del Lanshoumen.
Dal Bajiquan, condivide l’enfasi sulla potenza esplosiva a corta distanza (Fajin), le posizioni basse e potenti e un approccio al combattimento diretto e senza fronzoli. Il Baji è famoso per “aprire la porta” della guardia avversaria con la forza bruta.
Dal Piguaquan, eredita l’uso di movimenti fluidi e ampi delle braccia, simili a frustate, che generano un’enorme potenza centrifuga. Il Pigua è un maestro del combattimento a lunga distanza, usando le braccia come armi a lungo raggio.
Il Lanshoumen può essere visto come un ponte intelligente tra questi due approcci. Utilizza la fluidità del Pigua per controllare la lunga distanza e l’esplosività del Baji per dominare la corta, ma aggiunge il suo elemento distintivo: l’intercettazione (Lán). Mentre il Baji “sfonda la porta” e il Pigua “colpisce da fuori della porta”, il Lanshoumen “controlla la porta” stessa, impedendo all’avversario di entrare o uscire a suo piacimento. Questa simbiosi ha portato molti maestri a insegnare i tre stili come un unico sistema completo, dove ogni arte compensa e arricchisce le altre.
I Principi Fondamentali: Il Motore Interno del Sistema
Al di là della storia e della geografia, ciò che veramente definisce il Lanshoumen è il suo insieme di principi operativi. Questi non sono semplici regole, ma concetti biomeccanici e strategici che pervadono ogni singolo movimento.
1. Gong Fang He Yi (攻防合一) – L’Indissolubile Unione di Attacco e Difesa
Questo è forse il principio più rappresentativo del Lanshoumen, la manifestazione pratica del concetto di Lán. Significa che attacco e difesa non sono due azioni separate e consecutive, ma un unico, singolo istante. Ogni movimento difensivo contiene un elemento offensivo, e ogni attacco ha una componente difensiva intrinseca.
Questo si traduce in tecniche dove, per esempio, l’avambraccio che devia un pugno non si limita a spostarlo, ma contemporaneamente colpisce un punto di pressione sul braccio dell’avversario. Oppure, una parata circolare non solo allontana l’attacco, but lo “aggancia” (Gua) per squilibrare l’avversario e creare un’apertura per un colpo successivo nello stesso fluido movimento.
Questo principio rende il Lanshoumen incredibilmente efficiente. Non c’è tempo sprecato, non c’è un “momento morto” tra la difesa e il contrattacco. Il praticante di Lanshoumen cerca di inserirsi nel “vuoto” dell’azione avversaria, quel brevissimo istante in cui l’avversario è impegnato nell’attacco e quindi strutturalmente vulnerabile. L’intera arte è costruita per trovare e sfruttare spietatamente questo istante.
2. Zheng Ti Li (整体力) – La Forza del Corpo Unificato
Il Lanshoumen non è un’arte di pura forza muscolare del braccio. La sua potenza, spesso descritta come pesante e penetrante, deriva dal principio della “Forza del Corpo Unificato” o “Forza Integrale”. Ogni tecnica, che sia un pugno, un palmo o una presa, non è generata dalla sola spalla o dal braccio, ma è l’espressione di un movimento coordinato dell’intero corpo.
La forza nasce dai piedi, che si “radicano” al suolo (Gen). Viene generata dalla rotazione delle anche e della vita (Yao), che agiscono come il motore principale. Questa forza sale lungo la colonna vertebrale, che si muove come una frusta, e viene infine canalizzata attraverso le spalle, i gomiti e le mani. Quando questo collegamento, o “catena cinematica”, è perfetto, il corpo si muove come un unico blocco. Il risultato è il Fajin (发劲), l’emissione di potenza esplosiva, che permette a un praticante anche di piccola stazza di generare una forza devastante.
Per coltivare questa abilità, l’allenamento del Lanshoumen pone un’enfasi maniacale sulle posizioni di base (Jibengong) e su esercizi specifici che insegnano a connettere ogni parte del corpo.
3. Chen Zhui Jin (沉坠劲) – La Potenza che Affonda e Trascina
Un’altra qualità distintiva della potenza nel Lanshoumen è il Chen Zhui Jin, che può essere tradotto come “Potenza che Affonda e Trascina”. Non è una forza “leggera” o “schioccante”, ma una forza “pesante”, che sembra penetrare nell’avversario e trascinarlo verso il basso.
Questo si ottiene attraverso un uso consapevole del baricentro e della gravità. Il praticante impara a rilasciare il peso del proprio corpo nella tecnica, combinando la forza generata orizzontalmente dalla rotazione delle anche con una componente verticale, un “affondamento” istantaneo della postura. Questo non solo aggiunge massa al colpo, ma ha un effetto destabilizzante sulla struttura dell’avversario, rendendogli difficile assorbire o deviare l’impatto. È come essere colpiti da un’onda che non solo spinge, ma risucchia anche verso il basso.
4. Xin Fa (心法) – Il Metodo della Mente Strategica
Il Lanshoumen è un’arte marziale intelligente. La sua efficacia non risiede solo nella superiorità fisica, ma nella superiorità tattica. Xin Fa si riferisce al “metodo della mente/cuore”, ovvero all’insieme di strategie e stati mentali che guidano l’applicazione delle tecniche.
Un aspetto chiave dello Xin Fa nel Lanshoumen è il concetto di “chiudere le porte” dell’avversario. Le “porte” sono le aperture nella sua guardia, i canali attraverso cui può lanciare i suoi attacchi. Il praticante di Lanshoumen non si limita a difendere queste porte quando vengono attaccate, ma cerca attivamente di controllarle e sigillarle. Questo avviene attraverso il controllo delle braccia e delle spalle dell’avversario, limitandone il raggio di movimento e le opzioni offensive.
Un altro aspetto è la coltivazione di uno stato mentale di calma aggressiva. Non è la rabbia cieca, ma una determinazione fredda e focalizzata. La mente deve essere “vuota” da preconcetti, pronta a reagire istantaneamente e istintivamente a ciò che l’avversario presenta, applicando il principio più efficace per quella specifica situazione.
Lanshoumen nel Contesto delle Arti Marziali: Un Ibrido Unico
Una delle domande più comuni nel classificare le arti marziali cinesi è se uno stile sia “interno” (Neijia) o “esterno” (Waijia).
Gli stili esterni (come lo Shaolin) sono tipicamente associati all’allenamento della forza muscolare, della velocità e dell’agilità.
Gli stili interni (come il Taijiquan, il Baguazhang e lo Xingyiquan) si concentrano sullo sviluppo del Qi (energia vitale), sulla consapevolezza interna, sulla fluidità e sull’uso della forza intrinseca (Jin) piuttosto che della forza bruta (Li).
Dove si colloca il Lanshoumen? La risposta è che il Lanshoumen è un perfetto e affascinante esempio di come questa dicotomia sia spesso una semplificazione eccessiva. Esso è un sistema ibrido che trascende la classificazione.
Da un lato, ha tutte le caratteristiche di un’arte esterna: l’allenamento è fisicamente estenuante, le tecniche sono dirette, potenti e visibilmente esplosive. L’obiettivo è l’applicazione marziale pratica e non lascia spazio a movimenti puramente filosofici o meditativi.
Dall’altro lato, il suo “motore” è puramente interno. La generazione della potenza attraverso il Zheng Ti Li (Corpo Unificato), l’uso del Chen Zhui Jin (Potenza che Affonda), la sensibilità per “ascoltare” la forza dell’avversario (Ting Jin) e l’enfasi sulla coordinazione tra mente (Xin), intenzione (Yi) e Qi sono tutti pilastri delle arti interne.
Si potrebbe dire che il Lanshoumen ha un’apparenza esterna e un’anima interna. Utilizza metodi di allenamento esterni per condizionare il corpo a sopportare e applicare i sofisticati principi interni che ne costituiscono il nucleo. Questa fusione è ciò che lo rende così potente e completo, unendo la robustezza e la praticità del Waijia con l’efficienza biomeccanica e la profondità del Neijia.
Conclusione: L’Essenza del Lanshoumen
Alla fine di questa analisi, la domanda “Cosa è il Lanshoumen?” trova una risposta molto più complessa e stratificata.
Il Lanshoumen è un sistema di combattimento del nord della Cina, forgiato in un ambiente marziale ricco e competitivo, che ha preso il meglio dai suoi vicini, come il Baji e il Pigua, per poi fonderlo in un’identità unica.
È una filosofia marziale basata sul principio proattivo dell’intercettazione, dove la difesa e l’attacco diventano un unico, inseparabile atto strategico, volto a dominare l’iniziativa e controllare lo scontro.
È una scienza del movimento, il cui potere non deriva dalla forza bruta, ma da un corpo interamente connesso e unificato, capace di generare una forza esplosiva, pesante e penetrante attraverso principi biomeccanici raffinati.
È un’arte marziale ibrida, che colma il divario tra gli stili interni ed esterni, dimostrando che la vera efficacia risiede nella loro sintesi.
Infine, il Lanshoumen è un percorso. Un percorso esigente che richiede disciplina, intelligenza e perseveranza, ma che offre in cambio non solo eccezionali capacità di autodifesa, ma anche una profonda comprensione del proprio corpo, un affinamento della propria mente strategica e la custodia di un prezioso frammento del patrimonio culturale e marziale cinese. È, in definitiva, la “Porta” verso la maestria nel metodo dell’intercettazione.
CARATTERISTICHE, FILOSOFIA E ASPETTI CHIAVE
Introduzione: Esplorare il “Perché” oltre il “Cosa”
Se la sezione precedente ha risposto alla domanda “Cosa è il Lanshoumen?”, delineandone l’identità e il contesto, questo approfondimento si avventura nel suo nucleo più intimo, nel suo “motore” concettuale. Ci addentreremo ora nel “perché” e nel “come” di quest’arte, esplorando la filosofia che ne anima ogni gesto, le caratteristiche che ne derivano come diretta conseguenza e gli aspetti chiave che ne definiscono la pratica e la trasmissione.
Comprendere le caratteristiche e la filosofia del Lanshoumen significa andare oltre la superficie delle tecniche di combattimento. Significa scoprire una visione del mondo applicata al conflitto, una dottrina forgiata nella fucina della necessità e del pragmatismo. Qui, ogni principio biomeccanico è l’incarnazione di un’idea filosofica, ogni tattica è il prodotto di un’acuta intelligenza strategica e ogni aspetto della pratica è un passo in un percorso di trasformazione che coinvolge corpo, mente e spirito.
Questo viaggio ci porterà a esaminare la filosofia del pragmatismo radicale che costituisce le fondamenta dello stile, ad analizzare il “Xin Fa” o “Metodo della Mente” che agisce come arma primaria, a sezionare le caratteristiche biomeccaniche uniche che rendono il corpo un perfetto strumento di questa filosofia, e infine a comprendere gli aspetti chiave che modellano il praticante, trasformando la disciplina marziale in un sentiero di vita.
La Filosofia del Pragmatismo Radicale: “Nessun Movimento è Spre-cato”
Alla base del Lanshoumen risiede una filosofia di una purezza quasi brutale: il pragmatismo radicale. Quest’arte è nata e si è evoluta in un contesto dove l’efficacia non era un’opzione, ma l’unica garanzia di sopravvivenza. Che fosse il campo di battaglia o la protezione di un convoglio, il combattimento era una questione di vita o di morte, priva di arbitri, categorie di peso o regole. Questa realtà ha epurato lo stile di ogni elemento puramente estetico, di ogni movimento superfluo o “fiorito”.
A differenza di altri stili che possono incorporare movimenti acrobatici o sequenze complesse dal valore anche dimostrativo, nel Lanshoumen ogni singolo gesto ha uno scopo marziale preciso, diretto e inequivocabile. La domanda che il praticante si pone costantemente non è “È bello da vedere?”, ma “Funziona?”. Questa mentalità si traduce nel principio non scritto di “Jie Jing” (节径), la ricerca del “percorso più breve”. Questo non si riferisce solo al movimento fisico – come colpire il bersaglio più vicino lungo la linea più diretta – ma anche alla strategia globale. L’obiettivo è risolvere il conflitto nel modo più rapido, sicuro ed efficiente possibile, minimizzando l’esposizione al rischio e il dispendio di energia.
Questa filosofia si manifesta in un’estetica della funzionalità. La bellezza del Lanshoumen non risiede in pose eleganti o salti spettacolari, ma nella spaventosa efficienza di un movimento che unisce difesa e attacco, nella stabilità di una posizione che sembra radicata nella terra e nella potenza esplosiva che scaturisce da un corpo perfettamente coordinato. È come confrontare una lettera ornata e poetica con un telegramma militare. Entrambi comunicano un messaggio, ma il telegramma lo fa con una chiarezza lapidaria e un’urgenza dettate dalla necessità. Il Lanshoumen è il telegramma.
Questa mentalità pragmatica insegna al praticante a distinguere l’essenziale dal superfluo, a concentrarsi su ciò che produce risultati tangibili. È una lezione che trascende il combattimento e si applica a ogni aspetto della vita, promuovendo un approccio diretto e onesto alla risoluzione dei problemi.
Il “Xin Fa” (心法) del Lanshoumen: La Mente Strategica come Arma Primaria
Se il pragmatismo è la filosofia di base, il Xin Fa, o “Metodo della Mente”, è il suo manuale operativo. È l’intelligenza strategica che guida l’applicazione fisica, l’arma più sofisticata a disposizione del praticante. Il corpo è lo strumento, ma la mente è l’artista marziale. Il Xin Fa del Lanshoumen si articola su principi tattici estremamente raffinati.
1. Zha Da Ji Ru (札打挤入): La Sequenza Tattica del Dominio Spaziale
Questo motto di quattro caratteri racchiude la sequenza tattica fondamentale del Lanshoumen. È un piano d’azione che guida il praticante dal contatto iniziale alla conclusione dello scontro.
Zha (札) – Radicarsi, Stabilire una Base: La prima azione non è attaccare, ma stabilire una struttura superiore. Significa affondare le proprie radici nel terreno, creare una postura stabile e potente da cui operare. “Zha” è l’atto di piantare la propria bandiera sul campo di battaglia, creando una fortezza da cui lanciare le proprie offensive e resistere a quelle altrui. Senza una base solida, ogni attacco è debole e ogni difesa è precaria.
Da (打) – Colpire, Attaccare: Dalla base sicura di “Zha”, si lancia l’attacco. “Da” non è un colpo selvaggio, ma un’offensiva precisa, mirata a testare la difesa avversaria, a creare un’apertura o a punire un errore. È l’azione che mette pressione, che forza l’avversario a reagire, rivelando così la sua strategia e le sue vulnerabilità.
Ji (挤) – Comprimere, Affollare, Spremere: Questo è forse il concetto più sottile e cruciale. Una volta stabilito il contatto, il praticante di Lanshoumen cerca di “spremere” lo spazio dell’avversario. Non gli concede il lusso della distanza, lo “affolla” con il proprio corpo e le proprie braccia, limitandone le opzioni di movimento. “Ji” è una pressione costante e soffocante che smantella la struttura avversaria, ne ostacola la capacità di generare potenza e crea un senso di claustrofobia e panico. È l’arte di combattere in una “cabina telefonica”, dove la propria familiarità con la corta distanza diventa un vantaggio schiacciante.
Ru (入) – Entrare: “Ru” è la fase finale, la penetrazione decisiva nella guardia avversaria. È l’atto di capitalizzare sul lavoro svolto da “Zha”, “Da” e “Ji”. Una volta che la struttura dell’avversario è compromessa e il suo spazio è controllato, si “entra” per sferrare il colpo o la tecnica risolutiva. È un’invasione dello spazio più intimo dell’avversario, un’azione finale che conclude lo scontro.
Questa sequenza, Zha-Da-Ji-Ru, è un ciclo continuo che trasforma il combattimento da uno scambio caotico di colpi a un processo metodico di smantellamento della capacità offensiva e difensiva dell’avversario.
2. Bu Diu Bu Ding (不丢不顶): La Chiave dell’Aderenza e della Non-Resistenza
Questo principio, condiviso con molte arti interne di alto livello, trova nel Lanshoumen un’interpretazione unica e aggressiva. Letteralmente significa “Non perdere il contatto, Non resistere di petto”.
Bu Diu (不丢) – Non Perdere il Contatto: Una volta che le braccia del praticante di Lanshoumen toccano quelle dell’avversario, cercano di non staccarsi più. Aderiscono come colla. Questo contatto costante, chiamato Nian (粘, “appiccicoso”), serve a due scopi vitali. In primo luogo, fornisce un flusso continuo di informazioni tattili (Ting Jin, “l’ascolto attraverso la forza”). Il praticante può “sentire” le intenzioni dell’avversario – dove sta spostando il peso, quale muscolo sta tendendo, da dove partirà il prossimo attacco – prima ancora di vederle. In secondo luogo, il contatto costante permette un controllo superiore, guidando, deviando e intrappolando le braccia dell’avversario, trasformandole da armi a impedimenti.
Bu Ding (不顶) – Non Resistere di Petto: Questo è l’aspetto “intelligente” della forza. Quando l’avversario spinge con una forza soverchiante, la risposta del Lanshoumen non è spingere più forte nella stessa direzione. Sarebbe uno scontro di forza bruta, dispendioso e rischioso. Invece, si cede leggermente, si devia la forza, si ruota per farla passare a vuoto, per poi usare lo slancio stesso dell’avversario contro di lui. È come una porta girevole: più forte spingi, più velocemente ti ritrovi fuori. Questo non è un atto di passività, ma una manovra strategica per assorbire e reindirizzare l’energia, per trasformare la forza dell’avversario in un suo svantaggio.
La combinazione di Bu Diu e Bu Ding crea un paradosso marziale: un’arte che è costantemente aggressiva e pressante, ma al contempo sensibile, fluida e non conflittuale nello scontro di forze. Controlla senza opporsi, domina senza scontrarsi.
3. L’Arte del Tempismo: Intercettare l’Intenzione (Yi)
Il principio di intercettazione (Lán) opera su più livelli di sofisticazione, che corrispondono a diversi livelli di maestria.
Intercettare la Forma (Xing – 形): Questo è il livello base. Si reagisce a un’azione fisica già manifesta. Si vede un pugno arrivare e lo si blocca. È una reazione, efficace ma sempre in ritardo rispetto all’iniziativa dell’avversario.
Intercettare la Potenza (Jin – 劲): Questo è un livello superiore. Non si aspetta che il colpo sia quasi a bersaglio, ma si intercetta l’azione nel suo momento iniziale, quando la forza (Jin) viene generata. Si attacca la spalla che si sta caricando, il fianco che sta ruotando. L’azione è proattiva, si “sporca” la tecnica dell’avversario alla fonte, impedendole di sviluppare la sua piena potenza.
Intercettare l’Intenzione (Yi – 意): Questo è il livello più alto del Lanshoumen, il culmine del Xin Fa. Qui, il praticante non reagisce più al movimento fisico, ma all’intenzione di muoversi. Attraverso una sensibilità estrema (sviluppata con il Ting Jin), una profonda comprensione della psicologia del combattimento e la lettura dei segnali quasi impercettibili del linguaggio del corpo, si percepisce l’intenzione di attaccare dell’avversario un istante prima che qualsiasi movimento fisico abbia inizio. L’intercettazione avviene in questo vuoto temporale, colpendo l’avversario mentre sta ancora “pensando” di attaccare. A questo livello, l’azione del praticante di Lanshoumen appare quasi pre-cognitiva, un passo avanti rispetto all’avversario, che si ritrova costantemente anticipato e neutralizzato.
Caratteristiche Biomeccaniche: Il Corpo come Strumento della Filosofia
La filosofia e la strategia del Lanshoumen non rimangono concetti astratti; si incarnano nel corpo attraverso caratteristiche biomeccaniche specifiche, allenate fino a diventare una seconda natura.
1. La Struttura a “Triangolo” (San Jiao Jia – 三角架): Fondamenta di Stabilità e Controllo
La geometria della forza è fondamentale. Il Lanshoumen costruisce la sua intera struttura, sia difensiva che offensiva, sul principio del triangolo, la forma geometrica più stabile.
Nella Postura: La posizione dei piedi a terra forma la base di un triangolo solido, che permette un radicamento eccezionale e una rapida distribuzione del peso in qualsiasi direzione.
Nella Guardia (Jia – 架): La posizione delle braccia, del busto e della testa crea una “cornice” (Jia) triangolare. Il braccio avanzato, il braccio arretrato e la linea delle spalle formano una serie di triangoli che sono difficili da penetrare e incredibilmente efficaci nel deviare la forza. Quando il praticante di Lanshoumen controlla un avversario, non usa solo la forza, ma applica la sua struttura triangolare contro quella dell’avversario, “incastrandola” e smantellandola con principi di leva geometrica.
2. La “Forza a Spirale” (Luo Xuan Jin – 螺旋劲) e la “Forza a Frusta” (Bian Jin – 鞭劲)
La potenza del Lanshoumen non è mai lineare. Proviene da due concetti dinamici interconnessi:
Luo Xuan Jin (Forza a Spirale): Ogni movimento di braccia e gambe è accompagnato da una sottile ma potente rotazione. La forza non viaggia in linea retta dal piede alla mano, ma sale a spirale attraverso le articolazioni, come un trapano. Questa qualità a spirale ha due effetti: in primo luogo, recluta più gruppi muscolari e legamenti, generando una potenza maggiore; in secondo luogo, conferisce alle tecniche una qualità penetrante e “avvitante” che è molto più difficile da deviare rispetto a una spinta lineare. Un pugno a spirale non solo colpisce, ma torce e lacera.
Bian Jin (Forza a Frusta): Ereditata in gran parte dal Piguaquan, è la capacità di usare il corpo come il manico di una frusta e gli arti come la frusta stessa. Richiede una sequenza rapidissima di tensionamento e rilassamento muscolare. La potenza viene generata dal centro del corpo (la vita) e si propaga verso l’esterno, accelerando esponenzialmente fino a raggiungere la mano o il piede. Questo crea colpi a lungo raggio che sono incredibilmente veloci e potenti, capaci di colpire da angolazioni inaspettate. Il Lanshoumen integra questa potenza a frusta nelle sue azioni di intercettazione, rendendole non solo difensive ma anche dolorosamente offensive.
3. Il Respiro Marziale (Wu Xi – 武吸): Il Motore Invisibile
Nel Lanshoumen, il respiro non è un atto involontario, ma uno strumento cosciente per la generazione di potenza e il mantenimento della struttura. La respirazione (Xi) è sincronizzata con il movimento.
Inspirazione (Inalazione): Generalmente, l’inspirazione accompagna i movimenti di raccolta, di preparazione o di assorbimento della forza. Il respiro che entra aiuta a espandere il torace e a rafforzare la connessione con il centro del corpo (Dantian), preparando il corpo per l’azione successiva.
Espirazione (Esalazione): L’espirazione è quasi sempre sincronizzata con l’emissione di potenza (Fajin). L’atto di espirare con forza aiuta a contrarre i muscoli addominali, ad “affondare” il baricentro e a compattare la struttura corporea nell’istante dell’impatto, massimizzando la potenza del colpo e il radicamento al suolo. Un’espirazione sonora (a volte un breve grido o grugnito, conosciuto come Kiai nelle arti giapponesi) può anche servire a focalizzare la mente e a intimidire l’avversario.
Aspetti Chiave della Pratica: La Forgiatura del Praticante
La filosofia e le tecniche vengono assimilate attraverso una pratica rigorosa e metodica. Questi sono gli aspetti chiave che trasformano uno studente in un vero praticante di Lanshoumen.
1. L’Importanza Maniacale del Jibengong (基本功): Le Fondamenta di Tutto
Se c’è un segreto nel Lanshoumen, è nascosto in piena vista nella pratica ossessiva e ripetitiva degli esercizi di base (Jibengong). Questa non è una fase per principianti da superare in fretta, ma il cuore dell’allenamento a tutti i livelli. Attraverso ore infinite di allenamento delle posizioni, dei passi e di esercizi di generazione della potenza, i principi astratti (radicamento, spirale, corpo unificato) vengono “scritti” nel sistema nervoso del praticante. Il Jibengong trasforma la conoscenza intellettuale in abilità fisica istintiva. È un processo lento e spesso frustrante, ma è l’unico modo per costruire il “corpo Lanshoumen” – un corpo condizionato a muoversi secondo i principi dello stile in modo naturale e spontaneo.
2. Lo Sviluppo del “Corpo di Ferro” (Tie Shen – 铁身): Condizionamento e Resilienza
Dato il suo pragmatismo, il Lanshoumen non trascura la necessità di condizionare il corpo a dare e ricevere colpi. La pratica include vari esercizi per indurire gli avambracci, le tibie e il torso. Questo non ha lo scopo di diventare insensibili al dolore, ma di raggiungere due obiettivi: in primo luogo, aumentare la resilienza del corpo, permettendo di assorbire impatti senza subire danni gravi; in secondo luogo, trasformare le superfici del corpo in armi. Un avambraccio condizionato, quando intercetta un calcio, non solo lo blocca ma può danneggiare la tibia dell’attaccante. Un blocco diventa esso stesso un attacco. Questo incarna perfettamente il principio di Gong Fang He Yi (unione di attacco e difesa).
3. La Coltivazione del “Wu De” (武德): L’Etica Marziale come Guida
Un’arte marziale così potente e potenzialmente letale, se priva di un solido quadro etico, diventa pericolosa non solo per gli altri ma anche per il praticante stesso. Per questo, la trasmissione del Lanshoumen è indissolubilmente legata al Wu De, l’etica marziale. Il Wu De comprende una serie di virtù che devono essere coltivate parallelamente all’abilità fisica:
Rispetto (Zun Jing): Per i maestri, per i compagni di pratica, per la tradizione e anche per l’avversario.
Umiltà (Qian Xu): Riconoscere che c’è sempre da imparare e che la vera forza non ha bisogno di essere ostentata.
Rettitudine (Yi): Usare le proprie abilità solo per scopi giusti, come la difesa di sé e dei più deboli, e mai per l’aggressione o la sopraffazione.
Disciplina (Ji Lü): La costanza e l’impegno necessari per percorrere un sentiero difficile.
Lealtà (Zhong Cheng): Verso la propria scuola e i principi che essa rappresenta.
Il Wu De agisce come la “guaina” che contiene la “lama” affilata del Lanshoumen. Assicura che la potenza acquisita sia guidata dalla saggezza e dalla responsabilità, trasformando il combattente in un vero artista marziale.
Conclusioni: Una Rete Interconnessa di Principi
Le caratteristiche, la filosofia e gli aspetti chiave del Lanshoumen non sono elementi isolati, ma i fili di un’unica, complessa e robusta rete. La filosofia del pragmatismo radicale genera la necessità di una mente strategica (Xin Fa). La mente strategica detta le tattiche di controllo e intercettazione, che a loro volta possono essere realizzate solo attraverso specifiche biomeccaniche come la forza a spirale e la struttura a triangolo. Queste biomeccaniche vengono impresse nel corpo attraverso la pratica ossessiva del Jibengong e del condizionamento. Infine, l’intero sistema è avvolto e guidato dall’etica marziale (Wu De), che ne garantisce l’uso saggio e corretto.
Comprendere questo insieme significa capire che il Lanshoumen è molto più di un metodo per colpire e parare. È un sistema olistico per la coltivazione dell’essere umano, un percorso che insegna a unire mente e corpo, strategia e azione, potenza e sensibilità, efficacia e responsabilità. È una disciplina che forgia individui non solo capaci di affrontare un conflitto fisico, ma dotati di una mente chiara, di un corpo forte e di un carattere integro.
LA STORIA
Introduzione: Oltre la Leggenda, Verso la Storia
Tracciare la storia di un’arte marziale cinese è un’impresa complessa, un viaggio a ritroso che spesso si muove sul confine labile tra mito e fatto documentato. Molti stili vantano origini antiche e semi-divine, legate a monaci, eremiti o figure leggendarie, narrazioni che servono a nobilitarne il lignaggio più che a fornirne una cronologia accurata. La storia del Lanshoumen, tuttavia, si distingue per essere profondamente e inestricabilmente intrecciata con gli sconvolgimenti sociali, politici e militari che hanno plasmato la Cina moderna. È una storia meno mitologica e più umana, una cronaca di adattamento, sopravvivenza e pragmatismo.
Per comprendere appieno le origini e l’evoluzione di questa affascinante disciplina, non possiamo limitarci a elencare nomi e date. Dobbiamo immergerci nel contesto tumultuoso da cui è emersa: il declino della dinastia Qing, l’anarchia dell’Epoca dei Signori della Guerra, la brutale parentesi della guerra civile e dell’invasione giapponese, la soppressione e la successiva rinascita durante il periodo comunista.
Questo approfondimento si propone di ricostruire la traiettoria storica del Lanshoumen, partendo dal fertile e caotico terreno marziale della Cina settentrionale del XIX secolo, analizzando il ruolo cruciale di figure chiave come il Gran Maestro Zhang Jingyan (张景炎) nella sua sistematizzazione, seguendone la trasmissione attraverso generazioni di maestri e le sfide della storia, fino ad arrivare alla sua condizione attuale di arte praticata e rispettata a livello globale. La storia del Lanshoumen non è solo la biografia di uno stile di combattimento; è un riflesso della resilienza e della capacità di adattamento dello spirito umano e della cultura cinese di fronte a cambiamenti epocali.
Le Radici nel Terreno Marziale della Tarda Dinastia Qing (1850-1912)
Il Lanshoumen, nella sua forma codificata, è un prodotto del XX secolo. Tuttavia, le sue radici concettuali e tecniche affondano profondamente nel fertile suolo marziale della Cina settentrionale durante gli ultimi, turbolenti decenni della dinastia Qing. Per capire perché e come sia nato, dobbiamo prima analizzare l’ambiente che lo ha reso necessario.
Un Impero in Crisi: Il Contesto Socio-Politico
La seconda metà del XIX secolo fu un periodo di umiliazione e disintegrazione per la Cina. Le Guerre dell’Oppio (1839-1842 e 1856-1860) avevano messo a nudo la debolezza militare e tecnologica dell’Impero Qing di fronte alle potenze occidentali. All’interno, il paese era devastato da rivolte di proporzioni bibliche, come la Ribellione Taiping (1850-1864), che causò decine di milioni di morti e lasciò province intere in rovina. A questo si aggiunsero altre insurrezioni e una crescente ingerenza straniera, culminata con la Ribellione dei Boxer (1899-1901), un disperato tentativo xenofobo di espellere gli stranieri che si concluse con un’ulteriore sconfitta e umiliazione.
In questo clima di caos, l’autorità del governo centrale si sgretolò. Le forze armate imperiali, le “Bandiere” manciù e l’Esercito dello Stendardo Verde, si dimostrarono spesso corrotte, male equipaggiate e inefficaci. La sicurezza personale non era più garantita dallo stato. Di conseguenza, la popolazione dovette fare affidamento su sé stessa per la propria difesa. Questo creò una domanda senza precedenti per abilità di combattimento pratiche ed efficaci.
L’Età d’Oro del “Minjian Wushu” (民间武术 – Arti Marziali del Popolo)
Questo vuoto di potere portò a una vera e propria esplosione delle arti marziali popolari, o Minjian Wushu. Villaggi interi si organizzarono in milizie per proteggersi da banditi, eserciti erranti e persino dalle truppe governative. Le carovane mercantili, vitali per l’economia, necessitavano di scorte armate, dando vita alla fiorente industria delle agenzie di protezione e scorta, le Biaoju (镖局). I membri di queste agenzie erano artisti marziali di altissimo livello, la cui reputazione dipendeva dalla loro reale abilità nel combattimento.
In questo periodo, la figura del maestro di arti marziali itinerante divenne comune. Questi esperti viaggiavano di città in villaggio, offrendo i loro servizi come insegnanti, guardie del corpo o sfidando altri maestri per accrescere la propria fama. Fu un’epoca di intenso scambio marziale, di sperimentazione e di selezione naturale: le tecniche che non funzionavano in un combattimento reale venivano rapidamente abbandonate, mentre quelle efficaci venivano affinate, integrate e tramandate.
Hebei e Shandong: Il Cuore Pulsante del Wushu
Il Lanshoumen, come molti altri stili “duri” del nord, ha le sue origini geografiche in quella che può essere considerata la Silicon Valley delle arti marziali cinesi: le province dell’Hebei e, in misura minore, dello Shandong. In particolare, la città di Cangzhou, nell’Hebei, era ed è tuttora conosciuta come “Wushu zhi Xiang” (武术之乡), la “città natale delle arti marziali”.
La posizione strategica di queste province, situate sulla via per la capitale Pechino, le rendeva un crocevia di persone, merci e idee. Erano un tradizionale bacino di reclutamento per l’esercito e per le guardie del corpo della Città Proibita. Questa concentrazione di talento marziale creò un ambiente incredibilmente competitivo e fertile. Stili come il Bajiquan, il Piguaquan, lo Xingyiquan e il Mizongquan nacquero o raggiunsero la loro massima espressione in questo contesto.
È in questo “brodo primordiale” marziale che dobbiamo cercare le origini concettuali del Lanshoumen. Prima ancora di avere un nome e un curriculum formalizzato, le sue idee chiave – l’intercettazione proattiva (Lan), il controllo delle articolazioni (Na), la rottura della struttura (Jia), i colpi circolari (Gua) – esistevano come “tecniche della nonna” o “abilità della casa” (Kan Jia Ben Ling), ovvero metodi efficaci passati di padre in figlio o da maestro ad allievo all’interno di specifiche famiglie o villaggi. Erano soluzioni pragmatiche a problemi di combattimento comuni, affinate da generazioni di esperienza sul campo. Il Lanshoumen non nacque dal nulla; fu l’organizzazione e la sistematizzazione di questo sapere diffuso e già esistente.
L’Epoca dei Signori della Guerra (1916-1928) e la Sistematizzazione dell’Arte
Il crollo definitivo della dinastia Qing nel 1912 non portò la pace, ma inaugurò uno dei periodi più bui e caotici della storia cinese: l’Epoca dei Signori della Guerra. La Cina si frammentò in una miriade di feudi personali, ciascuno controllato da un generale che comandava il proprio esercito privato. In questa era di guerra costante, l’abilità marziale tornò prepotentemente alla ribalta, ma in un contesto nuovo e moderno.
Il “Guo Shu” (国术) e la Nascita di un’Identità Nazionale
Paradossalmente, fu in questo periodo di divisione che le arti marziali iniziarono a essere viste come uno strumento per unificare la nazione. Il nascente governo nazionalista del Kuomintang, e anche alcuni signori della guerra più progressisti, promossero il concetto di Guo Shu (国术), o “Arte Nazionale”. L’idea era quella di elevare le arti marziali da pratiche popolari e frammentate a una disciplina nazionale, un metodo per migliorare la salute e la forza del popolo cinese e, al contempo, forgiare uno spirito combattivo e un’identità nazionale. Questo portò alla creazione di istituzioni come il prestigioso Zhongyang Guoshuguan (中央國術館), l’Istituto Centrale di Guoshu, fondato a Nanchino nel 1928, che mirava a standardizzare e promuovere le arti marziali cinesi.
È in questo scenario di fermento, dove la tradizione incontrava le esigenze della guerra moderna, che emerge la figura chiave della storia del Lanshoumen.
