Ninjutsu (忍術) LV

Tabella dei Contenuti

1. Cosa è

Il termine Ninjutsu (忍術), traducibile letteralmente come “Arte della Perseveranza” o “Tecniche della Furtività/Resistenza”, rappresenta un complesso e sfaccettato sistema di abilità, strategie e discipline sviluppatosi nel Giappone feudale. Sebbene oggi sia conosciuto principalmente come un’arte marziale, la sua essenza storica va ben oltre il semplice combattimento. È più accurato descriverlo come un corpus di conoscenze e pratiche finalizzate alla sopravvivenza, all’intelligence e al successo in missioni non convenzionali.

Analisi del Termine:

  • Nin (忍): Questo ideogramma (kanji) è cruciale per comprendere la filosofia alla base. È composto da due parti:
    • Yaiba (刃), la lama o il filo di una spada, posto sopra a:
    • Kokoro (心), il cuore o la mente. Questa combinazione evoca molteplici significati: perseveranza, sopportazione, resistenza (anche di fronte a una minaccia mortale come una lama sul cuore), pazienza, autocontrollo, discrezione, segretezza e furtività. Non si tratta solo di nascondersi fisicamente, ma anche di celare le proprie intenzioni, emozioni e capacità.
  • Jutsu (術): Questo kanji significa arte, tecnica, abilità, metodo, scienza. Indica un approccio pratico e funzionale all’apprendimento e all’applicazione di determinate capacità.

Quindi, “Ninjutsu” non è solo “l’arte dei ninja”, ma più profondamente “l’arte di perseverare e agire con discrezione e abilità tecnica”. Spesso viene usato in modo intercambiabile con Shinobi-jutsu (忍び術), dove Shinobi (letteralmente “colui che si cela” o “colui che persevera”) è considerato il termine storicamente più accurato per indicare i praticanti di queste arti, rispetto al più popolare “Ninja” (忍者, “persona che pratica il Nin”).

Natura Storica e Scopo:

Storicamente, il Ninjutsu non era un’arte marziale codificata come il Kendo o il Judo moderno, ma un insieme di competenze eterogenee richieste per compiti specifici, spesso legati allo spionaggio (Chōhō), al sabotaggio, all’infiltrazione (Shinobi-iri) e alla guerriglia. Durante periodi di instabilità politica e conflitti continui, come il periodo Sengoku (XV-XVII secolo), le abilità degli Shinobi erano preziose per i signori feudali (Daimyō).

Il valore primario di uno Shinobi non risiedeva necessariamente nella sua abilità di combattimento diretto (sebbene fosse importante), ma nella sua capacità di:

  1. Raccogliere informazioni cruciali sul nemico (disposizione delle truppe, piani, punti deboli).
  2. Operare senza essere scoperto, infiltrandosi in territori ostili o roccaforti.
  3. Eseguire missioni specifiche (sabotaggio di risorse, creazione di disordini, consegna di messaggi segreti, talvolta assassinii mirati, anche se questo aspetto è spesso esagerato dalla cultura popolare).
  4. Sopravvivere e fuggire in condizioni avverse, utilizzando l’ambiente a proprio vantaggio (Tonpō).

Le tecniche impiegate erano estremamente varie e pragmatiche, attingendo da diverse fonti: arti marziali tradizionali, conoscenze agricole, pratiche ascetiche montane (come lo Shugendō), strategie militari cinesi (come quelle di Sun Tzu) e conoscenze pratiche di medicina, chimica (per esplosivi e fumogeni – Kayaku-jutsu), meteorologia (Tenmon), geografia (Chimon) e psicologia (per l’inganno e la manipolazione – Bōryaku).

Il Ninjutsu Moderno (Budo Ninjutsu / Ninpō):

Con la pacificazione del Giappone nel periodo Edo e il successivo declino della figura dello Shinobi come agente militare, molte tradizioni di Ninjutsu rischiarono di scomparire. Alcune furono preservate segretamente all’interno di lignaggi familiari (Ryūha). Nel XX secolo, grazie all’opera di figure come Toshitsugu Takamatsu e il suo erede Masaaki Hatsumi (fondatore della Bujinkan), queste tradizioni sono state riorganizzate e presentate al mondo come Budo (武道, Via Marziale).

Il Ninjutsu praticato oggi in organizzazioni come la Bujinkan, la Genbukan o la Jinenkan, pur basandosi sulle tecniche e sui principi storici, ha un focus diverso:

  1. Difesa Personale: Le tecniche di combattimento (Taijutsu) e l’uso delle armi vengono studiati per l’autoprotezione in contesti moderni.
  2. Sviluppo Personale: L’allenamento mira a coltivare qualità come la consapevolezza (Zanshin), la calma sotto pressione, l’adattabilità, la coordinazione, la forza funzionale e la resilienza mentale e fisica.
  3. Preservazione Culturale: Si studiano le forme (Kata), le strategie e la storia delle antiche scuole per mantenere vivo questo patrimonio culturale.
  4. Filosofia: Si approfondisce il significato del Nin come percorso di crescita interiore, autocontrollo e comprensione più profonda di sé e del mondo.

Talvolta si usa il termine Ninpō (忍法) per riferirsi a questa forma moderna, dove  (法) significa “legge”, “principio” o “dottrina”, suggerendo un sistema più elevato che integra la filosofia e gli aspetti spirituali alle mere tecniche (Jutsu).

In Sintesi:

Il Ninjutsu è un’arte giapponese complessa che:

  • Storicamente, era un insieme di abilità pratiche per lo spionaggio, la guerriglia e la sopravvivenza, utilizzate dagli Shinobi nel Giappone feudale.
  • Etimologicamente, significa “Arte della Perseveranza/Furtività”, sottolineando la pazienza, l’adattabilità e la discrezione.
  • Tecnicamente, abbraccia un vasto spettro di discipline: combattimento a mani nude e con armi, infiltrazione, mimetismo, fuga, strategia, psicologia, conoscenze naturali e altro.
  • Filosoficamente, si basa sull’adattabilità, sull’uso dell’ambiente, sul raggiungimento dell’obiettivo con il minimo conflitto possibile e sul controllo mentale ed emotivo.
  • Oggi, viene praticato principalmente come un Budo (Via Marziale) volto alla difesa personale, allo sviluppo fisico e mentale e alla conservazione di tradizioni storiche, spesso sotto il nome di Ninjutsu o Ninpō.

È quindi riduttivo definirlo solo come “l’arte dei ninja” o come una semplice arte di combattimento. È un sistema olistico che integra strategia, tecnica e filosofia per affrontare le sfide della vita e del conflitto in modo efficace e intelligente.

2. Caratteristiche, filosofia e aspetti chiave

Il Ninjutsu si distingue da molte altre arti marziali per un insieme unico di caratteristiche, una filosofia pragmatica e aspetti chiave che ne definiscono l’essenza, sia nella sua forma storica che nella pratica moderna come Budo. Questi elementi sono interconnessi e fondamentali per comprendere la vera natura di questa disciplina.

1. La Filosofia del “Nin” (忍): Il Cuore della Perseveranza e della Discrezione

Come già accennato, l’ideogramma Nin (lama sul cuore) è il fulcro filosofico. Rappresenta molto più della semplice “furtività”:

  • Perseveranza e Sopportazione (Nintai – 忍耐): La capacità di resistere a difficoltà estreme, sia fisiche (dolore, fatica, condizioni ambientali avverse) che mentali (paura, stress, isolamento). È la determinazione a portare a termine la missione o a sopravvivere nonostante gli ostacoli.
  • Pazienza Strategica: Non agire impulsivamente, ma saper attendere il momento opportuno (lo suki, l’apertura o vulnerabilità nell’avversario o nella situazione), osservando e pianificando con calma.
  • Discrezione e Segretezza: L’abilità di celare le proprie capacità, intenzioni, emozioni e persino la propria presenza fisica. Questo include il mimetismo, il movimento silenzioso, ma anche la capacità di apparire inoffensivi o diversi da ciò che si è realmente (Hensōjutsu).
  • Autocontrollo Emotivo: Mantenere una mente calma e lucida (Heijōshin – 平常心) anche sotto intensa pressione o minaccia. Controllare la paura, la rabbia e l’ego è essenziale per prendere decisioni razionali e agire efficacemente. Il concetto di Fudōshin (不動心 – mente impassibile/inamovibile) è centrale.

2. Adattabilità e Strategia Non Convenzionale (Kyojitsu Tenkan Hō – 虚実転換法 / Bōryaku – 謀略)

Il Ninjutsu è intrinsecamente strategico e adattivo:

  • Kyojitsu Tenkan Hō (“Metodo di cambiare tra verità e menzogna”): Questo principio chiave implica la capacità di manipolare la percezione dell’avversario, alternando attacchi reali e finte, mostrando forza dove si è deboli e viceversa, usando l’inganno e la sorpresa. Si tratta di controllare il flusso informativo e psicologico del confronto.
  • Flessibilità Tattica: Il praticante non è legato a schemi rigidi. Deve essere in grado di modificare istantaneamente la propria strategia in base all’evoluzione della situazione, sfruttando le opportunità impreviste e le debolezze dell’avversario. Non esiste una “sola” risposta corretta.
  • Bōryaku (Strategia / Stratagemmi): L’enfasi è sulla pianificazione intelligente, spesso indiretta. L’obiettivo è vincere prima ancora che lo scontro fisico inizi, o renderlo il più vantaggioso possibile attraverso l’astuzia, la conoscenza del terreno, l’uso di diversivi e la guerra psicologica. L’intelligence (Chōhō) è il fondamento della strategia efficace.
  • Economia dello Sforzo: Raggiungere l’obiettivo con il minimo dispendio di energia e il minimo rischio personale, utilizzando l’ambiente, le armi improvvisate e le circostanze a proprio favore.

3. Movimento Naturale e Consapevolezza Corporea (Shizen Gyō Un Ryūsui – 自然行雲流水 / Taihenjutsu – 体変術)

Il movimento nel Ninjutsu riflette la filosofia dell’adattabilità:

  • Shizen Gyō Un Ryūsui (“Andare naturalmente come le nuvole, fluire come l’acqua”): Questo ideale descrive un movimento che è fluido, rilassato, efficiente e in armonia con le leggi naturali della fisica e della biomeccanica. Non ci sono posture rigide o movimenti forzati; il corpo si muove come un’unità coordinata.
  • Taihenjutsu (“Arte del movimento/cambiamento del corpo”): Include tutte le abilità di movimento fondamentali:
    • Ukemi Gata: Tecniche di caduta e rotolamento per assorbire impatti e muoversi agilmente a terra.
    • Spostamenti (Aruki): Camminare e muoversi silenziosamente, adattando il passo al terreno e alla situazione.
    • Salti e arrampicate (Tobikiri).
    • Schivate e movimenti evasivi.
  • Taijutsu (体術 – Arte del corpo): Il combattimento a mani nude si basa su questi principi di movimento naturale, utilizzando la struttura corporea, la leva, il tempismo e l’angolazione per controllare o neutralizzare l’avversario, piuttosto che fare affidamento sulla sola forza bruta.

4. Gestione dello Spazio, della Distanza e del Tempo (Maai – 間合い / Kūkan – 空間 / Timing)

La manipolazione di queste variabili è cruciale:

  • Maai: Non è solo la distanza fisica, ma la relazione dinamica spazio-temporale tra sé e l’avversario (o l’obiettivo). Comprende la capacità di controllare questa distanza, entrare e uscire dalla portata dell’avversario al momento giusto, e percepire l’intenzione attraverso la gestione dello spazio.
  • Kūkan (Spazio): Utilizzo consapevole dello spazio tridimensionale, sfruttando angoli ciechi, coperture, dislivelli e l’ambiente circostante per ottenere un vantaggio tattico.
  • Timing: La capacità istintiva di agire nel momento esatto di massima efficacia, spesso sfruttando un’apertura momentanea (suki) nella difesa o nella concentrazione dell’avversario.

5. Sopravvivenza e Integrazione con la Natura

Storicamente vitale, questo aspetto insegna la resilienza e l’autosufficienza:

  • Conoscenze Ambientali: Comprendere e utilizzare il terreno (Chimon), le condizioni meteorologiche (Tenmon), le piante (per cibo, medicine o veleni – Yagen), e il comportamento animale.
  • Abilità Pratiche: Orientamento, mimetismo, costruzione di rifugi, reperimento di acqua e cibo, primo soccorso rudimentale.
  • Mentalità: Sviluppare l’ingegnosità e la capacità di improvvisare soluzioni con risorse limitate. Nella pratica moderna, si traduce in maggiore consapevolezza dell’ambiente e capacità di problem-solving.

6. Visione Olistica e Integrata

Il Ninjutsu non compartimentalizza le sue discipline, ma le vede come parti interconnesse di un unico sistema:

  • Sinergia tra Abilità: Le tecniche a mani nude (Taijutsu), l’uso delle armi (Buki Waza), le strategie (Bōryaku), le tecniche di movimento (Taihenjutsu), le abilità di sopravvivenza e lo sviluppo mentale (Seishin Teki Kyōyō) si influenzano e si rafforzano a vicenda. Ad esempio, i principi del Taijutsu si applicano anche all’uso delle armi, e la strategia guida l’applicazione delle tecniche.
  • Formazione Completa: L’obiettivo è formare un individuo completo, capace di affrontare una vasta gamma di situazioni utilizzando l’intero arsenale di conoscenze e abilità a sua disposizione.

7. Pragmatismo ed Efficacia Funzionale

L’approccio del Ninjutsu è eminentemente pratico:

  • Focus sul Risultato: Ciò che conta è l’efficacia nell’ottenere il risultato desiderato (sopravvivenza, successo della missione, neutralizzazione della minaccia), non l’aderenza a regole formali o l’estetica del movimento fine a se stessa.
  • Utilizzo di Ogni Vantaggio: Sfruttare qualsiasi strumento disponibile, convenzionale o meno, inclusi l’ambiente, le armi improvvisate e l’inganno psicologico. Il concetto di “combattimento leale” è estraneo alla sua logica storica.

8. Coltivazione Mentale e Spirituale (Seishin Teki Kyōyō – 精神的教養)

Al di là delle tecniche fisiche, il Ninjutsu (specialmente nella sua forma Budo) enfatizza lo sviluppo interiore:

  • Consapevolezza Accresciuta: Sviluppare una percezione sensoriale acuita e una consapevolezza costante di sé e dell’ambiente circostante (Zanshin – 残心).
  • Comprensione della Psicologia Umana: Capire le proprie reazioni emotive e quelle altrui per poterle gestire o influenzare strategicamente.
  • Intuizione: Coltivare la capacità di percepire pericoli o opportunità non immediatamente evidenti.
  • Etica del Budo: Nella pratica moderna, l’enfasi è sull’uso delle abilità per la protezione di sé e degli altri, per la pace e per la crescita personale, distanziandosi dagli scopi storicamente più oscuri.

In conclusione, le caratteristiche, la filosofia e gli aspetti chiave del Ninjutsu delineano un’arte complessa e profonda, basata sulla perseveranza, l’adattabilità strategica, il movimento naturale, la gestione dello spazio-tempo, la sopravvivenza, una visione olistica, il pragmatismo e una significativa componente di sviluppo mentale e spirituale. È questa combinazione unica a rendere il Ninjutsu un sistema affascinante e ancora rilevante nel mondo contemporaneo.

3. La storia

La storia del Ninjutsu è un percorso lungo, complesso e, per molti aspetti, ancora avvolto nel mistero. Ricostruirla con precisione è difficile a causa della natura segreta delle sue pratiche, della scarsità di documenti storici affidabili e della successiva contaminazione con leggende e folklore. Tuttavia, possiamo tracciare le linee generali della sua evoluzione dalle origini oscure fino alla sua forma moderna come Budo.

1. Origini Incertae e Influenze Formative (Periodo Antico – Periodo Heian, ?-1185)

Le radici del Ninjutsu affondano in tempi remoti, ben prima che il termine stesso venisse coniato. Non nasce come un sistema codificato, ma come un insieme di abilità pratiche di sopravvivenza, spionaggio e tattiche non convenzionali sviluppatesi organicamente in risposta a necessità specifiche.

  • Difficoltà di Datazione: È impossibile stabilire una data di nascita precisa. Tecniche di infiltrazione, mimetismo e raccolta informazioni sono probabilmente esistite in Giappone fin dalle prime società organizzate.
  • Influenze Esterne ed Interne:
    • Cina: Strategie militari classiche, come “L’Arte della Guerra” di Sun Tzu (VI-V sec. a.C.), che enfatizza l’importanza dello spionaggio, dell’inganno e della conoscenza del nemico, ebbero sicuramente un’influenza sul pensiero strategico giapponese. Alcune tecniche potrebbero essere state importate dalla Cina continentale durante i periodi di scambio culturale.
    • Shugendō (修験道): Questa pratica ascetica montana, che fonde elementi buddhisti esoterici, shintoisti e taoisti, ebbe un ruolo significativo. Gli Yamabushi (山伏, asceti di montagna) svilupparono una profonda conoscenza della natura, tecniche di sopravvivenza in ambienti ostili, erboristeria, medicina rudimentale e pratiche meditative per il controllo mentale. La loro mobilità nelle aree remote e la loro reputazione talvolta misteriosa potrebbero averli resi adatti a compiti di ricognizione o aver influenzato i gruppi che poi svilupparono il Ninjutsu.
    • Pratiche Indigene: Tecniche di caccia, sopravvivenza e guerriglia sviluppate localmente dalle popolazioni rurali o da gruppi che vivevano ai margini della società.
  • Figure Proto-Ninja?: Alcune figure storiche o leggendarie sono state associate a pratiche simili al Ninjutsu. Ad esempio, si narra che il principe semi-leggendario Yamatotakeru (IV secolo?) usò il travestimento per assassinare due capi nemici. Anche al Principe Shōtoku Taishi (574-622) viene attribuito l’impiego di spie con abilità speciali. Tuttavia, questi sono collegamenti spesso aneddotici e difficili da verificare.

2. Sviluppo Graduale e Prime Scuole (Periodo Kamakura – Nanboku-chō, 1185-1392)

Durante questi periodi di crescente instabilità e conflitti tra clan guerrieri, l’esigenza di intelligence e tattiche irregolari aumentò.

  • Specializzazione: Accanto alla figura del samurai (Bushi), iniziarono a delinearsi gruppi o individui specializzati in compiti che esulavano dalle regole del combattimento aperto e onorevole tipico dei guerrieri convenzionali.
  • Akutō (悪党): Bande di guerrieri, contadini scontenti o ronin che operavano al di fuori delle strutture feudali principali, spesso utilizzando tattiche di guerriglia e incursioni. Alcune delle loro metodologie potrebbero aver contribuito allo sviluppo del Ninjutsu.
  • Formazione dei Primi Ryūha: È in questo periodo che, secondo le tradizioni di alcune scuole (come la Togakure-ryū, che fa risalire le sue origini al XII secolo con Daisuke Togakure), potrebbero essersi formati i primi lignaggi familiari o scuole (Ryūha) che iniziarono a sistematizzare e tramandare queste abilità specifiche in regioni isolate.

3. L’Età d’Oro: Il Periodo Sengoku (1467-1615)

Questo fu il periodo di massima fioritura e utilizzo del Ninjutsu. L’arcipelago giapponese era frammentato da continue guerre civili tra i vari signori feudali (Daimyō). In questo clima di caos, tradimenti e alleanze mutevoli, le abilità degli Shinobi divennero indispensabili.

  • Ruolo Cruciale: Gli Shinobi venivano impiegati per:
    • Spionaggio: Raccogliere informazioni sui piani, le fortificazioni e le risorse nemiche.
    • Infiltrazione: Penetrare castelli e accampamenti per sabotaggio, assassinio o apertura di porte dall’interno.
    • Guerriglia: Condurre incursioni a sorpresa, disturbare le linee di rifornimento, diffondere disinformazione o panico.
    • Guardia del Corpo e Contro-spionaggio: Proteggere il proprio signore da minacce simili.
  • Iga e Kōka: I Centri Nevralgici: Due regioni divennero particolarmente famose per i loro “specialisti”:
    • Geografia: Situate in aree montuose e strategicamente vicine alla capitale imperiale Kyoto, erano relativamente isolate e difficili da controllare per le autorità centrali.
    • Struttura Sociale: Erano organizzate in confederazioni semi-autonome (ikki) di famiglie guerriere locali (Ji-samurai) che svilupparono e perfezionarono collettivamente le arti dello spionaggio e della guerriglia come mezzo di sopravvivenza e come “servizio” da offrire ai potenti Daimyō in cambio di protezione o denaro. Non erano “clan ninja” monolitici, ma complesse reti sociali.
    • Reputazione: La fama degli uomini di Iga e Kōka si diffuse in tutto il Giappone. Figure come Hattori Hanzō (proveniente da Iga, ma al servizio di Tokugawa Ieyasu come samurai e comandante di uomini con abilità Shinobi) contribuirono a questa notorietà.

4. Declino e Trasformazione: Lo Shogunato Tokugawa (Periodo Edo, 1603-1868)

L’unificazione del Giappone sotto il dominio stabile dello Shogunato Tokugawa portò a un lungo periodo di pace interna (Pax Tokugawa). Questo ebbe un impatto profondo sul Ninjutsu:

  • Riduzione della Domanda: La fine delle guerre civili su larga scala diminuì drasticamente la necessità di spie e agenti segreti militari.
  • Integrazione e Adattamento: Alcune famiglie Shinobi furono assorbite nell’apparato di sicurezza dello Shogunato, svolgendo compiti di polizia segreta, guardia o intelligence interna (come gli Oniwaban, le cui funzioni sono però dibattute dagli storici). Altri persero il loro ruolo tradizionale e dovettero dedicarsi ad altre attività.
  • Formalizzazione e Segretezza: Le arti marziali in generale divennero più formalizzate (Budo). Le tradizioni di Ninjutsu sopravvissute dovettero adattarsi, spesso diventando ancora più segrete e venendo tramandate oralmente all’interno di ristretti circoli familiari o scolastici. Questo ne garantì la sopravvivenza, ma ne aumentò anche l’aura di mistero e il rischio di perdita di conoscenze.
  • Compilazione Scritta: Nel tentativo di preservare questo patrimonio, vennero compilati alcuni manuali. Il più famoso è il Bansenshūkai (萬川集海, “Tutti i Fiumi si Riuniscono nel Mare”), completato nel 1676 da Fujibayashi Yasutake. Questo testo monumentale raccoglie conoscenze dalle tradizioni di Iga e Kōka, trattando di filosofia, strategia, tecniche di infiltrazione, armi, esplosivi, tecniche psicologiche, divinazione e molto altro. È una fonte preziosa, sebbene di difficile interpretazione pratica senza una guida esperta. Altri testi importanti includono lo Shōninki (1681) e il Ninpiden (o Shinobi Hiden).

5. Obscurità e Rinascita (Periodo Meiji – Oggi, 1868 – Presente)

La Restaurazione Meiji (1868) e la rapida modernizzazione del Giappone portarono all’abolizione della classe samurai e a un ulteriore declino delle arti marziali tradizionali.

