Jūdō (柔道) sv

Tabella dei Contenuti

1. Cos’è il Judo

Il Judo (柔道 Jūdō), che significa letteralmente “Via della Cedevolezza” o “Via della Flessibilità”, è un’arte marziale giapponese moderna, uno sport da combattimento e una filosofia di vita. Creato da Jigorō Kanō (嘉納 治五郎) nel 1882, il Judo deriva dal Jujutsu (柔術), ma ne elimina gli aspetti più pericolosi, trasformandolo in un sistema adatto all’educazione fisica, intellettuale e morale. Il suo principio fondamentale è “Seiryoku Zen’yō” (精力善用), ovvero “massima efficienza con minimo sforzo”, e “Jita Kyoei” (自他共栄), “prosperità e benessere reciproco”. È diventato uno sport olimpico ufficiale nel 1964.

2. Caratteristiche, filosofia e aspetti chiave

  • Principi Fondamentali:
    • Seiryoku Zen’yō (Massima Efficienza): Utilizzare l’energia fisica e mentale nel modo più efficace possibile. In pratica, significa usare lo squilibrio e la forza dell’avversario a proprio vantaggio.
    • Jita Kyoei (Benessere e Prosperità Reciproca): Il Judo mira allo sviluppo armonioso dell’individuo e della società. La pratica deve portare a un beneficio reciproco tra chi la esegue.
  • Filosofia Educativa: Kanō concepì il Judo non solo come metodo di combattimento, ma come strumento per migliorare sé stessi fisicamente, mentalmente e moralmente. Rispetto, disciplina, autocontrollo e umiltà sono valori centrali.
  • Tecniche: Il Judo si concentra principalmente su tecniche di proiezione (Nage-waza) per far cadere l’avversario e tecniche di controllo a terra (Katame-waza), che includono immobilizzazioni (Osaekomi-waza), strangolamenti (Shime-waza) e leve articolari (Kansetsu-waza – principalmente ai gomiti).
  • Sport e Arte Marziale: È sia uno sport competitivo con regole precise, sia un’arte marziale con un profondo background culturale e filosofico.
  • Gentilezza (Ju): Il nome stesso richiama il concetto di “Ju” (gentilezza, cedevolezza). Non si oppone la forza alla forza bruta, ma si cede per poi sfruttare lo slancio avversario.

3. La storia

Il Judo nasce ufficialmente nel 1882, quando Jigorō Kanō fondò il Kōdōkan (講道館), l'”Istituto per lo studio della Via”, a Tokyo. Kanō, esperto di diverse scuole di Jujutsu (principalmente Tenjin Shin’yō-ryū e Kitō-ryū), sintetizzò le tecniche più efficaci e sicure, eliminando quelle ritenute troppo pericolose per la pratica libera (randori). Creò un sistema pedagogico basato sui principi di massima efficienza e mutuo benessere.

Il Judo si diffuse rapidamente in Giappone, diventando parte dell’educazione fisica nelle scuole. A inizio ‘900 iniziò a diffondersi anche all’estero grazie agli allievi di Kanō. La Federazione Internazionale di Judo (IJF) fu fondata nel 1951. Il Judo maschile divenne sport olimpico ai Giochi di Tokyo 1964, mentre quello femminile fu introdotto a Barcellona 1992.

4. Il fondatore: Jigorō Kanō

Jigorō Kanō (1860-1938) fu un educatore, accademico e atleta giapponese. Di statura minuta e fisicamente non particolarmente forte da giovane, iniziò a praticare Jujutsu per irrobustirsi e imparare a difendersi. Studiò con dedizione sotto diversi maestri, ma si rese conto che molte tecniche erano eccessivamente pericolose e che mancava un sistema unificato e principi educativi solidi.

Professore e figura influente nel sistema educativo giapponese, Kanō volle creare un metodo che non fosse solo efficace in combattimento, ma che contribuisse allo sviluppo completo della persona. Integrò i principi fisici con quelli etici e morali, dando vita al Judo Kodokan. Fu anche il primo membro asiatico del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e lavorò instancabilmente per la diffusione del Judo e dei valori dello sport nel mondo. Morì nel 1938 durante un viaggio di ritorno da una riunione del CIO al Cairo.

