Shorinji Kempo (少林寺拳法) LV

Tabella dei Contenuti

1. Cosa è

Definire lo Shorinji Kempo (少林寺拳法) riducendolo semplicemente a un’arte marziale o a uno stile di combattimento sarebbe estremamente limitativo e non renderebbe giustizia alla sua reale natura e ai suoi scopi profondi. Lo Shorinji Kempo è, prima di tutto, un “gyo” (行), un termine giapponese che si traduce approssimativamente come “disciplina” o “pratica ascetica”, inteso come un percorso strutturato per l’auto-miglioramento e lo sviluppo del potenziale umano.

Fondato in Giappone nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale (1947) da Kaiso (Fondatore) Doshin So, nasce da una precisa esigenza sociale e da una profonda riflessione sulla natura umana e sulla società. Il fondatore, testimone della brutalità e del caos in cui l’assenza di legge e morale può gettare gli esseri umani, concepì lo Shorinji Kempo non come uno strumento per primeggiare sugli altri, ma come un metodo educativo completo per formare individui forti, equilibrati e capaci di contribuire positivamente al benessere collettivo.

Per comprendere appieno cosa sia lo Shorinji Kempo, è essenziale analizzarne le componenti integrate:

  1. Un Sistema Efficace di Autodifesa (護身術 – Goshin-jutsu): Lo Shorinji Kempo insegna un vasto repertorio di tecniche pratiche ed efficaci per proteggere sé stessi da un’aggressione. Questo sistema tecnico è unico nella sua combinazione di:

    • Gōhō (剛法 – Metodi Duri): Tecniche basate su colpi diretti come pugni, calci, parate, colpi a mano aperta, mirate a punti vulnerabili (kyusho) per neutralizzare rapidamente un attacco.
    • Jūhō (柔法 – Metodi Morbidi): Tecniche che sfruttano la forza dell’avversario, basate su svincoli da prese, leve articolari, proiezioni e immobilizzazioni. Questa integrazione permette di adattare la risposta difensiva alla specifica situazione, rendendo il sistema versatile ed efficace contro diversi tipi di attacco e aggressori, indipendentemente dalla propria forza fisica. L’enfasi è posta sulla difesa (Shushu Koju – Difesa prioritaria, attacco secondario) e sulla capacità di neutralizzare l’aggressore senza necessariamente causare danni permanenti (Fusatsu Katsujin – Non uccidere, ma rivitalizzare).
  2. Una Disciplina per l’Allenamento Mentale e Spirituale (精神修養 – Seishin-shūyō): Lo Shorinji Kempo non si limita all’allenamento fisico. Intrinsicamente legato alla sua pratica è un profondo lavoro sulla mente e sullo spirito, radicato nella filosofia Zen e nei principi etici elaborati dal Fondatore. Aspetti chiave includono:

    • Sviluppo della concentrazione, della calma mentale e della consapevolezza (mindfulness), anche sotto pressione.
    • Coltivazione della disciplina interiore, della resilienza e della forza di carattere.
    • Comprensione e interiorizzazione dei principi filosofici come Ken Zen Ichinyo (拳禅一如), che afferma l’unità inscindibile tra corpo e mente: l’allenamento fisico e la crescita spirituale si rafforzano a vicenda.
    • Promozione di un atteggiamento positivo, della fiducia in sé stessi (Jiko Kakuritsu – Stabilire sé stessi) e del rispetto per gli altri. La meditazione (Chinkon Gyō) e le discussioni filosofiche (Hōwa) sono parti integranti dell’allenamento proprio per nutrire questa dimensione.
  3. Un Metodo per il Miglioramento della Salute Fisica (健康増進 – Kenko-zōshin): L’allenamento costante dello Shorinji Kempo contribuisce significativamente al benessere fisico generale. La pratica migliora:

    • Forza e resistenza muscolare.
    • Flessibilità e mobilità articolare.
    • Coordinazione, equilibrio e agilità.
    • Salute cardiovascolare. Inoltre, il sistema include il Seihō (整法), un insieme di tecniche derivate dalla medicina tradizionale orientale (massaggi, pressioni su punti specifici) volte a riequilibrare il corpo, alleviare tensioni muscolari, migliorare la circolazione e supportare il recupero fisico. Questo dimostra un approccio olistico alla salute, considerata fondamentale per una vita attiva e significativa.

In Sintesi:

Lo Shorinji Kempo non è uno sport da combattimento il cui fine è la competizione o la vittoria su un avversario. Sebbene sviluppi abilità di combattimento reali, il suo scopo ultimo è educativo e formativo. È un sistema integrato che utilizza l’allenamento marziale come strumento per forgiare individui migliori: persone capaci di difendere sé stesse e gli altri (forza – Riki), guidate da principi di giustizia, compassione e amore per l’umanità (amore/compassione – Ai), in accordo col principio Riki Ai Funi (力愛不二) – Forza e Amore sono inseparabili.

È una disciplina che promuove la cooperazione (Kumite Shutai – pratica principalmente in coppia) e la costruzione di una comunità basata sul mutuo supporto, con l’obiettivo finale di contribuire a una società più pacifica e armoniosa (Jita Kyoraku – Felicità per sé e per gli altri). È un moderno Budo (Via Marziale) giapponese che offre un percorso completo per lo sviluppo armonico di corpo, mente e spirito.

2. Caratteristiche, filosofia e aspetti chiave

La filosofia dello Shorinji Kempo non è un semplice accessorio o un insieme di massime morali aggiunte alla pratica fisica; ne costituisce l’essenza stessa, il fondamento e la guida. È ciò che distingue profondamente lo Shorinji Kempo da un mero sport da combattimento o da un sistema di tecniche marziali focalizzato unicamente sull’efficacia bellica. Le tecniche (jutsu) esistono in funzione della filosofia (shisō), e la filosofia trova concreta applicazione e verifica attraverso la pratica fisica e l’interazione umana nel dojo e nella vita.

Analizziamo nel dettaglio i pilastri filosofici e le caratteristiche distintive:

  • Ken Zen Ichinyo (拳禅一如 – Corpo e Mente/Spirito sono Uno): Questo è forse il principio più centrale. Ken (拳) rappresenta il corpo fisico, le tecniche, il pugno; Zen (禅) rappresenta la mente, lo spirito, la filosofia (con un richiamo alle radici nello Zen Buddismo, sebbene reinterpretato da Doshin So in modo pragmatico e laico). Ichinyo (一如) significa “come una cosa sola”, “inseparabili”, “unità”. Il principio afferma che corpo e mente non sono entità separate, ma due facce della stessa medaglia. Allenare solo il corpo senza coltivare la mente e lo spirito porta a una forza bruta, potenzialmente pericolosa e priva di scopo. Allo stesso modo, una mente o uno spirito illuminato senza un corpo sano e capace di agire nel mondo fisico rimane astratto e inefficace. Nello Shorinji Kempo, l’intenso allenamento fisico serve a temprare la volontà, affinare la concentrazione e sviluppare la disciplina mentale. Viceversa, la meditazione (Chinkon Gyō) e lo studio della filosofia (Hōwa) forniscono la guida etica, la calma interiore e la comprensione necessarie per usare correttamente le capacità fisiche acquisite. Il dojo diventa così un laboratorio dove questa unità viene costantemente ricercata e sperimentata.

  • Riki Ai Funi (力愛不二 – Forza e Amore/Compassione non sono Due/Sono Inseparabili): Riki (力) è la forza, il potere, la capacità; Ai (愛) è l’amore, la compassione, la benevolenza; Funi (不二) significa “non due”, quindi “indivisibili”, “inseparabili”. Questo principio affronta la questione etica dell’uso della forza. Sostiene che la vera forza non risiede nella capacità di dominare o distruggere, ma nella capacità di proteggere, aiutare e costruire, guidata da un intento positivo e compassionevole. La forza senza amore è tirannia; l’amore senza forza è impotenza. Lo Shorinji Kempo insegna a sviluppare una forza reale (fisica, mentale, morale) ma insiste che questa debba essere sempre temperata e guidata dalla compassione, dalla giustizia e dal desiderio di contribuire al benessere altrui. È l’antidoto all’idea che “la forza sia giustizia”; al contrario, “la giustizia richiede forza” per essere difesa e applicata.

  • Shushu Koju (守主攻従 – La Difesa è Primaria, l’Attacco è Secondario): Shu (守) significa difendere; Shu (主) significa principale, primario, padrone;  (攻) significa attaccare;  (従) significa secondario, subordinato, seguire. Questa caratteristica tecnica riflette una profonda scelta filosofica: lo Shorinji Kempo è intrinsecamente un’arte di autodifesa. L’atteggiamento mentale e tecnico del kenshi (praticante) non è aggressivo o provocatorio. Le tecniche vengono studiate e applicate primariamente come risposta a un’aggressione. L’obiettivo non è cercare lo scontro, ma essere preparati a risolverlo efficacemente e nel modo meno dannoso possibile qualora si venga attaccati. Questo si riflette nella struttura di molte tecniche che iniziano da una presa subita o da un attacco imminente, enfatizzando l’importanza della tempistica, dell’evasione (tai sabaki) e del contrattacco mirato più che dell’iniziativa offensiva fine a sé stessa.

  • Fusatsu Katsujin (不殺活人 – Non Uccidere, ma Rivitalizzare/Dare Vita alle Persone): Fusatsu (不殺) significa “non uccidere”; Katsujin (活人) può essere tradotto come “rivitalizzare”, “dare vita”, “preservare la vita” o “aiutare le persone a vivere”. Questo principio, mutuato dalla tradizione del Budo (Via Marziale) giapponese e particolarmente dalle scuole di spada, viene applicato da Doshin So al combattimento a mani nude. Sottolinea che lo scopo ultimo dell’abilità marziale non è distruggere l’avversario, ma neutralizzare l’aggressione proteggendo la vita – sia la propria che, idealmente, quella dell’aggressore da danni eccessivi e irreversibili. Le tecniche dello Shorinji Kempo sono studiate per essere efficaci nel fermare un attacco (tramite controllo articolare, proiezioni, colpi a punti specifici per causare dolore o perdita di equilibrio/coscienza temporanea), ma con un’enfasi sul controllo e sulla minimizzazione del danno. Si collega anche al Seihō (tecniche di recupero), che rappresenta l’aspetto “curativo” e di sostegno alla vita.

  • Integrazione di Gōhō (剛法 – Metodi Duri) e Jūhō (柔法 – Metodi Morbidi): Come già accennato, questa è una caratteristica tecnica fondamentale con profonde implicazioni filosofiche. La capacità di passare fluidamente da tecniche di percussione (pugni, calci – Goho) a tecniche di controllo, leva o proiezione (Juho) e viceversa, a seconda della distanza e della dinamica del combattimento, riflette il principio dell’adattabilità (come l’acqua che prende la forma del contenitore) e dell’armonia tra opposti complementari (simile al concetto di Yin e Yang). Non si è rigidamente “duri” o “morbidi”, ma si impara a usare l’approccio più appropriato ed efficiente per la situazione specifica, ottimizzando le proprie risorse contro quelle dell’avversario.

  • Kumite Shutai (組手主体 – La Pratica in Coppia è Primaria): Kumite (組手), letteralmente “mani che si incrociano”, si riferisce alla pratica con un partner; Shutai (主体) significa “soggetto principale” o “focus primario”. A differenza di molte arti marziali che dedicano ampio spazio alla pratica individuale (kata), nello Shorinji Kempo la stragrande maggioranza dell’allenamento tecnico avviene in coppia (sotai renshu). Questo è considerato essenziale per sviluppare un senso realistico della distanza, del tempismo, dell’applicazione della tecnica su un corpo che reagisce, e per imparare a controllare la propria forza in relazione al partner. Filosoficamente, questa enfasi sulla pratica a due incarna i principi di cooperazione e apprendimento reciproco. I partner non sono avversari da sconfiggere, ma collaboratori che si aiutano a vicenda a migliorare. Questo coltiva rispetto, empatia e la capacità di interagire costruttivamente con gli altri, preparando il terreno per il principio di Jita Kyoraku.

  • Jiko Kakuritsu (自己確立 – Stabilire Sé Stessi): Jiko (自己) significa “sé stesso”; Kakuritsu (確立) significa “stabilire”, “fondare”, “consolidare”. Questo principio riguarda lo sviluppo individuale. Attraverso la disciplina rigorosa, il superamento delle difficoltà fisiche e mentali dell’allenamento, e l’acquisizione di competenze reali, il kenshi costruisce gradualmente una solida fiducia in sé stesso, l’autostima, la capacità di contare sulle proprie forze e la responsabilità personale. Non si tratta di egoismo, ma di sviluppare un centro interiore forte e affidabile, una base sicura da cui partire per interagire col mondo e con gli altri.

  • Jita Kyoraku (自他共楽 – Felicità/Benessere Reciproco per Sé e per gli Altri): Ji (自) è “sé”; Ta (他) è “altri”; Kyo (共) significa “insieme”, “comune”, “reciproco”; Raku (楽) è “piacere”, “agio”, “felicità”, “benessere”. Questo è considerato lo scopo ultimo dello Shorinji Kempo. L’individuo forte e sicuro di sé (Jiko Kakuritsu), dotato di capacità (Riki) guidate dalla compassione (Ai), che agisce per proteggere e non per distruggere (Shushu KojuFusatsu Katsujin), e che ha imparato a cooperare (Kumite Shutai), dovrebbe usare queste qualità per contribuire al benessere non solo proprio, ma anche degli altri e della società nel suo complesso. La vera realizzazione e felicità si trovano nel perseguire un bene comune, dove la crescita personale e il progresso sociale vanno di pari passo.

In conclusione, le caratteristiche e la filosofia dello Shorinji Kempo delineano un sistema complesso e profondamente integrato. Non è solo un metodo per imparare a combattere, ma una “Via” (Do o Michi) che utilizza l’arte marziale come strumento pedagogico per coltivare l’intero essere umano – corpo, mente e spirito – e per promuovere valori etici fondamentali come la giustizia, la compassione, la cooperazione e la responsabilità sociale. È questo insieme di principi e pratiche che lo rende un’esperienza formativa unica.

3. La storia

La storia dello Shorinji Kempo è inestricabilmente legata alla vita del suo fondatore, Doshin So (宗 道臣), e al tumultuoso contesto storico del Giappone e dell’Asia nella prima metà del XX secolo. Comprendere queste radici è fondamentale per afferrare la vera natura e gli scopi profondi di questa disciplina.

Le Origini: Le Esperienze Formative del Fondatore in Cina (Anni ’20 – 1946)

Nato come Nakano Michiomi nel 1911, Doshin So trascorse gran parte della sua giovinezza e prima età adulta in Manciuria, nel nord-est della Cina, a partire dagli anni ’20. Questo periodo fu cruciale per la sua formazione. Operando in un contesto complesso, spesso descritto come legato ad attività di intelligence per conto del Giappone in un’area di forti tensioni politiche e militari, fu testimone diretto della instabilità, della violenza e degli effetti della legge del più forte sulla popolazione civile.

Questa esperienza lo spinse a cercare non solo mezzi di protezione personale ma anche una comprensione più profonda della natura umana e delle dinamiche sociali. Si dedicò allo studio di diverse scuole di Quanfa (arti marziali cinesi), entrando in contatto con vari maestri. Secondo la tradizione dello Shorinji Kempo, un incontro fondamentale fu quello con il maestro Wen Taizong (Wen Laoshi), 20° successore dello stile Yihe Quan (義和拳) della scuola Bei Shaolin Giwamonken (北少林義和門拳). Da questi maestri, Doshin So non apprese solo tecniche di combattimento, ma iniziò anche a intravedere il potenziale delle arti marziali come strumento per lo sviluppo del carattere e l’integrazione con principi filosofici, in particolare quelli legati al Buddismo Chan (Zen). Nel 1936, sempre secondo la tradizione, ricevette formalmente la trasmissione della linea marziale da Wen Taizong.

Il Catalizzatore: Il Giappone del Dopoguerra (1945-1947)

La fine della Seconda Guerra Mondiale segnò una svolta drammatica. Doshin So si trovava in Manciuria durante l’invasione sovietica nell’agosto 1945 e visse in prima persona il crollo dell’ordine costituito, la brutalità della guerra e l’abbandono dei valori umani fondamentali. Riuscì a rimpatriare nel 1946, trovando un Giappone devastato sotto ogni aspetto:

  • Distruzione fisica: Città rase al suolo dai bombardamenti.
  • Crisi economica: Povertà diffusa, mercato nero, mancanza di beni essenziali.
  • Caos sociale: Aumento vertiginoso della criminalità, violenza, sopraffazione dei deboli da parte dei forti. La “legge del pugno” sembrava prevalere sulla legge dello stato.
  • Vuoto morale e spirituale: La sconfitta aveva causato una profonda crisi d’identità nazionale, disillusione verso le ideologie passate, perdita di fiducia nelle istituzioni e confusione sui valori da seguire.
  • Disorientamento giovanile: I giovani, in particolare, erano demoralizzati, privi di prospettive e di modelli positivi.

Osservando questa realtà desolante, Doshin So maturò una convinzione profonda: la pace e la giustizia non potevano basarsi solo su ideali astratti o leggi imposte dall’alto se le persone non avevano la fiducia e la capacità di difendere sé stesse e i propri valori. Si rese conto che per ricostruire il paese e creare una società migliore era necessario formare individui migliori: persone dotate sia di forza interiore ed esteriore (Riki) sia di una solida bussola morale basata sulla compassione e sulla giustizia (Ai).

La Fondazione a Tadotsu (1947)

Mosso da questo intento educativo e sociale, nel 1947, nella cittadina di Tadotsu, situata nella prefettura di Kagawa sull’isola di Shikoku, Doshin So iniziò a raccogliere attorno a sé un gruppo di giovani locali. Iniziò a insegnare loro una sintesi delle tecniche marziali apprese e rielaborate (Ekkin Gyō – esercizio per forgiare il corpo, un termine che richiamava le pratiche dei monaci Shaolin per la salute e la forza) integrate con la sua visione filosofica, che combinava elementi del Buddismo Zen (adattato per essere accessibile e pratico) con i suoi principi etici nati dall’esperienza diretta.

Il suo scopo non era creare lottatori, ma “costruire persone” (人づくり – hito-zukuri): infondere disciplina, fiducia in sé stessi, spirito di mutuo aiuto e responsabilità sociale. Chiamò questo sistema “Shorinji Kempo”Shorinji era un omaggio al leggendario Tempio Shaolin (少林寺), riconosciuto come culla di molte arti marziali orientali, per onorarne le radici; Kempo (拳法) significava “metodo” o “legge del pugno”, indicando la componente marziale.

Sviluppo e Formalizzazione (Anni ’50 – ’60)

L’inizio non fu facile. Doshin So dovette superare diffidenze e difficoltà logistiche. Tuttavia, il suo carisma e la validità del suo approccio, che offriva ai giovani non solo tecniche di difesa ma anche uno scopo e una comunità, portarono a una crescita graduale. Lo Shorinji Kempo iniziò a diffondersi da Tadotsu ad altre aree del Giappone.

Un passo importante fu la registrazione nel 1951 come organizzazione religiosa, Kongo Zen Sohonzan Shorinji (金剛禅総本山少林寺). Questa scelta non era casuale: permetteva di proteggere l’integrità della disciplina, che univa indissolubilmente tecnica (jutsu) e filosofia/spiritualità (shūkyō), in un quadro legale riconosciuto, distinguendola dalle attività puramente sportive o militari che erano viste con sospetto nel Giappone occupato. Questa struttura ha poi subito evoluzioni, ma l’idea di una pratica che nutre sia il corpo che lo spirito è rimasta centrale. Fin dall’inizio, le sessioni di allenamento includevano la pratica fisica e momenti dedicati all’insegnamento filosofico (Hōwa).