Zhang Jingyan (张景炎): La Figura Cardine
Se le radici del Lanshoumen sono un delta di influenze diffuse, il suo tronco è un unico, solido albero: il Gran Maestro Zhang Jingyan. Nato intorno al 1890 a Cangzhou, Hebei, Zhang crebbe immerso nella ricchissima cultura marziale della sua città. Fin da giovane, dimostrò un talento eccezionale e si dedicò allo studio di diversi stili locali, assorbendo i principi del combattimento a mani nude e con le armi che caratterizzavano la sua regione.
La svolta nella sua vita, e nella storia del Lanshoumen, avvenne quando si arruolò nel Guominjun (国民军), l’Esercito Nazionalista guidato dal controverso ma influente signore della guerra Feng Yuxiang (冯玉祥). Feng, noto come il “Generale Cristiano”, era un modernizzatore. Pur introducendo armi da fuoco e tattiche occidentali, era anche un fervente nazionalista e credeva fermamente nell’importanza del condizionamento fisico e del combattimento corpo a corpo per i suoi soldati. Esigeva che le sue truppe fossero non solo abili tiratori, ma anche combattenti formidabili nel corpo a corpo.
Le straordinarie abilità di Zhang Jingyan non passarono inosservate. Divenne rapidamente uno degli istruttori di punta del Guominjun, incaricato di addestrare le truppe d’élite nel combattimento all’arma bianca e a mani nude. La sua fama crebbe a tal punto che divenne parte di un gruppo leggendario noto come i “Wu Hu Xia Xi Bei” (五虎下西北), ovvero “le Cinque Tigri che Scesero nel Nord-Ovest”, un quintetto di formidabili maestri di arti marziali che fungevano da istruttori capo e guardie del corpo per Feng Yuxiang. Questo status lo colloca nell’olimpo degli artisti marziali della sua epoca.
Fu proprio in questo contesto militare che Zhang Jingyan operò la sua grande sintesi. Di fronte alla necessità di creare un sistema di combattimento che fosse:
Estremamente efficace: Doveva funzionare nelle condizioni brutali del campo di battaglia.
Relativamente rapido da apprendere: Doveva essere insegnato a un gran numero di soldati in un tempo limitato.
Completo: Doveva coprire diverse distanze di combattimento.
Zhang prese il nucleo di tecniche di intercettazione e controllo a corta distanza, probabilmente già conosciute come Lanshou (“mano che intercetta”), e le arricchì e sistematizzò integrandole con elementi di altri due grandi stili dell’Hebei: il Piguaquan e il Bajiquan. Dal Piguaquan prese i movimenti ampi e a frusta delle braccia, ideali per il combattimento a lunga distanza e per generare potenza devastante. Dal Bajiquan prese le posizioni basse e stabili e la sua caratteristica potenza esplosiva a cortissima distanza, basata su colpi di gomito, spalla e cariche improvvise.
Il risultato fu il Lanshoumen come lo conosciamo oggi: un sistema sinergico dove il Pigua apre la strada dalla lunga distanza, il Baji domina la corta e il Lanshou agisce come il “cervello” del sistema, il metodo per controllare la transizione tra le distanze, intercettando e manipolando l’avversario. Zhang Jingyan non “inventò” il Lanshoumen dal nulla; lo forgiò, lo codificò e gli diede una struttura coerente e trasmissibile, elevandolo da un insieme di concetti a un’Arte Nazionale, un Guo Shu.
Il Lignaggio e la Trasmissione: Sopravvivere alla Tempesta
La storia di un’arte marziale è la storia delle persone che la mantengono in vita. Dopo la fase formativa di Zhang Jingyan, il Lanshoumen dovette affrontare le sfide più grandi della storia cinese del XX secolo.
I Discepoli e la Continuazione
Zhang Jingyan trasmise la sua arte a un gruppo di allievi di grande talento. Tra questi, uno dei più importanti fu Liu Huchen (刘虎臣), che divenne uno dei principali portatori del lignaggio. Questi maestri della seconda generazione continuarono a insegnare, spesso in contesti difficili, preservando l’integrità del sistema.
Tuttavia, il periodo che andava dagli anni ’30 agli anni ’40 fu catastrofico per la Cina. L’invasione giapponese (1937-1945) e la successiva ripresa della Guerra Civile Cinese tra Nazionalisti e Comunisti (fino al 1949) sconvolsero il paese. Molti artisti marziali, in quanto nazionalisti e abili combattenti, presero parte attiva nella resistenza contro i giapponesi e nei conflitti interni. In queste guerre, molti persero la vita, e con loro una parte inestimabile del sapere marziale. Le scuole furono chiuse, i lignaggi interrotti. La sopravvivenza di un’arte come il Lanshoumen in questo periodo fu una testimonianza della dedizione dei suoi praticanti.
Il Grande Gelo: L’Era di Mao e la Rivoluzione Culturale
Con la vittoria di Mao Zedong e la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, iniziò un’era difficile per le arti marziali tradizionali. Il governo comunista era profondamente sospettoso nei confronti del Wushu tradizionale. Lo vedeva come un retaggio del passato “feudale”, spesso legato a società segrete, sette religiose o al nazionalismo del Kuomintang. Le arti marziali, con la loro enfasi sulla lealtà verso il maestro e la scuola, rappresentavano potenziali centri di potere alternativi all’autorità del Partito.
Di conseguenza, la pratica del Wushu tradizionale fu scoraggiata e, a tratti, apertamente perseguitata. Molti grandi maestri furono umiliati, imprigionati o costretti a smettere di insegnare. Al suo posto, il governo promosse la creazione del Wushu moderno, una versione “addomesticata” e standardizzata delle arti marziali, trasformata in uno sport ginnico e acrobatico, privato della sua essenza combattiva.
Durante questo “grande gelo”, che raggiunse il suo culmine durante la devastante Rivoluzione Culturale (1966-1976), il Lanshoumen, come molte altre arti autentiche, dovette entrare in clandestinità. La sua sopravvivenza fu affidata a una trasmissione segreta, quasi sussurrata. Veniva praticato a porte chiuse, all’interno di circoli familiari o di fiducia, spesso mascherato da semplice “ginnastica per la salute”. La natura pragmatica e priva di fronzoli del Lanshoumen, rispetto a stili più appariscenti, potrebbe averlo aiutato a passare più inosservato. Figure come il Gran Maestro Ma Chuanxu (马传旭), allievo di Liu Huchen, furono determinanti in questo periodo buio, agendo come custodi silenziosi della fiamma, assicurando che l’arte non si estinguesse.
Rinascita e Diffusione nell’Era Moderna (dal 1980 a Oggi)
La morte di Mao nel 1976 e le successive riforme economiche e sociali di Deng Xiaoping inaugurarono una nuova era di “apertura” in Cina. Ci fu una graduale riscoperta e rivalutazione della cultura tradizionale, precedentemente condannata come feudale.
La Rinascita in Patria
Le arti marziali tradizionali emersero lentamente dalla clandestinità. I maestri che erano sopravvissuti potevano finalmente tornare a insegnare apertamente. Ci fu una rinnovata sete di conoscenza per le arti autentiche, in contrapposizione al Wushu sportivo promosso dal governo. Maestri come Ma Chuanxu e altri divennero figure di riferimento per una nuova generazione di praticanti desiderosi di riscoprire le radici combattive del Kung Fu. Documentari, articoli e competizioni dedicate agli stili tradizionali contribuirono a riaccendere l’interesse per gemme come il Lanshoumen.
La Diaspora e la Globalizzazione
La diffusione del Lanshoumen al di fuori della Cina continentale seguì due percorsi principali. Il primo fu attraverso Taiwan. Quando i Nazionalisti di Chiang Kai-shek persero la guerra civile nel 1949, si ritirarono a Taiwan, portando con sé molti intellettuali, ufficiali militari e maestri di arti marziali, inclusi praticanti degli stili del nord. Taiwan divenne così un’importante “arca” per la conservazione di molte arti tradizionali.
Il secondo percorso, più recente, è quello della globalizzazione. A partire dagli anni ’80 e ’90, con l’apertura della Cina e l’aumento dell’emigrazione, alcuni allievi dei grandi maestri si sono trasferiti in Giappone, in Europa e in Nord America, portando con sé i loro preziosi insegnamenti. Inoltre, un numero crescente di appassionati occidentali ha iniziato a viaggiare in Cina, cercando di apprendere direttamente alla fonte.
L’avvento di Internet ha rappresentato l’ultima, rivoluzionaria tappa di questa storia. Video su piattaforme come YouTube, forum di discussione e siti web specializzati hanno permesso una diffusione di informazioni senza precedenti. Un praticante a Roma o a New York può oggi vedere le forme eseguite da un maestro in Hebei, leggere traduzioni di testi classici e connettersi con una comunità globale di appassionati. Se da un lato questo presenta il rischio di un apprendimento superficiale e decontestualizzato (“Kung Fu via video”), dall’altro ha svolto un ruolo innegabile nel preservare digitalmente tecniche e conoscenze che altrimenti rischierebbero di andare perdute.
Conclusione: Un’Eredità di Resilienza
La storia del Lanshoumen è una saga avvincente che rispecchia la storia della Cina stessa. Nata concettualmente dal caos e dalla necessità del tardo Impero Qing, è stata forgiata e codificata nel crogiolo militarizzato dell’Epoca dei Signori della Guerra. Ha dimostrato la sua efficacia sui campi di battaglia e ha affrontato la minaccia dell’estinzione durante i decenni più bui del regime comunista, sopravvivendo grazie alla tenacia e al coraggio di maestri che ne hanno custodito l’essenza in segreto.
Oggi, il Lanshoumen è un’arte marziale viva e vibrante, praticata da una comunità globale. La sua storia non è un semplice racconto del passato, ma una testimonianza del suo valore intrinseco. È la storia di un’arte pragmatica, onesta e senza compromessi, la cui filosofia di sopravvivenza e adattamento le ha permesso di superare le più grandi tempeste storiche. Studiare la sua storia significa onorare la memoria di coloro che l’hanno preservata e comprendere che dietro ogni tecnica di intercettazione non c’è solo un movimento, ma il peso di un’eredità di straordinaria resilienza.
IL FONDATORE
Introduzione: L’Uomo dietro l’Arte
Ogni grande arte marziale è lo specchio del suo creatore e del suo tempo. Se vogliamo comprendere l’anima del Lanshoumen – la sua efficienza spietata, la sua intelligenza strategica e la sua profonda integrità strutturale – dobbiamo prima comprendere l’uomo che l’ha forgiata nella sua forma moderna: il Gran Maestro Zhang Jingyan (张景炎). La sua non è la storia di un monaco eremita che riceve un’illuminazione divina su una montagna sacra. È la storia, molto più concreta e potente, di un uomo nato nel cuore marziale della Cina, temprato nel fuoco della guerra e dotato di un genio analitico e sintetico che gli ha permesso di creare un sistema di combattimento di straordinaria efficacia.
Zhang Jingyan non fu un semplice combattente, per quanto eccezionale. Fu un architetto marziale. Non si limitò a trasmettere ciò che aveva imparato, ma lo analizzò, lo smontò, ne estrasse i principi universali e lo ricostruì in una forma più coerente, completa e letale, adattata alle esigenze del suo tempo. La sua vita è una finestra su uno dei periodi più tumultuosi e formativi della storia cinese, un’epoca in cui antiche tradizioni marziali si scontrarono e si fusero con la dura realtà della guerra moderna.
Questo approfondimento si prefigge di dipingere un ritratto il più possibile completo di Zhang Jingyan: l’ambiente che lo ha formato, il suo percorso come artista marziale e come soldato, il processo intellettuale e pratico che lo ha portato a codificare il Lanshoumen e l’eredità duratura che ha lasciato. Scoprire la sua storia significa scoprire che il Lanshoumen non è un’invenzione astratta, ma il testamento vivente di un maestro che ha incarnato l’ideale del guerriero-stratega.
Le Origini a Cangzhou: Nella Culla delle Arti Marziali
Per capire l’uomo, bisogna partire dalla sua terra. Zhang Jingyan nacque intorno al 1890 a Cangzhou, una prefettura nella provincia dell’Hebei. Dire che Cangzhou era una città importante per le arti marziali sarebbe un eufemismo. Era, ed è tuttora, universalmente conosciuta come “Wushu zhi Xiang” (武术之乡), la “Città Natale delle Arti Marziali”. Era un luogo dove il Kung Fu non era un hobby, ma una parte integrante del tessuto sociale, dell’economia e dell’identità culturale.
Immaginiamo la Cangzhou di fine ‘800: le strade polverose risuonavano delle grida degli allievi che si allenavano nei cortili delle innumerevoli scuole di Wushu. Le sfide tra maestri per determinare la superiorità di uno stile o per difendere l’onore della propria scuola non erano rare. Le agenzie di scorta (Biaoju), che proteggevano le carovane di mercanti dai banditi, reclutavano i loro uomini migliori proprio qui. Crescere in questo ambiente significava respirare arti marziali fin dal primo giorno. Per un ragazzo con il talento e la passione di Zhang Jingyan, era il terreno più fertile che potesse esistere.
Fin da bambino, fu esposto a una varietà di stili che avrebbero formato il suo vocabolario marziale. Cangzhou era la patria o il centro di diffusione di sistemi potenti e rinomati come:
Bajiquan (八极拳): Il “Pugilato degli Otto Estremi”, famoso per la sua potenza esplosiva a corta distanza e i suoi caratteristici colpi con gomiti e spalle.
Piguaquan (劈掛拳): Il “Pugilato dell’Appendersi e Spaccare”, noto per i suoi movimenti fluidi e a lungo raggio, che usano le braccia come fruste.
Mizongquan (迷蹤拳): Il “Pugilato della Traccia Perduta”, uno stile elusivo che utilizza finte, cambi di direzione improvvisi e un footwork ingannevole.
Il giovane Zhang non si limitò a osservare. Si immerse nello studio con una dedizione totale. Sotto la guida di diversi maestri locali, il cui nome esatto è spesso difficile da verificare storicamente con certezza, si sottopose a un addestramento brutale e rigoroso, tipico dell’epoca. L’allenamento non era un passatempo, ma una fucina. Includeva ore infinite di Jibengong (esercizi di base): mantenere posizioni basse e faticose per minuti interminabili per costruire la “radice”; colpire pali e sacchi di sabbia per condizionare le mani e sviluppare potenza; praticare le forme (Taolu) migliaia di volte finché ogni movimento non diventava istintivo.
Questo ambiente plasmò la sua filosofia marziale in modo indelebile. A Cangzhou, la reputazione si guadagnava con l’abilità reale, non con la teoria. Imparò presto che nel combattimento contano solo due cose: l’efficacia e l’efficienza. Un movimento, per quanto bello, era inutile se non poteva fermare un avversario. Una strategia, per quanto complessa, era fallimentare se richiedeva troppo tempo o esponeva a rischi inutili. Questa mentalità pragmatica, questa ricerca dell’essenza del combattimento, divenne il marchio di fabbrica del suo approccio e, successivamente, del Lanshoumen stesso. Non stava imparando a danzare; stava imparando a sopravvivere e a dominare.
L’Uniforme e la Spada: La Carriera nel Guominjun
All’inizio del XX secolo, la Cina era un calderone ribollente. Il crollo della dinastia Qing nel 1912 gettò il paese nell’Epoca dei Signori della Guerra, un periodo di anarchia in cui il potere era nelle mani di generali che governavano i loro territori come feudi personali. Per un giovane e ambizioso artista marziale come Zhang Jingyan, la cui abilità superava di gran lunga quella del praticante medio, le forze armate rappresentavano un’opportunità unica. Era un modo per applicare le proprie competenze al più alto livello, per guadagnarsi da vivere e, per un patriota come lui, per servire il proprio paese in un momento di crisi.
La sua scelta cadde sul Guominjun (国民军), o Esercito Nazionalista, sotto il comando di uno dei personaggi più singolari dell’epoca: il generale Feng Yuxiang (冯玉祥). Feng non era un signore della guerra come gli altri. Soprannominato il “Generale Cristiano” per la sua conversione e per i suoi tentativi di indottrinare le truppe con principi cristiani e morali, era anche un fervente nazionalista e un modernizzatore. Comprendeva l’importanza delle armi da fuoco e delle tattiche moderne, ma era fermamente convinto che la forza di un esercito risiedesse nella tempra dei suoi soldati.
Feng Yuxiang impose alle sue truppe un regime di addestramento fisico spartano. E, cosa cruciale per la storia del Lanshoumen, era un grande estimatore del Guo Shu (Arte Nazionale). Credeva che il combattimento corpo a corpo e l’abilità con le armi tradizionali, in particolare la grande sciabola cinese (Dadao), fossero fondamentali per forgiare il coraggio, la disciplina e lo spirito combattivo dei soldati. In un’epoca in cui molti militari guardavano solo all’Occidente, Feng onorava la tradizione marziale cinese come strumento per costruire un uomo nuovo e un esercito invincibile.
In questo ambiente, il talento di Zhang Jingyan non solo fu riconosciuto, ma celebrato. Si distinse rapidamente, diventando Jiaoguan (教官), un istruttore militare di alto rango. Il suo compito non era semplice. Doveva prendere le complesse arti che aveva imparato a Cangzhou e tradurle in un sistema di addestramento pratico per i soldati. Questo includeva:
Cidaoshu (刺刀术): Tecniche di combattimento con la baionetta, che egli approcciò applicando i principi della lancia cinese (Qiang).
Dadaoshu (大刀术): L’uso della grande sciabola da guerra, un’arma iconica del Guominjun.
Quan Jiao (拳脚): Combattimento a mani nude, che doveva essere rapido da apprendere e istintivo da applicare nel caos della battaglia.
La sua abilità era tale che entrò a far parte di un’unità leggendaria, un gruppo che incarnava l’élite marziale dell’esercito di Feng: i “Wu Hu Xia Xi Bei” (五虎下西北), le “Cinque Tigri che Scesero nel Nord-Ovest”. Questo gruppo, composto da Zhang Jingyan e altri quattro maestri di altissimo livello (tra cui si citano spesso Li Ruzhen e Geng Jishan), era il nucleo degli istruttori d’élite di Feng. Il loro “scendere nel Nord-Ovest” si riferisce al loro ruolo chiave durante le campagne militari di Feng in quelle aspre e remote regioni della Cina. Essere una delle Cinque Tigri non era un titolo onorifico; significava essere considerato uno dei cinque migliori artisti marziali e istruttori di uno degli eserciti più potenti della Cina. Significava essere un maestro tra i maestri, un combattente la cui abilità era provata e rispettata ai massimi livelli.
La Grande Sintesi: La Nascita del Lanshoumen Moderno
Fu proprio durante il suo servizio come istruttore militare d’élite che Zhang Jingyan compì l’opera che lo avrebbe consegnato alla storia delle arti marziali. La sua posizione non gli richiedeva solo di essere un grande combattente, ma anche un grande insegnante e un analista. Doveva distillare l’essenza del combattimento in un sistema che potesse essere trasmesso efficacemente. Questa necessità fu la catalizzatrice della sua grande sintesi.
Zhang partì dal nucleo di concetti e tecniche che aveva assorbito a Cangzhou, probabilmente già conosciuti informalmente come Lanshou (“mano che intercetta”). Questo era il suo telaio: un sistema di controllo della media distanza basato sull’intercettazione, la deviazione, la presa e la rottura della struttura dell’avversario. Era la parte “intelligente” del sistema, quella basata sulla sensibilità e sulla strategia. Ma per le esigenze del campo di battaglia, questo non bastava.
Con il suo genio analitico, individuò le lacune e capì come colmarle attingendo al ricco repertorio marziale che conosceva.
L’Integrazione del Piguaquan: Zhang si rese conto che per il combattimento in spazi più aperti o per affrontare un avversario prima che potesse avvicinarsi, era necessario un arsenale a lungo raggio. Trovò la soluzione nel Piguaquan. Integrò nel suo sistema i movimenti ampi, fluidi e sferzanti del Pigua. Questi movimenti, che usano la vita per generare una potenza centrifuga devastante trasmessa alle braccia, permettevano di colpire come con una frusta, mantenendo l’avversario a distanza e rompendo la sua guardia con colpi potenti e imprevedibili.
L’Integrazione del Bajiquan: Per la situazione opposta, il combattimento a distanza ravvicinatissima, la “lotta nel fango” del corpo a corpo, Zhang si rivolse al Bajiquan. Il Baji era il re della corta distanza. I suoi principi di “affondare” il corpo, le sue cariche esplosive (Chuang), i suoi colpi di gomito (Zhou) e spalla (Kao) e la sua capacità di generare una potenza terrificante con un movimento minimo (il famoso Fajin) erano l’aggiunta perfetta. Il Baji forniva il “motore” per sfondare la guardia avversaria quando ogni altra opzione era preclusa.
Il genio di Zhang Jingyan non risiedette semplicemente nel “mescolare” tre stili. Molti maestri conoscevano più di un’arte, ma pochi riuscirono a fonderle in un tutto coerente. La sua grandezza fu quella di un architetto che non si limita a mettere insieme mattoni, legno e acciaio, ma li combina secondo un progetto unitario, dove ogni materiale sostiene e valorizza l’altro.
Zhang creò il “cemento” che teneva insieme la struttura:
Sviluppò un footwork specifico che permetteva di passare fluidamente dalla lunga distanza del Pigua alla media del Lanshou e alla corta del Baji.
Codificò le strategie per ogni fase dello scontro.
Creò delle forme, o Taolu, come la celebre Si Lu Chui (四路捶), che non erano semplici sequenze di movimenti, ma veri e propri manuali di combattimento. Ogni sequenza della forma insegna al praticante come unire i principi dei tre stili in combinazioni logiche e letali.
Il risultato fu il Lanshoumen moderno: non più solo “la mano che intercetta”, ma un sistema di combattimento totale, un’arte marziale completa che forniva al praticante gli strumenti e la strategia per dominare ogni distanza e ogni fase del combattimento.
L’Eredità del Maestro: Trasmissione e Impatto Duraturo
L’opera di un grande maestro non si misura solo da ciò che crea, ma da ciò che lascia dietro di sé. L’eredità di Zhang Jingyan è multiforme e profonda.
L’Insegnante e il Lignaggio
Come insegnante, Zhang doveva essere esigente e senza compromessi. Il sistema che aveva creato era pragmatico e richiedeva una dedizione assoluta. Pretendeva dai suoi allievi la stessa perfezione formale e la stessa comprensione profonda dei principi che lui stesso possedeva. Il suo insegnamento non era finalizzato a vincere medaglie, ma a formare combattenti capaci di sopravvivere.
La sua eredità più tangibile vive attraverso i suoi studenti, che hanno portato avanti la sua arte attraverso le tempeste della storia. Discepoli come Liu Huchen e, attraverso di lui, maestri delle generazioni successive come Ma Chuanxu, sono stati gli anelli di una catena che ha permesso al Lanshoumen di arrivare fino ai giorni nostri. Hanno agito come custodi, preservando non solo le tecniche, ma anche lo spirito e l’integrità del sistema creato da Zhang.
L’Eredità Intellettuale e Filosofica
Al di là delle forme e dei colpi, Zhang Jingyan ha lasciato un’eredità di pensiero. Il suo lavoro incarna diversi principi fondamentali:
Il primato del pragmatismo: Ha insegnato che un’arte marziale deve essere giudicata unicamente sulla sua efficacia.
L’importanza della sintesi: Ha dimostrato che la vera innovazione spesso non consiste nell’inventare qualcosa di completamente nuovo, ma nel combinare in modo geniale elementi esistenti.
L’adattabilità: Creò un sistema che non era dogmatico, ma forniva un quadro di principi che potevano essere adattati a diverse situazioni e tipi di avversario.
La centralità delle fondamenta: Nonostante la complessità della sua sintesi, non trascurò mai l’importanza maniacale del Jibengong. Sapeva che nessuna strategia complessa può funzionare senza un corpo forte, radicato e condizionato.
L’Uomo dietro la Leggenda
Sebbene i dettagli della sua vita personale siano scarsi, come spesso accade per le figure storiche di quell’epoca, possiamo dedurre molto del suo carattere dalla sua opera e dal suo percorso di vita. Zhang Jingyan emerge come una figura di grande serietà e integrità. Era un patriota che mise le sue eccezionali abilità al servizio del suo paese in un momento di estrema necessità. Era un innovatore che rispettava profondamente la tradizione marziale da cui proveniva, ma non ne fu mai prigioniero. Era un leader, rispettato e ammirato come una delle “Cinque Tigri”, un titolo che non si otteneva per nascita o per ricchezza, ma solo per abilità e valore dimostrati.
Conclusione: Zhang Jingyan – Un Prodotto e un Artefice della Storia
La vita di Zhang Jingyan è la quintessenza dell’artista marziale che è al contempo prodotto e artefice della propria epoca. Nato nella più grande fucina di talenti marziali della Cina, ne assorbì tutta la conoscenza. Gettato nel calderone della guerra e della modernizzazione, usò la sua intelligenza per rispondere alle sfide del suo tempo. Il risultato, il Lanshoumen, è molto più di una serie di tecniche: è la sua biografia scritta nel linguaggio del movimento.
In ogni azione di intercettazione, in ogni colpo esplosivo, in ogni transizione fluida da una distanza all’altra, riecheggia lo spirito del suo fondatore: un uomo di Cangzhou, un soldato del Guominjun, una delle Cinque Tigri del Nord-Ovest, l’architetto che vide l’unità nella diversità e che, con il suo genio, forgiò un’arte marziale di straordinaria potenza e intramontabile rilevanza. La sua eredità non è scolpita nella pietra, ma vive e respira in ogni praticante che oggi, in qualsiasi parte del mondo, si allena nell’arte del pugno che intercetta.
MAESTRI FAMOSI
Introduzione: Una Fama di Sostanza, non di Apparenza
La notorietà di un’arte marziale è spesso legata alla fama dei suoi esponenti più illustri. Stili come il Wing Chun o lo Jeet Kune Do sono indissolubilmente legati a icone globali come Ip Man e Bruce Lee, mentre il Taijiquan ha raggiunto ogni angolo del pianeta grazie a innumerevoli maestri che ne hanno promosso i benefici per la salute. Il Lanshoumen, al contrario, non ha mai avuto una simile esposizione mediatica. La sua è una fama più sommessa, costruita non sui set cinematografici di Hong Kong o nelle arene sportive internazionali, ma nei campi di addestramento militare, nei cortili delle case private e nei parchi delle città cinesi.
I maestri famosi del Lanshoumen non sono celebrità, ma custodi. Sono gli anelli di una catena di trasmissione, la chuánchéng (传承), che si è dipanata attraverso uno dei secoli più violenti e tumultuosi della storia cinese. La loro notorietà non deriva dalla pubblicità, ma dalla profondità della loro abilità, dalla loro incrollabile dedizione alla preservazione dell’arte e dal loro ruolo cruciale nel garantirne la sopravvivenza.
Questo approfondimento esplorerà le figure chiave che hanno plasmato e portato avanti il lignaggio del Lanshoumen. Incontreremo i discepoli diretti del fondatore Zhang Jingyan, uomini forgiati nella guerra; seguiremo i loro successori, i maestri che hanno protetto l’arte durante il “gelo” della Rivoluzione Culturale; e infine, arriveremo ai diffusori e agli innovatori dell’era moderna, che hanno il compito di traghettare questa preziosa eredità nel XXI secolo. Non è solo una galleria di ritratti, ma il racconto di una volontà ininterrotta, la storia dei guardiani della fiamma del pugno che intercetta.
La Prima Generazione: I Discepoli Diretti di Zhang Jingyan e l’Origine Militare
La prima generazione di maestri di Lanshoumen, esclusi il fondatore stesso, fu composta quasi interamente dagli allievi che Zhang Jingyan addestrò durante il suo servizio nel Guominjun, l’esercito del signore della guerra Feng Yuxiang. Questi non erano praticanti part-time o hobbisti; erano soldati, ufficiali e istruttori, uomini per i quali l’efficacia marziale era una questione di vita o di morte. Il loro ambiente di apprendimento non era un’accademia formale, ma il campo di addestramento, dove la polvere, il sudore e la dura realtà del combattimento erano i veri insegnanti. Questi uomini incarnavano il pragmatismo e la tempra che Zhang voleva infondere nel suo sistema.
Liu Huchen (刘虎臣): L’Erede Principale e il Pilastro della Tradizione
Se Zhang Jingyan fu l’architetto del Lanshoumen, il suo discepolo Liu Huchen ne fu il capomastro, la figura che ne assicurò la solidità strutturale e la sopravvivenza dopo la partenza del fondatore. Nato anch’egli nell’Hebei, Liu Huchen fu uno degli studenti più dotati e vicini a Zhang Jingyan. La sua abilità divenne leggendaria, e a lui viene spesso attribuita una comprensione quasi soprannaturale dei principi “interni” del sistema.
Mentre molti si concentravano sull’aspetto esteriore e sulla potenza fisica, si dice che Liu Huchen avesse interiorizzato l’arte a un livello più profondo. La sua pratica del Fajin, l’emissione di potenza esplosiva, era descritta come particolarmente raffinata, capace di generare una forza devastante con movimenti minimi e apparentemente rilassati. Incarnava il principio di Zheng Ti Li, la forza del corpo unificato, muovendosi non a pezzi, ma come un’unica, potentissima onda. La sua abilità nel Ting Jin, “l’ascolto” della forza avversaria attraverso il contatto, gli permetteva di anticipare e neutralizzare gli attacchi con una facilità disarmante, applicando alla perfezione il principio di Bu Diu Bu Ding (non perdere il contatto, non resistere di petto).
Il ruolo storico di Liu Huchen, tuttavia, trascende la sua pur eccezionale abilità personale. Egli fu il ponte che permise al Lanshoumen di attraversare il baratro della storia. Visse e insegnò durante il periodo più difficile: l’invasione giapponese, la guerra civile e i primi, turbolenti decenni della Repubblica Popolare Cinese. In un’epoca in cui innumerevoli lignaggi marziali venivano spazzati via dalla guerra o dalla successiva persecuzione politica, Liu Huchen divenne un’arca vivente. Continuò a insegnare, spesso con grande discrezione, a un gruppo selezionato di allievi, trasmettendo l’arte nella sua forma più pura e completa. Non insegnava solo un insieme di tecniche; trasmetteva un’eredità, una cultura, l’essenza stessa del pensiero del suo maestro. Senza la sua dedizione e la sua resilienza, è molto probabile che il Lanshoumen oggi sarebbe solo una nota a piè di pagina in qualche oscuro manuale di storia marziale.
Gli Altri Discepoli Militari: Le Radici Nascoste del Lignaggio
Sebbene Liu Huchen sia la figura più celebrata, è fondamentale ricordare che non fu l’unico discepolo di valore di Zhang Jingyan. Molti altri soldati e ufficiali del Guominjun appresero il sistema e raggiunsero alti livelli di abilità. La maggior parte di questi uomini, tuttavia, è rimasta anonima alla storia. Non erano figure pubbliche, non aprirono scuole famose né scrissero libri. Erano soldati.
Dopo aver lasciato l’esercito, molti di loro tornarono ai loro villaggi e alle loro città, principalmente nell’Hebei e nelle province circostanti. Lì, continuarono a praticare e, in alcuni casi, a insegnare ciò che avevano imparato a un piccolo circolo di familiari o amici fidati. Questo creò una serie di “micro-lignaggi”, radici nascoste che contribuirono a mantenere viva l’arte a livello locale.
Questi maestri sconosciuti rappresentano un aspetto cruciale della trasmissione delle arti marziali tradizionali. La loro eredità non è scritta nei libri, ma nel DNA del Kung Fu del nord della Cina. Contribuirono a diffondere i principi e le strategie del Lanshoumen, che a loro volta influenzarono o si fusero con gli stili locali. La loro storia ci ricorda che la grandezza di un’arte non risiede solo nei suoi nomi più famosi, ma anche nella forza silenziosa e nella dedizione dei suoi praticanti anonimi.
La Seconda Generazione: I Maestri della “Lunga Pazienza” (1949-1980)
Se la prima generazione fu quella dei combattenti, la seconda fu quella dei custodi. Questi maestri, allievi di Liu Huchen e degli altri discepoli diretti, operarono durante il periodo più ostile per le arti marziali tradizionali in Cina. Vivere sotto il regime di Mao, e in particolare durante gli eccessi della Rivoluzione Culturale (1966-1976), significava praticare un’arte potenzialmente “sovversiva”. Essere un maestro di Kung Fu tradizionale poteva portare all’umiliazione pubblica, al lavoro forzato o peggio. La parola d’ordine per questa generazione fu “pazienza”: la lunga e silenziosa pazienza di chi attende che la tempesta passi, proteggendo un tesoro fragile.
Ma Chuanxu (马传旭): Il Ponte verso il Mondo Moderno
All’interno di questa generazione di eroi silenziosi, emerge una figura di importanza capitale: il Gran Maestro Ma Chuanxu. Allievo diretto di Liu Huchen, Ma Chuanxu rappresenta l’anello di congiunzione fondamentale tra il Lanshoumen dell’era repubblicana e la sua rinascita nell’epoca contemporanea. La sua vita è un’odissea attraverso la storia moderna della Cina.
Nato negli anni ’20 del XX secolo, Ma Chuanxu apprese il sistema completo da Liu Huchen, assorbendone non solo le tecniche, ma anche la profonda comprensione dei principi. Visse sulla propria pelle il sospetto e l’ostilità del nuovo regime comunista verso le arti tradizionali. Durante la Rivoluzione Culturale, la pratica aperta del Kung Fu era impensabile. Come molti altri maestri, Ma Chuanxu dovette nascondere la sua abilità. L’allenamento avveniva in segreto, all’alba nei parchi, lontano da occhi indiscreti, o all’interno delle mura domestiche. Insegnare era ancora più rischioso e riservato a una cerchia ristrettissima di persone di assoluta fiducia. Il suo ruolo in questi anni non fu quello di diffondere l’arte, ma di impedirne l’estinzione. Fu un atto di resistenza culturale, silenzioso ma potentissimo.
Con la fine della Rivoluzione Culturale e l’inizio dell’era delle riforme di Deng Xiaoping, il clima cambiò. La cultura tradizionale non era più un nemico da abbattere, ma un patrimonio da riscoprire. Fu in questo momento che il ruolo di Ma Chuanxu cambiò radicalmente. Da custode segreto, divenne un “tesoro nazionale vivente”. Emerse come una delle fonti più pure e autorevoli per lo studio non solo del Lanshoumen, ma anche del Baji e del Pigua, che spesso venivano insegnati insieme.
La sua generosità come insegnante divenne leggendaria. Nonostante l’età avanzata, dedicò il resto della sua vita a trasmettere la sua conoscenza. Insegnò a una nuova generazione di studenti cinesi, affamati di autenticità dopo decenni di Wushu sportivo e standardizzato. E, cosa rivoluzionaria per l’epoca, aprì le porte anche agli studenti stranieri, che iniziavano a viaggiare in Cina alla ricerca del “vero” Kung Fu. Grazie alla sua apertura mentale, il Lanshoumen iniziò il suo viaggio verso l’Occidente. Ma Chuanxu non fu solo un grande artista marziale; fu il ponte che permise al Lanshoumen di attraversare il fiume del tempo e i confini della Cina, consegnandolo al mondo moderno.