5. Maestri famosi

Oltre a Jigorō Kanō, molti altri maestri hanno contribuito alla storia e all’evoluzione del Judo:

  • Kyuzo Mifune (1883-1965): Considerato uno dei più grandi tecnici della storia del Judo, allievo diretto di Kanō, raggiunse il grado di 10° Dan. Noto come “il Dio del Judo”.
  • Anton Geesink (1934-2010): Judoka olandese, primo non giapponese a vincere l’oro olimpico nella categoria Open (Tokyo 1964) e un Campionato del Mondo (1961), rompendo il dominio nipponico.
  • Isao Okano (n. 1944): Campione olimpico e mondiale giapponese, noto per la sua tecnica sopraffina e lo studio strategico del combattimento.
  • Willem “Wim” Ruska (1940-2015): Judoka olandese, unico ad aver vinto due ori olimpici nella stessa edizione (Monaco 1972), nei pesi massimi e nella categoria Open.
  • Yasuhiro Yamashita (n. 1957): Uno dei judoka più vincenti di sempre, con un record impressionante di vittorie consecutive. Campione olimpico e pluricampione mondiale giapponese.
  • Ryoko Tani (nata Tamura) (n. 1975): Judoka giapponese leggendaria, vincitrice di due ori olimpici e sette titoli mondiali nella categoria -48 kg.
  • Tadahiro Nomura (n. 1974): Judoka giapponese, unico ad aver vinto tre medaglie d’oro olimpiche consecutive (-60 kg).
  • Teddy Riner (n. 1989): Judoka francese, dominatore della categoria +100 kg per oltre un decennio, con 3 ori olimpici e 11 titoli mondiali.
  • Ezio Gamba (n. 1958): Judoka italiano, oro olimpico a Mosca 1980 e argento a Los Angeles 1984. Successivamente allenatore di successo, in particolare della nazionale russa.
  • Giulia Quintavalle (n. 1983): Judoka italiana, prima donna italiana a vincere un oro olimpico nel Judo (Pechino 2008).

6. Leggende, curiosità, storie e aneddoti

  • La scelta delle tecniche: Si narra che Kanō selezionò le tecniche del Judo osservando come i rami più flessibili di un salice si piegassero sotto il peso della neve senza spezzarsi, a differenza dei rami più rigidi. Questo ispirò il principio della “cedevolezza” (Ju).
  • Il colore delle cinture: L’introduzione delle cinture colorate per indicare il grado (sistema Kyu/Dan) è attribuita a Kanō. Inizialmente c’erano solo la bianca (principiante) e la nera (esperto). I colori intermedi furono introdotti successivamente, soprattutto in Occidente, per motivare i praticanti. La leggenda che la cintura nera derivi dal logorio e dallo sporco della cintura bianca usata per anni non ha fondamento storico preciso.
  • Judo e suffragette: All’inizio del XX secolo, in Inghilterra, alcune istruttrici di Judo insegnarono tecniche di autodifesa alle suffragette per aiutarle a proteggersi durante le manifestazioni.
  • La sfida Judo vs Jujutsu: Nei primi anni del Kodokan, ci furono diverse sfide tra esponenti del Judo di Kanō e maestri di scuole tradizionali di Jujutsu. Le vittorie dei judoka del Kodokan contribuirono ad affermare la superiorità e l’efficacia del nuovo metodo.