  • Percezione Pubblica: Il Ninjutsu venne sempre più relegato al regno del folklore e della leggenda, alimentato da racconti popolari, teatro Kabuki e romanzi che ne esageravano le capacità fino a renderle sovrannaturali. L’immagine del “ninja” mascherato e quasi magico iniziò a prendere piede.
  • Sopravvivenza di Pochi Lignaggi: Solo un numero limitato di Ryūha riuscì a mantenere una trasmissione autentica e ininterrotta attraverso i tumulti della modernizzazione e delle guerre mondiali.
  • Figure Chiave della Rinascita:
    • Toshitsugu Takamatsu (高松 寿嗣, 1889-1972): Considerato “l’ultimo vero ninja combattente”, fu l’erede di numerose scuole marziali antiche, incluse diverse tradizioni di Ninjutsu (come la Togakure-ryū). Ebbe una vita avventurosa, viaggiando e testando le sue abilità in Giappone e Cina. Fu lui a conservare queste tradizioni in un’epoca in cui rischiavano l’estinzione.
    • Masaaki Hatsumi (初見 良昭, n. 1931): Allievo diretto e successore designato di Takamatsu. Ricevette il mandato di unificare e tramandare gli insegnamenti delle nove scuole ereditate. Negli anni ’70, prese la decisione rivoluzionaria di aprire questi insegnamenti, precedentemente segreti, al pubblico giapponese e internazionale, fondando l’organizzazione Bujinkan Dōjō (武神館道場).
  • Globalizzazione: Grazie all’opera di Hatsumi e dei suoi primi allievi (inclusi occidentali come Stephen K. Hayes, che contribuirono enormemente alla diffusione negli USA e in Europa), il Ninjutsu (o Ninpō Taijutsu, come spesso viene chiamato nella Bujinkan) conobbe una diffusione globale a partire dagli anni ’70 e ’80. Questo coincise con un “boom” mediatico del ninja nella cultura popolare, che, sebbene spesso inaccurato, contribuì a suscitare interesse verso l’arte autentica.
  • Organizzazioni Moderne: Oggi, la Bujinkan è la più grande organizzazione, ma esistono altre scuole importanti come la Genbukan (fondata da Shoto Tanemura) e la Jinenkan (fondata da Fumio Manaka), entrambe guidate da ex allievi diretti di Hatsumi, che portano avanti l’eredità di queste antiche tradizioni.

Sfide Storiografiche:

È fondamentale ricordare che la storia del Ninjutsu è costellata di zone d’ombra. La segretezza intrinseca, la trasmissione spesso orale, la perdita di documenti, le esagerazioni nei racconti e la difficoltà nel distinguere i fatti storici dalle leggende rendono la ricerca un compito arduo. L’immagine popolare del ninja è spesso molto distante dalla realtà storica dello Shinobi.

Conclusione:

La storia del Ninjutsu è un viaggio affascinante attraverso secoli di storia giapponese. Da un insieme di competenze pratiche nate dalla necessità in tempi di guerra, si è evoluto attraverso periodi di grande richiesta, declino, segretezza e infine rinascita, trasformandosi in un Budo complesso e profondo, praticato oggi in tutto il mondo per lo sviluppo personale e la conservazione di un patrimonio culturale unico.

4. Il Fondatore

Una delle prime e più importanti precisazioni da fare riguardo al Ninjutsu è che non esiste un singolo fondatore nel senso in cui lo intendiamo per altre arti marziali come il Judo (fondato da Jigorō Kanō) o l’Aikido (fondato da Morihei Ueshiba). Il Ninjutsu, come corpus di conoscenze e abilità, si è sviluppato in modo organico e diffuso nel corso di molti secoli.

Perché Non Esiste un Unico Fondatore?

  • Natura Composita: Il Ninjutsu non è un sistema monolitico creato da una sola persona, ma un insieme eterogeneo di tecniche, strategie e filosofie sviluppate da diverse famiglie, clan e individui in varie regioni del Giappone, principalmente per rispondere a esigenze pratiche di sopravvivenza, spionaggio e conflitto in epoche turbolente.
  • Sviluppo Attraverso i Ryūha: La conoscenza veniva coltivata e tramandata all’interno di specifiche scuole o tradizioni familiari chiamate Ryūha (流派). Ogni Ryūha aveva il proprio lignaggio, le proprie specializzazioni tecniche e strategiche, e spesso attribuiva la propria fondazione a una figura storica o semi-leggendaria vissuta secoli prima (ad esempio, Daisuke Togakure per la Togakure-ryū, vissuto secondo la tradizione nel XII secolo). Questi individui furono fondatori di specifiche scuole, non del Ninjutsu nella sua totalità.
  • Segretezza della Trasmissione: La natura segreta della trasmissione all’interno di questi gruppi rende difficile tracciare una linea genealogica unica o identificare una singola figura originaria per l’intero complesso di arti definite “Ninjutsu”.

Figure Chiave nella Trasmissione e Organizzazione Moderna

Se non possiamo parlare di un fondatore originario, possiamo però identificare due figure assolutamente cruciali che hanno permesso alle tradizioni autentiche di Ninjutsu (in particolare quelle oggi più conosciute e praticate) di sopravvivere al XX secolo e di diffondersi globalmente: Toshitsugu Takamatsu e Masaaki Hatsumi.

1. Toshitsugu Takamatsu (高松 寿嗣, 1889 – 1972): Il Custode e Anello di Congiunzione

Takamatsu è universalmente riconosciuto come la figura chiave che ha preservato e incarnato diverse tradizioni marziali antiche, comprese quelle di Ninjutsu, in un’epoca in cui rischiavano seriamente l’estinzione.

  • Formazione: Nato ad Akashi, iniziò la pratica marziale giovanissimo sotto la guida del nonno, Toda Shinryuken Masamitsu, che si dice fosse Sōke (caposcuola) di Shinden Fudo-ryū, Koto-ryū e Gyokko-ryū, e istruttore di Ninjutsu per lo shogunato. Studiò anche con altri maestri come Ishitani Matsutaro Takekage (inhereditando Kuki Shinden-ryū e Takagi Yoshin-ryū) e Mizuta Yoshitaro Tadafusa.
  • Erede di Molteplici Tradizioni: Attraverso questi lignaggi, Takamatsu divenne l’erede legittimo e il Sōke di numerose scuole, tra cui la fondamentale Togakure-ryū Ninpō Taijutsu.
  • Esperienze di Vita (“Il Tigre della Mongolia”): Trascorse un periodo significativo della sua giovinezza (circa 10 anni) viaggiando e lavorando in Cina e Mongolia. Secondo i resoconti, spesso tramandati oralmente, questo periodo fu caratterizzato da sfide reali, combattimenti e situazioni di vita o di morte che gli permisero di testare e affinare le sue abilità marziali in contesti pratici. Si dice che durante questo periodo guadagnò il soprannome di “Mōko no Tora” (蒙古の虎 – Tigre della Mongolia). L’esattezza storica di ogni dettaglio è talvolta dibattuta, ma queste esperienze contribuirono a forgiare la sua reputazione di artista marziale eccezionale e autentico.
  • Ritorno e Insegnamento Selettivo: Rientrato in Giappone, si stabilì infine a Kashihara (prefettura di Nara), dove condusse una vita più ritirata, gestendo una sala da tè e un piccolo hotel e insegnando le sue arti solo a un ristrettissimo numero di allievi scelti.
  • Significato: Takamatsu non fondò queste scuole, ma fu il depositario vivente delle loro conoscenze. Rappresenta l’anello di congiunzione fondamentale tra le tradizioni antiche e la loro possibilità di sopravvivenza nel mondo moderno. Senza di lui, è molto probabile che queste specifiche linee di Ninjutsu sarebbero andate perdute.

2. Masaaki Hatsumi (初見 良昭, nato il 2 Dicembre 1931): L’Organizzatore e Diffusore Globale

Hatsumi è l’allievo più famoso di Takamatsu e la figura che ha reso accessibile questo patrimonio al mondo intero.

  • Ricerca dell’Autenticità: Dopo aver praticato diverse arti marziali moderne (Judo, Karate, Kendo, Aikido) e aver raggiunto alti livelli, Hatsumi sentiva che mancava qualcosa di più profondo e realistico. Venne a conoscenza di Takamatsu e, intorno al 1957, iniziò a viaggiare ogni fine settimana per oltre 15 anni da Noda (dove lavorava come osteopata – seikotsu) a Kashihara per studiare intensamente sotto la sua guida.
  • Successione: Takamatsu riconobbe in Hatsumi le qualità necessarie per ereditare le tradizioni. Poco prima della sua morte, avvenuta il 2 aprile 1972, Takamatsu nominò formalmente Masaaki Hatsumi come suo unico successore e Sōke della seguente generazione per le nove antiche scuole marziali (Ryūha) che custodiva:
    1. Togakure-ryū Ninpō Taijutsu (戸隠流忍法体術)
    2. Gyokko-ryū Kosshijutsu (玉虎流骨指術)
    3. Kuki Shinden-ryū Happō Bikenjutsu (九鬼神伝流八法秘剣術)
    4. Koto-ryū Koppōjutsu (虎倒流骨法術)
    5. Shinden Fudo-ryū Dakentaijutsu (神伝不動流打拳体術)
    6. Takagi Yoshin-ryū Jūtaijutsu (高木揚心流柔体術)
    7. Gikan-ryū Koppōjutsu (義鑑流骨法術)
    8. Gyokushin-ryū Ninpō (玉心流忍法)
    9. Kumogakure-ryū Ninpō (雲隠流忍法)
  • Fondazione della Bujinkan: Per onorare il suo maestro (soprannominato “Bujin” – Divino Guerriero) e per dare una struttura organizzativa all’insegnamento di queste nove scuole, Hatsumi fondò la Bujinkan Dōjō (武神館道場 – “Sala del Divino Guerriero”) nei primi anni ’70.
  • Apertura al Mondo: La decisione più rivoluzionaria di Hatsumi fu quella di rompere con la tradizione di estrema segretezza e iniziare a insegnare queste arti apertamente, non solo ai giapponesi ma anche agli stranieri che dimostravano sincera dedizione. Questa apertura, iniziata negli anni ’70 e accelerata negli anni ’80, ha permesso la diffusione globale del Ninjutsu (o più precisamente, del Budo Taijutsu della Bujinkan).
  • Insegnamento e Riconoscimenti: Hatsumi Sōke ha viaggiato per decenni in tutto il mondo tenendo seminari (Taikai) e ha formato migliaia di istruttori. Il suo approccio enfatizza il “sentire” la tecnica, il movimento naturale, l’adattabilità (henka) e la comprensione dei principi sottostanti piuttosto che la mera ripetizione meccanica. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per il suo contributo alla cultura e alle arti marziali. Ad oggi (Aprile 2025), pur avendo ridotto l’attività didattica su larga scala, continua a supervisionare l’organizzazione Bujinkan dal Giappone.
  • Significato: Hatsumi non è il fondatore del Ninjutsu nel senso originario, ma è il fondatore della Bujinkan e la figura chiave responsabile della sopravvivenza, organizzazione e diffusione a livello mondiale delle nove tradizioni ereditate da Takamatsu. È grazie alla sua visione e alla sua opera che oggi migliaia di persone possono praticare queste antiche arti.

Conclusione:

In sintesi, alla domanda “Chi è il fondatore del Ninjutsu?” la risposta corretta è che non esiste un unico fondatore. Esistono fondatori leggendari per le singole scuole (Ryūha) vissuti secoli fa. Tuttavia, per comprendere come queste arti siano giunte fino a noi oggi, le figure assolutamente centrali sono Toshitsugu Takamatsu, che ne fu il custode e preservatore nel difficile passaggio tra il XIX e il XX secolo, e Masaaki Hatsumi, suo erede, che ne ha organizzato l’insegnamento moderno attraverso la Bujinkan e ne ha permesso la diffusione planetaria.

5. Maestri Famosi

  • Identificare i “maestri famosi” del Ninjutsu richiede una distinzione importante tra figure storiche (spesso avvolte nella leggenda), le figure chiave della trasmissione moderna e i maestri contemporanei che portano avanti l’arte oggi.

    A. Figure Storiche e Semi-Leggendarie

    Questi individui sono celebri per le loro imprese nel Giappone feudale, sebbene la linea tra realtà storica e mito sia spesso labile. La loro fama deriva da cronache dell’epoca, racconti popolari e successive interpretazioni culturali.

    1. Hattori Hanzō (服部 半蔵, ca. 1542–1596):
      • Realtà Storica: Contrariamente all’immagine popolare, Hanzō era principalmente un samurai di grande valore proveniente dalla provincia di Iga, fedelissimo servitore di Tokugawa Ieyasu (il futuro Shōgun). La sua fama deriva dalla sua abilità tattica, dal suo coraggio e dal comando di uomini provenienti da Iga (noti per le loro abilità non convenzionali). Fu cruciale nell’aiutare Ieyasu a mettersi in salvo attraverso territori ostili dopo la morte di Oda Nobunaga nel 1582 (l’incidente di Honnō-ji), un’impresa che consolidò la sua reputazione.
      • Leggenda Ninja: La sua connessione con Iga e il comando di guerrieri con abilità Shinobi hanno alimentato la leggenda che lo dipinge come un “super ninja” dotato di poteri quasi sovrannaturali (teletrasporto, precognizione, ecc.), capacità non supportate da fonti storiche affidabili. Il suo nome è rimasto iconico, tanto che una delle porte del Palazzo Imperiale di Tokyo (ex Castello di Edo) porta ancora il suo nome (Hanzōmon).
    2. Fūma Kotarō (風魔 小太郎, attivo tardo XVI sec.):
      • Capo Clan: Figura semi-leggendaria, considerato il capo (o una successione di capi con lo stesso nome) del clan Fūma (風魔一党, Fūma-ittō), un gruppo di suppa (altro termine per agenti specializzati in guerriglia e spionaggio) originario della provincia di Sagami.
      • Tattiche: Erano noti per le loro tattiche di guerriglia brutali ed efficaci, specializzati in incursioni notturne, cavalleria d’assalto e operazioni navali. Furono acerrimi nemici del clan Hōjō di Odawara. Le descrizioni fisiche di Kotarō nelle cronache sono spesso mostruose, contribuendo al suo alone leggendario.
    3. Ishikawa Goemon (石川 五右衛門, ?-1594):
      • Bandito-Eroe: È principalmente una figura del folklore giapponese, un fuorilegge leggendario simile a Robin Hood, che rubava ai ricchi per dare ai poveri.
      • Connessione al Ninjutsu: Le sue presunte abilità ninja (infiltrazione, fuga) sono probabilmente aggiunte successive alla sua leggenda per spiegarne le audaci imprese. La sua storicità è incerta, ma la sua morte per esecuzione (bollito vivo in un calderone insieme al figlio) è un elemento ricorrente e drammatico nei racconti.
    4. Momochi Sandayū (百地 三太夫, attivo XVI sec.):
      • Leader di Iga: Considerato uno dei tre grandi jōnin (capi di alto livello) della regione di Iga durante il periodo Sengoku, insieme a Fujibayashi Nagato e (in un ruolo più complesso) Hattori Hanzō. Rappresentava una delle famiglie più potenti e influenti all’interno della confederazione di Iga, responsabile dell’organizzazione e della difesa della regione, nonché della gestione delle “risorse” Shinobi. La sua esistenza storica è più plausibile rispetto ad altre figure leggendarie.
    5. Fujibayashi Nagato (藤林 長門, attivo XVI sec.):
      • Leader di Iga: L’altro grande jōnin di Iga menzionato insieme a Momochi. Guidava un’altra delle principali famiglie della regione. La sua famiglia è significativa anche perché un suo discendente, Fujibayashi Yasutake, fu il compilatore del celebre manuale Bansenshūkai nel 1676, un tentativo di preservare le conoscenze di Iga e Kōka.
    6. Daisuke Togakure (戸隠 大助, leggendario, XII sec.):
      • Fondatore di Scuola: Figura leggendaria a cui viene attribuita la fondazione della Togakure-ryū Ninpō dopo essere stato sconfitto in battaglia come samurai e aver trovato rifugio nelle montagne di Iga, dove avrebbe appreso nuove tecniche di combattimento e strategia non convenzionali. Simboleggia le origini antiche di uno specifico lignaggio.

    B. Figure Chiave della Trasmissione Moderna

    Questi due maestri sono fondamentali per la sopravvivenza e la diffusione del Ninjutsu nel mondo contemporaneo.

    1. Toshitsugu Takamatsu (高松 寿嗣, 1889–1972):
      • Il Preservatore: Come già dettagliato, fu l’erede di numerose scuole antiche e il maestro di Masaaki Hatsumi. La sua importanza non risiede nella “fama” pubblica (visse gran parte della sua vita in relativa oscurità), ma nel suo ruolo insostituibile di custode e trasmettitore di un patrimonio che altrimenti sarebbe andato perduto.
    2. Masaaki Hatsumi (初見 良昭, n. 1931):
      • Il Diffusore: Successore di Takamatsu e fondatore della Bujinkan Dōjō. È la figura più famosa e influente del Ninjutsu moderno a livello globale. Grazie alla sua decisione di aprire l’insegnamento al mondo e alla sua instancabile attività didattica per decenni, le nove scuole da lui ereditate sono oggi praticate da migliaia di persone in tutti i continenti. La sua interpretazione e il suo carisma hanno plasmato la percezione moderna dell’arte.

    C. Maestri Moderni Rilevanti (Principalmente Bujinkan e Scuole Correlate)

    Identificare i maestri “famosi” oggi è complesso, data la diffusione globale e la struttura decentralizzata dell’insegnamento. La fama può derivare dall’anzianità, dall’abilità tecnica, dal ruolo pionieristico o dalla capacità didattica. Qui alcuni esempi significativi, senza pretesa di esaustività:

    • Shihan Giapponesi Anziani (Bujinkan): Molti maestri giapponesi hanno raggiunto i gradi più alti (15° Dan, il massimo nella Bujinkan) e sono considerati pilastri dell’organizzazione, avendo studiato direttamente con Hatsumi per molti anni. Tra i più noti e rispettati (la cui prominenza può variare nel tempo):
      • Ishizuka Tetsuji (石塚 鉄二)
      • Oguri Nobutoshi (小栗 信利)
      • Nagato Toshiro (長門 俊郎)
      • Noguchi Tatsuya (野口 竜弥)
      • Senō Hideo (妹尾 秀雄)
      • Someya Kenichi (染谷 見一)
    • Pionieri Non Giapponesi (Bujinkan): Alcuni studenti occidentali hanno avuto un ruolo cruciale nella diffusione iniziale dell’arte:
      • Stephen K. Hayes (USA): Fondamentale per l’introduzione e la popolarizzazione del Ninjutsu negli Stati Uniti e in Occidente negli anni ’70-’80. Autore di numerosi libri, ha poi fondato il proprio sistema, il To-Shin Do.
      • Doron Navon (Israele): Uno dei primissimi studenti non giapponesi di Hatsumi (iniziò negli anni ’60 prima ancora della formalizzazione della Bujinkan) e il primo straniero a ricevere licenze di insegnamento (Shidōshi). Ha avuto un ruolo chiave nello stabilire la Bujinkan in Israele e in Europa.
      • Altri Shihan Occidentali: Numerosi praticanti occidentali hanno raggiunto i massimi livelli e gestiscono importanti dojo e organizzazioni nei rispettivi paesi, contribuendo significativamente all’insegnamento e all’evoluzione della pratica.
    • Fondatori di Organizzazioni Correlate: Maestri che hanno studiato con Hatsumi (o Takamatsu) e hanno poi fondato le proprie organizzazioni, diventando figure di riferimento per i loro seguaci:
      • Shoto Tanemura (種村 匠刀, n. 1947): Fondatore della Genbukan Ninpō Bugei e della Kokusai Jujutsu Renmei. Insegna la sua interpretazione di diverse tradizioni marziali, incluse quelle di Ninjutsu ereditate da varie fonti.
      • Fumio Manaka (眞鍋 文夫, n. 1945, nome d’arte Unsui): Fondatore della Jinenkan. Si concentra sull’insegnamento di specifiche scuole classiche secondo la sua ricerca e interpretazione, basata sugli insegnamenti ricevuti.

    Conclusione:

    Il panorama dei maestri famosi di Ninjutsu è variegato. Si spazia dalle figure iconiche e semi-leggendarie del passato, la cui fama è legata a eventi storici e folklore, alle figure cardine della trasmissione moderna come Takamatsu e Hatsumi, fino ai numerosi maestri contemporanei, giapponesi e non, che oggi guidano la pratica e l’evoluzione di quest’arte marziale in tutto il mondo all’interno della Bujinkan e di altre organizzazioni correlate. La “fama” nel contesto moderno è spesso legata all’influenza didattica, all’anzianità nel lignaggio e al contributo dato alla diffusione e alla comprensione di queste complesse tradizioni.

6. Leggende, curiosità, storie e aneddoti

Il mondo del Ninjutsu è un terreno fertile per leggende affascinanti, curiosità intriganti e aneddoti storici che spesso sfumano i confini tra realtà e finzione. Esplorare questo aspetto permette di comprendere meglio non solo l’arte stessa, ma anche come è stata percepita e mitizzata nel corso dei secoli.

A. Sfatiamo i Miti più Comuni (Mythbusting)

Molte idee popolari sui ninja derivano da film, fumetti e videogiochi, spesso esagerando o fraintendendo le reali capacità e pratiche degli Shinobi storici.

  1. Invisibilità: I ninja non potevano diventare letteralmente invisibili. La loro leggendaria capacità di “scomparire” era il risultato di:
    • Abilità di Occultamento (Intonjutsu): Maestria nel mimetismo, nello sfruttare ombre, coperture naturali e artificiali.
    • Movimento Furtivo (Shinobi-iri): Tecniche per muoversi senza essere visti o sentiti.
    • Distrazione e Inganno: Usare diversivi (rumori, fumo, oggetti lanciati) per distogliere l’attenzione.
    • Travestimento (Hensōjutsu): Confondersi tra la folla o assumere identità insospettabili.
    • Tempismo: Scegliere il momento giusto per muoversi o nascondersi.
  2. Camminare sull’Acqua: Nessuna magia. Questa leggenda deriva probabilmente da:
    • Mizu-gumo (水蜘蛛 – “Ragni d’acqua”): Speciali dispositivi galleggianti in legno o pelli gonfiate legati ai piedi. La loro efficacia pratica su acqua aperta è molto dibattuta; forse erano più utili per attraversare paludi, risaie o terreni fangosi.
    • Tecniche di Guado Silenzioso: Attraversare fiumi con l’acqua fino al collo, usando tubi di bambù o canne (take-zutsu) per respirare sott’acqua.
    • Barche Smontabili o Nascoste: Utilizzo di piccole imbarcazioni facilmente occultabili.
  3. Velocità e Agilità Sovrumane: L’eccezionale mobilità attribuita ai ninja era frutto di un allenamento fisico rigoroso e della padronanza del Taihenjutsu (tecniche di movimento corporeo), che include rotolamenti, cadute, salti, arrampicate e spostamenti fluidi ed efficienti. Non si trattava di poteri soprannaturali, ma di abilità umane portate all’estremo.
  4. Controllo degli Elementi: Le storie di ninja che comandano fuoco, vento o terra si riferiscono a conoscenze pratiche:
    • Fuoco: Uso abile di esplosivi, fumogeni, frecce incendiarie (Kayaku-jutsu).
    • Vento: Sfruttare la direzione del vento per avvicinarsi sottovento, diffondere fumo o fuoco, o usare aquiloni per la ricognizione o (molto più raramente e rischiosamente) per il trasporto leggero.
    • Terra: Abilità nello scavare, nascondersi sottoterra, sfruttare il terreno (Chimon).
  5. Mutaforma: Questa leggenda deriva dalle sofisticate tecniche di Hensōjutsu (変装術 – arte del travestimento). Gli Shinobi potevano assumere le sembianze di monaci itineranti (komusō), mercanti, attori (sarugaku), contadini o altre figure comuni per infiltrarsi o raccogliere informazioni senza destare sospetti. Non era una trasformazione fisica magica.