Espansione Nazionale e Internazionale (Anni ’60 – ’80)

Gli anni ’60 e ’70 videro una rapida espansione. Lo Shorinji Kempo mise radici in numerose università, aziende e comunità locali in tutto il Giappone. Parallelamente, iniziò la diffusione all’estero, grazie a studenti giapponesi e ai primi istruttori inviati o emigrati in paesi come Stati Uniti, Indonesia, Malesia, Svezia, Francia, Italia e altri.

Questo richiese una maggiore standardizzazione delle tecniche, dei metodi didattici e del sistema di gradi. Per coordinare e garantire l’unità della pratica a livello mondiale, preservando la filosofia originale del fondatore, nel 1974 venne istituita la World Shorinji Kempo Organization (WSKO).

L’Era Dopo il Fondatore (1980 – Oggi)

Kaiso Doshin So morì nel maggio 1980. La sua scomparsa rappresentò una sfida per l’organizzazione, ma la successione fu gestita in linea con la sua volontà. La guida passò a sua figlia, So Yūki (宗 由貴), che ha assunto il ruolo di Presidente della WSKO (attualmente Presidente Onorario, con Kouma So come Presidente), assicurando la continuità della visione e dei principi del padre.

Da allora, lo Shorinji Kempo ha continuato a consolidarsi come organizzazione globale. Vengono organizzati regolarmente eventi internazionali come il Taikai (grande raduno mondiale, solitamente ogni quattro anni), che riunisce kenshi (praticanti) da tutto il mondo per allenarsi, dimostrare le proprie abilità (negli Embu, forme a coppie) e rafforzare i legami comunitari. L’organizzazione continua a evolversi per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo, mantenendo però saldi i principi fondamentali di Ken Zen IchinyoRiki Ai FuniJiko Kakuritsu e Jita Kyoraku. La WSKO, con sede centrale ancora a Tadotsu, rimane l’ente di riferimento che garantisce l’uniformità e la qualità della pratica dello Shorinji Kempo nel mondo.

In conclusione, la storia dello Shorinji Kempo è la storia di una risposta concreta a una crisi profonda. Nata dalle esperienze e dalla visione di un uomo eccezionale in un periodo storico turbolento, si è sviluppata come una disciplina unica che usa l’arte marziale non come fine, ma come mezzo per coltivare individui completi, capaci di difendersi, di vivere eticamente e di contribuire attivamente a una società migliore.

4. Il Fondatore

Il fondatore dello Shorinji Kempo è Kaiso (開祖 – Fondatore) Doshin So (宗 道臣). Nato Nakano Michiomi (中野 道臣) nel febbraio 1911 nella prefettura di Okayama, Giappone, e deceduto nel maggio 1980, Doshin So non è stato semplicemente colui che ha dato inizio alla disciplina, ma ne è stato l’ideatore, il sistematizzatore e l’anima filosofica. La sua vita, ricca di esperienze intense e spesso drammatiche, è la chiave per comprendere la nascita e i principi fondamentali dello Shorinji Kempo.

Primi Anni e la Via Verso la Cina (1911 – Fine Anni ’20)

L’infanzia di Nakano Michiomi fu segnata da diverse perdite familiari precoci (padre, madre, sorelle), eventi che potrebbero aver contribuito a forgiare la sua resilienza e la sua visione sull’importanza di proteggere i propri cari. Venne cresciuto principalmente dal nonno paterno, So Shigeto, una figura influente che era stato coinvolto in movimenti politici nazionalisti di destra (come il Kokuryūkai – Società del Drago Nero) e che si dice avesse legami con la Cina e forse con società segrete e ambienti marziali. L’influenza del nonno fu determinante nell’accendere l’interesse del giovane Michiomi per la Cina continentale, le sue culture e, potenzialmente, le arti marziali e le dinamiche politiche della regione. Spinto da questo interesse e forse dal desiderio di seguire le orme del nonno o cercare avventura, verso la fine degli anni ’20, ancora adolescente, partì per la Manciuria.

Le Esperienze Decisive in Manciuria (c. 1928 – 1945)

La Manciuria di quel periodo era un crogiolo di culture, tensioni politiche e conflitti latenti, contesa tra Cina, Russia e l’espansionismo giapponese. In questo ambiente turbolento e spesso pericoloso, Nakano Michiomi visse per quasi due decenni, svolgendo diverse attività. Le fonti storiche, incluse quelle ufficiali dello Shorinji Kempo, indicano che lavorò per la strategica Ferrovia della Manciuria Meridionale (Mantetsu) e fu coinvolto in operazioni speciali o attività di intelligence per conto dell’Armata del Kwantung giapponese. Queste esperienze lo misero a diretto contatto con la cruda realtà della politica di potenza, dello spionaggio, della guerra non convenzionale e, soprattutto, con le diverse sfaccettature del comportamento umano sotto pressione estrema: coraggio, tradimento, brutalità, altruismo.

Fu proprio in questo contesto che la sua ricerca nel campo delle arti marziali cinesi (Quanfa) divenne sistematica e profonda. Mosso inizialmente dal bisogno di autodifesa in un ambiente ostile, sviluppò un interesse genuino per l’efficacia e la filosofia di queste discipline. Studiò sotto diversi maestri appartenenti a varie scuole. L’incontro più significativo, secondo la storia tramandata dalla WSKO, fu con Wen Taizong (Wen Laoshi), abate di un tempio e riconosciuto come il 20° successore della scuola Yihe Quan (associata alla tradizione Bei Shaolin Giwamonken). Si narra che Wen Taizong, impressionato dalle qualità e dalla determinazione di Nakano, lo accettò come discepolo e, nel 1936, gli conferì la successione formale (designandolo come 21° successore) della sua scuola. Attraverso questi studi, Doshin So non solo acquisì un vasto bagaglio tecnico, ma comprese anche la stretta connessione, tipica di molte scuole cinesi, tra pratica marziale, salute fisica e sviluppo spirituale (influenzato dal Buddismo Chan/Zen e dal Taoismo). Parallelamente, approfondì i suoi studi filosofici e religiosi, entrando in contatto con diverse correnti di pensiero presenti nella regione.

Testimone del Caos: La Fine della Guerra (Agosto 1945)

L’agosto 1945 segnò un punto di svolta traumatico. Con l’improvvisa invasione sovietica della Manciuria alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Doshin So assistette al collasso totale dell’amministrazione e dell’esercito giapponese. Vide con i propri occhi la disintegrazione della società, la violenza sfrenata, la legge del più forte applicata senza pietà su civili inermi (giapponesi e cinesi), la precarietà della giustizia e della legge di fronte alla forza bruta. Questa esperienza fu devastante ma incredibilmente formativa. Lo convinse che la vera pace e la giustizia non potevano dipendere unicamente dalle leggi, dai governi o dagli eserciti, poiché questi potevano fallire o essere corrotti. La vera differenza risiedeva nella qualità degli individui: nella loro capacità di discernere il giusto dall’ingiusto e nella loro forza (fisica e morale) di agire di conseguenza.

Il Ritorno in Patria e la Nascita di una Visione (1946)

Rimpatriato nel 1946 in un Giappone sconfitto, umiliato e in rovina, Doshin So provò un profondo shock nel vedere il suo paese afflitto da povertà, criminalità dilagante e un profondo vuoto morale. La sua precedente convinzione si rafforzò: il Giappone non aveva bisogno solo di ricostruzione materiale, ma di una rigenerazione spirituale ed etica. Le persone, specialmente i giovani, avevano bisogno di ritrovare fiducia, disciplina, rispetto reciproco e, fondamentalmente, la capacità di proteggere sé stessi e gli altri per poter contribuire positivamente alla società.

Decise quindi di dedicare la sua vita a questo scopo. Avrebbe utilizzato il patrimonio di conoscenze acquisito in Cina – le tecniche marziali (Kempo), da lui riorganizzate e sistematizzate, e la filosofia (Zen, da lui adattata in una forma pragmatica e focalizzata sull’auto-miglioramento e l’etica sociale) – per creare un metodo educativo completo per lo sviluppo umano (人づくり – hito-zukuri).

La Fondazione dello Shorinji Kempo e la Vita da Insegnante (1947 – 1980)

Nel 1947, a Tadotsu, iniziò a insegnare. Fu in questo periodo che adottò formalmente il nome Doshin So, dove “Doshin” può essere interpretato come “Seguace della Via/Verità”. Insegnò ai giovani del luogo, combinando fin da subito l’allenamento fisico rigoroso con lezioni sui principi filosofici che sarebbero diventati i pilastri dello Shorinji Kempo: Ken Zen IchinyoRiki Ai FuniShushu KojuFusatsu KatsujinJiko KakuritsuJita Kyoraku. La sua personalità carismatica, la sua determinazione ferrea e la profonda convinzione nella sua missione educativa attrassero un numero crescente di allievi.

Doshin So dedicò il resto della sua vita alla costruzione e alla diffusione dello Shorinji Kempo, prima in Giappone e poi nel mondo. Supervisionò la crescita dell’organizzazione, viaggiò instancabilmente per insegnare, tenne innumerevoli discorsi (Hōwa), scrisse libri per spiegare la filosofia e la tecnica della sua creazione. Fino alla sua morte, avvenuta nel maggio 1980 a causa di problemi cardiaci, rimase la guida indiscussa e l’ispirazione per centinaia di migliaia di praticanti.

Eredità

Doshin So è ricordato come Kaiso, il Fondatore. La sua eredità non è semplicemente un’arte marziale efficace, ma un sistema integrato e coerente per lo sviluppo del potenziale umano, finalizzato alla creazione di individui capaci, compassionevoli e impegnati a costruire un mondo migliore attraverso la fiducia reciproca e l’aiuto scambievole. La sua vita, segnata da eventi storici eccezionali e da una profonda riflessione sulla condizione umana, rimane la fonte primaria di ispirazione per la comunità globale dello Shorinji Kempo.

5. Maestri Famosi

Quando si parla di “maestri famosi” nello Shorinji Kempo, è importante comprendere che il significato di “fama” differisce notevolmente da quello che si potrebbe intendere nel contesto di altre arti marziali, sport da combattimento o nel mondo dello spettacolo. Lo Shorinji Kempo, per sua natura filosofica e strutturale, non tende a produrre “celebrità” marziali nel senso mediatico del termine.

Perché la “Fama” Individuale non è l’Obiettivo:

  1. Primato della Filosofia e della Comunità: I principi fondamentali dello Shorinji Kempo, come l’umiltà, la cooperazione (Jita Kyoraku – benessere reciproco), e l’enfasi sul miglioramento collettivo, scoraggiano attivamente l’auto-promozione e la ricerca della gloria personale. L’obiettivo non è primeggiare individualmente, ma crescere insieme come comunità e contribuire positivamente alla società.
  2. Struttura Unificata (WSKO): La World Shorinji Kempo Organization (WSKO) mantiene una forte unità dottrinale e tecnica a livello globale. Il riferimento principale rimangono sempre gli insegnamenti del Fondatore, Kaiso Doshin So. Il valore è posto sulla corretta trasmissione di questi insegnamenti attraverso istruttori qualificati e certificati, piuttosto che sullo sviluppo di “stili” personali distintivi da parte di singoli maestri che potrebbero così raggiungere fama autonoma.
  3. Scopo Educativo (Gyo): Essendo primariamente un gyo (disciplina per l’auto-miglioramento) e un sistema educativo (hito-zukuri – costruzione della persona), lo Shorinji Kempo vede l’istruttore (Sensei) principalmente come una guida e un educatore all’interno del proprio dojo (chiamato Doin o Shibu), non come un performer o un campione da idolatrare.

Figure Chiave e Rispettate (Importanza Interna vs. Fama Esterna):

Nonostante la mancanza di “star” mediatiche, ci sono figure di enorme importanza e rispetto all’interno della comunità mondiale dello Shorinji Kempo:

  1. Kaiso Doshin So (1911-1980): È la figura centrale e insostituibile. In quanto Fondatore, ideatore della filosofia e sistematizzatore delle tecniche, è il punto di riferimento assoluto. Tutto ciò che è venuto dopo si basa sulla sua visione e sui suoi insegnamenti. Non è solo “famoso” all’interno dello Shorinji Kempo, ne è la radice stessa.
  2. La Successione e la Leadership WSKO:
    • So Yūki (宗 由貴): Figlia di Doshin So, ha raccolto l’eredità del padre nel 1980, diventando Presidente della WSKO. Ha guidato l’organizzazione per decenni con dedizione, assicurando la continuità della filosofia e la coesione internazionale in un periodo di transizione cruciale. La sua importanza nel preservare l’integrità dello Shorinji Kempo è immensa. Attualmente ricopre ruoli onorifici di grande prestigio all’interno della WSKO.
    • So Kouma (宗 昂馬): Figlio di So Yūki e nipote di Kaiso Doshin So, è l’attuale Presidente della WSKO (al momento in cui scriviamo, Aprile 2025). Rappresenta la terza generazione della famiglia So alla guida dell’organizzazione, portando avanti la missione del nonno con una prospettiva che guarda anche al futuro. La “fama” di So Yūki e So Kouma è principalmente interna alla vasta comunità globale dei kenshi (praticanti), che li riconoscono come custodi della tradizione e guide dell’organizzazione mondiale.
  3. Alti Gradi e Figure Tecniche (Hanshi / Shihan): All’interno della gerarchia WSKO, ci sono istruttori che hanno raggiunto i gradi più elevati (come 8° o 9° Dan) e ricoprono il titolo di Hanshi o Shihan. Questi maestri possiedono una profonda conoscenza tecnica e filosofica, spesso fanno parte di comitati tecnici internazionali, conducono seminari (Gasshuku) di alto livello in tutto il mondo e fungono da esaminatori per i gradi superiori. Pur essendo figure di enorme rispetto e autorità all’interno della comunità Shorinji Kempo, raramente sono conosciuti dal grande pubblico. Mantengono generalmente un profilo discreto, focalizzato sull’insegnamento e sulla trasmissione corretta dell’arte.
  4. Primi Discepoli Diretti (Shike / Shihandai): Alcuni dei primissimi allievi che hanno studiato direttamente sotto Kaiso Doshin So negli anni ’40 e ’50 hanno avuto un ruolo fondamentale nell’aiutarlo a strutturare l’insegnamento e a diffondere lo Shorinji Kempo nelle fasi iniziali. Anche se i loro nomi potrebbero non essere universalmente noti oggi al di fuori dei circoli più dedicati, il loro contributo storico è riconosciuto.
  5. Leader delle Federazioni Nazionali: I Presidenti, i direttori tecnici o gli istruttori capo delle varie federazioni nazionali affiliate alla WSKO (come la FISK – Federazione Italiana Shorinji Kempo – per l’Italia, o le federazioni di altri paesi con una forte presenza come Francia, Svezia, Regno Unito, USA, Indonesia, ecc.) sono figure di riferimento importanti nei rispettivi contesti nazionali e sono riconosciuti a livello internazionale all’interno della WSKO, ma la loro notorietà rimane quasi sempre confinata all’ambito della disciplina.

Il Ruolo Prevale sulla Persona:

In definitiva, nello Shorinji Kempo si tende a dare più importanza al ruolo che alla persona. Il rispetto è rivolto al Sensei (insegnante) e al Senpai (praticante più anziano/esperto) in quanto incarnano l’esperienza, la conoscenza e i principi dell’arte, e fungono da guide nel percorso (Do / Michi) del kenshi. L’istruttore ideale è colui che si dedica umilmente alla crescita dei propri allievi (hito-zukuri) e alla preservazione autentica dello Shorinji Kempo, piuttosto che alla ricerca di fama o riconoscimenti personali.

Conclusione:

In sintesi, mentre lo Shorinji Kempo ha figure storiche fondamentali come Kaiso Doshin So, leader riconosciuti a livello mondiale come i Presidenti WSKO, e istruttori di altissimo livello tecnico e morale, il concetto di “maestro famoso” nel senso popolare è estraneo alla sua cultura. L’enfasi è posta sugli insegnamenti del Fondatore, sui principi filosofici, sulla forza della comunità e sul ruolo essenziale dell’istruttore come guida nel percorso di miglioramento personale e reciproco, piuttosto che sulla celebrazione dell’individuo.

6. Leggende, curiosità, storie e aneddoti

Essendo un Budo moderno, fondato nel XX secolo e con una storia ben documentata, lo Shorinji Kempo non possiede “leggende” nel senso di miti ancestrali avvolti nella nebbia del tempo, come potrebbe accadere per arti marziali più antiche. Tuttavia, la sua storia relativamente breve è ricca di storie significative, fatti curiosi e aneddoti, spesso legati alla figura carismatica del suo fondatore, Kaiso Doshin So, ai suoi simboli distintivi o alle peculiarità della sua pratica, che ne rivelano il carattere unico.

Aneddoti sul Fondatore, Kaiso Doshin So:

  • Il Tentativo “Solo Filosofia”: Uno degli aneddoti più raccontati riguarda i primissimi tempi dopo il ritorno di Doshin So in Giappone nel 1946. Mosso dal desiderio ardente di risollevare il morale e l’etica della sua gente, pare che inizialmente cercasse di diffondere solo la sua filosofia, tenendo discorsi sulla giustizia, la compassione e la necessità di ricostruire la società su basi morali solide. Tuttavia, si rese presto conto di un problema: le persone, immerse nella dura realtà del dopoguerra dove prevaleva la legge del più forte, o non lo ascoltavano o non prendevano sul serio le sue parole, percependole come discorsi idealistici privi di un fondamento concreto di forza. Mancava la fiducia, sia in sé stessi che in chi parlava, di poter agire secondo quei principi. Fu questa presa di coscienza pragmatica a spingerlo a integrare l’insegnamento filosofico (Zen) con l’addestramento fisico e tecnico (Ken), dando vita al principio fondamentale di Ken Zen Ichinyo (Corpo e Mente sono Uno). La forza fisica e la capacità di difendersi divennero lo strumento per costruire quella fiducia necessaria ad accogliere e mettere in pratica la filosofia.
  • Determinazione e Carisma: Si raccontano storie sulla sua incredibile determinazione nel diffondere lo Shorinji Kempo, superando ostacoli, scetticismo e mancanza di risorse. Era noto per la sua personalità forte, il suo parlare diretto e la sua capacità di ispirare i giovani, offrendo loro non solo tecniche, ma una disciplina, uno scopo e un senso di appartenenza in un periodo di grande smarrimento. La sua enfasi era sempre sull’azione pratica e sulla coerenza tra parole e fatti.
  • Lezioni dalla Cina: Anche se i dettagli specifici delle sue esperienze in Manciuria rimangono in parte avvolti nel mistero o difficili da verificare storicamente, gli aneddoti tramandati parlano di un addestramento marziale durissimo e di situazioni di vita o di morte affrontate che cementarono in lui la convinzione dell’importanza vitale della preparazione fisica e mentale, della capacità di leggere le situazioni e di agire con decisione per la sopravvivenza e la giustizia.