7. Tecniche del Judo (Waza)

Le tecniche del Judo si dividono in tre categorie principali:

  1. Nage-waza (Tecniche di proiezione): Mirano a squilibrare e lanciare l’avversario a terra sulla schiena.

    • Tachi-waza (Tecniche eseguite in piedi):
      • Te-waza (Tecniche di mano/braccio): Es. Seoi-nage, Tai-otoshi.
      • Koshi-waza (Tecniche di anca): Es. O-goshi, Harai-goshi, Uchi-mata.
      • Ashi-waza (Tecniche di gamba/piede): Es. O-soto-gari, De-ashi-barai, O-uchi-gari.
    • Sutemi-waza (Tecniche di sacrificio): Tori (“colui che esegue la tecnica”) sacrifica il proprio equilibrio per proiettare Uke (“colui che riceve la tecnica”).
      • Ma-sutemi-waza (Sacrificio sul dorso): Es. Tomoe-nage.
      • Yoko-sutemi-waza (Sacrificio sul fianco): Es. Yoko-guruma.
  2. Katame-waza (Tecniche di controllo a terra): Applicate dopo una proiezione o direttamente a terra.

    • Osaekomi-waza / Osae-waza (Tecniche di immobilizzazione): Mantenere l’avversario bloccato con la schiena a terra per un certo tempo. Es. Kesa-gatame, Yoko-shiho-gatame.
    • Shime-waza (Tecniche di strangolamento/soffocamento): Applicate alle vie respiratorie o alle arterie carotidi. Es. Hadaka-jime, Okuri-eri-jime. (Limitate o vietate nelle classi giovanili).
    • Kansetsu-waza (Tecniche di leva articolare): Applicate principalmente all’articolazione del gomito. Es. Ude-hishigi-juji-gatame, Ude-garami. (Limitate o vietate nelle classi giovanili).
  3. Atemi-waza (Tecniche per colpire punti vitali): Tecniche di percussione (pugni, calci, colpi). Fanno parte del bagaglio tecnico del Judo, ma non sono ammesse nella pratica libera (randori) né in competizione (shiai) per motivi di sicurezza. Sono studiate principalmente nei Kata (forme).

8. I Kata

I Kata (形, forme) sono sequenze preordinate di tecniche eseguite da due partner (Tori e Uke) secondo un preciso schema formale. Servono a preservare e tramandare i principi fondamentali del Judo, a studiare tecniche non applicabili nel randori e a perfezionare l’esecuzione. I principali Kata del Kodokan sono:

  • Nage-no-Kata (Forme delle proiezioni): Fondamentale per lo studio delle proiezioni.
  • Katame-no-Kata (Forme del controllo a terra): Studio delle immobilizzazioni, strangolamenti e leve.
  • Kime-no-Kata (Forme della decisione): Tecniche di autodifesa da attacchi a mani nude e armati (pugnale, spada).
  • Ju-no-Kata (Forme della cedevolezza): Studio dei principi di attacco e difesa basati sulla flessibilità e l’eleganza.
  • Kodokan Goshin-jutsu (Arte della difesa personale del Kodokan): Tecniche moderne di autodifesa da attacchi a mani nude e armati (bastone, pistola, pugnale).
  • Itsutsu-no-Kata (Forme dei cinque principi): Kata superiore che esprime i principi cosmici applicati al Judo.
  • Koshiki-no-Kata (Forme antiche): Derivato dalla Kito-ryu, praticato con un’armatura immaginaria.
  • Seiryoku Zen’yō Kokumin Taiiku-no-Kata (Forme dell’educazione fisica nazionale basate sul principio della massima efficienza): Esercizi per lo sviluppo fisico armonico.

9. Una tipica seduta di allenamento

Una lezione di Judo (Keiko) segue generalmente questa struttura:

  1. Saluto iniziale (Rei): Saluto formale in ginocchio (Za-rei) o in piedi (Ritsu-rei) verso il lato d’onore del Dojo (Kamiza, spesso con la foto di Kanō) e verso il Maestro (Sensei).
  2. Riscaldamento (Taiso/Junbi Undo): Esercizi ginnici, stretching e mobilità articolare per preparare il corpo.
  3. Studio delle cadute (Ukemi): Pratica fondamentale per imparare a cadere in sicurezza (indietro, laterale, avanti).
  4. Studio delle tecniche:
    • Uchi-komi: Ripetizioni statiche o in movimento dell’ingresso di una tecnica di proiezione, senza completare la caduta.
    • Nage-komi: Esecuzione completa delle proiezioni con caduta di Uke.
    • Studio di Katame-waza: Pratica di immobilizzazioni, strangolamenti, leve articolari e relative uscite/difese.
  5. Pratica libera (Randori): Combattimento libero non competitivo dove i judoka cercano di applicare le tecniche studiate contro partner collaborativi ma non passivi. È il cuore della pratica judoistica. Può essere in piedi (Tachi-waza) o a terra (Ne-waza).
  6. (Opzionale) Pratica dei Kata: Studio delle forme.
  7. (Opzionale) Potenziamento fisico: Esercizi specifici per forza, resistenza, velocità.
  8. Defaticamento: Esercizi leggeri e stretching.
  9. Saluto finale (Rei): Come all’inizio, per concludere la lezione.

Durante tutta la lezione, l’etichetta (Reigi), il rispetto per il Dojo, il Sensei e i compagni sono fondamentali.

10. Gli stili e le scuole

Il Judo Kodokan è sostanzialmente uno e standardizzato a livello mondiale, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto sportivo regolamentato dalla IJF. Non esistono “stili” radicalmente diversi come nel Karate. Tuttavia, possono esserci:

  • Diverse enfasi didattiche: Alcuni Dojo o insegnanti possono focalizzarsi maggiormente sull’aspetto competitivo, altri sulla difesa personale, altri ancora sullo studio dei Kata e dei principi filosofici.
  • Kosen Judo: Una variante storica sviluppatasi nelle università giapponesi (Kosen Taikai) che dava molta più enfasi alla lotta a terra (Ne-waza). Molte delle sue tecniche sono state poi reintegrate nel Judo Kodokan moderno, sebbene le regole attuali della competizione tendano a limitare il tempo dedicato esclusivamente al Ne-waza.
  • Scuole nazionali: Pur seguendo le direttive IJF, alcune nazioni sviluppano “scuole” con approcci tattici o tecnici preferenziali (es. il Judo francese noto per la forza fisica, quello giapponese per la perfezione tecnica, quello georgiano per prese e tecniche particolari).

11. La situazione in Italia

Il Judo in Italia è una disciplina molto praticata e con una lunga tradizione. È gestito a livello nazionale dalla FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali), unica federazione riconosciuta dal CONI per il Judo.

  • Diffusione: Esistono centinaia di società sportive affiliate alla FIJLKAM in tutta Italia, con migliaia di tesserati di tutte le età.
  • Livello Agonistico: L’Italia ha una buona tradizione nel Judo internazionale, con atleti che hanno conquistato medaglie olimpiche, mondiali ed europee (vedi Ezio Gamba, Giulia Quintavalle, Manuel Lombardo, Odette Giuffrida, Fabio Basile, ecc.).
  • Promozione: Vengono organizzate regolarmente gare a livello regionale, nazionale e internazionale, oltre a stage, corsi di formazione per insegnanti tecnici e attività promozionali per i più giovani.
  • Enti di Promozione Sportiva: Oltre alla FIJLKAM, esistono Enti di Promozione Sportiva (riconosciuti dal CONI) che organizzano attività judoistiche amatoriali e formative.

12. Terminologia tipica

Il Judo utilizza una terminologia specifica in lingua giapponese:

  • Dojo: Luogo dove si pratica la Via (la palestra).
  • Tatami: Materassina su cui si pratica.
  • Judogi: Uniforme da Judo (composta da Uwagi – giacca, Zubon – pantaloni, Obi – cintura).
  • Judoka: Praticante di Judo.
  • Sensei: Maestro / Insegnante.
  • Rei: Saluto.
  • Tori: Colui che esegue la tecnica.
  • Uke: Colui che subisce la tecnica.
  • Hajime: Inizio! (comando dell’arbitro).
  • Matte: Fermatevi! (comando dell’arbitro).
  • Sore Made: Finito! (fine del combattimento).
  • Osaekomi: Immobilizzazione valida!
  • Toketa: Immobilizzazione interrotta.
  • Ippon: Punto pieno (vittoria immediata).
  • Waza-ari: Mezzo punto (due waza-ari valgono Ippon).
  • Shido: Sanzione (penalità).
  • Hansoku-make: Squalifica.
  • Kyu: Gradi inferiori alla cintura nera (solitamente da 6° a 1° Kyu).
  • Dan: Gradi della cintura nera (dal 1° Dan in su).
  • Randori: Pratica libera.
  • Shiai: Competizione / Gara.
  • Ukemi: Tecniche di caduta.

