Kogusoku (小具足) LV

Tabella dei Contenuti

1. Cosa è

Il termine Kogusoku (小具足) è una parola giapponese che racchiude un concetto specifico all’interno delle arti marziali classiche del Giappone (koryū bujutsu). Per comprenderlo appieno, è utile scomporre il termine e analizzarne il contesto storico e tecnico:

A. Analisi Etimologica:

  • Ko (小): Questo kanji significa “piccolo”, “minore”, “leggero”.
  • Gusoku (具足): Questo termine significa “armatura”, “equipaggiamento completo”, “essere pienamente equipaggiato”. Si riferisce all’insieme delle protezioni indossate dal guerriero samurai.

Quindi, la traduzione letterale più accurata di Kogusoku è “piccola armatura” o “equipaggiamento leggero/minore”. Questo si contrappone concettualmente alla Ō-yoroi (大鎧), la “grande armatura” pesante e più ingombrante, tipica dei periodi precedenti e del combattimento a cavallo. Il kogusoku si riferisce quindi a un insieme di protezioni più leggere e flessibili (come pettorali, elmi leggeri, protezioni per braccia e gambe non completamente coprenti) che permettevano maggiore agilità, o anche all’insieme delle armi “minori” portate addosso (come il pugnale).

B. Contesto Storico e Funzionale:

Il Kogusoku, come sistema di combattimento, emerse e si codificò principalmente durante il periodo Sengoku (1467-1603), un’era di intense e continue guerre civili. In questo contesto:

  1. Evoluzione delle Armature: Le armature divennero progressivamente più leggere e funzionali per i fanti (ashigaru) e per i samurai che combattevano appiedati in mischia. La “piccola armatura” offriva un compromesso tra protezione e mobilità.
  2. Necessità sul Campo di Battaglia: Nelle caotiche mischie (ransei), i guerrieri potevano perdere le loro armi principali (lancia yari, spada lunga tachi o katana), essere disarcionati, o trovarsi in situazioni di corpo a corpo così strette da rendere inutilizzabili le armi lunghe.
  3. Combattimento Ravvicinato (Kumiuchi): Emerse quindi la necessità di tecniche efficaci per affrontare un avversario a distanza ravvicinatissima, spesso entrambi protetti da qualche forma di armatura. Questo tipo di lotta corpo a corpo in armatura era noto come Kumiuchi (組討, letteralmente “afferrare e colpire/abbattere”). Il Kogusoku è essenzialmente la formalizzazione e l’insegnamento sistematico delle tecniche di Kumiuchi.

C. Natura Tecnica Influenzata dall’Armatura:

Il fatto che queste tecniche fossero pensate per essere usate indossando un’armatura (seppur leggera) e contro un avversario potenzialmente protetto, ne ha influenzato profondamente la natura:

  1. Inefficacia di Molti Colpi: Colpire con pugni o calci le parti coperte da piastre metalliche o cuoio era spesso inefficace.
  2. Focus su Punti Deboli: Le tecniche si concentrano quindi sullo sfruttamento dei punti deboli dell’armatura (giunture, fessure – sukima) e del corpo (gola, occhi, inguine, articolazioni).
  3. Predilezione per Leve e Proiezioni: Le leve articolari (kansetsu-waza) applicate alle giunture (polsi, gomiti, ginocchia) permettevano di controllare o infortunare l’avversario aggirando la protezione. Le proiezioni (nage-waza), spesso basse e potenti, miravano a portare a terra l’avversario, dove era più vulnerabile e poteva essere immobilizzato o finito.
  4. Strangolamenti (Shime-waza): Tecniche efficaci per neutralizzare rapidamente un nemico, mirando al collo non sempre protetto adeguatamente.
  5. Uso di Armi Corte: Il tantō (pugnale) o lo yoroi-dōshi (specifico pugnale perfora-armatura) erano armi ideali per queste situazioni, usate per colpire le fessure o per aumentare l’efficacia delle leve e dei controlli.

D. Kogusoku come “Curriculum” e non “Scuola Autonoma”:

È fondamentale ribadire che il Kogusoku non è quasi mai una scuola marziale (ryūha) a sé stante. Piuttosto, rappresenta un corpus tecnico specifico, un “curriculum” o una sezione dell’insegnamento presente all’interno di molte scuole tradizionali più ampie (koryū). Una scuola come la Takenouchi-ryū, ad esempio, insegna Kenjutsu (scherma), Bōjutsu (bastone), Naginatajutsu (alabarda) e il Kogusoku (o Koshi no Mawari, termine simile che indica il combattimento “intorno alle anche”). Lo studente imparava quindi un sistema marziale integrato.

E. Relazione con il Jujutsu:

Il Kogusoku è strettamente legato al Jujutsu (柔術). Si può considerare:

  • Una forma antica e specializzata di Jujutsu, focalizzata sul combattimento in armatura.
  • Uno dei pilastri fondamentali da cui si sono sviluppate molte tecniche del Jujutsu classico e, indirettamente, del Judo e dell’Aikido moderni.
  • Tecnicamente sovrapponibile per molti aspetti al Yawara (altro termine antico per forme di lotta/Jujutsu).

Molte delle più antiche koryū classificate come scuole di Jujutsu (come la già citata Takenouchi-ryū o la Sosuishitsu-ryū) hanno nel loro nome o nel loro curriculum tecnico riferimenti espliciti al Kogusoku, evidenziando questa stretta connessione.

In Sintesi:

Il Kogusoku è un sistema di combattimento corpo a corpo giapponese, storicamente sviluppato per essere efficace in situazioni di combattimento ravvicinato sul campo di battaglia, specialmente quando si indossava un’armatura leggera (“kogusoku”). Si caratterizza per l’uso prevalente di leve articolari, proiezioni, strangolamenti, colpi ai punti vitali e l’impiego di armi corte come il pugnale, tutte tecniche ottimizzate per neutralizzare un avversario protetto. Non è tipicamente una scuola marziale indipendente, ma un importante curriculum tecnico integrato all’interno di numerose scuole marziali tradizionali giapponesi (koryū), rappresentando una delle radici fondamentali del Jujutsu.

2. Caratteristiche, filosofia e aspetti chiave

Il Kogusoku, essendo un sistema di combattimento nato dalle esigenze concrete del campo di battaglia feudale giapponese, possiede caratteristiche uniche e una filosofia pragmatica che ne definiscono l’essenza. Analizziamo in dettaglio gli aspetti chiave:

a) Efficacia Funzionale in Armatura Leggera (e Contro di Essa): Questa è forse la caratteristica definitoria del Kogusoku. Non si tratta solo del fatto che le tecniche possono essere eseguite indossando un’armatura leggera (che permette più mobilità rispetto alla ō-yoroi), ma che sono state specificamente progettate tenendo conto di questa realtà.

  • Mobilità vs Protezione: L’armatura leggera (kogusoku) offriva protezione a zone vitali ma lasciava scoperte o meno protette altre aree (come le giunture, il collo, le ascelle, l’interno coscia). Le tecniche mirano a sfruttare queste aperture (sukima).
  • Bypassare la Protezione: Colpire direttamente una piastra pettorale o un elmo con un pugno avrebbe avuto scarso effetto e potenzialmente danneggiato la mano dell’attaccante. Le tecniche di Kogusoku quindi si concentrano su leve articolari, strangolamenti e colpi mirati a punti vulnerabili non coperti o dove l’armatura aveva delle giunzioni.
  • Combattere un Avversario Armato: Le tecniche presuppongono che anche l’avversario sia protetto. L’obiettivo è quindi neutralizzarlo nonostante la sua armatura, usando metodi che la rendano irrilevante (proiezioni per farlo cadere pesantemente, leve per controllare le sue armi o il suo corpo, attacchi alle fessure).
  • Filosofia: Pragmatismo assoluto. L’efficacia in condizioni realistiche (indossare e affrontare armature) ha la precedenza su qualsiasi considerazione estetica o teorica.

b) Centralità del Combattimento Ravvicinato (Kumiuchi / Chikama): Il Kogusoku è l’arte del combattimento a distanza zero o quasi.

  • Contesto: Nasce per le situazioni in cui le armi primarie (lancia, spada lunga) diventano inutilizzabili: nella mischia serrata, dopo essere stati disarmati, in ambienti ristretti, o durante un attacco improvviso.
  • Tecniche Dominanti: A questa distanza, il grappling (lotta corpo a corpo) diventa essenziale. Leve (kansetsu-waza), strangolamenti (shime-waza), e proiezioni (nage-waza) sono gli strumenti principali perché permettono un controllo diretto del corpo dell’avversario. Anche i colpi (atemi-waza) sono adattati a questa distanza: gomitate, ginocchiate, testate, colpi a mano aperta a punti vitali.
  • Controllo Totale: L’obiettivo non è solo colpire, ma afferrare, sbilanciare (kuzushi), controllare il centro dell’avversario e portarlo in una posizione di svantaggio, preferibilmente a terra (ne-waza).
  • Filosofia: Accettazione della brutalità e del caos del combattimento reale a distanza ravvicinata. L’arte si concentra su come dominare fisicamente l’avversario quando lo spazio e le opzioni sono limitate.

c) Priorità al Controllo e alla Neutralizzazione Veloce (Seigyo): Più che sulla semplice distruzione, il Kogusoku pone grande enfasi sul controllo dell’avversario.

  • Obiettivo Tattico: Sul campo di battaglia, controllare un nemico (ad esempio tramite una leva dolorosa o un’immobilizzazione – osae-waza) poteva essere utile per interrogarlo, prenderlo in ostaggio, o semplicemente per neutralizzarlo senza dover necessariamente ucciderlo immediatamente, permettendo al guerriero di valutare altre minacce.
  • Prevenzione: Controllare le braccia dell’avversario significa impedirgli di usare le sue armi (spada, pugnale). Controllare il suo corpo significa impedirgli di fuggire o di contrattaccare efficacemente.
  • Efficienza: Le tecniche mirano a una neutralizzazione rapida ed efficiente, minimizzando l’esposizione al rischio per il praticante. Uno strangolamento ben applicato o una leva articolare possono terminare lo scontro in pochi secondi.
  • Filosofia: Decisività ed efficienza. Non c’è spazio per l’indecisione. La tecnica deve portare a un risultato definitivo (controllo, sottomissione, incapacitazione) nel minor tempo possibile.

d) Principio di Cedevolezza e Sfruttamento della Forza Avversaria (Jū no Ri): Sebbene le tecniche possano apparire dirette e potenti, un principio sottostante, comune a molte forme di Jujutsu, è il Jū no Ri (柔の理 – il principio della cedevolezza, flessibilità, adattabilità).

  • Non Opporre Forza a Forza: Specialmente contro un avversario più grande o più forte, o quando si è svantaggiati dall’armatura, opporre direttamente la forza è inefficiente.
  • Sfruttare lo Slancio: Si cerca di utilizzare il movimento e la forza dell’attaccante a proprio vantaggio, ad esempio sbilanciandolo nella direzione del suo stesso attacco per facilitare una proiezione.
  • Adattabilità: Le tecniche sono pensate per adattarsi alla reazione dell’avversario, fluendo da una presa a una leva, a una proiezione in base alle aperture che si creano.
  • Leva Efficiente: Le leve articolari sono l’epitome di questo principio: una piccola forza applicata correttamente nel punto giusto può controllare una forza molto più grande.
  • Filosofia: Intelligenza tattica e strategica che prevale sulla mera forza bruta. Adattarsi alla situazione e usare l’energia dell’avversario contro di lui.

e) Realismo e Pragmatismo Estremo (Jissen): Il Kogusoku è nato dall’esperienza diretta (jissen) del combattimento, non da speculazioni teoriche.

  • Tecniche Dirette: I movimenti sono spesso privi di fronzoli estetici, mirati unicamente all’efficacia. Possono apparire “sporchi” o brutali rispetto ad arti marziali più moderne o focalizzate sull’aspetto sportivo.
  • Nessuna Regola: Il contesto è la sopravvivenza. Tecniche come colpi agli occhi, alla gola, all’inguine, morsi, o l’uso di qualsiasi oggetto disponibile come arma improvvisata rientrano potenzialmente nell’arsenale dettato dalla necessità.
  • Focus sulla Sopravvivenza: L’obiettivo primario non è vincere punti o dimostrare superiorità tecnica fine a sé stessa, ma sopravvivere allo scontro e portare a termine la missione.
  • Filosofia: Adesione totale alla realtà del combattimento. La funzionalità è l’unico criterio di valutazione di una tecnica.

f) Integrazione Funzionale con Armi Corte (TantōjutsuKodachijutsu): Il combattimento a mani nude e quello con armi corte non sono visti come discipline separate, ma come parti integrate dello stesso sistema.

  • Estensione Naturale: Il tantō (pugnale) o lo yoroi-dōshi sono considerati estensioni naturali del braccio nel combattimento ravvicinato. Le tecniche di presa, leva e controllo possono essere usate per facilitare un colpo di pugnale, e viceversa.
  • Transizione Fluida: Il sistema prevede la capacità di passare fluidamente dall’uso dell’arma al combattimento a mani nude (ad esempio, se l’arma viene persa) e viceversa.
  • Difesa Armata: Una parte fondamentale del curriculum è la difesa contro attacchi portati con queste armi corte (tantō-dorikodachi-dori).
  • Filosofia: Versatilità e preparazione completa. Il guerriero deve essere competente in tutte le eventualità del combattimento ravvicinato, armato o disarmato che sia.

g) Disciplina, Etichetta e Radicamento nella Tradizione (Reigi / Dentō): Essendo parte delle koryū (scuole antiche), il Kogusoku è intriso di un forte senso della tradizione e della disciplina.

  • Trasmissione del Lignaggio (Keizu): Le tecniche e i principi vengono tramandati fedelmente da maestro ad allievo, preservando il patrimonio tecnico e spirituale della scuola (ryūha).
  • Etichetta (Reigi): Il rispetto rigoroso dell’etichetta nel dōjō (luogo di pratica) non è solo una formalità. Serve a creare un ambiente sicuro per la pratica di tecniche potenzialmente pericolose, a instillare rispetto reciproco tra praticanti e verso la tradizione, e a focalizzare la mente.
  • Disciplina Mentale (Seishin): L’allenamento non mira solo allo sviluppo fisico e tecnico, ma anche a quello del carattere: disciplina, perseveranza, controllo emotivo, consapevolezza (zanshin), umiltà.
  • Filosofia: Rispetto profondo per la storia, per i maestri del passato, per i compagni di pratica e per l’arte stessa. La pratica marziale è vista come un percorso () di auto-perfezionamento che va oltre la mera abilità combattiva.

In conclusione, le caratteristiche, la filosofia e gli aspetti chiave del Kogusoku dipingono il quadro di un’arte marziale estremamente pragmatica, nata dalle dure necessità del campo di battaglia feudale. La sua enfasi sull’efficacia in armatura, sul controllo ravvicinato, sul realismo e sull’integrazione con le armi corte, il tutto permeato da una profonda disciplina tradizionale, ne fanno un sistema di combattimento storicamente significativo e un affascinante oggetto di studio per chi è interessato alle radici delle arti marziali giapponesi.

3. La storia

La storia del Kogusoku è profondamente intrecciata con l’evoluzione della guerra, delle armature e della società guerriera nel Giappone feudale. Non è la storia di una singola arte nata in un momento preciso, ma piuttosto l’evoluzione e la formalizzazione di un insieme di abilità di combattimento ravvicinato divenute cruciali in determinati periodi storici.

a) Radici Antiche e Precursori (Periodi Nara, Heian, Kamakura – fino al 1333 circa):

Le forme di lotta corpo a corpo esistevano in Giappone fin dai tempi antichi. Pratiche come il Sumai (相撲, un antico precursore del Sumo moderno) e altre forme di lotta senza regole erano conosciute. Durante i periodi Heian (794-1185) e Kamakura (1185-1333), l’élite guerriera (bushi o samurai) combatteva principalmente a cavallo, indossando armature pesanti come la Ō-yoroi (大鎧). Il combattimento prevedeva l’uso dell’arco, della lancia e della spada lunga (tachi). La lotta corpo a corpo in armatura (kumiuchi) esisteva, ma era forse meno sistematizzata e spesso un’ultima risorsa. Le tecniche erano probabilmente rudimentali e focalizzate sull’atterrare l’avversario per finirlo con un’arma corta (come il tantō). Non esisteva ancora il concetto formalizzato di “Kogusoku” come corpus tecnico distinto all’interno di scuole strutturate.

b) Il Periodo Cruciale: Sengoku Jidai (Periodo degli Stati Combattenti, 1467-1603):

Questo lungo periodo di guerre civili quasi ininterrotte fu il vero catalizzatore per lo sviluppo e la formalizzazione del Kogusoku. Diversi fattori contribuirono:

  1. Cambiamenti Tattici: Le battaglie divennero più grandi, coinvolgendo masse di fanteria (ashigaru) armate di lance (yari) e, successivamente, archibugi (teppō). Il ruolo della cavalleria, pur rimanendo importante, divenne meno dominante in molte situazioni. Gli assedi ai castelli divennero comuni. Questo portò a un aumento esponenziale delle occasioni di combattimento ravvicinato e caotico.
  2. Evoluzione delle Armature: La pesante ō-yoroi divenne meno pratica per il combattimento appiedato di massa. Si diffusero armature più leggere e flessibili come il Dō-maru (胴丸) e l’ Haramaki (腹巻), che avvolgevano meglio il corpo, e successivamente le Tōsei Gusoku (当世具足, “armature moderne”), più modulari e funzionali. Questo tipo di protezione, pur efficace, lasciava più punti scoperti o meno protetti rispetto alla corazza completa, rendendo praticabili ed essenziali tecniche mirate a queste vulnerabilità. Il termine “Kogusoku” (piccola armatura) si riferisce proprio a questo tipo di equipaggiamento più leggero o all’insieme delle sue componenti “minori”.
  3. Necessità del Kumiuchi: Nelle mischie furibonde, sui bastioni dei castelli, o dopo essere stati disarmati, i samurai dovevano fare affidamento su abilità di combattimento corpo a corpo per sopravvivere. La spada lunga (katana) non era sempre l’arma ideale a distanza zero. Divenne vitale saper afferrare, controllare, sbilanciare, proiettare e neutralizzare un avversario (anch’esso probabilmente armato e protetto) usando leve, strangolamenti, colpi mirati e l’onnipresente pugnale (tantō o yoroi-dōshi).
  4. Nascita delle Ryūha (Scuole): È durante il periodo Sengoku che iniziarono a sorgere e a formalizzarsi molte delle scuole marziali classiche (koryū bujutsu). I guerrieri più abili ed esperti iniziarono a sistematizzare le loro conoscenze e a trasmetterle in modo strutturato. Scuole che includevano specificamente un curriculum di combattimento ravvicinato in armatura (Kogusoku o termini simili) iniziarono a emergere. La Takenouchi-ryū, fondata secondo la tradizione nel 1532 da Takenouchi Hisamori, è universalmente riconosciuta come una delle primissime e più influenti scuole a codificare queste tecniche (spesso indicate nella scuola come Kogusoku Koshi no Mawari). Altre scuole come l’Araki-ryū e la Yagyū Shingan-ryū hanno anch’esse origini o sviluppi significativi in questo periodo turbolento.

c) Consolidamento e Raffinamento: Periodo Edo (1603-1868):

L’instaurazione dello shogunato Tokugawa portò a un lungo periodo di pace interna, noto come Pax Tokugawa. Questo ebbe un impatto profondo sulle arti marziali:

  1. Fine delle Guerre su Larga Scala: Le opportunità di applicare il Kogusoku in battaglia scomparvero quasi del tutto.
  2. Nuovi Ruoli per i Samurai: La classe samurai mantenne il suo status dominante ma si trasformò progressivamente in un ceto amministrativo, burocratico e di polizia.
  3. Preservazione e Raffinamento: Le koryū persero la loro funzione bellica immediata ma continuarono a esistere come custodi della tradizione guerriera e come metodi di sviluppo fisico, mentale e morale per i samurai. Il Kogusoku/Jujutsu continuò a essere praticato e raffinato. Le tecniche potrebbero essere diventate più stilizzate in alcune scuole, ma l’enfasi sull’efficacia rimase.
  4. Applicazioni Civili: Le tecniche di Kogusoku trovarono applicazione in compiti di polizia (arrestare criminali senza necessariamente ucciderli), nella difesa personale contro attacchi improvvisi (da parte di rōnin – samurai senza padrone – o banditi), e in duelli (anche se meno frequenti).
  5. Fioritura delle Scuole: Molte koryū che insegnavano Kogusoku/Jujutsu fiorirono e si diversificarono durante questo periodo, sviluppando i loro curricula e le loro filosofie. La trasmissione avveniva all’interno della scuola, spesso in modo riservato.

d) Declino, Trasformazione e Conservazione: Periodo Meiji (1868) e Tempi Moderni:

La Restaurazione Meiji nel 1868 portò cambiamenti radicali che minacciarono la sopravvivenza delle koryū:

  1. Abolizione della Classe Samurai: I samurai persero i loro privilegi, il loro status e il diritto di portare le spade in pubblico (Haitōrei, 1876).
  2. Declino delle Koryū: Senza i loro patroni tradizionali e con la modernizzazione militare sul modello occidentale, molte scuole marziali classiche persero studenti e rilevanza, rischiando l’estinzione. Molti lignaggi si interruppero.
  3. Influenza sul Gendai Budō (Arti Marziali Moderne): Tuttavia, le tecniche e i principi del Kogusoku e del Koryū Jujutsu sopravvissero influenzando profondamente le nuove arti marziali (gendai budō) che stavano emergendo. Kanō Jigorō, fondatore del Judo, studiò diverse forme di Koryū Jujutsu (come Tenshin Shin’yō-ryū e Kitō-ryū) e ne distillò le tecniche di proiezione e controllo per creare un sistema educativo e sportivo. Ueshiba Morihei, fondatore dell’Aikido, fu un allievo di spicco del Daitō-ryū Aiki-jūjutsu, un’arte con profonde radici nelle tecniche di combattimento dei samurai Aizu, a loro volta legate a tradizioni più antiche.
  4. Sforzi di Conservazione: Nel XX e XXI secolo, c’è stato un rinnovato interesse per la conservazione delle koryū sopravvissute. Organizzazioni come la Nihon Kobudō Kyōkai e la Nihon Kobudō Shinkōkai lavorano per preservare e promuovere queste preziose tradizioni. Le scuole che mantengono un curriculum di Kogusoku continuano a trasmetterlo ai loro studenti, rappresentando un collegamento diretto con le abilità di combattimento dei samurai del passato.