B. Curiosità sulle Abilità e l’Addestramento

L’addestramento dello Shinobi era olistico e mirava a sviluppare corpo e mente a livelli eccezionali.

  • Addestramento Sensoriale: Si narra di esercizi specifici per acuire i sensi: imparare a distinguere suoni lontanissimi, identificare persone o sostanze dall’odore, migliorare la visione notturna (abituando gli occhi al buio, conoscendo le fasi lunari).
  • Allenamento della Memoria: Essenziale per agenti segreti che non potevano portare documenti scritti compromettenti. Dovevano memorizzare layout di castelli, volti, conversazioni, mappe mentali. Si ipotizza l’uso di tecniche mnemoniche.
  • Movimento Silenzioso (Shinobi Aruki): Esistevano tecniche specifiche per camminare senza fare rumore su diversi tipi di terreno (pavimenti in legno, ghiaia, foglie secche), controllando il respiro e distribuendo il peso corporeo.
  • Resistenza al Dolore e alle Intemperie: L’addestramento includeva l’esposizione a condizioni estreme per temprare il corpo e la mente, e la capacità di sopportare il dolore senza tradirsi.
  • Gotōn-jitsu (五遁術 – Tecniche di Fuga dei Cinque Elementi): Un concetto tradizionale che classifica le tecniche di fuga basandosi sui cinque elementi della filosofia cinese:
    • Mokuton (Legno): Fuggire attraverso foreste, arrampicandosi sugli alberi, usando la vegetazione per nascondersi.
    • Katon (Fuoco): Usare fuoco, fumo o esplosivi come diversivo o copertura per la fuga.
    • Doton (Terra): Nascondersi in buche, sotto terra, sfruttare grotte o depressioni del terreno.
    • Kinton (Metallo): Usare strumenti metallici (come i kunai o gli shuriken) per distrarre, difendersi o creare ostacoli durante la fuga.
    • Suiton (Acqua): Fuggire attraverso fiumi, laghi, mare, o nascondendosi sott’acqua.

C. Curiosità su Armi e Strumenti

Gli strumenti del ninja erano spesso ingegnosi e multifunzionali.

  • Il Dibattito sulla Ninja-tō (忍者刀): La spada corta, a lama dritta e con guardia (tsuba) quadrata, iconica nei film, ha una base storica molto debole. È più probabile che gli Shinobi usassero spade comuni (Katana, Wakizashi) magari modificate (accorciate, con fodero (saya) più lungo per contenere oggetti o polveri), o spade catturate ai nemici. La leggenda vuole che il lungo cordone (sageo) servisse per legare, come filo d’inciampo o per misurare; e che la tsuba larga fosse usata come gradino per scavalcare muri.
  • Attrezzi Prima che Armi: Molti “armi ninja” erano in realtà attrezzi agricoli o da lavoro adattati:
    • Kunai (苦無): Utensile da scavo, leva, rampino improvvisato, arma secondaria.
    • Kama (鎌): Falcetto agricolo.
    • Shikoro: Sega da legno, usata anche per tagliare corde o creare aperture.
  • Metsubushi (目潰し – Accecatore): Poteva contenere semplice cenere, sabbia, pepe macinato, o miscele più sofisticate con polvere di ferro, sostanze irritanti o velenose, contenute in gusci d’uovo svuotati, piccole scatole o tubi di bambù, per accecare temporaneamente o distrarre l’avversario.
  • Kusarigama (鎖鎌 – Falce con Catena): Arma complessa e versatile, che combina la portata della catena con peso (kusari-fundō) e il taglio ravvicinato della falce (kama). Richiedeva grande abilità per essere usata efficacemente senza ferirsi.
  • Shuriken (手裏剣 – Lama nascosta nella mano): Esistevano innumerevoli forme (hira shuriken a stella, bō shuriken a dardo, ecc.). Non sempre erano pensati per uccidere, ma spesso per ferire, distrarre, rallentare l’inseguitore, o talvolta per essere usati come messaggi fissati a un bersaglio. Potevano essere ricoperti di veleno o sostanze irritanti.

D. Storie e Aneddoti Storici

Alcuni eventi storici vedono protagonisti (o presunti tali) gli Shinobi.

  • L’Invasione di Iga (Tenshō Iga no Ran – 天正伊賀の乱, 1581): Oda Nobunaga, frustrato dalla resistenza e dall’indipendenza della provincia di Iga, lanciò un’invasione su larga scala con decine di migliaia di uomini. Gli abitanti di Iga opposero una fiera resistenza usando tattiche di guerriglia, ma furono alla fine sopraffatti dalla superiorità numerica. L’evento fu brutale e portò alla devastazione della regione e alla dispersione di molti Shinobi, che dovettero cercare impiego altrove.
  • La Traversata di Ieyasu (1582): L’aneddoto più famoso legato a Hattori Hanzō. Dopo l’assassinio di Oda Nobunaga a Kyoto, Tokugawa Ieyasu si trovava in pericolo vicino a Osaka. Hanzō, con l’aiuto di famiglie locali di Iga e Kōka, lo guidò attraverso territori ostili fino a raggiungere le sue terre, salvandogli la vita e assicurandosi la sua futura gratitudine.
  • Ninja negli Assedi: Cronache di assedi famosi (come Odawara, Fushimi, Osaka) menzionano tentativi di infiltrazione da parte di agenti per raccogliere informazioni, appiccare incendi, aprire le porte o assassinare i comandanti nemici. Il successo di queste missioni è difficile da verificare.
  • La Rivolta di Shimabara (1637-38): Durante la repressione della rivolta contadina a maggioranza cristiana, si narra che lo Shogunato Tokugawa impiegò un gruppo di Shinobi di Kōka per infiltrarsi nella roccaforte dei ribelli, il Castello di Hara, per valutare le difese e rubare provviste, anche se il loro contributo effettivo all’esito finale fu probabilmente limitato.
  • Il Bansenshūkai (萬川集海): La compilazione di questo manuale nel 1676 da parte di Fujibayashi Yasutake (discendente del jōnin di Iga Fujibayashi Nagato) è di per sé un aneddoto storico significativo. Rappresenta il tentativo di condensare e preservare un vasto corpus di conoscenze che rischiava di andare perduto con la fine dell’era delle guerre e l’avvento della pace Tokugawa.

E. Kunoichi: Le Donne Ninja

Sebbene la documentazione storica sia scarsa rispetto agli uomini, l’esistenza e l’impiego di agenti femminili (Kunoichi, くノ一) è plausibile e parte integrante della tradizione.

  • Ruoli: Potevano sfruttare pregiudizi sociali per infiltrarsi in ambienti inaccessibili agli uomini (corti, templi, case nobiliari) sotto mentite spoglie (servitrici, danzatrici, monache, cortigiane). Erano probabilmente impiegate principalmente per spionaggio, raccolta informazioni, seduzione, come corrieri segreti, e forse in rari casi per assassinii mirati.
  • Mochizuki Chiyome (望月 千代女): Figura semi-leggendaria del XVI secolo, moglie di un samurai al servizio del clan Takeda. Secondo la tradizione, dopo la morte del marito, Takeda Shingen le avrebbe affidato il compito di creare e gestire una rete segreta di agenti femminili (miko, o sacerdotesse shinto itineranti) addestrate nello spionaggio e nella trasmissione di informazioni. La sua base storica è debole, ma rappresenta l’archetipo della Kunoichi organizzatrice.

F. Aneddoti sui Maestri Moderni

Le vite dei maestri che hanno traghettato il Ninjutsu nel presente sono anch’esse fonte di storie.

  • Takamatsu Toshitsugu: Le storie sulle sue avventure in Cina, i suoi combattimenti reali, la sua capacità di percepire il pericolo e le sue dimostrazioni di abilità quasi sovrannaturali (spesso tramandate oralmente all’interno della Bujinkan) contribuiscono alla sua immagine leggendaria di “ultimo vero ninja combattente”.
  • Hatsumi Masaaki: Molti aneddoti riguardano il suo stile di insegnamento unico: l’enfasi sul “sentire” la tecnica piuttosto che copiarla, i movimenti imprevedibili, l’uso dell’umorismo, e il famoso (e talvolta controverso) “Sakki Test“, una prova in cui l’esaminando, bendato o di spalle, dovrebbe percepire e schivare un fendente “senz’anima” portato dall’istruttore (spesso Hatsumi stesso per i gradi più alti), che simboleggia la percezione dell’intento omicida o del pericolo imminente.

Conclusione:

Leggende, curiosità e aneddoti sono parte integrante del fascino del Ninjutsu. Ci mostrano non solo le possibili realtà storiche di un’arte focalizzata sull’ingegno e l’adattabilità, ma anche come l’immaginario collettivo abbia elaborato e trasformato la figura dello Shinobi. Separare il grano dalla pula, il fatto storico dalla finzione, è un esercizio continuo, ma l’insieme di questi racconti contribuisce a dipingere il quadro ricco e complesso di quest’arte marziale unica.

7. Tecniche

Le tecniche del Ninjutsu (spesso chiamate collettivamente Ninpō, specialmente nel contesto del Budo moderno) costituiscono un sistema estremamente vasto e integrato, che va ben oltre il semplice combattimento. Storicamente, l’obiettivo era la sopravvivenza e il successo della missione con ogni mezzo necessario. Nella pratica moderna come Budo, queste tecniche vengono studiate per la difesa personale, lo sviluppo fisico-mentale e la preservazione culturale.

Sebbene esistano elenchi tradizionali come il Ninja Jūhachikei (忍者十八形 – Le 18 Discipline/Forme del Ninja), la cui composizione esatta può variare leggermente tra le fonti e le scuole, è utile raggruppare le tecniche per aree tematiche per comprenderne meglio l’ampiezza.

I. Tecniche Corporee (Taijutsu e Abilità di Movimento)

Questa è forse l’area più praticata nel Ninjutsu moderno (spesso definito Bujinkan Budo Taijutsu) ed è la base per tutte le altre.

  1. Taijutsu (体術 – Arte del Corpo / Combattimento Senza Armi):
    • Dakentaijutsu (打拳体術 – Tecniche di Colpo): Include un vasto arsenale di percussioni utilizzando ogni parte del corpo:
      • Pugni (Tsuki): Con diverse formazioni della mano (FudōkenShikan-kenBoshi-ken, ecc.).
      • Colpi a mano aperta (ShutōShakō-kenHappa-ken).
      • Calci (Keri/Soku): Usando tallone (Sokuyaku), punta (Sokki-ken), taglio del piede (Sokugyaku), ginocchio (Sokki).
      • Colpi con altre parti del corpo: Gomiti (Enpi), testa (Zu-tsuki), corpo intero (Tai-atari).
      • Attacchi ai Punti Vitali (Kyūsho Jutsu): Colpire punti deboli anatomici per massimizzare l’effetto (nervi, articolazioni, organi).
    • Jūtaijutsu (柔体術 – Tecniche Flessibili/di Controllo): Si focalizza sul controllo dell’avversario attraverso:
      • Leve Articolari (Gyaku Waza / Kansetsu Waza): Torsioni e iperestensioni delle articolazioni (polsi, gomiti, spalle, ginocchia, caviglie).
      • Proiezioni e Sbilanciamenti (Nage Waza): Sfruttare il movimento e la struttura dell’avversario per portarlo a terra senza necessariamente sollevarlo (a differenza del Judo).
      • Strangolamenti e Soffocamenti (Shime Waza).
      • Controlli a Terra e Immobilizzazioni (Osae Waza).
      • Tecniche di Svicolamento (Torite / Hodoki): Liberarsi da prese.
      • Si basa sull’uso della cedevolezza, del timing e della gestione dell’equilibrio piuttosto che sulla forza bruta.
    • Taihenjutsu (体変術 – Arte del Movimento/Cambiamento Corporeo): Fondamentale per la sopravvivenza e l’efficacia del Taijutsu:
      • Ukemi Gata (受身体 – Forme di Ricezione del Corpo): Rotolamenti (Kaiten – avanti, indietro, laterali, senza mani), cadute controllate (Nagare) per dissipare l’energia cinetica e proteggersi dagli impatti, rialzarsi rapidamente.
      • Kamae (構え – Posture): Guardie naturali e adattabili, non pose statiche ma atteggiamenti pronti all’azione (es. Ichimonji no KamaeHira no KamaeJūmonji no KamaeDoko no KamaeHoko no Kamae). Enfatizzano la stabilità e la mobilità.
      • Ashi Sabaki (足捌き – Gestione dei Piedi) / Aruki (歩き – Camminata): Spostamenti, passi silenziosi (shinobi aruki), cambi di direzione fluidi, mantenimento dell’equilibrio in movimento.
      • Schivate (Kawashi), salti (Tobi), movimenti evasivi.

II. Tecniche con Armi (Buki Waza / Bujutsu)

Il Ninjutsu include l’uso di un’enorme varietà di armi, spesso viste come estensioni del Taijutsu.

  1. Kenpō / Kenjutsu / Ninja Ken (剣法 / 剣術 / 忍者剣 – Metodi/Arte della Spada): Tecniche di spada, che potevano includere l’uso della Katana, del Wakizashi o del presunto Ninja-tō. Include estrazione (nuki), tagli (giri), affondi (tsuki), parate, ma anche usi non convenzionali (uso del fodero – saya, del cordone – sageo, tecniche di combattimento in spazi ristretti).
  2. Bōjutsu (棒術 – Arte del Bastone): Tecniche con bastoni di varie lunghezze:
    • Rokushaku Bō (bastone da “6 shaku”, ca. 180 cm).
    •  (bastone medio, ca. 120-130 cm).
    • Hanbō (mezzo bastone, ca. 90-100 cm). Include colpi, parate, leve, strangolamenti, controllo a distanza.
  3. Kusarigamajutsu (鎖鎌術 – Arte della Falce e Catena): Uso della Kusarigama e armi simili (Kyoketsu Shoge). Tecniche complesse che combinano attacchi a distanza con la catena e il peso, intrappolamento e combattimento ravvicinato con la lama. Include anche armi solo a catena come il Kusari-fundō.
  4. Shurikenjutsu (手裏剣術 – Arte delle Lame Nascoste nella Mano): Tecniche di lancio di lame di varie forme (Hira Shuriken – a stella/piatte; Bō Shuriken – a dardo/spiedo). Usate per distrarre, ferire, rallentare o talvolta come armi da corpo a corpo.
  5. Sōjutsu (槍術 – Arte della Lancia) e Naginatajutsu (薙刀術 – Arte dell’Alabarda): Tecniche con armi inastate, importanti nel contesto bellico feudale, focalizzate sul controllo della distanza, affondi e tagli. Meno centrali nell’allenamento moderno rispetto ad altre armi.
  6. Tantōjutsu (短刀術 – Arte del Pugnale): Tecniche di combattimento con il pugnale (Tantō) e difesa da attacchi di coltello.
  7. Kakushi Buki Jutsu (隠し武器術 – Tecniche con Armi Nascoste): Uso di armi piccole e facilmente occultabili come Shuko (artigli da mano), Ashiko (puntali da piede), Kakute (anelli con punte), Tekken (tirapugni), Shikomizue (bastoni animati), ecc.
  8. Altri Attrezzi/Armi: Tecniche con strumenti come KunaiKamaJutte (arma da difesa simile a un manganello con un gancio), ecc.

III. Tecniche Strategiche e di Spionaggio

Queste tecniche riguardano la pianificazione e l’esecuzione di missioni non convenzionali.

  1. Bōryaku / Hyōhō (謀略 / 兵法 – Strategia / Metodi Militari): Studio e applicazione di strategie militari e tattiche non convenzionali, inganno, disinformazione, guerra psicologica, sfruttamento delle debolezze nemiche.
  2. Chōhō (諜報 – Spionaggio): Metodi per la raccolta di informazioni (osservazione, ascolto, infiltrazione, interrogazione), analisi dell’intelligence, comunicazione segreta.
  3. Hensōjutsu (変装術 – Arte del Travestimento): Tecniche per alterare l’aspetto fisico, il portamento, la voce e il comportamento per assumere identità diverse e passare inosservati o ingannare.
  4. Goton-jitsu (五遁術 – Tecniche di Fuga dei Cinque Elementi): Come menzionato, un quadro concettuale per classificare e applicare metodi di fuga e occultamento basati sull’uso strategico dell’ambiente (legno, fuoco, terra, metallo, acqua).

IV. Tecniche di Infiltrazione, Fuga e Sopravvivenza

Abilità essenziali per operare in territorio nemico o sfuggire alla cattura.

  1. Shinobi-iri (忍び入り – Infiltrazione Furtiva) / Nyūjutsu (入術 – Tecniche di Entrata): Metodi per entrare silenziosamente in edifici o aree sorvegliate: scassinare serrature (jōmae yaburi), scalare muri (shōten no jutsu), muoversi senza essere rilevati.
  2. Intonjutsu / Tonpō (隠遁術 / 遁法 – Arte dell’Occultamento / Metodi di Fuga): Tecniche per nascondersi efficacemente, sparire dalla vista (usando l’ambiente, diversivi, velocità) e sfuggire all’inseguimento.
  3. Sui-ren (水練 – Addestramento Acquatico): Nuoto silenzioso, movimento sott’acqua, uso di ausili per la respirazione, attraversamento di fossati o fiumi, combattimento in acqua.
  4. Kayaku-jutsu (火薬術 – Arte della Polvere da Sparo): Conoscenza e uso (storico) di esplosivi, fumogeni, miscele incendiarie per sabotaggio, segnalazione o come diversivo per la fuga.
  5. Yagen / Yakuhō (薬研 / 薬法 – Conoscenza Medica/Farmaceutica): Conoscenza di erbe medicinali per curarsi, ma anche di veleni e droghe per neutralizzare nemici o animali da guardia. Include anche nozioni di primo soccorso.
  6. Abilità di Sopravvivenza: Orientamento (uso di stelle, sole, terreno – TenmonChimon), ricerca di cibo e acqua, costruzione di rifugi improvvisati, mimetismo.

V. Tecniche Mentali e Spirituali

Componente fondamentale per integrare e applicare efficacemente tutte le altre tecniche.

  1. Seishin Teki Kyōyō (精神的教養 – Coltivazione/Raffinamento Spirituale e Mentale): Lo sviluppo di:
    • Consapevolezza (Zanshin): Attenzione costante e rilassata a 360 gradi.
    • Calma e Lucidità (HeijōshinFudōshin): Mantenere la mente stabile e chiara sotto stress.
    • Intuizione e Percezione: Sviluppare la capacità di “sentire” il pericolo o l’intenzione (Sakki).
    • Controllo Emotivo: Gestire paura, rabbia, esitazione, ego (Mushin – mente senza ego/preconcetti).
    • Determinazione e Volontà (Nin): Perseverare di fronte alle difficoltà.
  2. Kyojitsu Tenkan Hō (虚実転換法): Non solo una strategia, ma una flessibilità mentale per adattarsi e vedere oltre le apparenze.
  3. Meditazione e Concentrazione: Pratiche per focalizzare la mente e sviluppare la consapevolezza interiore.

Conclusione:

Le tecniche del Ninjutsu formano un sistema incredibilmente ricco e olistico. Dalle sofisticate abilità di combattimento corpo a corpo e con armi, alle complesse strategie di spionaggio e infiltrazione, fino alle fondamentali capacità di sopravvivenza e alla profonda coltivazione mentale, ogni aspetto è interconnesso. L’obiettivo finale, sia storico che moderno, non è la mera padronanza di singole tecniche, ma lo sviluppo di un individuo completo, adattabile, consapevole ed efficace nell’affrontare qualsiasi situazione, usando l’intero spettro di conoscenze a sua disposizione.

8. I Kata

Il termine Kata (形), che si traduce letteralmente come “forma”, “figura” o “modello”, assume un significato e una funzione particolari nel contesto del Ninjutsu, specialmente come viene insegnato oggi all’interno di organizzazioni come la Bujinkan. Comprendere i Kata è fondamentale per capire come vengono trasmesse le conoscenze in questa arte.

1. Definizione e Scopo nel Contesto del Ninjutsu

A differenza di altre arti marziali giapponesi, come il Karate, dove i Kata sono spesso sequenze lunghe, precise e standardizzate eseguite principalmente in solo con un forte accento sulla perfezione formale ed estetica, i Kata nel Ninjutsu (e in particolare nel Budo Taijutsu della Bujinkan) hanno uno scopo e una natura differenti:

  • Veicoli di Trasmissione: Sono il principale strumento per preservare e trasmettere i principi fondamentali, le strategie, le meccaniche corporee (Taijutsu), il tempismo, la gestione della distanza (Maai) e il “sentire” (kankaku) specifici di ogni scuola antica (Ryūha).
  • Modelli, Non Dogmi: Non sono intesi come sequenze rigide da replicare meccanicamente alla perfezione. Sono piuttosto modelli di movimento e risposta, schemi di base che contengono l’essenza di una tecnica o di una situazione tattica.
  • Focus sui Principi: L’enfasi è meno sull’aspetto esteriore della forma e più sulla comprensione e interiorizzazione dei principi sottostanti: come generare potenza, come rompere l’equilibrio (kuzushi), come usare l’angolazione (kasumi), come connettersi con l’avversario (musubi), come adattarsi al flusso del combattimento.
  • Sviluppo Corporeo e Mentale: Servono a sviluppare una corretta struttura corporea, coordinazione, fluidità, consapevolezza spaziale (Kūkan) e Zanshin (consapevolezza residua), oltre a coltivare la calma mentale e l’intento corretto.

2. Struttura e Natura dei Kata nel Ninjutsu

  • Scenari Realistici: Molti Kata rappresentano risposte a specifici attacchi o situazioni di combattimento plausibili. Possono simulare la difesa da prese, colpi, attacchi con armi, o scenari più complessi.
  • Pratica a Coppie: Sebbene alcuni movimenti di base possano essere praticati in solo, la stragrande maggioranza dei Kata della Bujinkan viene studiata con un partnerTori (colui che applica la tecnica) e Uke (colui che attacca e riceve la tecnica). Questo permette di sperimentare direttamente la dinamica, il timing e l’effetto sull’avversario.
  • Movimento Fluido e Naturale: Il movimento è generalmente continuo, fluido e tridimensionale, evitando la rigidità e le pause nette tipiche di altri stili. Si cerca un’armonia con le leggi naturali del movimento (Shizen Gyō Un Ryūsui).
  • Kamae Transizionali: Le posture (Kamae) sono integrate nel flusso del Kata come punti di passaggio, di controllo o di preparazione all’azione successiva, piuttosto che come pose statiche finali.
  • “Raccontare una Storia”: Ogni Kata può essere visto come una breve narrazione di un confronto, che illustra una soluzione tattica o un principio chiave.

3. L’Importanza Cruciale della Henka (変化 – Variazione/Cambiamento)

Questo è forse l’aspetto che più distingue l’approccio ai Kata nel Ninjutsu/Bujinkan:

  • Il Kata è l’Inizio: Imparare la forma base di un Kata è solo il primo passo. È come imparare una parola o una regola grammaticale.
  • Adattamento Spontaneo: L’obiettivo finale non è ripetere il Kata, ma comprendere i suoi principi così profondamente da poterli applicare spontaneamente e adattarli a infinite variazioni (Henka). Se l’attacco di Uke cambia leggermente, se la sua reazione è diversa, se l’ambiente presenta ostacoli, Tori deve essere in grado di modificare fluidamente la tecnica base per rimanere efficace.
  • Libertà nell’Applicazione: La pratica delle Henka sviluppa la capacità di “conversare” liberamente nel linguaggio del combattimento, usando i principi appresi nei Kata come base per creare risposte nuove e appropriate al momento. Si può cambiare il tipo di colpo, la leva finale, la proiezione, la distanza, l’arma (se presente), o combinare elementi di diversi Kata.
  • “Sentire” la Tecnica: Le Henka aiutano a sviluppare il “feeling” e l’intuizione, imparando a rispondere alle azioni dell’avversario in modo istintivo piuttosto che con risposte pre-programmate.