Curiosità su Simboli e Saluti:

  • Il Simbolo Manji (卍) e le sue Varianti: Questo è uno degli aspetti più discussi, specialmente fuori dal Giappone.
    • Significato Originale: Il Manji è un simbolo antichissimo, originario dell’India e ampiamente diffuso nel Buddismo (e in altre culture asiatiche), dove rappresenta la buona fortuna, le virtù infinite del Buddha, l’armonia universale e il fluire della Legge (Dharma). Nello Shorinji Kempo, Doshin So lo scelse per rappresentare l’armonia dell’universo e i principi di amore (Ai) e forza (Riki) in equilibrio.
    • La Questione della Svastica: A causa della tragica notorietà acquisita dalla svastica nazista (che peraltro è solitamente inclinata e ruota in senso orario, a differenza del Manji buddista/Shorinji Kempo che è dritto e ruota in senso antiorario), la WSKO ha adottato, soprattutto in contesti internazionali, simboli alternativi o modificati. Questi includono il So-en (due cerchi intrecciati che simboleggiano l’armonia e l’infinito) o il Ken-Manji (il Manji inscritto in uno scudo circolare). È fondamentale capire che questa scelta è fatta esclusivamente per evitare fraintendimenti e non urtare la sensibilità di chi associa erroneamente il simbolo al Nazismo, e non implica alcun rinnegamento del significato originale e positivo del Manji nel suo contesto culturale e filosofico. In Giappone e in molti dojo nel mondo, il Manji originale continua ad essere usato e compreso correttamente.
  • Il Saluto Gassho Rei (合掌礼): Il saluto a mani giunte, eseguito all’inizio e alla fine della lezione, prima e dopo la pratica con un partner, e in altre occasioni formali, non è un mero gesto di cortesia. Deriva dalla tradizione buddista (anjali mudra) e porta con sé un significato profondo: le mani che si uniscono rappresentano l’unità tra sé e l’altro, il superamento dell’ego, il rispetto reciproco, la gratitudine e la concentrazione dello spirito. È una manifestazione fisica costante della filosofia di cooperazione e armonia che permea lo Shorinji Kempo.
  • Il Kiai (気合): L’urlo potente che accompagna molte tecniche non è un grido casuale. Il termine significa letteralmente “unione/armonia (ai) dell’energia/spirito (ki)”. Serve a focalizzare tutta la propria energia fisica e mentale nel momento culminante dell’azione, a contrarre i muscoli del core per proteggersi e generare potenza, a sorprendere o intimidire l’avversario, e a esprimere il proprio spirito combattivo e la propria determinazione.

Storie che Illustrano i Principi:

  • Jita Kyoraku (Benessere Reciproco) in Pratica: Non è raro sentire storie di dojo Shorinji Kempo che si impegnano in attività di volontariato nella loro comunità locale. All’interno del dojo stesso, è pratica comune e incoraggiata che i senpai (praticanti più esperti) dedichino tempo ed energie ad aiutare i kohai (praticanti più giovani o meno esperti), non per superiorità, ma per spirito di servizio e per il piacere condiviso del progresso reciproco (tassei kanki – gioia del raggiungimento condiviso). Gli eventi internazionali come i Taikai sono spesso descritti come potenti esperienze di comunità globale, dove kenshi di decine di paesi si allenano insieme superando barriere linguistiche e culturali, incarnando lo spirito di Jita Kyoraku.
  • Applicare Fusatsu Katsujin (Non Uccidere, Rivitalizzare): Si possono immaginare (o a volte si raccontano in forma didattica) scenari in cui un kenshi, trovandosi costretto a difendersi, utilizza le tecniche Goho e Juho in modo da neutralizzare l’aggressore con la minima forza necessaria, controllandolo magari fino all’arrivo delle autorità, piuttosto che infliggendo danni gravi e permanenti. Questo riflette l’ideale etico di preservare la vita e risolvere il conflitto in modo costruttivo, anche in situazioni estreme.

Curiosità sull’Allenamento:

  • L’Arte di Cadere (Ukemi – 受身): Sebbene le cadute sicure siano importanti in molte discipline, nello Shorinji Kempo assumono un’importanza cruciale data la grande enfasi sulle tecniche Juho (proiezioni, sbilanciamenti). Imparare a cadere bene (ukemi) non è solo fondamentale per la propria incolumità, ma è un atto di cooperazione essenziale: permette al compagno (tori) di praticare le tecniche di proiezione (nage waza) con fiducia e realismo, senza timore di fargli male. Si impara tanto a proiettare quanto ad “accettare” la proiezione cadendo correttamente.
  • Il Momento della Filosofia (Hōwa – 法話): Per chi proviene da altre discipline sportive o marziali, può apparire curioso che una parte significativa dell’allenamento sia dedicata a un discorso del Sensei su temi filosofici, etici o storici legati allo Shorinji Kempo. Questo momento, l’Hōwa, serve a mantenere sempre vivo il collegamento tra la pratica fisica e i principi guida, a stimolare la riflessione personale e a incoraggiare l’applicazione di questi valori nella vita quotidiana, al di fuori del dojo. È un tratto distintivo che sottolinea la natura educativa della disciplina.
  • Quasi Tutto in Coppia: Un’altra peculiarità che può incuriosire è la netta predominanza della pratica a coppie (sotai renshu) per l’apprendimento delle tecniche (waza) e delle forme (Embu), rispetto ad arti marziali che dedicano moltissimo tempo allo studio di forme individuali (kata).

Presenza nella Cultura Popolare:

Una curiosità “in negativo” è la scarsa presenza dello Shorinji Kempo nei film d’azione internazionali o nella cultura popolare di massa, rispetto ad arti come il Karate, il Kung Fu, il Judo o persino l’Aikido. Questo potrebbe essere dovuto proprio alla sua enfasi sulla filosofia piuttosto che sullo spettacolo, alla sua natura meno orientata alla competizione sportiva mediatica, e forse a una scelta deliberata di mantenere un profilo più focalizzato sulla sostanza che sull’apparenza.

Conclusione:

Questi aneddoti, curiosità e storie, pur non essendo “leggende” mistiche, dipingono un quadro vivido dello Shorinji Kempo. Ne rivelano le radici profondamente umane, nate da esperienze reali e da una visione precisa per il miglioramento dell’individuo e della società. Mostrano come i simboli, i saluti e persino le metodologie di allenamento siano intrise di significato filosofico, rendendo questa disciplina un percorso ricco e sfaccettato che va ben oltre il semplice apprendimento di tecniche di autodifesa.

7. Tecniche

Il bagaglio tecnico dello Shorinji Kempo (waza 技) è vasto, strutturato in modo logico e specificamente progettato per l’autodifesa efficace (護身術 – goshin jutsu) in una varietà di situazioni reali. Non si tratta di una collezione casuale di mosse, ma di un sistema coerente e integrato, basato su principi biomeccanici e strategici precisi. La filosofia dello Shorinji Kempo permea anche le sue tecniche, enfatizzando la difesa, la proporzionalità della risposta e la minimizzazione del danno (Fusatsu Katsujin).

Il sistema tecnico si articola principalmente attorno a tre pilastri fondamentali: Gōhō (剛法)Jūhō (柔法), e Seihō (整法). Goho e Juho costituiscono il nucleo delle tecniche di combattimento e difesa, mentre Seiho rappresenta un aspetto complementare dedicato al benessere e al recupero. Un principio cardine è l’applicazione della tecnica più appropriata alla situazione specifica, considerando fattori come la distanza dall’aggressore, il tipo di attacco (presa, pugno, calcio, ecc.), e l’ambiente circostante.

1. Gōhō (剛法 – Metodi Duri / Forti):

Il Goho comprende le tecniche che si basano sull’applicazione più diretta della forza, principalmente attraverso colpi (pugni, calci, percussioni) e parate/deviazioni. L’obiettivo è interrompere l’attacco avversario, distruggerne l’equilibrio fisico o la volontà di continuare l’aggressione, creare distanza o preparare l’applicazione di tecniche Juho. Il Goho è spesso utilizzato a una distanza medio-lunga (la distanza di calcio e pugno) o come risposta immediata a un attacco. Una caratteristica chiave è l’enfasi sul colpire punti vitali (急所 – kyusho) con precisione per massimizzare l’effetto neutralizzante anche con una forza relativamente contenuta.

Le principali categorie di tecniche Goho includono:

  • Tsuki Waza (突技 – Tecniche di Pugno): Colpi portati con il pugno chiuso.
    • Esempi: Jun zuki (pugno standard/diretto con braccio avanzato), Gyaku zuki (pugno opposto/rovescio), Kagi zuki (pugno a gancio), Age zuki (pugno montante), Renzoku zuki (pugni consecutivi).
  • Uchi Waza (打技 – Tecniche di Percussione): Colpi portati con parti della mano diverse dal pugno chiuso (taglio, dorso, palmo, “martello”) o con altre parti del corpo come il gomito.
    • Esempi: Shuto uchi (colpo con il taglio della mano), Uraken uchi (colpo con il dorso delle nocche), Tettsui uchi (colpo a martello con la base del pugno), Haito uchi (colpo con il taglio interno della mano), Empi uchi (colpo di gomito in varie direzioni).
  • Keri Waza (蹴技 – Tecniche di Calcio): Colpi portati con le gambe e i piedi.
    • Esempi: Mae geri (calcio frontale), Mawashi geri (calcio circolare), Yoko geri (calcio laterale), Ushiro geri (calcio all’indietro), Kansetsu geri (calcio basso alle articolazioni, es. ginocchio, mirato a sbilanciare o controllare), Hiza geri (colpo di ginocchio), Kin geri (calcio ai genitali, tipicamente difensivo).
  • Uke Waza (受技 – Tecniche di Parata/Ricezione): Tecniche per bloccare, deviare o “ricevere” un attacco avversario, proteggendo il proprio corpo.
    • Esempi: Uwa uke (parata alta), Soto uke (parata dall’esterno verso l’interno), Uchi uke (parata dall’interno verso l’esterno), Gedan uke o Harai uke (parata bassa/spazzata), Shuto uke (parata con il taglio della mano). Le parate sono quasi sempre seguite immediatamente da un contrattacco (Go no sen – intercettare l’attacco, o Sen no sen – attaccare prima dell’attacco avversario completato), formando combinazioni come Uke geri (parata-calcio) o Uke zuki (parata-pugno).

Principi chiave del Goho: Posizioni solide ma flessibili (kamae), uso del movimento del corpo (tai sabaki) per schivare e generare potenza, generazione della forza dall’intero corpo (rotazione delle anche, connessione terra-piede-mano), precisione nel colpire i kyusho.

2. Jūhō (柔法 – Metodi Morbidi / Cedevoli):

Il Juho comprende tecniche che si basano sulla cedevolezza, sulla redirezione della forza avversaria, sull’uso della leva e sul controllo articolare. Queste tecniche sono applicate principalmente a distanza ravvicinata, tipicamente quando l’aggressore afferra, spinge o attacca da vicino. Il principio fondamentale è non opporre forza a forza, ma sfruttare lo slancio, il peso e gli squilibri dell’avversario a proprio vantaggio. Il Juho mira a svincolarsi da prese, proiettare a terra l’avversario, immobilizzarlo o controllarlo tramite leve articolari, in linea con il principio Fusatsu Katsujin.

Le principali categorie di tecniche Juho includono:

  • Nuki Waza (抜技 – Tecniche di Svincolo/Estrazione): Tecniche per liberarsi efficacemente da vari tipi di presa (ai polsi, alle braccia, al corpo, al bavero, ai capelli, strangolamenti).
    • Esempi: Katate ayaku nuki (svincolo da presa incrociata a un polso), Ryote yori nuki (svincolo da presa due mani su un polso), Morote okuri nuki (svincolo da presa a due mani sul bavero da dietro), Kakae jime nuki (svincolo da presa al corpo/abbraccio dell’orso). Sfruttano la biomeccanica, le leve e la pressione su punti deboli della presa.
  • Gyaku Waza (逆技 – Tecniche Contrarié/Leve Articolari): Tecniche che applicano torsioni, iperestensioni o compressioni controllate alle articolazioni (principalmente polso, gomito, spalla, ma anche dita o caviglia) per causare dolore, controllare i movimenti dell’avversario o facilitarne la proiezione.
    • Esempi: Kote nage (proiezione tramite leva al polso), Maki gote (leva al polso “avvolgente”), Juji gote (leva al gomito “a croce”), Kannuki gote (leva al gomito “a chiavistello”), Tembin gote (leva alla spalla “a bilanciere”). Richiedono precisione nell’applicazione della leva e sensibilità alla reazione del partner/avversario.
  • Nage Waza (投技 – Tecniche di Proiezione): Tecniche per sbilanciare e proiettare a terra l’avversario. Spesso sono la conseguenza naturale di una leva (Gyaku Waza) o sono applicate in combinazione con colpi (Goho) o parate.
    • Esempi: Molte proiezioni prendono il nome dalla leva che le origina (Kote nageShiho nage, ecc.). Altre sfruttano l’azione delle gambe o del corpo: O soto gari (grande falciata esterna), Koshi nage (proiezione d’anca), Seoi nage (proiezione “portando sulla schiena”, adattata), Uchi mata (falciata all’interno della coscia, adattata). Fondamentale è il principio dello sbilanciamento (崩し – kuzushi).
  • Katame Waza (固技 – Tecniche di Immobilizzazione/Controllo): Tecniche per controllare e immobilizzare un avversario a terra dopo una proiezione, prevenendo la sua fuga o ulteriori attacchi.
    • Esempi: Okuri gote (controllo con leva al polso da dietro, anche a terra), Ude juji gatame (controllo a croce sul braccio), Kesa gatame (controllo laterale “a fascia”), Do osae (controllo sul tronco).
  • Shime Waza (締技 – Tecniche di Strangolamento/Soffocamento): Tecniche che applicano una pressione controllata alle vie respiratorie o alle arterie del collo per indurre la sottomissione. Vengono insegnate con estrema cautela, enfasi sul controllo e consapevolezza dei rischi, tipicamente a livelli avanzati.
    • Esempi: Hadaka jime (strangolamento a mani nude da dietro), Okuri eri jime (strangolamento con l’uso del bavero da dietro), Kata ha jime (strangolamento “ad ala singola”).

Principi chiave del Juho: Sfruttare la forza dell’avversario, mantenere il proprio centro ed equilibrio, rompere l’equilibrio altrui (kuzushi), entrare nella posizione corretta (tsukuri), eseguire la tecnica con fluidità e tempismo (kake), applicare leve precise.

3. Seihō (整法 – Metodi di Correzione/Recupero):

Il Seiho è un aspetto unico dello Shorinji Kempo, non orientato al combattimento ma al benessere e al recupero fisico. Si tratta di un insieme di tecniche derivate dalla medicina tradizionale dell’Asia orientale (simili ai principi dell’acupressione, dello Shiatsu e di alcune tecniche di manipolazione osteo-articolare). Viene insegnato generalmente ai gradi più avanzati. Il suo scopo è:

  • Riequilibrare la fisiologia del corpo tramite la stimolazione di punti specifici (kyusho, usati qui in senso terapeutico).
  • Alleviare dolori muscolari o articolari (es. dopo contusioni o sforzi durante l’allenamento).
  • Migliorare la mobilità articolare.
  • Favorire il recupero dalla fatica.
  • In alcuni casi, fornire rudimenti di primo soccorso secondo metodi tradizionali (es. tecniche di rianimazione o gestione di piccoli traumi).

Il Seiho si collega direttamente alla filosofia Fusatsu Katsujin (nel suo aspetto di “rivitalizzare”) e all’obiettivo generale di migliorare la salute (Kenko Zoshin), rafforzando la visione olistica dello Shorinji Kempo come disciplina che si prende cura della persona nella sua interezza.

Integrazione e Applicazione:

La vera maestria nello Shorinji Kempo risiede nella capacità di integrare Goho e Juho (剛柔一体 – Go-Ju Ittai: Duro e Morbido come un corpo solo). Le tecniche non sono viste come compartimenti stagni, ma come strumenti da combinare fluidamente a seconda dell’evolversi della situazione. Un pugno (Goho) può creare l’apertura per una leva (Juho); uno svincolo (Juho) può essere seguito da un calcio (Goho). Questa capacità viene affinata attraverso:

  • Kumite Shutai (組手主体): La pratica costante e predominante con un partner.
  • Hōkei / Embu (法形 / 演武): Lo studio delle forme prestabilite (spesso a coppie negli Embu) che insegnano le sequenze logiche, i principi e le transizioni tra tecniche Goho e Juho.
  • Randori / Unyōhō (乱捕り / 運用法): Forme di pratica più libera e meno prevedibile (a livelli avanzati) dove si applicano i principi e le tecniche apprese in un contesto più dinamico.

Conclusione:

Il sistema tecnico dello Shorinji Kempo è quindi un arsenale ricco, complesso e profondamente logico, che spazia dalle percussioni ai calci, dalle parate agli svincoli, dalle leve alle proiezioni, dalle immobilizzazioni fino alle tecniche complementari di recupero fisico. Ogni tecnica è studiata non come fine a sé stessa, ma come parte di un sistema integrato volto a fornire mezzi efficaci e intelligenti per la protezione personale, sempre nel rispetto dei principi etici e filosofici che costituiscono il cuore di questa disciplina. La pratica costante di questo sistema, oggi accessibile in molti dojo anche in Italia sotto la guida della FISK, porta non solo all’acquisizione di abilità difensive, ma anche a una maggiore consapevolezza del proprio corpo e dei principi che ne regolano il movimento e l’interazione con gli altri.

8. I Kata

Sebbene nel linguaggio comune delle arti marziali si utilizzi spesso il termine generico “Kata” (forma) per indicare sequenze prestabilite di movimenti, nello Shorinji Kempo il termine corretto e specifico è Hōkei (法形). Questa parola è composta da  (法), che significa legge, metodo, principio o anche Dharma (nel senso buddista), e Kei (形), che significa forma o modello. Quindi, Hōkei può essere interpretato come “Forma della Legge/Metodo” o “Modello dei Principi”. Già dal nome si intuisce che queste sequenze non sono semplici esercizi ginnici o coreografie, ma incarnano i principi tecnici e filosofici fondamentali della disciplina.

Una distinzione cruciale rispetto ai Kata di altre arti marziali giapponesi, come il Karate dove sono prevalentemente forme individuali, è che nello Shorinji Kempo la maggior parte degli Hōkei più caratteristici e centrali nella pratica sono eseguiti in coppia (相対 – sotai).

Il Cuore degli Hōkei: L’Embu (演武)

La forma più rappresentativa e frequentemente praticata di Hōkei nello Shorinji Kempo è l’Embu (演武). Questo termine è composto da En (演), che significa eseguire, dimostrare, rappresentare, e Bu (武), che significa marziale. Un Embu è quindi una “dimostrazione marziale” o “esecuzione marziale” strutturata.