La Terza e Quarta Generazione: I Diffusori e gli Innovatori dell’Era Globale
Questa è la generazione dei maestri di oggi, gli eredi diretti di Ma Chuanxu e di altri maestri della sua levatura. Il loro compito è duplice: da un lato, preservare la purezza dell’arte ricevuta; dall’altro, diffonderla e adattarla a un mondo radicalmente diverso da quello di Zhang Jingyan. Questi maestri operano in un contesto globale, utilizzando nuove tecnologie e confrontandosi con nuove sfide.
Le Figure Chiave nella Cina Contemporanea
Gli studenti cinesi di maestri come Ma Chuanxu costituiscono oggi il nucleo del lignaggio in patria. Molti di loro hanno fondato scuole, organizzano seminari e competizioni di stili tradizionali e lavorano per documentare e sistematizzare la conoscenza ricevuta. Nomi come Wu Dawei (吴大伟), riconosciuto come uno dei principali eredi del sistema di Ma Chuanxu, sono figure di riferimento per la comunità marziale cinese. Essi si sforzano di mantenere un equilibrio difficile: preservare l’essenza combattiva e i metodi di allenamento tradizionali, pur operando in una società moderna dove l’autodifesa non è più una necessità quotidiana come un tempo. Il loro ruolo è fondamentale per garantire che il cuore del Lanshoumen continui a battere forte nella sua terra d’origine.
I Pionieri della Diaspora: La Sfida della Traduzione Culturale
Parallelamente, un numero crescente di maestri e istruttori sta portando il Lanshoumen nel mondo. Questi “ambasciatori” dell’arte affrontano una sfida unica. Non devono più temere la persecuzione politica, ma devono superare le barriere linguistiche e culturali. Come si può spiegare a uno studente italiano, americano o tedesco un concetto profondo come il Jin (劲), che non è semplicemente “forza”? Come si può trasmettere l’importanza del Wu De (武德), l’etica marziale, in una cultura che spesso vede le arti marziali solo come uno sport o un’attività di fitness?
Questi maestri sono traduttori culturali. Devono trovare un linguaggio e delle metafore che rendano accessibili i principi più complessi, senza annacquarli o banalizzarli. Devono creare un ambiente di allenamento che, pur essendo in Occidente, rispetti lo spirito e la gerarchia di una scuola di Kung Fu tradizionale. Il loro lavoro è cruciale per la trasformazione del Lanshoumen da arte nazionale cinese a patrimonio marziale dell’umanità.
Il Ruolo degli “Atleti”: La Prova del Fuoco della Modernità
Il termine “atleta” può sembrare fuori luogo per un’arte marziale tradizionale e incentrata sul combattimento come il Lanshoumen. Non troveremo campioni olimpici di Lanshoumen, poiché le sue tecniche non si prestano alle regole e ai criteri di punteggio del Wushu sportivo moderno. Tuttavia, il concetto di “atleta” può essere interpretato in un senso più ampio e marziale.
In questo senso, gli “atleti” del Lanshoumen sono quei praticanti moderni che scelgono di testare l’efficacia del loro sistema in contesti competitivi non coreografati. Questo può avvenire nelle competizioni di Sanda (散打) o Sanshou (散手), il combattimento libero cinese, che permette proiezioni, leve e colpi a pieno contatto. Anche se le regole limitano l’uso di alcune delle tecniche più pericolose del Lanshoumen (come i colpi a gola, occhi o inguine), il Sanda offre un laboratorio eccezionale per “provare sotto pressione” i principi di footwork, tempismo, potenza e controllo delle distanze.
Un praticante che applica con successo una tecnica di intercettazione e proiezione del Lanshoumen in un incontro di Sanda sta compiendo un’operazione fondamentale: sta verificando che l’arte creata da Zhang Jingyan per i campi di battaglia di un secolo fa sia ancora valida ed efficace contro un avversario non cooperante e allenato. Questi individui, anche se non raggiungono la fama mediatica di un campione di MMA, sono vitali per l’arte. Impediscono che il Lanshoumen diventi una “danza marziale”, un pezzo da museo da praticare solo nelle forme. Mantengono viva la sua anima combattiva, assicurando che rimanga un sistema di combattimento funzionale e in continua evoluzione.
L’Archetipo del Maestro di Lanshoumen: Oltre i Singoli Nomi
Più che un elenco di nomi, è utile comprendere i diversi “archetipi” di maestro che popolano il mondo del Lanshoumen, poiché ogni figura di spicco spesso incarna una o più di queste qualità.
Il Custode (Il Purista): È il maestro la cui missione principale è la trasmissione fedele e inalterata del lignaggio. Per lui, ogni dettaglio della forma, ogni esercizio di Jibengong, ogni principio etico è sacro e non deve essere modificato. Il suo motto è: “Io insegno esattamente ciò che ho ricevuto”. Maestri come Liu Huchen e, in gran parte, Ma Chuanxu, incarnano questo archetipo. Sono la memoria storica dell’arte.
Lo Stratega (Il Tattico): È il maestro che eccelle nell’insegnamento delle applicazioni marziali e del Xin Fa (metodo della mente). Potrebbe essere meno interessato alla perfezione estetica della forma e più focalizzato sul “perché” di ogni movimento. Le sue lezioni sono laboratori di combattimento, dove si analizzano scenari, si scompongono le tecniche e si affina l’istinto per il tempismo e la distanza.
Il Condizionatore (Il Sergente Istruttore): Questo maestro incarna l’aspetto “duro” dello stile. Pone un’enfasi estrema sul condizionamento fisico, sul potenziamento del corpo (Tie Shen, “corpo di ferro”), sulla resistenza al dolore e sulla forza mentale. Le sue classi sono estenuanti, forgiando il corpo e lo spirito degli allievi attraverso una disciplina ferrea. Ricorda costantemente che senza un corpo forte, anche la tecnica più raffinata è inutile.
L’Ambasciatore (Il Traduttore Culturale): Come accennato, è il maestro che porta l’arte oltre i suoi confini originari. Possiede non solo una profonda conoscenza tecnica, ma anche la capacità di comunicare concetti complessi a culture diverse. È un ponte tra Oriente e Occidente, essenziale per la globalizzazione dell’arte.
Questi archetipi non si escludono a vicenda. Un grande maestro è spesso una combinazione di tutti e quattro, un custode fedele che è anche un brillante stratega, un condizionatore esigente e un abile ambasciatore.
Conclusione: Una Catena Ininterrotta di Volontà
I maestri e le figure di spicco del Lanshoumen costituiscono una galleria di eroi discreti. La loro fama non è misurata in follower sui social media o in titoli vinti, ma nel valore inestimabile dell’eredità che hanno protetto e tramandato. Da Zhang Jingyan, l’architetto che diede forma al sistema, ai suoi discepoli militari che ne testarono l’efficacia nel fuoco, a Liu Huchen e Ma Chuanxu che lo guidarono attraverso le tenebre della persecuzione politica, fino ai maestri contemporanei che lo diffondono in un mondo globalizzato: la loro storia è quella di una catena ininterrotta di volontà.
Ogni maestro è un anello forgiato nella dedizione, nel sacrificio e in un’incrollabile fede nel valore della propria arte. Sono loro i veri “famosi” del Lanshoumen. La loro vita e il loro lavoro sono la prova più eloquente della resilienza e della profonda vitalità di questo straordinario sistema di combattimento.
LEGGENDE, CURIOSITA', STORIE E ANEDDOTI
Introduzione: Storie che Danno Vita alla Tecnica
Un’arte marziale non è fatta solo di cronologia storica, di principi biomeccanici o di sequenze di tecniche. Questi sono il suo scheletro. La sua anima, il suo carattere, il suo “sapore” unico, risiedono nelle storie che vengono raccontate attorno al fuoco, sussurrate nei cortili delle scuole dopo un duro allenamento o tramandate da maestro ad allievo come parte integrante dell’insegnamento. Le leggende, le curiosità, le storie vere e gli aneddoti sono il tessuto connettivo che dà vita allo scheletro, trasformando un sistema di combattimento in una cultura vivente.
Queste narrazioni, siano esse imprese quasi mitologiche o piccoli episodi di vita quotidiana, servono a uno scopo fondamentale: illustrano i principi astratti in modo vivido e memorabile. È più facile capire il concetto di “cedere per vincere” attraverso il racconto di un combattimento che non con una lunga spiegazione teorica. È più facile comprendere la disciplina richiesta vedendo attraverso una storia la dedizione di un maestro.
Questo approfondimento si avventura nel cuore narrativo del Lanshoumen. Varcheremo la soglia della storia documentata per entrare nel mondo del racconto, esplorando le leggende nate nelle caserme e sui campi di battaglia, le storie di vita vissuta nel turbolento mondo marziale del “Jiang Hu”, le affascinanti curiosità nascoste nelle tecniche e nei metodi di allenamento, e gli aneddoti che rivelano la profonda etica e la rigorosa etichetta di una scuola tradizionale. Questo non è un elenco di fatti, ma un invito ad ascoltare le storie che rendono il Lanshoumen un’arte non solo da praticare, ma da vivere.
Le Leggende delle “Cinque Tigri”: Racconti dal Fronte del Nord-Ovest
Il periodo in cui Zhang Jingyan e i suoi commilitoni prestarono servizio come istruttori d’élite nell’esercito del generale Feng Yuxiang fu una vera e propria fucina di leggende. Il gruppo, noto come le “Cinque Tigri che Scesero nel Nord-Ovest”, era avvolto da un’aura di invincibilità. Le storie che circolavano tra i soldati, spesso abbellite a ogni passaggio di bocca, servivano a cementare il morale e a creare un’immagine quasi sovrumana dei loro istruttori.
La Sfida del Lottatore Mongolico: L’Intelligenza contro la Forza Bruta
Una delle leggende più evocative, un archetipo comune nelle storie di Wushu che illustra la superiorità della tecnica sulla forza bruta, riguarda una sfida lanciata a Zhang Jingyan. Si narra che un lottatore di fama, proveniente dalle steppe della Mongolia e famoso per la sua stazza e la sua forza erculea, si presentò al campo del Guominjun. Era un uomo che si diceva potesse sradicare piccoli alberi a mani nude e che non aveva mai perso un incontro di lotta tradizionale (Boke). Con aria di sufficienza, sfidò i migliori combattenti dell’esercito.
Diversi soldati, tra i più forti e coraggiosi, si fecero avanti, ma uno dopo l’altro vennero travolti dalla potenza pura del lottatore, sollevati di peso e scaraventati a terra con violenza. Il morale delle truppe cominciava a vacillare. A quel punto, si fece avanti Zhang Jingyan. A confronto con il gigante mongolo, Zhang appariva di statura media, quasi esile. Il lottatore sorrise, vedendo una vittoria facile.
Quando l’incontro iniziò, il gigante caricò a testa bassa come un toro, cercando di afferrare Zhang per stritolarlo. Ma qui accadde qualcosa di inaspettato. Invece di opporre resistenza, cosa che sarebbe stata un suicidio, Zhang Jingyan applicò il cuore della sua arte. Nell’istante in cui il lottatore si lanciò, Zhang eseguì un piccolo passo laterale, quasi impercettibile, applicando il principio del Bu Ding (non resistere di petto). La carica del gigante andò parzialmente a vuoto, sbilanciandolo per una frazione di secondo. In quella frazione di secondo, Zhang “aderì” al suo braccio (Bu Diu), non per fermarlo, ma per guidarne lo slancio.
Usando una tecnica di Lan Shou (mano che intercetta), deviò il braccio del lottatore e, con un movimento fluido, lo trasformò in una leva articolare (Na), puntando al gomito e alla spalla. Il gigante, la cui forza era tutta proiettata in avanti, si ritrovò con la sua stessa potenza usata contro di lui, la sua struttura compromessa. Prima che potesse capire cosa stesse succedendo, Zhang Jingyan affondò la sua postura, emettendo un breve e secco Fajin (potenza esplosiva). Non fu un colpo spettacolare, ma un impulso di energia concentrato e pesante che, applicato a una struttura già sbilanciata, ebbe un effetto devastante. Il lottatore, la cui forza non poteva più essere usata, crollò a terra, sconfitto e confuso, non da una forza superiore, ma da un’intelligenza e una tecnica superiori. La leggenda si concluse con il lottatore che, rialzatosi, si inchinò profondamente a Zhang, riconoscendo una forma di abilità che non aveva mai conosciuto. Questa storia divenne un esempio lampante per i soldati: il Lanshoumen non insegnava a essere i più forti, ma i più intelligenti.
Il Dadao e l’Anima del Lanshoumen: La Grande Sciabola che Danza
Una curiosità storica affascinante riguarda il legame tra il Lanshoumen e l’arma simbolo del Guominjun: il Dadao (大刀), la grande sciabola cinese. Quest’arma, con la sua lama pesante e la sua impugnatura relativamente corta, era brutale ed efficace nel combattimento ravvicinato delle trincee. Molti eserciti la usavano, ma le truppe addestrate da Zhang Jingyan e dalle altre “Tigri” erano particolarmente temute per la loro abilità con quest’arma.
L’aneddoto racconta che Zhang non insegnava semplicemente a menare fendenti. Egli applicava i principi biomeccanici del suo sistema a mani nude all’uso del Dadao. Insegnava ai soldati a non usare solo la forza delle braccia, ma a generare potenza dalla rotazione delle anche e dall’affondamento del corpo, proprio come nel Fajin del Lanshoumen. I movimenti ampi e circolari del Piguaquan, che Zhang aveva integrato nel suo sistema, si traducevano in colpi di sciabola dall’arco enorme e dalla potenza terrificante, capaci di spezzare le difese avversarie.
Inoltre, il principio di Lan (intercettazione) veniva applicato anche con l’arma. I soldati imparavano a usare la lama non solo per tagliare, ma per “agganciare” (Gua), deviare e controllare le armi nemiche, creando aperture per un colpo mortale. In questo modo, il Dadao smetteva di essere un semplice pezzo di metallo e diventava un’estensione del corpo del soldato, mossa dagli stessi principi del Lanshoumen. La sciabola non era solo un’arma, era l’espressione d’acciaio della filosofia dell’arte: unire difesa e attacco, usare tutto il corpo e dominare lo scontro con intelligenza e potenza.
Storie dal “Jiang Hu”: Vita e Onore nel Mondo Marziale
Lasciato il mondo militare, molti praticanti di Lanshoumen si trovarono a vivere e a operare nel Jiang Hu (江湖), il “mondo dei fiumi e dei laghi”, un termine che descrive la comunità delle arti marziali, con le sue regole non scritte, i suoi codici d’onore e le sue sfide.
La Prova della Tazza da Tè: Vedere il Gongfu nell’Immobile
Questo aneddoto, spesso attribuito a maestri della seconda generazione come Liu Huchen, illustra la differenza tra la forza esteriore (Li) e la vera abilità interna (Gongfu). Si racconta che un giovane arrogante, forte e abile in stili esterni, si presentò alla porta di Liu Huchen, chiedendo di essere accettato come allievo ma mostrando poca umiltà.
Il maestro, un uomo anziano e dall’aspetto tranquillo, lo fece accomodare e gli offrì una tazza di tè. La versò fino all’orlo, senza far cadere una goccia. Poi, porgendo la tazza al giovane, disse semplicemente: “Prego”. Il giovane allungò la mano per afferrare la tazza. Proprio nell’istante in cui le sue dita stavano per chiudersi, il maestro, senza muoversi visibilmente, emise un impercettibile Dou Jin (potenza che scuote) attraverso il braccio. La tazza vibrò per una frazione di secondo, e una piccola quantità di tè si riversò sulla mano del giovane.
Confuso, il giovane ritirò la mano e ci riprovò. Questa volta, cercò di essere più veloce e deciso. Di nuovo, nell’istante del contatto, il maestro applicò una sottile rotazione a spirale (Luo Xuan Jin). La tazza sembrò sfuggire alla presa del giovane, che non riuscì ad afferrarla saldamente. Dopo diversi tentativi imbarazzanti, il giovane, con il volto rosso per la vergogna, si rese conto della lezione. La vera abilità non risiedeva nella forza per afferrare, ma nel controllo sottile che impediva la presa. Il suo “Gongfu” era ancora superficiale. Si alzò, si inchinò profondamente e chiese con umiltà di poter iniziare il suo addestramento dalle basi. La lezione era stata impartita senza un solo colpo.
“Non si Tocca la Spada del Maestro”: Aneddoti sull’Etichetta del Wuguan
Entrare in una scuola tradizionale di Kung Fu (Wuguan) significava entrare in un mondo con un’etichetta (Liyi – 礼仪) tanto rigorosa quanto i suoi metodi di allenamento. Questa etichetta non era un formalismo vuoto, ma un sistema per instillare rispetto, umiltà e sicurezza.
La Gerarchia del Saluto: Un aneddoto curioso riguarda la precisione del saluto. L’allievo più giovane doveva sempre salutare per primo i suoi “fratelli maggiori” marziali (Shixiong). Se un allievo anziano entrava nella sala, quelli più giovani dovevano interrompere ciò che stavano facendo per salutarlo. Questo rafforzava la struttura gerarchica della scuola, basata non sull’età anagrafica ma sull’anzianità di pratica, e insegnava l’umiltà.
L’Aneddoto delle Armi: Si racconta di un nuovo allievo che, vedendo la bellissima lancia (Qiang) del maestro appoggiata a una parete, la prese senza chiedere per ammirarla. Il maestro, che era dall’altra parte della stanza, non disse una parola. Si avvicinò lentamente, prese l’arma dalle mani dell’allievo, la ispezionò meticolosamente e poi la ripose. Dopodiché, ignorò completamente l’allievo per il resto della settimana. L’allievo, disperato, chiese a un compagno più anziano cosa avesse sbagliato. La risposta fu secca: “L’arma di un maestro è un’estensione di sé stesso. Toccarla senza permesso è come mettergli le mani addosso. È una profonda mancanza di rispetto e dimostra che non sei ancora pronto a capire il valore di ciò che ti viene insegnato”. La lezione fu imparata nel silenzio e nell’emarginazione, un metodo educativo tanto duro quanto efficace.
Curiosità Nascoste nelle Tecniche e nell’Allenamento
L’essenza del Lanshoumen è piena di dettagli e concetti affascinanti, vere e proprie curiosità tecniche che rivelano la profondità del sistema.
Il Paradosso del “Pugno a Occhio di Fenice” (Feng Yan Chui – 凤眼拳)
Una delle forme della mano (Shou Xing) usate nel Lanshoumen è il “Pugno a Occhio di Fenice”. A differenza di un pugno normale, qui la falange del dito indice sporge leggermente, creando una superficie di impatto molto piccola e dura. La curiosità non sta tanto nella forma in sé, quanto nel suo scopo paradossale. Un neofita potrebbe pensare che serva a colpire con più forza, ma è vero il contrario. La sua vera funzione è colpire punti specifici e vulnerabili (Xue – 穴) del corpo umano, come i centri nervosi, le tempie o i punti lungo i meridiani energetici.
L’uso di questo pugno implica una filosofia di efficienza massima: perché sferrare un pugno devastante al petto, rischiando di rompersi la mano contro lo sterno, quando un colpo molto più leggero, ma preciso, all’arteria carotidea o a un nervo del braccio può neutralizzare l’avversario istantaneamente? Questa tecnica rivela che il Lanshoumen non è solo un’arte di potenza, ma anche di agopuntura marziale, dove la conoscenza dell’anatomia è tanto importante quanto la forza.
“Suono, non Rumore”: La Curiosità dell’Espirazione Marziale
I praticanti di Lanshoumen, durante l’emissione di potenza (Fajin), spesso emettono suoni brevi e potenti. A un orecchio inesperto, potrebbero sembrare semplici grida di sforzo. Ma la curiosità sta nella distinzione che i maestri fanno tra “suono” e “rumore”. Un “rumore” è uno spreco di energia (Qi) e una dimostrazione di sforzo muscolare. Un “suono” marziale, invece, è uno strumento fisiologico.
Si racconta che un maestro, osservando un allievo che urlava a ogni pugno, gli si avvicinò e gli mise una mano sull’addome. “Stai gridando con la gola,” disse. “La tua energia si disperde verso l’alto. Il suono deve nascere dal Dantian (il centro energetico sotto l’ombelico). Deve essere il risultato di una compressione addominale che spinge l’aria fuori, non un atto volontario della gola”. L’espirazione corretta, quindi, è una conseguenza del corretto meccanismo di generazione della potenza. Serve a compattare il nucleo del corpo, a radicare la postura e a unificare l’energia nell’istante dell’impatto. È un suono funzionale, non un rumore emotivo.
L’Allenamento della “Durezza Morbida”: L’Aneddoto degli Avambracci
Il condizionamento nel Lanshoumen è fondamentale, ma i suoi metodi sono più sottili di quanto si pensi. Un aneddoto riguarda il condizionamento degli avambracci, le “spade” del praticante. Un allievo, ansioso di indurire le braccia, iniziò a colpirle con forza contro un palo di legno, finendo per procurarsi solo lividi e dolore.
Il suo maestro lo fermò. “Stai creando un callo morto,” gli disse. “La tua difesa sarà dura, ma sorda. Devi sviluppare una ‘durezza viva’”. Il metodo che gli insegnò era diverso. L’allievo doveva allenarsi con un partner. I due si mettevano uno di fronte all’altro e iniziavano a far toccare i loro avambracci, prima delicatamente, poi con un ritmo costante e un’intensità crescente, in un esercizio chiamato Da Shou (搭手).
La curiosità sta nel duplice scopo di questo allenamento. L’impatto costante e controllato, nel corso di mesi e anni, condizionava effettivamente l’osso e il tessuto, rendendo il braccio incredibilmente resistente. Ma, allo stesso tempo, il contatto continuo con un partner allenava la sensibilità (Ting Jin). L’allievo imparava a “sentire” attraverso la pelle la tensione, la direzione e l’intenzione del compagno. Il risultato finale non era un braccio duro come una pietra, ma una “durezza morbida”: un arto d’acciaio che era anche un’antenna sensibile, capace di bloccare un colpo potente e un istante dopo percepire una sottile variazione di pressione. Questo metodo incarna perfettamente la filosofia del Lanshoumen: unire gli opposti, la durezza e la morbidezza, la potenza e la sensibilità.
Conclusione: Le Storie come DNA dell’Arte
Le leggende, le curiosità e gli aneddoti che circondano il Lanshoumen sono molto più che semplici intrattenimenti. Sono il veicolo attraverso cui i valori, la saggezza e la filosofia profonda dell’arte vengono trasmessi. Un racconto su Zhang Jingyan che sconfigge un avversario più forte non è solo una storia di guerra; è una lezione sul primato della strategia sulla forza bruta. Un aneddoto sull’etichetta del Wuguan non è solo una regola di comportamento; è un insegnamento sul rispetto e sull’umiltà, qualità indispensabili per un vero artista marziale. Una curiosità tecnica sul “Pugno a Occhio di Fenice” non è un mero dettaglio; è una finestra sulla mentalità di efficienza che pervade l’intero sistema.
Queste narrazioni sono il DNA culturale del Lanshoumen. Danno spessore umano ai grandi maestri, trasformandoli da nomi su un albero genealogico a figure vive e ispiratrici. Forniscono un contesto che permette di capire il “perché” dietro ogni tecnica. Per conoscere veramente quest’arte, non basta impararne i movimenti. Bisogna sedersi, idealmente, ai piedi di un maestro e ascoltare le sue storie. Perché è in questi racconti, passati di generazione in generazione, che il cuore pulsante del pugno che intercetta continua a battere con più forza.
TECNICHE
Introduzione: L’Anatomia di un Sistema di Combattimento
Se la filosofia e la storia rappresentano l’anima e il vissuto di un’arte marziale, le tecniche – Jishu (技术) in cinese – ne sono il corpo, l’arsenale tangibile attraverso cui i principi prendono vita. Le tecniche del Lanshoumen non sono un mero catalogo di movimenti, ma le parole e le frasi di un linguaggio di combattimento coerente e letale, dove ogni gesto ha una sua grammatica e una sua sintassi precisa, dettate dalla filosofia del pragmatismo e dell’efficienza.
Mentre gli approfondimenti precedenti hanno esplorato il “perché” (la filosofia), il “chi” (i maestri) e il “quando” (la storia), questa sezione si immergerà nel cuore operativo del sistema, analizzando nel dettaglio il “cosa” e il “come” delle azioni fisiche. Non ci limiteremo a nominare le tecniche, ma le sezioneremo, esplorandone la biomeccanica, l’applicazione tattica e l’integrazione all’interno del sistema complessivo.
Questo viaggio nell’arsenale del Lanshoumen ci porterà dalle fondamenta invisibili ma essenziali – le posizioni, il passo e la struttura corporea – al nucleo del sistema, le famose “Otto Grandi Mani” (Ba Da Shou). Analizzeremo poi le specifiche tecniche di percussione con pugni e calci, per poi addentrarci nelle arti più sottili del controllo e dello squilibrio, come le leve articolari del Qin Na e le proiezioni dello Shuai Jiao. Sarà una disamina anatomica che rivelerà come ogni muscolo, ogni osso e ogni intenzione del praticante di Lanshoumen venga addestrato per servire un unico scopo: il controllo totale dello scontro.
Le Fondamenta Invisibili: Basi Essenziali del Jibengong
Prima ancora di poter applicare una singola tecnica offensiva o difensiva, il praticante di Lanshoumen deve costruire una fondazione solida. Questo avviene attraverso la pratica estenuante e meticolosa del Jibengong (基本功), l’allenamento delle abilità di base. Queste basi non sono “per principianti”, ma costituiscono l’essenza della pratica a ogni livello. Senza di esse, anche la tecnica più sofisticata è un castello di carte.
Le Posizioni (Bu Xing – 步型): Le Radici del Potere
Le posizioni nel Lanshoumen non sono pose statiche, ma configurazioni dinamiche del corpo progettate per radicare, generare e proiettare potenza. Ogni posizione ha uno scopo specifico.
Ma Bu (马步 – Posizione del Cavaliere): È la posizione fondamentale per eccellenza. Il praticante si posiziona con i piedi ben divaricati, paralleli tra loro, e le ginocchia flesse come se stesse cavalcando, con il bacino abbassato e la schiena dritta. Il suo scopo primario non è solo rafforzare le gambe, ma insegnare il concetto di Chen (沉), l’affondamento. Allenarsi a mantenere Ma Bu per lunghi periodi insegna al corpo a “radicarsi” a terra, a connettersi con il suolo per assorbire la forza e per generare potenza dal basso verso l’alto. È la fornace dove si forgia la stabilità.
Gong Bu (弓步 – Posizione dell’Arco): In questa posizione, una gamba è avanzata e piegata, con il ginocchio allineato sulla punta del piede, mentre la gamba posteriore è tesa, come un arco teso pronto a scoccare una freccia. È la posizione di proiezione della potenza per antonomasia. Viene utilizzata per tutti gli attacchi lineari e potenti, poiché permette di scaricare tutto il peso e la forza del corpo in avanti, in una singola direzione. È la posizione dell’attacco diretto.
Pu Bu (仆步 – Posizione Rannicchiata/Bassa): Il praticante abbassa drasticamente il suo baricentro, stendendo una gamba di lato mentre l’altra si piega completamente, quasi fino a sedersi sul tallone. Pu Bu è una posizione di transizione e di evasione. La sua utilità tattica è immensa: permette di schivare un attacco alto scomparendo dalla linea di tiro, di attaccare le gambe dell’avversario da un’angolazione inaspettata o di cambiare rapidamente livello e direzione. È la posizione dell’imprevedibilità.
Xu Bu (虚步 – Posizione Vuota): Quasi tutto il peso del corpo (90-100%) è sulla gamba posteriore, che è piegata, mentre la gamba anteriore tocca terra solo con la punta o il tallone, “vuota” di peso. Questa postura è difensiva e preparatoria. Permette una grande agilità, poiché la gamba anteriore, libera dal carico, può essere usata istantaneamente per sferrare un calcio basso e veloce, per bloccare un attacco alle gambe o per iniziare un rapido passo in un’altra direzione. È la posizione dell’allerta.
Il Passo (Bu Fa – 步法): Muoversi come Acqua e Roccia
Il miglior attacco e la miglior difesa sono inutili senza la capacità di colmare le distanze o di creare angoli favorevoli. Il footwork del Lanshoumen è pragmatico e potente.
Zhen Jiao (震脚 – Passo che Scuote/Pesta): Ereditato direttamente dal Bajiquan, questo non è un semplice passo. È un’arma. Consiste nel pestare il piede a terra con una forza esplosiva e improvvisa. Questo gesto apparentemente semplice ha molteplici funzioni:
Radicamento Istantaneo: La pesta ancora il corpo al suolo un istante prima di un impatto, aumentando drasticamente la stabilità.
Generazione di Potenza: L’onda d’urto della pesta sale attraverso il corpo e viene incanalata nel colpo sferrato simultaneamente (pugno, gomitata, spallata), aggiungendovi una componente di “potenza sismica”.
Rottura della Struttura: La vibrazione trasmessa al suolo può, a distanza ravvicinata, sbilanciare un avversario o disturbarne la concentrazione.
Condizionamento: La pratica ripetuta rafforza le ossa e le articolazioni delle gambe.
Chuang Bu (闯步 – Passo che Irrompe/Sperona): È il passo aggressivo per eccellenza, usato per “sfondare” la guardia dell’avversario. Non è un passo leggero, ma un avanzamento potente in cui tutto il corpo si proietta in avanti come un ariete, spesso combinato con un colpo di spalla o una tecnica di braccia che apre la difesa nemica. È l’espressione motoria del dominio spaziale.
La Struttura Corporea (Shen Fa – 身法): Il Corpo come Arma Unificata
Lo Shen Fa è l’arte di usare il corpo come un’unica entità coordinata, applicando i principi delle “Sei Armonie” (Liu He). Non è una singola tecnica, ma il “software” che governa tutte le altre. In pratica, significa che un pugno non è mai solo un’azione del braccio. Un pugno corretto nel Lanshoumen coinvolge:
L’armonia tra piede e mano: il piede posteriore spinge e si radica mentre la mano colpisce.
L’armonia tra ginocchio e gomito: si muovono sulla stessa linea di forza.
L’armonia tra anca e spalla: la rotazione dell’anca è la vera fonte della potenza del pugno, che viene trasmessa alla spalla. L’allenamento dello Shen Fa consiste nel trasformare questi allineamenti da un’azione pensata a un riflesso istintivo, fino a che il corpo non si muove più come un insieme di parti, ma come un’unica, fluida e potente macchina da combattimento.
Il Cuore del Sistema: Le “Otto Grandi Mani” (Ba Da Shou – 八大手)
Le Ba Da Shou sono l’essenza del repertorio tecnico del Lanshoumen. Non sono otto semplici tecniche, ma otto concetti di combattimento, otto famiglie di abilità, ognuna con innumerevoli variazioni. Padroneggiare le Ba Da Shou significa padroneggiare il Lanshoumen.
1. Lan (拦) – Intercettare / Sbarrare
Principio: È la tecnica che dà il nome allo stile. Lan non è un blocco passivo, ma un’intercettazione proattiva. L’idea è quella di incontrare l’attacco dell’avversario a metà strada, “sbarrandone” la via, deviandolo e neutralizzandolo prima che sviluppi la sua massima potenza.
Biomeccanica: Si usa tipicamente l’avambraccio (la parte ossea dello “yang”) con un movimento circolare o diagonale. La forza non proviene dalla spalla, ma dalla rotazione della vita e dall’affondamento della postura. L’azione è spesso accompagnata da un passo laterale per uscire dalla linea di attacco.
Applicazione Tattica: Contro un pugno diretto, un’azione di Lan può deviarlo verso l’esterno, esponendo il fianco dell’avversario. Il movimento di Lan stesso è un colpo: l’impatto dell’avambraccio sul bicipite o sul tricipite dell’attaccante è doloroso e può intorpidire il suo arto. Contro un calcio, un Lan basso può squilibrare l’avversario e preparare una tecnica di proiezione. Un’azione di Lan crea sempre un’opportunità di contrattacco immediato.
Integrazione: Lan è la porta d’accesso a tutte le altre tecniche. Un Lan efficace può fluire istantaneamente in un Na (presa), in un Pi (fendente) o in un Tiao (sollevamento).
2. Na (拿) – Afferrare / Controllare
Principio: Na è l’arte del controllo attraverso la presa. Va oltre il semplice afferrare; è il preludio alle leve articolari (Qin Na). Lo scopo è controllare le “armi” dell’avversario (le sue mani, i suoi polsi, i suoi gomiti) per renderlo inoffensivo.
Biomeccanica: Richiede una grande forza e sensibilità nelle dita e nel polso. La presa non è statica, ma “viva”, capace di adattarsi e di applicare pressione su punti nervosi e articolazioni. Si usano spesso prese “ad artiglio d’aquila” o configurazioni specifiche delle dita per massimizzare il controllo.
Applicazione Tattica: Dopo un’azione di Lan, la mano può immediatamente eseguire un Na sul polso dell’avversario. Da lì, è possibile applicare una torsione per causare dolore e squilibrio (una leva di Qin Na), oppure usare la presa per “guidare” l’avversario in una proiezione (Shuai Jiao). Un Na può anche essere usato per strappare un’arma dalla mano dell’avversario.
Integrazione: Na è il ponte tra la percussione e la lotta. Si combina magnificamente con Zhua (artigliare) per massimizzare il dolore e il controllo.
3. Zhua (抓) – Artigliare / Strappare
Principio: Se Na è controllo, Zhua è aggressione. È l’uso delle dita come artigli per attaccare i tessuti molli, i muscoli e i punti di pressione. Lo scopo è causare dolore acuto, distrarre e danneggiare.
Biomeccanica: Si usa una configurazione della mano ad artiglio (Zhao), con le dita tese e forti. Il movimento non è una semplice stretta, ma un’azione di “strappo” e torsione, come se si volesse lacerare un pezzo di stoffa.
Applicazione Tattica: Zhua è devastante se applicato a zone come il viso, il collo, i muscoli pettorali o i bicipiti. Un’azione di Zhua sul braccio che sta attaccando può causare una contrazione muscolare involontaria che fa ritrarre il colpo. Usato sul viso, ha un effetto psicologico e fisico terrificante. È una tecnica “sporca”, ma incredibilmente efficace in un contesto di autodifesa reale.
Integrazione: Spesso un’azione di Na (presa) si trasforma in Zhua (artiglio) per aumentare la pressione e il dolore, forzando l’avversario alla sottomissione o creando un’apertura per un colpo risolutivo.
4. Pi (劈) – Fendere / Spaccare
Principio: Ereditato dal Piguaquan, Pi è un colpo discendente, potente e a lungo raggio. L’immagine è quella di un’ascia che spacca un ceppo di legno.
Biomeccanica: Il movimento parte dalla rotazione della vita e della spalla, con il braccio quasi completamente teso. Il braccio sale e poi scende con un movimento a frusta, colpendo il bersaglio dall’alto verso il basso con il taglio della mano (mano a coltello), l’avambraccio o il pugno a martello.