4. Esempi di Kata Fondamentali (Bujinkan)

  • Sanshin no Kata (三心の型 – Forme dei Tre Cuori/Menti):
    • Cinque forme elementari (basate sui 5 elementi Godai: Terra, Acqua, Fuoco, Vento, Vuoto) considerate fondamentali per costruire la struttura corporea e il movimento di base del Taijutsu.
    • Insegnano a ricevere e deviare la forza, a muovere il corpo come un’unità, a colpire in modo connesso e a gestire la distanza iniziale.
    • Le forme sono: Chi no Kata (Terra – stabilità, radicamento), Sui no Kata (Acqua – fluidità, adattamento), Ka no Kata (Fuoco – espansione, attacco diretto), Fū no Kata (Vento – evasione, movimento circolare), Kū no Kata (Vuoto – controllo dello spazio, imprevedibilità).
  • Kihon Happō (基本八法 – Otto Metodi Fondamentali):
    • Considerato il nucleo del Taijutsu della Bujinkan, un insieme di otto pattern fondamentali da cui derivano innumerevoli tecniche. Non sono Kata lunghi, ma strutture essenziali.
    • Si dividono in:
      • Kosshi Kihon Sanpō (骨指基本三法 – Tre Metodi Fondamentali del Colpire Ossa/Muscoli): Derivati dalla Gyokko-ryū. Sono Ichimonji no Kata (difesa e colpo), Hichō no Kata (difesa, calcio e salto/volo), Jūmonji no Kata (difesa incrociata e attacco). Insegnano Kamae, movimento, blocco/controllo e colpo simultaneo.
      • Torite Kihon Gohō (捕手基本五法 – Cinque Metodi Fondamentali della Mano che Cattura): Derivati dalla Koto-ryū e Takagi Yoshin-ryū. Sono Omote Gyaku (leva al polso esterna), Omote Gyaku Ken Sabaki (variazione con colpo), Ura Gyaku (leva al polso interna), Musha Dori (leva alla spalla/braccio), Ganseki Nage (proiezione “lanciare il masso”, a volte sostituita o integrata da Musō Dori). Insegnano leve, controlli e proiezioni fondamentali.
    • Da questi otto “pilastri” si sviluppa la capacità di creare infinite Henka.

5. Kata delle Scuole Specifiche (Ryūha)

Ognuna delle nove scuole (Ryūha) all’interno della Bujinkan possiede un vasto curriculum di Kata specifici, che ne riflettono la storia, le specializzazioni e la filosofia uniche. Lo studio di questi Kata avviene solitamente dopo aver acquisito una solida base nel Sanshin e nel Kihon Happō.

  • Esempi Caratteristici (senza pretesa di esaustività):
    • Gyokko-ryū Kosshijutsu: Kata potenti, spesso con movimenti circolari e angolari, focalizzati su colpi devastanti ai punti vitali (Kosshi). Esempi di serie: Jō Ryaku no MakiChū Ryaku no MakiGe Ryaku no Maki.
    • Koto-ryū Koppōjutsu: Kata diretti, lineari, esplosivi, che enfatizzano la rottura della struttura ossea (Koppō), l’uso dello Shikan-ken (pugno a nocca estesa) e movimenti incrociati (Ō Gyaku). Esempio di serie: Kuriai no Kata.
    • Togakure-ryū Ninpō: Kata che possono integrare l’uso di armi specifiche (ShukoSenban ShurikenShinodake), tecniche di occultamento, e posture più basse o non convenzionali.
    • Kuki Shinden-ryū Happō Bikenjutsu: Molti Kata coinvolgono l’interazione tra diverse armi (es. spada vs bastone) o la difesa contro armi, riflettendo le sue radici samurai. Il Taijutsu è potente e spesso pensato per essere usato anche con armature.
    • Takagi Yoshin-ryū Jūtaijutsu: Kata focalizzati sul combattimento ravvicinato, leve, proiezioni, strangolamenti e controllo, spesso iniziando da prese o attacchi molto vicini, con enfasi sulla cedevolezza e il non opporre forza a forza. Molti Kata sono praticati anche da posizioni sedute (Suwari Gata).

6. Apprendimento e Pratica dei Kata

  • Ruolo dell’Istruttore: L’insegnante (SenseiShidōshiShihan) non solo dimostra la forma fisica, ma trasmette il “feeling”, i punti chiave, i principi nascosti e guida lo studente nella corretta interpretazione.
  • Ruolo di Uke: Il partner che attacca (Uke) ha un ruolo attivo e fondamentale. Deve fornire un attacco realistico (ma sicuro) e reagire in modo appropriato alla tecnica di Tori, permettendo a quest’ultimo di sentire l’effetto della tecnica e di imparare ad adattarsi.
  • Pratica Consapevole (Keiko): La ripetizione è necessaria, ma deve essere una pratica consapevole (keiko), focalizzata sulla comprensione e sull’affinamento dei principi, non una mera esecuzione meccanica.
  • Ponte verso l’Applicazione: I Kata forniscono il vocabolario e la grammatica. La pratica delle Henka e di esercizi più liberi (pur non essendoci competizioni formali) permette di sviluppare la capacità di applicare questi principi in situazioni più dinamiche e imprevedibili.

Conclusione:

I Kata nel Ninjutsu, specialmente all’interno della Bujinkan, sono strumenti didattici vivi e dinamici. Lungi dall’essere forme rigide e immutabili, rappresentano l’essenza distillata di secoli di esperienza marziale, progettati per trasmettere principi profondi di movimento, strategia e adattabilità. Il loro vero valore risiede non nella perfetta replica della forma esteriore, ma nella capacità che coltivano nel praticante di comprendere, adattare e applicare liberamente quei principi in infinite variazioni (Henka), rendendo l’arte efficace e rilevante in qualsiasi contesto.

9. Una tipica seduta di allenamento

Una tipica seduta di allenamento (keiko – 稽古) di Ninjutsu, specialmente all’interno delle organizzazioni moderne come la Bujinkan, è un’esperienza strutturata che mira a sviluppare abilità fisiche, mentali e tecniche in modo integrato. Sebbene ogni istruttore (SenseiShidōshi) e ogni Dōjō possano avere delle peculiarità, una struttura comune è riconoscibile e riflette i principi fondamentali dell’arte. L’allenamento attuale (Aprile 2025), anche qui in Italia, segue generalmente questi canoni, pur con possibili adattamenti locali.

1. L’Ambiente del Dōjō e la Preparazione

Prima dell’inizio formale, l’atmosfera nel Dōjō (道場 – luogo della Via) è solitamente tranquilla e rispettosa. Gli studenti arrivano, indossano il keikogi (uniforme nera o blu scuro), sistemano le proprie cose e magari iniziano un riscaldamento personale leggero o meditano brevemente sul tatami (materassina). Si percepisce un senso di comunità e di rispetto reciproco e per lo spazio di pratica. Spesso è presente un kamiza (piccolo altare o posto d’onore) che simboleggia il rispetto per la tradizione, il lignaggio, il Sōke (Masaaki Hatsumi) e i maestri passati.

2. Inizio Formale (Reishiki – 礼式)

L’allenamento inizia puntualmente con una breve cerimonia formale per segnare la transizione dalla vita quotidiana alla pratica del Budo e per stabilire un clima di concentrazione e rispetto.

  • Allineamento (Seiretsu): Gli studenti si dispongono in fila ordinata di fronte all’istruttore e al kamiza, solitamente in ginocchio nella posizione formale di seiza (o talvolta in piedi, a seconda delle usanze del Dōjō), generalmente ordinati per grado (dal più alto al più basso).
  • Saluti (Rei):
    • Saluto al kamiza o alla direzione che lo rappresenta (Shōmen ni rei o Kamiza ni rei).
    • Saluto all’istruttore (Sensei ni rei).
    • Saluto reciproco tra gli studenti (Otōgai ni rei).
  • Apertura: L’istruttore può recitare (o far recitare) i Principi Guida della Bujinkan o altre formule di apertura, e talvolta pronunciare un “Onegaishimasu” (お願いします – per favore, chiedo umilmente [di insegnare/praticare insieme]), a cui gli studenti rispondono.

3. Riscaldamento Specifico (Junan Taisō – 柔軟体操 / Ryūtai Undō – 流体運動)

Questa fase è cruciale e va oltre il semplice stretching.

  • Junan Taisō (“Esercizi di Flessibilità”): Non si tratta solo di allungamento passivo, ma di una serie di esercizi dinamici e specifici, spesso derivati dalle tecniche delle scuole stesse, mirati a:
    • Migliorare la flessibilità e l’elasticità di muscoli, tendini e legamenti.
    • Aumentare la mobilità articolare (collo, spalle, schiena, anche, ginocchia, caviglie).
    • Condizionare il corpo in modo funzionale ai movimenti del Ninjutsu.
    • Prevenire infortuni.
    • Include rotazioni, torsioni, stiramenti controllati, esercizi per la colonna vertebrale.
  • Ryūtai Undō (“Esercizi del Corpo Fluido”) o Simili: Possono essere integrati esercizi di condizionamento corporeo che sviluppano forza del core, coordinazione, equilibrio e fluidità, preparando il corpo a muoversi come un’unità.
  • Respirazione (Kokyūhō): Spesso vengono incorporati esercizi di respirazione per calmare la mente, ossigenare il corpo e connettere respiro e movimento.

4. Tecniche di Movimento e Caduta (Taihenjutsu – 体変術 / Ukemi Gata – 受身体)

Questa è una componente fondamentale e onnipresente nell’allenamento, essenziale per la sicurezza e l’efficacia.

  • Pratica delle Cadute e Rotolamenti: Si praticano ripetutamente vari tipi di cadute e rotolamenti per imparare ad assorbire l’impatto con il suolo in sicurezza, da qualsiasi direzione e altezza. Include:
    • Zenpō Kaiten (rotolamento in avanti)
    • Kōhō Kaiten (rotolamento indietro)
    • Yoko Kaiten / Sokuhō Kaiten (rotolamento laterale)
    • Tobi Kaiten (rotolamento saltato)
    • Nagare (cadute “fluide” o “scivolate”)
    • Cadute senza l’uso delle mani.
  • Obiettivi: Oltre alla sicurezza, l’ Ukemi sviluppa agilità, consapevolezza spaziale, capacità di cambiare livello rapidamente, controllo del corpo e aiuta a superare la paura innata di cadere. Si cerca di rotolare in modo silenzioso, controllato e di rialzarsi immediatamente in una posizione pronta (kamae).

5. Pratica dei Fondamentali (Kihon – 基本)

Si ripassano e si rafforzano i movimenti e i principi di base.

  • Kamae (Posture): Studio delle guardie fondamentali e delle transizioni fluide tra di esse.
  • Colpi Base (Dakentaijutsu): Esecuzione di pugni, calci, parate fondamentali, spesso praticati “a vuoto” (suburi) o con l’ausilio di colpitori.
  • Spostamenti (Ashi Sabaki): Pratica dei passi base, degli spostamenti laterali, delle entrate e uscite.
  • Ripetizione di Forme Base: Pratica del Sanshin no Kata o degli elementi del Kihon Happō per interiorizzare le meccaniche corporee fondamentali.

6. Studio della Tecnica Principale (Waza Keiko – 技稽古)

Questa è la parte centrale della lezione, dedicata all’apprendimento tecnico.

  • Dimostrazione e Spiegazione: L’istruttore dimostra una o più tecniche (waza), spesso tratte da un Ryūha specifico o focalizzate su un particolare principio (es. controllo della distanza, sbilanciamento, uso di un’arma specifica). Ne spiega i punti chiave, il contesto applicativo e i principi sottostanti.
  • Pratica a Coppie (Kumi): Gli studenti si mettono a coppie e praticano la tecnica alternandosi nei ruoli di Tori (chi esegue la tecnica) e Uke (chi attacca e la subisce).
  • Correzione e Feedback: L’istruttore osserva gli studenti, offre correzioni individuali, suggerimenti e approfondimenti, aiutandoli a “sentire” la tecnica piuttosto che a copiarla superficialmente. L’enfasi è sulla comprensione del principio, sulla fluidità, sul timing e sull’adattamento al partner.

7. Variazioni e Applicazioni (Henka – 変化 / Ōyō – 応用)

Una volta compresa la forma base, si esplorano le variazioni.

  • Introduzione di Henka: L’istruttore può mostrare o incoraggiare gli studenti a trovare variazioni della tecnica base in risposta a diverse reazioni di Uke o a leggere modifiche dell’attacco iniziale.
  • Sviluppo dell’Adattabilità: Questa fase è cruciale per sviluppare la capacità di adattamento, la spontaneità e una comprensione più profonda dei principi applicati. Si impara a non essere rigidamente legati alla forma base.

8. Possibile Allenamento con le Armi (Buki Waza – 武器技)

A seconda del programma del Dōjō e del tema della lezione, una parte dell’allenamento può essere dedicata allo studio delle armi tradizionali.

  • Armi Comuni: Bastone (Hanbō), spada (Ken – solitamente bokken o fukuro shinai per la pratica a coppie), coltello (Tantō – spesso repliche in legno o gomma).
  • Metodologia: Può includere kata specifici per l’arma, esercizi di manipolazione (suburi), pratica a coppie di attacco e difesa (kumi-tachikumi-bō), o l’applicazione dei principi del Taijutsu con l’arma in mano. La sicurezza è sempre prioritaria.

9. Possibili Esercizi Liberi / Sparring Controllato

  • Meno Comune: Forme di sparring libero come nelle arti sportive sono rare.
  • Esercizi Specifici: Alcuni Dōjō possono includere esercizi più liberi (randori-like, ma spesso con regole specifiche o focus tematici) per testare le reazioni e l’applicazione dei principi sotto una pressione maggiore, sempre in un contesto controllato e non competitivo.

10. Defaticamento e Stretching Leggero

Breve fase per riportare il corpo a uno stato di calma, con stretching leggero o esercizi di respirazione.

11. Chiusura Formale (Reishiki – 礼式)

L’allenamento si conclude simmetricamente all’inizio.

  • Allineamento: Come all’inizio.
  • Considerazioni Finali: L’istruttore può condividere riflessioni sulla lezione, dare annunci.
  • Saluti Finali: Saluto reciproco, all’istruttore, al kamiza. Spesso si conclude con un “Dōmo arigatō gozaimashita” (ありがとうございました – Grazie mille [per l’insegnamento/la pratica]).
  • Pulizia del Dōjō (Sōji): In molti Dōjō tradizionali, gli studenti partecipano alla pulizia dello spazio di allenamento come segno di rispetto e parte integrante della pratica.

12. Atmosfera ed Etichetta

Durante tutta la sessione, l’atmosfera è caratterizzata da:

  • Rispetto (Reigi): Verso l’istruttore, i compagni, la tradizione e lo spazio.
  • Concentrazione: Mantenere l’attenzione sulla pratica.
  • Collaborazione: L’apprendimento è reciproco tra Tori e Uke. Non c’è competizione ma mutuo supporto.
  • Sicurezza: Massima attenzione alla sicurezza propria e dei compagni.
  • Consapevolezza (Zanshin): Mantenere uno stato di allerta rilassata.
  • Etichetta: Rispettare le regole del Dōjō (salutare entrando/uscendo dal tatami, maneggiare correttamente le armi, ascoltare attentamente le spiegazioni).

Nota sulle Variazioni: È importante ricordare che questa è una struttura “tipica”. La durata delle diverse fasi, il focus specifico (più Taijutsu, più armi, più Ukemi), l’intensità e lo stile di insegnamento possono variare notevolmente tra i diversi istruttori e Dōjō, anche all’interno della stessa organizzazione come la Bujinkan.

Conclusione:

Una tipica seduta di allenamento di Ninjutsu è un’esperienza olistica che va ben oltre il semplice esercizio fisico o l’apprendimento di tecniche di combattimento. Attraverso una struttura che bilancia riscaldamento specifico, pratica delle cadute, studio dei fondamentali, approfondimento tecnico, sviluppo dell’adattabilità e rispetto delle forme rituali, l’allenamento mira a forgiare praticanti non solo abili fisicamente, ma anche mentalmente consapevoli, resilienti e rispettosi, in linea con i principi del Budo.

10. Gli stili e le scuole

Parlare di “stili” nel Ninjutsu richiede la comprensione del concetto giapponese di Ryūha (流派). Il Ninjutsu non è mai stato un’arte marziale monolitica con un unico curriculum standardizzato, ma piuttosto un insieme di abilità e conoscenze preservate e tramandate attraverso diverse scuole o tradizioni familiari distinte.

1. Il Concetto di Ryūha (Scuola/Tradizione)

  • Significato: Ryūha si traduce letteralmente come “fazione del flusso” o “scuola del lignaggio”. Indica una tradizione specifica di un’arte (marziale, ma anche calligrafia, cerimonia del tè, ecc.) con una propria storia, una filosofia distintiva, un curriculum tecnico specifico e, idealmente, un lignaggio ininterrotto di capi-scuola (Sōke – 宗家).
  • Ninjutsu come Insieme di Ryūha: Le tecniche e le strategie che oggi associamo al Ninjutsu sono state sviluppate e custodite all’interno di numerosi Ryūha nel corso dei secoli. Ogni scuola aveva le sue specializzazioni, basate sull’esperienza dei suoi fondatori, sulle esigenze dei suoi committenti e sull’ambiente geografico e sociale in cui operava.
  • Iga e Kōka: Regioni di Scuole: È importante chiarire che Iga-ryū (伊賀流) e Kōka-ryū (甲賀流), sebbene termini comunemente usati, si riferiscono più correttamente a designazioni geografiche e socio-politiche piuttosto che a singole scuole marziali unificate. Le regioni di Iga (Prefettura di Mie) e Kōka (Prefettura di Shiga) erano sede di numerose famiglie e piccoli gruppi (Ji-samurai) che collettivamente svilupparono e praticarono quelle che oggi chiamiamo arti ninja. All’interno di queste regioni esistevano diversi Ryūha specifici, alcuni dei quali sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, specialmente quelli con radici a Iga. Tracciare lignaggi specifici e ininterrotti provenienti da Kōka è oggi più complesso.

2. Le Nove Scuole della Bujinkan Dōjō

L’organizzazione più grande e conosciuta che oggi insegna un corpus di queste tradizioni è la Bujinkan Dōjō, fondata da Masaaki Hatsumi Sōke. La Bujinkan si basa sull’eredità di nove Ryūha distinti, trasmessi a Hatsumi dal suo maestro Toshitsugu Takamatsu. Studiare queste scuole permette di comprendere la diversità intrinseca del Ninjutsu storico:

  1. Togakure-ryū Ninpō Taijutsu (戸隠流忍法体術):
    • Storia/Fokus: La più iconica, fa risalire le sue origini al XII secolo con Daisuke Togakure. Enfatizza la sopravvivenza e il successo della missione con ogni mezzo, privilegiando l’evitare il conflitto diretto se possibile.
    • Caratteristiche: Considerata l’essenza del “ninpō” (metodi ninja). Include l’uso di armi specializzate come shuko (artigli da mano), ashiko (puntali da piede), senban shuriken (shuriken a 4 punte), shinodake (tubo di bambù per respirare/cerbottana). Tecniche di Taijutsu focalizzate sulla sorpresa e l’efficacia, Tonpō (tecniche di fuga e occultamento), Kyojitsu Tenkan Hō (inganno).
  2. Gyokko-ryū Kosshijutsu (玉虎流骨指術):
    • Storia/Fokus: Tradizione molto antica, forse con radici cinesi. Considerata la spina dorsale del Taijutsu della Bujinkan. Si concentra sul Kosshijutsu (“arte delle dita d’osso/tigre”), ovvero colpire punti vitali, muscoli e nervi.
    • Caratteristiche: Movimenti potenti e angolari, uso di tutto il corpo per generare forza nei colpi, posture solide ma mobili, eccellente gestione della distanza (Maai), tecniche per distruggere l’equilibrio e la struttura dell’avversario. Usa pugni particolari come Boshiken (pollice) e Shikanken (nocche estese).
  3. Kuki Shinden-ryū Happō Bikenjutsu (九鬼神伝流八法秘剣術):
    • Storia/Fokus: Scuola con radici samurai (clan Kuki) e forte influenza dello Shugendō. Focalizzata sul combattimento sul campo di battaglia, anche con armature. Happō Bikenjutsu significa “Otto Metodi della Spada Segreta Divina”.
    • Caratteristiche: Curriculum di armi vastissimo: spada (Kenjutsu), bastone lungo (Bōjutsu), lancia (Sōjutsu), alabarda (Naginatajutsu), bastone corto (Hanbōjutsu), JutteBisentō (alabarda pesante). Il Taijutsu è potente, spesso con movimenti ampi, leve e proiezioni efficaci anche contro avversari armati o corazzati.
  4. Koto-ryū Koppōjutsu (虎倒流骨法術):
    • Storia/Fokus: “Scuola della Tigre Abbattuta”, anch’essa di origini antiche, forse cinesi, e strettamente legata alla Gyokko-ryū. Si focalizza sul Koppōjutsu (“arte delle ossa”), ovvero rompere la struttura ossea dell’avversario.
    • Caratteristiche: Movimenti diretti, lineari, quasi “duri”. Attacchi potenti e penetranti con il pugno Shikan-ken. Uso caratteristico degli spostamenti incrociati (Musō DoriŌ Gyaku). Enfatizza il timing preciso e l’attacco diretto alle debolezze strutturali. Richiede un notevole condizionamento delle dita e delle mani.
  5. Shinden Fudo-ryū Dakentaijutsu (神伝不動流打拳体術):
    • Storia/Fokus: “Scuola del Cuore Immobile Trasmessa dagli Dei”. Fondata secondo la tradizione da Izumo Kanja Yoshiteru nel XII secolo. Enfatizza l’armonia con la natura e la stabilità.
    • Caratteristiche: Divisa in Dakentaijutsu (colpi) e Jūtaijutsu (controllo). Si distingue per le sue posture naturali (Shizen no Kamae – guardia naturale). Tecniche potenti che sfruttano il peso corporeo e la gravità. Principio del ricevere l’attacco in modo naturale senza opporre resistenza diretta. Include anche tecniche con corda (Hojōjutsu).
  6. Takagi Yoshin-ryū Jūtaijutsu (高木揚心流柔体術):
    • Storia/Fokus: “Scuola del Cuore di Salice che si Eleva”. Scuola di origine samurai (XVII sec.), specializzata nel combattimento ravvicinato e nella protezione personale, efficace anche contro avversari più grandi.
    • Caratteristiche: Jūtaijutsu (“arte del corpo flessibile/cedevole”). Leve articolari precise, proiezioni che richiedono poca forza, strangolamenti, controlli. Enfatizza la cedevolezza (), il non scontrarsi direttamente con la forza, l’uso dello slancio dell’avversario. Molte tecniche vengono praticate anche da posizioni sedute (Suwari Gata).
  7. Gikan-ryū Koppōjutsu (義鑑流骨法術):
    • Storia/Fokus: “Scuola della Giustizia, dello Specchio e della Correttezza”. Fondata nel XVI secolo da Uryu Hangan Gikanbo. È una delle scuole meno conosciute e insegnate apertamente.
    • Caratteristiche: Anch’essa classificata come Koppōjutsu. Nota per i suoi calci particolari, movimenti dinamici, pugni speciali e proiezioni. Si dice enfatizzi il ritmo e il tempismo unici.
  8. Gyokushin-ryū Ninpō (玉心流忍法):
    • Storia/Fokus: “Scuola del Cuore Ingioiellato”. Derivata o correlata alla Gyokko-ryū. Più orientata agli aspetti non combattivi del Ninpō.
    • Caratteristiche: Enfasi maggiore sulla strategia (Bōryaku), sullo spionaggio (Chōhō) e sull’organizzazione di agenti piuttosto che su un vasto curriculum di tecniche di combattimento fisico. Si dice usi armi da lancio (Nage Waza – qui inteso come lancio di oggetti/lame).
  9. Kumogakure-ryū Ninpō (雲隠流忍法):
    • Storia/Fokus: “Scuola Nascosta tra le Nuvole”. Forse fondata nel XVI secolo. Legata alle tattiche di sopravvivenza e combattimento non convenzionale.
    • Caratteristiche: Specializzata in tecniche di mimetismo e occultamento. Nota per l’uso del Kamayari (lancia con falce), per tecniche di combattimento in armatura e per salti particolari (Tobikiri). Include tecniche per usare parti del corpo corazzate (es. guanti o elmo) per colpire.