In Conclusione:

La storia del Kogusoku è un viaggio che parte dalle necessità brutali del campo di battaglia del periodo Sengoku, dove venne forgiato e sistematizzato come metodo vitale per la sopravvivenza nel combattimento ravvicinato in armatura. Attraversò poi un periodo di pace e raffinamento durante l’era Edo, adattandosi a nuovi ruoli sociali. Nonostante il declino affrontato con la modernizzazione del Giappone, i suoi principi e le sue tecniche sono sopravvissuti, sia influenzando potentemente le arti marziali moderne come Judo e Aikido, sia continuando a essere praticati nella loro forma originale all’interno delle koryū che custodiscono questo importante patrimonio storico e marziale.

4. Il Fondatore

Affrontare la questione del “fondatore” del Kogusoku richiede una distinzione cruciale fin dall’inizio:

A. Kogusoku come Concetto/Categoria vs. Kogusoku come Curriculum Scolastico:

È di fondamentale importanza ribadire che il Kogusoku, inteso come l’insieme delle tecniche e dei principi del combattimento ravvicinato in armatura leggera, non ha un singolo fondatore identificabile. Non è come il Judo, fondato da Kanō Jigorō, o l’Aikido, fondato da Ueshiba Morihei, che sono creazioni relativamente recenti e ben documentate di individui specifici.

Il Kogusoku è piuttosto un concetto marziale, una categoria di abilità che si è sviluppata organicamente e in modo diffuso all’interno della classe guerriera giapponese, principalmente durante il caotico periodo Sengoku (1467-1603). Le esigenze pratiche del campo di battaglia – combattimenti in mischia, assedi, duelli improvvisi, la necessità di affrontare avversari protetti da armature – portarono diversi guerrieri e gruppi in varie parti del Giappone a sviluppare e affinare tecniche simili per la sopravvivenza e l’efficacia in queste circostanze. Si tratta quindi di un’evoluzione collettiva guidata dalla necessità, piuttosto che dell’invenzione di una singola persona.

B. La Figura Chiave: Takenouchi Hisamori e la Fondazione della Takenouchi-ryū:

Nonostante l’assenza di un fondatore unico per il concetto di Kogusoku, quando si parla della prima sistematizzazione documentata e influente di queste tecniche all’interno di una scuola marziale formale (ryūha), una figura storica emerge come assolutamente centrale:

  • Nome: Takenouchi Hisamori (scritto anche Takeuchi Hisamori, 竹内 久盛).
  • Periodo: Vissuto nel XVI secolo, in pieno periodo Sengoku.
  • Ruolo: Fondatore della Takenouchi-ryū (竹内流), una delle più antiche scuole marziali classiche (koryū) del Giappone ancora esistenti.
  • Data di Fondazione (Tradizionale): Giugno 1532.
  • Contesto: Hisamori era un guerriero e signore del castello di Ichinose nella provincia di Mimasaka (attuale prefettura di Okayama).

C. La Storia (e Leggenda) della Fondazione della Takenouchi-ryū:

La storia della fondazione della Takenouchi-ryū, come riportata nei documenti tradizionali della scuola (densho), è intrinsecamente legata all’origine del suo curriculum di Kogusoku:

  1. Ricerca Spirituale e Marziale: Si narra che Hisamori, già esperto guerriero ma desideroso di approfondire la sua abilità marziale e spirituale, si ritirò per un periodo di intense pratiche ascetiche e preghiera presso il santuario shintoista di Sannomiya Gozen (vicino al suo castello).
  2. La Visione Divina: Durante questo ritiro, dopo sei giorni e sei notti di allenamento e devozione, gli apparve in sogno o in visione una figura descritta come un guerriero ascetico della montagna (yamabushi) o una divinità.
  3. La Trasmissione delle Tecniche: Questa figura divina sfidò Hisamori e gli insegnò cinque tecniche segrete per afferrare e controllare un avversario usando solo un’arma corta (un pugnale, rappresentante appunto il concetto di “kogusoku” – piccolo equipaggiamento/arma). Queste tecniche divennero il nucleo del “Koshi no Mawari Kogusoku” (腰之廻小具足 – “Kogusoku intorno alle anche”), il cuore del combattimento ravvicinato della scuola.
  4. Fondazione della Scuola: Basandosi su questa rivelazione e sulla sua precedente esperienza marziale, Hisamori fondò la Takenouchi-ryū, che divenne una scuola completa (sōgō bujutsu) insegnando non solo il Kogusoku/Jujutsu, ma anche tecniche con altre armi (spada, bastone, lancia, ecc.).

D. Il Ruolo Storico di Hisamori:

  • Pioniere della Sistematizzazione: Indipendentemente dalla veridicità letterale della leggenda (comune nelle storie di fondazione delle koryū per conferire autorità divina e prestigio), il ruolo storico di Takenouchi Hisamori è quello di essere stato uno dei primi, se non il primo, a codificare formalmente e a organizzare in un sistema didattico trasmissibile (una ryūha) le tecniche di combattimento ravvicinato in armatura che oggi classifichiamo sotto il termine Kogusoku o Jujutsu antico.
  • Fondatore della Takenouchi-ryū, NON del Kogusoku: È cruciale capire che Hisamori fondò la sua scuola, la Takenouchi-ryū, il cui curriculum includeva prominentemente il Kogusoku. Non “inventò” il Kogusoku dal nulla, ma diede una struttura e un nome a un insieme di abilità che stavano emergendo e che lui, forse più di altri contemporanei (o almeno in modo più duraturo e documentato), riuscì a organizzare in un metodo di insegnamento coerente.
  • Influenza Duratura: La Takenouchi-ryū divenne estremamente influente, e molte scuole di Jujutsu successive trassero ispirazione dai suoi insegnamenti o ne furono direttamente derivate. Questo consolida ulteriormente l’importanza storica di Hisamori in relazione allo sviluppo del Jujutsu e del Kogusoku.

E. Altri Possibili Sviluppi Paralleli:

È altamente probabile che, nello stesso periodo (XVI secolo), altri guerrieri e maestri in diverse regioni del Giappone stessero sviluppando e insegnando tecniche simili di combattimento ravvicinato. Le origini di altre antiche koryū con forti componenti di Jujutsu/grappling (come Araki-ryū, Yagyū Shingan-ryū, Sosuishitsu-ryū) risalgono anch’esse a periodi simili o poco successivi. Tuttavia, la documentazione storica per molte di queste scuole antiche è spesso frammentaria, basata su tradizioni orali o densho successivi, rendendo difficile stabilire con certezza assoluta chi fu “il primo” in senso cronologico. La Takenouchi-ryū rimane l’esempio più celebre e meglio documentato di una scuola fondata nel pieno periodo Sengoku con un focus esplicito e centrale sul Kogusoku.

In Conclusione:

Il Kogusoku, come insieme di tecniche di combattimento ravvicinato in armatura, non ha un singolo inventore o fondatore. È il prodotto di un’evoluzione guidata dalle necessità belliche del Giappone feudale. Tuttavia, Takenouchi Hisamori, fondatore della Takenouchi-ryū nel 1532, detiene un posto di primaria importanza nella sua storia. Egli fu un pioniere nella sistematizzazione e codificazione di queste abilità all’interno di una scuola formale, creando un lignaggio e un curriculum (il Koshi no Mawari Kogusoku) che non solo sono sopravvissuti per quasi 500 anni (al 2025), ma hanno anche profondamente influenzato lo sviluppo successivo del Jujutsu. Pertanto, pur non essendo “il fondatore” del Kogusoku in senso assoluto, Hisamori è la figura storica più strettamente e significativamente associata alle origini della sua pratica organizzata e trasmessa come arte marziale.

5. Maestri Famosi

Identificare “maestri famosi” specificamente per il Kogusoku è un compito complesso, principalmente per due ragioni:

  1. Natura del Kogusoku: Come già chiarito, il Kogusoku è raramente una scuola a sé stante, ma piuttosto un componente tecnico all’interno di scuole marziali tradizionali (koryū) più ampie. Pertanto, i maestri sono solitamente associati alla ryūha (scuola) nel suo complesso, non solo alla sua parte di Kogusoku.
  2. Concetto di “Fama” nelle Koryū: La notorietà all’interno delle scuole marziali classiche giapponesi è molto diversa dalla fama moderna legata a competizioni sportive, media o cultura popolare. Nelle koryū, la “fama” di un maestro è legata al suo lignaggio (keizu), al suo livello di abilità riconosciuto all’interno della scuola (spesso sancito da licenze di insegnamento come il Menkyo Kaiden), alla sua capacità di preservare e trasmettere fedelmente la tradizione, e al rispetto guadagnato tra i pari e gli allievi. Si tratta spesso di una fama interna alla tradizione o al massimo nel ristretto mondo degli appassionati di koryū, non di celebrità pubblica.

Detto questo, possiamo identificare diverse categorie di figure che possono essere considerate “maestri importanti” in relazione al Kogusoku:

a) I Fondatori delle Scuole Chiave: Come discusso nel punto precedente, i fondatori delle koryū che hanno codificato o dato particolare enfasi alle tecniche di combattimento ravvicinato in armatura sono figure fondamentali. La loro “fama” deriva dal loro ruolo pionieristico nella sistematizzazione dell’arte.

  • Takenouchi Hisamori (竹内 久盛): Fondatore (1532) della Takenouchi-ryū. È la figura più iconica legata all’organizzazione formale del Kogusoku (Koshi no Mawari Kogusoku) all’interno di una delle più antiche scuole di Jujutsu.
  • Araki Mujinsai Minamoto no Hidenawa (荒木夢仁斎源秀縄): Fondatore (periodo Sengoku/primo Edo) dell’Araki-ryū. Questa scuola è nota per il suo approccio potente e diretto al combattimento, che include tecniche di torite (presa) e kogusoku.
  • Takenaga Hayato (竹永 隼人): Considerato il fondatore (primo periodo Edo) della sezione di combattimento a mani nude (Taijutsu) della Yagyū Shingan-ryū. Questa scuola pone forte enfasi su tecniche potenti (atemi) e lotta (kumiuchi) adatte anche al contesto dell’armatura.
  • Futagami Hannosuke Masanori (二神半之助正則): Fondatore (primo periodo Edo) della Sosuishitsu-ryū, altra importante koryū con un curriculum che include Kumiuchi e Kogusoku.

È importante sottolineare che questi individui fondarono le loro scuole (spesso comprendenti molteplici discipline), non specificamente “il Kogusoku”. La loro fama è legata alla creazione e alla trasmissione del loro intero sistema marziale.

b) I Capiscuola Successivi (Sōke) e Maestri di Alto Livello (Shihan): All’interno di ogni ryūha che insegna Kogusoku, la vera autorità tecnica e la responsabilità della trasmissione sono detenute dalla linea dei Capiscuola (Sōke) o figure equivalenti, e dagli insegnanti di altissimo livello (Shihan, detentori di Menkyo Kaiden – licenza di trasmissione completa) che si sono succeduti nel corso dei secoli.

  • Ruolo Cruciale: Questi maestri, generazione dopo generazione, hanno garantito la sopravvivenza della scuola e del suo bagaglio tecnico, incluso il Kogusoku. Hanno spesso raffinato, adattato (nei limiti della tradizione) e interpretato gli insegnamenti per i loro studenti.
  • Fama Interna: I loro nomi sono di fondamentale importanza all’interno del lignaggio della scuola e per gli studiosi di koryū, ma raramente raggiungono una notorietà esterna. Ogni ryūha ha la sua genealogia di maestri rispettati, la cui “fama” risiede nell’aver mantenuto viva la fiamma della tradizione. Fare un elenco esaustivo sarebbe impossibile e poco significativo per un pubblico generale.

c) Guerrieri Storici Rinomati per l’Abilità nel Corpo a Corpo: Nel corso della storia giapponese, ci sono stati innumerevoli samurai la cui abilità nel combattimento ravvicinato (kumiuchi) era leggendaria.

  • Maestri de facto: Molti di questi guerrieri anonimi furono, per necessità ed esperienza diretta, veri maestri delle tecniche che oggi associamo al Kogusoku. La loro “fama” era legata alle loro imprese sul campo di battaglia, non necessariamente a un insegnamento formale.
  • Figure Leggendarie: Personaggi come Saitō Musashibō Benkei (弁慶), il monaco guerriero compagno di Minamoto no Yoshitsune (periodo Heian/Kamakura), sono archetipi del guerriero forte e abile anche nella lotta. Sebbene le loro storie siano ammantate di leggenda e precedano la formalizzazione del Kogusoku come lo intendiamo, incarnano l’ideale del combattente capace nel corpo a corpo. Collegare figure storiche specifiche a un addestramento formale in “Kogusoku” è però spesso difficile o anacronistico.

d) Maestri Contemporanei e Preservatori della Tradizione: Oggi (Aprile 2025), la “fama” nel mondo delle koryū è forse più accessibile grazie alla comunicazione globale, ma rimane circoscritta agli ambienti specialistici.

  • Attuali Capi Scuola e Insegnanti Senior: Gli attuali Sōke e Shihan delle scuole tradizionali che includono Kogusoku (come quelle menzionate sopra) sono le figure chiave oggi. Essi sono i depositari viventi della tradizione e spesso dedicano la loro vita all’insegnamento e alla preservazione di queste arti, talvolta anche attraverso seminari internazionali o la formazione di rappresentanti autorizzati all’estero (potenzialmente anche in Italia, anche se la presenza di koryū pure è limitata).
  • Ricercatori e Divulgatori: Figure che, pur non essendo necessariamente Sōke, hanno raggiunto un alto livello tecnico e si dedicano alla ricerca storica e alla divulgazione corretta delle koryū (attraverso libri, articoli, documentari) possono acquisire una certa “fama” negli ambienti interessati.

La Natura della “Fama” nelle Koryū:

È essenziale ribadire che la “fama” in questo contesto non va confusa con la celebrità. Non ci sono campionati mondiali di Kogusoku, né classifiche pubbliche. La stima verso un maestro deriva dalla profondità della sua conoscenza, dalla purezza della sua trasmissione, dalla sua integrità personale e dal suo contributo alla sopravvivenza della ryūha. È un rispetto guadagnato sul campo (del dōjō) e attraverso la dedizione di una vita.

In Conclusione:

I “maestri famosi” del Kogusoku non sono star mediatiche, ma figure storiche fondamentali come i fondatori delle scuole che lo hanno codificato (Takenouchi Hisamori in primis), i successivi capiscuola (Sōke) e maestri di alto livello (Shihan) che ne hanno garantito la trasmissione nei secoli, e i maestri contemporanei che oggi ne custodiscono e ne diffondono l’eredità. La loro fama risiede nel ruolo cruciale che hanno avuto o hanno tuttora nel preservare questo aspetto importante e pragmatico dell’arte guerriera dei samurai.

6. Leggende, curiosità, storie e aneddoti

Il mondo del Kogusoku, come parte integrante delle arti marziali classiche giapponesi (koryū), è ricco di storie affascinanti, dettagli curiosi e aneddoti che ne illuminano la storia, la tecnica e la filosofia. Ecco alcuni esempi:

a) Leggende di Fondazione e Ispirazione Divina: Come per molte koryū, le origini sono spesso ammantate di leggenda, conferendo all’arte un’aura sacra e un lignaggio prestigioso.

  • La Visione di Takenouchi Hisamori: La leggenda più famosa è quella già menzionata della Takenouchi-ryū. La storia di Hisamori che si ritira nel santuario di Sannomiya Gozen, pratica austerità e riceve in visione da uno yamabushi (o divinità) i cinque principi fondamentali del Kogusoku Koshi no Mawari usando un pugnale, è un topos classico. Simboleggia l’idea che la vera essenza dell’arte marziale trascenda la mera tecnica fisica e abbia un’origine quasi divina o comunque frutto di profonda ispirazione spirituale e dedizione ascetica. Storie simili, con variazioni, esistono anche per altre scuole, sottolineando un modello culturale comune nelle tradizioni guerriere.

b) Frammenti di Realtà dal Campo di Battaglia (Kumiuchi): Anche se mancano resoconti dettagliati di “allenamenti di Kogusoku” nei secoli passati, le cronache di guerra (gunki monogatari) come l’ Heike Monogatari (平家物語, che narra la guerra Genpei del XII secolo, quindi antecedente alla formalizzazione del Kogusoku ma rilevante per il kumiuchi) descrivono scene vivide di combattimento ravvicinato che ne illustrano la necessità:

  • Guerrieri Disarcionati: Immaginate un samurai a cavallo, pesante nella sua ō-yoroi, che viene disarcionato. Una volta a terra, impacciato dall’armatura, diventa preda facile per i fanti nemici se non possiede abilità nel corpo a corpo per difendersi, rialzarsi o neutralizzare gli attaccanti ravvicinati.
  • Mischie Furiose: Nelle battaglie campali o negli assalti ai castelli, la distinzione tra linee nemiche sfumava. I guerrieri si trovavano a contatto diretto, le lance spezzate, le spade forse inutilizzabili per mancanza di spazio. Qui entrava in gioco il kumiuchi: afferrare l’avversario, cercare un punto debole nell’armatura con il tantō, proiettarlo a terra, immobilizzarlo.
  • Storie (Spesso Anonime): Le cronache a volte lodano un guerriero per la sua forza e abilità nella lotta, capace di sopraffare più nemici in corpo a corpo. Questi sono echi della realtà per cui il Kogusoku/Kumiuchi era un’abilità di sopravvivenza essenziale.

c) Curiosità su Armi ed Equipaggiamento: L’interazione tra tecniche e strumenti è fondamentale.