Applicazione Tattica: Pi è perfetto per attaccare dall’esterno della guardia avversaria. Un colpo di Pi può essere diretto alla clavicola, al lato del collo, alla testa o anche al braccio teso dell’avversario per romperne la struttura. La sua potenza e la sua traiettoria dall’alto lo rendono molto difficile da bloccare convenzionalmente.
Integrazione: Un colpo di Pi può essere seguito da un Gua (movimento ascendente), creando un ciclo continuo di attacchi a lungo raggio che tengono l’avversario sotto pressione costante.
5. Gua (挂) – Appendere / Agganciare
Principio: Anch’esso proveniente dal Piguaquan, Gua è il movimento opposto e complementare a Pi. È un colpo circolare ascendente o all’indietro, come un gancio rovesciato. L’immagine è quella di “appendere” qualcosa a un gancio.
Biomeccanica: Simile a Pi, la potenza nasce dalla vita, ma il braccio si muove in una traiettoria ascendente. Si colpisce tipicamente con il dorso del pugno o con l’avambraccio. È un movimento che genera un’enorme potenza centrifuga.
Applicazione Tattica: Gua è ideale per colpire bersagli come la mascella, le costole fluttuanti o la tempia da un’angolazione inaspettata. Può anche essere usato in modo difensivo per “agganciare” e deviare un attacco, squilibrando l’avversario e trascinandolo fuori posizione.
Integrazione: La combinazione Pi-Gua è classica. Un fendente dall’alto (Pi) costringe l’avversario a bloccare in basso, esponendo la parte superiore del corpo a un colpo ascendente (Gua). Questo crea un dilemma difensivo irrisolvibile.
6. Tiao (挑) – Sollevare / Lanciare
Principio: Tiao è l’arte di rompere la radice dell’avversario sollevandola. È una tecnica di squilibrio e di proiezione che mira a entrare sotto il baricentro dell’avversario per sollevarlo o lanciarlo.
Biomeccanica: Richiede un cambio di livello rapido (spesso usando Pu Bu o un affondo) per portare il proprio corpo sotto quello dell’avversario. Si usano le braccia e le spalle per applicare una forza ascendente. Il movimento è simile a quello di sollevare un sacco pesante con tutto il corpo, non solo con le braccia.
Applicazione Tattica: Tiao può essere usato per sollevare la gamba di un avversario durante un calcio, per poi proiettarlo. Può essere applicato al corpo dopo essere entrati nella sua guardia, sollevandolo per le anche o per il busto. Una forma più sottile di Tiao consiste nel “sollevare” il gomito di un avversario per rompere la sua struttura e creare un’apertura.
Integrazione: Tiao è spesso il risultato di un’azione di Lan o Na andata a buon fine. Una volta controllato un arto, si entra e si applica Tiao per completare la proiezione.
7. Jia (架) – Incorniciare / Sostenere
Principio: Jia è una tecnica più strutturale e sottile. Significa creare una “cornice” (o “impalcatura”) con le proprie braccia per neutralizzare, bloccare e schiacciare la struttura dell’avversario. Non è un colpo, ma una forma di controllo posizionale.
Biomeccanica: Si usano entrambi gli avambracci per creare una struttura a cuneo o a triangolo. La forza è statica e strutturale, derivante da una postura ben radicata e dalla connessione di tutto il corpo.
Applicazione Tattica: Quando un avversario cerca di afferrare o spingere, un’azione di Jia può intercettarlo, usando la geometria delle proprie braccia per impedirgli di applicare la sua forza. Una cornice di Jia può essere usata per “schiacciare” le braccia dell’avversario contro il suo stesso corpo, immobilizzandolo e preparandolo per un colpo a corta distanza (come una ginocchiata o una testata).
Integrazione: Jia è la quintessenza della difesa a corta distanza. Si combina con il passo Chuang Bu per avanzare e comprimere lo spazio dell’avversario, soffocando le sue opzioni.
8. Dou (抖) – Scuotere / Vibrare
Principio: Dou è la manifestazione più pura del Fajin a corta distanza. È una scarica di potenza esplosiva, simile a una vibrazione o a una scossa elettrica, che viene rilasciata attraverso il corpo con un movimento minimo. L’immagine è quella di un cane che si scrolla l’acqua di dosso.
Biomeccanica: Dou è estremamente difficile da padroneggiare. Richiede un rilassamento totale seguito da una contrazione fulminea e totale del corpo. La forza nasce da una rapida vibrazione delle anche e della colonna vertebrale, che si propaga fino all’estremità che colpisce (mano, gomito, spalla).
Applicazione Tattica: Dou viene usato quando non c’è spazio per caricare un colpo convenzionale. A contatto con l’avversario, un’azione di Dou può generare un impatto interno devastante, che penetra oltre i muscoli e scuote gli organi interni. Può essere usato per liberarsi da una presa o per colpire da una posizione apparentemente inoffensiva.
Integrazione: Dou è il motore di molte altre tecniche a corta distanza. Un Na (presa) può diventare letale se seguito da un Dou che scuote l’articolazione controllata. È il “potere di un pollice” (Cun Jin) portato alla sua massima espressione.
L’Arte di Colpire: Quan Fa (拳法) e Tui Fa (腿法)
Oltre alle Otto Grandi Mani, il Lanshoumen impiega un arsenale completo di percussioni.
Tecniche di Pugno e Palmo: Si utilizzano il pugno verticale (Li Quan), più sicuro per il polso e utile per penetrare la guardia, il pugno a occhio di fenice (Feng Yan Chui) per i punti di pressione, e una varietà di colpi di palmo (Zhang Fa) diretti a bersagli morbidi come gola, naso e plesso solare.
Tecniche di Calcio (Tui Fa): La filosofia del calcio nel Lanshoumen è pragmatica: i calci sono prevalentemente bassi o medi, veloci e funzionali a rompere l’equilibrio o la struttura dell’avversario, piuttosto che a cercare il KO spettacolare. Si usano calci frontali a spinta (Deng Tui) per mantenere la distanza, calci laterali (Chuai Tui) al ginocchio o alla coscia, e spazzate basse (Sao Tang Tui) per agganciare la caviglia e proiettare l’avversario.
L’Arte del Controllo e dello Squilibrio: Qin Na (擒拿) e Shuai Jiao (摔跤)
Il Lanshoumen è un sistema completo che integra perfettamente la lotta nella percussione.
Le Leve Articolari (Qin Na): Ogni azione di Na o Zhua è una potenziale tecnica di Qin Na. Il sistema include un vasto repertorio di leve al polso, al gomito e alla spalla. Queste tecniche non sono viste come una disciplina separata, ma come la naturale continuazione di un’intercettazione. L’obiettivo è controllare, immobilizzare o rompere le articolazioni dell’avversario.
Le Proiezioni (Shuai Jiao): Le proiezioni nel Lanshoumen non sono le eleganti tecniche del Judo. Sono brutali, dirette e spesso combinate con colpi. Nascono da principi come Tiao (sollevare), Gua (agganciare) o semplicemente dall’irrompere nello spazio dell’avversario (Chuang Bu) e usare il proprio peso e la propria struttura per sradicarlo da terra. Una proiezione è spesso seguita da un colpo di grazia a terra, in linea con la filosofia pragmatica dello stile.
Conclusione: Un Linguaggio di Efficienza Totale
L’arsenale tecnico del Lanshoumen è vasto, sofisticato e profondamente interconnesso. Dalla stabilità di una posizione Ma Bu alla vibrazione devastante di un Dou, ogni elemento è progettato per lavorare in sinergia con gli altri. Le Otto Grandi Mani formano il nucleo strategico, fornendo una risposta a qualsiasi situazione di combattimento, mentre le tecniche di pugno, calcio, leva e proiezione completano il sistema, rendendolo efficace a ogni distanza.
Studiare queste tecniche significa imparare un linguaggio. All’inizio si imparano le lettere (le posizioni), poi le parole (le singole tecniche) e infine si impara a comporre frasi e discorsi fluidi e coerenti (le combinazioni e le applicazioni libere). Non è un accumulo di movimenti, ma un’immersione in una logica di combattimento totale, un sistema forgiato per un unico, chiaro scopo: l’efficienza assoluta. La padronanza di questo linguaggio richiede una vita di pratica, ma offre in cambio una profonda comprensione dell’arte della strategia e del movimento.
I TAO LU (套路)
Introduzione: Oltre la Coreografia, i Testi Sacri del Combattimento
Nel mondo delle arti marziali, le sequenze di movimenti a solo, conosciute come Taolu (套路) in cinese o Kata in giapponese, sono spesso fraintese dal pubblico profano. Vengono liquidate come “danze” o “combattimenti immaginari”, coreografie rigide e anacronistiche in un’epoca dominata dagli sport da combattimento più fluidi e spontanei. Questa visione, tuttavia, non potrebbe essere più lontana dalla verità. Per un’arte tradizionale come il Lanshoumen, le forme non sono una performance; sono la sua biblioteca, il suo laboratorio, la sua spina dorsale pedagogica.
Un Taolu è un’enciclopedia in movimento, un testo sacro scritto nel linguaggio del corpo. Prima dell’avvento della scrittura diffusa, della stampa e dei video, era il metodo primario e più efficace per preservare e trasmettere l’intero patrimonio tecnico, strategico e filosofico di un sistema di combattimento. Ogni forma è una catena di DNA marziale, che codifica centinaia di informazioni in ogni postura, in ogni transizione, in ogni respiro.
Questo approfondimento si prefigge di svelare il ruolo profondo e multisfaccettato delle forme nel Lanshoumen. Andremo oltre la semplice descrizione dei movimenti per analizzare la filosofia che sta dietro alla pratica del Taolu, per sezionare la struttura e il significato della sua forma più importante, la Si Lu Chui, e per esplorare come queste sequenze, da quelle a mani nude a quelle con le armi, servano come strumenti insostituibili per il condizionamento del corpo, l’affinamento della tecnica, la comprensione della strategia e la coltivazione dello spirito del guerriero.
La Filosofia del Taolu (套路): Perché Praticare le Forme?
Per apprezzare le forme del Lanshoumen, bisogna prima capire perché esistono. La pratica del Taolu non è un singolo atto, ma un’attività a più livelli, dove ogni livello offre benefici diversi e complementari. È un errore pensare che lo scopo della forma sia semplicemente “imparare a combattere”. La forma è lo strumento per costruire il combattente.
1. Il Taolu come Enciclopedia e Metodo di Conservazione
Nella sua funzione più elementare, un Taolu è un catalogo. Contiene l’intero arsenale di un’arte: le posizioni (Bu Xing), le tecniche di mano (Shou Fa), i passi (Bu Fa), i calci (Tui Fa), le leve (Qin Na) e le proiezioni (Shuai Jiao). Questi elementi non sono elencati a caso, ma sono organizzati in sequenze logiche che rappresentano combinazioni di combattimento, transizioni strategiche e risposte a possibili attacchi.
In un’epoca senza manuali, il corpo del maestro era il libro, e la forma era il testo. Imparare la forma significava “leggere” e memorizzare questo testo. Un maestro poteva assicurarsi che il suo sistema venisse tramandato senza alterazioni significative, perché la sequenza era fissa. Ogni movimento, ogni angolo, ogni pausa aveva un significato. In questo senso, praticare una forma tradizionale come quelle del Lanshoumen è un atto di conservazione culturale, un modo per mantenere un dialogo diretto con i maestri del passato e per garantire che la loro conoscenza non vada perduta.
2. Il Taolu come Laboratorio del Movimento e del Condizionamento
Se il Jibengong (l’allenamento delle basi) insegna le singole “lettere” dell’alfabeto marziale, il Taolu insegna a scrivere “parole” e “frasi”. È un laboratorio personale dove il praticante può lavorare sulla qualità del proprio movimento senza la pressione e la distrazione di un avversario.
Integrazione e Fluidità: La forma costringe a collegare tecniche diverse in un flusso ininterrotto. Si impara a passare da un blocco a un pugno, da una posizione bassa a una alta, da un movimento lineare a uno circolare, mantenendo sempre l’equilibrio, la struttura e la connessione corporea.
Condizionamento Specifico: La pratica ripetuta di un Taolu è un eccezionale esercizio di condizionamento. Sviluppa la forza, la resistenza, la flessibilità e il coordinamento neuromuscolare in modo specifico per le esigenze del combattimento. Mantenere posizioni basse, eseguire movimenti esplosivi e gestire la respirazione per tutta la durata della forma costruisce una base atletica funzionale.
Correzione e Raffinamento: Praticando da solo, l’allievo (idealmente sotto l’occhio vigile di un maestro) può concentrarsi sulla purezza della propria tecnica. Può correggere un allineamento sbagliato, perfezionare la traiettoria di un colpo o migliorare la stabilità di una transizione, dettagli che sarebbero impossibili da curare nel caos di uno sparring libero.
3. Il Taolu come Meditazione in Movimento e Sviluppo Interno
A un livello più profondo, la pratica del Taolu diventa una forma di meditazione dinamica. Richiede una concentrazione totale (Shen – 神), un’unione tra la mente/intenzione (Yi – 意), l’energia/respiro (Qi – 气) e la potenza/forza fisica (Li/Jin – 力/劲).
Consapevolezza Corporea: Praticare lentamente una forma, concentrandosi su ogni sensazione, sviluppa una profonda propriocezione. Si impara a “sentire” il proprio corpo, a percepire il flusso del peso, le tensioni muscolari e l’allineamento delle articolazioni.
Focalizzazione Mentale: Eseguire una forma complessa richiede che la mente sia completamente presente, nel “qui e ora”. Non c’è spazio per pensieri distratti. Questo allena la capacità di focalizzazione, una qualità indispensabile in una situazione di combattimento reale.
Coltivazione dello Spirito Combattivo: Quando la forma viene eseguita con la giusta intenzione e potenza esplosiva, non è più un semplice esercizio fisico. Diventa un’espressione dello spirito combattivo (Jingshen – 精神). Il praticante non “fa” la forma, ma “diventa” la forma, proiettando la propria volontà e la propria determinazione in ogni movimento.
“Si Lu Chui” (四路捶): Il Cuore Pulsante del Lanshoumen
Mentre alcune arti marziali hanno decine di forme, il nucleo del Lanshoumen a mani nude ruota principalmente attorno a una singola, monumentale forma: la Si Lu Chui. Il suo nome si traduce come “Pugno delle Quattro Strade” o “Percorso dei Quattro Colpi”. Il termine Lu (路), che significa “strada” o “percorso”, è cruciale: indica che la forma è suddivisa in quattro sezioni distinte, ognuna delle quali rappresenta una “strada” di apprendimento, una lezione specifica che costruisce sulla precedente. La Si Lu Chui non è solo una forma; è l’intero curriculum pedagogico del Lanshoumen, un capolavoro di progettazione marziale.
Analisi Strutturale: Le Quattro Lezioni della Si Lu Chui
Sezionare la Si Lu Chui rivela la genialità del suo architetto, Zhang Jingyan. Ogni “strada” ha un obiettivo didattico chiaro e introduce concetti e tecniche in modo progressivo e logico.
Prima Strada (Yi Lu): La Fondazione – Struttura e Potenza Diretta
La prima sezione della forma è la base su cui tutto il resto viene costruito. È volutamente semplice, diretta e potente.
Obiettivo Pedagogico: Insegnare allo studente i fondamentali assoluti della generazione di potenza e della stabilità strutturale. È la lezione sul “motore” del sistema.
Caratteristiche Tecniche: La Yi Lu è dominata da posizioni di base come Ma Bu e Gong Bu, tenute con rigore e solidità. I movimenti sono prevalentemente lineari e diretti: pugni dritti e potenti (Chong Quan), passi solidi e radicati. Qui viene introdotto e praticato ossessivamente il concetto di Zheng Ti Li (forza del corpo unificato). Lo studente impara a generare potenza non dal braccio, ma dalla spinta dei piedi, dalla rotazione delle anche e dalla connessione di tutto il corpo.
La Lezione: La prima strada insegna: “Prima di poter essere complesso, devi essere solido. Prima di poter essere veloce, devi essere potente. Prima di poter deviare la forza altrui, devi padroneggiare la tua”. È una sezione che costruisce la carrozzeria e il motore del combattente, senza i quali nessun accessorio o abilità avanzata potrebbe funzionare.
Seconda Strada (Er Lu): L’Intercettazione – Il Principio di “Lan”
Una volta che lo studente ha costruito una solida base di potenza, la seconda sezione introduce la filosofia che dà il nome allo stile.
Obiettivo Pedagogico: Insegnare il concetto di Lan (拦) e il principio di Gong Fang He Yi (unione di attacco e difesa).
Caratteristiche Tecniche: I movimenti diventano più circolari e complessi. Vengono introdotte le tecniche di intercettazione e deviazione con gli avambracci, spesso eseguite simultaneamente a un passo evasivo e a un contrattacco. Lo studente impara a usare le braccia non solo per colpire, ma per controllare, bloccare e creare aperture. Qui compaiono le prime applicazioni delle Ba Da Shou (Otto Grandi Mani), in particolare Lan, Jia (incorniciare) e Na (afferrare).
La Lezione: La seconda strada insegna: “Non attendere l’attacco, incontralo. Non separare la tua difesa dal tuo attacco. Ogni tuo blocco deve essere un colpo, e ogni tuo colpo deve proteggerti. Prendi il controllo della linea centrale e domina lo scambio”. È qui che lo studente inizia a pensare come un praticante di Lanshoumen, trasformando il combattimento da un semplice scambio di colpi a una partita a scacchi dinamica.
Terza Strada (San Lu): Il Controllo – Entrare e Dominare a Corta Distanza
Con la capacità di generare potenza e di controllare la media distanza, lo studente è pronto per la fase più claustrofobica e pericolosa del combattimento: il corpo a corpo.
Obiettivo Pedagogico: Insegnare a chiudere la distanza in sicurezza, a controllare l’avversario nel “clinch” e ad applicare tecniche a cortissimo raggio.
Caratteristiche Tecniche: La terza strada è caratterizzata da passi che “irrompono” nello spazio avversario (Chuang Bu), tecniche di presa e leva (Na e Qin Na), e colpi che non richiedono carica, come gomitate (Zhou), spallate (Kao) e pugni corti e vibranti. Vengono enfatizzate le tecniche per rompere la postura dell’avversario e per controllarne le braccia, impedendogli di reagire.
La Lezione: La terza strada insegna: “Quando la distanza si chiude, il tuo controllo deve aumentare. Soffoca lo spazio del tuo avversario, smantella la sua struttura, attacca con ogni parte del tuo corpo. Trasforma la corta distanza da un pericolo a un tuo vantaggio schiacciante”. Questa sezione sviluppa la sensibilità tattile e la capacità di combattere sotto pressione estrema.
Quarta Strada (Si Lu): La Sintesi – L’Integrazione di Pigua e Baji
L’ultima sezione è il capolavoro finale, dove tutti gli elementi precedenti vengono fusi con le influenze degli stili “fratelli” del Lanshoumen, portando il praticante a un livello superiore di abilità.
Obiettivo Pedagogico: Integrare la potenza a lungo raggio del Piguaquan e quella esplosiva a corto raggio del Bajiquan, creando un combattente completo e versatile.
Caratteristiche Tecniche: La Si Lu è la sezione più dinamica e spettacolare. Qui troviamo i movimenti ampi e a frusta di Pi (fendere) e Gua (agganciare), tipici del Pigua, che generano un’enorme potenza a distanza. A questi si alternano i passi pestati ed esplosivi (Zhen Jiao) e le cariche potenti del Baji. La forma insegna a passare senza soluzione di continuità da un colpo a frusta a lungo raggio a una gomitata devastante a distanza zero.
La Lezione: La quarta strada insegna: “Non essere prigioniero di una singola distanza o di un singolo tipo di potenza. Sii come l’acqua, capace di fluire e di schiantarti. Padroneggia l’intero spettro del combattimento, dalla lunga alla corta distanza, dal colpo più fluido a quello più esplosivo. Sii completo”. Questa sezione rappresenta il conseguimento della maestria, la sintesi di tutte le conoscenze acquisite.
Oltre la Prima Forma: Il Curriculum Avanzato e le Armi
Sebbene la Si Lu Chui sia il pilastro centrale, il curriculum del Lanshoumen non si esaurisce qui. Esistono altre forme, sia a mani nude che con le armi, destinate a raffinare ulteriormente le abilità del praticante.
Le Forme a Due (Duilian – 对练)
Una volta padroneggiata la forma a solo, lo studente passa al Duilian, o “pratica in coppia”. Si tratta di forme coreografate eseguite da due praticanti, dove uno attacca e l’altro difende e contrattacca secondo una sequenza prestabilita. Il Duilian non è sparring, ma un laboratorio controllato. Il suo scopo è insegnare:
Tempismo (Timing): Applicare la tecnica giusta nell’istante giusto.
Distanza (Juli): Gestire e controllare la distanza dall’avversario in modo dinamico.
Sensibilità: “Sentire” l’attacco dell’avversario e reagire di conseguenza. È il passo intermedio fondamentale tra la pratica a solo e il combattimento libero.
Le Forme con le Armi (Qi Xie Taolu – 器械套路): Estendere i Principi
La filosofia del Lanshoumen è che l’arma non è altro che un’estensione del corpo. I principi di generazione della potenza, la struttura corporea e il footwork rimangono identici. La pratica delle forme con le armi serve a proiettare questi principi su un oggetto esterno, amplificandone la portata e l’efficacia.
La Forma di Bastone Lungo (Gun – 棍): Il bastone è considerato la “madre” di tutte le armi. La sua forma insegna a usare tutto il corpo per manovrare un’arma lunga e pesante. Sviluppa una forza eccezionale nel centro del corpo e insegna a proiettare la potenza fino alle estremità.
La Forma di Sciabola (Dao – 刀): La sciabola, con la sua natura aggressiva, allena il coraggio e un footwork audace. La sua forma è caratterizzata da movimenti fluidi, potenti e circolari, che incarnano perfettamente i principi di Pi e Gua.
La Forma di Lancia (Qiang – 枪): Considerata il “re” delle armi per la sua difficoltà e la sua efficacia, la lancia richiede una precisione millimetrica. La sua forma è un esercizio sublime di Fajin, poiché la potenza deve essere trasmessa in modo fulmineo e controllato fino alla punta.
La Forma di Spada Dritta (Jian – 剑): Se la sciabola è il coraggio, la spada è l’intelletto. La sua forma è elegante, veloce e precisa. Allena la finezza, l’agilità e la perfetta armonia tra la mente del praticante e la punta dell’arma.
I Metodi di Allenamento: Come la Forma Prende Vita
Eseguire una forma non è sufficiente. È il modo in cui la si pratica che ne sblocca il vero potenziale.
Le Tre Velocità della Pratica: Un maestro insegnerà a praticare la stessa forma in tre modi diversi. Lentamente, per controllare ogni dettaglio della struttura e della respirazione. A velocità fluida e costante, per allenare la resistenza e la connessione tra i movimenti. In modo esplosivo, eseguendo ogni tecnica con il massimo Fajin e la massima intenzione marziale, per allenare la potenza e lo spirito combattivo.
Smontare la Forma (Chai Jie – 拆解): Questo è il processo di “decostruzione” della forma. Si prende un singolo movimento o una breve sequenza e se ne analizzano le applicazioni pratiche (Yong Fa – 用法) con un partner. Questo passaggio è fondamentale per capire il significato marziale di ciò che si sta facendo e per trasformare la forma da una sequenza astratta a un repertorio di soluzioni di combattimento.
Conclusione: La Forma come Percorso, non come Destinazione
Le forme del Lanshoumen, con la Si Lu Chui al loro centro, sono un sistema pedagogico di straordinaria profondità e complessità. Sono enciclopedie che custodiscono la conoscenza, laboratori che affinano il corpo, e percorsi meditativi che forgiano la mente. Rappresentano un viaggio marziale completo, che guida lo studente dalle fondamenta più elementari della potenza fino alla sintesi sofisticata di molteplici strategie di combattimento.
Tuttavia, il più grande insegnamento che le forme offrono è forse il più paradossale. Lo scopo ultimo di anni di pratica rigorosa non è quello di eseguire una forma perfetta. Lo scopo è quello di interiorizzare i suoi principi così profondamente che, di fronte a una minaccia reale, ci si possa dimenticare della forma stessa. Il corpo, la mente e lo spirito, plasmati da innumerevoli ripetizioni, reagiranno in modo spontaneo, istintivo ed efficace, applicando la soluzione giusta al momento giusto, liberi dalla rigidità della coreografia. La forma è la mappa dettagliata e indispensabile, ma la vera maestria consiste nel raggiungere la destinazione e sapersi muovere liberamente sul territorio, senza più bisogno di consultarla. La forma è il sentiero, ma la libertà dal sentiero è la meta.
UNA TIPICA SEDUTA DI ALLENAMENTO
Introduzione: Struttura e Scopo di una Lezione di Lanshoumen
Una seduta di allenamento in un’arte marziale tradizionale come il Lanshoumen è molto più di un semplice “workout” o di una lezione di autodifesa. È un rituale strutturato, un microcosmo in cui il praticante viene sistematicamente costruito, fisicamente e mentalmente. Ogni fase della lezione, dal saluto iniziale a quello finale, ha uno scopo pedagogico preciso, progettato per stratificare la conoscenza e l’abilità in modo logico e progressivo. È un processo che mira a trasformare il corpo in un’arma efficace e la mente in quella di uno stratega calmo e risoluto.
Per comprendere come si forgia un praticante di Lanshoumen, è illuminante osservare la struttura di una tipica sessione di allenamento. Questa non è una formula rigida e immutabile, poiché ogni maestro (Shifu – 师傅) può porre enfasi diverse a seconda del livello degli allievi e degli obiettivi della lezione. Tuttavia, esiste un’architettura comune, una progressione che guida lo studente attraverso diverse modalità di pratica, ognuna indispensabile per lo sviluppo completo.
Questo spaccato non costituisce un invito alla pratica, ma un’analisi descrittiva e informativa della metodologia e della struttura di un allenamento tradizionale. Osserveremo le fasi canoniche di una lezione, dal rituale che segna l’ingresso nello spazio della pratica, al lavoro estenuante sulle fondamenta, fino alla pratica tecnica e allo sviluppo della sensibilità con un partner, per concludere con il ritorno alla quiete.
Fase 1: Il Rituale di Apertura – Entrare nello Spazio della Pratica
Una lezione di Lanshoumen non inizia quando si sferra il primo pugno, ma nell’istante in cui si entra nello spazio di allenamento, sia esso un Wuguan (武馆) formale o un angolo appartato di un parco. La sessione si apre sempre con un rituale che serve a segnare una netta separazione tra la vita quotidiana e il tempo dedicato al Gongfu (功夫).
Gli allievi si dispongono in fila, solitamente in ordine di anzianità di pratica, di fronte allo Shifu. Al comando del maestro o dell’allievo più anziano (Shixiong – 师兄), tutti eseguono il saluto marziale tradizionale, il Bao Quan Li (抱拳礼). Questo gesto è carico di significato: la mano destra, che rappresenta la forza marziale e la guerra, è chiusa a pugno; la mano sinistra, aperta, che rappresenta la cultura, la conoscenza e la modestia, la copre. Il simbolismo è potente: la conoscenza e l’etica devono sempre controllare e governare la forza. È una dichiarazione visiva del principio di Wu De (武德), l’etica marziale.
Questo momento non è una vuota formalità. Il suo scopo è triplice: unisce il gruppo, stabilendo un senso di scopo comune; serve a focalizzare la mente, lasciando fuori le distrazioni e le preoccupazioni del mondo esterno; e riafferma il rapporto di rispetto tra allievi e maestro, e tra gli allievi stessi. Con questo semplice gesto, la lezione è ufficialmente iniziata.
Fase 2: Riscaldamento e Condizionamento (Huo Dong – 活动) – Preparare il Corpo
Il corpo di un praticante di Lanshoumen è sottoposto a uno stress notevole. I movimenti esplosivi, le posizioni basse e il contatto fisico richiedono una preparazione meticolosa per massimizzare la performance e minimizzare il rischio di infortuni. Il riscaldamento non è mai casuale, ma è specifico per le esigenze dell’arte.
La fase iniziale consiste in una serie di rotazioni articolari sistemiche. Partendo dalle estremità (caviglie, polsi) e risalendo verso il centro del corpo (ginocchia, anche, vita, spalle, collo), ogni articolazione viene “risvegliata” e lubrificata. Questo assicura che il corpo sia pronto a muoversi attraverso le ampie escursioni di movimento richieste dalle tecniche.
Segue una fase di stretching dinamico, non statico. Invece di mantenere una posizione di allungamento per un lungo periodo, si eseguono movimenti controllati che portano gradualmente il corpo ai suoi limiti di flessibilità. Esempi tipici sono gli slanci delle gambe (Tui Tui – 踢腿) in tutte le direzioni (frontali, laterali, circolari). Questi esercizi non solo migliorano la flessibilità, ma allenano anche l’equilibrio dinamico e il controllo motorio, qualità essenziali per sferrare calci efficaci.
Infine, si possono includere esercizi di condizionamento leggero. Questi possono consistere nel picchiettare o schiaffeggiare delicatamente le braccia, le gambe e il torso per aumentare l’afflusso di sangue e iniziare a preparare la pelle e i muscoli al tipo di impatti che riceveranno più tardi, durante la pratica a coppie.
Fase 3: Il Cuore dell’Allenamento – Jibengong (基本功), la Pratica delle Fondamenta
Questa è, senza dubbio, la fase più importante, più lunga e spesso più ardua dell’intera lezione. È qui che si costruisce il vero “Gongfu”. Il Jibengong è l’insieme degli esercizi fondamentali che sviluppano le qualità fisiche e strutturali su cui si basa l’intero sistema. Per un osservatore esterno, questa fase potrebbe apparire noiosa e ripetitiva, ma per il praticante è il momento della verità.
Pratica delle Posizioni (
Zhan Zhuang– 站桩): Letteralmente “stare in piedi come un palo”, questa pratica è la pietra angolare del condizionamento. Gli allievi assumono una posizione di base, tipicamente la Ma Bu (Posizione del Cavaliere), e la mantengono per periodi di tempo prolungati, che possono variare da pochi minuti a oltre mezz’ora per i praticanti più avanzati. La sfida è sia fisica che mentale. I muscoli delle gambe bruciano, la schiena implora una pausa, ma la mente deve rimanere calma e concentrata. Durante questo esercizio, lo Shifu si muove tra gli allievi, correggendo i minimi dettagli della postura: l’allineamento delle ginocchia, la posizione del bacino, il rilassamento delle spalle. Lo Zhan Zhuang non costruisce solo forza e resistenza, ma insegna al corpo a “radicarsi”, a unificare la propria struttura e a sviluppare quella che viene chiamata “potenza strutturale”.Esercizi di Potenza (
Fa Li– 发力): In questa fase, si isolano i meccanismi di generazione della potenza. Gli allievi possono disporsi in fila e, passo dopo passo, praticare un singolo movimento – ad esempio, un pugno diretto in posizione Gong Bu. L’enfasi non è sulla velocità o sul numero di ripetizioni, ma sulla qualità di ogni singolo colpo. Si lavora per sentire la connessione tra la spinta del piede posteriore, la rotazione dell’anca e il rilascio finale della forza attraverso il pugno. È qui che il concetto astratto di Fajin viene esplorato e praticato fino allo sfinimento.Pratica dei Passi (
Bu Fa– 步法): Il potere senza mobilità è inutile. Gli allievi praticano il footwork dello stile muovendosi in lungo e in largo per lo spazio di allenamento. Eseguono serie di passi specifici come il Zhen Jiao (Passo che Pesta), concentrandosi sull’esplosività e sul mantenimento dell’equilibrio, o il Chuang Bu (Passo che Irrompe), lavorando sulla capacità di chiudere la distanza in modo aggressivo e stabile.
Il Jibengong è un lavoro di cesello. Non aggiunge nuove tecniche all’arsenale, ma affina la qualità di ogni singolo movimento che il praticante eseguirà. È la fase che separa i praticanti occasionali da quelli seri.
Fase 4: Pratica Tecnica – Dalla Forma all’Applicazione
Una volta che il corpo è stato forgiato nel Jibengong, è il momento di applicare quelle qualità alla pratica tecnica specifica dello stile.
Pratica delle Forme (
Lian Taolu– 练套路): Solitamente, la classe esegue una forma, o una sezione di essa, tutti insieme. Per i principianti e gli intermedi, l’attenzione sarà probabilmente sulla forma fondamentale, la Si Lu Chui. L’esecuzione in gruppo aiuta a sviluppare il ritmo e la memoria della sequenza. Successivamente, il maestro può chiedere di eseguire la forma individualmente o in piccoli gruppi, muovendosi tra gli allievi per offrire correzioni personalizzate. L’enfasi può variare: un’esecuzione lenta per controllare la struttura, un’esecuzione a velocità normale per la fluidità, un’esecuzione esplosiva per allenare il Fajin e l’intento marziale.Scomposizione e Applicazione (
Chai JieeYong Fa– 拆解/用法): Questa è la fase in cui la forma smette di essere un esercizio a solo e rivela il suo significato marziale. Lo Shifu seleziona un breve segmento della forma – forse due o tre movimenti concatenati – e ne dimostra l’applicazione pratica (Yong Fa) con un allievo. Dopodiché, gli studenti si mettono in coppia per praticare questa sequenza. Si tratta di un drill cooperativo e prestabilito: l’allievo A esegue un attacco specifico, e l’allievo B risponde con la sequenza della forma studiata. Questo processo è fondamentale per tradurre i movimenti astratti della forma in risposte concrete a minacce reali.
Fase 5: Pratica a Coppie e Sviluppo della Sensibilità
Questa fase porta la pratica a un livello superiore di interattività e spontaneità, allenando qualità che non possono essere sviluppate da soli.
Esercizi di Sensibilità (
Nian Shou– 粘手 oDa Shou– 搭手): Questi esercizi sono cruciali nel Lanshoumen. Simili al “Chi Sao” del Wing Chun, ma con una propria specificità, prevedono che i partner mantengano il contatto costante tra i loro avambracci. Da questa posizione di contatto, imparano ad “ascoltare” (Ting Jin) la forza, la pressione e l’intenzione del partner attraverso il tatto. Si esercitano a cedere alla forza eccessiva (Bu Ding), a reindirizzarla e a sfruttare i varchi che si creano, il tutto mantenendo il contatto (Bu Diu). Questi drills sono il laboratorio in cui i principi più sottili dell’arte vengono testati e interiorizzati.Sparring Controllato (
San Shou– 散手): Per gli studenti più avanzati, la lezione può includere sessioni di sparring. È importante notare che questo non è mai un combattimento selvaggio. È quasi sempre controllato e spesso a tema. Ad esempio, lo Shifu potrebbe dare indicazioni come: “Lavorate solo su tecniche di entrata” o “Limitatevi a usare le tecniche delle prime due ‘strade’ della forma”. L’obiettivo non è “vincere”, ma testare le proprie abilità in un contesto più dinamico e imprevedibile, sviluppando tempismo, gestione della distanza e capacità di reazione spontanea, sempre nel rispetto della sicurezza del partner.
Fase 6: Defaticamento e Rituale di Chiusura
Così come è iniziata, la lezione si conclude in modo strutturato.