3. Interrelazione e Integrazione nella Bujinkan

È importante notare che queste nove scuole non sono compartimenti stagni. Condividono storie, principi e tecniche. La pratica nella Bujinkan moderna mira a integrare i principi e le sensazioni di tutte e nove le scuole, permettendo al praticante di attingere da un bagaglio tecnico e strategico estremamente ricco e variegato, basato sui fondamentali comuni del Taijutsu.

4. Altre Tradizioni Storiche (Menzioni)

Oltre alle scuole della Bujinkan, esistevano storicamente molti altri Ryūha legati al Ninjutsu, specialmente nelle regioni di Iga e Kōka. Molti sono andati perduti, altri hanno lignaggi difficili da verificare. Esempi includono: Fūma-ryū, diverse scuole specifiche all’interno della confederazione di Kōka (Kōga-ryū), Hattori-ryū (legata alla famiglia Hattori), ecc.

5. Organizzazioni Moderne al di Fuori della Bujinkan

Dalla Bujinkan, o da lignaggi paralleli, sono nate altre organizzazioni moderne che insegnano Ninjutsu o arti correlate:

  • Genbukan Ninpō Bugei (玄武館忍法武芸): Fondata da Shoto Tanemura (ex allievo di Hatsumi e altri maestri). Insegna un vasto curriculum di arti marziali giapponesi, inclusi Ninjutsu Ryūha (alcuni comuni alla Bujinkan, altri dichiarati da lignaggi differenti). Nota per un approccio molto strutturato e tecnico.
  • Jinenkan (自然舘): Fondata da Fumio Manaka (Unsui), anch’egli ex allievo di alto grado di Hatsumi. Si concentra sull’insegnamento rigoroso delle forme classiche (kata) di specifiche scuole come Koto-ryū, Gyokko-ryū, Takagi Yoshin-ryū, Kukishin-ryū, enfatizzando l’aderenza alle tradizioni come da lui ricercate e comprese.
  • To-Shin Do: Fondato da Stephen K. Hayes (pioniere della Bujinkan in occidente). È un sistema moderno di autodifesa che adatta i principi strategici e tecnici del Ninjutsu (appresi nella Bujinkan) a contesti e minacce contemporanee, con una struttura didattica differente.
  • Altri Gruppi: Esistono numerosi altri gruppi minori o istruttori indipendenti che dichiarano di insegnare Ninjutsu o specifiche Ryūha. L’autenticità e la qualità dell’insegnamento possono variare notevolmente, rendendo necessaria un’attenta ricerca da parte dell’aspirante praticante.

6. La Situazione in Italia (Aprile 2025)

Anche in Italia, la Bujinkan Dōjō rappresenta l’organizzazione più diffusa e con il maggior numero di scuole e praticanti. Tuttavia, è possibile trovare anche Dōjō affiliati alla Genbukan e alla Jinenkan, sebbene in numero minore. Per chi è interessato, è fondamentale verificare l’affiliazione e le credenziali dell’istruttore presso le rispettive organizzazioni centrali.

Conclusione:

Il panorama degli stili e delle scuole del Ninjutsu è ricco e diversificato, radicato nel sistema dei Ryūha del Giappone feudale. La Bujinkan Dōjō preserva e insegna un corpus significativo di nove di queste tradizioni, offrendo una visione ampia delle diverse sfaccettature dell’arte. Altre organizzazioni moderne offrono approcci alternativi o focalizzati su specifiche scuole o adattamenti. Comprendere questa diversità è essenziale per apprezzare la profondità storica e la ricchezza tecnica del Ninjutsu.

11. La situazione in Italia

Il Ninjutsu, inteso principalmente come Budo moderno derivato dalle antiche tradizioni giapponesi, gode di una presenza consolidata e attiva in Italia. La sua introduzione risale probabilmente agli anni ’70/’80, seguendo la scia della diffusione internazionale iniziata da figure come Masaaki Hatsumi Sōke. Ad oggi, l’Italia rappresenta uno dei paesi europei con una comunità di praticanti significativa e un buon numero di istruttori qualificati.

1. Predominanza della Bujinkan Dōjō

  • Diffusione Capillare: L’organizzazione di gran lunga più rappresentata e diffusa sul territorio nazionale è la Bujinkan Dōjō, fondata da Masaaki Hatsumi. Esistono numerosi Dōjō affiliati alla Bujinkan sparsi in quasi tutte le regioni italiane, con concentrazioni maggiori nelle grandi città (come Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna, Napoli) ma anche una presenza significativa in centri urbani minori e province. Questo indica una radicazione piuttosto profonda dell’organizzazione.
  • Struttura Comunitaria: Sebbene la Bujinkan internazionale abbia una struttura piuttosto decentralizzata (con riferimento diretto degli istruttori all’Hombu Dōjō in Giappone), in Italia si è sviluppata una forte comunità. Esistono reti informali di Dōjō, istruttori di riferimento per aree geografiche e un senso di appartenenza comune tra i praticanti italiani della Bujinkan.
  • Longevità: La presenza della Bujinkan in Italia è ormai pluridecennale, con alcuni Dōjō e istruttori attivi da oltre trent’anni, garantendo una certa continuità storica e didattica.

2. Presenza di Altre Organizzazioni Rilevanti

Oltre alla Bujinkan, sono presenti in Italia, sebbene in misura notevolmente minore, altre organizzazioni importanti che insegnano Ninjutsu o arti marziali strettamente correlate, fondate da ex allievi diretti di Hatsumi Sōke o che seguono lignaggi paralleli:

  • Genbukan Ninpō Bugei (玄武館忍法武芸): Fondata da Shoto Tanemura. Anche la Genbukan ha una sua rappresentanza in Italia con alcuni Dōjō riconosciuti. L’organizzazione è nota per il suo approccio strutturato, un vasto curriculum che include diverse arti marziali oltre al Ninjutsu (come Jujutsu, Koryu Karate, Bojutsu) e un sistema di gradi ben definito.
  • Jinenkan (自然舘): Fondata da Fumio Manaka (Unsui). La Jinenkan è presente in Italia con un numero limitato di Dōjō. Il suo focus è sullo studio rigoroso delle forme classiche (kata) di specifiche scuole antiche (Koto-ryū, Gyokko-ryū, Takagi Yoshin-ryū, Kukishin-ryū, ecc.), cercando di preservarne l’essenza originaria secondo le ricerche del fondatore.
  • To-Shin Do: Fondato da Stephen K. Hayes. Questa organizzazione, che adatta i principi del Ninjutsu all’autodifesa moderna, ha una presenza molto limitata o quasi nulla in Italia rispetto ad altri paesi come gli USA.
  • Altri Gruppi: Potrebbero esistere piccoli gruppi indipendenti o singoli istruttori che insegnano forme di Ninjutsu o arti derivate. In questi casi, la verifica del lignaggio, delle qualifiche e della qualità dell’insegnamento diventa ancora più cruciale.

3. Qualità e Disponibilità degli Istruttori

  • Alti Gradi Italiani: L’Italia vanta un numero significativo di istruttori di alto livello all’interno della Bujinkan, inclusi diversi Shihan (師範), il titolo che solitamente si ottiene dal 10° Dan in su (fino al 15° Dan, Jūgodan, il massimo grado tecnico). Molti di questi Shihan hanno studiato per decenni, viaggiando regolarmente in Giappone per allenarsi direttamente con Masaaki Hatsumi Sōke e con i Shihan giapponesi più anziani. Esiste anche un folto numero di Shidōshi (指導師), istruttori qualificati con gradi tra il 5° e il 9° Dan.
  • Certificazione e Riconoscimento: All’interno delle organizzazioni strutturate (Bujinkan, Genbukan, Jinenkan), esistono processi di certificazione. Nella Bujinkan, ad esempio, per diventare Shidōshi (istruttore ufficialmente riconosciuto dal Giappone) è necessario raggiungere almeno il 5° Dan superando il famoso (e talvolta discusso) Sakki Test (prova di percezione dell’intenzione) amministrato da Hatsumi Sōke o da pochissimi Shihan da lui delegati, e mantenere l’affiliazione all’Hombu Dōjō.
  • Importanza della Verifica: Data la natura talvolta decentralizzata e la popolarità (passata e presente) del termine “Ninjutsu”, è fondamentale per chi desidera iniziare verificare attentamente le credenziali dell’istruttore e l’effettiva affiliazione del Dōjō all’organizzazione di riferimento (Bujinkan Hombu Dōjō, Genbukan Honbu, Jinenkan Honbu). Siti web ufficiali, contatti diretti con le sedi centrali o il passaparola all’interno della comunità consolidata possono aiutare a evitare istruttori non qualificati o auto-proclamati.

4. Eventi e Vita Comunitaria

La comunità italiana del Ninjutsu è generalmente molto attiva:

  • Seminari Nazionali e Internazionali (Taikai): Periodicamente vengono organizzati in Italia seminari di approfondimento tenuti da Shihan italiani di alto livello o, frequentemente, da ospiti internazionali, inclusi rinomati Shihan giapponesi o maestri di spicco da altri paesi europei e mondiali. L’Italia è spesso meta ambita per questi eventi.
  • Allenamenti Intensivi: Non sono rari campi estivi (summer camp) o weekend di allenamento intensivo (gasshuku) che permettono uno studio più approfondito.
  • Allenamenti Inter-Dōjō: Spesso vengono organizzati allenamenti congiunti tra Dōjō diversi della stessa organizzazione, favorendo lo scambio di esperienze e rafforzando i legami comunitari.
  • Presenza Online: Esistono gruppi sui social media (Facebook, ecc.) e forum dedicati ai praticanti italiani, utili per scambiarsi informazioni, conoscere eventi e discutere della pratica (sebbene sia sempre consigliabile verificare le informazioni con fonti ufficiali).

5. Interesse e Profilo dei Praticanti

  • Interesse Costante: Pur non essendo più sotto i riflettori del “ninja boom” degli anni ’80, l’interesse per il Ninjutsu in Italia rimane costante e forse più maturo. Attira persone seriamente interessate alle arti marziali tradizionali (Koryū), all’efficacia nella difesa personale al di fuori di contesti sportivi, alla storia e cultura giapponese, e a un percorso di crescita personale (Budo).
  • Praticanti Diversificati: I praticanti provengono da diverse fasce d’età (prevalentemente adulti, ma con aperture anche ai più giovani in alcuni Dōjō) e background sociali e professionali. Ciò che li accomuna è spesso la ricerca di un’arte marziale completa, profonda e non focalizzata sulla competizione agonistica.

6. Sfide e Considerazioni

  • Ricerca dell’Istruttore: Trovare un Dōjō con un istruttore qualificato e riconosciuto richiede una ricerca attiva da parte dell’interessato.
  • Mantenimento della Qualità: Con la diffusione, mantenere uno standard qualitativo elevato in tutti i Dōjō è una sfida costante per le organizzazioni e gli istruttori stessi.
  • Superare le Misconceptions: L’immagine popolare distorta del “ninja” a volte può attrarre persone con aspettative irrealistiche, che poi abbandonano di fronte alla serietà e all’impegno richiesti dalla pratica del Budo.
  • Impegno Economico e di Tempo: La pratica richiede una quota associativa, e la partecipazione a seminari o eventuali viaggi in Giappone per allenarsi all’Hombu Dōjō rappresentano un investimento significativo.

7. Contesto Culturale Italiano

All’interno del panorama delle arti marziali in Italia, il Ninjutsu (soprattutto Bujinkan) si è ritagliato una nicchia solida e rispettata tra gli appassionati di discipline tradizionali giapponesi. Pur non avendo la visibilità mediatica di arti più sportive, è riconosciuto per la sua profondità storica e tecnica da chi ricerca un percorso marziale completo.

Conclusione:

Ad Aprile 2025, il Ninjutsu in Italia è una realtà viva e ben strutturata, dominata dalla presenza capillare della Bujinkan Dōjō ma arricchita dalla presenza di altre scuole significative come Genbukan e Jinenkan. L’Italia vanta istruttori di altissimo livello riconosciuti internazionalmente e una comunità di praticanti attiva e appassionata. Sebbene la ricerca di un insegnamento autentico richieda attenzione, le opportunità per uno studio serio e approfondito di quest’arte marziale unica sono ampiamente disponibili su tutto il territorio nazionale.

12. Terminologia tipica

Comprendere la terminologia specifica del Ninjutsu è fondamentale per addentrarsi nello studio di quest’arte marziale, poiché molti termini giapponesi racchiudono concetti, tecniche e filosofie che non hanno un equivalente diretto in italiano. Questo glossario, pur non potendo essere assolutamente esaustivo data la vastità dell’arte, copre i termini più comuni e importanti, con particolare riferimento alla pratica moderna (es. Bujinkan).

A. Concetti Generali e Ruoli

  • Budo (武道): Via Marziale. Si riferisce alle arti marziali giapponesi praticate non solo per l’efficacia combattiva, ma anche per lo sviluppo etico, morale e spirituale del praticante. Il Ninjutsu moderno è considerato un Budo.
  • Bujutsu (武術): Arti/Tecniche Marziali. Termine più antico che si riferisce primariamente all’applicazione pratica delle tecniche in combattimento, tipico delle arti pre-periodo Meiji (Koryū).
  • Bujinkan (武神館): “Casa del Divino Guerriero”. L’organizzazione internazionale fondata da Masaaki Hatsumi Sōke per preservare e insegnare le nove antiche scuole (Ryūha) da lui ereditate.
  • Koryū (古流): “Vecchia Scuola/Tradizione”. Termine che indica le arti marziali giapponesi fondate prima della Restaurazione Meiji (1868). Molte delle scuole insegnate nella Bujinkan sono Koryū.
  • Kunoichi (くノ一): Donna ninja. Il termine deriva dalla scomposizione dei tratti del kanji di donna (女).
  • Ninja (忍者): “Persona che persevera/si cela”. Termine popolare, ma storicamente meno accurato di Shinobi, per indicare un praticante di Ninjutsu.
  • Ninjutsu (忍術): “Arte della Perseveranza/Furtività”. L’insieme delle tecniche, strategie e discipline storicamente associate agli Shinobi.
  • Ninpō (忍法): “Legge/Principio della Perseveranza/Furtività”. Termine spesso usato in modo intercambiabile con Ninjutsu, talvolta per sottolineare gli aspetti filosofici e spirituali più elevati, o per riferirsi specificamente alle tradizioni insegnate da Hatsumi Sōke.
  • Ryūha (流派): Scuola, Stile, Lignaggio. Una tradizione marziale distinta con una propria storia, curriculum e Sōke.
  • Shinobi (忍び): “Colui che si cela/persevera”. Termine storicamente più accurato e formale per indicare un praticante di Ninjutsu/Ninpō.
  • Sōke (宗家): Caposcuola, Gran Maestro. L’erede e detentore principale di un determinato Ryūha. Per la Bujinkan, è Masaaki Hatsumi.

B. Combattimento Corpo a Corpo e Movimento (Taijutsu – 体術)

  • Ashi Sabaki (足捌き): Lavoro/gestione dei piedi, spostamenti.
  • Dakentaijutsu (打拳体術): Parte del Taijutsu focalizzata sui colpi (pugni, mani aperte, calci, gomiti, ginocchia, testa).
  • Gyaku Waza (逆技): Tecniche di leva articolare.
  • Henka (変化): Variazione, cambiamento. L’adattamento di una tecnica base a diverse situazioni. Fondamentale nella pratica Bujinkan.
  • Jūtaijutsu (柔体術): Parte del Taijutsu focalizzata su tecniche “flessibili” come leve, proiezioni, controllo, strangolamenti.
  • Kamae (構え): Posizione, guardia. Atteggiamento corporeo e mentale pronto all’azione (es. Ichimonji no KamaeJūmonji no KamaeHira no KamaeDoko no KamaeHoko no KamaeShizen no Kamae).
  • Kata (型): Forma, modello. Sequenza di movimenti che funge da veicolo per trasmettere principi tecnici e strategici.
  • Keri (蹴り): Calcio.
  • Kihon Happō (基本八法): Gli Otto Metodi Fondamentali, considerati la base del Taijutsu della Bujinkan (includono Kosshi Kihon Sanpō e Torite Kihon Gohō).
  • Koppōjutsu (骨法術): “Arte delle Ossa”. Tecniche focalizzate sull’attacco alla struttura scheletrica. Tipico della Koto-ryū e Gikan-ryū.
  • Kosshijutsu (骨指術): “Arte delle Dita d’Osso/Tigre”. Tecniche focalizzate sull’attacco a punti vitali, muscoli e nervi. Tipico della Gyokko-ryū.
  • Kuzushi (崩し): Sbilanciamento. Rompere l’equilibrio dell’avversario.
  • Kyūsho (急所): Punti vitali del corpo.
  • Mutō Dori (無刀捕): “Catturare senza spada”. Tecniche di difesa a mani nude contro un attacco di spada.
  • Nage Waza (投げ技): Tecniche di proiezione.
  • Sanshin no Kata (三心の型): Le cinque forme elementari (Terra, Acqua, Fuoco, Vento, Vuoto) che insegnano i movimenti corporei fondamentali.
  • Shime Waza (絞め技): Tecniche di strangolamento o soffocamento.
  • Taihenjutsu (体変術): “Arte del Movimento/Cambiamento Corporeo”. Insieme delle abilità di movimento come cadute, rotolamenti, salti, spostamenti silenziosi.
  • Taijutsu (体術): “Arte del Corpo”. Il combattimento a mani nude nel suo complesso.
  • Tsuki (突き): Colpo diretto, solitamente un pugno.
  • Uke (受け): Parata, ma anche “colui che riceve” la tecnica nella pratica a coppie.
  • Ukemi (受け身): “Ricevere con il corpo”. Tecniche di caduta e rotolamento per attutire gli impatti.

C. Armi ed Equipaggiamento (Buki / Dōgu – 武器 / 道具)

  • Bō (棒): Bastone lungo (circa 180 cm, Rokushaku Bō).
  • Bokken (木剣): Spada di legno per l’allenamento.
  • Bō Shuriken (棒手裏剣): Shuriken a forma di dardo o spiedo.
  • Buki Waza (武器技): Tecniche con le armi.
  • Fukiya (吹き矢): Cerbottana.
  • Hanbō (半棒): Mezzo bastone (circa 90-100 cm).
  • Hira Shuriken (平手裏剣): Shuriken piatto, spesso a forma di stella (happō shuriken – 8 punte, ecc.).
  • Jō (杖): Bastone medio (circa 120-130 cm).
  • Jutte / Jitte (十手): Arma simile a un manganello con un gancio laterale, usata storicamente dalla polizia.
  • Kama (鎌): Falcetto.
  • Katana (刀): La spada lunga curva giapponese.
  • Keikogi (稽古着): Uniforme da allenamento (solitamente nera nel Ninjutsu). Chiamata anche Shinobi Shōzoku (忍び装束).
  • Ken (剣): Termine generico per spada.
  • Kunai (苦無): Attrezzo multifunzione, simile a una cazzuola appuntita, usato anche come arma.
  • Kusari (鎖): Catena.
  • Kusari-fundō (鎖分銅): Catena con pesi alle estremità.
  • Kusarigama (鎖鎌): Arma composta da falce (kama), catena (kusari) e peso (fundō).
  • Kyoketsu Shoge (距跋渉毛): Pugnale a doppia lama con lunga corda e anello metallico.
  • Metsubushi (目潰し): “Accecatore”. Polveri o liquidi usati per distrarre o accecare temporaneamente.
  • Naginata (薙刀): Alabarda giapponese con lama curva.
  • Ninja-tō / Shinobigatana (忍者刀): La (spesso mitizzata) spada ninja, tipicamente raffigurata dritta e più corta della katana.
  • Obi (帯): Cintura.
  • Sageo (下げ緒): Corda attaccata al fodero della spada (saya).
  • Saya (鞘): Fodero della spada.
  • Shikomizue (仕込み杖): Bastone animato (che nasconde una lama).
  • Shinai (竹刀): Spada di bambù usata nel Kendo, talvolta usata per pratica sicura.
  • Shuriken (手裏剣): “Lama nascosta nella mano”. Armi da lancio di varie forme.
  • Shuko (手甲): Artigli metallici indossati sul palmo o dorso della mano.
  • Sō (槍): Lancia.
  • Tabi (足袋): Calzature tradizionali con dito alluce separato.
  • Tantō (短刀): Pugnale giapponese.
  • Tessen (鉄扇): Ventaglio da guerra in ferro.
  • Tsuba (鍔): Guardia della spada.
  • Wakizashi (脇差): Spada corta giapponese, spesso portata insieme alla Katana.

D. Strategia, Tattiche e Abilità

  • Bōryaku (謀略): Strategia, tattica non convenzionale, inganno.
  • Chōhō (諜報): Spionaggio, raccolta informazioni.
  • Chimon (地文): Conoscenza e uso della geografia e del terreno.
  • Goton-jitsu (五遁術): Tecniche di fuga basate sui cinque elementi (Terra, Acqua, Fuoco, Vento, Legno).
  • Hensōjutsu (変装術): Arte del travestimento e dell’impersonificazione.
  • Hyōhō / Heiho (兵法): Metodi/leggi militari, strategia.
  • Intonjutsu / Tonpō (隠遁術 / 遁法): Arte dell’occultamento e della fuga.
  • Kajutsu / Kayakujutsu (火術 / 火薬術): Tecniche relative all’uso del fuoco e degli esplosivi.
  • Nyu-jutsu (入術): Tecniche di entrata/infiltrazione.
  • Shinobi-iri (忍び入り): Infiltrazione furtiva.
  • Sui-ren (水練): Addestramento acquatico.
  • Tenmon (天文): Conoscenza e uso della meteorologia e dell’astronomia.
  • Yagen (薬研): Conoscenza di medicine, droghe e veleni.