  • Lo Specialista: Yoroi-dōshi (鎧通し): Questo “perfora-armature” non era un semplice pugnale. Aveva una lama spessa, spesso triangolare in sezione, robustissima, progettata non per tagliare ma per penetrare e forzare. Le tecniche di Kogusoku spesso prevedevano di immobilizzare un arto o il corpo dell’avversario con una presa o una leva per creare o esporre un’apertura (allacciature, giunture sottoascellari, visiera dell’elmo, piastre inferiori della gonna – kusazuri) dove lo yoroi-dōshi poteva essere conficcato con forza. Era l’arma definitiva per il combattimento a distanza zero contro armature.
  • Il Versatile: Tantō (短刀): Il pugnale standard era onnipresente. Nel Kogusoku, veniva usato non solo per colpire, ma anche come strumento di leva, per agganciare parti dell’armatura o per minacciare punti vitali e forzare la sottomissione. La difesa contro il tantō (tantō-dori) è un elemento cruciale in molte scuole di Jujutsu/Kogusoku.
  • L’Armatura come Fattore Tecnico: Indossare anche solo una “piccola armatura” cambiava il modo di muoversi e combattere. Tecniche che richiedevano grande flessibilità del torso potevano essere limitate. D’altro canto, cadere su un fianco protetto da una piastra era meno rischioso. Le tecniche dovevano tenere conto di questi fattori.

d) Sfumature Terminologiche:

  • Kogusoku vs. Koshi no Mawari (腰之廻): Spesso usati in modo intercambiabile, hanno sfumature leggermente diverse. Kogusoku (piccola armatura/equipaggiamento) pone l’accento sull’aspetto materiale (l’armatura indossata, il pugnale usato). Koshi no Mawari (letteralmente “intorno alle anche”) enfatizza la distanza estremamente ravvicinata dello scontro, il fatto che si combatte “avvinghiati”, all’interno della guardia dell’avversario. Entrambi i termini si riferiscono essenzialmente allo stesso corpus tecnico all’interno di scuole come la Takenouchi-ryū.
  • Legami con Jujutsu, Yawara, Taijutsu: La storia terminologica è complessa. Tutti questi termini si riferiscono ad arti del combattimento corpo a corpo, spesso con enfasi sulla cedevolezza o l’uso del corpo. Il Kogusoku può essere visto come una delle forme più antiche e specializzate (per il contesto bellico/armatura) da cui molti sistemi di Jujutsu successivi hanno attinto.

e) Aspetti Culturali e Fraintendimenti:

  • Non Solo “Autodifesa”: Sebbene nel pacifico periodo Edo le tecniche di Kogusoku/Jujutsu abbiano trovato applicazione nell’autodifesa e nel controllo dei criminali, la loro origine è prettamente militare e bellica. L’obiettivo primario era l’efficacia sul campo di battaglia.
  • Distinzione dal Ninjutsu: A volte nel Koryū si trovano tecniche simili a quelle stereotipicamente associate ai ninja (colpi a punti vitali, tecniche di immobilizzazione). Tuttavia, il Kogusoku appartiene alla tradizione marziale ortodossa dei samurai (bujutsu), insegnata apertamente (anche se all’interno della cerchia della scuola), e non alle arti clandestine di spionaggio e guerriglia (ninjutsu).
  • Il Senso Profondo dell’Etichetta (Reigi): La rigida etichetta delle koryū può sembrare eccessiva a un occhio moderno. Ma in un contesto dove si praticano tecniche potenzialmente letali o invalidanti, il reigi (saluti, posture corrette, rispetto per il maestro, i compagni e il dōjō) è fondamentale per creare un ambiente di apprendimento sicuro, focalizzato e per coltivare la giusta mentalità (seishin) di serietà e controllo, indispensabile per maneggiare tali conoscenze.

f) La Curiosità della Sopravvivenza: È un fatto notevole che queste arti marziali, nate secoli fa per esigenze belliche specifiche in un contesto sociale e tecnologico completamente diverso, siano sopravvissute fino ai giorni nostri (Aprile 2025). La loro pratica oggi è un atto di conservazione culturale. Trovare un insegnante qualificato di una koryū autentica che includa Kogusoku può essere difficile, specialmente fuori dal Giappone, e anche in Italia la presenza è estremamente limitata e circoscritta a piccoli gruppi dedicati. Questa rarità ne aumenta il fascino per gli appassionati.

g) Dedizione Moderna: Gli aneddoti moderni riguardano spesso la straordinaria dedizione richiesta ai praticanti. Ore e ore dedicate alla ripetizione meticolosa dei kata, viaggi in Giappone per studiare con i maestri principali, l’impegno a comprendere non solo la tecnica ma anche la storia, la filosofia e l’etichetta della propria scuola. È un percorso che richiede pazienza, umiltà e un profondo rispetto per la tradizione che si sta preservando.

In sintesi, il Kogusoku è circondato da un alone di storia vissuta, leggende evocative e dettagli tecnici affascinanti. Dalle visioni divine dei fondatori alla brutale realtà del kumiuchi sul campo di battaglia, passando per le specificità di armi come lo yoroi-dōshi e la curiosa sopravvivenza di queste arti nel XXI secolo, c’è molto che cattura l’immaginazione e stimola l’interesse verso questo aspetto fondamentale del patrimonio marziale giapponese.

7. Tecniche

Le tecniche del Kogusoku, come insegnate all’interno delle koryū, formano un sistema integrato progettato per la massima efficacia nel combattimento ravvicinato, spesso in condizioni avverse come indossare o affrontare un’armatura. Più che un semplice elenco, è importante capire lo scopo, l’applicazione e le caratteristiche di ciascuna categoria tecnica nel contesto specifico del Kogusoku.

Introduzione al Contesto Tecnico: Le tecniche non sono isolate, ma fluiscono l’una nell’altra in risposta alle azioni dell’avversario e alle opportunità che si presentano. L’obiettivo primario è la neutralizzazione e il controllo dell’avversario nel modo più rapido ed efficiente possibile, minimizzando il rischio per sé stessi. Il contesto dell’armatura influenza pesantemente la scelta delle tecniche: colpi diretti a zone protette sono spesso inutili, mentre leve, strangolamenti e attacchi a punti scoperti diventano fondamentali.

a) Kansetsu-waza (関節技) – Tecniche di Leva Articolare:

  • Scopo: Controllare l’avversario tramite il dolore, immobilizzarlo, forzarlo alla sottomissione, o, in situazioni estreme, lussare o rompere le articolazioni. Sono cruciali contro un nemico corazzato, in quanto bypassano la protezione attaccando le giunture.
  • Applicazione: Eseguite su quasi tutte le articolazioni (dita, polsi, gomiti, spalle, collo, colonna vertebrale, ginocchia, caviglie), sia in piedi (tachi-ai) che a terra (ne-waza). Spesso seguono una presa (torite) o un colpo (atemi) che crea un’apertura, oppure vengono applicate durante la lotta (kumiuchi).
  • Caratteristiche: Sfruttano principi di leva biomeccanica per moltiplicare la forza applicata. Richiedono precisione nel posizionamento del corpo (tai sabaki), nella presa e nell’applicazione della pressione. L’enfasi è sull’efficienza e sul controllo, non sulla forza bruta.

b) Nage-waza (投技) – Tecniche di Proiezione:

  • Scopo: Portare violentemente l’avversario a terra per causare danno da impatto (amplificato dall’armatura), romperne la struttura e l’equilibrio (kuzushi), e ottenere una posizione dominante per il combattimento al suolo o per una finalizzazione rapida.
  • Applicazione: Iniziate da prese (al corpo, agli arti, all’abbigliamento o alle stringhe dell’armatura), spesso combinate con atemi per sbilanciare. Possono coinvolgere l’uso delle anche (koshi), delle gambe (sgambetti, falciate), delle braccia o il sacrificio del proprio equilibrio (sutemi-waza).
  • Caratteristiche: Le proiezioni del Kogusoku tendono ad essere a corto raggio, potenti e dirette, a volte meno “pulite” o ampie rispetto a quelle del Judo sportivo. L’obiettivo non è il punto, ma l’atterramento efficace e potenzialmente dannoso, posizionandosi subito per la tecnica successiva (controllo, colpo, leva, arma).

c) Shime-waza (絞技) – Tecniche di Strangolamento/Soffocamento:

  • Scopo: Indurre la perdita di coscienza o la sottomissione interrompendo l’afflusso di sangue al cervello (strangolamenti sanguigni, agendo sulle carotidi) o bloccando le vie respiratorie (soffocamenti, agendo sulla trachea). Estremamente efficaci anche contro avversari forti o corazzati se il collo è accessibile.
  • Applicazione: Possono essere applicate in piedi (usando avambracci, baveri, corde dell’armatura) ma sono più comuni e sicure a terra, dopo aver controllato l’avversario.
  • Caratteristiche: Richiedono grande precisione tecnica, controllo e sensibilità. Sono considerate tecniche pericolose e la loro pratica richiede estrema cautela e partner esperti. La conoscenza delle tecniche di rianimazione (kappō) è spesso associata all’apprendimento degli strangolamenti nelle koryū.

d) Atemi-waza (当身技) – Tecniche di Percussione:

  • Scopo: Nel contesto Kogusoku, raramente mirano al KO diretto (difficile contro elmi e armature). Servono principalmente a:
    • Creare sbilanciamento (kuzushi) o distrazione per preparare prese, leve o proiezioni.
    • Attaccare punti vitali scoperti o vulnerabili (kyūsho: occhi, gola, tempie, plesso solare, inguine, costole fluttuanti, giunture).
    • Interrompere l’azione o la struttura dell’avversario.
    • “Ammorbidire” l’avversario prima di una tecnica di controllo o finirlo una volta a terra.
  • Applicazione: Usano varie parti del corpo: pugno chiuso (nocche, pugno a martello), mano aperta (taglio della mano – shutō, base del palmo – teishō), gomiti (hiji), ginocchia (hiza), testa (atama), piedi (calci bassi alle ginocchia/tibia, pestoni ai piedi/caviglie). Sono colpi spesso corti, penetranti, integrati fluidamente nel kumiuchi.
  • Caratteristiche: Precisione e tempismo sono più importanti della potenza pura. L’atemi è uno strumento tattico all’interno di una strategia più ampia.

e) Osae-waza (抑技) / Osaekomi-waza (抑込技) – Tecniche di Immobilizzazione:

  • Scopo: Controllare saldamente un avversario a terra, impedendogli di muoversi, rialzarsi, contrattaccare o usare armi. Permette di applicare con calma una leva o uno strangolamento, o di attendere rinforzi.
  • Applicazione: Eseguite dopo una proiezione o un atterramento. Implicano l’uso del proprio peso corporeo, della struttura e della leva per bloccare le articolazioni chiave dell’avversario (spalle, anche, ginocchia).
  • Caratteristiche: Richiedono una distribuzione del peso corretta, pressione costante e capacità di adattarsi ai tentativi di fuga dell’avversario. Spesso si usano ginocchia e gomiti per aggiungere pressione e disagio.

f) Torite (捕手) / Tehodoki (手解き) – Tecniche di Presa e Svincolo:

  • Torite: L’arte di stabilire prese efficaci sull’avversario (polsi, braccia, baveri, cintura, parti dell’armatura) che permettano di sbilanciare, controllare e applicare altre tecniche.
  • Tehodoki (o Hodoki): Tecniche per liberarsi dalle prese dell’avversario. Essenziali per non rimanere passivi e per riconquistare l’iniziativa nello scontro.

g) Buki-dori (武器捕) – Tecniche di Disarmo:

  • Scopo: Togliere l’arma (tipicamente tantōkodachi, o anche spada katana) dalle mani dell’avversario in sicurezza.
  • Applicazione: Richiedono eccellente gestione della distanza (maai), tempismo (hyoshi) e movimento del corpo (tai sabaki) per entrare nella guardia dell’arma, deviare l’attacco e controllare l’arto armato, spesso applicando simultaneamente una leva o un colpo per forzare il rilascio.
  • Caratteristiche: Sono tra le tecniche più rischiose e complesse, richiedendo grande abilità e sangue freddo.

h) Uso di Armi Corte (es. Tantōjutsu):

  • Scopo: Integrare l’uso offensivo di armi come il tantō o lo yoroi-dōshi nel combattimento ravvicinato.
  • Applicazione: Le tecniche includono affondi (tsuki), tagli (kiri), l’uso dell’elsa (tsuka) per colpire, e l’integrazione dell’arma nelle prese e nelle leve per aumentarne l’efficacia o minacciare punti vitali.
  • Caratteristiche: L’arma non è vista come separata dal corpo, ma come sua estensione naturale all’interno del flusso del kumiuchi.

i) Ukemi (受身) – Tecniche di Caduta:

  • Scopo: Imparare a cadere in sicurezza a seguito di una proiezione o uno sbilanciamento, distribuendo l’impatto e proteggendo la testa e le parti vitali.
  • Applicazione: Cadute in avanti, indietro, laterali, spesso con rotolamenti o battute degli arti per dissipare l’energia.
  • Caratteristiche: Abilità assolutamente fondamentale e propedeutica alla pratica delle nage-waza. Nel contesto Kogusoku, potrebbero essere modificate per tenere conto dell’ingombro e della rigidità dell’armatura.

j) Tai Sabaki (体捌き) – Movimento del Corpo:

  • Scopo: Muovere il corpo in modo efficiente per schivare attacchi, controllare la distanza, creare angoli favorevoli per le proprie tecniche e mantenere il proprio equilibrio mentre si rompe quello altrui.
  • Applicazione: Include passi, rotazioni del corpo, spostamenti del centro di gravità. È la base su cui si costruiscono tutte le altre tecniche.
  • Caratteristiche: Deve essere fluido, stabile ed economico, adattato alle necessità del combattimento a distanza ravvicinata.

Integrazione e Principi: È cruciale comprendere che queste categorie non sono separate. Una sequenza tipica di Kogusoku potrebbe vedere un atemi per distrarre, seguito da un torite per afferrare, kuzushi per sbilanciare, una nage-waza per atterrare, un osae-waza per controllare a terra e infine una kansetsu-waza o shime-waza per finalizzare. Il tutto governato dai principi di Maai (distanza/spazio), Hyoshi (ritmo/tempismo) e Zanshin (consapevolezza/stato di allerta mentale continua). L’allenamento, specialmente attraverso i kata, mira a sviluppare questa capacità di integrare fluidamente le diverse tecniche in un flusso continuo ed efficace.

8. I Kata

All’interno delle arti marziali tradizionali giapponesi (koryū bujutsu), i Kata (形), che si traducono come “forma”, “modello” o “schema”, rappresentano il principale strumento pedagogico e di trasmissione. Questo è particolarmente vero per discipline come il Kogusoku, che affondano le radici in epoche precedenti all’introduzione di metodi di allenamento più liberi (randori) come quelli visti nel Judo moderno. A differenza di alcune arti marziali contemporanee dove il kata può essere visto come un esercizio secondario o puramente formale, nelle koryū il kata è il libro di testo vivente, il veicolo attraverso cui l’intera arte – tecnica, principi, strategia, spirito – viene preservata e trasmessa fedelmente attraverso le generazioni.

b) Definizione e Scopo dei Kata nel Contesto del Kogusoku:

I Kata del Kogusoku non sono semplici sequenze di movimenti estetici, ma esercizi complessi e stratificati con molteplici scopi:

  1. Trasmissione Tecnica Accurata: Garantiscono che le tecniche specifiche (leve, proiezioni, colpi, ecc.) vengano tramandate con precisione, preservandone i dettagli biomeccanici essenziali scoperti e raffinati dai maestri del passato.
  2. Insegnamento dei Principi Fondamentali: Ogni kata incarna e insegna principi tattici e strategici chiave: gestione della distanza (maai), tempismo (hyoshi), sbilanciamento (kuzushi), uso del corpo (tai sabaki), generazione e applicazione della forza, adattamento alla reazione dell’avversario.
  3. Sviluppo della Memoria Muscolare e dei Riflessi: La pratica ripetuta (keiko) di un kata mira a far sì che i movimenti corretti diventino istintivi, una seconda natura, utilizzabili sotto pressione senza pensiero cosciente.
  4. Simulazione di Scenari di Combattimento: I kata sono progettati per simulare situazioni di combattimento realistiche (per l’epoca): affrontare un attacco specifico (una presa, un fendente, un affondo), difendersi da un avversario armato, combattere da una posizione seduta o in ginocchio (idorisuwari waza), ecc.
  5. Conservazione del Carattere della Scuola (Ryūha): Ogni scuola ha il suo stile distintivo, la sua “personalità”. I kata sono l’espressione più pura di questo carattere unico, riflettendo la filosofia, la storia e le peculiarità tecniche della ryūha.
  6. Coltivazione della Mente e dello Spirito: La pratica intensa dei kata richiede e sviluppa concentrazione, disciplina, controllo emotivo, determinazione, e soprattutto zanshin (残心) – uno stato di consapevolezza vigile e continua, mantenuto anche dopo l’apparente conclusione della tecnica. Ricorda al praticante la potenziale letalità dell’arte e la necessità di serietà.

c) Struttura ed Esecuzione Tipica dei Kata di Kogusoku:

  1. Pratica in Coppia (Kumikata): Quasi universalmente, i kata di Kogusoku sono eseguiti da due persone che assumono ruoli specifici e complementari:
    • Uke (受け): Letteralmente “colui che riceve”. Solitamente interpreta il ruolo dell’attaccante o di colui che “subisce” la tecnica. Il suo ruolo non è passivo; deve attaccare con intenzione realistica e fornire la giusta resistenza/reazione affinché Tori possa applicare la tecnica correttamente secondo i principi del kata.
    • Tori (取り): Letteralmente “colui che prende/agisce”. Interpreta il ruolo di chi applica la tecnica difensiva/offensiva principale del kata.
    • (In alcune scuole si usano i termini Shite (仕手 – colui che fa) e Uchite (打手 – colui che colpisce), con significati simili).
  2. Sequenza Predefinita: I movimenti, le tecniche, il ritmo e persino gli spostamenti nello spazio sono codificati all’interno del kata. Entrambi i partner conoscono perfettamente la sequenza.
  3. Intento Realistico: Sebbene preordinato, l’esecuzione deve mirare a esprimere un senso di realtà e urgenza. I movimenti non dovrebbero essere fiacchi o puramente dimostrativi, ma carichi di intento marziale.
  4. Scenari Specifici: Molti kata iniziano da posture formali (kamae – 構え) o simulano contesti specifici: combattimento in piedi (tachi-ai – 立合), da seduti/inginocchiati (idori – 居捕 o suwari waza – 座技), o uno in piedi e uno seduto (hanza handachi – 半座半立).
  5. Contenuto Tecnico Integrato: Un singolo kata può contenere una sequenza complessa che integra diverse categorie tecniche: un atemi per creare un’apertura, una presa (torite), uno sbilanciamento (kuzushi), una proiezione (nage-waza), seguita da un controllo a terra (osae-waza) e una finalizzazione con leva (kansetsu-waza) o strangolamento (shime-waza). Possono includere anche la difesa da armi (buki-dori) o l’uso del tantō.
  6. Cura dei Dettagli: L’esecuzione corretta richiede un’attenzione maniacale ai dettagli: posizione dei piedi, angolazione del corpo, direzione dello sguardo (metsuke – 目付), uso della respirazione (kokyū – 呼吸), mantenimento dello zanshin.

d) Apprendimento Attraverso il Kata:

L’apprendimento del Kogusoku attraverso i kata segue un percorso progressivo, spesso descritto dal concetto di Shu-Ha-Ri (守破離):

  • Shu (守 – Proteggere, Obbedire): La fase iniziale in cui lo studente si concentra sull’imitare fedelmente e ripetutamente la forma insegnata dal maestro, senza deviazioni. Si costruiscono le fondamenta tecniche e la memoria muscolare.
  • Ha (破 – Rompere, Distaccarsi): Lo studente inizia a comprendere i principi sottostanti al kata. Può iniziare a esplorare variazioni (henka) o applicazioni (ōyō) dei movimenti, “rompendo” la forma esterna per capirne l’essenza.
  • Ri (離 – Lasciare, Trascendere): Il livello più alto, in cui i principi sono stati completamente interiorizzati. Lo studente non è più legato alla forma del kata; i movimenti diventano naturali, spontanei e adattabili a qualsiasi situazione. L’arte diventa parte integrante dell’essere.