Defaticamento (
Fang Song– 放松): Vengono eseguiti esercizi di stretching leggero e di rilassamento per aiutare i muscoli a recuperare, ridurre l’indolenzimento e riportare il corpo a uno stato di quiete.Riflessione e Chiusura: Spesso lo Shifu raduna gli allievi seduti in cerchio per qualche minuto. Può riassumere i punti chiave della lezione, rispondere a domande o condividere un breve pensiero o un aneddoto legato all’etica marziale (Wu De), ricordando agli allievi che lo scopo ultimo della pratica è diventare persone migliori, non solo combattenti migliori.
Il Saluto Finale: La lezione si conclude come era iniziata. Gli allievi si allineano e eseguono il saluto finale allo Shifu e tra di loro. Questo gesto chiude formalmente la sessione, riportando i praticanti dalla mentalità focalizzata e marziale della pratica alla normalità, ma con un rinnovato senso di disciplina, realizzazione e appartenenza a una comunità.
GLI STILI E LE SCUOLE
Introduzione: Oltre il Concetto di “Stile”
Quando si esamina la struttura di un’arte marziale cinese tradizionale, il concetto occidentale di “stile” – spesso inteso come un marchio registrato con un curriculum rigido e immutabile – risulta inadeguato e fuorviante. Per comprendere appieno il mondo del Lanshoumen, è necessario adottare una prospettiva diversa, più organica e genealogica, basata sui concetti cinesi di Mén (门, porta/scuola), Pài (派, fazione/ramo) e, soprattutto, di Chuánchéng (传承, trasmissione/eredità).
Il Lanshoumen non si è frammentato in decine di “stili” concorrenti come è accaduto ad altre arti marziali più diffuse. La sua storia di trasmissione, spesso clandestina e sempre legata a un nucleo ristretto di maestri, ne ha preservato una notevole coesione. Pertanto, un’analisi dei suoi “stili e scuole” non sarà un elenco di nomi diversi, ma un’esplorazione profonda di come l’arte viene interpretata, insegnata e strutturata all’interno dei suoi lignaggi.
Questo approfondimento si addentrerà nella genealogia del Lanshoumen, identificando la sua “casa madre” non come un edificio, ma come il suo lignaggio ortodosso. Esploreremo la simbiosi quasi inseparabile con le sue arti sorelle, il Bajiquan e il Piguaquan, una relazione così profonda da costituire essa stessa uno “stile” di pratica. Analizzeremo come l’impronta personale di ogni maestro possa creare sottili ma significative variazioni didattiche e, infine, osserveremo come le scuole moderne, sparse in tutto il mondo, si strutturano e mantengono la loro connessione con la fonte originaria. Questo è il racconto di come una singola, potente “scuola” di pensiero marziale si manifesta in una famiglia globale con molte case, ma un unico cuore.
Il Concetto di “Scuola” (门, Mén) e “Lignaggio” (派, Pài) nel Kung Fu
Prima di procedere, è essenziale definire i termini. Nel nome Lanshoumen, l’ideogramma Mén è fondamentale. Significa “porta” o “cancello”. In senso marziale, un Mén è un sistema di conoscenza completo e autonomo. “Entrare dalla porta” di una scuola significa essere iniziati a una specifica visione del mondo, a un insieme coerente di principi, tecniche e metodi di allenamento. Il Lanshoumen è, quindi, la “Scuola della Mano che Intercetta”, un universo marziale con le proprie regole e la propria filosofia.
Il termine Pài, invece, si traduce spesso come “fazione”, “scuola” o “ramo”. Si usa per descrivere le principali suddivisioni all’interno di un’arte più grande. Il Taijiquan, ad esempio, ha il Pài della famiglia Chen, il Pài della famiglia Yang, il Pài Wu, e così via. Ognuno di questi rami, pur condividendo principi comuni, ha sviluppato caratteristiche, forme e approcci didattici distinti, al punto da essere riconosciuto come uno stile a sé stante.
Il Lanshoumen, a causa della sua trasmissione più lineare e meno diffusa, non ha sviluppato dei Pài così nettamente definiti. Le differenze che esistono tra le varie scuole sono più sottili, meglio descritte come variazioni all’interno dello stesso lignaggio (Chuánchéng) piuttosto che come stili separati. È la catena di trasmissione da maestro a discepolo a definire l’identità e l’autenticità di una scuola, molto più di un’etichetta di “stile”.
Il Lignaggio Ortodosso (Zheng Zong – 正宗): La Vera “Casa Madre” del Lanshoumen
Nel mondo delle arti marziali cinesi, la legittimità di una scuola è determinata dalla sua connessione con il Zheng Zong, il “lignaggio ortodosso” o la “vera scuola”, che discende direttamente dal fondatore o dalla figura che ha sistematizzato l’arte. Questa è la vera “casa madre”: non un indirizzo fisico, ma una linea di sangue marziale, un’eredità di conoscenza trasmessa intatta.
Per il Lanshoumen moderno, questo lignaggio è inequivocabilmente quello che parte da Zhang Jingyan.
1. La “Scuola” di Zhang Jingyan: La Fondazione Militare (ca. 1920-1940) La prima “scuola” di Lanshoumen non era un Wuguan aperto al pubblico, ma un programma di addestramento militare d’élite. Le sue caratteristiche erano dettate dalla necessità:
Pragmatismo Assoluto: L’insegnamento era epurato di ogni elemento non essenziale. Lo scopo era formare combattenti efficaci nel minor tempo possibile.
Curriculum Integrato: Questa “scuola” fu il luogo della grande sintesi. Il curriculum non era “puro” Lanshoumen, ma un sistema olistico che fondeva la strategia di intercettazione del Lanshou con la potenza a lungo raggio del Pigua e quella a corto raggio del Baji.
Didattica Funzionale: Le forme e gli esercizi erano progettati per essere funzionali alla guerra. Il condizionamento fisico era brutale e l’enfasi era posta sull’applicazione marziale diretta.
2. La “Scuola” di Liu Huchen: La Preservazione Clandestina (ca. 1940-1970) Con il precipitare degli eventi in Cina, la “scuola” del Lanshoumen cambiò radicalmente natura sotto la guida di Liu Huchen, principale erede di Zhang. Non era più un programma militare, ma un circolo chiuso di trasmissione.
Segretezza e Selettività: Insegnare Kung Fu tradizionale era pericoloso. Liu Huchen insegnava a pochissimi allievi fidati, spesso in segreto, per preservare l’arte dalla distruzione politica e culturale.
Enfasi sulla Profondità: Lontano dalle esigenze immediate del campo di battaglia, ci fu più tempo per esplorare gli aspetti più sottili e “interni” dell’arte. La comprensione del Fajin, del respiro e dei principi divenne ancora più centrale.
Purezza della Trasmissione: L’obiettivo principale di questa “scuola” era uno solo: agire come un’arca, traghettando il sistema completo e inalterato di Zhang Jingyan attraverso i decenni più bui, per consegnarlo alla generazione successiva.
3. La “Scuola” di Ma Chuanxu: L’Apertura e la Rinascita (ca. 1980-2000) Ma Chuanxu, allievo di Liu Huchen, rappresenta il ponte verso il mondo contemporaneo. La sua “scuola”, pur mantenendo un’impronta profondamente tradizionale, divenne il centro della rinascita del Lanshoumen.
Da Clandestina a Pubblica: Con la fine della Rivoluzione Culturale, Ma Chuanxu poté insegnare apertamente, spesso nei parchi pubblici, attirando una nuova generazione di studenti desiderosi di riscoprire il vero Gongfu.
“Casa Madre” Funzionale: La sua scuola a Tianjin (e le sue attività nell’Hebei) divenne il punto di riferimento de facto per chiunque volesse apprendere il lignaggio ortodosso. Studenti da tutta la Cina e, successivamente, da tutto il mondo, si recarono da lui.
Apertura Internazionale: A differenza di molti maestri della sua generazione, Ma Chuanxu fu eccezionalmente aperto verso gli studenti stranieri, comprendendo l’importanza di diffondere l’arte a livello globale per garantirne il futuro. Le scuole e le organizzazioni internazionali che oggi insegnano il Lanshoumen autentico, quasi senza eccezione, tracciano il loro lignaggio direttamente o indirettamente a lui. Per questo motivo, il lignaggio di Ma Chuanxu, con le sue radici a Tianjin e nell’Hebei, è universalmente riconosciuto come la “casa madre” del Lanshoumen contemporaneo.
Gli “Stili” Sinergici: La Sacra Triade Marziale (Baji-Pigua-Lanshou)
La più significativa differenziazione nel modo in cui il Lanshoumen viene insegnato non deriva da scismi interni, ma dal grado di integrazione con le sue arti sorelle. Comprendere questa trinità è fondamentale per capire le diverse “filosofie scolastiche” che un praticante può incontrare.
Piguaquan: La Scuola del Lungo Raggio e della Fluidità Il Piguaquan è un’arte basata sulla potenza a frusta (Bian Jin – 鞭劲), generata da ampie rotazioni del busto e movimenti rilassati delle braccia.
Caratteristiche Didattiche: Una scuola con una forte enfasi sul Pigua inizierà l’allenamento con esercizi volti ad “aprire” e rilassare le articolazioni della spalla e dell’anca. Ci sarà un grande lavoro sulla flessibilità della colonna vertebrale e sulla capacità di generare potenza in modo fluido e continuo, come un’onda. Le forme di Pigua, come Pigua Dao (劈掛刀), sono spesso le prime ad essere insegnate.
Ruolo nel Sistema Integrato: Il Pigua fornisce al praticante di Lanshoumen l’arsenale per il combattimento a lunga distanza. Insegna a colpire da angolazioni imprevedibili e a usare movimenti ampi per rompere la guardia avversaria da una distanza di sicurezza. È la “artiglieria” del sistema.
Bajiquan: La Scuola del Corto Raggio e dell’Esplosività Il Bajiquan è l’antitesi e il complemento del Pigua. È un’arte di potenza esplosiva e penetrante a distanza ravvicinata.
Caratteristiche Didattiche: L’allenamento in una scuola con enfasi sul Baji sarà dominato dal Zhan Zhuang (pratica delle posizioni) per costruire una radice d’acciaio e dal Zhen Jiao (passo che pesta) per sviluppare la caratteristica potenza esplosiva che sale dalla terra. Ci sarà un’enorme enfasi sui colpi con le “Otto Parti del Corpo” (spalle, gomiti, ginocchia, anche, ecc.) e su esercizi di impatto per condizionare il corpo.
Ruolo nel Sistema Integrato: Il Baji fornisce gli strumenti per il combattimento nella “cabina telefonica”. Insegna a sfondare la difesa avversaria con una forza inarrestabile, a colpire con potenza devastante quando non c’è spazio per caricare i colpi, e a sviluppare il coraggio e l’intento di “speronare” l’avversario. È la “fanteria d’assalto” del sistema.
Lanshoumen: La Scuola della Strategia e del Controllo Il Lanshoumen è il tessuto connettivo, il cervello strategico che lega insieme la potenza del Pigua e del Baji.
Caratteristiche Didattiche: L’allenamento specifico del Lanshoumen si concentra sulle Ba Da Shou (Otto Grandi Mani) e sugli esercizi di sensibilità come il Nian Shou (mani appiccicose). L’enfasi è sul tempismo, sulla gestione della distanza intermedia e sulla capacità di “leggere” e manipolare l’avversario attraverso il contatto.
Ruolo nel Sistema Integrato: Il Lanshoumen è il ponte. Le sue tecniche di intercettazione (Lan) permettono di neutralizzare l’attacco a lungo raggio dell’avversario per poter entrare a distanza di Baji. Le sue tecniche di controllo (Na, Jia) permettono di gestire il clinch, creando aperture per i colpi devastanti del Baji. È l’intelligenza tattica che permette al praticante di scegliere quando usare l’artiglieria (Pigua) e quando lanciare la carica (Baji).
La Scuola della “Trinità Completa”: Il Modello Ortodosso La scuola più completa e fedele al lignaggio Zheng Zong è quella che insegna la trinità come un unico sistema olistico. Il curriculum di una tale scuola è un percorso lungo e complesso. Un possibile modello didattico potrebbe essere:
Fase Iniziale (Anni 1-2): Lavoro intensivo sul Jibengong, con un’enfasi sulle posizioni del Baji per costruire la radice e sugli esercizi di base del Pigua per sviluppare la flessibilità e la potenza rilassata.
Fase Intermedia (Anni 3-5): Introduzione della forma fondamentale del Lanshoumen, la Si Lu Chui, che funge da manuale per integrare i concetti. Parallelamente, si studiano le forme di base del Baji (Xiao Baji) e del Pigua.
Fase Avanzata (Anni 6+): Studio delle forme avanzate dei tre sistemi, delle forme con le armi e, soprattutto, del combattimento libero (San Shou), dove lo studente impara a fondere i tre elementi in modo spontaneo e istintivo. Questo approccio olistico è la caratteristica distintiva della “scuola” di Lanshoumen più autentica e completa.
Variazioni sul Tema: L’Impronta del Maestro (Yinji – 印记) e l’Evoluzione della Didattica
Anche all’interno del lignaggio ortodosso, nessuna scuola è l’esatta fotocopia di un’altra. Esistono sottili ma importanti variazioni, dovute principalmente a due fattori: l’impronta personale del maestro e l’evoluzione dei metodi didattici.
L’Influenza Personale del Maestro Ogni Shifu è un individuo, con una propria costituzione fisica, un proprio carattere e una propria esperienza di vita. Queste caratteristiche inevitabilmente “colorano” il suo modo di insegnare, lasciando un’impronta (Yinji) sui suoi allievi.
Un maestro più piccolo e agile potrebbe naturalmente enfatizzare gli aspetti più elusivi e tecnici del Lanshoumen, come le leve del Qin Na e il footwork evasivo.
Un maestro più robusto e potente potrebbe avere una predilezione per l’aspetto più diretto e aggressivo del Baji, concentrando l’allenamento sulla potenza d’impatto.
Un maestro con una mente particolarmente analitica potrebbe dedicare più tempo alla spiegazione teorica dei principi e alla strategia (Xin Fa), piuttosto che alla pura ripetizione fisica. Queste sfumature non costituiscono “stili” diversi, ma rappresentano la ricchezza e la diversità all’interno di una stessa tradizione, dimostrando che l’arte è viva e si adatta all’individuo.
La Scuola “Antica” vs. la Scuola “Moderna” Il contesto in cui l’arte viene insegnata è cambiato drasticamente.
La Scuola “Antica” (pre-1980): Il modello era quello del discepolato. L’allievo viveva quasi in simbiosi con il maestro. L’allenamento era brutale, totalizzante e spesso non strutturato in “classi”. La lealtà e il carattere erano importanti quanto l’abilità fisica. L’obiettivo era formare un successore, non servire un cliente.
La Scuola “Moderna” (oggi): Le scuole, sia in Cina che all’estero, devono operare in un contesto diverso. Hanno orari fissi, classi di gruppo e devono rivolgersi a studenti che hanno un lavoro, una famiglia e altri impegni. Questo ha portato a una didattica più strutturata, a volte con sistemi di gradi per mantenere la motivazione. La sfida per una scuola moderna è quella di preservare la profondità e il rigore del metodo antico all’interno di un formato accessibile al mondo contemporaneo, senza “annacquare” l’arte.
L’Anatomia di una Scuola Globale e la Connessione alla “Casa Madre”
Oggi, scuole che insegnano il sistema Lanshoumen-Pigua-Baji esistono in tutto il mondo. La loro struttura organizzativa riflette la natura tradizionale dell’arte.
Organizzazioni Mondiali: Non esiste un singolo organo di governo mondiale centralizzato come la FIFA per il calcio. Esistono piuttosto diverse federazioni e associazioni internazionali, solitamente fondate da discepoli di alto livello di un grande maestro (come Ma Chuanxu) per unire le scuole del proprio lignaggio.
Il Collegamento con la “Casa Madre”: La connessione di una scuola a Roma, Tokyo o New York con la “casa madre” in Cina non è burocratica, ma personale e genealogica. L’istruttore capo della scuola mantiene un rapporto diretto con il suo Shifu in Cina. Questa connessione si manifesta attraverso:
Viaggi di studio: L’istruttore si reca regolarmente in Cina per periodi di formazione intensiva, per “ricaricare le batterie” alla fonte.
Seminari: Il maestro cinese viene invitato a tenere seminari presso le scuole affiliate all’estero, rafforzando il legame e garantendo la coerenza tecnica.
Adesione al Curriculum: La scuola internazionale segue il curriculum e i principi etici (Wu De) stabiliti dal capo lignaggio in Cina. Questa rete di relazioni personali costituisce la vera struttura della comunità globale del Lanshoumen.
Conclusione: Una Famiglia, Molte Case, Un Unico Spirito
In definitiva, l’universo degli “stili e delle scuole” del Lanshoumen è un sistema complesso e affascinante. Non è un panorama di stili distinti e concorrenti, ma una grande famiglia marziale con un unico, chiaro lignaggio ortodosso (Zheng Zong) che funge da “casa madre” spirituale e tecnica.
Le principali differenze tra le scuole non risiedono in una diversa dottrina, ma nel grado di enfasi posto sui tre pilastri del sistema – Lanshou, Pigua e Baji – e nell’impronta personale lasciata da ogni maestro. Dalle scuole clandestine della Cina di Mao alle moderne accademie internazionali, la struttura si è evoluta, ma i principi sono rimasti gli stessi.
Oggi, un praticante che entra in una scuola autentica in qualsiasi parte del mondo sta, di fatto, “entrando dalla porta” (Mén) della stessa famiglia. Una famiglia con molte case sparse per il globo, ma unita da un’unica eredità, un unico spirito combattivo e un profondo rispetto per la catena di trasmissione che collega ogni allievo, attraverso il proprio maestro, fino al grande architetto che quasi un secolo fa diede forma al pugno che intercetta: Zhang Jingyan.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Introduzione: Analisi della Presenza di un’Arte di Nicchia
Affrontare il tema della diffusione del Lanshoumen in Italia significa addentrarsi in un territorio affascinante ma complesso, quello delle arti marziali tradizionali di nicchia. A differenza di discipline come il Karate, il Judo, o anche stili di Kung Fu più noti come il Wing Chun e il Taijiquan che godono di una presenza consolidata e di una vasta rete di scuole, il Lanshoumen rappresenta un gioiello raro, una perla la cui luce è visibile solo a chi la cerca con intenzione e dedizione. La sua presenza sul territorio italiano non è caratterizzata da una diffusione capillare, ma piuttosto da piccoli e preziosi “focolai” di pratica, spesso custoditi all’interno di scuole dedicate a sistemi marziali più ampi.
Questo approfondimento si propone di offrire un’analisi realistica, neutrale ed esaustiva della situazione attuale. Esploreremo il contesto generale in cui un’arte come il Lanshoumen può esistere, le ragioni della sua diffusione limitata, il quadro istituzionale (federazioni ed enti) che ne regola la pratica a livello formale e, infine, tracceremo i percorsi più plausibili attraverso cui un appassionato potrebbe entrare in contatto con questo sistema di combattimento.
È importante sottolineare un aspetto fondamentale: data l’estrema rarità dello stile e la sua natura di trasmissione spesso riservata, un’analisi di 5000 parole focalizzata esclusivamente sulla sua presenza documentata in Italia non sarebbe fattibile senza sacrificare l’accuratezza fattuale o ricorrere a eccessive speculazioni. Pertanto, questo testo fornirà la panoramica più completa e dettagliata possibile basata sulle informazioni verificabili, inserendo la discussione sul Lanshoumen nel più ampio e necessario contesto del Kung Fu tradizionale in Italia per offrire una comprensione profonda e onesta dello stato dell’arte.
Il Panorama del Kung Fu Tradizionale in Italia: Il Contesto Generale
Per capire la posizione del Lanshoumen, bisogna prima comprendere il “terreno di gioco” in cui si muove. Il mercato italiano delle arti marziali e degli sport da combattimento è ricco e variegato, ma anche molto competitivo. Discipline con una forte tradizione sportiva e una chiara visibilità olimpica o mediatica (Judo, Karate, Taekwondo, Boxe, e più recentemente l’MMA) occupano naturalmente la maggior parte dello spazio.
All’interno di questo panorama, il Kung Fu (o Wushu, per usare il termine più formale) vive una sorta di dualismo. Da un lato, c’è il Wushu Moderno, la versione sportiva, spettacolare e acrobatica, con le sue competizioni di Taolu (forme) e Sanda (combattimento), che è la disciplina ufficialmente riconosciuta a livello internazionale dal Comitato Olimpico. Dall’altro lato, esiste l’universo immenso e frammentato del Kung Fu Tradizionale, un mosaico di centinaia di stili familiari e regionali, ognuno con la propria storia, i propri principi e i propri metodi di allenamento.
In Italia, anche all’interno del mondo tradizionale, alcuni stili hanno raggiunto una notorietà e una diffusione di gran lunga superiori ad altri. Il Wing Chun, grazie alla fama di Bruce Lee e alla saga cinematografica di “Ip Man”, è probabilmente lo stile di Kung Fu più praticato. Il Taijiquan, nelle sue varianti più diffuse come lo stile Yang e Chen, è estremamente popolare, soprattutto come disciplina legata alla salute e al benessere. Stili provenienti dal sud della Cina come l’Hung Gar e il Choy Li Fut, o stili che evocano l’immaginario del famoso monastero come lo Shaolin Quan, hanno anch’essi una solida base di praticanti.
In questo contesto, gli stili del nord della Cina, specialmente quelli più “duri” e meno conosciuti al grande pubblico come il Bajiquan, il Piguaquan e, a maggior ragione, il Lanshoumen, partono da una posizione di svantaggio in termini di visibilità. La loro diffusione è affidata non a campagne di marketing, ma alla passione, alla competenza e alla dedizione di singoli maestri e delle loro piccole cerchie di allievi.
Le Sfide della Trasmissione: Perché il Lanshoumen è un’Arte di Nicchia?
La rarità del Lanshoumen in Italia (e in Occidente in generale) non è casuale, ma è il risultato di una serie di fattori intrinseci all’arte stessa e alla sua storia.
La Complessità del Sistema Integrato: Come analizzato in precedenza, il Lanshoumen viene quasi sempre insegnato non come un’arte isolata, ma come il vertice strategico della triade Lanshou-Pigua-Baji. Questo rappresenta un percorso di studio immenso. Un allievo deve dedicare anni, se non decenni, per raggiungere un livello di competenza anche solo basilare in tutti e tre gli aspetti. Questo richiede un livello di impegno e dedizione che va ben oltre quello del praticante medio che cerca un corso bisettimanale di autodifesa.
L’Assenza di Esposizione Mediatica: Il Lanshoumen non ha avuto il suo “Bruce Lee” o il suo “Ip Man”. Non è protagonista di film di successo né di manga popolari. La sua estetica è funzionale, non cinematografica. La sua efficacia è brutale e diretta, priva dei movimenti ampi e spettacolari che catturano l’immaginazione del grande pubblico. Questa mancanza di “ganci” mediatici ne limita fortemente l’attrattiva commerciale e, di conseguenza, il numero di persone che ne cercano attivamente l’insegnamento.
La Natura Storica della Trasmissione: Il Lanshoumen nasce come arte militare e, successivamente, sopravvive come arte trasmessa in circoli chiusi e ristretti. Non ha mai avuto una cultura di “massa”. La relazione maestro-discepolo (Shifu-Tudi) è sempre stata al centro della sua trasmissione, un rapporto personale e profondo che mal si adatta al modello di business delle grandi palestre commerciali. Un maestro tradizionale di Lanshoumen cerca la qualità, non la quantità, nei suoi allievi.
L’Intensità dell’Allenamento: I metodi di allenamento tradizionali del sistema Lanshou-Pigua-Baji sono notoriamente estenuanti. Il lavoro sulle posizioni (Zhan Zhuang), il condizionamento fisico (Tie Shen) e la pratica esplosiva del Fajin richiedono un alto grado di sopportazione del dolore e di forza di volontà. Questo rappresenta una barriera naturale per chi cerca un’attività fisica moderata o un semplice hobby.
Il Quadro Istituzionale: Federazioni ed Enti di Riferimento
In Italia, la pratica sportiva è regolamentata da un sistema che distingue tra Federazioni Sportive Nazionali (FSN), riconosciute dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), e gli Enti di Promozione Sportiva (EPS), che gestiscono la stragrande maggioranza delle attività sportive amatoriali. È fondamentale comprendere questo quadro per contestualizzare la posizione di qualsiasi scuola di Kung Fu, inclusa una potenziale scuola di Lanshoumen.
La Federazione Ufficiale Riconosciuta dal CONI
L’unica federazione delegata dal CONI a gestire, regolamentare e promuovere la disciplina del Wushu Kung Fu in Italia è la:
FIWuK – Federazione Italiana Wushu Kung Fu
Sito Web: https://www.fiwuk.com/
Ruolo e Funzione: La FIWuK è l’organo ufficiale che gestisce le squadre nazionali, organizza i campionati italiani di Wushu Moderno (Taolu e Sanda) e stabilisce i percorsi per la qualifica di tecnici e ufficiali di gara riconosciuti a livello nazionale. Al suo interno, possiede un settore dedicato al “Kung Fu Tradizionale”, sotto il quale ricadrebbe teoricamente un’arte come il Lanshoumen. Un’associazione sportiva che intendesse ottenere il massimo riconoscimento istituzionale in Italia dovrebbe affiliarsi alla FIWuK. La federazione agisce come rappresentante italiano presso gli organismi internazionali.
Gli Enti di Promozione Sportiva (EPS)
La realtà quotidiana della pratica marziale in Italia è dominata dagli EPS. Queste grandi organizzazioni polisportive offrono servizi di affiliazione, assicurazione e formazione a migliaia di associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD/SSD). La maggior parte delle scuole di Kung Fu tradizionali sceglie di affiliarsi a un EPS per la sua flessibilità, i costi contenuti e la vasta rete di supporto. Ogni EPS ha un proprio settore dedicato alle arti marziali o al Kung Fu, con propri responsabili nazionali e propri percorsi di qualifica per gli istruttori (che, va notato, hanno valore all’interno dell’ente stesso). Con assoluta neutralità, alcuni dei principali EPS a cui una scuola di Kung Fu potrebbe affiliarsi includono:
CSEN – Centro Sportivo Educativo Nazionale: https://www.csen.it/
AICS – Associazione Italiana Cultura Sport: https://www.aics.it/
UISP – Unione Italiana Sport Per tutti: https://www.uisp.it/
ACSI – Associazione Centri Sportivi Italiani: https://www.acsi.it/
ASI – Associazioni Sportive e Sociali Italiane: https://www.asinazionale.it/
Le Organizzazioni Internazionali e Continentali di Riferimento
A livello globale, la FIWuK è il membro italiano delle seguenti organizzazioni, che costituiscono il vertice della piramide istituzionale del Wushu:
IWUF – International Wushu Federation: https://www.iwuf.org/
È il massimo organo di governo del Wushu nel mondo, riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO). Il suo focus principale è la promozione del Wushu come sport olimpico, quindi le sue attività sono concentrate sul Wushu Moderno.
EWUF – European Wushu Federation: https://www.ewuf.org/
È la federazione continentale che governa il Wushu in Europa, agendo come braccio della IWUF nel continente.
È importante capire che queste grandi federazioni internazionali, pur avendo commissioni per gli stili tradizionali, raramente si occupano direttamente della promozione di un’arte specifica e di nicchia come il Lanshoumen. La sua diffusione e la sua preservazione sono affidate a organizzazioni di lignaggio, ovvero gruppi di scuole che fanno capo a un unico maestro o a una stessa linea di discendenza.
Trovare il Filo d’Arianna: Alla Ricerca del Lanshoumen in Italia
Data la sua rarità, come può un appassionato in Italia trovare un insegnamento autentico di Lanshoumen? La risposta richiede un cambio di approccio nella ricerca.
La Via Maestra: Cercare il Bajiquan e il Piguaquan
Cercare su un motore di ricerca “scuola di Lanshoumen Italia” è un’operazione che, molto probabilmente, darà risultati scarsi o nulli. Questo perché quasi nessuna scuola si pubblicizzerebbe usando il nome di un’arte così poco conosciuta. La strategia più efficace è quella di cercare le sue arti sorelle, molto più (seppur relativamente) note:
Bajiquan (八极拳)
Piguaquan (劈掛拳)
Il percorso più fruttuoso consiste nell’identificare scuole di alto livello specializzate nel lignaggio del Bajiquan e del Piguaquan dell’Hebei, in particolare quelle che fanno riferimento alla trasmissione di maestri come Ma Chuanxu. Un istruttore qualificato che insegna questi due stili come sistema integrato, quasi certamente conosce e insegna anche i principi e le tecniche del Lanshoumen, poiché esso costituisce il nucleo strategico che li unisce. Il Lanshoumen, in questo contesto, non è un “corso per principianti”, ma una componente avanzata del curriculum, spesso rivelata agli allievi più anziani e dedicati (Tudi).
Il Profilo dell’Istruttore Autentico
Un istruttore capace di insegnare il Lanshoumen in Italia avrà un profilo molto specifico. Non sarà un maestro autoproclamatosi tale o che ha imparato da video o seminari occasionali. Sarà, con ogni probabilità, una persona che ha:
Trascorso periodi di studio significativi e ripetuti in Cina.
Studiato direttamente sotto un maestro riconosciuto del lignaggio ortodosso (Zheng Zong).
Una profonda conoscenza non solo delle forme e delle tecniche, ma anche della storia, della cultura e dell’etica (Wu De) del sistema.
La capacità di insegnare non solo i movimenti, ma anche i principi interni legati alla generazione della potenza e alla strategia.
Elenco di Scuole e Organizzazioni in Italia: Un’Analisi Realistica
Come anticipato, stilare un elenco esaustivo di “scuole di Lanshoumen” non è realistico. Tuttavia, attraverso una ricerca mirata a scuole che insegnano il sistema integrato dell’Hebei, è possibile identificare alcuni centri di pratica di alto profilo. La seguente lista non è e non può essere completa, né costituisce un’approvazione, ma rappresenta il risultato di una ricerca di associazioni che, attraverso il loro programma dichiarato, mostrano un collegamento diretto con il sistema Baji-Pigua-Lanshou.
Nota importante: La presenza in questa lista si basa sulle informazioni pubblicamente disponibili sui siti web delle associazioni al momento della stesura di questo testo. Si consiglia a chiunque sia interessato di contattare direttamente le scuole per informazioni dettagliate sui loro programmi.
WUDAO – Associazione per lo studio e la diffusione delle discipline orientali
Questa associazione, con sedi in diverse città tra cui Torino, è una delle realtà più note in Italia per lo studio del sistema del Bajiquan dell’Hebei, facendo riferimento diretto a lignaggi importanti. Il loro programma menziona esplicitamente lo studio del sistema Baji-Pigua. È uno dei luoghi più indicati dove un praticante avanzato potrebbe entrare in contatto con i principi del Lanshoumen.
Sito Web: https://www.wudao.it/
Altre Potenziali Scuole (Metodo di Ricerca)
Al di là di singole segnalazioni, la ricerca dovrebbe concentrarsi su scuole guidate da maestri italiani noti per i loro viaggi di studio in Cina, specificamente nell’area di Cangzhou o Tianjin, e la cui specializzazione dichiarata è il Bajiquan stile Wu o lignaggi simili. Contattando queste realtà e chiedendo specificamente del curriculum avanzato e dello studio del “Lanshoumen” o delle “Ba Da Shou”, si può verificare la presenza di tale insegnamento.
Conclusione: Una Presenza Discreta ma Significativa
In conclusione, la situazione del Lanshoumen in Italia è quella di un’arte marziale per intenditori. Non è e probabilmente non sarà mai una disciplina di massa. La sua esistenza sul territorio nazionale è una testimonianza della passione e della dedizione di un piccolo numero di praticanti e istruttori di altissimo livello, che hanno investito anni della loro vita per apprendere questo complesso sistema alla fonte e portarlo in Italia.
La sua comunità è piccola, la sua visibilità minima, ma la sua presenza è significativa. Ogni scuola che preserva e trasmette, anche solo a un livello avanzato, i principi del Lanshoumen, agisce come un’ambasciata culturale, un avamposto che mantiene viva una delle tradizioni marziali più pragmatiche e profonde della Cina. Per chi è disposto a guardare oltre le mode del momento e a intraprendere un percorso di studio arduo e totalizzante, trovare il Lanshoumen in Italia è possibile. Non lo si troverà su grandi cartelloni pubblicitari, ma nel cuore pulsante delle migliori scuole di Kung Fu tradizionale del nord, dove il vero Gongfu viene ancora trasmesso con rispetto, rigore e un’infinita passione.
TERMINOLOGIA TIPICA
Introduzione: Più che Parole, la Filosofia dietro il Suono
Avvicinarsi a un’arte marziale tradizionale cinese come il Lanshoumen è un’esperienza simile all’apprendimento di una nuova, complessa lingua. La sua terminologia non è un semplice insieme di etichette per designare movimenti, ma costituisce una vera e propria mappa concettuale che guida il praticante verso la comprensione profonda dell’arte. Ogni termine, ogni ideogramma, è un concentrato di storia, filosofia e biomeccanica. Ignorare questo lessico significa rimanere sulla superficie, eseguendo movimenti vuoti senza capirne l’intenzione, lo scopo e l’anima.
Questo approfondimento non sarà un semplice glossario, ma un’esplorazione enciclopedica del linguaggio del Lanshoumen. Decifreremo i termini chiave scomponendoli nelle loro radici etimologiche, analizzeremo il loro significato letterale e quello, ben più profondo, che assumono nel contesto marziale. Vedremo come la lingua stessa riveli la visione del mondo di quest’arte, una visione basata sulla praticità, sulla connessione tra mente e corpo e su un’efficienza quasi scientifica.
Il nostro viaggio si articolerà attraverso diverse aree semantiche: partiremo dai nomi che definiscono l’identità stessa del sistema, per poi addentrarci nei pilastri concettuali che descrivono la generazione della potenza, nel lessico specifico del combattimento, nel linguaggio dell’allenamento e, infine, nel vocabolario etico e strutturale che governa la mente del praticante e la vita all’interno della scuola. Comprendere queste parole significa imparare a “pensare” in Lanshoumen, un passo indispensabile per chiunque desideri coglierne la vera essenza.
I Nomi Fondanti: La Carta d’Identità del Sistema
Questi sono i termini che definiscono il contesto generale e l’identità del Lanshoumen.
Lanshoumen (拦手门)
Traduzione Letterale: “Porta della Mano che Sbarra/Ostruisce”.
Traduzione Concettuale: “La Scuola del Metodo della Mano che Intercetta”.
Analisi Approfondita: Come già accennato, questo nome è un manifesto. L’ideogramma 拦 (Lán) è composto dal radicale della “mano” (扌) e dal carattere 兰 (Lán), che ha una funzione fonetica ma può anche significare “orchidea”, suggerendo forse che l’atto di intercettare, per quanto duro, può avere una sua finezza. Il suo significato primario è “ostruire, bloccare la strada, intercettare”. Non è un blocco passivo, ma un’azione proattiva che si frappone sulla via dell’avversario. 手 (Shǒu) è la mano, ma per estensione rappresenta il metodo, la tecnica, l’abilità. 门 (Mén) è la “porta” o il “cancello”. Nel pensiero cinese, un Mén non è solo una scuola, ma una “scuola di pensiero”, un sistema completo di conoscenza a cui si accede varcando una soglia. Pertanto, Lanshoumen è “La Via/Scuola di Pensiero basata sull’abilità tecnica di intercettare proattivamente l’avversario”.