E. Allenamento ed Etichetta del Dōjō

  • Dōjō (道場): Luogo della Via, spazio dedicato all’allenamento.
  • Hajime (始め): Inizio! Comando per iniziare un esercizio.
  • Keiko (稽古): Pratica, allenamento.
  • Kōhai (後輩): Studente più giovane o con meno anzianità di pratica.
  • Kumi-… (組…): Prefisso che indica pratica a coppie (es. Kumi Uchi – pratica a coppie; Kumi Tachi – pratica con le spade a coppie).
  • Mokusō (黙想): Meditazione silenziosa, spesso fatta all’inizio e/o alla fine della lezione.
  • Onegaishimasu (お願いします): “Per favore / Chiedo umilmente”. Espressione usata all’inizio della pratica per chiedere di allenarsi insieme o di ricevere insegnamento.
  • Randori (乱取り): “Prendere il caos”. Nel Ninjutsu/Bujinkan, non indica lo sparring libero del Judo, ma piuttosto esercizi più liberi o applicazioni sotto pressione controllata.
  • Rei (礼): Saluto, inchino. Esprime rispetto.
  • Reigi / Reishiki (礼儀 / 礼式): Etichetta, cerimoniale.
  • Seiza (正座): Posizione formale in ginocchio.
  • Senpai / Sempai (先輩): Studente più anziano o con più anzianità di pratica.
  • Sensei (先生): Insegnante.
  • Sōji (掃除): Pulizia (del Dōjō), spesso fatta dagli studenti come parte della pratica.
  • Tori (取り): Colui che esegue/applica la tecnica nella pratica a coppie.
  • Yame (止め): Stop! Comando per fermare un esercizio.
  • Dōmo arigatō gozaimashita (どうもありがとうございました): “Molte grazie”. Espressione formale usata alla fine della pratica per ringraziare.

F. Concetti Filosofici e Mentali

  • Fudōshin (不動心): Mente Immobile/Imperturbabile. Stato mentale di calma e stabilità anche sotto pressione.
  • Ki / Chi (気): Energia vitale, spirito, intenzione. Il concetto esiste ma viene trattato in modo più pragmatico rispetto ad altre arti.
  • Kokyū (呼吸): Respirazione. Il controllo della respirazione è fondamentale.
  • Kū / Ku (空): Vuoto, Vacuità. Quinto elemento del Godai. Rappresenta la potenzialità, l’imprevedibilità, ciò che non è manifesto.
  • Kyojitsu (虚実): Verità/Menzogna, Reale/Illusorio. Il principio di alternare o confondere realtà e inganno.
  • Maai (間合い): Distanza/Intervallo spazio-temporale corretto tra sé e l’avversario.
  • Mushin (無心): Mente Senza Mente. Stato di coscienza senza ego, preconcetti o esitazioni, che permette di reagire istintivamente e appropriatamente.
  • Nin (忍): Il carattere centrale: perseveranza, sopportazione, resistenza, furtività, discrezione, cuore sotto la lama.
  • Nintai (忍耐): Pazienza, perseveranza, resistenza.
  • Sakki (殺気): Intento Omicida/Pericoloso. La capacità di percepire l’intenzione ostile (collegato al Sakki Test per il 5° Dan Bujinkan).
  • Satori (悟り): Illuminazione, comprensione profonda e improvvisa.
  • Shoshin (初心): Mente del Principiante. Atteggiamento aperto, umile e privo di preconcetti nell’apprendimento.
  • Zanshin (残心): Mente Residua/Continuativa. Stato di consapevolezza e allerta che permane anche dopo l’esecuzione di una tecnica.

G. Gradi e Titoli (Principalmente Bujinkan)

  • Kyū (級): Gradi prima della cintura nera. Solitamente indicati da cinture colorate (es. bianco, verde, marrone, i colori esatti possono variare). Si parte da Mukyū (senza grado) e si scende (9° Kyū, 8° Kyū… 1° Kyū).
  • Dan (段): Livello, Grado. Gradi di cintura nera, da 1° (Shōdan) a 15° (Jūgodan) nella Bujinkan.
  • Shōdan (初段): 1° Dan (primo grado di cintura nera).
  • Godan (五段): 5° Dan. Grado cruciale nella Bujinkan, che abilita (previo superamento del Sakki Test) al titolo di Shidōshi.
  • Jūdan (十段): 10° Dan. Solitamente da questo grado si può ricevere il titolo di Shihan.
  • Jūgodan (十五段): 15° Dan. Il più alto grado tecnico attualmente conferito nella Bujinkan.
  • Shidōshi-ho (指導師補): “Assistente Istruttore Qualificato”. Titolo per i praticanti dal 1° al 4° Dan che hanno licenza di insegnamento.
  • Shidōshi (指導師): “Istruttore Qualificato” o “Insegnante della Via”. Titolo per i praticanti dal 5° al 9° Dan con licenza di insegnamento.
  • Shihan (師範): “Maestro Istruttore/Modello”. Titolo conferito ai praticanti di grado elevato (solitamente 10° Dan e oltre) con profonda conoscenza e capacità didattica.

Conclusione:

Questo glossario offre una panoramica della ricca terminologia usata nel Ninjutsu. Imparare e comprendere questi termini non è solo un esercizio mnemonico, ma un modo per accedere più profondamente ai concetti tecnici, strategici e filosofici che costituiscono l’essenza di questa complessa e affascinante arte marziale.

13. Abbigliamento

L’abbigliamento utilizzato nella pratica del Ninjutsu moderno è distinto da quello, spesso mitizzato, attribuito agli Shinobi storici. Comprendere entrambi aiuta a cogliere sia gli aspetti pratici dell’allenamento odierno sia la realtà storica dietro l’iconografia popolare.

1. L’Uniforme da Allenamento Moderna (Keikogi / Gi)

La tenuta standard indossata oggi nella maggior parte dei Dōjō di Ninjutsu (come quelli della Bujinkan, Genbukan, Jinenkan) è comunemente chiamata Keikogi (稽古着), che significa semplicemente “vestito da allenamento”, o più genericamente Gi (着). Il termine Shinobi Shōzoku (忍び装束 – abbigliamento dello shinobi) si riferisce più propriamente all’abito storico o idealizzato, non all’uniforme da pratica quotidiana.

  • Componenti: È tipicamente composto da tre pezzi, simili ad altre uniformi di arti marziali giapponesi ma con alcune specificità:
    • Uwagi (上着 – Giacca): Solitamente in cotone robusto o misto cotone-poliestere. Il taglio è simile a quello del judogi o karategi, ma può essere leggermente più leggero. Viene indossata con il bavero sinistro sopra il destro. Le maniche sono tradizionalmente di lunghezza standard.
    • Zubon (ズボン – Pantaloni): Larghi e comodi, solitamente con un laccio in vita (himo) per la chiusura. Permettono ampia libertà di movimento per calci, rotolamenti e posizioni basse. Possono avere ginocchia rinforzate.
    • Obi (帯 – Cintura): Una cintura di cotone che serve a tenere chiusa la giacca e, soprattutto, a indicare il grado del praticante.
  • Colore: Il colore predominante e quasi universale per il keikogi nel Ninjutsu moderno è il nero. Le ragioni sono molteplici:
    • Tradizione/Simbolismo: Richiama l’immagine storica dello Shinobi che opera nell’ombra (sebbene, come vedremo, il nero non fosse l’unico né il più comune colore storico).
    • Praticità: Nasconde meglio lo sporco, inevitabile durante allenamenti che includono frequenti cadute, rotolamenti (ukemi) e lavoro a terra.
    • Uniformità: Crea un aspetto omogeneo all’interno del Dōjō e dell’organizzazione.
    • Concentrazione (secondo alcuni): Alcuni sostengono che il nero renda più difficile distinguere i dettagli del movimento, costringendo a “sentire” la tecnica piuttosto che a copiarla visivamente. Il blu navy molto scuro è l’alternativa più comune al nero. Altri colori sono estremamente rari nella pratica standard.
  • Materiale: Cotone resistente o misto cotone, progettato per sopportare le sollecitazioni della pratica, inclusi prese e lavoro a terra. Il peso del tessuto (grammatura) può variare.
  • Scopo: Garantire libertà di movimento, resistenza, comfort e identificazione con la scuola/organizzazione, oltre a fornire una protezione minima da abrasioni.

2. La Cintura (Obi – 帯) e il Sistema dei Gradi

La cintura ha la funzione pratica di chiudere la giacca, ma il suo ruolo principale è indicare il livello di esperienza del praticante (Kyū o Dan). Il sistema varia leggermente tra le organizzazioni, ma focalizzandoci sulla Bujinkan (la più diffusa in Italia):

  • Gradi Kyū (級 – prima della cintura nera):
    • Mukyū (senza grado): Cintura bianca (simboleggia l’inizio, la purezza, l’assenza di conoscenza pregressa).
    • Dal 9° al 1° Kyū: Tradizionalmente, cintura verde per gli uomini e rossa per le donne. Tuttavia, negli ultimi anni, per uniformità e semplicità, è diventato molto comune l’uso della cintura verde per tutti i gradi Kyū, indipendentemente dal genere. Le cinture rosse per le donne sono meno frequenti oggi. (Alcuni dojo possono usare sfumature diverse o sistemi leggermente variati, ma verde è lo standard più comune).
  • Gradi Dan (段 – livelli di cintura nera):
    • Dal 1° (Shōdan) al 15° Dan (Jūgodan): Cintura nera (Kuro Obi).
  • Distintivi/Patch (Wappen): Nella Bujinkan, la progressione all’interno dei gradi Dan e i titoli di istruttore non sono indicati da cinture di colori diversi (come in altre arti), ma da distintivi ricamati indossati sulla giacca (solitamente sul lato sinistro del petto). Questi wappen presentano il simbolo della Bujinkan e dettagli specifici (colori del bordo, ideogrammi, stelle) che indicano il grado esatto (es. 1°-4° Dan, 5°-9° Dan / Shidōshi, 10°-15° Dan / Shihan) e il titolo (Shidōshi-ho, Shidōshi, Shihan).

3. Le Calzature (Tabi – 足袋)

Un elemento distintivo dell’abbigliamento nel Ninjutsu sono le Tabi.

  • Descrizione: Calzature tradizionali giapponesi (simili a calzini spessi o stivaletti leggeri) caratterizzate dalla separazione tra l’alluce e le altre dita.
  • Tipi:
    • Tabi da Interno: Con suola morbida in tessuto o pelle scamosciata. Vengono indossate all’interno del Dōjō sul tatami. Migliorano l’aderenza, l’igiene, permettono un movimento più silenzioso e mantengono una sensibilità tattile del piede. Solitamente nere o bianche.
    • Jika-Tabi (地下足袋 – Tabi da esterno/lavoro): Con una suola più robusta, solitamente in gomma. Vengono usate per l’allenamento all’aperto (yagai keiko), offrendo protezione da terreni accidentati pur mantenendo una buona flessibilità e sensibilità. Quasi sempre nere.
  • Scopo: Protezione del piede, miglioramento della trazione, possibilità di “afferrare” il terreno con le dita, movimento silenzioso, mantenimento della tradizione. Va notato che in alcuni Dōjō o per specifici esercizi si pratica anche a piedi nudi.

4. L’Abbigliamento Storico (Shinobi Shōzoku – 忍び装束)

È fondamentale distinguere l’uniforme moderna dall’abbigliamento storicamente usato (o presumibilmente usato) dagli Shinobi, spesso travisato dalla cultura popolare.

  • Il Mito del “Pigiama Nero”: L’immagine onnipresente del ninja vestito completamente di nero, aderente, è in gran parte un’invenzione del teatro Kabuki. Nel Kabuki, i kuroko (macchinisti di scena) vestivano di nero per mimetizzarsi con lo sfondo e risultare “invisibili” al pubblico; quando un personaggio doveva compiere azioni furtive o apparire/scomparire magicamente, veniva spesso vestito allo stesso modo. Questa convenzione teatrale è passata poi al cinema e all’immaginario collettivo.
  • Colori Realistici: Storicamente, il nero puro non era ideale per il mimetismo notturno, poiché risalta contro superfici illuminate dalla luna o dal fuoco. Colori più efficaci e probabilmente usati erano:
    • Blu indaco scuro: La tintura indaco era economica e comune nel Giappone feudale.
    • Marrone scuro, grigio, kaki (color cachi/persimmon): Colori che si confondono meglio con l’ambiente naturale e urbano notturno.
    • Bianco: Per mimetizzarsi in ambienti innevati.
  • Abiti Comuni e Travestimenti: L’abilità più importante era spesso quella di non destare sospetti. Pertanto, gli Shinobi indossavano frequentemente abiti comuni del periodo e della regione in cui operavano, o si travestivano (Hensōjutsu) da figure insospettabili come monaci (komusō), sacerdoti montani (yamabushi), mercanti, contadini, artigiani, attori o intrattenitori (sarugaku).
  • Design Pratico (per missioni specifiche): Quando un abbigliamento specifico per operazioni notturne era necessario, probabilmente era progettato per:
    • Praticità: Taglio comodo per non intralciare i movimenti.
    • Silenziosità: Materiali che non producessero fruscii eccessivi.
    • Funzionalità: Tasche interne nascoste per trasportare attrezzi, armi o messaggi. Possibilità di essere multi-strato (per calore/protezione) o reversibile (per cambiarsi rapidamente).
    • Componenti: Poteva includere pantaloni stile hakama o più stretti (tattsuke) infilati in gambali (kyahan), una giacca, una fascia in vita, e quasi certamente un cappuccio (zukin) e/o una maschera (fukumen) per celare il volto e proteggersi.

5. Altri Possibili Elementi

  • Copricapi: Nell’allenamento moderno non si usano, ma storicamente il zukin (cappuccio) o un semplice tenugui (asciugamano di cotone) legato come fascia o maschera erano comuni.
  • Equipaggiamento Protettivo Moderno: Per esercizi specifici e particolarmente rischiosi (es. sparring con armi con contatto, che è comunque raro e molto controllato), si possono occasionalmente usare protezioni moderne (caschi con griglia, guanti imbottiti, corpetti), ma non fanno parte dell’uniforme standard.

6. Disponibilità e Pratica in Italia

In Italia, l’abbigliamento standard per la pratica del Ninjutsu (Keikogi nero/blu, Tabi, sistema di cinture/patch Bujinkan) è quello comunemente adottato nella stragrande maggioranza dei Dōjō affiliati alle organizzazioni internazionali. Reperire l’uniforme e le Tabi (sia da interno che Jika-Tabi) è relativamente semplice attraverso negozi specializzati in arti marziali (fisici o online) presenti anche sul mercato italiano.

Conclusione:

L’abbigliamento nel Ninjutsu moderno è primariamente funzionale alla pratica: un Keikogi resistente e comodo (solitamente nero), completato dalla cintura (Obi) che indica il grado e dalle caratteristiche Tabi. Questa tenuta, pur richiamando simbolicamente l’immagine storica, è ben distinta dall’abbigliamento, probabilmente molto più vario e pragmatico (fatto di colori scuri naturali e abiti comuni), utilizzato dagli Shinobi nel Giappone feudale, la cui iconica immagine in “pigiama nero” deriva più dal teatro e dalla finzione che dalla realtà storica.

14. Armi

L’arsenale tradizionalmente associato al Ninjutsu è incredibilmente vasto, variegato e spesso non convenzionale. Questo riflette la filosofia pragmatica e adattiva dell’arte: usare lo strumento giusto per la situazione specifica, considerare qualsiasi oggetto come un’arma potenziale (Happō – tutte le direzioni/metodi), e vedere l’arma come un’estensione naturale del corpo e dei principi del Taijutsu. Molte armi derivavano da attrezzi agricoli o artigianali, rendendole facilmente reperibili, occultabili e meno sospette.

Ecco una panoramica delle principali categorie e armi:

1. Spade e Lame Corte (Kenjutsu / Tantōjutsu)

  • Katana (刀), Wakizashi (脇差), Tantō (短刀): Le spade lunghe, corte e i pugnali standard della classe samurai erano usati anche dagli Shinobi quando disponibili o appropriati. La loro abilità nell’uso poteva variare, ma erano armi fondamentali nel Giappone feudale.
  • Ninja-tō (忍者刀) / Shinobigatana (忍刀): Mito e Realtà:
    • Immagine Popolare: La spada iconica dei film, corta, con lama dritta (o quasi), tsuba (guardia) quadrata e grande, saya (fodero) con usi secondari.
    • Realtà Storica: Non esiste prova storica conclusiva di una spada “ninja” standardizzata con queste caratteristiche. È più probabile che gli Shinobi usassero:
      • Spade comuni (Katana/Wakizashi) magari modificate (es. accorciate per agilità in spazi ristretti, o con lame di qualità inferiore perché considerate “strumenti” sacrificabili).
      • Spade catturate ai nemici.
      • Spade forgiate localmente, forse con meno raffinatezza estetica ma funzionali.
    • Possibili Funzioni delle Caratteristiche Mitiche: La lama dritta (più facile/veloce da forgiare?), la punta rinforzata (per far leva?), la tsuba larga (usata come gradino per scavalcare muri?), il sageo (corda) lungo (usato come corda ausiliaria, per legare, come trappola?). Sono ipotesi affascinanti ma non storicamente confermate come standard.
  • Shikomizue (仕込み杖): Bastoni da passeggio o canne che nascondevano al loro interno una lama di spada o pugnale, per attacchi a sorpresa.

2. Bastoni e Armi in Asta (Bōjutsu / Sōjutsu / Naginatajutsu)

  • Rokushaku Bō (六尺棒): Bastone lungo (“da 6 shaku”, circa 180 cm). Arma versatile per colpire, affondare, parare, controllare la distanza, spazzare.
  • Jō (杖): Bastone medio (circa 128 cm). Considerato un ponte tra le tecniche del Bō e quelle dell’Hanbō.
  • Hanbō (半棒): Mezzo bastone (circa 90-100 cm). Molto versatile per combattimento ravvicinato, leve, colpi, parate; facilmente dissimulabile come bastone da passeggio.
  • Yari / Sō (槍): Lancia. Arma primaria sul campo di battaglia feudale, focalizzata sull’affondo e il mantenimento della distanza.
  • Naginata (薙刀): Alabarda giapponese con lunga lama curva, efficace per tagliare e affondare, spesso associata alle donne guerriere (onna-bugeisha) ma usata anche dagli uomini.
  • Bisentō (眉尖刀): Alabarda più pesante, con lama più larga, forse di origine cinese. Associata alla scuola Kukishinden-ryū. Potente arma da taglio e impatto.
  • Kamayari (鎌槍): Lancia dotata di un uncino (simile a una falce) vicino alla punta, utile per agganciare, sbilanciare o disarmare l’avversario. Associata alla Kumogakure-ryū.

3. Armi Flessibili (Kusarijutsu – Arte della Catena)

  • Kusarigama (鎖鎌): L’arma flessibile più iconica. Composta da:
    • Kama (falce): Per tagliare o agganciare a distanza ravvicinata.
    • Kusari (catena): Di lunghezza variabile, usata per aumentare la portata, intrappolare, deviare attacchi.
    • Fundō (peso): All’estremità della catena, usato come proiettile per colpire, sbilanciare o avvolgere. Richiede grande destrezza.
  • Kusari-fundō / Manriki-gusari (鎖分銅 / 万力鎖): Catena (di varie lunghezze) con pesi ad entrambe le estremità. Usata per colpire roteando, bloccare, intrappolare arti o armi.
  • Kyoketsu Shoge (距跋渉毛): Pugnale a doppia lama (una dritta, una uncinata) attaccato a una lunga corda (spesso di capelli di donna o crine di cavallo per resistenza e finezza) terminante con un grande anello metallico. Estremamente versatile: l’anello poteva essere lanciato o usato per colpire, la corda per arrampicarsi, legare o controllare la distanza, la lama per tagliare e agganciare.
  • Hojōjutsu (捕縄術): Tecniche di legatura con corda, usate per immobilizzare prigionieri, ma la corda stessa poteva essere usata in combattimento.

4. Armi da Lancio (Shurikenjutsu – 手裏剣術)

  • Shuriken (“Lama nascosta nella mano”): Termine generico per piccole lame da lancio.
    • Hira Shuriken / Kurumaken (平手裏剣 / 車剣 – “Spada ruota”): Lame piatte, spesso a forma di stella con vari numeri di punte (4, 5, 6, 8…). Lanciate con rotazione.
    • Bō Shuriken (棒手裏剣): Lame a forma di dardo, spiedo o ago, di varie lunghezze e sezioni. Lanciate solitamente senza rotazione o con mezza rotazione.
    • Scopo: Contrariamente ai film, raramente erano intese come armi letali primarie. Il loro scopo era distrarre, ferire superficialmente per rallentare, molestare, creare un’apertura per un attacco o una fuga, talvolta per veicolare veleni o messaggi.
  • Tsubute (礫): Pietre piatte o pesi metallici lanciati con tecnica simile agli shuriken.

5. Armi da Mano e Artigli

  • Shuko / Tekkō Kagi (手甲 / 手甲鉤): Fasce metalliche con punte acuminate indossate sul palmo (Shuko) o sul dorso della mano (Tekkō Kagi). Utili per arrampicarsi su muri o alberi, ma anche in combattimento per lacerare, parare colpi di spada o aumentare l’efficacia dei colpi a mano aperta.
  • Ashiko / Ashikō (足甲): Puntali simili indossati sui piedi, per arrampicata o per potenziare i calci.
  • Kakute (角手): Anelli metallici con una o più punte, indossati sulle dita e spesso nascosti nel palmo. Usati per colpire punti di pressione, lacerare la pelle, spesso erano avvelenati.
  • Tekken (鉄拳): Tirapugni, per aumentare il danno dei colpi.
  • Tessen (鉄扇): Ventaglio da guerra con stecche in metallo. Apparentemente innocuo, poteva essere usato per parare, colpire (chiuso o aperto), controllare articolazioni o come strumento di segnalazione.

6. Attrezzi Usati Come Armi

  • Kunai (苦無): Strumento multiuso simile a una cazzuola/scalpello, originariamente usato per scavare, fare leva, sondare il terreno. La sua forma robusta lo rendeva utile anche come pugnale improvvisato per colpire o, se bilanciato, per lanciare. Esisteva in varie dimensioni.
  • Kama (鎌): Falcetto agricolo, arma comune tra i contadini e facilmente reperibile, usata per tagliare o agganciare.
  • Shikoro / Nokogiri (錏 / 鋸): Piccola sega portatile, utile per sabotaggio (tagliare corde, legno) ma potenzialmente usabile in combattimento ravvicinato.

7. Armi a Proiezione (Non da Lancio)

  • Fukiya (吹き矢): Cerbottana. Tubo (spesso di bambù) usato per soffiare piccoli dardi (fukumibari), spesso avvelenati o intrisi di sostanze incapacitanti. Arma silenziosa per eliminazioni discrete o per neutralizzare sentinelle a breve distanza.
  • Yumiya (弓矢): Arco e frecce. Potevano essere usati archi standard giapponesi (daikyū) o versioni più corte (hankyū) per facilità di trasporto e uso in spazi ristretti. Utili per attacchi silenziosi a distanza, per lanciare frecce incendiarie o messaggi.
  • Armi da Fuoco (Hinawa-jū – 火縄銃): Gli Shinobi, come i samurai, utilizzarono i fucili ad avancarica a miccia (archibugi) quando divennero disponibili in Giappone (dal XVI secolo). Erano utili per la loro potenza e gittata, nonostante la lentezza di ricarica e la mancanza di furtività.

8. Agenti Accecanti e Chimici

  • Metsubushi (目潰し): Come già descritto, miscele di polveri (cenere, sabbia, pepe, ferro, vetro, sostanze chimiche irritanti) contenute in vari involucri (gusci d’uovo, tubi, scatole) e lanciate verso gli occhi dell’avversario per accecarlo temporaneamente, creare confusione e facilitare la fuga o l’attacco.
  • Veleni e Droghe (Yagen – 薬研): La conoscenza e l’uso di veleni naturali (da piante come l’aconito, o da animali come il pesce palla) e di droghe era parte integrante dell’arsenale Shinobi, per avvelenare armi, cibo, acqua, o per creare sonniferi e incapacitanti.