Questo processo richiede anni di pratica diligente (keiko) sotto la guida attenta di un Sensei (先生) qualificato, che non solo corregge la forma fisica ma trasmette anche gli insegnamenti orali (kuden – 口伝) e le sfumature più profonde (gokui) dell’arte.

e) Esempi e Specificità delle Scuole:

È qui che bisogna essere più cauti, poiché i dettagli sono specifici di ogni ryūha:

  • Takenouchi-ryū: Come menzionato, questa scuola ha una serie fondamentale di kata denominata Koshi no Mawari Kogusoku (腰之廻小具足), considerata il nucleo del suo combattimento ravvicinato. Esistono poi altre serie di kata che coprono diversi aspetti.
  • Altre Scuole: Scuole come Araki-ryūYagyū Shingan-ryūSosuishitsu-ryūTenshin Shōden Katori Shintō-ryū (nella sua sezione di Jujutsu), Daitō-ryū Aiki-jūjutsu, ecc., hanno tutte le proprie serie di kata di combattimento ravvicinato/Jujutsu, con nomi, strutture e contenuti tecnici specifici che ne riflettono il lignaggio e la filosofia. I nomi possono essere generici (es. Torite no Kata – Kata delle Prese) o unici della scuola.
  • Importante Avvertenza: I nomi esatti, il numero, l’ordine e soprattutto il contenuto dettagliato dei kata sono patrimonio esclusivo di ciascuna scuola e vengono trasmessi direttamente da maestro ad allievo. Non sono generalmente disponibili pubblicamente in dettaglio, se non per i membri della scuola stessa.

f) Oltre la Tecnica Fisica:

La pratica costante dei kata di Kogusoku è anche un potente strumento per sviluppare qualità interiori: la capacità di rimanere calmi sotto pressione, la perseveranza di fronte alle difficoltà, l’umiltà nell’apprendimento, il rispetto per la tradizione (dentō) e per i compagni di pratica, e una comprensione più profonda della fragilità della vita e della responsabilità che deriva dal possedere abilità potenzialmente letali.

In Conclusione:

kata sono il cuore pulsante del Kogusoku all’interno delle koryū. Sono molto più di semplici esercizi fisici; sono capsule del tempo che contengono secoli di conoscenza marziale, veicoli per la trasmissione di tecniche precise e principi profondi, strumenti per la simulazione di combattimenti realistici, e metodi per la coltivazione della mente e dello spirito del praticante. La loro pratica diligente e la loro corretta comprensione sono indispensabili per chiunque desideri studiare seriamente il Kogusoku e le arti marziali tradizionali giapponesi.

9. Una tipica seduta di allenamento

Una seduta di allenamento (keiko – 稽古) di Kogusoku si svolge quasi invariabilmente all’interno del contesto di una scuola marziale tradizionale giapponese (koryū). Pertanto, la struttura, l’atmosfera e le procedure riflettono i principi e le usanze di queste antiche tradizioni. È importante notare che, alla data attuale (9 Aprile 2025), trovare dojo che insegnino koryū autentiche con un curriculum di Kogusoku è raro, specialmente fuori dal Giappone, e anche in Italia la presenza è limitata a gruppi specifici e dedicati, spesso affiliati a scuole madri giapponesi. Ci possono essere lievi variazioni tra una ryūha (scuola) e l’altra, ma la struttura generale è solitamente la seguente:

a) Prima dell’Inizio (Preparazione):

  • Puntualità: Arrivare al dōjō (道場 – luogo della Via/pratica) in anticipo è segno di rispetto e permette di prepararsi mentalmente.
  • Vestizione: Indossare correttamente l’uniforme di allenamento (keikogi – 稽古着 e hakama – 袴, se prevista dalla scuola).
  • Pulizia (Sōji – 掃除): In molti dōjō tradizionali, gli studenti partecipano attivamente alla pulizia dello spazio prima o dopo l’allenamento. Questo atto non è solo igienico ma è considerato una forma di meditazione attiva, un modo per mostrare rispetto per il luogo di pratica e per i compagni.

b) Inizio della Seduta (Keiko Hajime – 稽古始め):

  • Allineamento (Seiretsu – 整列): Al segnale del sensei (先生 – insegnante) o dello studente più anziano (senpai – 先輩), gli studenti si dispongono in fila ordinata, solitamente in ginocchio nella posizione formale seiza (正座), secondo il grado o l’anzianità di pratica, di fronte al lato principale del dōjō (shōmen – 正面 o kamiza – 上座, dove può esserci un piccolo altare shintoista, una calligrafia o il simbolo della scuola).
  • Saluti Formali (Reigi Sahō – 礼儀作法): Questa è una parte fondamentale che stabilisce il tono della lezione. Include tipicamente:
    • Saluto allo Shōmen/Kamiza: Un inchino profondo (rei – 礼) per mostrare rispetto alla tradizione, ai fondatori della scuola e ai principi che essa rappresenta. A volte può includere un battito di mani rituale (kashiwade – 柏手) tipico dello Shintoismo.
    • Saluto al Sensei: Un altro inchino profondo verso l’insegnante, spesso accompagnato dalla formula verbale “Onegaishimasu” (お願いします), che può essere tradotta come “Per favore, mi affido a lei” o “Per favore, alleniamoci insieme”, esprimendo la richiesta di ricevere l’insegnamento.
    • Saluto Reciproco tra Studenti (Otagai ni rei – お互いに礼): Un inchino tra tutti i praticanti per significare rispetto reciproco e l’impegno a praticare insieme in sicurezza e armonia.
  • Scopo: Questi rituali non sono vuote formalità. Servono a “staccare” dalla vita quotidiana, a focalizzare la mente, a rafforzare il senso di appartenenza al gruppo e a coltivare l’atteggiamento di umiltà e rispetto necessario per l’apprendimento marziale.

c) Riscaldamento (Junbi Taisō – 準備体操):

  • Scopo: Preparare il corpo allo sforzo fisico, aumentare la temperatura muscolare, migliorare la mobilità articolare e ridurre il rischio di infortuni. Serve anche a preparare la mente alla concentrazione richiesta.
  • Contenuto: Va oltre il semplice stretching. Include spesso:
    • Esercizi specifici per sciogliere e riscaldare le articolazioni (polsi, gomiti, spalle, collo, anche, ginocchia, caviglie), fondamentali data l’enfasi sulle leve (kansetsu-waza).
    • Stretching (può essere dinamico o statico, a seconda delle usanze della scuola).
    • Esercizi di condizionamento del corpo (taiso o hojo undō) che possono mimare movimenti specifici dell’arte o rafforzare aree chiave.
    • A volte, incorporazione di movimenti base (kihon dosa).

d) Pratica dei Fondamentali (Kihon Keiko – 基本稽古):

  • Scopo: Costruire e rinforzare le fondamenta tecniche su cui si basano i kata e le applicazioni più complesse. Assicura che le basi siano solide.
  • Contenuto: Varia a seconda della scuola, ma spesso include la pratica ripetuta di:
    • Ukemi (受身): Tecniche di caduta sicura. Fondamentali per poter praticare le proiezioni (nage-waza) senza infortunarsi. Vengono praticate costantemente a tutti i livelli.
    • Tai Sabaki (体捌き): Movimenti del corpo essenziali (perni, passi scivolati, entrate, uscite, schivate) per posizionarsi correttamente rispetto all’avversario.
    • Kamae (構え): Le posture e le guardie fondamentali della scuola.
    • Kihon Dōsa (基本動作): Movimenti di base specifici della ryūha, che possono includere colpi (atemi) fondamentali, parate, o brevi sequenze di movimento.

e) Pratica Principale – Kata Keiko (形稽古):

  • Scopo: Questa è la parte centrale e più importante dell’allenamento nelle koryū. È attraverso la pratica intensiva dei kata che si apprendono le tecniche, i principi, la strategia e lo spirito del Kogusoku e della scuola.
  • Esecuzione:
    • Gli studenti si mettono in coppia, spesso un senpai con un kōhai (後輩 – studente più giovane/recente) o secondo le indicazioni del sensei.
    • Si praticano i kata specifici del programma della scuola, seguendo l’ordine e il livello appropriato per gli studenti.
    • L’enfasi è sulla correttezza formale, sul rispetto della sequenza, sul tempismo, sull’intenzione realistica e sulla comprensione dei principi applicati.
    • La ripetizione è la chiave: lo stesso kata viene eseguito molte volte per affinarne l’esecuzione e interiorizzarne i contenuti.
    • Il sensei e i senpai supervisionano attentamente, offrendo correzioni individuali (spesso concise e mirate) e spiegazioni (a volte kuden – insegnamenti orali trasmessi riservatamente).
    • L’atmosfera durante il kata keiko è tipicamente molto concentrata, silenziosa e seria.

f) Possibili Esercizi Complementari (Non sempre presenti o per livelli avanzati):

  • Bunkai (分解) / Ōyō (応用): Analisi e studio delle applicazioni pratiche dei movimenti contenuti nei kata. Si esplorano possibili variazioni (henka) o scenari leggermente diversi da quelli del kata base.
  • Forme di Pratica più Libera?: Il randori (乱取り) libero e competitivo tipico del Judo è generalmente assente nelle koryū. Tuttavia, alcune scuole possono includere forme di pratica più fluide (yakusoku kumite – 組手 – sparring preordinato, o esercizi di applicazione meno rigidi), sempre però basate sui principi dei kata e svolte sotto strettissimo controllo per garantire sicurezza ed aderenza ai principi della scuola.
  • Esercizi Specifici: Pratica focalizzata su abilità particolari come le prese (torite), specifiche combinazioni di atemi, o l’uso/difesa da armi corte (tantō, ecc.).

g) Fine della Seduta (Keiko Owari – 稽古終わり):

  • Defaticamento (Seiri Taisō – 整理体操): Breve sessione di stretching leggero o esercizi di respirazione per aiutare il corpo a tornare a uno stato di quiete.
  • Allineamento e Saluti Finali (SeiretsuReigi Sahō): Si ripete la procedura iniziale:
    • Seiza in fila.
    • Saluto allo Shōmen/Kamiza.
    • Saluto al Sensei, questa volta accompagnato dalla formula “Dōmo arigatō gozaimashita” (どうもありがとうございました), che significa “Molte grazie (per quello che è stato fatto/ricevuto)”.
    • Saluto reciproco tra studenti.
  • Brevi Comunicazioni o Insegnamenti (Kōwa – 講話): Il sensei può cogliere l’occasione per dare annunci, offrire una riflessione sulla pratica, un breve insegnamento tecnico o filosofico.

h) Dopo la Seduta:

  • Riordino: Aiutare a rimettere a posto eventuali attrezzature usate, contribuire alla pulizia finale se necessario.
  • Interazione: È il momento per scambiare qualche parola in modo più informale (ma sempre rispettoso) con i compagni e, se appropriato, con il sensei.

Atmosfera Generale: Una tipica seduta di allenamento di Kogusoku in una koryū è caratterizzata da: serietà, alta concentrazione, disciplina formale, rispetto profondo per l’insegnante, i compagni, il luogo di pratica e la tradizione. Non c’è spazio per chiacchiere futili, distrazioni o atteggiamenti superficiali. Ogni momento è focalizzato sull’apprendimento, sulla pratica diligente e sulla preservazione accurata dell’arte.

10. Gli stili e le scuole

a) Chiarimento Fondamentale: Kogusoku non è uno “Stile” a sé stante:

Prima di elencare le scuole, è cruciale ribadire un punto fondamentale: il Kogusoku non costituisce uno “stile” di arti marziali nel senso moderno del termine, come potremmo parlare di stili diversi di Karate (es. Shōtōkan, Gōjū-ryū, Wadō-ryū) o di Kung Fu. Il Kogusoku è un corpus tecnico, un insieme di abilità e principi focalizzati sul combattimento ravvicinato in armatura leggera, sviluppatosi storicamente all’interno della tradizione marziale dei samurai.

I veri “stili” in questo contesto sono le Ryūha (流派), ovvero le scuole marziali tradizionali giapponesi (koryū). Ciascuna ryūha rappresenta un lignaggio marziale distinto, con:

  • Un fondatore specifico.
  • Una genealogia (keizu) di capiscuola (sōke) e maestri che ne hanno assicurato la trasmissione.
  • Un curriculum tecnico proprio, che può includere diverse discipline (spada, lancia, bastone, lotta, ecc.) o essere specializzato.
  • Principi strategici e filosofici unici.
  • Forme (kata) specifiche.
  • Una propria etichetta (reigi) e metodologia didattica.

Molte di queste ryūha, specialmente quelle classificate come sōgō bujutsu (arti marziali comprensive) o quelle focalizzate sul Jujutsu antico, includono nel loro curriculum una sezione dedicata alle tecniche di Kogusoku/Kumiuchi/Yawara/Jujutsu. È quindi più corretto parlare delle scuole che insegnano e preservano le tecniche riconducibili al concetto di Kogusoku.

b) Identificazione delle Scuole Rilevanti:

Le scuole tradizionalmente associate all’insegnamento di tecniche di Kogusoku sono quelle che:

  • Hanno origini nel periodo Sengoku o primo Edo, quando tali abilità erano vitali.
  • Includono esplicitamente termini come “Kogusoku”, “Kumiuchi” (lotta in armatura), “Torite” (tecniche di presa/cattura) o “Yawara” (termine antico per Jujutsu) nel nome dei loro kata o curriculum.
  • Pongono una forte enfasi tecnica su leve articolari, proiezioni a corto raggio, strangolamenti e colpi ai punti vitali, ottimizzati per il combattimento in armatura.

c) Panoramica delle Principali Scuole (Ryūha) che Includono Kogusoku:

Ecco alcune delle koryū più note il cui curriculum comprende significative componenti di Kogusoku o Jujutsu antico (l’elenco non è esaustivo e la disponibilità di queste scuole, specialmente in Italia alla data attuale – 9 Aprile 2025 – è estremamente limitata):

  1. Takenouchi-ryū (竹内流):

    • Descrizione: Fondata nel 1532, è considerata una delle più antiche, se non la più antica, scuola di Jujutsu esistente. È una sōgō bujutsu con un curriculum vastissimo che include spada (kenjutsu), bastone (bōjutsu), lancia (sōjutsu), alabarda (naginatajutsu) e altro.
    • Componente Kogusoku: Il suo Koshi no Mawari Kogusoku è leggendario e costituisce il nucleo del suo combattimento ravvicinato, enfatizzando leve, proiezioni e l’uso del pugnale. Ha avuto un’influenza enorme su molte scuole successive.
    • Diffusione: Molto rara fuori dal Giappone.
  2. Araki-ryū (荒木流):

    • Descrizione: Scuola complessa e potente, con origini nel periodo Sengoku/primo Edo. Nota per la sua efficacia diretta e senza fronzoli, adatta al caos del campo di battaglia.
    • Componente Kogusoku: Include tecniche di torite kogusoku (presa e lotta ravvicinata), potenti colpi (atemi) e l’uso integrato di numerose armi (spada, kodachi, bastone lungo e corto, naginatakusarigama – falce con catena).
    • Diffusione: Estremamente rara, con pochi gruppi anche in Giappone e pochissimi all’estero.
  3. Sosuishitsu-ryū (双水執流):

    • Descrizione: Antica koryū (fondata nel primo periodo Edo) che si concentra su kumiuchi kogusoku (il loro termine per Jujutsu) e koshi no mawari (tecniche con la spada corta – kodachi).
    • Componente Kogusoku: Il suo Jujutsu è classico, con enfasi su controllo, leve e proiezioni adatte al combattimento ravvicinato, anche in armatura.
    • Diffusione: Molto rara fuori dal Giappone.
  4. Yagyū Shingan-ryū (柳生心眼流):

    • Descrizione: Scuola con diverse branche (ha), alcune focalizzate sull’Heihojutsu (strategia militare e armi) e altre sul Taijutsu (arte del corpo). Le branche Taijutsu sono quelle di interesse qui.
    • Componente Kogusoku: Famosa per il suo Taijutsu/Jūjutsu robusto, che include potenti atemi, tecniche di lotta (kumiuchi), leve, proiezioni, spesso praticate con un’enfasi che richiama l’uso dell’armatura. Integra anche lo studio di varie armi e metodi di condizionamento fisico.
    • Diffusione: Ha una certa diffusione internazionale, con potenziali (ma limitati) gruppi o rappresentanti anche in Italia. La verifica della legittimità del lignaggio è importante.
  5. Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū (天真正伝香取神道流):

    • Descrizione: Una delle più antiche (fondata nel XV secolo) e rispettate koryū, designata Tesoro Culturale Immateriale del Giappone. È celebre soprattutto per la sua scherma (kenjutsuiaijutsuryōtōjutsu – due spade), ma è una sōgō bujutsu.
    • Componente Kogusoku: Possiede un curriculum distinto di Jujutsu (chiamato internamente yawara o jujutsu) che, pur essendo meno vasto di quello delle armi, include leve, proiezioni, strangolamenti e controlli perfettamente coerenti con i principi del combattimento ravvicinato storico.
    • Diffusione: Ha una presenza internazionale relativamente ben stabilita, con diversi gruppi di studio riconosciuti e attivi anche in Italia (alla data attuale, Aprile 2025).
  6. Daitō-ryū Aiki-jūjutsu (大東流 合気柔術):

    • Descrizione: Arte marziale complessa, formalizzata da Takeda Sōkaku a cavallo tra XIX e XX secolo, ma con radici rivendicate in tradizioni molto più antiche legate ai samurai del dominio Aizu. Spesso vista come un ponte tra koryū e gendai budō.
    • Componente Kogusoku/Jujutsu: Enfatizza l’uso del principio di Aiki (unione/armonizzazione delle energie) applicato a tecniche di Jujutsu: numerosissime leve articolari (specialmente su polsi, gomiti, spalle), proiezioni sottili, immobilizzazioni. Molte tecniche sono chiaramente derivate da metodi di combattimento ravvicinato efficaci contro attacchi o prese. È l’arte madre da cui Ueshiba Morihei sviluppò l’Aikido.
    • Diffusione: Esistono diverse organizzazioni che ne promuovono lo studio a livello internazionale, con una presenza significativa anche in Italia attraverso vari gruppi e dojo (alla data attuale, Aprile 2025).

d) Altre Scuole e Variazioni Interne (Ha – 派): Esistono molte altre koryū che includono nel loro curriculum tecniche di Jujutsu antico o kumiuchi (es. Shoshō-ryū Yawara, Kiraku-ryū, Takagi Yōshin-ryū, Asayama Ichiden-ryū, ecc.). Inoltre, anche all’interno della stessa ryūha principale, possono essersi sviluppati nel tempo diversi rami (ha) o lignaggi, che pur mantenendo il nucleo della scuola, possono presentare leggere differenze nell’enfasi tecnica, nei kata o nella metodologia.

e) Situazione Specifica in Italia (Aprile 2025): Come accennato, la pratica del Kogusoku puro o delle koryū che lo includono prominentemente è molto limitata in Italia. Le scuole con una presenza più consolidata e verificabile che insegnano tecniche rilevanti in questo contesto sono principalmente:

  • Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū: Diversi gruppi ufficialmente riconosciuti.
  • Daitō-ryū Aiki-jūjutsu: Presenza di diverse organizzazioni e dojo affiliati.
  • Yagyū Shingan-ryū: Possibile presenza di gruppi legati a specifiche branche, ma richiede verifica attenta del lignaggio.