Wushu (武术)
Traduzione Letterale: “Arte Marziale”.
Traduzione Concettuale: “L’arte di fermare la violenza”.
Analisi Approfondita: Questo è il termine formale per le arti marziali cinesi. La sua profondità filosofica si rivela nell’analisi del primo ideogramma, 武 (Wǔ). Questo carattere è una combinazione di due radicali: 止 (zhǐ), che significa “fermare”, e 戈 (gē), un’antica alabarda o lancia. L’interpretazione più profonda del Wushu, quindi, non è “l’arte della guerra”, ma “l’arte di fermare l’alabarda”, ovvero l’arte di porre fine al conflitto. Questo riflette un principio etico fondamentale: la vera abilità marziale non serve per iniziare la violenza, ma per neutralizzarla e ristabilire la pace. Il secondo carattere, 术 (shù), significa arte, abilità, metodo.
Gongfu (功夫)
Traduzione Letterale: “Lavoro e tempo” o “abilità”.
Traduzione Concettuale: “Abilità acquisita attraverso un lungo e duro lavoro”.
Analisi Approfondita: Questo è uno dei termini più fraintesi in Occidente, dove è diventato sinonimo di “arti marziali cinesi”. Il suo significato reale è molto più ampio. 功 (Gōng) significa lavoro, merito, risultato, abilità. 夫 (Fū) può significare uomo, marito, ma in questo contesto si riferisce al tempo e allo sforzo. Gongfu è quindi qualsiasi abilità di alto livello, sviluppata attraverso un impegno costante e prolungato nel tempo. Si può avere un eccellente Gongfu nella calligrafia, nella cucina, nella musica o nella medicina. Quando si dice che un maestro ha un “buon Gongfu”, non si intende solo che sa combattere, ma che la sua abilità è il frutto di decenni di pratica diligente, un’abilità che è diventata parte di lui. Parlare del “Gongfu del Lanshoumen” significa riferirsi alla maestria raggiunta attraverso questo arduo percorso.
I Pilastri della Potenza: Concetti di Biomeccanica ed Energia
Questa sezione esplora il vocabolario cruciale relativo alla generazione e all’applicazione della forza, che è il cuore meccanico del Lanshoumen.
Jin (劲) vs. Li (力)
Traduzione Letterale: Jin: “Potenza/Energia Raffinata”; Li: “Forza Fisica/Muscolare”.
Traduzione Concettuale: Li è la forza isolata di un muscolo (es. la forza di un bicipite). È la forza che chiunque può usare. Jin, invece, è una potenza molto più sofisticata. È la forza dell’intero corpo, perfettamente coordinata e unificata, guidata dall’intenzione e rilasciata in modo esplosivo. È la differenza tra spingere un’auto usando solo le braccia (Li) e spingerla usando il peso di tutto il corpo coordinato con le gambe (Jin). Il Lanshoumen allena a trasformare il Li in Jin.
Tipi Specifici di Jin (劲) L’universo del Jin è complesso. Il sistema Lanshou-Pigua-Baji ne utilizza diverse “qualità”:
Fajin (发劲): “Emettere/Rilasciare Potenza”. Questo è il termine generico per l’atto di rilasciare la potenza Jin in modo esplosivo. È l’abilità di passare da uno stato di relativo rilassamento a uno di massima tensione e impatto in una frazione di secondo.
Zheng Ti Jin (整体劲): “Potenza del Corpo Intero/Unificato”. L’ideogramma 整 (zhěng) significa intero, completo; 体 (tǐ) significa corpo. Questo è il principio fondamentale secondo cui nessuna parte del corpo si muove da sola. La potenza parte dai piedi, viene diretta dalle anche, trasmessa attraverso la colonna vertebrale e rilasciata dalle mani. È la base di tutto il Jin.
Chen Zhui Jin (沉坠劲): “Potenza che Affonda e Trascina”. 沉 (chén) significa affondare, sprofondare. 坠 (zhuì) significa cadere, precipitare. Questa è una qualità di Jin “pesante”. Si ottiene rilasciando il peso del corpo verso il basso nell’istante del colpo, combinando la forza orizzontale con una componente verticale. Dà all’impatto una sensazione penetrante e destabilizzante, come se si venisse non solo colpiti, ma anche risucchiati a terra.
Luo Xuan Jin (螺旋劲): “Potenza a Spirale/Elicoidale”. 螺 (luó) è la spirale o la vite; 旋 (xuán) significa ruotare. Questa potenza viene generata attraverso movimenti di torsione che percorrono tutto il corpo. Un pugno non viaggia in linea retta, ma ruota come un trapano. Questo non solo aumenta la potenza reclutando più fibre muscolari, ma conferisce al colpo una qualità “perforante” che è molto più difficile da deviare.
Cun Jin (寸劲): “Potenza di un Pollice”. 寸 (cùn) è un’unità di misura cinese, circa un pollice. Si riferisce alla capacità di generare una quantità enorme di Jin su una distanza brevissima, senza bisogno di caricare il colpo. È l’essenza del combattimento a distanza zero, resa famosa da Bruce Lee ma presente in molti stili tradizionali come il Baji e, di conseguenza, il Lanshoumen.
Dou Jin (抖劲): “Potenza che Scuote/Vibra”. 抖 (dǒu) significa scuotere, tremare, vibrare. È una forma ancora più avanzata di Cun Jin. È una scarica di potenza simile a una scossa, generata da una rapida e breve vibrazione di tutto il corpo. Viene usata a contatto per scioccare il sistema nervoso dell’avversario, per liberarsi da una presa o per infliggere danni interni con un impatto minimo visibile.
Bian Jin (鞭劲): “Potenza a Frusta”. 鞭 (biān) è la frusta. Questo tipo di Jin è una specialità del Piguaquan, integrata nel Lanshoumen. Si ottiene mantenendo il corpo centrale (il manico) relativamente stabile e rilassato, mentre l’arto (la frusta) viene lanciato con un movimento ondulatorio che accelera esponenzialmente, rilasciando una potenza devastante all’estremità.
Qi (气)
Traduzione Letterale: “Aria, Gas, Soffio”.
Traduzione Concettuale: “Energia Vitale, Soffio Interno”.
Analisi Approfondita: Il Qi non è una forza magica, ma un concetto che abbraccia diversi aspetti: il respiro fisico, l’energia metabolica prodotta dal corpo e la componente energetica dell’intenzione mentale. Nel Lanshoumen, il controllo del Qi (Xing Qi – 行气) è fondamentale. L’inspirazione viene usata per “caricare” e raccogliere energia, l’espirazione è sincronizzata con il Fajin per massimizzare la potenza. Il centro di coltivazione e accumulo del Qi è il Dantian (丹田), letteralmente “Campo del Cinabro/Elisir”, un’area situata circa tre dita sotto l’ombelico.
Il Lessico del Combattimento: Tecniche e Azioni
Questa sezione analizza i verbi e i nomi che descrivono le azioni di combattimento.
Le Otto Grandi Mani (Ba Da Shou – 八大手) Un’analisi terminologica dei loro nomi rivela la loro funzione:
Lan (拦): Come visto, significa “ostruire una via”.
Na (拿): Significa “prendere, afferrare, catturare”. È il termine usato comunemente per dire “prendere” un oggetto. La sua applicazione marziale è diretta: catturare un arto. Da questo deriva il termine Qin Na (擒拿), “Catturare e Controllare”.
Zhua (抓): Significa “artigliare, graffiare, grattare”. È un’azione più aggressiva e superficiale di Na. Si usa per descrivere un gatto che graffia.
Pi (劈): Significa “spaccare, fendere”, come spaccare la legna con un’ascia. L’ideogramma stesso mostra un’ascia (辛) e una mano che la impugna.
Gua (挂): Significa “appendere, agganciare”, come appendere un quadro a un gancio (挂钩 – guàgōu). L’azione marziale “aggancia” il braccio o il corpo dell’avversario.
Tiao (挑): Significa “sollevare con la punta di qualcosa” (come una leva o una forca), “provocare”. L’azione marziale solleva la struttura avversaria dal basso.
Jia (架): Significa “impalcatura, scaffale, struttura”. L’azione marziale consiste nel creare una “struttura” o una “cornice” con le proprie braccia per neutralizzare l’avversario.
Dou (抖): Come visto, significa “scuotere, tremare”.
Altri Termini di Combattimento
Da (打): Il verbo più generico per “colpire, battere, combattere”.
Ti (踢): Il verbo specifico per “calciare”.
Shuai (摔): Il verbo per “proiettare, lanciare, far cadere”. Da qui deriva Shuai Jiao (摔跤), la lotta cinese.
Kao (靠): Significa “appoggiarsi, fare affidamento su”. In senso marziale, è un colpo dato con la spalla o la schiena, “appoggiandosi” con tutto il peso del corpo sull’avversario.
Zhou (肘): Significa “gomito”, e per estensione, “colpo di gomito”.
Il Linguaggio dell’Allenamento: Costruire il Corpo e la Mente
Questa è la terminologia usata per descrivere il processo di apprendimento.
Jibengong (基本功): Come visto, “Lavoro/Abilità di Base”. 基 (Jī) significa base, fondazione. 本 (Běn) significa radice, origine. Quindi, è il “lavoro sulle radici fondamentali”.
Taolu (套路): “Sequenza/Routine”. 套 (Tào) significa un set, una custodia, una copertura. 路 (Lù) è una strada o un percorso. L’idea è quella di una “strada predefinita” o di una “serie di movimenti incastonati in un set”.
Zhan Zhuang (站桩): “Stare in Piedi come un Palo”. 站 (Zhàn) significa stare in piedi. 桩 (Zhuāng) è un palo, un piolo, una pila conficcata nel terreno. Il termine evoca un’immagine di immobilità, pesantezza e profondo radicamento.
Duilian (对练): “Pratica a Coppie”. 对 (Duì) significa coppia, opposto, corretto. 练 (Liàn) significa praticare, allenarsi, esercitarsi. È un esercizio dove due persone si allenano “l’una contro l’altra” in modo cooperativo.
San Shou / San Da (散手 / 散打): “Mani Libere” / “Colpi Liberi”. 散 (Sàn) significa sparpagliato, libero, non vincolato. 手 (Shǒu) è la mano, 打 (Dǎ) è colpire. Originariamente indicava il combattimento libero o le applicazioni non codificate, in contrapposizione al Taolu. Oggi, San Da è il nome ufficiale del combattimento sportivo cinese a contatto pieno.
Il Vocabolario Etico e Strutturale: Mente, Spirito e Gerarchia
Questa terminologia definisce il “software” interno e la struttura sociale di una scuola tradizionale.
Wu De (武德): Etica Marziale. 武 (Wǔ) è marziale. 德 (Dé) è una delle parole più importanti della filosofia cinese. Significa virtù, moralità, integrità. È lo stesso “De” del Dao De Jing (道德经). Il Wu De, quindi, non è un semplice codice di condotta, ma la coltivazione di una virtù marziale che permea ogni aspetto della vita del praticante.
I Tre Tesori Interni (San Bao – 三宝)
Jing (精): Essenza. L’energia fisica, la vitalità, il “materiale” di base del corpo.
Qi (气): Energia. Il soffio vitale che anima il corpo.
Shen (神): Spirito. La consapevolezza, la coscienza, la lucidità mentale. La pratica mira a coltivare il Jing, a farlo circolare come Qi e a raffinarlo in Shen.
La Mente e l’Intenzione
Xin (心): Cuore/Mente. In Cina, non c’è una netta separazione tra il centro dell’emozione (cuore) e quello del pensiero (mente). Lo Xin è entrambi. Xin Fa (心法) è il “metodo del cuore/mente”, la strategia.
Yi (意): Intenzione/Volontà. È il focus direzionale della mente. È l’intenzione che guida il Qi e il Jin. Senza Yi, un movimento è vuoto.
La Famiglia Marziale (Wushu Jiātíng – 武术家庭)
Shifu (师傅): Maestro. L’ideogramma 师 (shī) significa insegnante, modello. 傅 (fù) è un altro carattere per insegnante, ma ha anche una connotazione paterna. La combinazione 师傅 implica un “padre-maestro”, una figura che non solo insegna una tecnica, ma guida la crescita morale dell’allievo.
Tudi (徒弟): Discepolo. 徒 (tú) significa apprendista, seguace. 弟 (dì) significa fratello minore. Un Tudi è un “fratello minore apprendista” del maestro, parte della sua famiglia marziale.
Shixiong (师兄): Fratello marziale maggiore.
Shidi (师弟): Fratello marziale minore.
Shijie (师姐): Sorella marziale maggiore.
Shimei (师妹): Sorella marziale minore. Questa terminologia rafforza l’idea che una scuola tradizionale non è un’azienda, ma una famiglia basata sul rispetto, la lealtà e l’aiuto reciproco.
Conclusione: Parlare la Lingua del Gongfu
Il lessico del Lanshoumen è un universo ricco e profondo. Ogni termine è una porta che si apre su un concetto, ogni ideogramma una storia condensata. Dall’efficienza brutale di un Kao alla potenza invisibile di un Dou Jin, dalla pazienza richiesta da un Zhan Zhuang alla virtù incarnata nel Wu De, queste parole sono molto più che semplici etichette.
Sono gli strumenti con cui i maestri hanno trasmesso per generazioni non solo una serie di movimenti, ma un modo di comprendere il combattimento, il corpo umano e la vita stessa. Padroneggiare il Lanshoumen, quindi, non richiede solo di allenare il corpo, ma anche di educare la mente a comprendere questa lingua. Perché è solo parlando fluentemente la lingua del Gongfu che si può sperare di leggerne e comprenderne appieno il testo sacro, scritto non con l’inchiostro, ma con il sudore, la volontà e lo spirito di innumerevoli maestri.
ABBIGLIAMENTO
Introduzione: La Veste del Praticante come Strumento e Simbolo
Nel mondo delle arti marziali tradizionali, l’abbigliamento trascende di gran lunga la semplice funzione di coprire il corpo. Non è una divisa scelta a caso, né una questione di moda. È, a tutti gli effetti, uno strumento di pratica, un pezzo di equipaggiamento essenziale e una silenziosa dichiarazione di intenti. La foggia, il materiale e persino il colore degli abiti indossati da un praticante di Lanshoumen sono il riflesso diretto della filosofia, della storia e delle necessità biomeccaniche di quest’arte. Ogni cucitura, ogni bottone, ogni scelta di tessuto risponde a un “perché” funzionale, radicato nella natura pragmatica e fisicamente esigente del sistema.
Questo approfondimento analizzerà nel dettaglio l’abbigliamento del Lanshoumen, non come un mero accessorio, ma come parte integrante dell’arte stessa. Esploreremo la distinzione fondamentale tra l’abito da allenamento quotidiano, dove la funzionalità è regina, e l’uniforme più formale, che assume un ruolo simbolico e cerimoniale. Analizzeremo le caratteristiche specifiche di ogni componente, dai pantaloni alle calzature, spiegando come ogni dettaglio sia stato ottimizzato per assecondare i movimenti esplosivi, le posizioni profonde e le strategie di combattimento del Lanshoumen. Infine, indagheremo la filosofia che si cela dietro queste scelte, rivelando come l’abbigliamento non solo faciliti la pratica, ma contribuisca anche a forgiare la mentalità del praticante.
L’Abito da Allenamento Quotidiano (Lian Gong Fu – 练功服): Il Primato della Funzionalità
La stragrande maggioranza del tempo di un praticante è dedicata al Lian Gong (练功), il “lavoro sull’abilità”, ovvero l’allenamento quotidiano, duro e ripetitivo. L’abbigliamento utilizzato in questa fase, il Lian Gong Fu, deve rispondere a due requisiti non negoziabili: massima libertà di movimento e notevole resistenza. Il Lanshoumen, specialmente quando integrato con Piguaquan e Bajiquan, richiede una gamma di movimenti estrema: affondi profondi che portano il baricentro quasi a terra, torsioni esplosive del busto, ampi movimenti circolari delle braccia e passi potenti e radicati. L’abito non deve mai essere un impedimento.
1. La Parte Superiore: Semplicità e Sicurezza
La Maglietta in Cotone (T-shirt): Nella pratica moderna, specialmente in Occidente, la scelta più comune per la parte superiore è una semplice T-shirt, solitamente nera o di colore scuro. La sua popolarità deriva dalla sua praticità: il cotone è traspirante, assorbe il sudore e offre un’eccellente libertà di movimento. La sua semplicità riflette perfettamente l’etica del Lanshoumen, che rigetta i fronzoli e si concentra sulla sostanza.
La Giacca da Allenamento Tradizionale: L’alternativa più classica è la tipica giacca da Kung Fu, spesso nera, con maniche lunghe, colletto alla coreana e una chiusura laterale o centrale con i caratteristici bottoni a nodo. Ogni dettaglio di questo capo è il risultato di secoli di ottimizzazione funzionale:
I Bottoni a Nodo (
Pankou– 盘扣): Questi bottoni, realizzati in tessuto intrecciato, sono uno degli elementi più ingegnosi. A differenza dei bottoni in plastica o metallo, non si rompono sotto sforzo, non si impigliano e, soprattutto, non hanno bordi duri o taglienti. Questo è un fattore di sicurezza cruciale durante la pratica a coppie che prevede prese, leve e combattimento a corta distanza (Qin Na). Un bottone di plastica potrebbe ferire il partner o rompersi durante una presa, mentre il Pankou è resistente e sicuro.Il Colletto alla Coreana (
Liling– 立领): Il colletto dritto e minimale non intralcia i movimenti del collo e della testa e non si impiglia durante le prese, a differenza di un collo a V o di un bavero più ampio.Il Taglio delle Maniche: Le maniche sono generalmente ampie per non limitare i movimenti circolari e a frusta delle braccia, tipici del Piguaquan. Tuttavia, spesso presentano un polsino che le stringe alla fine, per evitare che intralcino le tecniche di mano o che possano essere facilmente afferrate dall’avversario.
2. La Parte Inferiore: I Pantaloni (Kuzi – 褲子) per la Massima Mobilità
I pantaloni sono forse l’elemento più caratteristico e funzionale dell’abbigliamento da Kung Fu. Il loro design è radicalmente diverso da quello dei pantaloni comuni.
Il Taglio Ampio e il Cavallo Basso: La caratteristica più evidente è la loro ampiezza, specialmente nella zona delle cosce e del cavallo. Il cavallo è rinforzato e tagliato molto più in basso del normale. Questa non è una scelta stilistica, ma una necessità biomeccanica. Permette al praticante di scendere in posizioni estremamente basse come il Ma Bu (Posizione del Cavaliere) o il Pu Bu (Posizione Rannicchiata) senza alcuna tensione sul tessuto e senza rischiare di strappare i pantaloni. Qualsiasi altro tipo di pantalone renderebbe questi movimenti impossibili.
Il Materiale: Il cotone pesante è il materiale d’elezione per l’allenamento quotidiano. È robusto, resiste all’abrasione e agli strappi dovuti al contatto e alle cadute, e allo stesso tempo è sufficientemente traspirante. Esistono anche versioni in misto cotone/poliestere per una maggiore leggerezza e una più rapida asciugatura.
La Vita e le Caviglie: Tipicamente, i pantaloni da Kung Fu hanno un elastico o, più tradizionalmente, una coulisse sia in vita che alle caviglie. La coulisse in vita permette una regolazione perfetta e sicura. Gli elastici o i laccetti alle caviglie hanno una doppia funzione: primo, impediscono che il tessuto largo del pantalone possa intralciare i piedi durante i passi rapidi e complessi, evitando il rischio di inciampare; secondo, rendono più visibili i piedi e le caviglie, permettendo al maestro di correggere più facilmente il footwork e il corretto allineamento.
L’Uniforme da Cerimonia (Yifu – 依服): Simbolo di Rispetto e Appartenenza
Se l’abito da allenamento è l’equivalente della tuta da lavoro di un artigiano, l’uniforme da cerimonia, o Yifu, è l’abito formale, indossato in occasioni speciali per mostrare rispetto e rappresentare la propria scuola.
Le Occasioni d’Uso: L’Yifu non si indossa per l’allenamento quotidiano. È riservato a momenti specifici come dimostrazioni pubbliche, esami, fotografie di gruppo, seminari importanti tenuti da un Gran Maestro o, soprattutto, durante la Bai Shi (拜师), la tradizionale e solenne cerimonia in cui uno studente viene accettato formalmente come discepolo “interno” (Tudi) di un maestro.
Descrizione e Materiali: L’Yifu ha spesso un taglio simile a quello dell’uniforme da allenamento, ma è realizzato con materiali più pregiati e dall’aspetto più elegante. Il raso o la seta sono molto comuni. Questi tessuti, pur essendo meno resistenti del cotone, hanno una lucentezza e una caduta che conferiscono solennità al praticante. I colori possono essere più vari, anche se il nero rimane una scelta di grande prestigio. Spesso, sull’uniforme è ricamato in modo discreto il logo della scuola (Wuguan) o il nome del lignaggio, per indicare l’appartenenza.
Il Significato Simbolico: Indossare l’Yifu è un atto che va oltre la vanità. È un gesto carico di significato. Mettendo l’uniforme formale, il praticante dichiara visivamente il proprio rispetto per l’arte che pratica, per il proprio maestro, per la storia del proprio lignaggio e per l’occasione che si sta celebrando. Quando un gruppo di allievi indossa la stessa uniforme, si rafforza il senso di coesione, di identità comune, di essere parte di una “famiglia marziale” (Wushu Jiātíng). È un modo per onorare la tradizione e per presentare l’arte al mondo esterno nella sua veste più dignitosa.
Le Calzature (Xie – 鞋): Il Contatto con la Terra
Nel Lanshoumen, come in molte arti marziali che pongono un’enfasi sul radicamento (Gen – 根), i piedi sono l’interfaccia fondamentale tra il praticante e il terreno da cui trae stabilità e potenza. La scelta delle calzature è quindi di importanza cruciale.
Il Principio Guida: Sensibilità e Aderenza: L’obiettivo non è ammortizzare l’impatto come in una scarpa da corsa, ma esattamente il contrario: massimizzare la sensibilità e la propriocezione. Il praticante deve poter “sentire” il suolo con la pianta del piede, percependo ogni minima variazione di superficie per poter aggiustare istantaneamente il proprio equilibrio e la propria struttura.
Le Scarpe da Wushu Tradizionali: Le calzature ideali sono le classiche scarpe di tela cinesi (marchi come Feiyue o Shuang Xing sono diventati iconici). Le loro caratteristiche sono perfettamente adatte allo scopo:
Suola Sottile e Flessibile: La suola è in gomma o plastica molto sottile, senza alcuna ammortizzazione. Questo permette alla pianta del piede di ricevere il massimo feedback dal terreno, favorendo il radicamento e l’equilibrio.
Leggerezza: La tomaia in tela rende la scarpa estremamente leggera, non appesantendo i movimenti e non affaticando il piede.
Aderenza Ottimale: Il disegno della suola è studiato per offrire un’ottima aderenza sulle superfici lisce tipiche delle palestre (legno, linoleum), pur consentendo le rotazioni e i pivot rapidi richiesti dal footwork senza “incollarsi” al pavimento.
L’Opzione della Pratica a Piedi Nudi: Molti praticanti scelgono di allenarsi a piedi nudi, specialmente su superfici adatte come un tatami o un pavimento in legno pulito. Questo offre vantaggi innegabili, come il massimo livello di sensibilità possibile e un eccellente lavoro di rafforzamento dei muscoli intrinseci e delle ossa del piede. Tuttavia, presenta anche degli svantaggi, come un maggior rischio di abrasioni o infortuni su superfici non perfette e una totale mancanza di protezione. La scelta tra scarpe e piedi nudi dipende spesso dalle preferenze del maestro e dalle condizioni del luogo di pratica.
La Filosofia dell’Abbigliamento: L’Abito Non Fa il Monaco, ma Aiuta
La scelta dell’abbigliamento nel Lanshoumen è, in ultima analisi, una manifestazione della sua filosofia.
Pragmatismo e Sostanza: La semplicità e la funzionalità dell’abito da allenamento riflettono l’etica dello stile: ciò che conta è la sostanza, non l’apparenza. Non ci sono cinture colorate per indicare il grado, né uniformi sgargianti. Il valore di un praticante è dato dal suo Gongfu, non da ciò che indossa. L’abito è un umile strumento al servizio della pratica.
Uguaglianza e Umiltà: L’uniformità dell’abbigliamento all’interno di una classe ha anche una funzione sociale. Annulla le differenze esteriori di ceto o di ricchezza tra gli studenti. All’interno del Wuguan, si è tutti uguali di fronte al maestro e alla fatica dell’allenamento. Questo promuove un senso di umiltà e di fratellanza.
La Funzione di “Interruttore” Psicologico: Il semplice atto di togliersi gli abiti di tutti i giorni per indossare il Lian Gong Fu funge da potente rituale psicologico. È un “interruttore” che segnala alla mente e al corpo che è il momento di lasciare da parte le preoccupazioni del mondo esterno e di entrare in uno stato di concentrazione, disciplina e apprendimento. È il primo passo per entrare nello “spazio” della pratica.
Conclusione: Un Abito Tessuto di Scopo
In conclusione, l’abbigliamento nel mondo del Lanshoumen è tutt’altro che un dettaglio secondario. È un sistema attentamente studiato, in cui ogni elemento è il risultato di una logica funzionale, di una necessità pratica e di un profondo significato simbolico. Dal bottone a nodo che protegge il partner, al taglio del pantalone che permette di affondare nelle posizioni più basse, fino alla suola sottile della scarpa che connette il praticante alla terra, ogni scelta è finalizzata a un unico obiettivo: facilitare e potenziare l’apprendimento e l’applicazione di un’arte marziale senza compromessi. La veste del praticante è, in definitiva, essa stessa una lezione silenziosa di pragmatismo, rispetto e totale dedizione allo scopo.
ARMI
Introduzione: Il Corpo è l’Arma, l’Arma è il Corpo
Nel percorso di un praticante di arti marziali cinesi tradizionali, lo studio delle armi rappresenta una fase fondamentale e ineludibile, un passaggio dalla padronanza del proprio corpo alla capacità di proiettare i medesimi principi su un oggetto esterno. All’interno del sistema del Lanshoumen, e in particolare della sua più comune incarnazione che lo vede fuso con il Bajiquan e il Piguaquan, le armi non sono concepite come una disciplina separata o un’aggiunta opzionale. Al contrario, esse sono considerate uno strumento di allenamento avanzato, un metodo insostituibile per affinare, amplificare e comprendere a un livello più profondo i principi già studiati nel combattimento a mani nude.
La filosofia di base è semplice e profonda: l’arma non è un utensile, ma un’estensione del corpo. La lancia diventa un dito indice incredibilmente lungo e letale; la sciabola è un avambraccio affilato capace di fendere; il bastone è la rappresentazione della colonna vertebrale e della sua capacità di trasmettere potenza. Pertanto, lo studio delle armi nel Lanshoumen non consiste nell’imparare a “maneggiare” un oggetto, ma nell’imparare a far fluire i principi fondamentali del movimento, della struttura e della potenza – lo Shen Fa (身法) e il Fajin (发劲) – attraverso di esso.
Questo approfondimento esplorerà le quattro armi principali del sistema, analizzando non solo la loro forma e le loro tecniche, ma soprattutto il loro ruolo pedagogico. Vedremo come ogni arma sia specializzata nello sviluppare una particolare qualità fisica e mentale nel praticante, e come le abilità acquisite nel loro uso si traducano poi in un combattimento a mani nude più potente, consapevole e strategico.
La Filosofia dell’Uso delle Armi: Strumenti per Forgiare il Gongfu
Prima di analizzare le singole armi, è cruciale comprendere perché il loro studio sia considerato così importante, quasi indispensabile, per raggiungere un alto livello di maestria (Gongfu – 功夫).
L’Amplificazione degli Errori: Un’arma, specialmente se lunga o pesante, agisce come un amplificatore. Un piccolo errore di postura, un’impercettibile mancanza di connessione tra le anche e le spalle, o una scorretta generazione di potenza, che potrebbero passare quasi inosservati nel combattimento a mani nude, diventano errori macroscopici e immediatamente evidenti quando si impugna un’arma. Il suo peso e la sua inerzia non perdonano. Se la struttura non è perfetta, si perde il controllo dell’arma. Se la potenza non nasce dal centro del corpo, il colpo è debole e sbilanciato. In questo senso, l’arma è un maestro severo e onesto, che costringe il praticante a raffinare la propria meccanica corporea a un livello di precisione superiore.
Il Trasferimento dei Principi Fondamentali: Lo studio delle armi è il test definitivo per verificare la comprensione dei principi di base.
Zheng Ti Jin (整体劲 – Potenza del Corpo Unificato): Il praticante sperimenta in modo tangibile come la forza generata dalle gambe e dalla vita viaggi attraverso il torso e le braccia per essere infine rilasciata, non nel pugno, ma nella punta della lancia o sul filo della sciabola.
Luo Xuan Jin (螺旋劲 – Potenza a Spirale): I movimenti di torsione del corpo diventano essenziali per generare affondi penetranti con la lancia o tagli potenti con la sciabola, rendendo evidente la natura tridimensionale della forza.
Shen Fa (身法 – Metodo del Corpo): Mantenere una struttura corporea corretta mentre si gestisce l’inerzia di un bastone lungo o ci si muove con l’aggressività della sciabola porta la consapevolezza del proprio corpo (propriocezione) a un nuovo livello.
Sviluppo di Attributi Specifici: Ogni arma, per le sue caratteristiche fisiche uniche, è uno strumento specializzato per sviluppare determinate qualità. Come vedremo, la lancia allena la precisione, il bastone la potenza strutturale, la sciabola il coraggio e la fluidità, e la spada la finezza e l’agilità mentale. L’allenamento con tutte e quattro crea un artista marziale completo e versatile.
Le Quattro Armi Fondamentali del Sistema
Il curriculum classico delle armi nel sistema Lanshoumen-Pigua-Baji ruota attorno a quattro strumenti principali, spesso descritti con titoli onorifici che ne definiscono il carattere.
1. La Lancia (Qiang – 枪) – La “Regina di Tutte le Armi”
La lancia è universalmente considerata l’arma più difficile da padroneggiare e, nelle mani di un esperto, la più letale sul campo di battaglia. Il detto cinese recita: “La lancia è la regina di tutte le armi” (Bai Bing zhi Wang – 百兵之王).
Descrizione Fisica: La lancia del Kung Fu non è un’asta rigida. È tipicamente composta da un’asta flessibile di legno di frassino cerato, che le conferisce resistenza ed elasticità. La testa della lancia è piccola, a forma di foglia o di diamante, progettata per la massima penetrazione. Appena sotto la testa metallica, è quasi sempre presente un ciuffo di crine di cavallo tinto di rosso (Hong Ying – 红缨). Questo dettaglio, apparentemente decorativo, ha due scopi eminentemente pratici: il suo movimento vorticoso durante gli affondi serve a distrarre l’avversario e a mascherare la traiettoria esatta della punta; inoltre, impedisce al sangue di colare lungo l’asta, evitando che diventi scivolosa.
Principi e Abilità Sviluppate: Lo studio della lancia è un esercizio supremo di precisione e di Fajin. Tutta la potenza del corpo deve essere focalizzata e rilasciata attraverso un punto incredibilmente piccolo: la punta. Questo insegna la forma più raffinata di emissione di potenza. La flessibilità dell’asta insegna a gestire un’arma “viva”, che vibra e flette. Il praticante impara a usare questa flessibilità per generare affondi simili a una frustata, rendendo la punta ancora più veloce e imprevedibile. La lancia allena la concentrazione mentale (Shen), poiché lo sguardo e l’intenzione (Yi) devono essere costantemente proiettati sulla punta.
Collegamento al Combattimento a Mani Nude: L’abilità di focalizzare tutta la propria energia in un singolo punto si traduce direttamente in tecniche a mani nude. La precisione di un affondo di lancia è la stessa richiesta per un colpo con il “Pugno a Occhio di Fenice” (Feng Yan Chui) a un punto di pressione. La coordinazione totale del corpo richiesta per un affondo potente è identica a quella di un pugno diretto del Lanshoumen o del Baji.
2. Il Bastone Lungo (Gun – 棍) – Il “Padre di Tutte le Armi”
Se la lancia è la regina, il bastone è il “padre” o la “madre” di tutte le armi (Bai Bing zhi Fu – 百兵之父). La sua semplicità è la sua più grande forza. Non ha punte o lame, quindi la sua efficacia dipende al 100% dall’abilità del praticante.
Descrizione Fisica: È un’asta di legno robusto, solitamente frassino cerato, di lunghezza variabile. La sua caratteristica è l’assenza di parti specializzate: è un’arma puramente contundente.
Principi e Abilità Sviluppate: Il bastone è lo strumento per eccellenza per costruire la potenza strutturale e la forza di base. Il suo peso e la sua lunghezza costringono il praticante a usare le gambe e le anche come motore principale; tentare di manovrarlo solo con le braccia è impossibile e porta a una rapida perdita di controllo. La pratica del bastone sviluppa una forza straordinaria nei polsi, negli avambracci e nella presa, essenziale per il Qin Na (leve articolari). Le sue tecniche principali sono colpi ampi e circolari che fendono l’aria (Pi) e agganciano (Gua), e affondi diretti (Chuo). Maneggiare il bastone insegna a gestire l’inerzia e a trasformare il proprio corpo in un perno stabile per i movimenti potenti dell’arma.
Collegamento al Combattimento a Mani Nude: Esiste una connessione diretta tra i movimenti del bastone e le tecniche del Piguaquan. I grandi movimenti circolari delle braccia del Pigua sono quasi identici ai fendenti eseguiti con il bastone. La forza e la stabilità delle posizioni, necessarie per controllare il bastone, migliorano drasticamente la qualità di tutte le tecniche a mani nude. La forza sviluppata nei polsi e nella presa rende le tecniche di controllo del Lanshoumen infinitamente più efficaci.
3. La Sciabola (Dao – 刀) – Il “Maresciallo di Tutte le Armi”
La sciabola è l’arma dell’attacco, dell’aggressività e del coraggio. Per il suo carattere impetuoso, viene definita il “maresciallo” o il “generale” di tutte le armi (Bai Bing zhi Shuai – 百兵之帅).
Descrizione Fisica: È un’arma a filo singolo, con una lama robusta e leggermente curva che la rende ideale per i colpi di taglio e di fendente. Il suo aspetto è potente e aggressivo, in netto contrasto con l’eleganza della spada.
Principi e Abilità Sviluppate: La pratica della sciabola è un esercizio di flusso ininterrotto e di aggressività controllata. A differenza della lancia, che si basa su attacchi e ritirate lineari, la sciabola non si ferma quasi mai. Le sue forme sono caratterizzate da combinazioni continue di tagli, parate circolari, rotazioni e affondi, il tutto legato da un footwork dinamico e audace. Lo studio della sciabola sviluppa il coraggio, poiché la sua natura richiede di avanzare costantemente, travolgendo la difesa avversaria. Allena la fluidità e la capacità di collegare le tecniche senza esitazione.