  • Cos’è un Embu: È una sequenza preordinata di tecniche di attacco, difesa e contrattacco eseguita da due praticanti che assumono ruoli specifici: il Kōsha (攻者), colui che attacca, e lo Shusha (守者), colui che si difende. L’Embu simula una serie di situazioni di combattimento realistiche, integrando in modo fluido e logico sia tecniche Gōhō (colpi, parate) che Jūhō (svincoli, leve, proiezioni, immobilizzazioni).
  • Struttura: Un Embu è tipicamente composto da un numero definito di sequenze (solitamente 6, a volte 8 o più, a seconda dell’Embu specifico), chiamate kumi. Ogni kumi rappresenta una risposta difensiva a un diverso tipo di attacco (es. presa al polso, pugno al viso, calcio, ecc.). All’interno di ogni sequenza, si sviluppa un dialogo dinamico tra Kōsha e Shusha, con fasi di attacco, difesa, contrattacco e spesso una conclusione con una tecnica di controllo, proiezione o immobilizzazione.
  • Scopo dell’Embu: La pratica degli Embu è fondamentale per molteplici ragioni:
    • Apprendimento dell’Integrazione Go-Ju (剛柔一体): Insegna concretamente come combinare tecniche dure e morbide in un flusso continuo e logico, adattandosi al cambio di distanza e situazione.
    • Comprensione dei Principi (Riai – 理合): Ogni movimento all’interno dell’Embu non è casuale ma esemplifica principi chiave come la difesa prioritaria (Shushu Koju), lo sbilanciamento (Kuzushi), la gestione della distanza (Maai – 間合い), il ritmo e il tempismo (Hyoshi – 拍子).
    • Sviluppo di Coordinazione e Controllo: Richiede una perfetta sincronia, gestione della distanza e controllo della propria forza e tecnica nei confronti del partner per essere eseguito correttamente e in sicurezza.
    • Memorizzazione e Fluidità: Aiuta a interiorizzare sequenze tecniche complesse e a renderle più fluide e naturali.
    • Apprendimento Cooperativo (Kumite Shutai – 組手主体): Incarna lo spirito di pratica in coppia. Il successo dell’Embu dipende dalla collaborazione e dalla comunicazione (anche non verbale) tra i due partner, che si aiutano a vicenda a comprendere e migliorare.
    • Valutazione e Dimostrazione: Gli Embu sono un elemento centrale negli esami di passaggio di grado (shinsa – 審査) e nelle dimostrazioni pubbliche. Esistono anche competizioni di Embu (taikai – 大会), dove le coppie vengono giudicate sulla base della correttezza tecnica, precisione, potenza espressiva (hakuryoku – 迫力), spirito e aderenza ai principi, non sulla base del KO o della sottomissione dell’avversario come negli sport da combattimento.

Le Forme Individuali: Tanen Hōkei (単演法形)

Sebbene l’enfasi sia sulla pratica a coppie, lo Shorinji Kempo include anche forme eseguite singolarmente, chiamate Tanen Hōkei (Tan – singolo, En – esecuzione). Queste sono generalmente meno numerose e meno centrali nella pratica quotidiana rispetto agli Embu, se paragonate all’importanza dei Kata individuali in discipline come il Karate.

  • Scopo dei Tanen Hōkei:
    • Studio dei Fondamentali (Kihon – 基本): Permettono di concentrarsi sulla corretta esecuzione delle posizioni (kamae – 構え), degli spostamenti (kihon dosa – 基本動作), delle parate, dei pugni e dei calci di base, curando la meccanica del corpo, la generazione della potenza e la focalizzazione senza la variabile del partner.
    • Sviluppo di Concentrazione e Propriocezione: Aiutano a migliorare la consapevolezza del proprio corpo nello spazio e la concentrazione mentale.
    • Condizionamento Fisico: Possono essere utilizzati come esercizi per migliorare la forma fisica e la resistenza.
  • Esempi: Esistono sequenze di base (Kihon Hokei) che legano insieme movimenti fondamentali, o esercizi specifici come il Tenshin geri (calcio con rotazione del corpo) praticato in forma singola.

Principali Serie di Hōkei / Embu:

Gli Hōkei (principalmente Embu) sono organizzati in serie che vengono insegnate progressivamente man mano che il kenshi avanza di grado:

  • Tenchiken (天地拳 – Pugno del Cielo e della Terra): È la serie fondamentale, solitamente la prima ad essere appresa. Si articola in sei forme principali (dal Dai Ikkei – N°1 al Dai Rokkei – N°6), introducendo gradualmente tecniche Goho e Juho essenziali.
  • Byakurenken (白蓮拳 – Pugno del Loto Bianco): Una serie successiva che sviluppa ulteriormente le abilità.
  • Giwaken (義和拳 – Pugno dell’Armonia e della Giustizia): Questa serie ha un legame diretto con lo stile Giwamonken che Kaiso Doshin So studiò in Cina.
  • Altre Serie: A livelli più avanzati (gradi Dan elevati) si studiano serie più complesse come Kongo Ken (金剛拳 – Pugno di Diamante) o Ryuōken (龍王拳 – Pugno del Re Drago), che richiedono una padronanza tecnica e una comprensione dei principi molto profonde.

Pratica e Insegnamento:

Gli Hōkei vengono insegnati metodicamente, analizzando ogni singola tecnica e sequenza. I partner si scambiano regolarmente i ruoli di Kōsha e Shusha per comprendere appieno entrambi gli aspetti dell’interazione. Durante la pratica, l’enfasi è posta non solo sulla correttezza formale, ma anche sulla comprensione del principio sottostante (Riai – 理合), sulla realismo dell’applicazione (pur mantenendo la sicurezza), sullo spirito e sull’energia espressiva (hakuryoku). La ripetizione costante è necessaria per raggiungere fluidità, naturalezza e interiorizzazione.

Conclusione:

In sintesi, gli Hōkei sono strumenti didattici insostituibili nello Shorinji Kempo, e si differenziano significativamente dal concetto comune di Kata individuale. Gli Embu, le forme eseguite in coppia, ne costituiscono l’elemento più caratteristico e centrale, essendo fondamentali per apprendere l’integrazione tra tecniche dure (Goho) e morbide (Juho), per comprendere i principi dinamici del combattimento e per coltivare lo spirito di cooperazione. Accanto ad essi, i Tanen Hōkei (forme singole) supportano lo studio dei fondamentali. Praticati assiduamente nei dojo di tutto il mondo, inclusi quelli presenti qui in Italia, gli Hōkei non sono semplici esercizi fisici, ma rappresentano la cristallizzazione dei principi tecnici e filosofici dello Shorinji Kempo, costituendo una tappa essenziale nel percorso di crescita di ogni kenshi.

9. Una tipica seduta di allenamento

Una sessione di allenamento di Shorinji Kempo è molto più di un semplice workout o di una lezione di tecniche di combattimento. È un’esperienza strutturata che mira a coltivare l’individuo nella sua interezza, in linea con il principio fondamentale di Ken Zen Ichinyo (拳禅一如 – Corpo e Mente sono Uno). Sebbene possano esserci leggere variazioni tra diversi dojo (luogo di pratica, chiamati Doin 道院 o Shibu 支部) o a seconda dell’istruttore (Sensei 先生) e del livello dei praticanti (kenshi 拳士), la struttura generale di una lezione (che dura tipicamente tra 1 ora e mezza e 2 ore) segue uno schema ben definito e riconoscibile, applicato anche nei dojo italiani affiliati alla FISK/WSKO.

Ecco le fasi tipiche di una seduta di allenamento:

1. Fase Preliminare (Prima dell’Inizio Ufficiale):

  • Samu (作務 – Lavoro/Servizio): Tradizionalmente, e quando la logistica lo permette, la preparazione all’allenamento inizia con il Samu: la pulizia collettiva del dojo. Questo atto non è una semplice faccenda domestica, ma ha un profondo significato: è un esercizio di umiltà, rispetto per lo spazio condiviso e per i compagni, aiuta a sgombrare la mente dalle preoccupazioni quotidiane preparandola alla pratica, e rafforza lo spirito di comunità.
  • Indossare il Dōgi (道衣): I praticanti indossano l’uniforme di pratica, che deve essere pulita e in ordine, come segno di rispetto per la disciplina e per sé stessi.

2. Inizio Formale:

  • Seiretsu (整列 – Allineamento): Al segnale del Sensei o del Senpai (praticante anziano) responsabile, i kenshi si allineano in riga per grado (kyu o dan, dai più alti ai più bassi), solitamente rivolti verso il lato principale del dojo (shomen 正面, dove può esserci l’emblema, una foto del Fondatore Kaiso Doshin So, o una calligrafia) o verso l’istruttore.
  • Saluti Formali (Rei – 礼): Inizia la sequenza dei saluti, eseguiti rigorosamente con il Gassho Rei (合掌礼 – Saluto a mani giunte), che simboleggia rispetto, unità e gratitudine:
    • Shomen ni rei: Saluto al fronte.
    • Sensei ni rei: Saluto all’insegnante.
    • Otagai ni rei: Saluto reciproco tra tutti i praticanti, riconoscendo lo spirito di mutuo apprendimento.

3. Chinkon Gyō (鎮魂行 – Pratica per Pacificare/Concentrare lo Spirito):

Questa è una delle caratteristiche più distintive e fondamentali dello Shorinji Kempo, che lo differenzia da molte altre arti marziali. È un momento dedicato alla preparazione mentale e spirituale.

  • Posizione: Si assume la posizione seduta, tipicamente seiza (正座 – inginocchiati sui talloni) o, specialmente per chi ha difficoltà, anjun (安座 – seduti a gambe incrociate in modo comodo).
  • Contenuto: La sequenza può includere:
    • Recitazione del Dōkun (道訓 – Precetti della Via): Massime che ricordano i principi guida.
    • Recitazione del Seiku (誓句 – Giuramento): Il giuramento del kenshi, che ne afferma l’impegno verso gli ideali dello Shorinji Kempo (giustizia, sviluppo personale, aiuto reciproco, ecc.).
    • Recitazione del Raihaishi (礼拝詞 – Parole di Venerazione/Rispetto): Testo che esprime rispetto verso le radici filosofiche (nel contesto del Kongo Zen, la dimensione filosofico-religiosa integrata da Doshin So) e verso il Fondatore.
    • Recitazione dello Shinjo (信条 – Credo): A volte vengono recitati i punti cardine della filosofia.
    • Gassho e Mokusō (黙想 – Meditazione Silenziosa): Un periodo di silenzio, mantenendo le mani giunte in gassho, focalizzandosi sulla respirazione calma e profonda per raggiungere uno stato di tranquillità mentale e concentrazione.
  • Scopo: Il Chinkon Gyō serve a “pacificare lo spirito”, a lasciare fuori dal dojo le tensioni e le distrazioni della vita quotidiana, a focalizzare la mente sul momento presente e sui principi della disciplina. È un momento per coltivare la consapevolezza, la calma interiore e per rafforzare il legame inscindibile tra allenamento fisico e crescita spirituale (Ken Zen Ichinyo). Non è necessariamente un atto di culto religioso nel senso convenzionale, ma una pratica di concentrazione mentale e connessione con i valori fondamentali dell’arte.

4. Preparazione Fisica:

  • Taisō (体操 – Esercizi Ginnici/Riscaldamento): Una fase essenziale per preparare il corpo allo sforzo fisico e prevenire infortuni. Include:
    • Esercizi di mobilizzazione articolare (polsi, gomiti, spalle, collo, anche, ginocchia, caviglie).
    • Stretching (spesso dinamico all’inizio, più statico alla fine).
    • Esercizi per aumentare la frequenza cardiaca e la temperatura corporea (corsa sul posto, saltelli, ecc.).
  • Ukemi Renshū (受身練習 – Pratica delle Cadute): Sessione dedicata alle tecniche di caduta sicura (rotolamenti e cadute in avanti, indietro, laterali). Data l’importanza delle tecniche di proiezione (Nage Waza) nel Juho, la padronanza dell’ukemi è cruciale per la sicurezza propria e del partner.

5. Allenamento Tecnico (Corpo Centrale della Lezione):

Questa è la fase più lunga e intensa, dedicata all’apprendimento e al perfezionamento delle tecniche.

  • Kihon (基本 – Fondamentali): Studio e ripetizione dei movimenti di base, spesso eseguiti tutti insieme al conteggio dell’istruttore. Include:
    • Posizioni (kamae).
    • Spostamenti (tai sabakifumikomiayumi ashi).
    • Tecniche Goho di base: parate (uke), pugni (tsuki), percussioni (uchi), calci (keri). L’enfasi è sulla forma corretta, la generazione di potenza, l’equilibrio e la coordinazione.
  • Waza Renshū (技練習 – Pratica delle Tecniche) / Hōkei (法形 – Forme): Qui entra in gioco la pratica a coppie (sotai renshū 組手相対), cuore metodologico dello Shorinji Kempo.
    • Contenuto: Si studiano tecniche specifiche Goho e Juho, o sequenze tratte dal programma didattico (kamoku 科目) previsto per i diversi gradi. L’istruttore dimostra la tecnica o una parte di un Hōkei (forma).
    • Metodo: Gli allievi si mettono in coppia (spesso per grado simile, ma con rotazione dei partner per abituarsi a diverse corporature e reazioni) e provano la tecnica, alternandosi nei ruoli di chi esegue (tori) e chi riceve (uke), o di chi attacca (kōsha) e chi difende (shusha).
    • Correzione: Il Sensei e i Senpai circolano tra le coppie, osservando, correggendo gli errori, fornendo spiegazioni sui dettagli tecnici e sui principi sottostanti (riai 理合 – la logica della tecnica).
    • Esempi: Si possono praticare svincoli specifici (nuki waza), leve articolari (gyaku waza), proiezioni (nage waza), combinazioni Goho-Juho, o intere sequenze di Embu.
  • Embu Renshū (演武練習 – Pratica degli Embu): Sessioni dedicate specificamente alla pratica delle forme a coppie (es. Tenchiken Dai Ikkei). Ci si concentra sulla fluidità, il tempismo, la precisione, la coordinazione con il partner, l’espressività (hakuryoku) e l’applicazione corretta dei principi.
  • Unyōhō (運用法 – Metodo di Applicazione) / Randori (乱捕り – Pratica Libera/Sparring Controllato): Questa fase, non sempre presente in ogni lezione e spesso riservata ai praticanti più avanzati, permette di applicare le tecniche apprese in un contesto più dinamico e meno prevedibile. È importante sottolineare che il randori nello Shorinji Kempo è inteso come studio e apprendimento reciproco, non come combattimento finalizzato alla vittoria. Il contatto è controllato, l’obiettivo è testare i principi, la reattività e l’adattabilità in sicurezza.

6. Fase Conclusiva:

  • Esercizi Defaticanti: Breve sessione di stretching leggero o esercizi di respirazione per riportare il corpo a uno stato di calma.
  • Hōwa (法話 – Discorso sul Dharma/Insegnamento): Un altro momento distintivo e cruciale. Il Sensei tiene un breve discorso (generalmente 5-15 minuti) su un aspetto della filosofia dello Shorinji Kempo, sulla sua storia, sull’etica del kenshi, o su come i principi appresi nel dojo (es. Riki Ai FuniJita Kyoraku) possano essere applicati nella vita di tutti i giorni. Questo rafforza la componente Zen della pratica e riconnette lo sforzo fisico allo scopo ultimo dello Shorinji Kempo: la formazione dell’individuo (hito-zukuri).

7. Chiusura Formale:

  • Seiretsu (整列 – Allineamento): I kenshi si riallineano come all’inizio.
  • Recitazioni (Facoltativo): A volte si recitano nuovamente il Dōkun o altri testi.
  • Saluti Finali (Rei – 礼): Si ripete la sequenza dei saluti formali con Gassho Rei (Shomen ni rei, Sensei ni rei, Otagai ni rei).
  • Comunicazioni: L’istruttore dà eventuali avvisi su eventi futuri, stage, ecc.

8. Dopo l’Allenamento:

  • Samu (作務): Eventuale pulizia finale del dojo.
  • Cambio d’abito e Saluti Informali: I kenshi si cambiano e spesso si intrattengono brevemente, rafforzando i legami di amicizia e comunità.

Conclusione:

Una tipica seduta di allenamento di Shorinji Kempo è quindi un microcosmo ben bilanciato che riflette la filosofia olistica della disciplina. Alterna momenti di intensa attività fisica e apprendimento tecnico (soprattutto in coppia) a fasi dedicate alla concentrazione mentale (Chinkon Gyō), alla preparazione del corpo (TaisōUkemi) e alla riflessione filosofica (Hōwa). Questa struttura, seguita con disciplina e partecipazione attiva nei dojo italiani e nel resto del mondo, è ciò che rende la pratica dello Shorinji Kempo un percorso efficace non solo per l’autodifesa, ma per lo sviluppo armonico e completo della persona.

10. Gli stili e le scuole

Quando si esplora il panorama delle arti marziali, è comune imbattersi in una molteplicità di “stili” (ryū 流 o ha 派 in giapponese) o “scuole” all’interno di una stessa disciplina. Pensiamo ad esempio al Karate (con stili come Shotokan, Goju-ryu, Wado-ryu, Shito-ryu, Kyokushin, ecc.) o al Kung Fu (con la sua vastissima gamma di stili familiari, regionali o basati sull’imitazione di animali).

Per quanto riguarda lo Shorinji Kempo, la situazione è notevolmente diversa e costituisce una delle sue caratteristiche peculiari: non esistono stili o scuole differenti riconosciuti all’interno della disciplina. Lo Shorinji Kempo si distingue per un eccezionale grado di unità e coerenza dottrinale e tecnica a livello mondiale.

Questa unità non è casuale, ma è il risultato diretto della visione del Fondatore, Kaiso Doshin So, e della struttura organizzativa che egli stesso ha creato e che i suoi successori hanno mantenuto.

La Visione Unitaria di Kaiso Doshin So:

Doshin So non concepì lo Shorinji Kempo come un mero insieme di tecniche di combattimento da cui ognuno potesse attingere liberamente per creare la propria variante. Lo creò come un sistema educativo integrato (行 – gyo), un percorso completo per la formazione dell’individuo (人づくり – hito-zukuri). La sua finalità era fornire un metodo coerente basato su principi filosofici ben precisi (Ken Zen IchinyoRiki Ai FuniJita Kyoraku, ecc.) e su un curriculum tecnico (kamoku 科目) strutturato e progressivo, inscindibilmente legati tra loro. Dal suo punto di vista, la frammentazione in stili personalizzati o scuole rivali avrebbe rischiato di diluire il messaggio filosofico, compromettere la missione educativa e snaturare l’essenza stessa della sua creazione.

Il Ruolo Centrale della World Shorinji Kempo Organization (WSKO):

Per garantire questa visione unitaria, nel 1974 Kaiso Doshin So fondò la World Shorinji Kempo Organization (WSKO), che ha la sua sede centrale (Hombu 本部) a Tadotsu, nella prefettura di Kagawa, Giappone – il luogo di nascita dello Shorinji Kempo. La WSKO è l’unico organo di governo ufficiale dello Shorinji Kempo a livello internazionale. Le sue funzioni principali sono:

  1. Preservare e Trasmettere Correttamente: Assicurare che le tecniche e, soprattutto, la filosofia originale di Kaiso Doshin So vengano tramandate fedelmente e senza alterazioni sostanziali in tutto il mondo.
  2. Mantenere Standard Tecnici: Definire e aggiornare il curriculum tecnico ufficiale (kamoku) e il sistema di valutazione dei gradi (kyu e dan), garantendo un livello di insegnamento e apprendimento omogeneo a livello globale.
  3. Certificare gli Istruttori: Rilasciare le qualifiche ufficiali agli istruttori (Sensei), assicurandosi che abbiano la competenza tecnica, la comprensione filosofica e l’adesione ai principi etici necessari per insegnare.
  4. Promuovere l’Unità Globale: Organizzare eventi internazionali come i Taikai (grandi raduni mondiali) e i Gasshuku (seminari intensivi), che rafforzano il senso di appartenenza a un’unica comunità globale di kenshi (praticanti) e favoriscono lo scambio e la comprensione reciproca.

Tutte le federazioni nazionali ufficiali, come la Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK) per l’Italia (informazione aggiornata ad Aprile 2025), sono membri della WSKO, operano sotto la sua egida e ne seguono le direttive tecniche e filosofiche.