Per altre scuole come Takenouchi-ryū, Araki-ryū, Sosuishitsu-ryū, la presenza in Italia è estremamente improbabile o del tutto assente. Chi fosse interessato in Italia dovrebbe ricercare specificamente i nomi delle ryūha menzionate o contattare associazioni dedicate allo studio delle koryū per informazioni aggiornate e verificate.

In Conclusione:

Per comprendere gli “stili” del Kogusoku, è necessario guardare alle singole scuole tradizionali (koryū ryūha) che hanno incorporato e preservato questo corpus tecnico all’interno dei loro sistemi marziali. Ogni ryūha rappresenta uno “stile” unico, con la propria storia, il proprio curriculum completo, i propri kata distintivi e la propria filosofia. Il Kogusoku vive oggi attraverso la pratica dedicata all’interno di queste scuole storiche.

11. La situazione in Italia

a) Contesto Generale: Rarità delle Koryū e del Kogusoku in Italia

È importante iniziare con una premessa realistica: la pratica del Kogusoku, intesa come studio delle tecniche di combattimento ravvicinato all’interno di una scuola marziale tradizionale giapponese autentica (koryū), è decisamente rara in Italia, così come lo è nella maggior parte dei paesi al di fuori del Giappone.

Le ragioni di questa rarità sono molteplici:

  • Natura delle Koryū: Le koryū sono sistemi chiusi, basati sulla trasmissione diretta da maestro ad allievo all’interno di un lignaggio specifico (keizu). Richiedono insegnanti altamente qualificati, con un mandato di insegnamento (menkyo) riconosciuto dalla scuola madre (honbu) in Giappone.
  • Focus Diverso: Le koryū si concentrano sulla preservazione storica, sull’efficacia marziale secondo i principi antichi e sullo sviluppo del carattere, differendo profondamente dalle arti marziali moderne (gendai budō) spesso orientate allo sport, alla competizione o all’autodifesa semplificata.
  • Impegno Richiesto: Lo studio di una koryū richiede un impegno a lungo termine, grande disciplina, pazienza, rispetto rigoroso dell’etichetta e spesso la volontà di approfondire aspetti storici e culturali.
  • Kogusoku come Componente: Come ribadito, raramente si studia “solo” Kogusoku. Si studia una ryūha completa (es. Takenouchi-ryū, Katori Shintō-ryū), e il Kogusoku/Jujutsu ne è una parte integrante del curriculum.

b) Scuole con Presenza (Verificabile o Potenziale) in Italia che Includono Tecniche Rilevanti (Aprile 2025):

Nonostante la rarità generale, alcune scuole tradizionali o con forti radici tradizionali, il cui curriculum include tecniche riconducibili al Kogusoku o al Jujutsu antico, hanno una presenza, seppur limitata, in Italia. Le situazioni più note o probabili sono:

  1. Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū (天真正伝香取神道流):

    • Situazione: Questa è probabilmente la koryū (classificata come sōgō bujutsu) con la presenza più strutturata e riconosciuta in Italia che includa un curriculum di Jujutsu. Esistono diversi gruppi di studio ufficiali (shibu o kenkyūkai) in varie città italiane, affiliati a lignaggi principali della scuola (tipicamente quello del M° Sugino Yoshio o del M° Otake Risuke, tramite loro rappresentanti autorizzati).
    • Rilevanza Kogusoku: Gli studenti di Katori Shintō-ryū in Italia praticano l’intero vasto curriculum della scuola, che comprende, oltre alle celebri tecniche di spada, lancia, alabarda e bastone, anche la sezione di Jujutsu (o Yawara). Queste tecniche di lotta corpo a corpo, pur non essendo l’elemento quantitativamente predominante, sono parte integrante della formazione.
  2. Daitō-ryū Aiki-jūjutsu (大東流 合気柔術):

    • Situazione: Quest’arte ha una diffusione internazionale relativamente più ampia rispetto alle koryū pure. Diverse organizzazioni principali (come Takumakai, Kodokai, e lignaggi legati a maestri come Kondo Katsuyuki o altri studenti diretti di Takeda Sōkaku o Tokimune) hanno dojo e gruppi di studio riconosciuti in Italia.
    • Rilevanza Kogusoku: Pur essendo un’arte la cui classificazione storica è talvolta dibattuta, le sue tecniche di Aiki-jūjutsu (leve articolari sottili, proiezioni basate sullo sbilanciamento e il principio di aiki, immobilizzazioni) affondano chiaramente le radici nelle metodologie di combattimento ravvicinato dei samurai. Molte tecniche sono adattamenti o evoluzioni di principi presenti nel Kogusoku/Jujutsu antico.
  3. Yagyū Shingan-ryū (柳生心眼流):

    • Situazione: La presenza in Italia è meno certa e potenzialmente più frammentata rispetto alle due precedenti. È noto che alcune branche della scuola (in particolare quelle con focus sul Taijutsu o Heihojutsu) hanno avuto o potrebbero avere piccoli gruppi di studio dedicati in Italia.
    • Rilevanza Kogusoku: Le branche che enfatizzano il Taijutsu sono particolarmente rilevanti, insegnando tecniche potenti di atemi, lotta (kumiuchi) e leve, spesso con riferimenti all’uso in armatura.
    • Avvertenza: Data la complessità della scuola e le sue diverse linee, è fondamentale verificare con estrema attenzione la legittimità del lignaggio e l’autorizzazione all’insegnamento di eventuali gruppi presenti in Italia.
  4. Altre Koryū (Molto Rare o Assenti):

    • Scuole come Takenouchi-ryū, Araki-ryū, Sosuishitsu-ryū e molte altre koryū con forti componenti di Jujutsu/Kogusoku hanno una presenza altamente improbabile o del tutto assente in Italia allo stato attuale. Potrebbero esistere micro-realtà non pubblicizzate o gruppi di studio informali, ma trovarli e verificarne l’autenticità sarebbe estremamente difficile.

c) Sfide per chi è Interessato in Italia:

  • Reperibilità: Trovare un insegnante qualificato (sensei) con un lignaggio verificabile e un’autorizzazione all’insegnamento (menkyo) riconosciuta dalla scuola madre in Giappone è la sfida principale. Il rischio di imbattersi in istruttori non qualificati o autoproclamati è reale.
  • Distribuzione Geografica: I pochi gruppi esistenti sono spesso concentrati in poche grandi città o aree geografiche, rendendo la pratica difficile per chi vive lontano.
  • Impegno Richiesto: Come già detto, lo studio richiede una dedizione (tempo, disciplina, studio personale) che va ben oltre quella richiesta dalla maggior parte delle attività sportive o di fitness.
  • Costi: Oltre alle normali quote associative, potrebbero esserci costi per seminari con maestri ospiti (spesso stranieri o giapponesi) o, per i più dedicati, viaggi in Giappone.

d) Come Ricercare e Verificare (Consigli Pratici per l’Italia):

Chi è seriamente interessato a esplorare la pratica del Kogusoku (all’interno di una koryū) in Italia dovrebbe procedere con metodo e spirito critico:

  1. Ricerca Mirata per Nome: Utilizzare motori di ricerca specificando i nomi delle ryūha più probabili (“Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū Italia”, “Daitō-ryū Italia”, “Yagyū Shingan-ryū Italia”).
  2. Verifica Affiliazioni: Controllare se i gruppi o i dojo trovati sono elencati sui siti web ufficiali delle scuole madri giapponesi o delle principali organizzazioni internazionali riconosciute (es. per Katori Shintō-ryū, verificare le linee ufficiali; per Daitō-ryū, verificare le organizzazioni come Takumakai, Kodokai, ecc.).
  3. Contattare Associazioni/Federazioni: Informarsi presso organizzazioni italiane dedicate al Budo giapponese o specificamente al Kobudo/Koryū (ad esempio, consultare sezioni dedicate all’interno di federazioni come la FIKTA o cercare associazioni culturali specifiche sul Budo tradizionale). Possono avere elenchi di dojo affiliati o contatti utili.
  4. Partecipare a Seminari: Seminari tenuti da maestri giapponesi in visita o da rappresentanti europei autorizzati possono essere un’ottima occasione per entrare in contatto con gruppi legittimi e valutare l’insegnamento.
  5. Valutazione Critica: Una volta trovato un potenziale gruppo:
    • Chiedere informazioni sul lignaggio dell’insegnante e sulla sua autorizzazione a insegnare.
    • Osservare una lezione (se permesso) per valutare l’atmosfera, la serietà, la metodologia e la sicurezza.
    • Diffidare di chi promette risultati rapidi, mescola troppe discipline diverse senza un chiaro lignaggio, o manca di trasparenza sulle proprie credenziali.

In Conclusione:

La possibilità di studiare tecniche di Kogusoku in Italia (Aprile 2025) esiste, ma è limitata alla pratica all’interno di specifiche e rare scuole marziali tradizionali giapponesi (koryū). Le opzioni più concrete e verificabili sono rappresentate da scuole come Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū e Daitō-ryū Aiki-jūjutsu, e potenzialmente da alcune branche di Yagyū Shingan-ryū. Trovare un insegnamento autentico richiede ricerca attiva, verifica scrupolosa delle credenziali e un impegno significativo. Nonostante le difficoltà, per l’individuo veramente motivato e paziente, è possibile intraprendere questo affascinante percorso di studio marziale anche in Italia.

12. Terminologia tipica

La terminologia utilizzata nel contesto del Kogusoku è in gran parte condivisa con altre arti marziali tradizionali giapponesi (koryū), in particolare con il Jujutsu antico e le discipline affini. Comprendere questi termini è fondamentale non solo per seguire correttamente l’insegnamento, ma anche per cogliere le sfumature tecniche, filosofiche e culturali dell’arte.

Nota: La pronuncia indicata è un’approssimazione basata sulla fonetica italiana e può variare leggermente.

a) Concetti Fondamentali:

  • Kogusoku (小具足): [Ko-goo-so-koo] Letteralmente “piccola armatura” o “equipaggiamento leggero”. Si riferisce sia all’armatura leggera indossata sia, per estensione, al sistema di combattimento ravvicinato associato.
  • Koryū (古流): [Ko-ryoo] “Scuola antica”. Termine che designa le scuole marziali fondate prima della Restaurazione Meiji (1868).
  • Ryūha (流派): [Ryoo-ha] “Scuola”, “stile”, “lignaggio”. Si riferisce a una specifica tradizione marziale (es. Takenouchi-ryū).
  • Jujutsu (柔術): [Joo-joo-tsoo] “Arte della cedevolezza/flessibilità”. Termine ampio che raggruppa molte forme di combattimento a mani nude o con armi piccole, basate su leve, proiezioni, strangolamenti. Il Kogusoku è spesso considerato una forma di Jujutsu antico.
  • Taijutsu (体術): [Tai-joo-tsoo] “Arte del corpo”. Spesso usato come sinonimo di Jujutsu nelle koryū, enfatizza l’uso del corpo come arma.
  • Kumiuchi (組討): [Koo-mee-oo-chee] “Afferrare e colpire/abbattere”. Termine specifico per la lotta corpo a corpo sul campo di battaglia, specialmente in armatura. Il Kogusoku ne è la formalizzazione tecnica.
  • Yawara (柔): [Ya-wa-ra] Termine antico, spesso usato come sinonimo di Jujutsu, che ne sottolinea l’aspetto di “morbidezza” o “cedevolezza” nell’applicazione della tecnica.

b) Categorie Tecniche Principali:

  • Waza (技): [Wa-za] “Tecnica”, “arte”, “abilità”. Suffisso comune in molti nomi di tecniche.
  • Kansetsu-waza (関節技): [Kan-set-soo wa-za] Tecniche di leva articolare (su polsi, gomiti, spalle, ginocchia, ecc.).
  • Nage-waza (投技): [Na-ghe wa-za] Tecniche di proiezione.
  • Shime-waza (絞技): [Shee-me wa-za] Tecniche di strangolamento (sanguigno) o soffocamento (respiratorio).
  • Atemi-waza (当身技): [A-te-mee wa-za] Tecniche di percussione, colpi portati a punti vitali.
  • Osae-waza (抑技) / Osaekomi-waza (抑込技): [O-sa-e wa-za / O-sa-e-ko-mee wa-za] Tecniche di immobilizzazione o controllo a terra.
  • Torite (捕手): [To-ree-te] Tecniche di presa, cattura o arresto.
  • Tehodoki / Hodoki (手解き / 解き): [Te-ho-do-kee / Ho-do-kee] Tecniche per liberarsi da prese avversarie.
  • Buki-dori (武器捕): [Boo-kee do-ree] Tecniche di disarmo da avversario armato.

c) Concetti Tecnici, Tattici e di Allenamento:

  • Kata (形): [Ka-ta] “Forma”, “modello”. Sequenza preordinata di movimenti, strumento principale di trasmissione nelle koryū.
  • Kuzushi (崩し): [Koo-zoo-shee] Sbilanciamento dell’avversario, fondamentale per l’efficacia di proiezioni e altre tecniche.
  • Tsukuri (作り): [Tsoo-koo-ree] “Preparazione”, l’atto di posizionare sé stessi e l’avversario correttamente prima di applicare la tecnica (specialmente in nage-waza).
  • Kake (掛け): [Ka-ke] L’esecuzione o l’applicazione finale della tecnica.
  • Maai (間合い): [Ma-ai] La distanza o l’intervallo spaziale corretto tra sé e l’avversario.
  • Hyōshi (拍子): [Hyo-shee] Ritmo, tempismo, cadenza dell’azione.
  • Zanshin (残心): [Zan-sheen] Letteralmente “mente che rimane”. Stato di consapevolezza, allerta e prontezza mentale mantenuto anche dopo l’esecuzione della tecnica.
  • Suki (隙): [Soo-kee] Apertura, punto debole, momento di vulnerabilità nell’avversario (fisico o mentale).
  • Kyūsho (急所): [Kyoo-sho] Punti vitali o sensibili del corpo umano, bersaglio degli atemi.
  • Tai Sabaki (体捌き): [Tai sa-ba-kee] Movimento del corpo, gestione del corpo nello spazio (spostamenti, rotazioni, schivate).
  • Ukemi (受身): [Oo-ke-mee] L’arte di cadere in sicurezza per attutire l’impatto di proiezioni o cadute.
  • Kamae (構え): [Ka-ma-e] Postura, guardia, posizione di preparazione al combattimento.
  • Kokyū (呼吸): [Ko-kyoo] Respirazione, spesso controllata e coordinata con il movimento per massimizzare la potenza e la stabilità.
  • Kiai (気合): [Kee-ai] Urlo o emissione sonora potente che accompagna una tecnica, esprime l’unione di energia (ki) e spirito (ai), focalizza la forza e può intimidire l’avversario.

d) Armi Rilevanti:

  • Tantō (短刀): [Tan-to] Pugnale giapponese.
  • Yoroi-dōshi (鎧通し): [Yo-roy-do-shee] Pugnale specificamente progettato per perforare le armature.
  • Kodachi (小太刀): [Ko-da-chee] Spada corta.
  • Bokken (木剣): [Bok-ken] Spada di legno utilizzata per l’allenamento in sicurezza.
  • Tantō (di legno/gomma): Replica inerte del pugnale per l’allenamento.

e) Ruoli e Luogo di Pratica:

  • Dōjō (道場): [Do-jo] “Luogo della Via”, la sala o lo spazio dedicato all’allenamento.
  • Shōmen (正面): [Sho-men] Il lato frontale o principale del dōjō, verso cui spesso si eseguono i saluti.
  • Kamiza (上座): [Ka-mee-za] “Posto superiore”, il posto d’onore nel dōjō, solitamente lo shōmen, dove può trovarsi un piccolo altare (kamidana) o simboli della scuola.
  • Sensei (先生): [Sen-say] “Colui che è nato prima”, insegnante, maestro.
  • Shihan (師範): [Shee-han] “Maestro istruttore”, titolo onorifico per insegnanti di alto livello e grande esperienza.
  • Sōke (宗家): [So-ke] Caposcuola, Gran Maestro, l’erede principale del lignaggio di una ryūha.
  • Senpai (先輩): [Sem-pai] Studente più anziano (in termini di anni di pratica all’interno della scuola).
  • Kōhai (後輩): [Ko-hai] Studente più giovane (in termini di anni di pratica).
  • Uke (受け): [Oo-ke] Colui che “riceve” la tecnica durante la pratica dei kata (spesso l’attaccante).
  • Tori (取り): [To-ree] Colui che “prende” o esegue la tecnica durante la pratica dei kata (spesso il difensore).

f) Abbigliamento ed Equipaggiamento:

  • Keikogi (稽古着): [Kay-ko-ghee] Uniforme da allenamento, spesso chiamata semplicemente gi.
  • Uwagi (上着): [Oo-wa-ghee] La giacca dell’uniforme.
  • Zubon (ズボン): [Zoo-bon] I pantaloni dell’uniforme.
  • Obi (帯): [O-bee] La cintura. Nelle koryū i colori hanno spesso significati diversi (o assenti) rispetto al sistema kyū/dan moderno.
  • Hakama (袴): [Ha-ka-ma] Ampia gonna-pantalone tradizionale indossata sopra il keikogi in molte koryū.
  • Tatami (畳): [Ta-ta-mee] Stuoia tradizionale giapponese (oggi spesso sostituita da materassine moderne – jūdō tatami) su cui si pratica per attutire le cadute.

g) Etichetta e Comandi:

  • Reigi (礼儀) / Reihō (礼法): [Ray-ghee / Ray-ho] Etichetta, codice di comportamento formale nel dōjō.
  • Rei (礼): [Ray] Inchino, saluto (può essere ritsurei – 立礼 – in piedi, o zarei – 座礼 – in ginocchio).
  • Seiza (正座): [Say-za] Posizione inginocchiata formale, talloni sotto i glutei, alluci a contatto o sovrapposti.
  • Mokusō (黙想): [Mok-so] Breve meditazione silenziosa, spesso eseguita in seiza all’inizio e/o alla fine della lezione per calmare la mente.
  • Hajime (始め): [Ha-jee-me] “Inizio!”, “Cominciare!”. Comando per iniziare un esercizio o un kata.
  • Yame (止め): [Ya-me] “Stop!”, “Fermatevi!”. Comando per interrompere l’esercizio.
  • Matte (待て): [Mat-te] “Aspetta!”.
  • Onegaishimasu (お願いします): [O-ne-gai-shee-mas] Formula di cortesia usata all’inizio della lezione o quando si chiede a qualcuno di praticare insieme (“Per favore”).
  • Dōmo arigatō gozaimashita (どうもありがとうございました): [Do-mo a-ree-ga-to go-zai-mash-ta] Formula di ringraziamento molto formale usata alla fine della lezione verso il maestro e i compagni (“Molte grazie per ciò che è stato”).

Conclusione:

Padroneggiare questa terminologia è parte integrante dello studio del Kogusoku e delle koryū. Non si tratta solo di imparare parole straniere, ma di comprendere i concetti precisi che esse veicolano, permettendo una comunicazione più efficace con l’insegnante e i compagni, una comprensione più profonda della tecnica e un maggiore rispetto per la ricca tradizione marziale giapponese.