9. Esplosivi e Fuoco (Kayakujutsu – 火薬術)

  • Contesto Storico: Gli Shinobi erano esperti nell’uso della polvere da sparo (introdotta in Giappone probabilmente nel XIII sec. ma diffusasi dopo l’arrivo dei portoghesi nel XVI sec.) per scopi specifici:
    • Creare fumogeni per copertura o segnalazione.
    • Fabbricare bombe rudimentali (horokubiya) o granate per creare panico, distruzione limitata o brecce.
    • Mine terrestri improvvisate.
    • Frecce incendiarie.
    • L’obiettivo era spesso il sabotaggio, la distrazione, la creazione del caos piuttosto che la distruzione su larga scala.
  • Pratica Moderna: Per ovvie ragioni di sicurezza e legalità, l’uso pratico di esplosivi e fuoco non fa parte dell’allenamento moderno, se non in forme molto controllate e simulate (es. fumogeni innocui per scenari di fuga). I principi di diversione e creazione di opportunità rimangono però validi.

10. Contesto dell’Allenamento Moderno

  • Focus: L’allenamento oggi si concentra su un set di armi “principali” che meglio si integrano con i principi del Taijutsu e sono più sicure da praticare: bastoni (Hanbō, Jō, Bō), spada (Bokken, a volte Iaitō o Katana per pratica avanzata in solo), coltello (Tantō in legno/gomma), catena (repliche sicure), e talvolta Shuriken (su bersagli appropriati).
  • Sicurezza: L’uso di repliche in legno, gomma o materiali imbottiti è la norma per la pratica a coppie. Le armi vere con filo (shinken) vengono usate solo da praticanti molto esperti, solitamente per lo studio dei kata in solo, sotto stretta supervisione.
  • Obiettivo: Comprendere come i principi del movimento corporeo, della distanza e del tempo si applicano all’uso di un oggetto esterno; imparare a considerare qualsiasi oggetto come potenziale strumento di difesa/attacco.

11. Disponibilità in Italia

Le armi da allenamento (bastoni, bokken, coltelli di gomma/legno, repliche di shuriken, catene da pratica) sono generalmente disponibili presso fornitori specializzati in arti marziali, sia negozi fisici che online, operanti in Italia. Le armi reali, specialmente spade e coltelli, sono soggette alla legislazione italiana in materia di armi e il loro acquisto, porto e detenzione sono strettamente regolamentati.

Conclusione:

L’arsenale del Ninjutsu è uno specchio della sua filosofia: estremamente ampio, pragmatico, adattivo e spesso ingegnoso. Dalle armi tradizionali del campo di battaglia agli attrezzi quotidiani modificati, dagli agenti chimici alle armi da fuoco, lo Shinobi storico utilizzava qualsiasi strumento potesse aiutarlo a sopravvivere e a compiere la sua missione. L’allenamento moderno, pur concentrandosi su un set di armi più ristretto e sicuro, mira a trasmettere gli stessi principi universali di efficacia, adattabilità e integrazione tra corpo, mente e strumento.

15. A chi è indicato e a chi no

La scelta di praticare Ninjutsu (o più correttamente, il Budo Taijutsu e le arti correlate insegnate oggi) è una decisione importante. Non è un’arte marziale adatta a tutti indistintamente. Comprendere per chi è particolarmente indicata e per chi potrebbe non esserlo aiuta a fare una scelta consapevole e a trarre il massimo beneficio dalla pratica, evitando delusioni o rischi inutili.

A. Il Ninjutsu è Particolarmente Indicato Per:

  1. Appassionati di Arti Marziali Tradizionali Giapponesi (Koryū / Budo):
    • Chi non si accontenta della superficie ma cerca profondità storica, filosofica e tecnica.
    • Chi è interessato alla trasmissione di lignaggi autentici (Ryūha) e al mantenimento di tradizioni secolari.
    • Chi apprezza un approccio marziale che integra corpo, mente e spirito, andando oltre la mera competizione sportiva.
  2. Persone che Cercano un Sistema di Difesa Personale Realistico e Completo:
    • Chi desidera apprendere tecniche efficaci applicabili in situazioni reali, imprevedibili e non regolamentate.
    • Chi apprezza un approccio olistico che include combattimento a mani nude (Taijutsu), uso potenziale di armi improvvisate o tradizionali (Buki Waza), strategia (Bōryaku), consapevolezza ambientale e gestione psicologica del conflitto.
    • Chi comprende che la vera difesa personale include anche la capacità di evitare lo scontro, fuggire (Tonpō) o usare l’astuzia (Kyojitsu).
  3. Individui Orientati allo Sviluppo Personale Olistico:
    • Chi vede l’arte marziale come un percorso () per migliorare se stesso.
    • Chi desidera sviluppare disciplina, perseveranza (il Nin stesso), autocontrollo emotivo (Fudōshin), pazienza e umiltà (Shoshin).
    • Chi cerca di migliorare la connessione mente-corpo, la consapevolezza di sé (Zanshin) e la capacità di rimanere calmi sotto pressione.
    • Chi vuole migliorare attributi fisici funzionali come coordinazione, equilibrio, agilità (grazie al Taihenjutsu), flessibilità (Junan Taisō) e forza integrata (non solo muscolare).
  4. Persone con Mentalità Strategica e Analitica:
    • Chi ama risolvere problemi, pensare tatticamente e trovare soluzioni creative.
    • Chi preferisce l’uso dell’intelligenza, del tempismo e della strategia piuttosto che affidarsi unicamente alla forza fisica.
    • Chi è affascinato dai principi di adattabilità, inganno e sfruttamento delle debolezze altrui.
  5. Appassionati di Storia e Cultura Giapponese:
    • Chi desidera esplorare un aspetto affascinante e meno convenzionale della storia militare e sociale del Giappone feudale, andando oltre l’immagine più nota del samurai.
    • Chi è interessato a comprendere la filosofia e la mentalità che hanno dato origine a queste pratiche.
  6. Individui Pazienti, Dedicati e Umili:
    • Il Ninjutsu è un percorso lungo (shugyō). Richiede impegno costante (keiko), pazienza nell’apprendimento (i progressi possono sembrare lenti all’inizio) e l’umiltà di accettare i propri limiti e di imparare continuamente. Non è per chi cerca gratificazioni immediate.
  7. Chi Cerca una Comunità e un Ambiente Collaborativo:
    • La vita del Dōjō, specialmente in Italia, spesso promuove un forte senso di comunità basato sul rispetto reciproco (reigi), sul supporto e sull’apprendimento condiviso. L’atmosfera è generalmente non competitiva (tra compagni) e focalizzata sulla crescita collettiva.
  8. Persone di Diverse Età e Condizioni Fisiche (con Criterio):
    • Grazie all’enfasi sui principi, sulla fluidità e sulla meccanica corporea piuttosto che sulla pura prestanza atletica, il Ninjutsu può essere adattato a persone di età diverse (adulti e anche anziani, con le dovute precauzioni) e con fisicità differenti. Un buon istruttore saprà modificare l’intensità e le tecniche. Tuttavia, questo punto richiede attenta valutazione caso per caso e consulto medico (vedi sotto).

B. Il Ninjutsu Potrebbe NON Essere Indicato Per:

  1. Atleti Agonisti e Appassionati di Competizione Sportiva:
    • Il Ninjutsu tradizionale (Bujinkan, Genbukan, Jinenkan) non è uno sport e non prevede competizioni, gare, punti o categorie di peso. L’obiettivo è la sopravvivenza e l’efficacia, non la vittoria secondo un regolamento. Chi cerca l’adrenalina della gara o il confronto sportivo troverà maggiore soddisfazione in discipline come MMA, Judo, Karate sportivo, Taekwondo, Brazilian Jiu-Jitsu, ecc.
  2. Chi Cerca Soluzioni Rapide e Risultati Immediati:
    • Corsi “lampo” di autodifesa o promesse di diventare “ninja” in poche settimane sono irrealistici e spesso ingannevoli. Il Ninjutsu richiede anni di pratica costante e dedicata per sviluppare una competenza reale. È un investimento a lungo termine su se stessi.
  3. Persone con Aspettative Irrealistiche Basate sui Media:
    • Chi si avvicina all’arte aspettandosi di imparare a diventare invisibile, lanciare fulmini o compiere acrobazie da film rimarrà inevitabilmente deluso. La pratica reale è fatta di sudore, disciplina, ripetizione dei fondamentali e studio paziente.
  4. Individui Focalizzati Esclusivamente su Forza Bruta o Estetica:
    • Sebbene la preparazione fisica sia importante, il Ninjutsu non mira primariamente a sviluppare una massa muscolare ipertrofica o a eseguire movimenti puramente estetici o acrobatici. La priorità è data all’efficacia, alla fluidità, alla strategia e all’uso intelligente del corpo.
  5. Chi Mal Tollera la Disciplina, l’Etichetta e la Gerarchia:
    • L’ambiente del Dōjō tradizionale giapponese richiede rispetto per le regole (Reigi), per l’istruttore (Sensei), per i compagni più anziani (Senpai) e per la tradizione. Richiede puntualità, attenzione e un atteggiamento umile. Non è adatto a chi cerca un ambiente informale stile “palestra fitness”.
  6. Persone con Gravi Limitazioni Fisiche Non Valutate o Non Gestibili:
    • Questo è un punto cruciale. Sebbene l’arte sia adattabile, condizioni mediche preesistenti serie e instabili (es. gravi problemi cardiaci, epilessia non controllata, recenti interventi chirurgici importanti, gravi problemi articolari o spinali instabili e non trattati) possono rappresentare un rischio significativo, specialmente considerando la pratica delle cadute (Ukemi) e delle leve articolari.
    • È ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE consultare il proprio medico curante PRIMA di iniziare la pratica, spiegando il tipo di attività che si intende svolgere. Successivamente, è importante discutere apertamente e onestamente delle proprie limitazioni con un istruttore qualificato e responsabile, per valutare insieme se la pratica sia possibile, con quali eventuali adattamenti e sotto quali condizioni di sicurezza.
  7. Chi Cerca un Insegnamento Perfettamente Standardizzato:
    • Data la natura delle tradizioni (Ryūha) e il ruolo dell’interpretazione personale dell’istruttore (pur nel rispetto del lignaggio), lo stile di insegnamento e l’enfasi su certi aspetti possono variare da Dōjō a Dōjō, anche all’interno della stessa organizzazione. Richiede una certa flessibilità e fiducia nell’istruttore scelto.

C. Considerazioni su Età e Genere

  • Età: Il Ninjutsu è praticato prevalentemente da adulti. L’età ideale per iniziare è l’età adulta, quando si ha maggiore maturità fisica e mentale. Esistono alcuni Dōjō che offrono corsi per ragazzi, ma richiedono un approccio didattico specifico e un’attenzione particolare alla sicurezza. Persone più anziane possono certamente praticare e trarre grandi benefici, a condizione di avere l’approvazione medica e di adattare l’intensità della pratica sotto la guida di un istruttore esperto, focalizzandosi magari più sui principi, sulla fluidità e sulle tecniche meno impattanti.
  • Genere: Il Ninjutsu è assolutamente adatto a persone di qualsiasi genere. Le tecniche si basano su principi di biomeccanica, leva, tempismo e strategia, non sulla mera forza fisica. Questo le rende applicabili efficacemente indipendentemente dalla stazza o dal genere. La presenza storica (sebbene meno documentata) delle Kunoichi ne è un’ulteriore testimonianza. La pratica moderna è inclusiva.

Conclusione:

Il Ninjutsu offre un percorso marziale e di crescita personale estremamente ricco e profondo, capace di donare grandi benefici a chi vi si dedica con l’atteggiamento giusto. È ideale per chi cerca autenticità, efficacia realistica, sviluppo olistico e connessione con la storia, ed è disposto a impegnarsi con pazienza e disciplina. Non è invece la scelta migliore per chi cerca competizione sportiva, risultati immediati o ha aspettative derivate dalla finzione. Una valutazione onesta delle proprie motivazioni e condizioni, unita alla fondamentale consultazione medica preventiva e a un’attenta ricerca di un istruttore qualificato e riconosciuto, sono i passi essenziali per determinare se il Ninjutsu sia la “Via” giusta per sé.

16. Considerazioni sulla sicurezza

Come per qualsiasi arte marziale o attività fisica che coinvolga movimento dinamico, contatto fisico, cadute e potenzialmente l’uso di attrezzi (armi da allenamento), la pratica del Ninjutsu comporta un rischio intrinseco di infortuni. È fondamentale approcciarsi allo studio con consapevolezza di ciò, ma è altrettanto importante sapere che, se praticato correttamente sotto la guida di istruttori qualificati e responsabili, il Ninjutsu può essere un’attività ragionevolmente sicura. La sicurezza è una responsabilità condivisa tra istruttore, praticanti e l’organizzazione di riferimento.

1. Il Ruolo Primario dell’Istruttore Qualificato (Sensei / Shidōshi / Shihan)

Questo è il fattore più critico per garantire un ambiente di allenamento sicuro:

  • Qualifiche e Esperienza: Un istruttore certificato da un’organizzazione riconosciuta a livello internazionale (come Bujinkan Hombu Dōjō, Genbukan Honbu, Jinenkan Honbu) non solo possiede la conoscenza tecnica, ma ha anche ricevuto formazione (formale o tramite anni di esperienza diretta) su metodologie didattiche sicure, principi di biomeccanica e gestione del rischio. Anni di pratica personale e insegnamento sono indispensabili. (Si ricollega all’importanza di verificare le credenziali menzionata nel punto 11 sulla situazione italiana).
  • Metodologia Didattica Sicura: Un buon istruttore garantisce la sicurezza attraverso:
    • Progressione Graduale: Introduzione delle tecniche passo dopo passo, assicurandosi che le basi (specialmente le cadute) siano solide prima di passare a movimenti più complessi o dinamici.
    • Istruzioni Chiare: Spiegazione accurata non solo dell’esecuzione tecnica, ma anche dei potenziali rischi e dei punti chiave per la sicurezza propria e del partner.
    • Supervisione Attenta: Monitoraggio costante degli allievi durante la pratica, intervenendo per correggere errori pericolosi o comportamenti a rischio.
    • Creazione di un Ambiente Sicuro: Promozione attiva di un’atmosfera di rispetto, controllo e collaborazione nel Dōjō. Scoraggiare l’ego, la competizione sfrenata e l’uso eccessivo della forza durante la pratica.
    • Adattamento Individualizzato: Capacità di riconoscere i diversi livelli di abilità, età e condizioni fisiche all’interno della classe, adattando l’intensità e le richieste tecniche di conseguenza.

2. L’Importanza Cruciale dell’Allenamento Fondamentale

  • Padronanza delle Cadute (Ukemi Gata): Questa è la pietra angolare della sicurezza nel Ninjutsu e in molte altre arti marziali che includono proiezioni o sbilanciamenti. Imparare a cadere correttamente (rotolando o assorbendo l’impatto) in avanti, indietro, lateralmente, da diverse altezze e senza preavviso è essenziale per prevenire la stragrande maggioranza degli infortuni derivanti da tecniche di proiezione (Nage Waza) o sbilanciamento (Kuzushi). Una pratica costante dell’Ukemi non solo protegge, ma sviluppa anche agilità, coordinazione e fiducia.
  • Solidità dei Fondamentali (Kihon): Una corretta comprensione ed esecuzione delle posture (Kamae), degli spostamenti (Ashi Sabaki), dei movimenti corporei (Taihenjutsu) e delle tecniche di base (colpi, parate) aiuta a prevenire infortuni auto-inflitti dovuti a cattiva meccanica corporea (es. stress articolare, stiramenti muscolari).

3. Protocolli per la Pratica a Coppie (Kumi Keiko)

La maggior parte dell’allenamento tecnico avviene a coppie (Tori e Uke), rendendo fondamentali delle regole di condotta:

  • Controllo Assoluto (Chōsei): L’applicazione delle tecniche, specialmente leve articolari (Gyaku Waza), strangolamenti (Shime Waza), colpi (Dakentaijutsu) e proiezioni (Nage Waza), deve essere sempre eseguita con controllo e senza l’intenzione di ferire. L’obiettivo è l’apprendimento tecnico e la comprensione dei principi, non la sopraffazione del partner.
  • Comunicazione Chiara: È vitale che Uke (chi riceve la tecnica) segnali immediatamente qualsiasi dolore eccessivo o situazione di rischio, solitamente “battendo” (maitta) con la mano libera sul tatami o sul corpo di Tori.
  • Rispetto Immediato del Segnale: Tori (chi applica la tecnica) ha la responsabilità assoluta di interrompere immediatamente l’applicazione della tecnica non appena Uke batte.
  • Fiducia e Responsabilità Condivisa: L’allenamento si basa su un patto di fiducia reciproca in cui ogni praticante è responsabile non solo della propria sicurezza, ma anche di quella del proprio compagno di pratica.
  • Accoppiamento Appropriato: Spesso l’istruttore suggerisce o forma le coppie tenendo conto dell’esperienza, della stazza e del temperamento, specialmente per esercizi più dinamici o complessi.

4. Gestione dei Rischi in Aree Specifiche

  • Leve e Proiezioni (Jūtaijutsu): Presentano un rischio intrinseco per le articolazioni (distorsioni, lussazioni). Mitigazione: apprendimento progressivo, enfasi sulla tecnica corretta piuttosto che sulla forza, rispetto immediato del segnale di resa, corretta esecuzione dell’Ukemi da parte di Uke.
  • Colpi (Dakentaijutsu): Rischio di contusioni, ematomi, più raramente fratture minori o commozioni. Mitigazione: controllo della potenza e della distanza nella pratica a coppie (spesso si colpisce leggermente fuori bersaglio o con contatto minimo e controllato), uso di colpitori (mitt) per allenare la potenza in sicurezza, apprendimento di parate (Uke) efficaci.
  • Armi da Allenamento (Buki Waza): Il rischio aumenta con l’introduzione di attrezzi. Mitigazione:
    • Uso di Repliche Sicure: L’uso di armi da allenamento in legno (BokkenHanbōTantō), gomma (coltelli) o materiali imbottiti è lo standard assoluto per la pratica a coppie e per la maggior parte degli esercizi.
    • Progressione Lenta: Introduzione graduale delle armi, iniziando dalla manipolazione di base (suburi), forme (kata) in solo, e solo successivamente esercizi a coppie molto controllati.
    • Controllo e Consapevolezza Estremi: Massima attenzione alla distanza (Maai), al controllo dei movimenti e alla consapevolezza dell’arma propria e del partner.
    • Lame Vere (Shinken): L’uso di armi affilate è strettamente limitato a praticanti di livello molto avanzato, tipicamente solo per lo studio dei kata in solo o per dimostrazioni specifiche sotto la diretta supervisione di un istruttore esperto. Non vengono mai usate per sparring libero.

5. Il Ruolo e la Responsabilità dello Studente

La sicurezza non dipende solo dall’istruttore:

  • Autoconsapevolezza: Conoscere i propri limiti fisici, il proprio livello di stanchezza e non spingersi oltre in modo sconsiderato.
  • Comunicazione: Informare sempre l’istruttore di eventuali condizioni mediche preesistenti, infortuni recenti o dolori insorti durante la pratica. Non allenarsi se si è infortunati o malati.
  • Concentrazione (Zanshin): Mantenere la mente focalizzata sull’allenamento riduce drasticamente il rischio di incidenti dovuti a distrazione.
  • Preparazione: Eseguire sempre un riscaldamento completo (Junan Taisō) e partecipare al defaticamento.
  • Equipaggiamento Adeguato: Indossare il keikogi e le tabi correttamente può prevenire piccoli incidenti.

6. Contesto del Rischio

È utile contestualizzare: sebbene il rischio esista, la pratica del Ninjutsu tradizionale in un Dōjō qualificato, con enfasi sul controllo e sulla tecnica, presenta spesso tassi di infortunio non superiori, e talvolta inferiori, a quelli di molti sport di contatto popolari (calcio, rugby, basket) o altre discipline marziali focalizzate sulla competizione ad alto impatto o sulle sottomissioni forzate.

7. Standard di Sicurezza in Italia

I Dōjō italiani affiliati alle principali organizzazioni internazionali (Bujinkan, Genbukan, Jinenkan) sono tenuti a seguire le linee guida e gli standard di sicurezza promossi dalle rispettive organizzazioni centrali. La scelta di un Dōjō riconosciuto e di un istruttore certificato rimane la più importante misura di sicurezza che un aspirante praticante possa adottare.

Conclusione:

La sicurezza nella pratica del Ninjutsu è un obiettivo raggiungibile e una priorità costante. È il risultato di una combinazione di fattori: la competenza e la responsabilità dell’istruttore, la solidità della formazione di base (specialmente l’Ukemi), il rispetto dei protocolli nella pratica a coppie, la gestione attenta dell’allenamento con le armi e la consapevolezza e responsabilità individuale di ogni praticante. Approcciato con la giusta mentalità, rispetto e sotto una guida qualificata, il Ninjutsu offre un percorso di apprendimento marziale profondo e ragionevolmente sicuro.

17. Controindicazioni

Sebbene il Ninjutsu, praticato correttamente, possa offrire numerosi benefici fisici e mentali, è fondamentale riconoscere che, come attività fisica intensa e arte marziale che include cadute, leve articolari, colpi e potenzialmente l’uso di armi da allenamento, non è privo di rischi e presenta specifiche controindicazioni. La sicurezza deve essere sempre la priorità assoluta.

1. La Regola Fondamentale: Consultare il Medico PRIMA di Iniziare

Questa è la raccomandazione più importante: chiunque desideri iniziare la pratica del Ninjutsu, specialmente se ha condizioni mediche preesistenti, dubbi sul proprio stato di salute, o è stato inattivo per lungo tempo, DEVE consultare il proprio medico curante (e/o uno specialista pertinente, come un medico sportivo, cardiologo, ortopedico) PRIMA di iscriversi o partecipare alla prima lezione. Spiegare al medico il tipo di attività (che include cadute, rotolamenti, leve, sforzi fisici dinamici) è essenziale per ottenere un parere informato sulla propria idoneità. In Italia, l’accesso a consulti medici tramite il Servizio Sanitario Nazionale o privatamente è ampiamente disponibile, rendendo questo passo preliminare fattibile e doveroso.

2. Controindicazioni Cardiovascolari

Il sistema cardiovascolare è sottoposto a stress durante l’allenamento. Condizioni gravi rappresentano una controindicazione assoluta o richiedono estrema cautela e via libera specialistico:

  • Patologie Cardiache Gravi: Cardiopatia ischemica instabile (angina instabile), infarto miocardico recente, aritmie cardiache severe non controllate, valvulopatie significative, cardiomiopatie gravi. L’esercizio intenso potrebbe scatenare eventi cardiaci acuti pericolosi.
  • Ipertensione Arteriosa Grave e Non Controllata: Aumenta il rischio di eventi cerebrovascolari (ictus) o cardiaci durante lo sforzo. La pressione deve essere stabilizzata con terapia medica prima di considerare l’attività.