Perché Non Esistono Stili Diversi Riconosciuti?

  • Identità Filosofica Comune: Il cuore dello Shorinji Kempo risiede nella sua filosofia. Creare uno “stile” differente implicherebbe quasi certamente una divergenza filosofica, allontanandosi dall’insegnamento fondamentale di Doshin So, che è il collante dell’intera disciplina.
  • Curriculum Tecnico Standardizzato: Il kamoku ufficiale definisce chiaramente cosa viene insegnato a ogni livello di grado. Sebbene ogni istruttore possa avere un proprio stile didattico personale o porre enfasi su certi aspetti, il contenuto tecnico fondamentale rimane lo stesso in tutti i dojo WSKO del mondo.
  • Focus sui Principi (Riai): Anche se possono esistere minime differenze nell’esecuzione esteriore di una tecnica (waza) tra diversi istruttori o regioni (dovute a interpretazioni personali, enfasi didattiche o adattamenti a diverse corporature), l’aspetto cruciale è sempre la comprensione e l’applicazione corretta del principio biomeccanico e strategico sottostante (理合 – riai). Queste leggere variazioni non sono sufficienti a definire “stili” distinti.
  • Struttura Organizzativa Forte: La WSKO e le federazioni nazionali ad essa affiliate lavorano attivamente per mantenere l’unità e gli standard qualitativi. La certificazione degli istruttori e l’aderenza al syllabus ufficiale sono meccanismi chiave in questo processo.

Chiarimenti su Nomi Simili o Arti Correlate:

È importante evitare confusioni con altre arti marziali:

  • Shorin-ryu Karate: Nonostante l’assonanza nel nome (entrambi i termini “Shorin” fanno riferimento a “Shaolin”), lo Shorinji Kempo NON ha alcuna relazione con lo Shorin-ryu Karate. Quest’ultimo è uno stile di Karate originario di Okinawa, con storia, fondatori, tecniche e filosofia completamente diversi.
  • Altri Stili “Kempo”: Il termine “Kempo” (拳法 – metodo/legge del pugno) è generico e viene usato in Giappone per diverse arti marziali che hanno radici o influenze cinesi. Esistono altre discipline come il Nippon Kempo, il Kempo Karate, o varie forme di Kempo americano, che sono arti marziali distinte dallo Shorinji Kempo fondato da Doshin So.
  • Gruppi Minoritari Non Riconosciuti: Come in ogni grande organizzazione umana, nel corso della storia potrebbero essere nati piccolissimi gruppi che si sono separati dalla WSKO per divergenze personali o interpretative. Tuttavia, questi gruppi rappresentano una frazione infinitesimale dei praticanti, non sono riconosciuti dalla WSKO come parte dello Shorinji Kempo ufficiale e non costituiscono “stili” alternativi nel senso comune del termine.

Conclusione:

In sintesi, la risposta alla domanda su stili e scuole dello Shorinji Kempo è netta: la disciplina si caratterizza per una forte e deliberata unità globale, mantenuta sotto l’egida della WSKO. Non esistono stili o scuole separate riconosciute come avviene in molte altre arti marziali. Questa coesione è un punto di forza voluto dal Fondatore, basato sulla condivisione di una filosofia profonda, di un curriculum tecnico standardizzato e di una struttura organizzativa internazionale unificata. Chi pratica Shorinji Kempo in un dojo affiliato alla FISK in Italia (al momento attuale, Aprile 2025) sta apprendendo la stessa arte, con gli stessi principi e le stesse basi tecniche, insegnata a Tadotsu in Giappone, così come negli Stati Uniti, in Svezia, in Indonesia o in qualsiasi altro dei paesi membri della WSKO.

11. La situazione in Italia

Lo Shorinji Kempo vanta una presenza solida e ben radicata in Italia, con una storia che risale a diversi decenni fa, probabilmente agli anni ’70, quando i primi semi di questa disciplina furono piantati nel nostro paese. Oggi (Aprile 2025), l’Italia rappresenta una delle nazioni europee e mondiali con una comunità di praticanti (kenshi) significativa e un’organizzazione strutturata.

La Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK): L’Organo Ufficiale

Il punto di riferimento assoluto per lo Shorinji Kempo in Italia è la Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK). Questa è l’unica organizzazione nazionale ufficialmente riconosciuta dalla World Shorinji Kempo Organization (WSKO), l’ente supremo con sede a Tadotsu, Giappone.

  • Affiliazione WSKO: L’appartenenza diretta alla WSKO è cruciale. Garantisce che l’insegnamento impartito nei dojo affiliati alla FISK sia conforme al programma tecnico ufficiale (科目 – kamoku), ai principi filosofici stabiliti dal Fondatore Kaiso Doshin So, e agli standard internazionali di valutazione per i passaggi di grado (kyu e dan). Assicura quindi l’autenticità e la qualità della pratica.
  • Riconoscimento Istituzionale: La FISK opera nel quadro normativo italiano, solitamente come Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) o simile, ed è tipicamente riconosciuta da un Ente di Promozione Sportiva (EPS) affiliato al CONI, inserendosi così nel sistema sportivo nazionale.
  • Obiettivi della FISK: La federazione si prefigge di promuovere, diffondere e sviluppare la pratica dello Shorinji Kempo su tutto il territorio nazionale, preservandone l’integrità tecnica e filosofica. Si occupa inoltre di coordinare le attività, formare e aggiornare gli istruttori, gestire le relazioni con la WSKO e rappresentare lo Shorinji Kempo italiano a livello internazionale.

Struttura e Organizzazione della FISK:

La FISK è dotata di una struttura organizzativa definita, che generalmente comprende:

  • Un Presidente e un Consiglio Direttivo, responsabili della gestione amministrativa e strategica.
  • Una Commissione Tecnica Nazionale (CTN), composta dagli istruttori italiani di grado più elevato (solitamente con il titolo di Shihan e alti gradi Dan). La CTN ha il compito fondamentale di garantire l’uniformità tecnica dell’insegnamento su tutto il territorio, supervisionare gli esami di graduazione, guidare i percorsi formativi e fungere da riferimento tecnico per tutti i praticanti e istruttori.

Diffusione sul Territorio: Doin (道院) e Shibu (支部)

La FISK coordina una rete di centri di pratica ufficiali sparsi in diverse regioni d’Italia. Questi centri sono denominati secondo la terminologia ufficiale WSKO: Doin (道院) o Shibu (支部). Sebbene ci siano sottili differenze storiche o amministrative tra i due termini (i Doin a volte hanno una connessione più diretta con l’aspetto filosofico/religioso del Kongo Zen, mentre gli Shibu possono essere branche generali o legate a università/aziende), dal punto di vista pratico sono entrambi centri di allenamento ufficiali dove si insegna lo Shorinji Kempo secondo le direttive FISK/WSKO.

La distribuzione geografica dei Doin/Shibu copre varie aree del paese, con presenze significative sia nelle grandi città che in centri minori, dal Nord al Sud. La densità può variare da regione a regione. L’aspetto fondamentale è che tutti i Doin/Shibu affiliati alla FISK sono guidati da istruttori qualificati e certificati dalla FISK e dalla WSKO, garantendo così uno standard elevato e omogeneo di insegnamento.

Attività Nazionali Coordinate dalla FISK:

La federazione svolge un ruolo attivo nell’organizzazione e nel coordinamento di numerose attività durante l’anno, volte a promuovere la pratica e a rafforzare la comunità nazionale:

  • Stage Nazionali e Raduni Tecnici: Eventi periodici (spesso della durata di un weekend) che riuniscono kenshi e istruttori da tutta Italia. Sono momenti cruciali per allenarsi intensamente sotto la guida della Commissione Tecnica Nazionale o di altri maestri di alto livello, per approfondire aspetti specifici del programma, per uniformare la pratica e per rafforzare i legami tra i diversi dojo.
  • Seminari Tecnici: Workshop focalizzati su argomenti specifici, come lo studio approfondito di determinati Hōkei (forme), tecniche Goho o Juho, o sessioni dedicate al Seiho.
  • Sessioni d’Esame Nazionali (Shinsa – 審査): La FISK organizza le sessioni ufficiali per il conseguimento dei gradi Kyu (cinture colorate) e Dan (cinture nere), condotte da commissioni d’esame qualificate secondo i rigorosi standard WSKO.
  • Formazione Istruttori: Vengono organizzati corsi specifici per la formazione di nuovi istruttori e per l’aggiornamento tecnico e didattico di quelli già qualificati, assicurando la qualità continua dell’insegnamento.
  • Eventi Internazionali: La FISK funge da tramite per la partecipazione delle delegazioni italiane ai grandi eventi internazionali organizzati dalla WSKO, come i Campionati Mondiali (Taikai Mondiale), i Campionati Europei (Taikai Europeo), e i seminari internazionali (Kokusai Gasshuku), permettendo ai kenshi italiani di confrontarsi e allenarsi con praticanti da tutto il mondo.

La Comunità Italiana dei Kenshi:

La comunità dello Shorinji Kempo in Italia è descritta come attiva, appassionata e coesa. Gli eventi nazionali sono occasioni importanti non solo per l’allenamento, ma anche per rinsaldare i valori di amicizia, rispetto reciproco e mutuo supporto (Jita Kyoraku) che sono al centro della filosofia della disciplina. Nei dojo italiani si possono trovare praticanti di tutte le fasce d’età (bambini, adolescenti, adulti e senior) e con i background più diversi, uniti dalla comune passione per questo percorso di crescita.

Come Trovare un Dojo Riconosciuto:

Per chi fosse interessato ad avvicinarsi allo Shorinji Kempo in Italia, la via più sicura e raccomandata è consultare il sito web ufficiale della Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK). Lì è solitamente possibile trovare un elenco aggiornato dei Doin/Shibu affiliati su tutto il territorio nazionale (spesso tramite una mappa o un elenco per regione/provincia) e i relativi contatti. Questo garantisce di rivolgersi a centri che insegnano lo Shorinji Kempo autentico sotto la guida di istruttori qualificati WSKO, evitando gruppi non ufficiali o non riconosciuti.

Conclusione:

In conclusione, la situazione dello Shorinji Kempo in Italia (ad Aprile 2025) è quella di una disciplina ben strutturata e organizzata, saldamente ancorata alla sua federazione nazionale, la FISK, che opera in stretta sinergia con l’ente mondiale WSKO. Grazie a una rete capillare di dojo certificati e a un calendario ricco di attività nazionali, i praticanti italiani hanno accesso a un insegnamento di qualità e fanno parte di una comunità vivace e impegnata. L’Italia contribuisce così in modo significativo alla famiglia globale dello Shorinji Kempo, portando avanti la tecnica e la filosofia ereditate da Kaiso Doshin So.

12. Terminologia tipica

1. Ruoli e Persone (Roles and People):

  • Kaiso (開祖): Fondatore (termine onorifico usato esclusivamente per Doshin So).
  • Shike (師家): Capo della Scuola/Lignaggio (usato per i successori di Doshin So alla guida della WSKO).
  • Sensei (先生): Insegnante, Maestro (titolo generico di rispetto per l’istruttore).
  • Shihan (師範): Maestro Istruttore (titolo formale per istruttori di alto grado Dan, certificati dalla WSKO).
  • Kenshi (拳士): Praticante di Shorinji Kempo (lett. “persona/studioso del pugno”). Termine specifico per i praticanti di questa disciplina.
  • Senpai (先輩): Praticante più anziano (in termini di grado o di tempo di pratica), che ha il dovere di aiutare i più giovani.
  • Kōhai (後輩): Praticante più giovane o con meno esperienza, che deve rispetto e attenzione verso i Senpai.
  • Dōshi (同志): Compagno di pratica, camerata (sottolinea lo spirito di comunità e condivisione degli ideali).
  • Kōsha (攻者): Colui che attacca (ruolo negli Embu e nella pratica a coppie).
  • Shusha (守者): Colui che difende (ruolo negli Embu e nella pratica a coppie).
  • Tori (捕り): Colui che esegue attivamente la tecnica (spesso usato nel contesto Juho, es. chi applica una leva o proietta).
  • Uke (受け): Colui che riceve la tecnica (spesso nel Juho); significa anche “parata” nel Goho.

2. Luoghi e Strutture (Places and Structures):

  • Dōjō (道場): Luogo della Via (termine generico per la palestra/sala di allenamento delle arti marziali).
  • Dōin (道院): Termine specifico WSKO per un centro di pratica ufficiale, spesso con una connotazione che include l’aspetto filosofico/spirituale del Kongo Zen.
  • Shibu (支部): Ramo, Sezione (altro termine specifico WSKO per un dojo/club ufficiale, es. branche universitarie, aziendali o territoriali).
  • Hombu (本部): Quartier Generale (specificamente, la sede centrale della WSKO a Tadotsu, Giappone).
  • Shōmen (正面): Lato frontale/principale del dojo, verso cui ci si rivolge per i saluti iniziali e finali.
  • Tatami (畳): Stuoia (le tradizionali stuoie giapponesi o, più comunemente oggi, le materassine usate per coprire il pavimento del dojo).

3. Comandi e Saluti (Commands and Greetings):

  • Ki o tsuke (気をつけ): Attenti! (posizione eretta di attenzione).
  • Seiretsu (整列): Allinearsi! Mettersi in riga!
  • Seiza (正座): Sedersi in ginocchio (posizione formale inginocchiata sui talloni).
  • Anjun (安座): Sedersi comodi (solitamente a gambe incrociate).
  • Kiritsu (起立) / Tatte (立って): Alzarsi in piedi!
  • Rei (礼): Saluto, inchino.
  • Gasshō Rei (合掌礼): Saluto a mani giunte (tipico dello Shorinji Kempo).
  • Shōmen ni rei: Saluto al fronte.
  • Sensei ni rei: Saluto al maestro.
  • Otagai ni rei: Saluto reciproco (tra praticanti).
  • Hajime (始め): Iniziate! Cominciare!
  • Yame (止め): Fermatevi! Stop!
  • Mawatte (回って): Girarsi! (solitamente di 180°).
  • Kōtai (交代): Cambiare! (scambiarsi i ruoli, i partner).
  • Mokusō (黙想): Meditazione (periodo di concentrazione silenziosa durante il Chinkon Gyo).
  • Mokusō yame: Fine della meditazione.

4. Concetti Fondamentali (Fundamental Concepts):

  • Ken Zen Ichinyo (拳禅一如): Corpo (tecnica) e Mente (filosofia/Zen) sono un tutt’uno.
  • Riki Ai Funi (力愛不二): Forza e Amore/Compassione non sono due cose separate, ma inseparabili.
  • Shushu Kōju (守主攻従): La Difesa è primaria, l’Attacco è secondario.
  • Fusatsu Katsujin (不殺活人): Non uccidere, ma rivitalizzare/proteggere (le persone).
  • Gōjū Ittai (剛柔一体): Metodi Duri (Goho) e Morbidi (Juho) formano un corpo unico/sono integrati.
  • Kumite Shutai (組手主体): La Pratica in coppia è l’elemento principale.
  • Jiko Kakuritsu (自己確立): Stabilire/consolidare sé stessi (fiducia, autostima).
  • Jita Kyōraku (自他共楽): Felicità/Benessere reciproco (per sé e per gli altri).
  • Kihon (基本): Tecniche fondamentali, basi.
  • Waza (技): Tecnica.
  • Hōkei (法形): Forma (termine che include Embu e Tanen Hokei).
  • Embu (演武): Dimostrazione/forma marziale eseguita in coppia.
  • Tanen Hōkei (単演法形): Forma eseguita singolarmente.
  • Riai (理合): Il principio logico/razionale sottostante a una tecnica.
  • Maai (間合い): Distanza corretta (tra sé e l’avversario/partner).
  • Hyōshi (拍子): Ritmo, tempismo.
  • Kuzushi (崩し): Sbilanciamento (dell’avversario).
  • Zanshin (残心): Mente che rimane (stato di consapevolezza e allerta mantenuto dopo l’esecuzione di una tecnica).
  • Kiai (気合): Urlo (unione/armonizzazione dell’energia/spirito).
  • Kyūsho (急所): Punti vitali/sensibili del corpo.
  • Gōhō (剛法): Metodi Duri (colpi, parate, calci).
  • Jūhō (柔法): Metodi Morbidi (svincoli, leve, proiezioni, immobilizzazioni).
  • Seihō (整法): Metodi di Correzione/Recupero (tecniche di massaggio/pressione derivate dalla medicina tradizionale).
  • Tai Sabaki (体捌き): Movimento/gestione del corpo (spostamenti, evasioni).
  • Ukemi (受身): Tecniche di caduta sicura.
  • Kamae (構え): Posizione, guardia.
  • Chinkon Gyō (鎮魂行): Pratica per pacificare/concentrare lo spirito (meditazione e recitazione all’inizio della lezione).
  • Hōwa (法話): Discorso sul Dharma/Insegnamento filosofico (alla fine della lezione).
  • Renshū (練習): Pratica, allenamento, sessione di allenamento.
  • Gasshuku (合宿): Stage residenziale, ritiro di allenamento intensivo.
  • Taikai (大会): Grande raduno, competizione (nello SK solitamente di Embu).
  • Shinsa (審査): Esame (per passaggio di grado).
  • Dōkun (道訓): Precetti della Via (testo recitato nel Chinkon Gyo).
  • Seiku (誓句): Giuramento (testo recitato nel Chinkon Gyo).

5. Equipaggiamento (Equipment):

  • Dōgi / Dōi (道衣): Uniforme di pratica.
  • Uwagi (上着): Giacca dell’uniforme.
  • Zubon (ズボン): Pantaloni dell’uniforme.
  • Obi (帯): Cintura (il colore indica il grado).
  • Manji (卍): Emblema tradizionale dello Shorinji Kempo.
  • So-en (双円): Emblema alternativo (due cerchi intrecciati), usato spesso internazionalmente.
  • Bōgu (防具): Equipaggiamento protettivo (casco, corpetto, paratibie, ecc., usati in specifiche forme di pratica avanzata come il Bogu Tsuki).
  • Shakujō (錫杖): Bastone da monaco con anelli (arma tradizionale associata, usata raramente e a livelli avanzati).
  • Nyoi (如意): Piccolo scettro/bastone corto (altro strumento tradizionale associato).

Nota sulla Pronuncia: La pronuncia segue le regole standard della lingua giapponese. Il modo migliore per impararla correttamente è ascoltare attentamente il proprio Sensei e i Senpai durante l’allenamento.

Conclusione:

Questo glossario copre molti dei termini più importanti e frequentemente utilizzati nello Shorinji Kempo, ma non è esaustivo. L’apprendimento della terminologia è un processo continuo. Non bisogna esitare a chiedere chiarimenti al proprio Sensei quando si incontra una parola nuova o non compresa. Familiarizzare con questi termini non solo facilita la comprensione durante l’allenamento nei dojo italiani, ma arricchisce l’esperienza complessiva, permettendo di apprezzare più profondamente le radici culturali e la precisione concettuale di questa affascinante disciplina, connettendo i praticanti italiani alla comunità globale dello Shorinji Kempo.

13. Abbigliamento

Come la maggior parte delle arti marziali giapponesi tradizionali (Budo), anche lo Shorinji Kempo prevede un abbigliamento specifico da indossare durante la pratica (renshu). Questo abito tradizionale è chiamato Dōgi (道衣), a volte reso anche come Dōi. Il termine significa letteralmente “Veste (衣) della Via (道)”, sottolineando come l’uniforme sia parte integrante del percorso di apprendimento e non un semplice indumento sportivo.