13. Abbigliamento

a) Introduzione: L’Abbigliamento della Scuola (Ryūha)

È importante premettere che non esiste un’uniforme specificamente etichettata come “divisa da Kogusoku”. Poiché il Kogusoku è un insieme di tecniche insegnate all’interno di scuole marziali tradizionali (koryū ryūha), l’abbigliamento indossato per la sua pratica è quello standard richiesto dalla specifica scuola frequentata. Questo abbigliamento, pur con delle variazioni, segue generalmente un modello tradizionale che si discosta dall’abbigliamento sportivo moderno e riflette la natura formale e storica di queste discipline.

b) Componenti Principali dell’Abbigliamento Moderno da Pratica (Keikogi / Dōgi):

L’abbigliamento tipicamente indossato oggi (Aprile 2025) durante un allenamento (keiko) in un dōjō che insegna Kogusoku (come parte del curriculum di una koryū) comprende solitamente i seguenti elementi:

  1. Keikogi (稽古着) o Dōgi (道着): L’uniforme da allenamento.

    • Descrizione: Si tratta di un completo composto da una giacca (uwagi – 上着) e da pantaloni (zubon – ズボン, a volte chiamati shitabaki).
    • Materiale: Generalmente realizzato in robusto cotone (bianco o colorato), a volte con trame specifiche (es. a chicco di riso come nel Judo, o a rombi come nell’Aikido, ma possono esserci varianti specifiche della scuola). Il tessuto deve essere resistente per sopportare le prese (torite) e le sollecitazioni della pratica senza strapparsi facilmente.
    • Colore: I colori più comuni sono il bianco (tradizionalmente associato alla purezza, permette anche di vedere meglio lo sporco e il sangue, aspetto non secondario storicamente) o il blu indaco scuro / nero. La scelta del colore dipende strettamente dalla tradizione della ryūha. Alcune scuole possono richiederne uno specifico.
    • Scopo: Protegge la pelle da abrasioni sul tatami (materassina), fornisce superfici robuste per le tecniche di presa, uniforma l’aspetto dei praticanti e contribuisce a creare un’atmosfera formale.
  2. Obi (帯): La cintura.

    • Descrizione: Una fascia di tessuto (solitamente cotone) avvolta intorno alla vita per chiudere la giacca (uwagi).
    • Materiale: Cotone.
    • Colore e Significato: Nelle koryū, il sistema di colori della cintura è spesso molto più semplice rispetto al sistema moderno di gradi kyū (cinture colorate) e dan (cintura nera e superiori) diffuso nel Judo, Karate, ecc. Frequentemente si usa solo il bianco per gli studenti e il nero (o talvolta blu scuro, marrone) per gli istruttori o i praticanti avanzati che hanno ricevuto determinate licenze (menkyo). Alcune scuole potrebbero non usare affatto cinture colorate diverse dal bianco/nero o usare sistemi propri. Lo scopo primario dell’obi nelle koryū è funzionale: tenere chiusa la giacca. L’enfasi è meno sulla visualizzazione del grado e più sul lignaggio e sulle reali capacità e conoscenze.
  3. Hakama (袴): La gonna-pantalone tradizionale.

    • Descrizione: Un indumento ampio e plissettato che si indossa sopra i pantaloni del keikogi. Tipicamente presenta sette pieghe (cinque davanti e due dietro), alle quali vengono spesso associati significati simbolici legati a virtù del samurai o principi del Budo (es. giustizia, coraggio, benevolenza, rispetto, onestà, onore, lealtà – le interpretazioni possono variare).
    • Materiale: Può essere di cotone pesante, di tetron (un misto sintetico di poliestere/rayon, pratico perché mantiene la piega e si asciuga rapidamente) o, per occasioni molto formali o da maestri di alto livello, di seta.
    • Colore: I colori predominanti sono il blu indaco scuro e il nero. L’hakama bianca è meno comune nelle koryū associate al Jujutsu/Kogusoku (più frequente in Aikido o in contesti shintoisti).
    • Scopo e Significato:
      • Tradizione e Formalità: Lega visivamente il praticante alla tradizione dei samurai e conferisce un aspetto formale e dignitoso alla pratica.
      • Libertà di Movimento: Permette ampia libertà di movimento alle gambe, necessaria per gli spostamenti bassi e le tecniche a terra.
      • Occultamento del Lavoro dei Piedi: Una funzione spesso citata (anche se dibattuta) è quella di rendere meno leggibili i movimenti dei piedi e l’intenzione dello spostamento all’avversario.
      • Status: In alcune scuole, l’hakama viene indossata da tutti i praticanti fin dall’inizio, mentre in altre è riservata agli studenti che hanno raggiunto un certo livello o grado (yūdansha, portatori di cintura nera, se tale sistema è adottato) o una specifica licenza. Dipende interamente dalle regole della ryūha.
      • Parte dell’Etichetta (Reigi): Imparare a indossare, legare e piegare correttamente l’hakama è considerato parte integrante della disciplina e del rispetto per la tradizione.

c) Variazioni e Specificità Scolastiche (Ryūha):

È fondamentale sottolineare che ogni koryū ha le sue tradizioni specifiche. Possono esserci variazioni significative nel taglio esatto del keikogi (maniche più strette o più larghe, lunghezza della giacca), nel colore richiesto (alcune scuole potrebbero usare solo il blu/nero), nel modo di legare l’obi, e nelle regole sull’uso dell’hakama. Alcune scuole possono anche prevedere l’uso di stemmi familiari o della scuola (mon – 紋) ricamati sull’uwagi (solitamente sul petto o sulla manica) o sull’hakama (sui fianchi o dietro, sul koshi-ita – la placca rigida posteriore).

d) Calzature:

La pratica del Kogusoku, come la maggior parte delle arti marziali giapponesi praticate al chiuso su tatami, avviene generalmente a piedi nudi.

  • Tabi (足袋): In circostanze particolari (clima molto freddo nel dōjō, per motivi igienici specifici, durante dimostrazioni formali o secondo la tradizione di alcune scuole) possono essere indossati i tabi, calzini tradizionali giapponesi con l’alluce separato.
  • Pratica all’Aperto: Storicamente, la pratica all’esterno avrebbe richiesto calzature come gli zōri (草履 – sandali bassi), i waraji (草鞋 – sandali di paglia) o i jika-tabi (地下足袋 – tabi con suola di gomma robusta), ma questo è molto raro nei contesti di allenamento moderni in dōjō.

e) Abbigliamento Storico vs. Moderno:

È utile ricordare che il keikogi moderno è uno sviluppo relativamente recente, standardizzato per l’allenamento. Storicamente, un samurai che praticava tecniche di Kogusoku (magari informalmente o in preparazione alla battaglia) avrebbe potuto indossare abiti quotidiani dell’epoca sotto l’armatura (come un kimono o una veste chiamata hitatare – 直垂) o semplicemente indumenti da lavoro o da allenamento meno formalizzati. Le tecniche stesse, però, erano pensate per funzionare con l’ingombro e la protezione (ma anche le limitazioni) dell’armatura, che oggi non viene indossata durante la pratica regolare (salvo rarissime eccezioni in rievocazioni o studi specifici).

f) Considerazioni Pratiche (per chi inizia in Italia, Aprile 2025):

  • Acquisto: L’abbigliamento si può trovare presso fornitori specializzati in arti marziali, sia negozi fisici che online. Per iniziare, un robusto keikogi da Judo o Aikido è spesso accettabile, ma è fondamentale chiedere conferma all’insegnante (sensei) prima di effettuare acquisti.
  • Standard della Scuola: La cosa più importante è attenersi scrupolosamente alle indicazioni della scuola e del proprio sensei riguardo al tipo, colore e qualità dell’abbigliamento richiesto, e a quando è appropriato indossare l’hakama (se prevista).

In Conclusione:

L’abbigliamento per la pratica del Kogusoku è quello tradizionale della koryū di appartenenza, tipicamente composto da keikogiobi e, molto frequentemente, hakama. Questo abbigliamento non è solo funzionale alla pratica (resistenza, libertà di movimento), ma è anche carico di significati storici e culturali, contribuendo a creare l’atmosfera formale e disciplinata necessaria per lo studio di queste arti antiche. I dettagli specifici variano da scuola a scuola, ed è essenziale seguire le direttive del proprio lignaggio.

14. Armi

a) Introduzione: Un Sistema Integrato Corpo-Arma

È fondamentale comprendere che il Kogusoku, nel suo contesto storico e all’interno delle koryū, non è concepito come una disciplina esclusivamente a mani nude separata dall’uso delle armi. Al contrario, esso rappresenta un sistema integrato dove le tecniche corporee (taijutsujujutsu) e l’uso di specifiche armi si fondono in modo organico. Le armi associate al Kogusoku sono quelle particolarmente adatte al combattimento a distanza estremamente ravvicinata, specialmente in situazioni caotiche o quando le armi primarie del samurai (come la spada lunga katana o la lancia yari) erano state perse, rotte, o risultavano impraticabili a causa dello spazio limitato o della lotta corpo a corpo (kumiuchi).

b) Tipologia di Armi: Corte, Secondarie, Specializzate

Le armi centrali nel curriculum di Kogusoku sono quindi tipicamente:

  • Armi Corte: Più maneggevoli della spada lunga a distanza zero.
  • Armi Secondarie: Portate come riserva o complemento alla spada principale.
  • Armi Specializzate: Progettate specificamente per le sfide del combattimento ravvicinato contro armature.

c) Le Armi Principali del Kogusoku:

  1. Tantō (短刀) – Il Pugnale Giapponese:

    • Descrizione: È il pugnale standard giapponese, con una lama solitamente inferiore ai 30 cm (1 shaku), tipicamente a filo singolo (anche se esistono varianti a doppio filo – stile ken). Veniva portato dai samurai nel daishō (la coppia di spade) o come arma a sé stante, ed era anche un simbolo di status oltre che un’arma e uno strumento multiuso. Esistono diverse forme e stili di lama (hira-zukurishobu-zukuri, ecc.).
    • Ruolo nel Kogusoku:
      • Offensivo: Ideale per colpire (tsuki – 突き) i punti deboli o le fessure dell’armatura, o per tagliare (kiri – 切り) zone scoperte come collo, polsi, interno coscia. Viene spesso usato in combinazione con prese e leve per creare un’apertura e finalizzare l’azione.
      • Difensivo: Sebbene non ideale come arma da parata, può essere usato per deviare o bloccare attacchi ravvicinati. I principi del suo uso sono fondamentali per comprendere le tecniche di disarmo da pugnale (tantō-dori – 短刀捕), che sono il rovescio della medaglia del tantōjutsu (arte del pugnale).
    • Addestramento: Si utilizzano repliche in legno (mokusei tantō – 木製短刀) o, per esercizi più dinamici e sicuri, repliche imbottite o in gomma.
  2. Yoroi-dōshi (鎧通し) – Il Perfora-Armature:

    • Descrizione: Questa è forse l’arma più emblematicamente associata al Kogusoku. È una variante specializzata del tantō, progettata non tanto per tagliare, quanto per perforare e penetrare le armature. Si caratterizza per:
      • Una lama molto spessa sul dorso (kasane).
      • Una sezione spesso triangolare o comunque molto robusta (kata-kiribahira-zukuri spesso spessa).
      • Una punta estremamente robusta e acuta.
      • Costruzione generale massiccia per resistere a grandi sollecitazioni.
    • Ruolo nel Kogusoku: Il suo scopo era quasi esclusivamente quello di essere conficcato nelle fessure (sukima – 隙) dell’armatura (giunture, ascelle, collo, visiera dell’elmo, punti di allacciatura, sotto le piastre della gonna kusazuri) durante la lotta corpo a corpo (kumiuchi). Le tecniche di Kogusoku spesso prevedono di immobilizzare l’avversario con una presa o una leva per esporre uno di questi punti e permettere l’affondo decisivo con lo yoroi-dōshi. La sua robustezza permetteva anche di forzare o fare leva su parti dell’armatura. Veniva spesso portato sul fianco destro, per essere estratto con la sinistra in incrocio o più facilmente durante una presa.
    • Addestramento: La pratica moderna si concentra sulla comprensione del suo scopo, sull’integrazione dei movimenti con le tecniche di lotta e sulla precisione nel mirare ai punti corretti (simulati), usando repliche sicure.
  3. Kaiken (懐剣) – Il Pugnale Nascosto:

    • Descrizione: Un pugnale di dimensioni più ridotte (generalmente 15-25 cm), spesso a doppio filo o con montatura semplice senza guardia (tsuba), detta aikuchi. Tradizionalmente associato alle donne della classe samurai (buke) che lo portavano nascosto nelle vesti per autodifesa (e talvolta per il suicidio rituale – jigai). Poteva però essere portato anche dagli uomini come arma da ultima risorsa.
    • Ruolo nel Kogusoku: Rappresenta l’elemento della sorpresa nel combattimento a distanza zero. I principi di utilizzo e difesa sono simili a quelli del tantō, ma con un’enfasi sulla dissimulazione e l’attacco improvviso. Sebbene forse meno centrale nei curricula formali rispetto a tantō e yoroi-dōshi, rientra nella realtà del combattimento ravvicinato.
    • Addestramento: Spesso coperto all’interno delle tecniche generali di difesa/attacco con coltello.
  4. Kodachi (小太刀) – La Spada Corta:

    • Descrizione: La spada più corta portata insieme alla tachi o katana nel daishō. La lunghezza della lama è tipicamente tra 30 cm e 60 cm.
    • Ruolo nel Kogusoku/Combattimento Ravvicinato: Pur essendo un’arma principalmente da taglio e parata, la sua lunghezza ridotta rispetto alla katana la rendeva più gestibile in spazi molto ristretti o durante la lotta. Tecniche per sguainarla rapidamente quando atterrati o immobilizzati, o per usarla in combinazione con prese e sbilanciamenti, rientrano nell’ambito delle abilità di combattimento ravvicinato collegate ai principi del Kogusoku. Alcune koryū, come la Sosuishitsu-ryū, legano esplicitamente lo studio del kumiuchi a quello del kodachi.
    • Addestramento: Si utilizzano repliche in legno di spada corta (shōtō bokken).

d) Integrazione con le Tecniche a Mani Nude:

Un aspetto cruciale è che l’uso di queste armi non è separato dalle tecniche corporee. I movimenti del corpo (tai sabaki), lo sbilanciamento (kuzushi), le prese (torite), le leve (kansetsu-waza) sono spesso identici o molto simili, sia che si abbia un’arma in mano sia che si sia disarmati. L’arma diventa un’estensione del corpo, utilizzata per amplificare una leva, minacciare per ottenere una reazione, o colpire un punto esposto grazie a una tecnica di controllo. Allo stesso modo, le tecniche di disarmo (buki-dori) si basano sugli stessi principi di controllo articolare e sbilanciamento usati nel combattimento disarmato.

e) Metodologia di Addestramento:

La pratica con le armi nel Kogusoku moderno avviene sempre con strumenti sicuri:

  • Repliche in Legno (Mokusei): Tantō e bokken (spada corta) di legno duro permettono di praticare la forma, le traiettorie e la manipolazione con un peso e una rigidità realistici.
  • Repliche Imbottite/Flessibili: Necessarie per praticare tecniche di disarmo o applicazioni più dinamiche che prevedono contatto, al fine di minimizzare il rischio di infortuni. L’addestramento si concentra sulla corretta impugnatura, sui movimenti fondamentali, sulla precisione nel mirare, sull’integrazione con i movimenti del corpo e, soprattutto, su rigorosi protocolli di sicurezza.

f) Armi Escluse dal Focus Diretto del Kogusoku:

È utile notare che le armi primarie del samurai – la spada lunga (katana), la lancia (yari), l’alabarda (naginata), l’arco (yumi) – appartengono ad altre discipline specifiche all’interno delle koryū (KenjutsuSōjutsuNaginatajutsuKyūjutsu). Il Kogusoku interviene tipicamente dopo che queste armi sono diventate inefficaci o inutilizzabili nella specifica situazione di combattimento ravvicinato.

In Conclusione:

Le armi del Kogusoku sono strumenti intimamente legati alla sua funzione: il combattimento a distanza zero, spesso in armatura. Il Tantō, lo specializzato Yoroi-dōshi, e in misura minore il Kaiken e il Kodachi, sono le armi chiave il cui uso (e la cui difesa) è integrato nelle tecniche corporee di lotta, leva, proiezione e percussione. Lo studio di queste armi è parte integrante della comprensione e della pratica completa del Kogusoku all’interno delle scuole marziali tradizionali giapponesi che lo preservano

15. A chi è indicato e a chi no

a) Introduzione: Una Scelta Consapevole

Intraprendere lo studio del Kogusoku, che quasi sempre significa impegnarsi nello studio di una koryū (scuola marziale tradizionale giapponese), è una decisione significativa e non adatta a tutti. Data la natura specifica di queste discipline – il loro focus sulla tradizione, la metodologia didattica basata sui kata, l’enfasi sull’etichetta (reigi), e la loro relativa rarità, specialmente in Italia – è fondamentale che un potenziale praticante valuti onestamente le proprie motivazioni, aspettative, temperamento e condizioni fisiche. Capire a chi è realmente indicata questa pratica aiuta a evitare delusioni e perdite di tempo, sia per lo studente che per l’insegnante.

b) Profilo del Praticante Ideale (Per chi è Indicato):

Lo studio del Kogusoku/Koryū è particolarmente gratificante e adatto per individui che presentano una o più delle seguenti caratteristiche:

  1. Appassionati di Storia e Cultura Giapponese/Marziale: Le koryū sono “capsule del tempo”, finestre viventi sul passato feudale giapponese e sulla cultura dei samurai. Chi è affascinato da questo contesto storico troverà nello studio non solo un’attività fisica, ma un’immersione culturale profonda. Si apprendono tecniche nate da esigenze belliche reali.
  2. Ricercatori di Autenticità, Profondità e Tradizione: In un mondo marziale spesso dominato da discipline sportive o commerciali, le koryū offrono un percorso basato su lignaggi antichi, trasmissione diretta e un focus sulla preservazione autentica. Chi cerca un’arte marziale “pura”, meno contaminata da logiche moderne, può trovare qui la sua strada.
  3. Persone Pazienti, Meticolose e Altamente Disciplinate: L’apprendimento nelle koryū è un processo lento, graduale e basato sulla ripetizione quasi ossessiva dei kata per affinare ogni dettaglio. Richiede enorme pazienza, capacità di concentrazione, forte autodisciplina e la volontà di dedicare anni a perfezionare i fondamentali senza cercare scorciatoie.
  4. Individui che Apprezzano la Formalità, l’Etichetta (Reigi) e la Struttura: L’ambiente di un dōjō di koryū è formale e gerarchico (nel senso di rispetto per l’esperienza e il ruolo). I rituali (saluti, ecc.) e il rispetto rigoroso delle regole non sono optional, ma parte integrante della pratica e della sicurezza. Chi apprezza o è disposto ad accettare questa struttura si troverà a proprio agio.
  5. Ricercatori di Efficacia Marziale Basata su Principi (con Consapevolezza): Le tecniche di Kogusoku nascono per essere efficaci in combattimento. Lo studio insegna principi universali di biomeccanica, leva, controllo della distanza (maai), tempismo (hyoshi), sbilanciamento (kuzushi), applicabili anche in contesti moderni di difesa personale. Tuttavia, non è un corso di self-defense moderno focalizzato su scenari da strada attuali (es. minacce di gruppo, armi da fuoco). L’efficacia deriva dalla padronanza profonda dei principi nel tempo, non da “trucchi” rapidi.
  6. Praticanti Esperti di Altre Arti Marziali (Specialmente Giapponesi): Chi già pratica Judo, Aikido, Jujutsu moderno, Karate, ecc., può trovare nello studio di una koryū un modo per comprendere le radici storiche e i principi biomeccanici più profondi che stanno alla base della propria disciplina, arricchendo la propria comprensione marziale.
  7. Chi Cerca uno Sviluppo Personale Olistico: Al di là dell’abilità combattiva, la pratica rigorosa delle koryū è un potente strumento di crescita personale. Coltiva la concentrazione, la calma sotto pressione, la resilienza, l’umiltà, l’autocontrollo, la consapevolezza (zanshin) e il rispetto per sé stessi e per gli altri. È un percorso ( – 道) di auto-perfezionamento.