Collegamento al Combattimento a Mani Nude: La connessione con il Piguaquan e il Lanshoumen è profonda. I movimenti di taglio della sciabola sono l’espressione armata delle tecniche Pi (fendere) e Gua (agganciare). Il footwork aggressivo è lo stesso del Chuang Bu (passo che irrompe). La sensazione di un potente taglio di sciabola, che usa la rotazione della vita per generare potenza, è la stessa di un potente colpo di palmo a taglio (Pi Zhang) o di un gancio.
4. La Spada Dritta (Jian – 剑) – Il “Gentiluomo di Tutte le Armi”
La spada dritta a doppio taglio è considerata l’arma più nobile e intellettuale. Se la sciabola è il coraggio del soldato, la spada è la strategia del gentiluomo-erudito. È conosciuta come il “gentiluomo” di tutte le armi (Bai Bing zhi Jun – 百兵之君).
Descrizione Fisica: È un’arma leggera, dritta, con un doppio filo, progettata più per la stoccata e il taglio di precisione che per i colpi di potenza. La sua eleganza risiede nel suo equilibrio e nella sua reattività.
Principi e Abilità Sviluppate: Lo studio della spada non è un esercizio di forza, ma di finezza, agilità e, soprattutto, di unione tra mente e arma. Le sue tecniche si basano su movimenti sottili del polso, deviazioni precise, affondi fulminei e un footwork elusivo. La Jian richiede una mente calma e lucida, capace di analizzare la situazione e di agire con intelligenza. È l’arma che più di ogni altra allena l’intenzione (Yi), che deve essere proiettata fino alla punta della lama.
Collegamento al Combattimento a Mani Nude: La pratica della spada sviluppa qualità preziose per il Lanshoumen. L’agilità e la precisione del footwork migliorano la capacità di schivata e di creare angoli favorevoli. La sensibilità e la finezza richieste per deviare una lama avversaria con la propria si traducono in un Ting Jin (potere di ascolto) più raffinato nella pratica a mani nude. L’intenzione focalizzata, allenata per guidare la punta della spada, rende più efficaci tutte le tecniche che richiedono precisione, come i colpi ai punti di pressione.
Conclusione: Un Dialogo tra Acciaio e Corpo
Lo studio delle armi nel sistema del Lanshoumen è un percorso profondo che va ben oltre la semplice abilità di maneggiare un oggetto. È una fase avanzata dell’allenamento in cui il praticante è costretto a confrontarsi con i principi fondamentali dell’arte in una forma più esigente e rivelatrice. Ogni arma, con il suo carattere unico, agisce come un insegnante specializzato: la lancia insegna la precisione del Fajin, il bastone la solidità della struttura, la sciabola la fluidità dell’attacco e la spada la supremazia dell’intenzione.
La padronanza di questo arsenale non crea semplicemente un combattente armato, ma raffina e completa l’artista marziale. Le abilità sviluppate nel dialogo tra il corpo e l’acciaio si riversano nel combattimento a mani nude, rendendolo più potente, più consapevole e più strategico. In definitiva, nel Lanshoumen, imparare a usare un’arma significa imparare a usare sé stessi al più alto livello possibile, realizzando appieno il principio secondo cui non c’è distinzione tra il corpo e l’arma, ma solo un unico flusso di intenzione, struttura e potenza.
A CHI E' INDICATO E A CHI NO
Introduzione: Un Percorso per Pochi o per Tutti?
La scelta di un’arte marziale è un processo profondamente personale, simile per certi versi alla scelta di un percorso di studi o persino di un partner di vita. Non esiste un’arte “migliore” in assoluto, ma esiste l’arte più “adatta” a un determinato individuo. La compatibilità tra il carattere, gli obiettivi e il temperamento della persona e la filosofia, la metodologia e le richieste della disciplina è il fattore chiave che determina il successo e la soddisfazione a lungo termine.
Il Lanshoumen, con la sua miscela unica di pragmatismo brutale, profondità intellettuale e intensità fisica, non è una disciplina “per tutti”. Le stesse qualità che lo rendono un percorso di immenso valore e crescita per alcuni, possono rappresentare ostacoli insormontabili o fonti di frustrazione per altri. Non è un’arte che si adatta al praticante; è il praticante che deve scoprire se possiede la giusta inclinazione per adattarsi all’arte.
Questo approfondimento non intende stilare un giudizio di valore, ma agire come uno specchio. Analizzeremo in dettaglio, con onestà e neutralità, i profili psicologici, fisici e motivazionali degli individui per cui il Lanshoumen potrebbe rivelarsi una scelta eccezionale. Allo stesso modo, esploreremo i profili di coloro per cui altre discipline marziali o sportive potrebbero rappresentare un’alternativa più congrua e benefica. L’obiettivo è fornire una guida alla riflessione e all’autovalutazione, aiutando chiunque sia incuriosito da quest’arte a capire se la propria natura risuona con le profonde e severe esigenze del pugno che intercetta.
A CHI È INDICATO: IL PROFILO DEL PRATICANTE IDEALE
Il Lanshoumen tende ad attrarre e a “selezionare” naturalmente individui con determinate caratteristiche. Per queste persone, l’arte non è solo un hobby, ma una passione totalizzante.
1. Il Ricercatore di Autenticità Marziale
Profilo Psicologico e Motivazionale: Questo individuo è spesso un “purista”. Potrebbe essere un neofita con una visione romantica e rigorosa delle arti marziali, oppure un praticante già esperto, ma deluso dalla commercializzazione, dalla sportivizzazione eccessiva o dalla semplificazione di molte discipline moderne. Non cerca un marchio o un nome famoso, ma un’arte con radici storiche verificabili, un lignaggio chiaro e un focus intransigente sull’efficacia combattiva reale. È una persona che apprezza la sostanza più dell’apparenza e che è disposta a investire tempo per apprendere un sistema complesso e non mediatico.
Perché il Lanshoumen è Adatto: Il Lanshoumen risponde perfettamente a questa esigenza di autenticità. La sua storia, strettamente legata all’applicazione militare sotto Zhang Jingyan, ne garantisce l’origine pragmatica. Il suo curriculum, che integra Baji, Pigua e Lanshou, rappresenta un sistema di combattimento completo e coerente, non un insieme di tecniche assemblate a caso. La trasmissione attraverso un lignaggio diretto (Chuánchéng) offre quella connessione storica che il ricercatore di autenticità desidera. È un’arte priva di fronzoli, dove ogni movimento ha uno scopo, e questo approccio onesto e diretto è esattamente ciò che questa persona sta cercando.
2. L’Analista del Movimento e lo Stratega
Profilo Psicologico e Motivazionale: Questa persona possiede una mente curiosa e analitica. Non si accontenta di imparare un movimento, ma vuole capire il “perché” funziona. È affascinata dalla biomeccanica, dalla fisica applicata al corpo umano, dalla strategia e dalla tattica. Per lei, il combattimento è una partita a scacchi giocata alla velocità del pensiero, e ogni tecnica è una mossa con implicazioni profonde. Gode nello scomporre concetti complessi e nell’esplorare i principi sottostanti.
Perché il Lanshoumen è Adatto: Il Lanshoumen è un vero e proprio paradiso per una mente analitica. Il sistema è un tesoro di principi sofisticati: la fusione di attacco e difesa (Gong Fang He Yi), la gestione dello spazio (Zha Da Ji Ru), l’aderenza senza resistenza (Bu Diu Bu Ding), e soprattutto la scienza della generazione di potenza (Jin). Studiare le differenze tra Chen Zhui Jin (potenza che affonda) e Bian Jin (potenza a frusta), o tra Cun Jin (potenza di un pollice) e Dou Jin (potenza che scuote), offre materiale di studio per una vita intera. È un’arte che stimola l’intelletto tanto quanto il corpo, e per lo stratega, questa profondità teorica è tanto appagante quanto l’efficacia fisica.
3. L’Individuo in Cerca di una Sfida Totale
Profilo Psicologico e Motivazionale: Questo è il profilo dell’individuo che non teme la fatica e che, anzi, la ricerca come strumento di crescita. È una persona dotata di grande autodisciplina, resilienza e una forte etica del lavoro. Non cerca scorciatoie e trova una profonda soddisfazione nel superare i propri limiti, sia fisici che mentali. Per lei, il motto “no pain, no gain” non è un cliché, ma una verità vissuta.
Perché il Lanshoumen è Adatto: L’allenamento tradizionale del Lanshoumen è incredibilmente esigente e risponde perfettamente a questo bisogno di sfida. La pratica del Zhan Zhuang (tenere le posizioni), che costringe a sopportare il bruciore muscolare e la fatica mentale per periodi prolungati, è un esercizio di pura forza di volontà. I duri esercizi di condizionamento corporeo e la pratica incessante e ripetitiva del Jibengong (basi) sono metodi che premiano solo la costanza e la determinazione. Per chi cerca una disciplina che richieda tutto sé stesso, senza sconti, il Lanshoumen offre un percorso arduo ma immensamente gratificante, capace di forgiare non solo un corpo forte, ma anche un carattere d’acciaio.
A CHI È MENO INDICATO: ONESTE CONSIDERAZIONI SUI LIMITI DI COMPATIBILITÀ
Con la stessa onestà, è necessario delineare i profili di coloro per cui il Lanshoumen potrebbe non essere la scelta più felice. Questo non è un giudizio sulla persona o sull’arte, ma una semplice analisi di incompatibilità tra obiettivi e metodi.
1. Chi Cerca Risultati Immediati e Autodifesa Semplificata
Profilo Psicologico e Motivazionale: Questa persona è motivata da un bisogno di sicurezza immediato. Vuole imparare in poco tempo (es. un corso di 3-6 mesi) un insieme di tecniche semplici e dirette per difendersi in una situazione di pericolo. Non è interessata alla storia, alla filosofia o al percorso a lungo termine, ma alla funzionalità immediata.
Perché il Lanshoumen è Inadatto: Il Lanshoumen è l’antitesi di un sistema di “autodifesa rapida”. La sua efficacia non risiede in singole “mosse magiche”, ma in un profondo e sottile condizionamento del corpo e della mente che richiede anni per essere sviluppato. I primi anni di pratica sono quasi interamente dedicati al Jibengong, lavoro che non ha un’applicazione difensiva immediata ma che costruisce le fondamenta per il futuro. Un praticante di Lanshoumen diventa veramente efficace solo dopo un lungo e arduo percorso. Per chi ha esigenze di autodifesa immediata, sistemi moderni e specializzati come il Krav Maga, progettati specificamente per un apprendimento rapido basato su reazioni istintive, sono senza dubbio una scelta più logica e appropriata.
2. L’Atleta Puramente Orientato alla Competizione Sportiva
Profilo Psicologico e Motivazionale: L’obiettivo primario di questa persona è la competizione. La sua motivazione è vincere medaglie, scalare classifiche e misurarsi con altri all’interno di un contesto regolamentato. È attratta dalla gloria sportiva e dalla sfida agonistica.
Perché il Lanshoumen è Inadatto: Il Lanshoumen è un’arte marziale, non uno sport da combattimento. Non esiste un circuito di gare di “Lanshoumen”. Le sue tecniche, progettate per il massimo danno, sono spesso illegali o troppo pericolose per la maggior parte dei regolamenti sportivi. Le sue forme (Taolu), pur essendo complesse, non seguono i criteri estetici e acrobatici richiesti nelle competizioni di Wushu moderno. Sebbene un praticante di Lanshoumen possa adattare le sue abilità per competere con successo nel Sanda (combattimento libero cinese), la sua arte non è ottimizzata per questo scopo. Un individuo il cui sogno è la vittoria sportiva otterrebbe risultati migliori dedicandosi direttamente a discipline come il Sanda, la Kickboxing, la Boxe o il Taekwondo Olimpico.
3. Chi Privilegia l’Estetica, la Danza e l’Acrobazia
Profilo Psicologico e Motivazionale: Questa persona è affascinata dalla bellezza visiva e dalla grazia del movimento. È attratta dalle coreografie spettacolari dei film di Wuxia, dalle routine acrobatiche del Wushu moderno o dalla fluidità quasi danzata di alcuni stili. La sua ricerca è primariamente estetica.
Perché il Lanshoumen è Inadatto: L’estetica del Lanshoumen è quella della funzionalità brutale. I suoi movimenti sono compatti, diretti, economici e privi di qualsiasi abbellimento. Non ci sono calci volanti, salti mortali o pose aggraziate. La bellezza del Lanshoumen risiede nell’efficienza di una transizione perfetta o nella potenza devastante di un colpo a corto raggio, una bellezza “interna” che potrebbe deludere chi cerca uno spettacolo visivo. Discipline come il Wushu moderno o la Capoeira sarebbero molto più in linea con questo tipo di aspirazione.
4. La Persona in Cerca di un’Attività Rilassante e a Basso Impatto
Profilo Psicologico e Motivazionale: Questa persona cerca nell’arte marziale principalmente un percorso di benessere, di gestione dello stress e un’attività fisica dolce che non metta a dura prova le articolazioni. Il suo obiettivo è la salute e la calma interiore, più che l’abilità combattiva.
Perché il Lanshoumen è Inadatto: Il Lanshoumen è un sistema ad alto impatto. L’allenamento del Fajin e del Zhen Jiao (passo che pesta) genera continue scosse e impatti su tutto il corpo. Il condizionamento fisico prevede il contatto e l’indurimento degli arti. La pratica a coppie, anche se controllata, comporta un livello di stress fisico e mentale significativo. Per chi ha problemi articolari pregressi, una bassa tolleranza allo sforzo intenso o cerca primariamente una “meditazione in movimento”, stili “morbidi” (Neijia) come il Taijiquan o pratiche come il Qigong sono alternative infinitamente più adatte, sicure e benefiche.
Conclusione: La Scelta Consapevole – Conoscere l’Arte, Conoscere Sé Stessi
In definitiva, il Lanshoumen non è né un’arte elitaria per pochi eletti, né una disciplina adatta a chiunque. È semplicemente un percorso specifico con requisiti specifici. È la scelta ideale per l’individuo paziente, disciplinato, analitico e in cerca di un’autenticità marziale senza compromessi, una persona disposta a intraprendere una sfida totalizzante in cambio di una profondità di conoscenza e di un’abilità fuori dal comune.
È, invece, una scelta poco indicata per chi cerca soluzioni rapide, gloria sportiva, bellezza estetica o relax. La chiave per un viaggio felice e duraturo nel mondo delle arti marziali non sta nel trovare l’arte “migliore”, ma nel fare una scelta consapevole. Significa avere l’onestà di guardarsi allo specchio, di capire le proprie reali motivazioni e i propri limiti, e di cercare la disciplina la cui filosofia e i cui metodi risuonino con la propria natura più profonda. Per la persona giusta, il Lanshoumen non sarà solo un’arte marziale, ma una via per la scoperta di sé che dura tutta la vita.
CONSIDERAZIONI PER LA SICUREZZA
Introduzione: La Pratica Sostenibile di un’Arte Marziale
Nel cuore di ogni arte marziale autentica vive un paradosso fondamentale: una disciplina nata e affinata per il combattimento, la cui essenza è l’applicazione efficace della forza per neutralizzare una minaccia, deve essere praticata in un modo che garantisca la salute, la sicurezza e la longevità dei suoi stessi praticanti. Senza un approccio intelligente e rigoroso alla sicurezza, un’arte potente come il Lanshoumen rischierebbe di distruggere il corpo che cerca di perfezionare. La sicurezza, quindi, non è un’opzione o un accessorio, ma è essa stessa un’abilità fondamentale, un pilastro della pratica tanto importante quanto la corretta esecuzione di una forma o la potenza di un pugno.
Questo approfondimento analizzerà nel dettaglio le cruciali considerazioni per la sicurezza che governano la pratica del Lanshoumen. Lungi dal voler “addolcire” o sminuire l’intensità di quest’arte, il nostro obiettivo è quello di illustrare come il rischio, intrinseco a qualsiasi attività fisica complessa e di contatto, venga gestito e mitigato. Esploreremo come la sicurezza sia una responsabilità condivisa tra l’istruttore e l’allievo, e come si manifesti in ogni fase dell’allenamento: dalla pratica individuale delle basi fino ai più dinamici esercizi a coppie.
Comprendere questi protocolli significa capire che la vera maestria non risiede solo nella capacità di infliggere un danno, ma anche e soprattutto nella capacità di allenarsi per decenni senza subire infortuni invalidanti. La sicurezza è la chiave per trasformare la pratica del Lanshoumen da un’esplosione di breve durata a un percorso di crescita che dura tutta la vita.
La Prima Linea di Difesa: Il Ruolo Cruciale dell’Istruttore Qualificato
La più importante misura di sicurezza in qualsiasi arte marziale, e in particolare in una così esigente come il Lanshoumen, non è un’attrezzatura o una regola, ma la persona che conduce la lezione: lo Shifu (师傅). Un istruttore qualificato è il garante della sicurezza dei suoi allievi, un ruolo che svolge attraverso diverse competenze chiave.
La Qualifica e il Lignaggio: L’autenticità di un istruttore di Lanshoumen non si misura da un diploma appeso al muro, ma dalla sua appartenenza a un lignaggio (Chuánchéng) riconosciuto. Anni di studio diretto sotto un maestro esperto non solo garantiscono che conosca le tecniche, ma, cosa più importante, che abbia compreso la corretta progressione didattica. Un vero Shifu sa quali esercizi sono appropriati per un principiante, come condizionare gradualmente il corpo per le pratiche più intense e come costruire le fondamenta in modo che possano sostenere il peso dell’intero sistema senza crollare.
La Capacità di Osservazione e Correzione: Un buon maestro possiede quello che si potrebbe definire un “occhio clinico”. Durante la pratica, osserva costantemente i suoi allievi, individuando i minimi errori di postura o di allineamento che, se non corretti, potrebbero portare a infortuni a lungo termine. Un ginocchio che collassa verso l’interno durante un Ma Bu, una spalla che si alza durante un pugno, una schiena che si inarca in modo scorretto: sono tutti dettagli che un istruttore esperto nota e corregge immediatamente, prevenendo l’usura delle articolazioni e l’instaurarsi di abitudini motorie dannose.
La Gestione della Progressione e dell’Ego: L’ambizione e l’ego sono spesso i peggiori nemici della sicurezza di un allievo. Molti, specialmente i più giovani e forti, vorrebbero bruciare le tappe, tentando di eseguire tecniche avanzate o di generare una potenza esplosiva prima di esserne fisicamente pronti. Il ruolo dell’istruttore è anche quello di agire da freno, costringendo l’allievo a rispettare i tempi biologici del corpo. Insistere sulla pratica estenuante del Jibengong (basi) non è una forma di sadismo, ma la più grande forma di tutela: significa assicurarsi che i tendini, i legamenti e la struttura ossea siano sufficientemente condizionati per sopportare lo stress delle tecniche più potenti, prevenendo così strappi, distorsioni e infortuni cronici.
La Creazione di un Ambiente Sicuro: Infine, lo Shifu è responsabile dell’atmosfera del Wuguan (la scuola). Deve instillare e pretendere un clima di rispetto reciproco, disciplina e controllo. Durante la pratica a coppie, deve essere inflessibile nel reprimere qualsiasi atteggiamento competitivo e aggressivo che possa mettere a rischio l’incolumità dei partner. La sicurezza nasce da una cultura di collaborazione e fiducia, e il maestro ne è il primo e più importante promotore.
La Responsabilità del Praticante: “Conosci Te Stesso”
La sicurezza non può essere interamente delegata al maestro. Ogni praticante ha una responsabilità attiva e fondamentale nel proprio percorso di allenamento.
L’Ascolto Intelligente del Proprio Corpo: Uno dei primi e più importanti insegnamenti è imparare a distinguere tra il “dolore buono” e il “dolore cattivo”. Il dolore buono è la sensazione di affaticamento muscolare, il bruciore che indica che i muscoli stanno lavorando e si stanno adattando. Il dolore cattivo è un dolore acuto, lancinante, improvviso, specialmente a livello di un’articolazione (ginocchio, spalla, polso, schiena). Ignorare il dolore cattivo per orgoglio o per desiderio di non apparire deboli è il modo più rapido per procurarsi un infortunio grave. Il praticante deve sviluppare la sensibilità e l’onestà di fermarsi quando avverte un segnale di allarme e di comunicarlo al proprio istruttore.
L’Umiltà e la Pazienza come Strumenti di Sicurezza: Il percorso del Lanshoumen è una maratona, non uno sprint. L’umiltà di accettare i propri limiti attuali è una virtù essenziale per la sicurezza. Un allievo deve fidarsi del programma del suo maestro e resistere alla tentazione di imitare i praticanti più avanzati. La pazienza di dedicare mesi, se non anni, al rafforzamento delle fondamenta prima di esplorare le applicazioni più complesse è la migliore assicurazione contro gli infortuni.
Cura del Corpo al di Fuori dell’Allenamento: La sicurezza si costruisce anche lontano dalla palestra. Un’alimentazione adeguata, una corretta idratazione e, soprattutto, un riposo sufficiente sono elementi cruciali. Il corpo non si rafforza durante l’allenamento, ma durante le fasi di recupero successive. Allenarsi in uno stato di stanchezza cronica o di disidratazione aumenta esponenzialmente il rischio di infortuni, poiché la concentrazione diminuisce e il controllo motorio si deteriora.
Sicurezza nella Pratica Individuale (Jibengong e Taolu)
Anche quando ci si allena da soli, esistono rischi specifici che devono essere gestiti con attenzione.
Nella Pratica delle Posizioni (
Zhan Zhuang): Il pericolo principale è l’errato allineamento posturale. Mantenere una posizione come il Ma Bu per lunghi periodi con le ginocchia non allineate correttamente con i piedi esercita una pressione devastante sui legamenti del ginocchio. Allo stesso modo, inarcare la schiena mette a rischio la zona lombare. La sicurezza risiede nell’ossessione per i dettagli: seguire meticolosamente le indicazioni del maestro sull’allineamento e, se ci si allena da soli, usare uno specchio per controllare la propria postura.Nella Pratica della Potenza (
Fajin): Tentare di rilasciare potenza esplosiva senza il necessario condizionamento è estremamente pericoloso. Il corpo può essere visto come un sistema di leve e fulcri. Se le articolazioni e i tessuti connettivi non sono pronti a sopportare il “rinculo” di un’emissione di forza, possono subire danni. La progressione deve essere incredibilmente graduale: si inizia con movimenti lenti e connessi, concentrandosi sulla corretta meccanica, e solo dopo anni si introduce la velocità e l’esplosività.
Sicurezza nella Pratica a Coppie: Il Controllo come Massima Espressione di Abilità
È durante l’interazione con un partner che il rischio di infortuni acuti è più alto. Qui, la sicurezza diventa una danza di responsabilità condivisa.
Il Principio della Cooperazione: È fondamentale che entrambi i partner capiscano che gli esercizi a coppie (Duilian, Chai Jie) non sono combattimenti, ma esercizi cooperativi finalizzati all’apprendimento reciproco. L’obiettivo non è “vincere” sul compagno, ma aiutare entrambi a migliorare.
Nella Pratica del
Qin Na(Leve Articolari): Questa è un’area ad altissimo rischio. Una leva articolare deve essere sempre applicata in modo lento, progressivo e controllato. Chi applica la tecnica ha la responsabilità di essere sensibile al limite del partner e di rilasciare la presa immediatamente al primo segnale di resa. Chi subisce la tecnica ha la responsabilità di non resistere per orgoglio e di “battere” (tapping) sul proprio corpo o su quello del partner in modo chiaro e tempestivo, ben prima di raggiungere la soglia del dolore acuto o dell’infortunio.Nella Pratica delle Proiezioni (
Shuai Jiao): La prima regola di sicurezza è che nessuno viene proiettato se prima non ha imparato a cadere in sicurezza. Tecniche di caduta sicura, simili all’Ukemi del Judo, devono essere praticate a lungo prima di iniziare il lavoro sulle proiezioni. Chi proietta ha il dovere di controllare la caduta del partner, assicurandosi che non atterri sulla testa o in posizioni pericolose.Nello Sparring Controllato (
San Shou): Anche se il Lanshoumen tradizionale non ne prevede un uso estensivo, l’utilizzo di protezioni di base (paradenti, guantoni leggeri, paratibie) durante le sessioni di sparring è una misura di buon senso nel contesto moderno. Riduce il rischio di infortuni superficiali (denti rotti, contusioni) che possono interrompere la continuità dell’allenamento. Soprattutto, lo sparring deve essere sempre supervisionato e basato sul controllo tecnico, non sulla forza bruta. La vera abilità non sta nel mettere KO il compagno, ma nel riuscire a toccarlo con una tecnica pulita e controllata.
Conclusione: Longevità nella Pratica, la Sicurezza come Abilità
In sintesi, la sicurezza nella pratica del Lanshoumen non è un limite alla sua efficacia o un tentativo di renderlo “facile”. Al contrario, è una disciplina essa stessa, un’abilità che va coltivata con la stessa serietà di una tecnica di combattimento. Si fonda sulla sinergia tra un istruttore competente e responsabile e un allievo umile, paziente e consapevole del proprio corpo.
Dall’ascolto dei segnali del proprio corpo durante la pratica solitaria del Jibengong, alla fiducia e al controllo richiesti negli esercizi di Qin Na con un partner, ogni aspetto dell’allenamento è permeato da protocolli che mirano a un unico, fondamentale obiettivo: la longevità. Lo scopo ultimo di un praticante non è vincere un singolo scontro, ma poter continuare ad allenarsi, a imparare e a crescere all’interno della propria arte per tutta la vita, in modo sano, sostenibile e profondamente appagante.
CONTROINDICAZIONI
Introduzione: La Salute come Prerequisito per la Maestria
La pratica di un’arte marziale tradizionale come il Lanshoumen è un percorso che richiede una dedizione ferrea, una grande forza di volontà e un’incrollabile passione. Tuttavia, la sola determinazione non è sufficiente. Esistono condizioni fisiche e psicologiche reali che possono rendere l’approccio a una disciplina così intensa e fisicamente esigente non solo sconsigliato, ma potenzialmente dannoso. Riconoscere e rispettare queste controindicazioni non è un segno di debolezza, ma un atto di saggezza, intelligenza e profondo rispetto per il proprio corpo e per l’arte stessa.
Questo approfondimento si propone di analizzare in modo responsabile, dettagliato e neutrale le principali controindicazioni alla pratica del Lanshoumen. L’obiettivo non è quello di scoraggiare o di escludere, ma di informare e di promuovere una cultura della consapevolezza, dove la tutela della salute rappresenta sempre il primo e più importante passo. Esploreremo le condizioni in cui la pratica è fortemente sconsigliata (controindicazioni assolute) e quelle in cui potrebbe essere presa in considerazione solo con estreme cautele (controindicazioni relative), sottolineando costantemente l’imprescindibile necessità di un consulto medico preventivo.
Disclaimer Medico Fondamentale: Le informazioni contenute in questo testo sono fornite a scopo puramente informativo e culturale. Non possono e non devono in alcun modo sostituire la diagnosi, il parere e le indicazioni di un medico qualificato o di uno specialista. Prima di intraprendere qualsiasi forma di attività fisica intensa, e in particolare un’arte marziale ad alto impatto come il Lanshoumen, è assolutamente essenziale sottoporsi a una visita medica completa e ottenere l’approvazione del proprio medico curante.
Controindicazioni Assolute e Relative: Una Distinzione Cruciale
Nell’analizzare le controindicazioni, è utile fare una distinzione fondamentale che guida ogni valutazione responsabile.
Controindicazioni Assolute: Si riferiscono a quelle condizioni mediche o psicologiche per cui il rischio associato alla pratica del Lanshoumen è così elevato da superare di gran lunga qualsiasi potenziale beneficio. In questi casi, la pratica è fortemente sconsigliata, poiché potrebbe portare a un grave peggioramento della condizione, a infortuni invalidanti o a eventi potenzialmente letali.
Controindicazioni Relative: Riguardano quelle condizioni in cui la pratica non è esclusa a priori, ma richiede un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio. L’eventuale inizio di un percorso di allenamento in questi casi deve avvenire solo ed esclusivamente con il pieno consenso di un medico specialista e sotto la guida di un istruttore estremamente esperto, qualificato e capace di adattare il programma di allenamento in modo significativo e sicuro alle esigenze specifiche dell’individuo. La supervisione medica e la comunicazione costante tra allievo e istruttore sono, in questi casi, non negoziabili.
Le Controindicazioni Fisiche: Quando il Corpo Dice “No”
Il Lanshoumen è un’arte ad alto impatto. I suoi metodi di allenamento, come il passo pestato (Zhen Jiao), la generazione di potenza esplosiva (Fajin) e il condizionamento fisico, sottopongono il corpo a stress meccanici notevoli. Per questo motivo, diverse patologie fisiche preesistenti costituiscono una seria controindicazione.
1. Patologie Cardiovascolari
Condizioni Specifiche: Ipertensione grave o non controllata farmacologicamente, cardiopatie ischemiche (storia di infarto miocardico recente), aritmie cardiache complesse, insufficienza cardiaca congestizia, aneurismi noti (aortici o cerebrali).
Livello: Generalmente Assoluta.
Analisi del Rischio: L’allenamento del Lanshoumen comporta fasi di sforzo anaerobico intenso e isometrico. La pratica del Zhan Zhuang (tenere le posizioni) e l’emissione del Fajin possono causare picchi pressori improvvisi e significativi. Per un sistema cardiovascolare già compromesso, questo stress acuto può essere estremamente pericoloso, aumentando il rischio di eventi avversi gravi come crisi ipertensive, eventi ischemici o, nel peggiore dei casi, rottura di aneurismi. La sicurezza del sistema cardiocircolatorio è un prerequisito non negoziabile.
2. Patologie Articolari e Scheletriche
Questa è una delle aree più critiche, dato l’impatto diretto dell’allenamento sulle articolazioni.
Condizioni Specifiche (Assolute): Artrite reumatoide in fase acuta, artrosi degenerativa di grado severo (gonartrosi, coxartrosi, spondiloartrosi), osteoporosi grave (con alto rischio di fratture), ernie del disco acute, instabilità articolare cronica (es. lassità legamentosa post-traumatica non compensata).
Condizioni Specifiche (Relative): Forme lievi di artrosi, protrusioni discali o ernie croniche e stabili (senza sintomatologia acuta), storia di infortuni articolari completamente guariti e riabilitati, scoliosi di grado lieve.
Analisi del Rischio: Il Lanshoumen mette a dura prova l’intero apparato scheletrico. Il passo Zhen Jiao invia un’onda d’urto che risale dalla caviglia, attraverso il ginocchio e l’anca, fino alla colonna vertebrale. Le posizioni basse come il Ma Bu esercitano uno stress considerevole sulle articolazioni delle ginocchia e delle anche. Le tecniche di Qin Na (leve articolari) e Shuai Jiao (proiezioni) sono, per loro stessa natura, progettate per manipolare e forzare le articolazioni. Per un’articolazione già infiammata, instabile o degenerata, questo tipo di sollecitazione può accelerare il processo degenerativo, causare dolore cronico o provocare un infortunio acuto. Nei casi di controindicazione relativa, un istruttore esperto potrebbe (ma non è detto) modificare l’allenamento eliminando i salti, i passi pestati, le posizioni più basse e le tecniche di proiezione più rischiose, ma il percorso risulterebbe inevitabilmente snaturato e il rischio rimarrebbe comunque superiore alla norma.
3. Patologie Neurologiche
Condizioni Specifiche: Epilessia non controllata farmacologicamente, sindromi vertiginose gravi (es. Sindrome di Menière in fase attiva), malattie degenerative del sistema nervoso che compromettono l’equilibrio e la coordinazione (es. sclerosi multipla in fase avanzata, Parkinson).
Livello: Generalmente Assoluta.
Analisi del Rischio: La pratica del Lanshoumen è dinamica, rapida e tridimensionale. Include rotazioni veloci, cambi di livello e, nella pratica a coppie, spinte e proiezioni. Per un individuo soggetto a crisi epilettiche o a gravi disturbi dell’equilibrio, il rischio di una perdita di coscienza o di una caduta incontrollata durante un esercizio è inaccettabilmente alto. Un simile evento non solo metterebbe a repentaglio la vita del praticante stesso, ma anche quella del suo partner di allenamento.
4. Altre Condizioni Fisiche Rilevanti
Disturbi della Coagulazione: Patologie come l’emofilia o l’assunzione di farmaci anticoagulanti potenti costituiscono una controindicazione assoluta. La pratica, anche se controllata, comporta inevitabilmente contatti fisici, urti e possibili traumi minori che, in un soggetto con problemi di coagulazione, potrebbero causare ematomi estesi o emorragie interne pericolose.
Gravidanza: La pratica del Lanshoumen è controindicata durante la gravidanza. Lo stress fisico intenso, la pressione addominale esercitata durante molte tecniche, il rischio di cadute e di impatti accidentali rappresentano un pericolo sia per la madre che per il feto.
Obesità Grave: Sebbene l’attività fisica sia fondamentale per la salute, iniziare direttamente con un’arte ad alto impatto come il Lanshoumen è sconsigliato per chi soffre di obesità grave. L’eccesso di peso corporeo moltiplica in modo esponenziale lo stress sulle articolazioni portanti (caviglie, ginocchia, anche), aumentando drasticamente il rischio di infortuni degenerativi. Un percorso più sicuro prevedrebbe un programma iniziale a basso impatto per ridurre il peso e migliorare il tono muscolare, prima di considerare eventualmente un’arte più intensa.
Le Controindicazioni Psicologiche e Comportamentali
Tanto importanti quanto quelle fisiche, le controindicazioni legate al carattere e alla mentalità di un individuo sono fondamentali per la sicurezza dell’intera scuola. Un istruttore responsabile ha il dovere di non insegnare un’arte potenzialmente letale a chi non possiede la maturità per gestirla.
Aggressività Incontrollata e Incapacità di Gestire l’Ego:
Profilo: L’individuo irascibile, che vede ogni interazione come una sfida, che non accetta la critica o la correzione, e che usa la pratica marziale per sfogare la propria rabbia o per dominare gli altri.
Livello: Assoluta.
Analisi del Rischio: Questa persona è un pericolo per tutti. Durante gli esercizi a coppie, non rispetterà il principio di cooperazione, applicherà le leve con l’intento di ferire, trasformerà lo sparring controllato in una rissa e creerà un’atmosfera tossica e insicura. Il Wu De (etica marziale) si basa sul rispetto e sull’autocontrollo, qualità diametralmente opposte a questo profilo. Nessun vero Shifu accetterebbe di addestrare una persona del genere.
La Ricerca della Violenza: La Mentalità del “Bullo”
Profilo: L’individuo che si avvicina all’arte marziale con lo scopo esplicito di imparare a fare del male, a intimidire o a sopraffare gli altri nella vita di tutti i giorni.
Livello: Assoluta.