13. Abbigliamento

L’abbigliamento del judoka è il Judogi (柔道着). È composto da:

  • Uwagi (上衣): Giacca robusta in cotone pesante, spesso con trama “a chicco di riso” sulla parte superiore per resistere alle prese.
  • Zubon (ズボン): Pantaloni in cotone, solitamente rinforzati sulle ginocchia.
  • Obi (帯): Cintura che si lega sopra la giacca e indica il grado del praticante.

Il colore tradizionale del Judogi è il bianco. Nelle competizioni internazionali e spesso anche nazionali, un atleta indossa il Judogi bianco e l’altro il Judogi blu per facilitare l’arbitraggio e la visione degli spettatori.

Il colore della cintura (Obi) indica il livello di esperienza:

  • Sistema Kyu (gradi inferiori): Generalmente: Bianca (6° Kyu), Gialla (5°), Arancione (4°), Verde (3°), Blu (2°), Marrone (1° Kyu). (La sequenza esatta può variare leggermente tra federazioni/nazioni).
  • Sistema Dan (gradi superiori): Nera (dal 1° al 5° Dan), Bicolore Bianco-Rossa (6°, 7°, 8° Dan), Rossa (9°, 10° Dan). Il 10° Dan è il massimo grado ottenibile (pochissimi al mondo lo hanno raggiunto). Esiste anche un teorico 11° Dan (cintura bianca larga, assegnata solo postuma da Kanō) e un 12° Dan detenuto solo dal fondatore.

14. Armi

Il Judo è fondamentalmente un’arte marziale a mani nude. La pratica standard (randori, shiai) non prevede l’uso di armi.

Tuttavia, lo studio delle difese da attacchi armati è presente in alcuni Kata specifici, come il Kime-no-Kata (difesa da pugnale e spada) e il Kodokan Goshin-jutsu (difesa da pugnale, bastone e pistola). Questo studio ha lo scopo di comprendere i principi di tempo, distanza e controllo applicati a situazioni di pericolo reale, ma non implica un addestramento all’uso attivo delle armi stesse.

15. A chi è indicato e a chi no

Il Judo è indicato per:

  • Bambini e ragazzi: Favorisce lo sviluppo psicomotorio, la coordinazione, l’equilibrio, la socializzazione, il rispetto delle regole e degli altri. Insegna a cadere in sicurezza.
  • Adulti (uomini e donne): Ottimo per mantenersi in forma, migliorare forza, flessibilità, resistenza. Utile per la gestione dello stress e l’aumento dell’autostima.
  • Persone che cercano un’attività completa: Coinvolge corpo e mente.
  • Chi desidera imparare tecniche di difesa personale efficaci: Pur essendo uno sport, i suoi principi e tecniche sono applicabili in contesti di difesa.
  • Persone di diverse costituzioni fisiche: Il principio della massima efficienza permette anche a persone più piccole o meno forti di avere successo.

Potrebbe non essere indicato (o richiedere particolari precauzioni) per:

  • Persone con gravi problemi alla colonna vertebrale o alle articolazioni: Le cadute e le sollecitazioni potrebbero essere controindicate.
  • Individui con specifiche patologie cardiache o respiratorie non controllate: L’intensità dell’allenamento richiede una buona condizione cardiovascolare.
  • Chi ha subito recenti traumi o interventi chirurgici: È necessario attendere la completa guarigione e il via libera medico.