3. Controindicazioni Neurologiche

Alcune condizioni neurologiche possono aumentare significativamente i rischi:

  • Epilessia Non Controllata Farmacologicamente: Il rischio di una crisi epilettica durante l’allenamento, specialmente durante cadute, lavoro a coppie o con armi, rappresenta un pericolo grave per sé e per gli altri. È necessaria una valutazione neurologica specifica sull’idoneità.
  • Storia di Gravi Traumi Cranici (TBI) o Commotazioni Cerebrali Ripetute: Aumenta la suscettibilità a ulteriori danni cerebrali in caso di impatti accidentali alla testa (possibili, anche se rari, durante cadute o pratica a coppie). Richiede valutazione medica attenta.
  • Malattie Neurologiche Degenerative Avanzate: Condizioni come Parkinson avanzato, Sclerosi Multipla in fase avanzata, o altre patologie che compromettono significativamente equilibrio, coordinazione, forza o tempi di reazione possono rendere la pratica troppo rischiosa (alto rischio di cadute e incapacità di eseguire le tecniche in sicurezza). La valutazione dipende molto dallo stadio e dal quadro clinico individuale.
  • Vertigini Ricorrenti o Gravi Disturbi dell’Equilibrio: Rendono la pratica delle cadute (Ukemi) e dei movimenti dinamici estremamente pericolosa.

4. Controindicazioni Muscoloscheletriche

Il sistema muscolo-scheletrico è direttamente coinvolto e sollecitato. Controindicazioni significative includono:

  • Problemi Acuti o Instabili della Colonna Vertebrale: Ernie discali sintomatiche con compressione nervosa attiva, instabilità vertebrale (spondilolistesi instabile), fratture vertebrali recenti, esiti di chirurgia spinale recente non completamente stabilizzati. Cadute, torsioni e impatti possono peggiorare gravemente queste condizioni. Dolore cronico stabile potrebbe essere gestibile con estrema cautela e modifiche, ma sempre dopo valutazione specialistica (ortopedico, fisiatra).
  • Grave Instabilità Articolare: Lussazioni articolari recidivanti (es. spalla, rotula), gravi lesioni legamentose non trattate adeguatamente (chirurgicamente o riabilitativamente). Il rischio di nuove lussazioni o traumi articolari durante leve, proiezioni o cadute è molto alto.
  • Artrosi Grave o Artrite Reumatoide (specialmente in fase acuta): Dolore intenso, limitazione funzionale significativa e fragilità articolare possono rendere la maggior parte delle tecniche dolorose, impraticabili o rischiose. Eventuali adattamenti vanno discussi con il reumatologo/ortopedico.
  • Fratture Recenti o Esiti di Chirurgia Ortopedica Maggiore: È necessario attendere la completa guarigione ossea, il recupero funzionale e il via libera dello specialista prima di riprendere un’attività così intensa.
  • Osteoporosi Severa: Aumenta significativamente il rischio di fratture ossee in seguito a cadute o impatti, anche lievi. Richiede parere medico e possibili, significative, limitazioni dell’attività.

5. Controindicazioni Respiratorie

  • Asma Grave e Non Controllata: Lo sforzo fisico intenso può scatenare crisi asmatiche severe. È fondamentale una gestione medica ottimale e la disponibilità immediata di farmaci broncodilatatori (sempre con sé durante l’allenamento), previa approvazione medica.
  • Altre Patologie Respiratorie Croniche Gravi (es. BPCO avanzata): La limitata tolleranza allo sforzo può rendere l’intensità dell’allenamento inadeguata o pericolosa.

6. Altre Condizioni o Situazioni Specifiche

  • Gravidanza: È generalmente controindicata, specialmente dopo il primo trimestre. I rischi includono: cadute accidentali, possibili impatti sull’addome, cambiamenti posturali e dell’equilibrio, aumentata lassità legamentosa (dovuta all’ormone relaxina) che predispone a distorsioni.
  • Disturbi della Coagulazione o Terapia Anticoagulante/Antiaggregante Significativa: Aumenta il rischio di ematomi estesi, emartri (versamenti di sangue nelle articolazioni) o emorragie interne anche per traumi lievi. Richiede consulto ematologico specifico per valutare i rischi/benefici.
  • Infezioni Acute o Stati Febbrili: Il corpo necessita di riposo per combattere l’infezione. L’esercizio fisico intenso può peggiorare la condizione e ritardare la guarigione. È necessario attendere il completo recupero.
  • Grave Deficit Visivo: Sebbene le arti marziali possano essere praticate da persone con deficit visivi, una compromissione molto grave può aumentare i rischi nella gestione dello spazio, nella pratica a coppie e nell’uso di armi da allenamento. Va valutato caso per caso.
  • Alcune Condizioni di Salute Mentale: Benché l’attività fisica sia spesso benefica, condizioni caratterizzate da grave alterazione del contatto con la realtà, aggressività incontrollata, o deficit cognitivi significativi potrebbero rendere difficile la gestione sicura dell’allenamento in un contesto di gruppo e con tecniche potenzialmente pericolose. Richiede valutazione specialistica e grande cautela.

7. Importanza della Comunicazione con l’Istruttore

Anche dopo aver ottenuto il via libera medico, è essenziale informare l’istruttore, in modo riservato ma completo, di qualsiasi condizione medica preesistente, limitazione fisica o infortunio passato, anche se ritenuto di lieve entità. Un istruttore responsabile utilizzerà queste informazioni per:

  • Adattare l’allenamento alle esigenze specifiche dello studente (ove possibile e sicuro).
  • Prestare particolare attenzione durante certi esercizi.
  • Evitare tecniche potenzialmente rischiose per quella specifica condizione.
  • Garantire la sicurezza generale della classe.

8. Adattabilità vs. Controindicazione Assoluta

È importante distinguere: alcune condizioni croniche ma stabili e ben gestite (es. asma lieve ben controllato, artrosi lieve, vecchia lesione legamentosa ben riabilitata) potrebbero permettere la pratica con opportune modifiche e attenzioni, sempre e solo dopo parere medico favorevole. Altre condizioni, invece, specialmente quelle acute, instabili o gravi, rappresentano controindicazioni assolute o quasi assolute alla pratica del Ninjutsu nella sua forma standard.

9. Ruolo e Limiti dell’Istruttore

Gli istruttori di arti marziali non sono medici. Non possono diagnosticare condizioni mediche né stabilire l’idoneità clinica alla pratica. Il loro ruolo è applicare i principi di insegnamento sicuro, adattare le tecniche nei limiti del ragionevole e possibile, basandosi sulle informazioni ricevute dallo studente e sul parere medico. Hanno il diritto e il dovere di rifiutare l’insegnamento a chi ritengono non sia in condizioni di praticare in sicurezza o rappresenti un rischio per sé o per gli altri.

Conclusione:

La pratica del Ninjutsu richiede un certo livello di impegno fisico e mentale. Sebbene possa essere adattata a molte persone, esistono specifiche condizioni mediche che ne sconsigliano o vietano la pratica a causa dei rischi intrinseci. La consultazione medica preventiva è il passo più importante e imprescindibile per chiunque abbia dubbi sulla propria idoneità. Segue l’onesta comunicazione con un istruttore qualificato. Dare priorità alla salute e alla sicurezza permette di intraprendere questo affascinante percorso marziale nel modo più responsabile e potenzialmente gratificante.

18. Conclusioni

L’Essenza del Ninjutsu nel Mondo Moderno

Giungere a una conclusione sul Ninjutsu significa tirare le fila di un discorso che intreccia storia, leggenda, pratica marziale, strategia e sviluppo personale. È fondamentale ribadire, innanzitutto, quanto l’immagine popolare del ninja – il guerriero quasi soprannaturale vestito di nero, maestro di tecniche letali e invisibili – sia una semplificazione, spesso una distorsione, di una realtà storica e marziale ben più complessa e sfaccettata. Il Ninjutsu storico, nato dalle necessità impellenti di sopravvivenza, spionaggio e guerra non convenzionale in un Giappone feudale frammentato e turbolento, era un’arte pragmatica, focalizzata sull’efficacia e sull’adattabilità in contesti estremi.

La pratica moderna del Ninjutsu, pur non avendo più come obiettivo primario l’infiltrazione in castelli nemici o il sabotaggio militare, si sforza di mantenere vivo il cuore di quelle antiche tradizioni. Non si tratta di una mera rievocazione storica o di un insieme di tecniche obsolete, ma della trasmissione di principi universali ancora profondamente rilevanti. L’adattabilità (henka), la capacità di usare l’ambiente a proprio vantaggio, la comprensione della psicologia umana per anticipare o influenzare le azioni altrui (bōryaku), il movimento naturale ed efficiente (taijutsu), e soprattutto la perseveranza mentale e fisica (nin) sono elementi che trascendono il contesto bellico originario.

Studiare Ninjutsu oggi significa intraprendere un percorso che va ben oltre l’apprendimento di tecniche di autodifesa. Sebbene l’efficacia nel combattimento rimanga un aspetto importante, l’enfasi è spesso posta su un più ampio sviluppo dell’individuo:

  • Consapevolezza: Sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio corpo, dello spazio circostante, delle intenzioni altrui e delle dinamiche di un conflitto (fisico o metaforico).
  • Resilienza: Imparare a gestire la pressione, la paura e il dolore, sviluppando quella “mente immobile” (fudōshin) che permette di agire lucidamente anche in situazioni di stress.
  • Problem Solving Creativo: Le tecniche e le strategie del Ninjutsu incoraggiano a pensare fuori dagli schemi, a trovare soluzioni non convenzionali ai problemi, usando l’ingegno tanto quanto la forza fisica.
  • Connessione Mente-Corpo: Il Taijutsu, in particolare, promuove un movimento integrato e naturale, migliorando coordinazione, equilibrio e propriocezione.
  • Comprensione Storico-Culturale: Praticare Ninjutsu offre una finestra unica su un aspetto affascinante e spesso frainteso della storia e della cultura giapponese.

È un’arte che richiede un impegno serio e a lungo termine. Non offre scorciatoie né gratificazioni immediate tipiche delle discipline puramente sportive. Il progresso può essere lento, a volte frustrante, e richiede una mentalità aperta, umiltà nell’apprendimento e un profondo rispetto per la tradizione, per l’insegnante e per i compagni di pratica. Non è una disciplina per tutti, ma per coloro che sono disposti a investire tempo ed energie, le ricompense sono profonde.

In definitiva, il Ninjutsu moderno si configura come un sistema olistico di Budo (Via Marziale). È un “retaggio vivente” che, attraverso la pratica fisica e lo studio, mira a forgiare individui più consapevoli, resilienti, adattabili ed efficaci, non solo in un contesto di autodifesa, ma nella vita di tutti i giorni. Si distingue nettamente dalle arti marziali sportive per la sua enfasi sulla sopravvivenza, sulla strategia e sull’applicazione in situazioni reali e imprevedibili, piuttosto che su regole competitive. È un viaggio continuo di scoperta e perfezionamento, un ponte affascinante tra un passato avvolto nella leggenda e le sfide del presente.


 
 
 

19. Fonti

Navigare tra Storia, Tradizione e Interpretazione

La sezione “Fonti” in un documento informativo come questo non è un mero elenco bibliografico proforma, ma un elemento cruciale che ne attesta la credibilità, la trasparenza e l’onestà intellettuale. Per un argomento complesso e spesso mitizzato come il Ninjutsu, indicare le fonti utilizzate è fondamentale per diverse ragioni:

  1. Verificabilità: Permette al lettore di controllare le informazioni presentate, risalendo agli studi, ai testi o ai documenti originali da cui sono state tratte.
  2. Approfondimento: Offre al lettore interessato una guida per iniziare un proprio percorso di ricerca personale, esplorando gli argomenti che lo hanno colpito maggiormente.
  3. Contesto: Aiuta a comprendere da quale prospettiva (storica, tecnica, filosofica, appartenente a una specifica scuola) provengono le informazioni.
  4. Riconoscimento: Attribuisce il giusto merito agli autori, ai ricercatori e ai maestri che hanno contribuito alla conoscenza e alla preservazione dell’arte.

Le Sfide nella Ricerca di Fonti sul Ninjutsu:

Ricercare fonti attendibili sul Ninjutsu presenta sfide particolari:

  • Segretezza Storica: La natura stessa delle attività degli shinobi richiedeva segretezza. Molte conoscenze erano tramandate oralmente o attraverso densho (rotoli di trasmissione) riservati ai soli membri del clan o della scuola, molti dei quali sono andati perduti o sono di difficile accesso e interpretazione.
  • Mito e Realtà: La figura del ninja è stata così ampiamente romanzata (nel teatro Kabuki, nell’arte Ukiyo-e, nel cinema, nei manga/anime) che distinguere i fatti storici dalla finzione popolare richiede un approccio critico.
  • Scarsità di Fonti Primarie Dirette: Esistono documenti storici che menzionano attività riconducibili agli shinobi, ma spesso sono resoconti esterni (ad esempio, cronache militari) che possono essere parziali o prevenuti. Raramente si hanno resoconti diretti scritti dagli shinobi stessi sulle loro tecniche o filosofia (con alcune eccezioni come il Bansenshukai).
  • Interpretazioni Moderne Diverse: Le principali organizzazioni moderne (Bujinkan, Genbukan, Jinenkan, ecc.), pur condividendo radici comuni attraverso Takamatsu Toshitsugu, hanno sviluppazioni e interpretazioni proprie delle tradizioni ricevute.

Tipologie di Fonti Rilevanti:

Considerando queste sfide, le fonti utili per comprendere il Ninjutsu possono essere categorizzate come segue:

  1. Fonti Primarie Storiche (difficili da accedere e interpretare):

    • Densho e Makimono: Rotoli contenenti gli insegnamenti tecnici, strategici e filosofici di una specifica ryūha. Spesso criptici e riservati.
    • Documenti Storici Giapponesi: Cronache militari (gunki monogatari), registri di clan, leggi shogunali che menzionano o regolano le attività di spionaggio o figure assimilabili agli shinobi.
    • Manuali Storici Compilativi: Come il Bansenshukai, il Shōninki e il Ninpiden, che raccolgono conoscenze da diverse tradizioni di Iga e Kōga (tardo XVII secolo).
  2. Fonti Secondarie Storiche (analisi accademiche):

    • Studi di Storici Giapponesi e Occidentali: Ricercatori specializzati nel Giappone feudale, nella storia militare e sociale (buke), che analizzano criticamente le fonti primarie e il contesto storico. (Es. Karl Friday, Thomas Conlan, Stephen Turnbull – quest’ultimo a volte criticato per eccessiva popolarità).
    • Articoli Accademici Peer-Reviewed: Pubblicazioni su riviste specializzate che offrono analisi rigorose su aspetti specifici.
  3. Fonti Dirette dalle Scuole Moderne (rappresentano lignaggi specifici):

    • Scritti e Pubblicazioni dei Sōke: Libri, articoli, interviste di Masaaki Hatsumi (Bujinkan), Shōtō Tanemura (Genbukan), Fumio Manaka (Jinenkan) e altri capi scuola, che espongono la loro interpretazione e trasmissione delle ryūha.
    • Materiale Didattico Ufficiale: Manuali, DVD, video prodotti dalle organizzazioni centrali (Hombu Dojo) per i propri membri.
    • Siti Web Ufficiali delle Organizzazioni: Fonti primarie per informazioni su struttura, curriculum, eventi e istruttori certificati di quella specifica scuola.
    • Pubblicazioni di Istruttori Senior Riconosciuti: Libri e articoli di allievi diretti e di alto grado all’interno delle organizzazioni (es. Kacem Zoughari, Peter King, ecc.), che spesso approfondiscono aspetti tecnici o storici specifici del loro lignaggio.
  4. Opere di Praticanti e Divulgatori (spesso occidentali):

    • Libri di Pionieri Occidentali: Come Stephen K. Hayes, che ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del Ninjutsu (principalmente Togakure-ryū via Bujinkan) in Occidente negli anni ’70 e ’80. Utili per capire la percezione e l’adattamento iniziale dell’arte fuori dal Giappone, ma da leggere criticamente alla luce di ricerche successive.
    • Altri Autori Praticanti: Numerosi libri scritti da praticanti di lungo corso, che possono offrire spunti interessanti ma la cui autorevolezza va valutata caso per caso.
  5. Fonti Culturali (da usare con estrema cautela):

    • Film, Anime, Manga, Videogiochi: Utili per comprendere l’impatto del ninja sull’immaginario collettivo, ma quasi mai attendibili come fonti storiche o tecniche.

Come Valutare Criticamente le Fonti:

Quando si consulta una fonte sul Ninjutsu, è essenziale porsi alcune domande:

  • Chi è l’autore? È uno storico accademico, il caposcuola di un lignaggio, un praticante di lunga data, un giornalista? Quali sono le sue credenziali specifiche sull’argomento?
  • Qual è lo scopo della pubblicazione? È un’analisi storica oggettiva, la presentazione ufficiale di una scuola, un manuale tecnico, un’opera divulgativa, un racconto romanzato?
  • Qual è la prospettiva? L’autore appartiene a una specifica organizzazione? Potrebbe avere un pregiudizio (anche involontario) verso la propria scuola o contro altre?
  • Su quali prove si basa? L’autore cita le proprie fonti? Distingue tra fatti storici documentati, tradizioni orali della scuola e interpretazioni personali?
  • È corroborata da altre fonti? Le informazioni trovano riscontro in altre pubblicazioni affidabili, specialmente quelle di tipo accademico o provenienti da fonti primarie verificate?
  • Dove è stata pubblicata? Una rivista accademica con peer-review ha un livello di attendibilità diverso da un blog personale o una rivista popolare.

Conclusione sulla Sezione Fonti:

Includere un elenco dettagliato di fonti non è solo una buona pratica accademica, ma un atto di responsabilità verso il lettore, specialmente data la natura complessa e spesso fraintesa del Ninjutsu. Serve a dimostrare che le informazioni presentate non sono invenzioni o opinioni personali, ma si basano su ricerche, studi e tradizioni specifiche. Fornisce gli strumenti per un’esplorazione più profonda e, soprattutto, critica, incoraggiando il lettore a non accettare passivamente le informazioni ma a intraprendere un proprio viaggio di verifica e comprensione. L’elenco fornito in questo documento dovrebbe quindi essere visto come un punto di partenza per tale viaggio.


 

20. Disclaimer

(Dichiarazione di Limitazione di Responsabilità) 

Questa sezione rappresenta una dichiarazione formale e necessaria volta a definire i limiti dell’informazione fornita e le responsabilità associate al suo utilizzo. È essenziale comprenderne appieno il contenuto prima di procedere con la lettura o, soprattutto, prima di considerare qualsiasi applicazione pratica delle nozioni descritte.

1. Natura Esclusivamente Informativa ed Educativa del Contenuto: Si ribadisce con forza che tutte le informazioni contenute in questa pagina hanno uno scopo puramente informativo, culturale ed educativo. Non costituiscono, né intendono costituire in alcun modo, un manuale di addestramento pratico, una guida tecnica completa o un sostituto dell’insegnamento diretto impartito da professionisti qualificati. La descrizione di tecniche, strategie, concetti storici o filosofici serve unicamente a fornire una panoramica generale e una base di conoscenza teorica sull’argomento Ninjutsu.

2. Rischi Intrinseci delle Arti Marziali e del Ninjutsu: Si sottolinea inequivocabilmente che la pratica del Ninjutsu, come quella di qualsiasi arte marziale o attività fisica che comporti contatto, movimento dinamico o uso di attrezzi/armi (anche da allenamento), comporta rischi intrinseci e inevitabili. Questi rischi includono, a titolo esemplificativo e non esaustivo: * Lesioni lievi: contusioni, abrasioni, distorsioni muscolari. * Lesioni moderate: stiramenti legamentosi, lussazioni articolari, piccole fratture. * Lesioni gravi: fratture ossee complesse, lesioni ai tendini, traumi cranici, danni alla colonna vertebrale, lesioni agli organi interni. * Infortuni derivanti da cadute, colpi accidentali (ricevuti o inferti), uso scorretto di equipaggiamento o tecniche eseguite in modo improprio. La natura stessa dell’arte, che storicamente includeva tecniche di combattimento efficaci e potenzialmente pericolose, richiede la massima cautela.

3. Inadeguatezza dell’Apprendimento Teorico/Autodidatta: Apprendere o tentare di replicare tecniche di Ninjutsu basandosi esclusivamente sulla lettura di testi, sulla visione di video o su qualsiasi altra fonte che non sia l’istruzione diretta e supervisionata è intrinsecamente pericoloso e fortemente sconsigliato. La trasmissione efficace e sicura di un’arte marziale complessa come il Ninjutsu richiede: * Feedback Immediato: La correzione posturale, tecnica e tattica in tempo reale da parte di un istruttore esperto. * Comprensione delle Sfumature: L’apprendimento della corretta distanza (maai), del tempismo (hyoshi), dell’equilibrio (kuzushi), della gestione della forza e di altri principi sottili che non possono essere adeguatamente trasmessi per iscritto. * Progressione Graduale e Controllata: Un percorso didattico strutturato che introduca le tecniche in modo progressivo, garantendo la sicurezza dell’allievo e dei suoi compagni. * Adattamento Individuale: La capacità dell’istruttore di adattare l’insegnamento alle caratteristiche fisiche e attitudinali del singolo allievo.

4. Divieto di Applicazione Pratica Senza Supervisione Qualificata: Si diffida esplicitamente il lettore dal tentare di eseguire, praticare o applicare qualsiasi tecnica, esercizio o strategia descritta in questo documento senza la presenza e la guida diretta di un istruttore di Ninjutsu qualificato, certificato e riconosciuto da una delle organizzazioni legittime (come Bujinkan, Genbukan, Jinenkan o altre con lignaggio verificabile). Il tentativo di auto-addestramento o di pratica non supervisionata espone a un elevatissimo rischio di infortuni gravi per sé e per eventuali partner di allenamento.

5. Responsabilità Esclusiva dell’Utente: L’utente (lettore) si assume la piena ed esclusiva responsabilità per qualsiasi decisione presa o azione intrapresa sulla base delle informazioni contenute in questa pagina. Ciò include la responsabilità di: * Valutare la propria idoneità fisica e mentale prima di considerare qualsiasi attività marziale. * Comprendere e accettare i rischi associati alla pratica. * Ricercare e scegliere autonomamente istruttori e scuole qualificate. * Seguire le norme di sicurezza durante l’eventuale pratica supervisionata.

6. Necessità di Consulto Medico Preventivo: Si raccomanda imperativamente di consultare il proprio medico curante o un medico specialista in medicina dello sport prima di iniziare la pratica del Ninjutsu o di qualsiasi altra attività fisica intensa, specialmente in presenza di condizioni mediche preesistenti, patologie croniche, problemi cardiovascolari, articolari, o se si è stati inattivi per lungo tempo.

7. Esclusione Totale di Responsabilità Legale: Ne consegue che gli autori, i redattori, i curatori, i gestori della piattaforma ospitante e qualsiasi altra parte coinvolta nella creazione e diffusione di questo contenuto declinano ogni e qualsiasi responsabilità, diretta o indiretta, per qualsivoglia tipo di danno, infortunio, perdita (fisica, materiale, economica o morale) o conseguenza negativa che possa derivare a persone o cose: * Dall’interpretazione (corretta o errata) delle informazioni qui presentate. * Dal tentativo di applicare praticamente, insegnare o utilizzare in qualsiasi contesto (autodifesa, allenamento, dimostrazione, ecc.) le tecniche o i concetti descritti. * Dalla scelta di intraprendere la pratica del Ninjutsu o dalla frequentazione di scuole o corsi. * Da qualsiasi azione od omissione basata, anche parzialmente, sul contenuto di questa pagina.

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a cura di F. Dore – 2025

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