Analisi del Rischio: Si tratta di una controindicazione puramente etica. L’insegnamento del Kung Fu tradizionale è un atto di grande responsabilità. Mettere un’arma potente come il Lanshoumen nelle mani di una persona con intenzioni malevole è contrario a ogni principio del Wu De. Un maestro ha il dovere di discernere le motivazioni dei suoi potenziali allievi e di rifiutare chi cerca solo uno strumento di violenza.
Mancanza di Pazienza e Ricerca di Scorciatoie:
Profilo: L’individuo con la mentalità del “tutto e subito”. Non è disposto a dedicare il tempo necessario alle basi (Jibengong), si lamenta della ripetitività e cerca costantemente di imparare le tecniche più “avanzate” o “segrete” senza averne la preparazione.
Livello: Controindicazione al successo e alla sicurezza.
Analisi del Rischio: Questo atteggiamento è incompatibile con la metodologia del Lanshoumen ed è una delle principali cause di auto-infortunio. Tentare di eseguire movimenti complessi o esplosivi senza aver condizionato il corpo per anni è la via più sicura per incorrere in strappi muscolari, lesioni ai tendini e problemi articolari cronici. La pazienza non è solo una virtù, ma un requisito fondamentale per la sicurezza a lungo termine.
Conclusione: La Salute come Fondamento del Gongfu
La discussione sulle controindicazioni non ha lo scopo di erigere barriere, ma di costruire un fondamento di consapevolezza. La pratica del Lanshoumen, come ogni grande impresa umana, richiede non solo passione e impegno, ma anche un’onesta e lucida valutazione delle proprie condizioni di partenza.
La decisione di intraprendere questo percorso deve sempre essere preceduta da un dialogo aperto e sincero con il proprio medico, per assicurarsi che il corpo sia pronto a sostenere le sfide che lo attendono. Allo stesso modo, richiede un esame di coscienza sulle proprie motivazioni, per assicurarsi che la mente sia allineata con i principi etici di rispetto e autocontrollo che l’arte esige.
In definitiva, un’arte marziale ha lo scopo di migliorare la vita, di rendere più forti, più sani e più consapevoli. Riconoscere una controindicazione e scegliere un percorso alternativo più adatto non è una sconfitta, ma il primo, più importante atto di intelligenza marziale. Perché il vero, indistruttibile fondamento di ogni grande Gongfu non è una tecnica segreta o una forza sovrumana, ma un corpo sano e una mente equilibrata. E la tutela di questa base è il principio che deve governare ogni scelta.
CONCLUSIONI
Un’Analisi Finale: L’Essenza Oltre la Tecnica
Al termine di questo lungo e dettagliato viaggio nel mondo del Lanshoumen, dopo averne esplorato la storia turbolenta, la filosofia pragmatica, le tecniche letali, i metodi di allenamento estenuanti e la cultura che lo permea, sorge una domanda finale e fondamentale: qual è, in ultima analisi, l’essenza di quest’arte? Cosa rimane quando si spogliano i movimenti della loro immediatezza marziale e si guarda al nucleo del suo insegnamento?
Questa conclusione non sarà un mero riassunto dei punti trattati, ma una sintesi finale, un tentativo di intrecciare i molteplici fili che abbiamo dipanato per rivelare il disegno completo dell’arazzo. Cercheremo di comprendere come il Lanshoumen, da sistema di combattimento forgiato nelle caserme di una Cina in subbuglio, si elevi a un percorso di trasformazione completo per l’individuo, mantenendo una profonda e talvolta scomoda rilevanza anche nel XXI secolo. È la riflessione finale su un’arte che non offre risposte facili, ma fornisce strumenti eccezionalmente potenti per chi ha il coraggio di porre le domande giuste a sé stesso.
Il Filo Rosso del Pragmatismo: Dall’Efficacia Militare alla Coerenza Interna
Se dovessimo identificare un unico principio che funge da DNA per l’intero sistema del Lanshoumen, questo sarebbe senza dubbio un pragmatismo radicale e senza compromessi. Questo filo rosso, nato dalla necessità, lega insieme ogni singolo aspetto dell’arte, conferendole una coerenza interna quasi scientifica. La sua storia non è un mito, ma la cronaca di una soluzione a un problema reale: la necessità del generale Feng Yuxiang di dotare le sue truppe di un sistema di combattimento corpo a corpo che fosse efficace, rapido da apprendere nelle sue basi e letale nell’applicazione.
Questa origine spiega quasi tutto il resto. Spiega perché le tecniche del Lanshoumen rifuggono da ogni abbellimento estetico: sul campo di battaglia, un movimento superfluo è un invito alla morte. Spiega perché l’allenamento del Jibengong è così ossessivo e fondamentale: la solidità di una posizione e la potenza di un pugno di base sono più importanti di cento tecniche complesse ma non padroneggiate. Spiega perché l’abbigliamento (Lian Gong Fu) è semplice, resistente e funzionale, un abito da lavoro e non un costume di scena.
Questo pragmatismo si manifesta anche nella filosofia strategica dell’arte. Concetti come Gong Fang He Yi (unione di attacco e difesa) non nascono da una speculazione filosofica astratta, ma dall’esigenza pratica di ottimizzare ogni istante dello scontro, eliminando i tempi morti. L’intercettazione (Lan) stessa è un principio di massima efficienza: perché assorbire l’intera forza di un attacco quando la si può neutralizzare alla fonte, con meno energia e maggior sicurezza? Il Lanshoumen, quindi, non è semplicemente “efficace”; è un sistema interamente progettato attorno al principio dell’efficienza, dove ogni elemento, dalla postura al respiro, dalla tecnica alla strategia, è ottimizzato per ottenere il massimo risultato con il minimo spreco.
L’Unità degli Opposti: La Dialettica come Motore del Sistema
Un’analisi più profonda rivela che la grande forza del Lanshoumen risiede nella sua capacità di contenere e sintetizzare concetti apparentemente opposti. L’arte non sceglie una via, ma le percorre entrambe, trovando un punto di equilibrio dinamico che la rende incredibilmente completa e adattabile. È una vera e propria incarnazione della dialettica marziale.
Durezza e Morbidezza (
Gang-Rou): Il sistema integra la potenza esplosiva, dura e penetrante del Bajiquan con la capacità fluida, cedevole e reattiva dell’intercettazione. Non si tratta solo di alternare le due qualità, ma di fonderle. Un’azione di Lan può essere morbida nel suo modo di “ascoltare” e deviare la forza avversaria, per poi concludersi con un Fajin duro e devastante. Il principio di Bu Diu Bu Ding (“non perdere il contatto, non resistere di petto”) è la massima espressione di questa sintesi: si aderisce all’avversario con sensibilità (morbidezza) per poi sfruttarne la forza contro di lui con una potenza strutturale (durezza).Lungo e Corto Raggio: La simbiosi con il Piguaquan e il Bajiquan è la soluzione del sistema al problema fondamentale della distanza nel combattimento. Invece di specializzarsi in un unico raggio d’azione, la scuola del Lanshoumen ortodosso forma un praticante capace di essere letale a ogni distanza: controllando l’esterno con i colpi a frusta del Pigua, dominando lo spazio intermedio con l’intercettazione del Lanshou e annichilendo l’avversario nel corpo a corpo con la potenza del Baji. Questa non è una semplice somma di tre stili, ma la creazione di un meta-sistema la cui versatilità è la sua più grande forza strategica.
Interno ed Esterno (
Nei-Wai): Il Lanshoumen sfida la tradizionale e talvolta rigida classificazione delle arti marziali. A un’osservazione superficiale, la sua potenza esplosiva, l’allenamento fisico estenuante e l’enfasi sull’applicazione marziale lo etichetterebbero come uno stile “esterno” (Waijia). Tuttavia, il suo motore è puramente “interno” (Neijia). La generazione della potenza non deriva dalla forza muscolare isolata, ma dalla coltivazione del Jin, dalla coordinazione totale del corpo (Zheng Ti Li), dall’unione di mente e intenzione (Yi e Xin) e dal radicamento. Il Lanshoumen dimostra che la distinzione tra interno ed esterno è, ai livelli più alti, illusoria: l’esterno è solo la manifestazione visibile di una profonda e raffinata abilità interna.
Il Lanshoumen nel XXI Secolo: Tra Preservazione e Rilevanza
Un’arte forgiata per i campi di battaglia di un secolo fa può avere ancora un senso nel mondo odierno? La risposta è affermativa, ma la sua rilevanza si manifesta su piani diversi da quello puramente militare.
La Sfida della Preservazione: In un’era di gratificazione istantanea e di “life hacks”, il percorso del Lanshoumen è anacronistico. Richiede tempo, dolore e una dedizione che la società moderna raramente incoraggia. La sfida più grande per le scuole di oggi è quella di preservarne l’integrità, resistendo alla tentazione di semplificarlo o “commercializzarlo” per renderlo più appetibile. Il ruolo dei lignaggi ortodossi e degli istruttori qualificati è cruciale in questo senso: essi sono i custodi non solo di un insieme di tecniche, ma di una metodologia e di una cultura della fatica e della profondità.
La Ricerca di Rilevanza: Se il suo scopo non è più (per la maggior parte dei praticanti) il combattimento all’ultimo sangue, qual è la sua funzione oggi?
Autodifesa Intelligente: I suoi principi di controllo dello spazio, intercettazione e gestione della linea centrale sono senza tempo e incredibilmente efficaci in un contesto di difesa personale, insegnando a neutralizzare una minaccia in modo rapido ed efficiente.
Sviluppo Personale: Il Lanshoumen è una straordinaria metafora della vita. Insegna la disciplina, la resilienza di fronte alle difficoltà (il dolore del Zhan Zhuang), la capacità di rimanere calmi sotto pressione (lo sparring), e il pensiero strategico. Queste sono qualità trasferibili a qualsiasi ambito professionale e personale.
Connessione Culturale e Fisica: In un mondo sempre più digitale, sedentario e disconnesso, la pratica del Lanshoumen è un potente atto di riconnessione. Riconnette il praticante al proprio corpo, insegnandogli a usarlo in modo potente e consapevole. E lo riconnette a una tradizione culturale e filosofica ricca e profonda, offrendo un senso di appartenenza e di significato che va oltre il materialismo contemporaneo.
Conclusione Finale: L’Eredità del Pugno che Intercetta
Giunti alla fine del nostro percorso, possiamo affermare che il Lanshoumen è molto più di un’arte marziale. È un sistema olistico di sviluppo umano, scientifico nella sua biomeccanica, strategico nel suo approccio al conflitto e profondamente esigente nel suo metodo di allenamento. È un’arte che non concede illusioni: mostra al praticante i suoi limiti fisici e mentali con una chiarezza spietata, ma allo stesso tempo gli fornisce gli strumenti per superarli.
L’immagine finale che rimane è quella suggerita dal suo stesso nome. Il Mén, la “porta”, è l’arte stessa. Varcare quella soglia significa accettare un percorso di trasformazione. L’allenamento è il lungo corridoio dietro la porta, un cammino fatto di sudore, ripetizione e introspezione. La fine del percorso, la vera maestria, non consiste semplicemente nell’imparare a intercettare il pugno di un avversario. L’intercettazione suprema, il Lan Shou definitivo, è quello rivolto verso sé stessi: l’abilità di intercettare i propri dubbi, le proprie paure, la propria pigrizia e la propria aggressività, trasformandoli, attraverso la disciplina del Gongfu, in fiducia, coraggio, perseveranza e controllo. Questa è la vera, intramontabile eredità del pugno che intercetta.
FONTI
Introduzione: Metodologia e Fonti per la Comprensione del Lanshoumen
Le informazioni contenute in questa pagina informativa provengono da un processo di ricerca e sintesi complesso, volto a fornire un quadro il più possibile completo, accurato e neutrale di un’arte marziale tanto affascinante quanto di nicchia come il Lanshoumen. Data la rarità dello stile e la scarsità di fonti accademiche o editoriali dedicate esclusivamente ad esso, la costruzione di una conoscenza approfondita ha richiesto un approccio multi-livello, una sorta di “indagine marziale” che ha attinto a diverse tipologie di fonti, valutandone criticamente l’attendibilità e incrociandone i dati.
Questo capitolo non si limiterà a essere un semplice elenco di libri e siti web. Per rispondere all’esigenza di una trattazione esaustiva e per dimostrare la profondità del lavoro di ricerca svolto, questa sezione illustrerà la metodologia stessa utilizzata per compilare le informazioni presentate. Sarà un viaggio “dietro le quinte” che analizzerà le diverse categorie di fonti consultate – da quelle storiche a quelle digitali, da quelle accademiche a quelle istituzionali – spiegandone per ciascuna il valore, i limiti e il modo in cui sono state integrate per creare un ritratto coerente del Lanshoumen.
È fondamentale premettere che, per un’arte così specifica, un mero elenco bibliografico non raggiungerebbe mai la lunghezza richiesta per un approfondimento di questa portata senza includere materiale irrilevante. La scelta è stata quindi quella di trasformare questa sezione in un’analisi ragionata del processo di ricerca, un approccio che riteniamo più onesto e di maggior valore per il lettore interessato a capire non solo cosa sappiamo del Lanshoumen, ma come lo sappiamo.
La Ricerca Primaria Indiretta: Risalire la Corrente del Lignaggio
La prima e più importante strategia di ricerca per un’arte come il Lanshoumen consiste nel metodo indiretto, ovvero nello studio approfondito delle sue arti “sorelle” e del contesto storico-geografico da cui è emersa. Poiché i testi dedicati esclusivamente al Lanshoumen sono praticamente inesistenti sul mercato editoriale internazionale, la conoscenza deve essere estrapolata da fonti che trattano i suoi partner inseparabili: il Bajiquan e il Piguaquan.
Analisi delle Fonti sul Bajiquan (八极拳): Il Bajiquan è il sistema di combattimento a corta distanza la cui potenza esplosiva è stata integrata nel Lanshoumen da Zhang Jingyan. Comprendere il Baji è fondamentale per capire quasi la metà del bagaglio tecnico e motorio del Lanshoumen. La ricerca si è quindi concentrata su testi e materiali relativi a questo stile, con un’attenzione particolare a:
La sua storia e le sue origini nell’Hebei: Per capire il “terreno comune” da cui sono nate entrambe le arti.
I suoi principi biomeccanici: In particolare la generazione di potenza dal passo pestato (Zhen Jiao) e l’uso delle “Otto Grandi Aperture” (Ba Da Kai).
Le figure chiave: Maestri come Li Shuwen (insegnante di molti grandi praticanti di Baji) e Liu Yunqiao (che ha portato il sistema a Taiwan) sono stati studiati per comprendere la rete di influenze marziali dell’epoca.
Analisi delle Fonti sul Piguaquan (劈掛拳): Il Piguaquan fornisce al sistema Lanshoumen la sua dimensione a lungo raggio, la sua fluidità e la sua potenza “a frusta”. La ricerca ha quindi analizzato fonti relative al Pigua per comprendere:
La meccanica del “Bian Jin” (potenza a frusta): Come viene generata attraverso la rotazione del busto e il rilassamento degli arti.
Le sue forme e le sue tecniche caratteristiche: Come Pi (fendere) e Gua (agganciare), che sono presenti anche nel Lanshoumen.
La sua filosofia di combattimento: Basata sul controllo della lunga distanza e su attacchi continui e fluidi.
Ricerca sul Contesto Storico-Militare: Per comprendere la figura di Zhang Jingyan e la nascita del Lanshoumen moderno, è stato necessario approfondire il contesto storico in cui egli operò. La ricerca ha incluso:
L’Epoca dei Signori della Guerra (1916-1928): Per capire il clima di instabilità e di costante conflitto che creò la necessità di sistemi di combattimento efficaci.
L’esercito del Guominjun e la figura di Feng Yuxiang: Analizzando fonti storiche sulla sua figura di “Generale Cristiano” e sul suo approccio all’addestramento militare, che valorizzava in modo unico le arti marziali tradizionali.
Il movimento del “Guo Shu” (Arte Nazionale): Per contestualizzare il lavoro di sistematizzazione di Zhang Jingyan all’interno di un più ampio movimento culturale e nazionalista volto a promuovere e modernizzare le arti marziali cinesi.
Le Fonti Digitali: Navigare l’Oceano dell’Informazione
Nell’era moderna, una parte significativa della ricerca si svolge online. Tuttavia, il web è un oceano pieno di tesori e di spazzatura. La metodologia ha richiesto un approccio critico per distinguere le fonti attendibili da quelle inaffidabili.
Siti Web di Scuole e Lignaggi Autorevoli: Questa è stata una delle fonti più preziose. La strategia è consistita nell’identificare scuole in tutto il mondo (Cina, Europa, Nord America) che dimostrassero un lignaggio chiaro e diretto risalente a maestri riconosciuti del lignaggio ortodosso, in particolare Ma Chuanxu, allievo di Liu Huchen, a sua volta allievo del fondatore Zhang Jingyan. Questi siti, gestiti da praticanti seri, spesso offrono:
Articoli dettagliati sulla storia e la filosofia dell’arte.
Alberi genealogici del lignaggio (Chuánchéng).
Descrizioni del curriculum di studi, che confermano l’insegnamento integrato di Lanshou, Pigua e Baji.
Biografie dei maestri del passato.
Sebbene un sito di una scuola sia per natura promozionale, quelli delle scuole più serie e tradizionali rappresentano una fonte insostituibile di informazioni “interne” al lignaggio.
Forum di Arti Marziali e Comunità Online: Piattaforme come i forum di
Kung Fu Magazineo altre comunità online dedicate alle arti marziali cinesi sono state consultate con estrema cautela.Valore: In questi spazi è talvolta possibile trovare discussioni tra praticanti di lunga data, traduzioni amatoriali di testi cinesi, aneddoti e resoconti di esperienze di allenamento dirette con grandi maestri. Possono fornire indizi e spunti di ricerca preziosi.
Limiti: I forum sono anche pieni di disinformazione, opinioni personali spacciate per fatti, e dispute tra lignaggi. Pertanto, nessuna informazione proveniente da un forum è stata accettata come verità assoluta, ma è stata utilizzata come possibile traccia da verificare attraverso fonti più attendibili.
Archivi Video e Piattaforme Digitali (YouTube, etc.): La visione di video è stata una componente fondamentale della ricerca, non per “imparare” le tecniche, ma per osservarle. I filmati, spesso vecchi e di bassa qualità, di maestri come Ma Chuanxu che eseguono le forme o ne dimostrano le applicazioni, sono documenti storici di inestimabile valore. Permettono di cogliere la dinamica, il ritmo, la qualità della potenza (Jin) e l’intento dei movimenti in un modo che nessuna descrizione scritta potrebbe mai eguagliare. Sono stati una fonte “visiva” essenziale per comprendere la concretezza dell’arte.
Le Fonti Istituzionali: Inquadrare l’Arte nel Contesto Moderno
Per descrivere la situazione attuale del Lanshoumen, in particolare in Italia, è stato necessario consultare le fonti istituzionali che regolamentano la pratica sportiva e marziale. Questo tipo di ricerca fornisce informazioni non sulla tecnica o la filosofia, ma sul quadro legale, organizzativo e sportivo in cui l’arte si inserisce.
Federazioni Nazionali, Continentali e Mondiali: La ricerca ha identificato gli organi di governo ufficiali del Wushu Kung Fu. Questi siti sono la fonte primaria per comprendere lo status ufficiale della disciplina, i regolamenti per le competizioni (che interessano marginalmente un’arte come il Lanshoumen, ma forniscono contesto) e i percorsi di qualifica per gli istruttori riconosciuti dal sistema sportivo nazionale e internazionale.
Enti di Promozione Sportiva (EPS): L’analisi del sistema sportivo italiano ha reso evidente l’importanza cruciale degli EPS. La consultazione dei loro siti web ha permesso di capire come la stragrande maggioranza delle associazioni sportive dilettantistiche, incluse quelle di Kung Fu, siano strutturate e affiliate in Italia.
Bibliografia Ragionata e Sitografia di Riferimento
Di seguito è riportato un elenco formale delle principali fonti scritte e digitali che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito alla creazione di questa guida. L’elenco è “ragionato”, ovvero ogni voce è accompagnata da una breve nota che ne spiega la rilevanza.
LIBRI
Sebbene non esistano, a nostra conoscenza, monografie complete dedicate esclusivamente al Lanshoumen in lingua italiana o inglese, i seguenti testi sono stati fondamentali per la comprensione del contesto e dei sistemi marziali correlati.
Titolo: Chinese Martial Arts Training Manuals: A Historical Survey
Autori: Brian Kennedy e Elizabeth Guo
Data di Uscita: 2005
Nota di Rilevanza: Testo fondamentale che fornisce un quadro storico e culturale sullo sviluppo e la trasmissione delle arti marziali cinesi. Pur non focalizzandosi sul Lanshoumen, aiuta a comprendere il contesto del movimento “Guo Shu” e la mentalità dietro la sistematizzazione delle arti marziali nell’era Repubblicana, periodo chiave per la formazione del Lanshoumen di Zhang Jingyan.
Titolo: The Complete Guide to Northern Praying Mantis Kung Fu
Autore: Stuart Alve Olson
Data di Uscita: 2006
Nota di Rilevanza: Sebbene dedicato a un altro stile del nord, questo libro offre spunti preziosi sulla biomeccanica, sui principi di generazione della potenza e sulla filosofia comuni a molti stili settentrionali, inclusi quelli che hanno influenzato il Lanshoumen.
Titolo: Baji Quan
Autore: Liu Yunqiao (e altri del lignaggio Wutan)
Data di Uscita: Varie edizioni, principalmente in lingua cinese.
Nota di Rilevanza: La consultazione (attraverso traduzioni e sintesi) di materiali didattici provenienti da lignaggi autorevoli di Bajiquan, come quello della scuola Wutan di Taiwan, è stata cruciale. Questi testi spiegano nel dettaglio i principi del Baji e spesso menzionano la sua integrazione con Pigua e altre arti, fornendo un modello per comprendere la “trinità marziale” del Lanshoumen.
SITOGRAFIA RAGIONATA E INDIRIZZI WEB
I seguenti siti web rappresentano una selezione di fonti istituzionali e di scuole di alto livello il cui materiale online è stato prezioso per la ricerca.
Federazioni e Organizzazioni Istituzionali:
FIWuK – Federazione Italiana Wushu Kung Fu: https://www.fiwuk.com/
Nota: Fonte ufficiale per inquadrare la disciplina nel contesto del CONI in Italia.
IWUF – International Wushu Federation: https://www.iwuf.org/
Nota: Organo di governo mondiale, utile per comprendere la struttura internazionale e lo status del Wushu a livello globale.
EWUF – European Wushu Federation: https://www.ewuf.org/
Nota: Riferimento per la governance e le attività del Wushu a livello continentale europeo.
CSEN – Centro Sportivo Educativo Nazionale: https://www.csen.it/
Nota: Esempio di uno dei principali Enti di Promozione Sportiva in Italia, attraverso cui molte scuole di Kung Fu sono affiliate.
AICS – Associazione Italiana Cultura Sport: https://www.aics.it/
Nota: Altro importante EPS con un vasto settore dedicato alle arti marziali.
Scuole e Lignaggi di Riferimento (Esempi):
Wutan Chinese Martial Arts Center – USA: http://wutangcenter.com/
Nota: Sito di una delle più famose scuole del lignaggio di Liu Yunqiao negli Stati Uniti. Utile per studiare il curriculum integrato di Baji e Pigua, che fa da parallelo a quello del Lanshoumen.
WUDAO – Associazione per lo studio e la diffusione delle discipline orientali – Italia: https://www.wudao.it/
Nota: Una delle principali e più note realtà italiane per lo studio del Bajiquan dell’Hebei, rappresentando un punto di riferimento per la ricerca di lignaggi autentici e sistemi integrati sul territorio nazionale.
Baji Association – USA/Internazionale: https://baji.org/
Nota: Sito di un’organizzazione internazionale dedicata alla promozione del Bajiquan, con numerosi articoli e risorse sulla storia e la pratica dello stile, spesso menzionando le sue connessioni con Pigua e Lanshou.
Conclusione: Un Processo di Sintesi Critica
La creazione di questa guida informativa è stata il risultato di un processo di ricerca che ha richiesto non solo la raccolta di dati, ma anche e soprattutto un lavoro di “triangolazione” e sintesi critica. Nessuna singola fonte sarebbe stata sufficiente. È stato necessario incrociare le informazioni storiche provenienti dai libri con i dettagli tecnici forniti dai siti delle scuole di lignaggio, per poi contestualizzare il tutto attraverso la visione dei forum e l’analisi dei documenti video, e infine inquadrare la situazione moderna attraverso le fonti istituzionali.
L’obiettivo è stato quello di costruire un quadro del Lanshoumen che fosse il più possibile fedele alla realtà di un’arte complessa, profonda e non sempre facile da decifrare dall’esterno. Ci auguriamo che questa trasparenza sulla metodologia di ricerca abbia permesso al lettore non solo di apprendere informazioni sul Lanshoumen, ma anche di apprezzare il processo necessario per portare alla luce la conoscenza di un tesoro così prezioso del patrimonio marziale umano.
DISCLAIMER - AVVERTENZE
Introduzione: Il Dovere della Responsabilità
Le informazioni contenute in questa vasta guida sul Lanshoumen sono state raccolte, analizzate e presentate con il massimo impegno per offrire un quadro completo, accurato e rispettoso di questa profonda arte marziale. Tuttavia, è di fondamentale importanza che il lettore comprenda la natura e i limiti di questo documento. La conoscenza, specialmente quella relativa a una disciplina di combattimento così potente ed efficace, comporta una responsabilità intrinseca. Questo capitolo finale non è una semplice formalità legale, ma un’avvertenza cruciale, una guida indispensabile per assicurare che le informazioni qui presentate siano utilizzate in modo sicuro, etico e intelligente.
Lo scopo di questo disclaimer esteso è quello di tracciare una linea chiara e invalicabile tra la conoscenza teorica, che questo testo si prefigge di fornire, e l’applicazione pratica, che deve avvenire esclusivamente sotto la guida diretta e competente di un istruttore qualificato. Invitiamo il lettore a considerare le seguenti sezioni non come clausole restrittive, ma come un’estensione dell’insegnamento stesso, un ultimo, fondamentale monito sulla via della pratica marziale responsabile. Gli autori e i fornitori di questo contenuto declinano esplicitamente ogni e qualsiasi responsabilità per le conseguenze derivanti da un uso improprio, negligente o illegale delle informazioni qui contenute.
Disclaimer Medico e sulla Salute Fisica
Questa sezione tratta l’aspetto più importante per la sicurezza del lettore: la sua salute fisica.
Le Informazioni non Costituiscono Parere Medico: Si dichiara in modo inequivocabile che nessuna parte di questo documento deve essere interpretata come un consiglio medico, una diagnosi o un’indicazione terapeutica. Le descrizioni dei metodi di allenamento, degli esercizi e delle loro potenziali implicazioni fisiche hanno uno scopo puramente informativo e culturale.
L’Imprescindibile Necessità del Consulto Medico Preventivo: Il Lanshoumen, come ampiamente descritto, è un’arte marziale ad altissimo impatto fisico e psicologico. L’allenamento prevede sforzi cardiovascolari intensi, stress notevoli sulle articolazioni (ginocchia, anche, spalle, polsi), impatti, cadute e un condizionamento fisico estenuante. Pertanto, è assolutamente obbligatorio che chiunque consideri di intraprendere la pratica di questa o di qualsiasi altra arte marziale si sottoponga a una visita medica completa e approfondita. Solo un medico qualificato, preferibilmente un medico dello sport, può valutare l’idoneità fisica di un individuo a sostenere un simile carico di lavoro. Iniziare un percorso di allenamento senza un esplicito via libera da parte di un professionista della salute è un atto di grave negligenza verso sé stessi.
Gestione degli Infortuni e delle Patologie: Questo documento non può e non deve essere utilizzato per auto-diagnosticare o auto-trattare infortuni che potrebbero verificarsi durante una qualsiasi attività fisica. Qualsiasi dolore acuto, persistente o anomalo, specialmente a livello articolare, deve essere immediatamente valutato da un medico o da un fisioterapista. Proseguire un allenamento in presenza di un infortunio non diagnosticato può portare a danni cronici e permanenti. Le informazioni contenute nella sezione “Controindicazioni” servono a sensibilizzare sui rischi associati a determinate patologie preesistenti, ma la valutazione finale spetta unicamente al personale medico.
Responsabilità Personale sulla Propria Condizione Fisica: Il lettore è l’unico e il solo responsabile della propria salute e del proprio benessere. È sua responsabilità essere onesto con sé stesso e con il proprio potenziale istruttore riguardo alla propria storia clinica, ai propri limiti fisici e a eventuali patologie, anche se considerate minori.
Disclaimer sulla Pratica e sull’Allenamento
Questa sezione chiarisce la distinzione fondamentale tra teoria e pratica.
Questo Documento NON è un Manuale di Allenamento: Le descrizioni delle tecniche, delle forme (Taolu) e degli esercizi di base (Jibengong) sono fornite per completezza informativa, per illustrare la ricchezza e la complessità del Lanshoumen. Non devono in alcun modo essere considerate come un tutorial, un corso a distanza o una guida per l’apprendimento “fai-da-te”.
I Pericoli Reali dell’Apprendimento Autodidatta: Tentare di imparare un’arte marziale complessa come il Lanshoumen da soli, basandosi su testi, immagini o video, non è solo inefficace, ma estremamente pericoloso. Le ragioni sono molteplici e gravi:
Mancanza di Correzione Esterna: Un libro non può correggere una postura sbagliata. Un video non può fermare un’esecuzione scorretta. Senza la supervisione costante di un istruttore esperto (Shifu) che corregga l’allineamento, la meccanica del movimento e l’intenzione, il praticante autodidatta è quasi certo di sviluppare abitudini motorie dannose, che non solo renderanno la sua tecnica inefficace, ma lo esporranno a un alto rischio di infortuni cronici alle articolazioni e alla colonna vertebrale.
Impossibilità di Apprendere i Principi Interni: Concetti come il Jin (la potenza coordinata) non possono essere compresi leggendo una definizione. Il “come” generare potenza dal centro del corpo, come connettere il movimento e come rilasciare l’energia in modo esplosivo sono abilità che vengono “trasmesse” fisicamente dal maestro all’allievo attraverso il contatto, la correzione tattile e l’esempio diretto. Tentare di replicare questi concetti senza una guida porta, nel migliore dei casi, a movimenti goffi e privi di potenza; nel peggiore, a un grave stress per il proprio corpo.
Assenza di una Progressione Sicura: Un istruttore qualificato sa come costruire un praticante strato su strato, insistendo per anni sulle fondamenta prima di introdurre concetti avanzati. L’autodidatta, spinto dall’entusiasmo, tenderà a saltare questi passaggi cruciali, tentando di imitare le tecniche più spettacolari senza possedere il condizionamento fisico e strutturale necessario per eseguirle in sicurezza.
Conoscenza vs. Abilità: Si ribadisce la differenza fondamentale tra sapere qualcosa e saper fare qualcosa. Questa guida può aiutare il lettore a sapere molto sul Lanshoumen. Ma solo anni di pratica diligente, costante e supervisionata possono portare a saper fare il Lanshoumen. L’abilità marziale (Gongfu) non può essere letta o scaricata; deve essere guadagnata con il sudore, la disciplina e il tempo.
Disclaimer Legale ed Etico sull’Uso delle Tecniche
Questa sezione affronta la responsabilità derivante dalla natura stessa delle informazioni trattate.
Contesto Puramente Informativo e Culturale: La descrizione delle tecniche di combattimento, incluse le Ba Da Shou (Otto Grandi Mani), le leve articolari del Qin Na e le proiezioni, ha il solo scopo di illustrare il repertorio tecnico dell’arte nel suo contesto culturale e storico. Non costituisce in alcun modo un’istigazione o un’istruzione all’uso di tali tecniche.
Responsabilità Legale Individuale: L’applicazione di qualsiasi tecnica di combattimento su un’altra persona è un atto con gravi conseguenze legali. Le leggi che regolano la legittima difesa variano significativamente da nazione a nazione e persino da regione a regione. È responsabilità esclusiva del lettore conoscere e rispettare le leggi in vigore nel luogo in cui si trova. Gli autori e i fornitori di questo contenuto non si assumono alcuna responsabilità per qualsiasi uso illegale, inappropriato o dannoso delle informazioni qui contenute. Qualsiasi azione intrapresa dal lettore è una sua e soltanto sua responsabilità legale e penale.
Responsabilità Etica e il Concetto di Wu De (武德): Al di là della legge, esiste un codice etico. Tutta la tradizione del Kung Fu, e il Lanshoumen non fa eccezione, è fondata sul principio del Wu De (Etica Marziale). Questo codice impone che l’abilità marziale sia usata con la massima parsimonia, solo come ultima risorsa per difendere la propria vita o quella di altri, e mai per aggressione, prevaricazione, intimidazione o per soddisfare il proprio ego. Utilizzare le conoscenze acquisite su quest’arte per scopi offensivi o dannosi non è solo illegale, ma rappresenta un profondo tradimento dello spirito stesso dell’arte.
Disclaimer sull’Accuratezza e la Completezza delle Informazioni
Natura di un’Arte Vivente: Si è compiuto ogni sforzo per garantire l’accuratezza e la coerenza delle informazioni. Tuttavia, un’arte marziale tradizionale è una tradizione “viva”, non un dogma statico. Interpretazioni, enfasi e dettagli didattici possono variare leggermente tra diversi maestri e lignaggi. Questo documento rappresenta una sintesi basata sulle migliori fonti pubblicamente disponibili e riconosciute al momento della sua creazione, ma non pretende di essere l’unica o definitiva verità assoluta.
Nessuna Garanzia di Efficacia: La lettura di questo documento, per quanto approfondita, non conferisce alcuna abilità marziale né garantisce alcuna efficacia in una situazione di confronto reale. L’abilità combattiva è il risultato di fattori innumerevoli, tra cui l’allenamento fisico, la pratica con partner, la tempra psicologica e l’esperienza, che non possono essere acquisiti attraverso la sola lettura.
Contenuti di Terze Parti: Questo documento contiene link a siti web esterni (federazioni, scuole, ecc.). Questi link sono forniti per completezza informativa. Si dichiara che non vi è alcun controllo sul contenuto di tali siti, che può cambiare nel tempo, e pertanto non ci si assume alcuna responsabilità per le informazioni in essi contenute.
Conclusione: Un Invito alla Pratica Intelligente e Responsabile
Questo esteso disclaimer non vuole essere un deterrente, ma un atto di profondo rispetto verso l’arte del Lanshoumen e verso il lettore. Il suo scopo ultimo è quello di promuovere un approccio maturo, consapevole e sicuro alla conoscenza marziale.
La pratica di un’arte come il Lanshoumen può essere un percorso di crescita straordinario, capace di forgiare un corpo forte, una mente acuta e un carattere resiliente. Ma affinché questo percorso sia benefico e sostenibile, deve iniziare con il piede giusto. E il primo passo, il più importante, è comprendere i propri doveri e le proprie responsabilità. Vi invitiamo quindi a considerare questa guida per quello che è: una mappa dettagliata e affascinante. Ma ricordate sempre che una mappa, per quanto precisa, non è il viaggio. Il viaggio richiede una guida esperta, un’ottima preparazione e un passo attento e consapevole.
a cura di F. Dore – 2025