c) Profilo del Praticante Meno Adatto (Per chi NON è Indicato):

Altrettanto importante è riconoscere chi potrebbe trovare questo percorso frustrante o inadatto:

  1. Atleti Focalizzati sulla Competizione Sportiva: Le koryū generalmente non prevedono competizioni. L’obiettivo non è vincere medaglie o confrontarsi secondo regole sportive, ma preservare una tradizione e sviluppare un’efficacia basata su principi diversi.
  2. Chi Cerca Risultati Immediati o Corsi di “Self-Defense Rapida”: La curva di apprendimento nelle koryū è lunga e ripida. Non si ottengono abilità “utilizzabili” in poche settimane o mesi. È un investimento a lungo termine che richiede anni di pratica costante per raggiungere una reale competenza.
  3. Persone che Mal Sopportano la Formalità, la Gerarchia o l’Autorità: L’etichetta rigorosa, i saluti formali, il rispetto per il sensei e per i senpai (studenti più anziani) sono imprescindibili. Chi cerca un ambiente informale, egualitario e privo di rituali troverebbe questo aspetto molto pesante.
  4. Chi Preferisce Allenamenti Molto Liberi, Improvvisati o Focalizzati sul Randori/Sparring: L’allenamento in koryū è altamente strutturato, basato principalmente sulla pratica meticolosa dei kata in coppia. Forme di pratica più libera (kumiterandori) sono spesso assenti, limitate a livelli avanzati, o comunque molto controllate e diverse dallo sparring sportivo.
  5. Individui Interessati Principalmente al Fitness o all’Aspetto Estetico: Sebbene la pratica sia fisicamente impegnativa e contribuisca a una buona forma fisica, l’obiettivo primario non è bruciare calorie, sviluppare muscoli ipertrofici o raggiungere una determinata estetica corporea. Il focus è tecnico, mentale e spirituale.
  6. Persone con Scarsa Autodisciplina o Tendenza a Contestare le Regole: La sicurezza nella pratica di tecniche potenzialmente pericolose e la corretta trasmissione dell’arte dipendono dalla disciplina e dal rispetto delle indicazioni dell’insegnante e delle norme del dōjō.
  7. Chi ha Forti Rifiuti verso la Violenza o il Contesto Bellico: Bisogna essere consapevoli che si studiano tecniche nate per il combattimento, anche letale. Pur praticando in sicurezza e con controllo, è necessario accettare mentalmente questo contesto storico e lo scopo originario delle tecniche (neutralizzare un avversario), senza necessariamente doverle applicare oggi in modo violento, ma comprendendone la finalità intrinseca.

d) Considerazioni Specifiche per l’Italia (Aprile 2025):

  • Motivazione e Ricerca Attiva: Data la rarità di scuole autentiche in Italia, chi desidera intraprendere questo percorso deve essere particolarmente motivato e disposto a investire tempo nella ricerca attiva di un gruppo legittimo e di un insegnante qualificato, accettando magari di doversi spostare anche considerevolmente per frequentare.
  • Adattabilità Culturale: Potrebbe essere necessario interagire con insegnanti giapponesi (in visita o tramite seminari) o con rappresentanti italiani che mantengono uno stretto legame con la cultura giapponese. Una certa apertura mentale e capacità di adattamento a usi e costumi diversi è utile.

In Conclusione:

Lo studio del Kogusoku all’interno di una koryū è un percorso marziale profondo, impegnativo e immensamente gratificante per un certo tipo di persona: quella che cerca autenticità storica e culturale, profondità tecnica e spirituale, ed è disposta a dedicare tempo, pazienza e disciplina sotto una guida qualificata e all’interno di una struttura tradizionale. Non è per tutti, e una sincera auto-valutazione delle proprie aspettative, motivazioni e del proprio carattere è il primo passo fondamentale prima di cercare attivamente un dōjō, specialmente considerando le sfide logistiche che si possono incontrare in Italia.

16. Considerazioni sulla sicurezza

a) Riconoscimento dei Rischi Intrinseci:

È fondamentale affrontare il tema della sicurezza con onestà: le tecniche del Kogusoku, essendo derivate da sistemi di combattimento reali (kumiuchi) sviluppati per il campo di battaglia o situazioni di vita o di morte, includono azioni potenzialmente pericolose. Leve articolari (kansetsu-waza), strangolamenti (shime-waza), proiezioni (nage-waza), colpi a punti vitali (atemi-waza) e l’uso (anche simulato) di armi corte (tantōyoroi-dōshi) comportano rischi intrinseci se applicati senza controllo o cognizione di causa.

b) La Priorità della Sicurezza (Anzen – 安全) nella Pratica Koryū:

Nonostante i rischi intrinseci, la pratica del Kogusoku all’interno di un dōjō di koryū legittimo e ben gestito pone la sicurezza al primo posto. L’obiettivo non è infortunare i compagni, ma apprendere e preservare un’arte marziale in modo efficace e sostenibile nel tempo. Questa sicurezza si basa su una serie di pilastri fondamentali, metodologie consolidate e un forte codice etico:

  1. Istruzione Qualificata e Autorizzata (Menkyo / Shikaku):

    • Il Fattore Più Importante: Allenarsi sotto la guida di un insegnante (sensei) che possieda non solo competenza tecnica, ma anche un lignaggio verificabile e un’autorizzazione formale all’insegnamento (menkyo) rilasciata dalla scuola madre (honbu) o da un rappresentante legittimo del lignaggio è assolutamente cruciale. Questo è particolarmente vero in Italia (Aprile 2025), dove la rarità delle koryū aumenta il rischio di incontrare istruttori non qualificati.
    • Competenza dell’Insegnante: Un sensei qualificato conosce i pericoli di ogni tecnica, insegna la progressione corretta, enfatizza il controllo, sa come correggere gli errori in sicurezza e, in molte scuole, conosce anche le tecniche di rianimazione (kappō – 活法) in caso di incidenti (es. svenimento per strangolamento).
  2. Progressione Graduale e Sistematica:

    • Niente Scorciatoie: Gli studenti non vengono esposti a tecniche complesse o pericolose fin dall’inizio. L’apprendimento segue un percorso strutturato che parte dai fondamentali (kihon).
    • Costruire le Basi: Si dedicano ore alla padronanza delle cadute (ukemi), degli spostamenti (tai sabaki), delle posture (kamae) e dei movimenti di base, prima di affrontare kata più complessi o applicazioni più dinamiche. La comprensione dei principi precede l’applicazione forzata.
  3. Enfasi Assoluta sul Controllo (Seigyo – 制御) e sulla Precisione:

    • Tecniche Delicate: Leve e strangolamenti, in particolare, richiedono un controllo squisito. L’obiettivo non è “vincere” sul partner applicando la tecnica fino all’infortunio, ma applicarla con la minima forza necessaria per dimostrarne l’efficacia, fermandosi ben prima del punto di rottura o di perdita di coscienza prolungata.
    • Pratica Lenta e Consapevole: Soprattutto all’inizio, le tecniche vengono praticate lentamente per interiorizzare la meccanica corretta e sviluppare sensibilità. Anche a livelli avanzati, il controllo rimane prioritario sulla velocità o potenza incontrollata.
  4. Rispetto Reciproco e Fiducia tra Partner (Aite – 相手):

    • Collaborazione, non Competizione: Il compagno di allenamento (aite) non è un avversario da sconfiggere, ma un partner essenziale per l’apprendimento reciproco. Deve esistere un rapporto di fiducia.
    • Ruoli Definiti (Uke & Tori): Uke (chi riceve la tecnica) attacca con realismo (all’interno del kata) ma in modo prevedibile, e si fida che Tori (chi esegue) applichi la tecnica con controllo. Tori si fida che Uke segnali immediatamente la resa.
    • Segnali di Resa Chiari e Immediati: Il segnale universale di resa (battere ripetutamente – non una volta sola – con la mano o il piede sul proprio corpo, sul partner o sul tatami) deve essere conosciuto da tutti e rispettato istantaneamente da chi applica la tecnica, rilasciando immediatamente la pressione.
  5. Maestria nelle Cadute (Ukemi – 受身):

    • Fondamentale Non Negoziabile: Una parte significativa dell’allenamento è dedicata a imparare a cadere correttamente in avanti, indietro e lateralmente, rotolando o battendo per dissipare l’energia dell’impatto delle proiezioni (nage-waza). Senza buone ukemi, la pratica delle proiezioni diventa estremamente pericolosa.
  6. Uso di Attrezzature Idonee e Sicure:

    • Superficie Adeguata: Praticare su tatami (materassine) idonei e ben mantenuti è essenziale per attutire le cadute.
    • Armi da Allenamento Sicure: L’uso di repliche in legno (bokkenmokusei tantō) deve avvenire con controllo e secondo le indicazioni del sensei. Per esercizi più dinamici o di disarmo, si devono usare repliche imbottite o in gomma/plastica flessibile. Le armi in legno devono essere controllate regolarmente per escludere schegge o rotture. L’uso di lame vere (shinken) è assolutamente escluso dalla pratica normale in coppia.
  7. Etichetta Rigorosa (Reigi Sahō – 礼儀作法):

    • Struttura e Prevedibilità: L’etichetta formale delle koryū non è un vezzo, ma un elemento chiave per la sicurezza. Stabilisce regole chiare su come muoversi nel dōjō, come interagire, come iniziare e finire gli esercizi, come maneggiare le armi. Questa struttura riduce i comportamenti imprevedibili e potenzialmente pericolosi, e favorisce uno stato mentale attento e concentrato.

c) Tipologie di Infortuni Possibili:

Nonostante tutte le precauzioni, la pratica di un’arte marziale di contatto comporta la possibilità di infortuni, sebbene in un dōjō serio e ben gestito si lavori costantemente per minimizzarne l’incidenza e la gravità:

  • Infortuni Minori (Possibili): Contusioni, leggere distorsioni (polsi, dita, caviglie), affaticamenti muscolari. Fanno parte, entro certi limiti, del processo di apprendimento e condizionamento.
  • Infortuni Gravi (Rari ma Potenzialmente Possibili): Fratture, lussazioni, lesioni legamentose serie, danni permanenti alle articolazioni o conseguenze gravi da strangolamenti prolungati. Questi sono eventi rari in contesti di pratica corretti e sono più spesso associati a negligenza, imprudenza, istruzione non qualificata o al mancato rispetto delle regole di sicurezza e dei segnali di resa.

d) Responsabilità Individuale del Praticante:

La sicurezza è una responsabilità condivisa. Ogni praticante ha il dovere di:

  • Essere consapevole dei propri limiti fisici e non superarli incoscientemente.
  • Praticare con concentrazione e controllo.
  • Comunicare chiaramente con il partner (es. segnalare subito un dolore anomalo).
  • Non praticare se infortunati o non in condizione, o comunque informare il sensei.
  • Segnalare immediatamente la resa quando necessario.
  • Rispettare le regole del dōjō e le indicazioni del sensei.

e) Considerazioni Specifiche per l’Italia (Aprile 2025):

  • Copertura Assicurativa: È fondamentale che sia il dōjō (tramite l’associazione sportiva/culturale di riferimento, es. affiliata a un Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI) sia il singolo praticante dispongano di un’adeguata copertura assicurativa per infortuni occorsi durante l’attività marziale. Verificare questo aspetto al momento dell’iscrizione.
  • Verifica dell’Istruttore: Data la difficoltà nel trovare insegnanti di koryū in Italia, è ancora più importante verificare attentamente le credenziali, il lignaggio e l’autorizzazione all’insegnamento di chiunque si proponga come istruttore, per evitare di affidarsi a persone non qualificate, con ovvi rischi per la sicurezza.

In Conclusione:

Le tecniche del Kogusoku presentano rischi intrinseci legati alla loro origine combattiva. Tuttavia, il metodo di insegnamento tradizionale delle koryū, basato su istruttori qualificati, progressione graduale, enfasi sul controllo, rispetto reciproco, pratica costante delle cadute (ukemi) e aderenza a una rigida etichetta, crea un ambiente di apprendimento strutturato e ragionevolmente sicuro. La sicurezza non è mai assoluta, ma è una priorità gestita attraverso la disciplina, la consapevolezza e la responsabilità condivisa. Scegliere una scuola legittima e praticare con la giusta mentalità sono i presupposti essenziali per un percorso di studio sicuro e proficuo.

17. Controindicazioni

a) Introduzione: Priorità alla Salute e Consulenza Medica

Prima di elencare le controindicazioni, è fondamentale sottolineare che le informazioni seguenti non sostituiscono in alcun modo un parere medico professionale. Chiunque stia considerando di iniziare la pratica del Kogusoku (o di qualsiasi altra arte marziale o attività fisica impegnativa), specialmente in presenza di condizioni mediche preesistenti, ha il dovere di consultare preventivamente il proprio medico curante e, se necessario, medici specialisti. L’allenamento nelle koryū, incluso lo studio del Kogusoku, può essere fisicamente e mentalmente esigente, e la sicurezza personale deve sempre avere la priorità assoluta.

b) Controindicazioni Fisiche:

Diverse condizioni fisiche possono rendere la pratica del Kogusoku sconsigliata o richiedere particolari precauzioni e un’attenta valutazione medica:

  1. Problemi Articolari e Muscolo-Scheletrici Gravi:

    • Artropatie severe: Artrite reumatoide attiva, artrosi avanzata con significativa limitazione funzionale o dolore.
    • Instabilità articolare cronica: Lesioni legamentose pregresse non riparate o lassità significativa (es. a spalle, ginocchia, caviglie) che predispongono a lussazioni.
    • Protesi articolari: Specialmente anca, ginocchio, spalla. Lo stress diretto da leve (kansetsu-waza) e gli impatti da cadute (ukemi) o proiezioni (nage-waza) possono compromettere l’impianto.
    • Ernie discali sintomatiche: Ernie (specialmente cervicali o lombari) che causano dolore acuto, deficit neurologici o significativa limitazione del movimento. Torsioni, cadute e sollevamenti possono peggiorare la condizione.
    • Osteoporosi grave: Aumenta significativamente il rischio di fratture in caso di cadute, anche se eseguite correttamente (ukemi).
    • Recenti traumi o interventi chirurgici: Necessario attendere il completo recupero funzionale, la consolidazione ossea in caso di fratture e avere il via libera esplicito del medico/fisioterapista.
    • Limitazioni significative della mobilità: Incapacità fisica di eseguire movimenti fondamentali, mettersi in ginocchio (seiza), o eseguire le cadute in sicurezza.
  2. Problemi Cardiovascolari Significativi:

    • Cardiopatie non controllate: Angina pectoris instabile, aritmie gravi non trattate, insufficienza cardiaca scompensata, recenti infarti miocardici. L’allenamento può comportare sforzi intensi e rapidi.
    • Ipertensione arteriosa grave e non controllata: Rischio aumentato durante sforzi fisici intensi.
    • Portatori di pacemaker/defibrillatori impiantabili (ICD): Necessaria specifica valutazione cardiologica per il rischio di traumi diretti sul dispositivo o interferenze durante l’esercizio.
  3. Problemi Neurologici Rilevanti:

    • Epilessia non adeguatamente controllata farmacologicamente: Rischio di crisi epilettiche durante l’allenamento.
    • Gravi disturbi dell’equilibrio o della coordinazione: (Es. da patologie neurologiche degenerative, vertigini persistenti). Aumentano esponenzialmente il rischio di cadute accidentali e rendono difficile l’esecuzione sicura delle tecniche.
    • Pregresse lesioni cerebrali traumatiche (TBI) significative: Valutare con un neurologo eventuali rischi legati a impatti, anche se attutiti, o a movimenti bruschi del capo/collo.
  4. Problemi Respiratori Gravi:

    • Asma grave, instabile o non controllato: Lo sforzo fisico intenso può scatenare crisi asmatiche. È indispensabile avere il farmaco broncodilatatore a portata di mano e il parere favorevole del medico/pneumologo.
  5. Gravidanza:

    • È generalmente controindicata la pratica di discipline come il Kogusoku durante la gravidanza a causa dell’elevato rischio di cadute, traumi addominali diretti o indiretti, e per l’aumentata lassità legamentosa indotta dai cambiamenti ormonali, che predispone a distorsioni.
  6. Altre Condizioni:

    • Malattie emorragiche o terapie anticoagulanti importanti: Aumentato rischio di ematomi o sanguinamenti anche per traumi minori.
    • Infezioni acute in corso: Febbre, infezioni sistemiche o locali importanti.
    • Dolore cronico severo: Che limita la funzionalità e potrebbe essere esacerbato dalla pratica.

c) Controindicazioni Relative (Richiedono Valutazione Individuale e Precauzioni):

Alcune condizioni potrebbero non rappresentare una controindicazione assoluta, ma richiedono un’attenta valutazione caso per caso, il parere medico e particolari precauzioni:

  • Problemi articolari/muscoloscheletrici lievi o moderati: Tendiniti croniche, lombalgia meccanica lieve, esiti stabilizzati di vecchi traumi. La pratica potrebbe essere possibile con modifiche, evitando certe tecniche e comunicando costantemente le proprie limitazioni all’insegnante.
  • Età: Non c’è un limite di età assoluto, ma i bambini molto piccoli potrebbero non avere la maturità e la disciplina necessarie per un ambiente koryū. Gli anziani devono considerare i tempi di recupero più lunghi, la minor resistenza agli impatti e la maggior probabilità di condizioni mediche preesistenti.
  • Condizioni mediche croniche ben controllate: Asma lieve controllato, diabete mellito compensato, ipertensione ben trattata. La pratica è spesso possibile, ma sempre previo consenso medico e con attenzione all’autogestione (es. controllo glicemia per diabetici, farmaci per asmatici sempre disponibili).

d) Controindicazioni Comportamentali e Psicologiche (Assolute):

Queste sono altrettanto importanti delle controindicazioni fisiche, se non di più, in un contesto koryū:

  • Mancanza di Disciplina, Rispetto e Umiltà: L’incapacità o la non volontà di seguire le regole del dōjō, di ascoltare e rispettare il sensei e i senpai, di aderire all’etichetta (reigi) è una controindicazione assoluta. Compromette la sicurezza di tutti e la possibilità stessa di apprendere e trasmettere correttamente l’arte.
  • Aggressività Incontrollata, Ricerca della Violenza: Chi si avvicina all’arte marziale con l’intento primario di imparare a fare del male, di sfogare la propria aggressività o di prevaricare gli altri non ha posto in un dōjō tradizionale, dove si insegna il controllo, la responsabilità e il rispetto.
  • Ego Eccessivo, Incapacità di Accettare Correzioni o Frustrazioni: L’apprendimento è lungo, difficile e pieno di momenti in cui ci si sente incapaci. Un ego smisurato, l’incapacità di accettare le critiche costruttive o la frustrazione derivante dalla lentezza dei progressi impediscono l’apprendimento.
  • Gravi Problemi Psicologici Non Trattati: Condizioni psichiatriche instabili che compromettono il giudizio, il controllo degli impulsi o la capacità di interagire in modo sicuro e prevedibile con gli altri in un contesto fisico possono rappresentare una controindicazione seria.

e) Importanza della Comunicazione Aperta:

È essenziale che ogni potenziale studente comunichi apertamente e onestamente con l’insegnante (sensei) riguardo a qualsiasi condizione medica, limitazione fisica o preoccupazione prima di iniziare la pratica e durante tutto il percorso di allenamento. Un insegnante responsabile utilizzerà queste informazioni per valutare l’idoneità, garantire la sicurezza e, se possibile, adattare l’insegnamento. Nascondere informazioni rilevanti mette a rischio sé stessi e gli altri.

f) Considerazioni Specifiche per l’Italia (Aprile 2025):

  • Certificato Medico: Si ricorda che, secondo la normativa italiana, per praticare attività sportiva presso associazioni o società sportive (come sono tipicamente strutturati i dōjō), è obbligatorio presentare un certificato medico di idoneità all’attività sportiva non agonistica (o agonistica, se applicabile) in corso di validità, rilasciato dal proprio medico curante o da un medico dello sport. Questo rappresenta una tutela legale minima, ma non sostituisce la consulenza medica approfondita in caso di dubbi o condizioni preesistenti.