È sempre consigliabile consultare il proprio medico prima di iniziare la pratica.

16. Considerazioni sulla sicurezza

Il Judo è uno sport da combattimento e, come tale, presenta un rischio intrinseco di infortuni (distorsioni, contusioni, più raramente fratture o lussazioni). Tuttavia, la sicurezza è un aspetto centrale dell’insegnamento:

  • Insegnanti qualificati: La presenza di un Maestro esperto e certificato è fondamentale.
  • Apprendimento delle cadute (Ukemi): È la prima cosa che si impara, per minimizzare i traumi derivanti dalle proiezioni.
  • Gradualità: Le tecniche vengono insegnate progressivamente.
  • Controllo: Nel randori si impara a controllare le proprie tecniche e a rispettare l’incolumità del partner.
  • Regole: Esistono regole precise (nel randori e in gara) per vietare azioni pericolose.
  • Superficie adeguata (Tatami): Attutisce gli impatti.
  • Rispetto reciproco: Il principio “Jita Kyoei” implica prendersi cura del compagno di allenamento.

17. Controindicazioni

Oltre alle considerazioni generali su chi potrebbe non essere indicato, esistono controindicazioni più specifiche che richiedono valutazione medica:

  • Gravi patologie della colonna vertebrale: Ernie discali importanti, instabilità vertebrale, gravi scoliosi.
  • Osteoporosi severa: Aumenta il rischio di fratture.
  • Patologie articolari degenerative avanzate: Artrosi grave, soprattutto a carico di anche, ginocchia, spalle.
  • Malattie cardiache non compensate: Angina instabile, aritmie gravi, insufficienza cardiaca severa.
  • Problemi di coagulazione del sangue non controllati.
  • Epilessia non controllata farmacologicamente.
  • Stato di gravidanza (soprattutto avanzata): A causa del rischio di cadute e impatti sull’addome.
  • Distacchi di retina recenti o predisposizione.

Ribadiamo: consultare sempre un medico sportivo o il proprio medico curante prima di iniziare. Un buon insegnante di Judo chiederà un certificato medico di idoneità.

18. Conclusioni

Il Judo è molto più di un semplice sport o di un metodo di combattimento. È una “Via” (Do) che, attraverso la pratica fisica rigorosa ma controllata, mira allo sviluppo armonico dell’individuo. I suoi principi di massima efficienza (Seiryoku Zen’yō) e prosperità reciproca (Jita Kyoei) lo rendono uno strumento educativo potente, capace di insegnare disciplina, rispetto, autocontrollo e resilienza. Adatto a quasi tutte le età, offre benefici fisici, mentali e sociali, contribuendo alla formazione di cittadini migliori e più consapevoli.

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19. Fonti

Le informazioni presentate in questa pagina sono basate su:

  • Principi e documentazione ufficiale del Kodokan Judo Institute.
  • Regolamenti e informazioni della International Judo Federation (IJF).
  • Informazioni della Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali (FIJLKAM).
  • Testi classici e manuali sulla storia, la filosofia e la tecnica del Judo.
  • Conoscenza generale diffusa sulla disciplina.

Per informazioni più specifiche o aggiornate, si consiglia di consultare i siti web ufficiali delle organizzazioni menzionate

20. Disclaimer

Le informazioni contenute in questa pagina sono fornite a solo scopo informativo generale. Non costituiscono consigli medici né sostituiscono il parere di un professionista sanitario qualificato. La pratica del Judo, come ogni attività fisica e sport da combattimento, comporta dei rischi. Prima di iniziare la pratica del Judo, è indispensabile consultare il proprio medico per valutare la propria idoneità fisica. È altresì fondamentale affidarsi a insegnanti qualificati e seguire scrupolosamente le norme di sicurezza indicate nel Dojo. Gli autori di questa pagina non si assumono alcuna responsabilità per eventuali danni o infortuni derivanti dalla lettura o dall’applicazione delle informazioni qui contenute.

 

a cura di F. Dore – 2025

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