La diaspora (pt. 2)
In Francia, le prime dimostrazioni pubbliche, a partire dal 1900, non ebbero grande risonanza. Si dovette attendere il combattimento tra… Georges Dubois, maestro d’armi e di boxe, insegnante di scherma ed Ernest Régnier (nome giapponesiz- zato in Ré-Nié), boxeur e lottatore, nell’ottobre del 1905 su un ring a Courbevoie. In soli 6 secondi la vittoria di Ré-Nié fu così netta che il «metodo giapponese» arrivò al vertice dell’attualità sportiva parigina, eclissando la lotta greco-romana. Comparve presto l’opera «I segreti del Jiu-Jitsu», firmata congiuntamente da Ré-Nié e Guy de Montgailhard. L’entusiasmo, però, non durò a lungo: le
dimostrazioni di Ré-Nié furono d’interesse solo fino al giorno in cui, nel 1908, questi soccombette davanti al lottatore russo Yvan Padoubny che aveva sfidato. Il secondo tentativo di introdurre una forma di Judo, questa volta più ortodosso, perché studiato alla fonte stessa del Kodokan, si deve al sottotenente di vascello Yves Le Prieur (1885-1963) che tuttavia, di ritorno in Francia, non andò oltre qualche dimostrazione pubblica. Egli pubblicò in francese il primo libro sul tema («Judo, manuale di Jiu-Jitsu della Scuola Kano di Tokyo»). Una nuova falsa partenza si ebbe nel 1924 con l’arrivo in Francia di due esperti inviati dal Kodokan, Ishiguro Keikishi e Aida Hikoichi, che tuttavia non riusciranno, nemmeno loro, a suscitare l’interesse del grande pubblico. La storia del Judo francese comincia veramente nel 1933, quando Moshé Feldenkrais incontra per la prima volta Kano Jigoro giunto per alcune conferenze a Parigi.
A cura di Carlo Giordano