IL BUNKAI (pt. 1)

IL BUNKAI, NEL KARATE SHOKOTAN 

 Il termine bunkai nell’originale scrittura giapponese è formato da due cangi (ideogrammi): il primo significa “parte di qualcosa”, il secondo indica l’azione di “slegare, liberare o sciogliere”. Nella sua interezza bunkai vuol dunque dire scomporre, smontare, dissociare e più in generale ridurre qualcosa di complesso alle sue componenti fondamentali. Nel karate la parola bunkai è generalmente usata per indicare l’applicazione pratica di un kata. Anche intuitivamente è facile capire quale stretto legame unisca le due cose, non è infatti possibile parlare del bunkai senza parlare del kata, tanto evidentemente la pratica del primo è legata alla conoscenza del secondo, in un certo senso si può dire che il bunkai si colloca vicino all’estremo finale di un ideale percorso di apprendimento di cui il kata rappresenta il principio.  È questa una via complessa, costituita da molti livelli, strati di esperienza e progressione tecnica che si sommano lentamente nel corso degli anni, fino a formare una base solida necessaria per poter andare oltre.

“Purity is something that cannot be attained except by piling effort upon effort”

Imparare a memoria la sequenza è forse la parte più semplice ed insieme il livello più elementare nello studio di un kata. Sarà da questa struttura primaria, quasi una fragile ossatura che si potrà iniziare o, se si preferisce, continuare un lungo e paziente lavoro di costruzione della forma e di ciò che in essa è contenuto. Rafforzando le ossa, costruendovi attorno i muscoli e i tendini, crescendo pazientemente i polmoni, vene a arterie e cuore. Sia in senso reale che metaforico.  Molta parte di questo lavoro è fatto di ripetizione: pensare di fare un movimento non equivale a farlo realmente; farlo qualche volta non equivale a ripeterlo centinaia di volte. Bisogna ripetere un kata molte volte e molte altre ancora per raggiungere una certa padronanza e per poterlo quindi eseguire in una maniera che è più fisica che istintiva. Con una facilità che si raggiunge solo attraverso la reiterazione continua del gesto atletico e che porta infine alla completa metabolizzazione della sequenza da parte della mente ma, più di tutto, da parte del corpo. A questo livello è possibile eseguire il kata senza pensare alla successione dei movimenti, senza dover ragionare su cosa viene dopo e da questo livello ci si può concentrare maggiormente sulla tecnica.

A cura di Carlo Giordano

fonte: www.benessere.it

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