Indossare il Dōgi correttamente non è solo una questione di formalità, ma riveste un significato importante:

  • Rispetto: È un segno di rispetto verso la disciplina stessa, il luogo di pratica (dojo), l’insegnante (Sensei), i compagni (kenshi) e sé stessi.
  • Uguaglianza e Unità: L’uniformità dell’abbigliamento contribuisce a creare un senso di uguaglianza tra i praticanti, minimizzando le distinzioni sociali o economiche e focalizzando l’attenzione sull’apprendimento e sulla crescita comune.
  • Concentrazione: Aiuta a separare mentalmente il tempo dedicato alla pratica dalla vita quotidiana, favorendo la concentrazione.
  • Praticità: È progettato per resistere alle sollecitazioni dell’allenamento e permettere libertà di movimento.

Componenti del Dōgi:

Il Dōgi standard dello Shorinji Kempo è tipicamente realizzato in cotone bianco robusto o in un tessuto misto cotone-poliestere, progettato per essere resistente e assorbire il sudore. Pur assomigliando alle uniformi di altre arti marziali come Judo o Karate, può presentare lievi differenze nel taglio o nel peso del tessuto, a seconda dei produttori approvati o raccomandati dalla WSKO (World Shorinji Kempo Organization). Le componenti principali sono:

  1. Uwagi (上着 – Giacca):

    • Stile: È una giacca con apertura frontale che si sovrappone (tipicamente sinistra sopra destra) e viene tenuta chiusa da lacci interni ed esterni.
    • Tessuto: Generalmente di grammatura medio-pesante, sufficientemente robusto per resistere alle prese ma abbastanza flessibile per non impedire i movimenti.
    • Emblema (Wappen): Sulla parte sinistra del petto della giacca è cucito l’emblema ufficiale dello Shorinji Kempo. A seconda del contesto (nazionale o internazionale) e delle direttive WSKO/FISK, l’emblema può essere:
      • Manji (卍): L’antico simbolo buddista scelto da Kaiso Doshin So, rappresentante l’armonia universale e i principi della disciplina.
      • So-en (双円): L’emblema con due cerchi intrecciati, spesso preferito in contesti internazionali per evitare confusioni con la svastica nazista (che ha forma e significato completamente diversi).
      • Ken-Manji: Il Manji inscritto all’interno di uno scudo o di un cerchio. La presenza di questo emblema identifica chiaramente l’appartenenza alla disciplina. A volte, sulla manica, può essere presente anche lo stemma della federazione nazionale (es. FISK per l’Italia) o del club.
  2. Zubon (ズボン – Pantaloni):

    • Stile: Pantaloni lunghi, di colore bianco, dal taglio ampio per consentire libertà di movimento nelle gambe e nelle anche. Sono tenuti su da una coulisse o da un elastico in vita.
    • Rinforzi: Spesso presentano rinforzi in tessuto doppio nella zona delle ginocchia, data la frequenza di posizioni inginocchiate (seiza) o tecniche che coinvolgono il contatto con il suolo.
  3. Obi (帯 – Cintura): La cintura è un elemento fondamentale del Dōgi, con una duplice funzione: pratica (tiene chiusa la giacca) e simbolica (indica il grado raggiunto dal praticante).

    • Come si lega: Viene avvolta due volte attorno alla vita e legata sul davanti con un nodo specifico (simile a quello usato in altre arti marziali). Le estremità dovrebbero avere una lunghezza simile.
    • Sistema dei Gradi e Colori: Il colore della cintura indica il livello di esperienza e conoscenza del kenshi, secondo il sistema di gradi Kyu (級 – gradi inferiori) e Dan (段 – gradi superiori) stabilito dalla WSKO e adottato dalla FISK. La progressione standard per gli adulti è generalmente la seguente:
      • Mudansha (無段者 – Praticanti senza Dan – Gradi Kyu):
        • 6° Kyu (Rokkyū): Cintura Bianca (白帯 – Shiro-obi) – Grado iniziale.
        • 5° e 4° Kyu (Gokyū, Yonkyū): Cintura Verde (緑帯 – Midori-obi).
        • 3°, 2° e 1° Kyu (Sankyū, Nikyū, Ikkyū): Cintura Marrone (茶帯 – Cha-obi).
      • Yūdansha (有段者 – Praticanti con Dan – Cinture Nere):
        • Dal 1° Dan (Shodan) al 9° Dan (Kudan): Cintura Nera (黒帯 – Kuro-obi).
    • Significato dei Colori: I colori rappresentano simbolicamente il percorso di crescita: il bianco indica la purezza, il potenziale iniziale; i colori successivi (verde, marrone) simboleggiano la crescita e la maturazione delle capacità; il nero non rappresenta un punto di arrivo, ma la maturità necessaria per iniziare uno studio più profondo e consapevole della Via.
    • Gradi Specifici e Distintivi: Per i bambini possono esistere gradi intermedi con cinture bicolori o con strisce. Per i gradi Dan molto elevati (solitamente dal 6° Dan in su) o per chi detiene titoli specifici come Shihan, la cintura nera può presentare delle strisce (spesso dorate o rosse) o altri segni distintivi, sempre secondo le precise regolamentazioni della WSKO.

Altro Abbigliamento e Norme di Comportamento (Etichetta – Reigi 礼儀):

  • Intimo: È buona norma, e spesso consigliato per igiene e comfort, indossare una maglietta bianca semplice sotto la giacca (Uwagi), specialmente per le donne.
  • Piedi Nudi: Lo Shorinji Kempo si pratica rigorosamente a piedi nudi sulla superficie di allenamento (tatami o pavimento idoneo). Le scarpe vanno lasciate fuori dall’area di pratica.
  • Gioielli e Accessori: Per motivi di sicurezza (evitare infortuni a sé e agli altri), tutti i gioielli (anelli, collane, orecchini, bracciali, orologi) e i piercing visibili devono essere rimossi prima di iniziare l’allenamento.
  • Igiene e Pulizia: È fondamentale curare l’igiene personale e mantenere il proprio Dōgi sempre pulito e in buono stato. Un Dōgi sporco o strappato è considerato una mancanza di rispetto.
  • Samue (作務衣): In occasioni particolari, come durante il Chinkon Gyō o l’Hōwa, o durante eventi formali, gli istruttori di alto grado possono indossare un Samue, l’abito da lavoro tradizionale giapponese (solitamente di colore blu scuro, nero o marrone), al posto del Dōgi. Non è un abito per la pratica tecnica regolare.

Acquisto del Dōgi:

I Dōgi specifici per lo Shorinji Kempo, conformi agli standard WSKO e con l’emblema ufficiale, possono solitamente essere acquistati tramite il proprio dojo, attraverso la federazione nazionale (FISK), o presso rivenditori specializzati in articoli per arti marziali approvati o consigliati.

Conclusione:

L’abbigliamento dello Shorinji Kempo è dunque costituito da un’uniforme bianca tradizionale (Dōgi) composta da giacca (Uwagi con emblema), pantaloni (Zubon) e una cintura (Obi) il cui colore indica il grado del praticante. Indossare e mantenere correttamente il Dōgi fa parte della disciplina e dell’etichetta dello Shorinji Kempo. Esso non solo risponde a esigenze pratiche, ma rafforza lo spirito di unità, uguaglianza e rispetto, permettendo ai kenshi, in Italia come nel resto del mondo, di dedicarsi appieno all’allenamento e al percorso di crescita offerto da questa Via marziale.

14. Armi

Il Principio Fondamentale: Toshu Kempo (徒手拳法 – Metodo del Pugno a Mani Nude)

È assolutamente cruciale ribadire e comprendere che lo Shorinji Kempo è, nella sua essenza e nel suo scopo primario, un’arte marziale a mani nude (Toshu Kempo). La stragrande maggioranza del suo vasto curriculum tecnico, filosofico e metodologico è dedicata allo sviluppo delle capacità di difesa e crescita personale senza l’ausilio di armi esterne. Il corpo stesso del praticante (Kenshi) è considerato lo strumento principale, da affinare attraverso la pratica integrata di Goho (tecniche dure), Juho (tecniche morbide) e Seiho (metodi di riequilibrio).

Questa enfasi sulle mani nude deriva direttamente dalla filosofia del fondatore, Doshin So. Egli mirava a creare individui forti e resilienti capaci di difendersi e di contribuire alla società, indipendentemente da fattori esterni. L’obiettivo era l’auto-miglioramento e la capacità di “dare vita” (活人拳, Katsujinken), non la distruzione. Un sistema basato sulle armi non si allineava completamente con questa visione olistica e accessibile a tutti.

Gli Strumenti Occasionali: Non Armi Primarie, ma Ausili Avanzati

Nonostante questa chiara focalizzazione sull’essere disarmati, esistono alcuni strumenti tradizionali il cui uso viene introdotto in contesti molto specifici e, generalmente, solo a livelli di pratica molto avanzati (alti gradi Dan). È importante sottolineare che questi non vengono studiati come “armi” nel senso comune del termine (come la spada nel Kendo o il bastone nel Bojutsu), ma piuttosto come strumenti (道具, Dōgu) o ausili per approfondire la comprensione di principi applicabili anche al combattimento a mani nude, o per ragioni storiche e simboliche legate alla filosofia Kongo Zen.

I principali strumenti associati allo Shorinji Kempo sono:

  1. Shakujō (錫杖):

    • Descrizione: È un bastone tradizionalmente associato ai monaci buddisti. Può variare in lunghezza, ma nello Shorinji Kempo si fa spesso riferimento a una versione relativamente corta (paragonabile a un o Hanbō). Spesso presenta degli anelli metallici sulla sommità, usati storicamente dai monaci per vari scopi: segnalare la propria presenza (chiedendo elemosina senza parlare), spaventare animali selvatici durante i viaggi, o come strumento ritmico durante le cerimonie.
    • Uso nello Shorinji Kempo: La sua pratica è rara e non fa parte del curriculum standard per i gradi Kyu o i primi Dan. Quando viene studiato (solitamente in seminari specifici, Gasshuku, o da praticanti di grado molto elevato, es. 6° Dan o superiore), lo Shakujo non viene trattato come un’arma da combattimento primaria. Il suo utilizzo serve piuttosto a esplorare e migliorare:
      • Maai (間合い): La gestione della distanza e dello spazio rispetto all’avversario.
      • Estensione del Corpo: Comprendere come usare un oggetto per estendere i principi del movimento corporeo.
      • Leveraggio e Controllo: Applicare i principi di Juho attraverso uno strumento.
      • Fluidità e Coordinazione: Integrare i movimenti dello strumento con quelli del corpo.
    • Contesto: L’uso dello Shakujo può anche avere una valenza simbolica, collegandosi alla figura di Bodhidharma (Daruma) e alla tradizione dei monaci che dovevano sapersi difendere durante i loro pellegrinaggi. Non si tratta di un sistema di combattimento con il bastone codificato e completo come il Bōjutsu o il Jōdō.
  2. Nyoi (如意) / Kongōden (金剛伝):

    • Descrizione: Il Nyoi è uno strumento ancora più specializzato e simbolico. È spesso descritto come uno “scettro che esaudisce i desideri”, un oggetto rituale buddista. La sua forma può variare, ma spesso è corta e talvolta leggermente curva o a forma di S stilizzata. È strettamente collegato al Vajra (sanscrito) o Kongōsho (giapponese), il “fulmine” o “diamante” impugnato da alcune divinità buddiste, simbolo di potere spirituale indistruttibile, chiarezza e saggezza. Il termine Kongōden si riferisce più probabilmente alla “trasmissione degli insegnamenti del Kongō (Diamante)”, legati alla filosofia Kongo Zen che è parte integrante dello Shorinji Kempo. Un altro strumento simile talvolta menzionato è il Dokko (独鈷), simile a un Vajra a punta singola.
    • Uso nello Shorinji Kempo: La pratica con il Nyoi/Kongōden è estremamente rara e riservata a livelli ancora più alti dello Shakujo, profondamente legata agli aspetti esoterici e filosofici del Kongo Zen. Le sue eventuali applicazioni tecniche sono derivate dai principi a mani nude e possono includere:
      • Rinforzo di colpi (Atemi): Usare lo strumento per concentrare la forza su un punto specifico.
      • Pressione su punti vitali (Kyusho): Applicare pressioni precise.
      • Manipolazioni articolari: Utilizzare lo strumento per facilitare piccole leve o controlli.
    • Contesto: Il Nyoi è più un simbolo della filosofia Kongo Zen (“Mente di Diamante”, indomabile e chiara) che un’arma pratica. Il suo studio è inteso a integrare ulteriormente i principi fisici con quelli spirituali ed etici dell’arte, rappresentando la “durezza” e la “purezza” dell’insegnamento.

Perché questi strumenti sono presenti?

La loro inclusione, seppur marginale, può essere attribuita a una combinazione di fattori:

  • Radici Storiche/Culturali: Un omaggio agli strumenti tradizionali dei monaci e alle influenze buddiste sul fondatore.
  • Simbolismo Filosofico: Rappresentazione fisica dei concetti del Kongo Zen.
  • Approfondimento Tecnico: Utilità come strumenti didattici per comprendere principi avanzati di biomeccanica, distanza e leva, trasferibili alla pratica a mani nude.
  • Preservazione: Mantenere elementi che Doshin So potrebbe aver incontrato o ritenuto significativi.

Frequenza e Accessibilità della Pratica

È fondamentale ribadire che l’allenamento regolare in un Dōin (Dojo) di Shorinji Kempo non include la pratica con questi strumenti. Non fanno parte degli esami per i gradi Kyu e per la maggior parte dei gradi Dan. Il loro studio è occasionale, opzionale, riservato a praticanti molto avanzati (spesso 5°/6° Dan e oltre) e avviene quasi esclusivamente durante stage nazionali o internazionali (Gasshuku), seminari speciali (Betsuden) o sotto la guida diretta di Maestri di altissimo livello (Hanshi).

Difesa Contro Armi

Un aspetto distinto, ma importante, è che pur non focalizzandosi sull’uso di armi, il curriculum di Shorinji Kempo include tecniche specifiche per difendersi da attacchi portati con armi comuni, come coltelli (Tanto), bastoni (, ) o altri oggetti contundenti. Questo rientra pienamente nell’ambito dell’autodifesa (Goshin Jutsu) ed è una componente regolare dell’allenamento a partire dai livelli intermedi. Si applicano i principi Goho e Juho per neutralizzare l’attacco e controllare l’aggressore armato.

Conclusione

In sintesi, lo Shorinji Kempo rimane fermamente un’arte marziale Toshu Kempo (a mani nude). L’introduzione estremamente limitata e avanzata di strumenti come lo Shakujō e il Nyoi/Kongōden non ne altera la natura fondamentale. Questi strumenti servono primariamente come ausili didattici per approfondire principi avanzati e come ponti verso la comprensione della filosofia Kongo Zen, piuttosto che come armi da combattimento nel senso convenzionale. La vera “arma” dello Shorinji Kempo è il Kenshi stesso: un individuo sviluppato nel corpo, nella mente e nello spirito, capace di difendersi efficacemente e di vivere secondo principi di forza e compassione.

 
 
 

15. A chi è indicato e a chi no

Lo Shorinji Kempo, grazie alla sua ricchezza e complessità – che intreccia tecnica marziale, profondità filosofica, attenzione alla salute e un forte senso comunitario – ha il potenziale per attrarre e appassionare una vasta gamma di persone. Tuttavia, come ogni disciplina con una forte identità, risuona in modo particolare con determinati interessi, aspettative e predisposizioni individuali. Capire se lo Shorinji Kempo sia la “Via” (Do) giusta per sé è un passo importante prima di intraprendere questo percorso.

A Chi è Particolarmente Indicato:

  1. Persone in Cerca di un Metodo di Autodifesa Pratico ed Efficace:

    • Perché: Lo Shorinji Kempo nasce con lo scopo primario di fornire strumenti concreti per proteggere sé stessi (goshin jutsu). Il suo vasto curriculum tecnico, che integra metodi duri (Gōhō) e morbidi (Jūhō), offre risposte realistiche a diversi tipi di aggressione (colpi, prese, attacchi a distanza ravvicinata o più lontana, situazioni a terra). L’enfasi è sulla neutralizzazione efficace dell’attacco, non sulla raccolta di punti sportivi. L’integrazione Go-Ju lo rende adattabile a diverse corporature e livelli di forza fisica.
  2. Individui Interessati a un Percorso di Crescita Olistico (Corpo-Mente-Spirito):

    • Perché: Incarna pienamente il principio Ken Zen Ichinyo (Corpo e Mente sono Uno). Non si limita all’allenamento fisico, ma dedica tempo ed energie allo sviluppo mentale e spirituale attraverso la meditazione/concentrazione (Chinkon Gyō) e la riflessione filosofica (Hōwa). Include anche l’aspetto del benessere fisico con il Seihō. È ideale per chi cerca un’attività che nutra la persona nella sua interezza, andando oltre la semplice performance fisica.
  3. Chi Cerca Disciplina, Autocontrollo e Maggiore Fiducia in Sé Stesso:

    • Perché: La struttura rigorosa dell’allenamento, la necessità di concentrazione per apprendere tecniche complesse, il superamento progressivo dei propri limiti fisici e mentali, e l’acquisizione di competenze reali di autodifesa sono fattori che costruiscono naturalmente disciplina, resilienza, autocontrollo (zanshin) e una solida fiducia nelle proprie capacità (Jiko Kakuritsu).
  4. Persone che Apprezzano la Cooperazione, la Socialità e lo Spirito di Gruppo:

    • Perché: Il metodo didattico fondamentale è la pratica in coppia (Kumite Shutai). L’intera filosofia è permeata dai concetti di aiuto reciproco, rispetto e benessere comune (Jita Kyoraku). L’ambiente del dojo (o Doin/Shibu) tende a favorire la creazione di legami forti, la collaborazione e un senso di appartenenza, piuttosto che la rivalità esasperata. È ottimo per chi cerca un’attività fisica che sia anche un’esperienza sociale positiva.
  5. Individui di Diverse Fasce d’Età e Condizioni Fisiche (con le dovute cautele):

    • Perché: Sebbene richieda impegno fisico, l’intensità può essere graduata. L’enfasi sui principi (sfruttamento della leva, dello squilibrio, del tempismo) piuttosto che sulla pura forza bruta rende lo Shorinji Kempo accessibile e praticabile da uomini e donne, giovani, adulti e, con le opportune precauzioni e adattamenti, anche persone più anziane. Molti dojo in Italia offrono corsi specifici per bambini e ragazzi. La combinazione Goho/Juho offre un ampio ventaglio di opzioni tecniche adatte a diverse fisicità.
  6. Appassionati di Cultura e Filosofia Giapponese/Orientale:

    • Perché: Offre un’immersione diretta in molti aspetti della cultura tradizionale del Budo giapponese: l’etichetta (reigi), la terminologia specifica, la filosofia con radici nello Zen (seppur reinterpretato da Doshin So), l’importanza del rapporto Maestro-Allievo (Sensei-Kenshi) e tra compagni (Senpai-Kōhai).
  7. Chi Mira a Migliorare la Propria Salute e Forma Fisica Generale:

    • Perché: La pratica costante è un eccellente allenamento per tutto il corpo: migliora la forza, la resistenza, la flessibilità, la coordinazione, l’equilibrio e la capacità cardiovascolare (Kenko Zoshin). La presenza del Seihō aggiunge una dimensione unica legata al benessere e al recupero.

