All’epoca della Cina imperiale si conosceva un’istituzione chiamata Piao-chu, sorta di agenzia che allenava guardie esperte di tecniche di combattimento (Quan-fa,) vendendone i servizi a commercianti e a piccoli signori per la loro protezione e per i trasporti di beni preziosi ecc. Queste guardie andavano a piedi o a cavallo, equipaggiate con armi diverse, tra cui dardi in legno e in ferro, armi mortali che sapevano lanciare con maestria. Il loro capo era, per questo motivo, chiamato Piao-shih (= maestro nell’uso dei dardi).
Ogni Piao-shih era preceduto dal suo stendardo e già la sola vista di questo era sufficiente a scoraggiare eventuali banditi. A volte, se privi d’ingaggio, i Piao-shih si trasformavano in cavalieri erranti (Wu-hsia), protagonisti di numerose storie avventurose più o meno leggendarie (i Wu-hsia-hsiao- shuo), nelle quali i cantastorie lodavano le virtù di coraggio, perseveranza, pazienza, lealtà di questi uomini fuori dal comune.
Se è vero che, nel XIX secolo, quando quest’uso diventò desueto a causa dello sviluppo di vie sicure e delle ferrovie, numerosi Piao-shih si trasformarono in banditi lungo le vie principali, è indubbio che questi cavalieri esperti nell’uso di armi abbiano svolto un ruolo di primo piano nella diffusione e nella sopravvivenza delle tecniche delle arti marziali cinesi (Wushu). Molti di loro costituirono dei Wu-kuan (o Moo-kwoon in cantonese), vere società chiuse, segrete, con propri riti d’ingresso. E qui che occorre cercare la vera origine delle scuole conosciute di Quan-fa (Rwoon), con il loro rigido cerimoniale, che colpisce l’immaginazione dei nuovi discepoli .
FD
fonte: Gabrielle e Roland Habersetzer – Enciclopedia delle Arti Marziali – Luni Editrice