I venti principi del Karate – 2

Nel Karate-do non esiste iniziativa

“Non si dovrebbe mai sguainare una spada inutilmente” era la più importante regola di con­dotta nella vita quotidiana di un samurai. Per l’uomo onorevole era essenziale riuscire a soppor­tare ogni giorno il peso delle cose oltre ogni limi­te prima di dar luogo a qualsiasi reazione. Soltanto quando la situazione non poteva essere risolta in altro modo si era autorizzati a estrarre la spada dal fodero. Questo era un insegnamento fondamentale del bushido (la via del guerriero).

Nel karate-do le mani e i piedi possono essere mor­tali come la lama di una spada. Dunque, il princi­pio per cui “nel karate-do non esiste iniziativa” è un’e­stensione di quella regola fondamentale cui i samurai erano tenuti ad attenersi, secondo la quale si dovrebbe evitare l’uso indiscriminato delle armi.

Ciò sottintende l’assoluta necessità di esercitare la pazienza e la tolleranza.

Questo principio si ritrova anche nelle massime del Maestro di karate-do Yasutsune Itosu, che scrive:

… quando diviene necessario, non si deve esita­re a offrire la propria vita per il proprio signore o per i propri parenti, coraggiosamente, sacrifi­cando se stessi per il bene comune. Ma il karate-do (insegna che) il vero significato di questo non si ritrova nel combattimento uno contro uno. Perciò, nell’eventualità in cui ci si trovi a essere aggrediti da un malintenzionato o sfidati da una persona aggressiva, si dovrebbe evitare di sfer­rare un colpo mortale. Il vostro primo intendi­mento e il principio fondamentale a cui ci si dovrebbe attenere sempre è quello di evitare di danneggiare gli altri con i pugni o con i calci…

Anche in una situazione di emergenza, è neces­sario cercare di evitare di colpire con tecniche mor­tali. Ciò può essere paragonato alla pratica di col­pire l’avversario col dorso della spada piuttosto che col filo della lama. È molto importante offrire all’avversario il tempo di cambiare idea o di pen­tirsi di aver intrapreso la sua azione.

D’altra parte, quando le circostanze sfuggono di mano e il praticante non può evitare lo scontro, occorre rispondere con tutto il proprio spirito e

senza temere per la propria vita, utilizzando al massimo tutta la propria abilità marziale. Questo è senz’altro il vero spirito del budo (la via delle arti marziali), ed è il corretto spirito espresso dal secon­do principio.

Molti non riescono ad afferrare il vero significa­to racchiuso nel secondo principio e affermano che tutto il budo si basa sull’idea di colpire per primi. È probabile che costoro non sappiano che il carattere bu, ovvero “marziale”, si compone a sua volta di due caratteri che significano “fermare”  e “ala­barda” o “lancia”. Dunque, un’arte marziale dovrebbe per principio fermare lo scontro. Viceversa, il carattere che sta per “durevolezza” o “tolleranza” è un ideogramma composto che deriva da “spada” ed è sostenuto e controllato dal caratte­re che significa “mente” o “spirito” .

Solo quando ci si trova di fronte a una situazio­ne che non è possibile sopportare ulteriormente (o che non si può risolvere senza uno scontro) e la propria tolleranza è esaurita, la spada dovrebbe essere estratta dal fodero o la lancia diretta contro l’avversario. È questo il vero spirito del budo. Nondimeno, nel peggior scenario possibile, in cui non si possa evitare di combattere, è giusto pren­dere l’iniziativa e attaccare ripetutamente fino a ottenere la vittoria.

A cura di Francesco Dore

fonte: Gichin Funakoshi, I venti principi del Karate – Edizioni Mediterranee

 

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