Sugli integratori nessun dato scientifico
Puoi prendere gli omega 3 anche come integratori dietetici basati su concentrati di…oli di pesce, che contengono un rapporto variabile in EPA e DHA. «Ma questi integratori non hanno alcuna evidenza scientifica che dimostri una riduzione del rischio cardiovascolare» dice Carla Roncaglioni, responsabile del Laboratorio di prevenzione cardiovascolare dell’Istituto di ricerche farmaco- logiche Mario Negri di Milano. «Possono per esempio sostituire l’assunzione di pesce, ma quando parliamo di studi scientifici che dimostrino l’efficacia degli omega 3 sul sistema cardiovascolare, ci riferiamo sempre ai farmaci e non agli integratori» dice l’esperta. Anche se gli integratori di omega 3 nella maggior parte dei casi sono prodotti con un alto controllo di qualità e contengono quantità di acidi grassi equivalenti o superiori all’apporto che si avrebbe consumando pesce, è più facile per l’organismo assimilare queste sostanze dagli alimenti. Se non vuoi rinunciare agli integratori, diffida di quelli pubblicizzati per i loro effetti “miracolosi”. Sul portale del ministero della Salute trovi il Registro degli integratori alimentari, che contiene i prodotti notificati per l’immissione sul mercato italiano.
Ti proteggono se hai già avuto un infarto
Esistono preparazioni molto concentrate di omega 3, che ne forniscono quantità elevate. Si tratta però di farmaci che deve prescriverti il medico. Su questi preparati è stata fatta molta ricerca. I primi studi scientifici risalgono a una quindicina di anni fa e tra questi uno dei più noti è il GISSI- Prevenzione, condotto dall’Istituto Mario Negri e pubblicato sulla rivista Lancet: «Su oltre limila pazienti che avevano avuto un infarto del miocardio da non più di tre mesi, si era dimostrato che i supplementi farmacologici di acidi grassi omega 3 (almeno 1 grammo al giorno) riducevano la mortalità, gli infarti non fatali, gli ictus, la mortalità ospedaliera per infarto miocardico (30% in meno): è la cosiddetta prevenzione secondaria per pazienti che hanno già avuto problemi cardiovascolari» spiega Roncaglioni. Per verificare se gli omega 3 funzionino anche nella prevenzione di malattie cardiovascolari nelle persone che non hanno avuto un infarto, sono stati condotti ulteriori studi su pazienti che comunque avevano dei fattori di alto rischio cardiovascolare (età avanzata, colesterolo alto, pressione elevata, diabete): «In questi casi non c’era nessuna differenza tra chi assumeva il farmaco e chi il placebo» sottolinea la ricercatrice. Ecco perché oggi la tendenza è quella di prescrivere farmaci omega 3 solo a chi ha già avuto un infarto o un ictus recente. Altri presunti effetti degli omega 3 sulle cellule nervose, sulla pelle e sulle articolazioni non sono stati dimostrati con sicurezza.
A cura di Carlo Giordano
fonte: For men magazine