A Chi Potrebbe Essere Meno Indicato:

  1. Chi Cerca Esclusivamente uno Sport da Combattimento Orientato alla Competizione Agonistica:

    • Perché: Sebbene esistano competizioni di Embu (forme a coppie) e in passato forme di sparring leggero (randori), lo scopo primario dello Shorinji Kempo NON è la competizione sportiva finalizzata alla vittoria, ai titoli o alle medaglie. L’enfasi è sull’auto-miglioramento, sull’apprendimento tecnico/filosofico e sulla cooperazione. Chi è motivato principalmente dalla gloria agonistica potrebbe trovare la disciplina poco gratificante sotto questo aspetto.
  2. Persone Non Interessate o Infastidite dall’Aspetto Filosofico/Meditativo:

    • Perché: La filosofia (Hōwa) e la pratica del Chinkon Gyō (meditazione/recitazione) non sono optional, ma parti integranti e fondamentali dell’allenamento e dell’identità dello Shorinji Kempo. Chi le considera una perdita di tempo, noiose o irrilevanti, difficilmente riuscirà a cogliere l’essenza della disciplina e potrebbe sentirsi a disagio o frustrato.
  3. Individui che Prediligono Nettamente l’Allenamento Individuale:

    • Perché: La stragrande maggioranza dell’allenamento tecnico si svolge in coppia (Kumite Shutai). Chi preferisce routine di allenamento solitarie, come la pratica estensiva di forme individuali (tipica di altri stili) o l’allenamento con i pesi senza interazione, potrebbe non gradire la natura fortemente interattiva e cooperativa dello Shorinji Kempo.
  4. Chi Cerca Risultati Immediati o una “Formula Magica” per l’Autodifesa:

    • Perché: Lo Shorinji Kempo è una “Via” (Do), un percorso che richiede tempo, impegno costante e dedizione per essere appreso e interiorizzato. Sebbene si acquisiscano progressivamente abilità pratiche fin dall’inizio, la vera padronanza richiede anni di pratica diligente. Non è un corso intensivo di autodifesa che promette risultati miracolosi in poche settimane.
  5. Persone con un Atteggiamento Eccessivamente Aggressivo, Competitivo o Individualista:

    • Perché: I principi fondamentali enfatizzano la difesa (Shushu Koju), il controllo (Fusatsu Katsujin), il rispetto per il partner e la collaborazione (Jita Kyoraku). Una mentalità focalizzata sulla sopraffazione dell’altro, sulla dimostrazione di superiorità a tutti i costi, o un’incapacità di lavorare in modo costruttivo con i compagni, sono in netto contrasto con lo spirito della disciplina e l’atmosfera che si cerca di coltivare nel dojo.
  6. Individui con Specifiche e Gravi Controindicazioni Mediche:

    • Perché: Come per qualsiasi attività fisica impegnativa, condizioni mediche preesistenti gravi (es. problemi cardiaci severi, instabilità articolare significativa, recenti interventi chirurgici importanti) possono rappresentare una controindicazione. È sempre indispensabile consultare il proprio medico prima di iniziare la pratica.

Conclusione:

In definitiva, non esiste una risposta univoca valida per tutti. Lo Shorinji Kempo offre un percorso ricco e profondo, particolarmente adatto a chi cerca un equilibrio tra efficacia marziale, crescita personale, disciplina e spirito di comunità. Il modo migliore per capire se è la disciplina giusta per sé è provare: la maggior parte dei dojo affiliati alla FISK in Italia offre la possibilità di una o più lezioni di prova gratuite. Parlare con gli istruttori, osservare una lezione e scambiare impressioni con i praticanti può aiutare a farsi un’idea più chiara dell’ambiente e dell’approccio. Lo Shorinji Kempo può essere una scelta estremamente gratificante per coloro i cui obiettivi e la cui mentalità risuonano con la sua particolare combinazione di arte marziale, filosofia e pratica comunitaria.

16. Considerazioni sulla sicurezza

La sicurezza è una preoccupazione legittima e fondamentale quando ci si avvicina a qualsiasi attività fisica, e in modo particolare alle arti marziali che, per loro natura, comportano movimenti dinamici, contatto fisico e l’apprendimento di tecniche potenzialmente pericolose come colpi, leve articolari e proiezioni.

È importante sottolineare fin da subito che lo Shorinji Kempo pone un’enfasi forte ed esplicita sulla sicurezza, integrandola profondamente sia nella sua filosofia che nella sua metodologia di insegnamento. Sebbene sia impossibile eliminare completamente ogni rischio di infortunio, numerosi fattori concorrono a rendere lo Shorinji Kempo una disciplina relativamente sicura, specialmente se praticata seguendo le regole, sotto la guida di istruttori qualificati e con un atteggiamento responsabile da parte di tutti i partecipanti.

Fondamenti Filosofici della Sicurezza:

I principi etici dello Shorinji Kempo influenzano direttamente l’approccio alla sicurezza in allenamento:

  1. Fusatsu Katsujin (不殺活人 – Non Uccidere, ma Rivitalizzare): Questo principio cardine si traduce in un atteggiamento mentale e tecnico focalizzato sul controllo e sulla neutralizzazione dell’attacco, non sull’infliggere danno gratuito al compagno di allenamento (uke o shusha). L’obiettivo è imparare l’efficacia della tecnica senza causare lesioni. Si impara a fermare l’azione prima che diventi pericolosa.
  2. Riki Ai Funi (力愛不二 – Forza e Amore/Compassione Inseparabili): La forza acquisita deve essere usata responsabilmente e con considerazione per il benessere del partner. La compassione guida l’applicazione della tecnica, prevenendo eccessi di forza o cattiveria.
  3. Jita Kyoraku (自他共楽 – Benessere Reciproco): L’obiettivo della felicità e del beneficio reciproco crea un ambiente di allenamento cooperativo. I kenshi sono incoraggiati a prendersi cura della sicurezza dei propri compagni tanto quanto della propria, perché il progresso è condiviso.
  4. Shushu Kōju (守主攻従 – Difesa Primaria, Attacco Secondario): L’impostazione fondamentalmente difensiva della disciplina riduce le situazioni di aggressività gratuita o attacchi sconsiderati durante la pratica.

Aspetti Metodologici che Promuovono la Sicurezza:

La stessa struttura dell’allenamento è progettata per minimizzare i rischi:

  1. Kumite Shutai (組手主体 – Pratica in Coppia come Elemento Principale): Lavorare costantemente con un partner permette un feedback immediato. Si impara a dosare la forza, a percepire l’equilibrio e i limiti del compagno (kankaku – 感覚, sensibilità), e ad adattare la tecnica in modo dinamico ma controllato. È un contesto di apprendimento collaborativo, diverso dallo sparring puramente competitivo dove l’intento può essere sopraffare l’altro.
  2. Enfasi sul Controllo Tecnico: Le tecniche, specialmente quelle potenzialmente più pericolose come i colpi Goho ai punti vitali (kyusho) o le leve articolari Juho (gyaku waza), vengono insegnate e praticate enfatizzando il controllo preciso dell’esecuzione. Durante la pratica normale, i colpi vengono fermati prima dell’impatto o portati con contatto leggerissimo, e le leve non vengono forzate fino al punto di causare dolore intenso o lesioni.
  3. Apprendimento Progressivo e Graduale: Il curriculum tecnico ufficiale (kamoku) è strutturato in modo da introdurre le tecniche in modo progressivo. Si parte dai fondamentali (kihon) e si passa a tecniche più complesse o che richiedono maggiore controllo solo quando le basi (incluse le tecniche di sicurezza come l’ukemi) sono state consolidate. L’istruttore adatta la complessità e l’intensità al livello e all’esperienza degli allievi.
  4. Pratica Assidua dell’Ukemi (受身 – Tecniche di Caduta): Prima di praticare seriamente le tecniche di proiezione (Nage Waza), viene dedicata molta cura all’apprendimento e al perfezionamento delle cadute sicure (ukemi). Saper cadere correttamente è fondamentale per proteggere sé stessi quando si riceve una tecnica (uke) e permette al compagno (tori) di praticare con maggiore fiducia e realismo.
  5. Conoscenza dei Kyusho (急所 – Punti Vitali): L’insegnamento dei punti vitali è finalizzato all’efficacia difensiva, ma la loro applicazione in allenamento avviene con estremo controllo, spesso simulata o con contatto leggero e mirato, proprio per evitare infortuni. La conoscenza viene trasmessa in sicurezza.
  6. Inclusione del Seihō (整法 – Metodi di Recupero): La presenza del Seiho nel curriculum fornisce ai praticanti (specialmente ai gradi avanzati) conoscenze di base per gestire piccoli traumi comuni nell’allenamento (contusioni, distorsioni lievi, affaticamento muscolare), promuovendo una migliore cura del corpo e una maggiore consapevolezza.

Il Ruolo Cruciale dell’Istruttore (Sensei / Shihan):

La sicurezza dipende in larga misura dalla competenza e dall’attenzione dell’insegnante:

  1. Istruzione Qualificata: È essenziale allenarsi sotto la guida di istruttori certificati dalla FISK e dalla WSKO. Questi insegnanti hanno ricevuto una formazione specifica non solo sulle tecniche e sulla filosofia, ma anche sui metodi di insegnamento sicuri, sulla gestione del rischio e sui principi di primo soccorso.
  2. Supervisione Attiva: Un buon istruttore supervisiona costantemente l’allenamento, corregge le posture o le esecuzioni potenzialmente pericolose, modula l’intensità degli esercizi in base al gruppo, e si assicura che gli abbinamenti tra i partner siano appropriati per livello ed esperienza.
  3. Creazione di un Ambiente Sicuro: L’istruttore ha la responsabilità di coltivare nel dojo un’atmosfera di rispetto reciproco, fiducia e responsabilità, dove ogni kenshi si senta sicuro di comunicare eventuali difficoltà o fastidi e dove comportamenti pericolosi o irrispettosi non siano tollerati.

Uso di Protezioni (Bōgu – 防具):

Per alcune forme specifiche di pratica avanzata, come lo sparring controllato focalizzato sui colpi Goho (a volte chiamato Bogu Tsuki o simili), viene utilizzato un equipaggiamento protettivo (caschetto, corpetto, guantini, paratibie, conchiglia) per consentire un’applicazione più realistica delle tecniche di percussione minimizzando il rischio di lesioni. È importante notare che l’uso delle protezioni è limitato a questi contesti specifici e non fa parte della pratica quotidiana delle tecniche waza o degli Embu.

Riconoscere i Rischi Intrinseci:

Nonostante tutte le precauzioni, è onesto riconoscere che lo Shorinji Kempo rimane un’arte marziale e un’attività fisica dinamica. Come in qualsiasi sport o disciplina che coinvolge movimento e interazione fisica, esiste sempre una possibilità residua di incorrere in infortuni minori, come contusioni, distorsioni, stiramenti muscolari. Tuttavia, gli infortuni gravi sono rari quando la pratica avviene nel rispetto delle regole, sotto supervisione qualificata e con un atteggiamento consapevole e responsabile da parte di tutti.

La Responsabilità Individuale del Kenshi:

Anche il singolo praticante gioca un ruolo attivo nella sicurezza:

  • Ascoltare attentamente le spiegazioni e le correzioni dell’istruttore.
  • Eseguire le tecniche con controllo e consapevolezza, specialmente quando si lavora con un partner.
  • Comunicare apertamente con il compagno (ad esempio, “battendo” con la mano o a voce – maitta – per segnalare dolore eccessivo in una leva).
  • Non allenarsi superando i propri limiti, soprattutto se si è stanchi, infortunati o non ci si sente bene.
  • Mantenere una buona igiene personale e l’equipaggiamento in ordine (Dōgi pulito, unghie corte).

Conclusione:

In sintesi, lo Shorinji Kempo integra la sicurezza come elemento portante della sua struttura, attraverso la sua filosofia, la sua metodologia didattica (enfasi sul controllo, pratica in coppia, progressione graduale, ukemi), la presenza di istruttori qualificati e la promozione della responsabilità individuale e collettiva. Pur non essendo esente da rischi, come qualsiasi arte marziale, le misure adottate lo rendono una disciplina dove la sicurezza è considerata una priorità assoluta, permettendo ai kenshi di apprendere tecniche di autodifesa efficaci in un ambiente controllato e cooperativo. Scegliere un Doin o Shibu affiliato alla FISK in Italia offre la garanzia che questi standard di sicurezza, definiti a livello internazionale dalla WSKO, vengano rispettati.

17. Controindicazioni

Lo Shorinji Kempo, pur essendo una disciplina che mira all’inclusività e all’adattabilità, rimane un’attività fisica e mentale impegnativa. Come per ogni arte marziale o sport, esistono condizioni fisiche e, in alcuni casi, psicologiche o attitudinali, per le quali la pratica potrebbe essere sconsigliata o richiedere particolari precauzioni e adattamenti. Queste sono le “controindicazioni”.

È fondamentale e imprescindibile sottolineare che prima di iniziare la pratica dello Shorinji Kempo, specialmente in presenza di condizioni mediche preesistenti o dubbi sul proprio stato di salute, è assolutamente necessario consultare il proprio medico curante e/o un medico specializzato in medicina dello sport. L’istruttore (Sensei) deve essere informato di eventuali limitazioni, ma non è un professionista sanitario e non può sostituire il parere medico. La sicurezza propria e altrui è la priorità assoluta.

Controindicazioni Fisiche Maggiori (Richiedono Valutazione Medica Specialistica):

Queste sono condizioni per le quali la pratica potrebbe essere fortemente sconsigliata o richiedere un’attenta valutazione specialistica e un nulla osta medico specifico:

  1. Problemi Cardiovascolari Gravi:
    • Patologie cardiache severe e/o instabili (es. infarto miocardico recente, angina instabile, aritmie cardiache complesse non controllate, ipertensione arteriosa grave non controllata, cardiomiopatie significative, insufficienza cardiaca scompensata). L’intensità variabile dell’allenamento, gli sforzi improvvisi e lo stress fisico potrebbero comportare rischi elevati.
  2. Problemi Muscoloscheletrici Significativi:
    • Lesioni Acute: È controindicato allenarsi durante la fase acuta di traumi come fratture, distorsioni gravi, lussazioni, strappi muscolari importanti, fino a completa guarigione e riabilitazione funzionale certificata.
    • Grave Instabilità Articolare Cronica: Condizioni come lassità legamentosa severa, lussazioni articolari recidivanti (specialmente a carico di spalle, ginocchia), o patologie degenerative avanzate (artrosi grave) possono rendere estremamente rischiose le tecniche di proiezione (Nage Waza), le cadute (Ukemi) e le leve articolari (Gyaku Waza). È necessaria una valutazione specialistica (ortopedico, fisiatra).
    • Patologie della Colonna Vertebrale Serie: Ernia del disco con significativa compressione nervosa, instabilità vertebrale (spondilolistesi di grado elevato), gravi forme di scoliosi, recenti interventi chirurgici alla colonna. Gli impatti delle cadute, le torsioni e le sollecitazioni potrebbero essere dannosi.
    • Osteoporosi Severa: Aumenta significativamente il rischio di fratture in caso di cadute o impatti accidentali.
  3. Condizioni Neurologiche Rilevanti:
    • Epilessia Non Controllata Farmacologicamente: Il rischio di crisi epilettiche durante l’allenamento rappresenta un pericolo serio per sé e per gli altri. È indispensabile un controllo ottimale della patologia e il parere favorevole del neurologo.
    • Disturbi dell’Equilibrio Significativi: Patologie che compromettono gravemente l’equilibrio possono rendere insicure le posizioni (kamae), gli spostamenti dinamici (tai sabaki) e soprattutto le cadute (ukemi).
    • Malattie Neuromuscolari Progressive: A seconda della patologia e del suo stadio, lo sforzo fisico richiesto potrebbe essere eccessivo o controindicato. È mandatoria la consulenza specialistica.
  4. Problemi Respiratori Gravi:
    • Asma Grave o Non Controllata: L’esercizio fisico intenso può scatenare crisi. È necessario un buon controllo farmacologico, il nulla osta medico e avere sempre con sé i farmaci d’emergenza (inalatore).
    • Altre Patologie Respiratorie Severe: Che limitano significativamente la tolleranza allo sforzo.
  5. Altre Condizioni Particolari:
    • Gravidanza: Sebbene in alcuni casi specifici, nelle fasi iniziali e sotto stretto controllo medico e con un istruttore estremamente esperto e consapevole, possa essere ipotizzabile un’attività molto leggera e adattata, generalmente la pratica dello Shorinji Kempo è controindicata durante la gravidanza. I rischi legati a cadute, impatti addominali accidentali, aumento della lassità legamentosa la rendono un’attività sconsigliabile per la sicurezza della madre e del feto.
    • Periodo Post-Operatorio Recente: Dopo interventi chirurgici importanti è necessario rispettare i tempi di guarigione e ottenere il via libera specifico dal chirurgo curante prima di riprendere un’attività fisica come lo Shorinji Kempo.
    • Malattie Emorragiche o Trombotiche: Condizioni che alterano la coagulazione del sangue richiedono grande cautela e parere medico specialistico.
    • Stati Infettivi Acuti o Febbrili: È necessario astenersi dall’allenamento fino a completa guarigione.

Controindicazioni Relative o Situazionali (Richiedono Cautela e Comunicazione):

Queste sono situazioni in cui la pratica potrebbe essere possibile, ma richiede maggiore attenzione, eventuali adattamenti e una comunicazione aperta e costante con medico e istruttore:

  • Limitazioni Fisiche Minori o Dolori Cronici: Lievi problemi articolari o muscolari potrebbero non impedire la pratica, ma richiedono consapevolezza dei propri limiti, capacità di adattare i movimenti e comunicazione con partner e istruttore per evitare sovraccarichi o peggioramenti.
  • Condizioni Psicologiche o di Salute Mentale: L’attività fisica e la disciplina possono avere effetti benefici sulla salute mentale. Tuttavia, in presenza di disturbi psicologici severi, non stabilizzati o che comportano scarso controllo degli impulsi o problemi di gestione dell’aggressività, è opportuna una riflessione e, se necessario, un confronto con lo specialista curante (psichiatra/psicologo) sulla compatibilità con un’arte marziale che prevede contatto fisico e simulazione di stress. L’ambiente strutturato e la filosofia possono essere d’aiuto per alcuni, ma potenzialmente problematici per altri. Anche la componente meditativa e introspettiva richiede un certo grado di stabilità emotiva e concentrazione.

“Controindicazioni” legate all’Atteggiamento:

Sebbene non siano condizioni mediche, alcuni atteggiamenti sono fondamentalmente incompatibili con una pratica sicura ed educativa dello Shorinji Kempo:

  • Rifiuto di Seguire le Regole di Sicurezza e le Indicazioni dell’Istruttore: Mettere a repentaglio sé stessi e gli altri.
  • Mancanza di Rispetto per i Compagni: Comportamenti non collaborativi, irrispettosi o volti a umiliare il partner.
  • Ego Eccessivo o Aggressività Incontrollata: Mentalità non focalizzata sull’apprendimento reciproco ma sulla sopraffazione.
  • Mancanza di Impegno nell’Apprendimento e nella Cooperazione: Atteggiamento passivo o di disturbo.