In Conclusione:

Sebbene lo studio del Kogusoku e delle koryū offra numerosi benefici, non è un percorso per tutti. Le controindicazioni possono essere sia fisiche – in particolare condizioni articolari, cardiache o neurologiche gravi – sia, e forse ancor più importante, comportamentali e psicologiche, legate alla mancanza di disciplina, rispetto ed equilibrio interiore. La priorità deve essere sempre la salute e la sicurezza. Un’attenta auto-valutazione, una consulenza medica preventiva e una comunicazione trasparente con l’insegnante sono passi imprescindibili prima di intraprendere questo affascinante ma impegnativo cammino marziale.

18. Conclusioni

Il Significato Profondo e l’Eredità del Kogusoku

Il Kogusoku, come esplorato nei punti precedenti, trascende la semplice definizione di “tecniche di combattimento con armatura leggera”. Rappresenta una finestra autentica e sfaccettata sul mondo marziale del samurai, un microcosmo che riflette le esigenze tattiche, le capacità tecniche e la filosofia di una classe guerriera in un preciso momento storico. Non è semplicemente un insieme di mosse obsolete, ma un sistema di combattimento integrato e sofisticato, la cui comprensione offre spunti che vanno ben oltre la mera applicazione fisica.

Significato Storico e Contestuale: La sua nascita e il suo sviluppo non furono casuali, ma una risposta diretta all’evoluzione della guerra e delle condizioni sociali del Giappone feudale. Laddove l’armatura pesante (O-yoroi) dominava il campo di battaglia aperto, il Kogusoku divenne essenziale negli scontri ravvicinati, negli ambienti confinati (come interni di castelli o strade cittadine), dopo una caduta da cavallo, o quando le armi primarie (lance, spade lunghe) erano inutilizzabili o perdute. Era l’arte della sopravvivenza nell’ultimo istante, la capacità di prevalere quando la distanza si annullava. Inoltre, durante il lungo periodo di pace Edo, queste tecniche mantennero la loro rilevanza per la difesa personale, i compiti di polizia e il mantenimento dell’ordine da parte dei samurai, dimostrando un’adattabilità che andava oltre il contesto puramente bellico. Studiare il Kogusoku significa, quindi, comprendere le sfide reali affrontate dai guerrieri giapponesi e le soluzioni ingegnose che svilupparono.

Essenza Tecnica e Filosofica: Ciò che distingue profondamente il Kogusoku è la perfetta simbiosi tra tecniche a mani nude (Taijutsu/Jujutsu) e l’uso delle armi corte (Tanto, Wakizashi). Non si tratta di discipline separate, ma di un continuum in cui il corpo e l’arma diventano estensioni l’uno dell’altra. Le percussioni (Atemi) creano aperture, le prese (Kumiuchi) controllano, le leve (Kansetsu) e gli strangolamenti (Shime) neutralizzano, le proiezioni (Nage) rompono l’equilibrio, e la lama interviene in modo preciso e letale o come strumento di controllo. Il tutto è governato dai principi cardine del Jujutsu: sfruttare la forza dell’avversario, applicare la biomeccanica con precisione, mantenere il controllo del proprio centro e di quello altrui, e agire con tempismo e fluidità. La filosofia sottostante è quella dell’efficienza massima con il minimo sforzo apparente, della prontezza mentale (Zanshin) e della capacità di adattarsi istantaneamente alla situazione mutevole dello scontro.

Preservazione e Distinzione nel Panorama Marziale: Il fatto che il Kogusoku sopravviva oggi è dovuto quasi esclusivamente alla dedizione delle scuole tradizionali (Koryu), come la Takenouchi-ryu e altre. Queste Ryuha non sono semplici club sportivi, ma custodi di un’eredità culturale e marziale. La pratica al loro interno non mira primariamente alla competizione sportiva (come nel Judo o nel BJJ, pur derivando questi da forme di Jujutsu), ma alla preservazione fedele e alla trasmissione integrale di un corpus tecnico, tattico e filosofico. Questo approccio implica uno studio meticoloso dei Kata, un’attenzione rigorosa ai dettagli, al rispetto dell’etichetta (Reiho) e alla relazione Maestro-Allievo (Shitei Kankei). Differisce quindi nettamente dalle arti marziali moderne (Gendai Budo) per finalità, metodologia e contesto culturale.

Valore per il Praticante Moderno: Per chi si avvicina oggi allo studio del Kogusoku (attraverso una Koryu che lo includa), i benefici sono molteplici e profondi:

  • Connessione Storica Tangibile: Offre un’esperienza diretta, quasi “archeologica”, delle arti marziali del passato, andando oltre le rappresentazioni cinematografiche o letterarie.
  • Comprensione dei Principi Universali: I principi di leva, equilibrio, controllo della distanza e tempismo sono applicabili e illuminanti anche per praticanti di altre discipline.
  • Sviluppo Fisico Funzionale: Migliora coordinazione, equilibrio, propriocezione, forza specifica e resilienza fisica (grazie anche alla pratica costante delle cadute, Ukemi).
  • Crescita Mentale e Caratteriale: Il rigore richiesto nello studio dei Kata, l’attenzione ai dettagli, la necessità di mantenere la calma sotto pressione e il rispetto delle norme del Dojo forgiano disciplina, concentrazione, perseveranza, umiltà e autocontrollo. È un vero e proprio “Do” (Via).
  • Consapevolezza Tattica: Lo studio dell’integrazione tra tecniche disarmate e armate in un contesto di combattimento ravvicinato affina la consapevolezza spaziale e tattica.

In Sintesi: Il Kogusoku non è quindi solo una reliquia storica, ma un patrimonio marziale vivo, benché di nicchia, conservato gelosamente all’interno delle Koryu. Rappresenta un approccio olistico al combattimento che integra corpo, mente e spirito, tecnica e strategia, storia e pratica. La sua rilevanza oggi non risiede tanto nella replicabilità diretta dei suoi scenari cinquecenteschi, quanto nella profondità dei suoi principi, nella disciplina che infonde e nella connessione unica che offre con la tradizione guerriera giapponese. È un percorso esigente, che richiede dedizione e rispetto, ma che ricompensa il praticante serio con una comprensione più profonda non solo dell’arte marziale, ma anche di sé stesso e della storia che lo ha preceduto. La sua essenza risiede nell’efficacia pragmatica nata dalla necessità, elevata a forma d’arte e via di perfezionamento attraverso secoli di trasmissione.

19. Fonti

Identificare fonti complete ed esaustive specificamente ed esclusivamente dedicate al “Kogusoku” presenta delle sfide intrinseche, data la natura stessa di questo corpus tecnico. Come discusso, il Kogusoku non è tipicamente una scuola (Ryuha) a sé stante, ma piuttosto una componente fondamentale integrata nel curriculum di molte scuole tradizionali di Jujutsu (Koryu Jujutsu). Pertanto, la ricerca di informazioni affidabili richiede un approccio mirato e la consultazione di diverse tipologie di fonti, valutandone criticamente la natura e l’affidabilità.

Possiamo classificare le fonti potenziali come segue:

A. Fonti Primarie (Le più dirette ma spesso inaccessibili):

  1. Densho (伝書) e Makimono (巻物): Si tratta dei documenti e rotoli manoscritti originali, trasmessi all’interno di una specifica Ryuha di generazione in generazione. Questi contengono la genealogia della scuola, i principi filosofici, i nomi delle tecniche e dei Kata, spesso accompagnati da illustrazioni schematiche (a volte volutamente criptiche).

    • Natura: Sono la fonte più autentica e diretta. Spesso scritti in giapponese arcaico o codificato.
    • Accessibilità: Estremamente limitata. Sono considerati tesori della scuola, custoditi gelosamente e mostrati solo agli allievi interni di livello avanzato, sotto giuramento di segretezza. Raramente vengono pubblicati o tradotti.
    • Affidabilità: Massima, ma richiedono l’interpretazione corretta fornita dall’insegnamento orale (Kuden) per essere compresi appieno.
  2. Archivi Storici e Documenti d’Epoca: Cronache di battaglie, registri di clan, diari di samurai o manuali militari del periodo feudale potrebbero contenere descrizioni di combattimenti o addestramenti che riflettono le pratiche del Kogusoku, anche senza usare esplicitamente il termine.

    • Natura: Documenti storici originali.
    • Accessibilità: Richiedono ricerca accademica specialistica in archivi giapponesi. Spesso necessitano di competenze paleografiche e linguistiche specifiche.
    • Affidabilità: Alta come testimonianze storiche, ma l’interpretazione del contenuto marziale può essere soggetta a dibattito accademico.

B. Fonti Secondarie (Analisi e interpretazioni basate su fonti primarie):

  1. Pubblicazioni Accademiche e Libri Specialistici (Ricerca Koryu): Opere di storici e ricercatori specializzati nelle arti marziali giapponesi tradizionali. Autori come Donn F. Draeger, Karl F. Friday, Diane Skoss, Meik Skoss, Serge Mol, Ellis Amdur (e altri) hanno pubblicato lavori fondamentali (principalmente in inglese e giapponese) che analizzano la storia, l’evoluzione e le caratteristiche tecniche di varie Koryu, inclusi gli aspetti legati al combattimento ravvicinato e al Jujutsu.

    • Natura: Ricerche basate su fonti primarie, interviste, e talvolta esperienza diretta. Spesso sottoposte a peer-review.
    • Accessibilità: Reperibili tramite biblioteche universitarie, librerie specializzate o acquisti online. La barriera linguistica può essere un ostacolo.
    • Affidabilità: Generalmente alta, soprattutto per il contesto storico e l’analisi comparativa. Possono però mancare di dettagli tecnici specifici se l’autore non è un praticante interno di alto livello della scuola trattata.
  2. Libri e Articoli di Praticanti Esperti e Capi Scuola (Soke/Shihan): Testi scritti da maestri o praticanti di alto livello riconosciuti all’interno di una specifica tradizione che insegna il Kogusoku. Possono offrire approfondimenti tecnici e filosofici unici.

    • Natura: Condivisione di conoscenze dall’interno della tradizione.
    • Accessibilità: Variabile. Alcuni testi sono pubblicati commercialmente (spesso in giapponese), altri circolano solo all’interno della scuola.
    • Affidabilità: Potenzialmente molto alta per quanto riguarda la specifica interpretazione della loro linea di trasmissione, ma potrebbero essere meno obiettivi o completi rispetto a una ricerca accademica esterna.
  3. Siti Web Ufficiali di Ryuha e Organizzazioni Koryu Riconosciute: Molte scuole tradizionali o le organizzazioni che le rappresentano (es. Nihon Kobudo Kyokai, Nihon Kobudo Shinkokai) mantengono siti web.

    • Natura: Informazioni ufficiali fornite dalla scuola/organizzazione.
    • Accessibilità: Generalmente buona tramite internet.
    • Affidabilità: Alta per informazioni basilari (storia, lignaggio, curriculum generale), ma spesso limitata nei dettagli tecnici per motivi di riservatezza. Utili per identificare rappresentanti autorizzati.

C. Fonti Terziarie (Sintesi e divulgazione generale):

  1. Enciclopedie, Glossari e Libri Generici sulle Arti Marziali: Opere che tentano di coprire un ampio spettro di discipline marziali.

    • Natura: Sintesi di informazioni provenienti da fonti secondarie.
    • Accessibilità: Facilmente reperibili.
    • Affidabilità: Variabile. Utili per una prima infarinatura, ma possono contenere semplificazioni eccessive, generalizzazioni o imprecisioni, specialmente riguardo alle Koryu specifiche. Vanno usate con cautela e verificate con fonti più specialistiche.
  2. Articoli su Riviste di Settore, Blog, Forum Online, Video: Materiale divulgativo ampiamente disponibile.

    • Natura: Contenuti creati da appassionati, giornalisti o praticanti di vario livello.
    • Accessibilità: Massima.
    • Affidabilità: Estremamente variabile, dal molto buono al completamente errato. I video possono mostrare l’aspetto esteriore di una tecnica, ma raramente trasmettono i principi interni, le sensazioni tattili o il contesto didattico. È fondamentale verificare le credenziali dell’autore/presentatore e confrontare le informazioni con fonti più affidabili.

D. La Tradizione Orale (Kuden – 口伝):

  • Natura: L’insieme degli insegnamenti, delle spiegazioni, dei dettagli tecnici, delle sfumature strategiche e dei principi sottili trasmessi a voce dal maestro all’allievo durante la pratica. Questa è considerata una componente essenziale e insostituibile della trasmissione nelle Koryu. Molti aspetti cruciali non vengono deliberatamente messi per iscritto.
  • Accessibilità: Esclusivamente tramite l’addestramento diretto e prolungato sotto un insegnante qualificato all’interno di una linea di trasmissione legittima.
  • Affidabilità: Fondamentale per la comprensione profonda della disciplina.

E. L’Esperienza Diretta (Keiko – 稽古):

  • Natura: La pratica costante e diligente sotto la guida di un insegnante competente.
  • Accessibilità: Richiede impegno, tempo, disciplina e l’accesso a un dojo/gruppo di studio qualificato.
  • Affidabilità: L’unica via per interiorizzare realmente l’arte, sviluppare le abilità fisiche e tattili, e comprendere appieno i principi al di là della teoria.

Conclusione sulle Fonti: La comprensione più completa e autentica del Kogusoku deriva dalla combinazione sinergica di diverse fonti: lo studio critico delle migliori fonti secondarie disponibili (principalmente accademiche e di praticanti esperti riconosciuti) per ottenere il contesto storico e un quadro generale, unito idealmente all’esperienza diretta della pratica (Keiko) all’interno di una scuola tradizionale legittima, dove si ha accesso alla tradizione orale (Kuden). Le fonti primarie rimangono per lo più inaccessibili al grande pubblico, mentre le fonti terziarie e online vanno utilizzate con estrema cautela e spirito critico. La barriera linguistica rappresenta inoltre un ostacolo significativo per accedere a molte delle risorse più dettagliate.

20. Disclaimer

Avvertenze Importanti per il Lettore

Questo documento è stato redatto con l’intento di fornire informazioni di carattere generale, storico e culturale sul Kogusoku, un aspetto specifico delle arti marziali tradizionali giapponesi (Koryu Budo). Si prega di leggere attentamente le seguenti avvertenze:

  1. Scopo Esclusivamente Informativo: Il contenuto di questa pagina ha finalità puramente informative, educative e culturali. Non costituisce in alcun modo un manuale di addestramento, una guida pratica all’apprendimento delle tecniche, né intende sostituirsi all’insegnamento diretto da parte di un istruttore qualificato. La descrizione di tecniche, principi o metodologie di allenamento serve unicamente a illustrare la natura del Kogusoku nel suo contesto storico e marziale.

  2. Impossibilità di Apprendimento Autonomo Sicuro: Le arti marziali tradizionali, e in particolare discipline complesse e potenzialmente pericolose come quelle che includono il Kogusoku (con leve articolari, strangolamenti, proiezioni e uso di armi), non possono essere apprese in modo sicuro ed efficace tramite la sola lettura di testi, la visione di immagini o video. L’assenza di feedback immediato da parte di un insegnante esperto, la mancanza di correzione posturale e tecnica, l’incapacità di valutare la corretta applicazione della forza e del controllo, e l’impossibilità di praticare in un ambiente sicuro e supervisionato rendono l’auto-apprendimento estremamente rischioso e inefficace.

  3. Rischi Intrinseci della Pratica Marziale: La pratica di qualsiasi arte marziale, inclusi gli elementi del Kogusoku, comporta rischi intrinseci e ineliminabili di infortunio fisico. Questi possono variare da lievi (contusioni, distorsioni, affaticamenti muscolari) a gravi (fratture, lussazioni, lesioni articolari permanenti, danni alla colonna vertebrale, commozioni cerebrali), soprattutto se le tecniche vengono eseguite o subite in modo scorretto, senza adeguato controllo, o senza una preparazione fisica adeguata (in particolare per quanto riguarda le tecniche di caduta – Ukemi). Anche l’uso di armi da allenamento (pur se simulate) comporta rischi specifici.

  4. Necessità Assoluta di Istruzione Qualificata: Chiunque sia interessato ad apprendere il Kogusoku o discipline marziali affini deve tassativamente cercare e affidarsi a un istruttore qualificato, esperto e responsabile. “Qualificato” implica non solo competenza tecnica, ma anche l’appartenenza a una linea di trasmissione riconosciuta (nel contesto Koryu), comprovata capacità didattica, e soprattutto un’attenzione prioritaria alla sicurezza degli allievi. Praticare sotto la guida di persone non qualificate, o tentare di replicare tecniche viste o lette senza supervisione, aumenta esponenzialmente il rischio di infortuni gravi per sé e per gli altri.

  5. Consultazione Medica Preventiva: Prima di intraprendere la pratica del Kogusoku o di qualsiasi altra attività fisica intensa e tecnicamente complessa, è fondamentale consultare il proprio medico curante. Questo per valutare il proprio stato di salute generale, identificare eventuali condizioni preesistenti (problemi cardiaci, articolari, ossei, neurologici, ecc.) che potrebbero essere aggravate dalla pratica, e ricevere un parere sull’idoneità a svolgere tale attività. Ignorare questo passaggio può avere conseguenze serie sulla propria salute.

  6. Nessuna Sostituzione di Parere Esperto: Le informazioni qui contenute, per quanto accurate si sforzino di essere, non sostituiscono in alcun modo il parere di un istruttore marziale qualificato, di uno storico delle arti marziali, o di un professionista medico. Ogni individuo è unico e le generalizzazioni possono non applicarsi a casi specifici.

  7. Uso Responsabile delle Informazioni e Contesto Moderno: Le tecniche descritte sono nate in un contesto storico e sociale specifico (Giappone feudale). La loro eventuale applicazione in contesti moderni (es. autodifesa) solleva questioni legali ed etiche complesse, che variano a seconda della giurisdizione (in Italia, fare riferimento alle normative sulla legittima difesa, Art. 52 C.P. e seguenti). Questo documento non intende promuovere né giustificare l’uso della violenza o l’applicazione inappropriata o illegale delle tecniche marziali. La conoscenza acquisita deve essere gestita con responsabilità e maturità.

  8. Esclusione di Responsabilità (Clausola Liberatoria): L’autore e il fornitore di queste informazioni (Google/Gemini) declinano ogni responsabilità per qualsiasi tipo di danno, perdita o infortunio (fisico, materiale o di altra natura) che possa derivare, direttamente o indirettamente, dall’uso, dall’interpretazione o dall’affidamento fatto sulle informazioni contenute in questa pagina. Il lettore si assume la piena ed esclusiva responsabilità delle proprie azioni e delle conseguenze derivanti da un eventuale tentativo di mettere in pratica quanto descritto, o da qualsiasi altra decisione presa sulla base di questo testo.

Si invita pertanto il lettore ad approcciare queste informazioni con spirito critico, a considerare il Kogusoku e le Koryu con il dovuto rispetto per la loro storia e complessità, e a dare sempre priorità assoluta alla sicurezza propria e altrui qualora decidesse di intraprendere un percorso pratico.

 
 
 

a cura di F. Dore – 2025

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