IL SUMO (pt .3)

  Gli arbitri, gyoji
L’arbitro, alla sua nomina, riceve il nome delle antiche famiglie che un tempo rappresentavano le massime autorità nell’arte di giudicare un lottatore di Sumo: Kimura e ShikimoriAnch’essi vestono per l’occasione ricchi costumi che risalgono al periodo Ashikaga e il ventaglio ne indica il livello di esperienza: si passa dall’azzurro e bianco per gli incontri tra juryo fino ad arrivare al color porpora per quelli tra gli yokozuna. La figura degli arbitri, sul ring, riceve il massimo rispetto di lottatori e giudici.

Il ring, il dohyo
Area circolare sopraelevata, alta sessanta centimetri che un tempo era formata da sedici balle di riso, legate a formare un diametro di quattro metri e mezzo. Il ring è considerato dai praticanti un luogo sacro. Composto da una speciale argilla e da uno strato di sabbia, deve essere purificato prima di ogni torneo mediante spargimento di sale. Anche gli arbitri, a loro volta, effettuano una cerimonia di benedizione, per esorcizzare la malvagità.

Il torneo
Una volta annunciato il programma degli incontri, iniziano le cerimonie: i grandi campioni compiono gli antichi riti della purificazione e della preparazione, shikiri-naoshi. In seguito alla pubblica presentazione dei lottatori iniziano gli incontri preliminari. La vittoria si ottiene o estromettendo l’avversario dal ring, oppure costringendolo a toccare la stuoia con una parte qualsiasi al di sopra del ginocchio.

“Il sogno di ogni giovane sumotori è diventare ‘Yokozuna’, un campione. Ma la maggior parte di quei sogni svaniranno… è un mondo molto duro”. (Wakamatsu Oyakata, Japan Sumo Association (Nihon Sumo Kyokai).

A cura di Carlo Giordano

fonte: www.benessere.it

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