L’Importanza Fondamentale del Dialogo:

È cruciale ribadire la necessità di una comunicazione trasparente:

  • Con il Medico: Prima di iniziare e ogni volta che subentrano nuove problematiche di salute. È consigliabile richiedere un certificato medico per attività sportiva non agonistica (o agonistica se si partecipa a competizioni di Embu).
  • Con l’Istruttore (Sensei): Informarlo prima di iniziare di qualsiasi limitazione, condizione pregressa o dubbio sul proprio stato di salute, anche se ritenuto di lieve entità. Un buon istruttore saprà ascoltare (nel rispetto della privacy), consigliare e, se possibile e sicuro, adattare parte dell’allenamento alle esigenze individuali, oppure sconsigliare la pratica se i rischi sono troppo elevati.

Conclusione:

In conclusione, sebbene lo Shorinji Kempo miri ad essere una disciplina accessibile a molti, è fondamentale essere consapevoli che determinate condizioni fisiche, e talvolta psicologiche, rappresentano delle controindicazioni che richiedono un’attenta valutazione medica preventiva. La sicurezza individuale e collettiva è un valore non negoziabile. L’onestà riguardo al proprio stato di salute e una comunicazione aperta con i professionisti medici e con l’istruttore sono essenziali. Con il necessario nulla osta medico e un dialogo costruttivo con un insegnante qualificato (certificato FISK/WSKO), anche persone con limitazioni non gravi possono spesso trovare un modo per praticare e beneficiare dello Shorinji Kempo, magari con specifici adattamenti al programma di allenamento.

18. Conclusioni

Concludere una disamina sullo Shorinji Kempo significa tirare le fila di un sistema complesso e sfaccettato che va ben oltre la semplice etichetta di “arte marziale”. È fondamentale comprenderlo non solo come un metodo di combattimento o un’attività fisica, ma come un Gyo (行) – una disciplina, un percorso di vita integrato volto alla formazione completa dell’essere umano. Lo Shorinji Kempo si propone come una “scuola” per forgiare individui migliori, capaci di vivere vite più piene, sicure e significative, contribuendo al contempo al benessere della comunità.

Un Sistema Olistico per l’Essere Umano:

La vera essenza dello Shorinji Kempo risiede nella sua natura olistica, che fonde in modo inestricabile tre pilastri fondamentali:

  1. Autodifesa (Goshin – 護身): Al di là dell’efficacia pratica delle tecniche Goho (dure) e Juho (morbide), che offrono un arsenale versatile per fronteggiare realisticamente aggressioni diverse, l’aspetto dell’autodifesa nello Shorinji Kempo coltiva qualità interiori cruciali. Sviluppa la consapevolezza dell’ambiente circostante, la capacità di prevenire o de-escalare i conflitti (seguendo il principio Shushu Koju – difesa prioritaria), e la fiducia in sé necessaria per agire con calma e determinazione sotto pressione. Il principio Fusatsu Katsujin (non uccidere, dare vita) permea l’applicazione tecnica, mirando a neutralizzare la minaccia con il minimo danno necessario, preservando la dignità umana ove possibile.
  2. Salute Fisica e Mentale (Kenko – 健康): La pratica costante migliora forza, flessibilità, coordinazione e resistenza cardiovascolare. Ma i benefici per la salute vanno oltre l’aspetto puramente fisico. La corretta esecuzione dei Kihon (fondamentali) e degli Hokei (forme) migliora la postura e la biomeccanica corporea. Le tecniche di Seiho offrono strumenti pratici per il mantenimento del benessere muscolo-scheletrico e il recupero. Inoltre, la pratica del Chinkon-gyo (meditazione e recitazione dei principi) funge da potente strumento per la riduzione dello stress, la focalizzazione mentale e il raggiungimento di un equilibrio interiore, essenziale per affrontare le sfide quotidiane.
  3. Sviluppo Etico e Spirituale (Shūyō – 修養): Questo è forse l’aspetto che più distingue lo Shorinji Kempo. Non si tratta di un optional, ma del cuore pulsante dell’arte. Attraverso la pratica fisica vissuta secondo i principi filosofici chiave – Ken Zen Ichinyo (unità corpo-mente), Riki Ai Funi (forza e amore inseparabili), Kumite Shutai (centralità della pratica in coppia), Jiko Kakuritsu (stabilire se stessi) e Jita Kyōraku (felicità/beneficio reciproco) – i praticanti (Kenshi) sono costantemente stimolati a sviluppare disciplina, rispetto, coraggio, umiltà, compassione e senso di giustizia. L’interazione continua con i partner nel Dojo, le discussioni filosofiche (Howa), l’etichetta (Reigi) e la condivisione di obiettivi comuni creano un ambiente unico per la crescita del carattere. L’obiettivo finale è il Hitozukuri (人づくり) – letteralmente “fare persone”, ovvero formare individui completi e responsabili.

Unicità nel Panorama Marziale e Sociale:

Lo Shorinji Kempo si distingue per:

  • L’integrazione indissolubile tra tecnica marziale, filosofia di vita e pratiche per la salute.
  • La metodologia basata sulla cooperazione, dove il partner non è un avversario da sconfiggere ma un compagno essenziale per l’apprendimento e la crescita reciproca.
  • L’applicazione pratica della filosofia in ogni aspetto dell’allenamento e, idealmente, nella vita quotidiana.
  • Una visione che va oltre l’individuo, puntando al miglioramento della società attraverso la formazione di cittadini attivi, consapevoli e altruisti, in linea con la visione originale di Doshin So per il Giappone post-bellico, oggi più attuale che mai in un mondo globalizzato e complesso.

Un Percorso per il Mondo Moderno:

In un’epoca come quella attuale (Aprile 2025), caratterizzata da rapidi cambiamenti, incertezze e spesso da tensioni sociali, lo Shorinji Kempo offre strumenti preziosi. Promuove la resilienza fisica e mentale, insegna a gestire i conflitti (interni ed esterni) in modo costruttivo, favorisce il dialogo e la comprensione reciproca attraverso la pratica condivisa. Offre una comunità (Doin) solidale e un percorso strutturato per chi cerca non solo abilità di autodifesa, ma anche un senso di scopo, un codice etico solido e un modo concreto per contribuire positivamente al proprio ambiente.

In conclusione, lo Shorinji Kempo non è una destinazione, ma un viaggio continuo di apprendimento e auto-miglioramento. È un invito a coltivare il proprio potenziale fisico, mentale e spirituale, non per isolarsi o dominare, ma per vivere in armonia con se stessi e con gli altri, incarnando l’ideale di una forza guidata dalla compassione e dalla giustizia. È un’arte marziale che forma non solo combattenti capaci, ma soprattutto, persone migliori.

 

19. Fonti

 

Le informazioni presentate in questa pagina dedicata allo Shorinji Kempo sono il risultato di una sintesi basata su conoscenze consolidate e pubblicamente accessibili riguardo a questa disciplina. È importante comprendere la natura e l’affidabilità delle diverse tipologie di fonti disponibili per chi desidera approfondire l’argomento. Come intelligenza artificiale (alla data attuale, 14 Aprile 2025), non ho accesso diretto a esperienze pratiche, materiali riservati o interviste, ma ho elaborato le informazioni a partire da un vasto corpus di dati testuali disponibili fino alla mia ultima data di aggiornamento.

Le fonti ideali e più autorevoli per informazioni sullo Shorinji Kempo possono essere classificate come segue:

  1. Fonti Primarie Ufficiali (Massima Autorevolezza):

    • World Shorinji Kempo Organization (WSKO) – 世界少林寺拳法連盟: È l’organizzazione internazionale che governa e sovrintende la pratica e la diffusione dello Shorinji Kempo nel mondo, con sede centrale (Hombu) a Tadotsu, Giappone.
      • Sito Web Ufficiale WSKO: (Tipicamente reperibile all’indirizzo www.shorinjikempo.or.jp o domini correlati). Questa è LA fonte primaria per informazioni ufficiali su:
        • Storia e filosofia secondo la linea ufficiale.
        • Principi dottrinali del Kongo Zen.
        • Struttura organizzativa globale.
        • Calendario degli eventi internazionali (es. Taikai mondiali).
        • Panoramica generale del curriculum tecnico (senza dettagli riservati).
        • Elenco delle federazioni nazionali affiliate.
        • Notizie e comunicati ufficiali dal Hombu.
      • Pubblicazioni Ufficiali WSKO: Il quartier generale potrebbe pubblicare manuali (come il Kyohan, spesso riservato agli istruttori o membri avanzati), riviste periodiche o altri materiali informativi per i propri membri.
    • Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK): È l’organizzazione nazionale riconosciuta dalla WSKO per l’Italia. Rappresenta l’autorità ufficiale per lo Shorinji Kempo sul territorio italiano.
      • Sito Web Ufficiale FISK: (Tipicamente reperibile all’indirizzo www.shorinjikempo.it o simile). Questa è la fonte primaria per informazioni specifiche per l’Italia:
        • Elenco aggiornato dei Dōin (Dojo) affiliati e riconosciuti sul territorio nazionale.
        • Contatti dei responsabili federali e regionali.
        • Calendario degli eventi nazionali (stage, campionati Embu, sessioni d’esame).
        • Informazioni sulle procedure di tesseramento e graduazione in Italia.
        • Notizie relative all’attività dei Kenshi italiani e della federazione.
        • Assicura che l’insegnamento in Italia sia conforme agli standard WSKO.
  2. Fonti Secondarie:

    • Libri sullo Shorinji Kempo:
      • Scritti del Fondatore (Doshin So): Esistono opere scritte da Doshin So, come il “Hiden Shorinji Kempo” (Shorinji Kempo Segreto) o il “Shorinji Kempo Kyohan” (Manuale Tecnico), sebbene possano essere di difficile reperibilità, in lingua originale (giapponese) o destinate a un pubblico interno all’organizzazione. Offrono una visione diretta del pensiero del fondatore.
      • Libri di Istruttori o Studiosi: Potrebbero esistere pubblicazioni di istruttori di alto grado o studiosi che trattano aspetti specifici della storia, filosofia o tecnica. È sempre consigliabile verificare che tali autori siano riconosciuti all’interno della WSKO.
      • Opere Generali sulle Arti Marziali: Enciclopedie o libri che trattano diverse arti marziali possono includere capitoli o sezioni dedicate allo Shorinji Kempo, utili per un inquadramento generale ma potenzialmente meno dettagliate o precise delle fonti ufficiali.
    • Materiale Audiovisivo:
      • Documentari e Video Ufficiali: Canali ufficiali WSKO o FISK (es. su piattaforme come YouTube) possono presentare video dimostrativi, documentari sulla storia, interviste o reportage di eventi. Esistono anche filmati storici, alcuni con il fondatore Doshin So.
      • Video Didattici (con cautela): Sebbene possano esistere video didattici, la WSKO enfatizza l’apprendimento diretto sotto la guida di un istruttore qualificato; l’affidabilità e l’ufficialità di materiale video non prodotto dai canali ufficiali va valutata criticamente.
    • Ricerca Accademica: Lo Shorinji Kempo, per la sua peculiarità, può essere oggetto di studio in discipline come sociologia dello sport, antropologia culturale, studi giapponesi o storia delle religioni. Articoli scientifici o tesi di laurea/dottorato possono offrire analisi approfondite su aspetti specifici, sebbene siano spesso di accesso limitato (pubblicazioni accademiche).
  3. Fonti Terziarie (da usare con cautela):

    • Siti Web/Blog di Singoli Dōin o Praticanti: Molti Dōin affiliati hanno propri siti web o pagine social. Questi sono utili per informazioni locali (orari, contatti specifici del Dojo), ma le informazioni generali sull’arte dovrebbero sempre riflettere quelle ufficiali WSKO/FISK. Blog personali di praticanti possono offrire spunti interessanti ma rappresentano prospettive individuali.
    • Forum Online e Siti Web Generici sulle Arti Marziali: Possono contenere discussioni, opinioni e confronti tra diverse arti. Tuttavia, le informazioni presenti richiedono un’attenta verifica incrociata con le fonti ufficiali, poiché possono contenere imprecisioni, opinioni personali non rappresentative o informazioni obsolete.

Nota sulla Natura dell’Informazione Generata:

È importante ribadire che le informazioni contenute in questa pagina sono state generate da un modello linguistico AI basato sui dati disponibili fino alla mia ultima data di addestramento. Non derivano da consultazione in tempo reale dei siti menzionati né da accesso a materiali riservati o esperienze dirette. Pertanto, rappresentano una sintesi di conoscenza generale e pubblica.

Raccomandazione Finale:

Per ottenere le informazioni più accurate, aggiornate e complete sullo Shorinji Kempo, si raccomanda vivamente di:

  1. Consultare direttamente i siti web ufficiali della WSKO e della FISK.
  2. Acquistare eventuali pubblicazioni ufficiali disponibili.
  3. Contattare un Dōin (Dojo) affiliato FISK nella propria zona: Il contatto diretto con istruttori qualificati e la partecipazione a una lezione di prova rappresentano il modo migliore per comprendere appieno la pratica e la filosofia dello Shorinji Kempo.
 
 
 

20. Disclaimer

Avviso Importante per l’Utente

Scopo del Presente Disclaimer: Il presente disclaimer ha lo scopo fondamentale di definire la natura, lo scopo e le limitazioni delle informazioni contenute in questa pagina sullo Shorinji Kempo. È essenziale che l’utente comprenda appieno questi punti prima di utilizzare o fare affidamento su qualsiasi parte del contenuto fornito. L’obiettivo è garantire trasparenza e gestire correttamente le aspettative riguardo all’accuratezza, completezza e applicabilità delle informazioni.

Natura delle Informazioni Fornite: Si prega di notare che tutte le informazioni presentate in questa pagina sono fornite esclusivamente a scopo informativo generale ed educativo. Questo testo è una sintesi di conoscenze pubblicamente disponibili e dati di addestramento relativi allo Shorinji Kempo, aggiornati alla data del 14 Aprile 2025. In nessun caso il contenuto di questa pagina deve essere interpretato o utilizzato come sostituto di:

  1. Consulenza Medica Professionale: Le informazioni qui contenute non costituiscono parere medico, diagnosi, trattamento o valutazione della vostra idoneità fisica alla pratica dello Shorinji Kempo. Non possono sostituire il giudizio clinico di un medico, fisioterapista o altro operatore sanitario qualificato. Qualsiasi decisione relativa all’inizio, alla continuazione o alla modifica della pratica in presenza di condizioni mediche preesistenti (cardiovascolari, articolari, neurologiche, ecc.) deve essere presa solo ed esclusivamente dopo aver consultato un medico competente che possa valutare il vostro stato di salute specifico.
  2. Istruzione Tecnica Qualificata: Questo testo non è un manuale di addestramento né una guida pratica per apprendere le tecniche dello Shorinji Kempo. Tentare di imparare o praticare tecniche di arti marziali basandosi unicamente su descrizioni testuali, immagini o video è altamente sconsigliato e potenzialmente pericoloso. L’apprendimento corretto, sicuro ed efficace dello Shorinji Kempo richiede tassativamente la guida diretta, la supervisione e le correzioni personalizzate di un istruttore qualificato e certificato, all’interno di un ambiente di pratica (Dojo/Doin) strutturato e sicuro.
  3. Consulenza Legale: Le informazioni fornite non costituiscono consulenza legale in materia di autodifesa, responsabilità civile o penale durante la pratica o in situazioni reali, né riguardo a qualsiasi altra questione legale. Le leggi sull’autodifesa variano significativamente in base alla giurisdizione (Stato, Regione) e richiedono il parere di un professionista legale qualificato.
  4. Qualsiasi Altro Tipo di Consulenza Professionale: Il contenuto non intende sostituire consulenze professionali di altra natura (es. psicologica, filosofica a livello terapeutico, ecc.).

Accuratezza, Completezza e Aggiornamento: Sebbene sia stato fatto ogni sforzo ragionevole per garantire che le informazioni fornite siano accurate e coerenti con le conoscenze generali disponibili alla data sopra indicata, non viene fornita alcuna garanzia, esplicita o implicita, riguardo alla loro assoluta accuratezza, completezza, adeguatezza o tempestività. Le informazioni sulle arti marziali, incluse le interpretazioni tecniche o filosofiche, possono evolvere. Dettagli specifici (come regolamenti interni, programmi tecnici dettagliati, riferimenti a persone o eventi) possono cambiare nel tempo. Essendo generate da un’intelligenza artificiale, queste informazioni presentano inoltre limitazioni intrinseche (impossibilità di accedere a dati in tempo reale, fonti riservate, esperienze dirette o sfumature culturali complesse).

Assunzione del Rischio da Parte dell’Utente: L’utente riconosce e accetta che la pratica dello Shorinji Kempo, come qualsiasi altra arte marziale, sport da combattimento o attività fisica intensa, comporta rischi intrinseci e inevitabili di lesioni fisiche, che possono variare da lievi a gravi. Tali rischi esistono indipendentemente dal livello di esperienza, dalle precauzioni adottate o dalla qualità dell’istruzione. Qualsiasi decisione di intraprendere attività basate, anche parzialmente, sulle informazioni qui contenute, o di iniziare la pratica dello Shorinji Kempo, viene presa a totale ed esclusivo rischio e pericolo dell’utente.

Limitazione di Responsabilità: Nei limiti massimi consentiti dalla legge applicabile, l’autore, il fornitore (Google/Gemini) e qualsiasi entità associata declinano espressamente ogni e qualsiasi responsabilità per:

  • Eventuali errori, imprecisioni od omissioni presenti nel contenuto di questa pagina.
  • Qualsiasi azione intrapresa o non intrapresa dall’utente sulla base delle informazioni qui fornite.
  • Qualsiasi danno, perdita, lesione o pregiudizio (di natura fisica, mentale, emotiva, materiale o di qualsiasi altro tipo) che possa derivare, direttamente o indirettamente, dall’uso, dall’affidamento o dall’interpretazione di queste informazioni.
  • Qualsiasi danno, perdita, lesione o pregiudizio subito durante la pratica effettiva dello Shorinji Kempo, indipendentemente dal fatto che tale pratica sia stata influenzata o meno dalle informazioni contenute in questa pagina.

Nessuna Approvazione (Endorsement): La presentazione di queste informazioni non costituisce un’approvazione o una raccomandazione specifica per alcun particolare Dōin (Dojo), istruttore, evento, prodotto, interpretazione dottrinale o materiale didattico relativo allo Shorinji Kempo, al di là del riconoscimento delle organizzazioni ufficiali (WSKO, FISK) come fonti primarie di riferimento.

Importanza Fondamentale dell’Istruzione Qualificata e della Consulenza Medica: Si ribadisce con la massima enfasi la raccomandazione di cercare istruzione esclusivamente presso istruttori qualificati e certificati, affiliati alle organizzazioni ufficiali riconosciute (WSKO e, per l’Italia, FISK). È cruciale allenarsi in un ambiente sicuro, sotto supervisione competente e seguendo i protocolli di sicurezza stabiliti. Allo stesso modo, si ribadisce la necessità imprescindibile di consultare un medico qualificato prima di iniziare qualsiasi programma di attività fisica intensa come lo Shorinji Kempo, specialmente in presenza di dubbi sul proprio stato di salute o condizioni mediche preesistenti.

Responsabilità dell’Utente: È responsabilità esclusiva dell’utente valutare criticamente le informazioni presentate, verificarle tramite le fonti ufficiali primarie, richiedere consulenza professionale ove necessario e prendere decisioni informate riguardo alla propria salute, sicurezza e partecipazione a qualsiasi attività correlata allo Shorinji Kempo.

Utilizzando o consultando questa pagina, l’utente dichiara di aver letto, compreso e accettato integralmente i termini del presente disclaimer.

a cura di F. Dore – 2025

I commenti sono chiusi.