KARATE DO

Il karate nacque ad Okinawa (Giappone) nel XV secolo. Letteralmente karate significa “combattimento a mano nuda”; conobbe infatti una rigogliosa fioritura durante i periodi di dominazione cinese, durante i quali per prevenire le rivolte, venivano vietate tutte le armi.


Gli abitanti allora perfezionarono le tecniche di combattimento senza armi arricchendole di elementi importati dalla cultura cinese.

All’inizio del XVII secolo Okinawa venne conquistata da un signore feudale giapponese che mantenne a sua volta il divieto di portare armi. Per essere in grado di difendersi contro il conquistatore armato, gli abitanti lavorarono intensamente al perfezionamento del combattimento a mano nuda. L’addestramento era compiuto clandestinamente a piccoli gruppi, il che contribuì a differenziare gli stili anche all’interno dell’isola.

Nel corso del XIX secolo Okinawa venne assimilata alla cultura giapponese e il significato delle tecniche di combattimento a mano nuda si modificò; fu riconosciuto il valore educativo dell’okinawa-te e si prese la decisione di insegnarlo nelle scuole.
Incominciò allora la formalizzazione delle tecniche e vennero formati quegli adepti che avrebbero trasmesso la loro arte fuori dell’isola.

Le prime dimostrazioni del Maestro Funakoshi in Giappone nel primo ventennio del XX secolo, ottennero grande successo e suscitarono la curiosità dei praticanti di arti marziali giapponesi, con i quali entrò in relazione.

il Padre del moderno Karate e fondatore dello stile Shotokan

La consacrazione ufficiale dell’okinawa-te però avvenne quando incominciò ad essere insegnato nelle università locali. Alcuni anni dopo Funakoshi, altri maestri di karate elaborarono stili differenti nelle varie regioni in cui si stabilirono.
Nel corso del XX secolo il Karate (così battezzato dal Maestro Funakoshi) superò i confini giapponesi per giungere in Europa occidentale e in America e proseguire il suo sviluppo fino ad arrivare ai giorni nostri.

Kata e kumite

Il karate è diviso in due specialità:

• kata
• kumite

[i]Kata significa letteralmente “forma” o “stampo”. Si tratta di sequenze composte da gesti formalizzati e codificati che simulano un combattimento contro avversari immaginari.
Il karate tradizionale prevede circa una quarantina di kata originali ai quali vengono ad aggiungersi delle varianti secondo gli stili. La maggior parte di questi comporta una quantità di movimenti (tecniche) compresa tra i venti e i sessanta; si tratta di tecniche di attacco e parata sia con arti superiori che inferiori.
L’importanza del kata si comprende facilmente se si riflette sul fatto che nel corso dei secoli è stato il veicolo di trasmissione e comunicazione delle tecniche di combattimento elaborate.

Il kumite è il “combattimento”, incontro fra due avversari utilizzando tecniche di braccia, gambe, gomiti e ginocchia.

Allenamento

Il karate è fra le attività sportive che richiedono maggior dispendio energetico. Al pari di altre arti marziali è uno sport completo, infatti tutti i muscoli e le articolazioni del corpo vengono coinvolti durante l’esecuzione delle tecniche.

Kata e kumite prevedono diversi tipi di lavoro muscolare:

• nel kata è prevalente l’aspetto isometrico;
• nel kumite quello isotonico.

Per questo motivo, a seconda che si pratichi l’uno o l’altro, la metodologia d’allenamento sarà diversa.
È importante che tutti i muscoli del corpo siano adeguatamente preparati prima di incominciare la parte tecnica specifica: gambe, braccia, addominali e dorsali devono essere tenuti in continuo esercizio.
Altrettanto importante è la mobilità articolare, soprattutto per le articolazioni scapolo omerali e coxo femorali che condizionano l’ampiezza di tutti i movimenti.
Non esiste una metodologia di allenamento universale, gli esercizi dovranno essere adattati alle condizioni fisiche, agli obiettivi e all’età degli atleti.
Per quanto riguarda i bambini si privilegia l’aspetto ludico, proponendo esercizi con funzione propedeutica alle tecniche vere e proprie. Per gli agonisti il lavoro sarà finalizzato invece al potenziamento fisico (resistenza, forza rapida, velocità e mobilità articolare) e al miglioramento tecnico e tattico.
Infine gli amatori lavoreranno prevalentemente sulla tecnica pur senza dimenticare il potenziamento fisico che chiaramente dovrà essere idoneo alle condizioni fisiche dei singoli.

Attività agonistica

Nel karate sportivo è prevista l’attività agonistica nelle due specialità, kata e kumite.

Nelle gare di kata gli atleti si misurano nell’esecuzione delle forme e vengono valutati in base all’espressività, la potenza, la chiusura e il ritmo delle tecniche. A ogni atleta viene assegnato un punteggio, il vincitore è colui che ottiene il punteggio più alto, cioè colui che meglio “interpreta” il kata.

Nel kumite invece lo scontro fra gli avversari è diretto, si procede in base ad un tabellone ad eliminazione diretta a sorteggio e con ripescaggi.
La durata di un combattimento varia da un minuto e venti secondi a tre minuti effettivi a seconda della categoria (a cui si aggiungono eventuali tempi di recupero).
Le azioni dei combattimenti sono finalizzate a fare punti; si fanno punti portando tecniche valide su bersagli validi. Sono tecniche valide quelle di pugno, calcio (circolare, frontale o laterale) e proiezione, mentre i bersagli validi sono testa, viso, collo, nuca, petto, addome, fianchi, e schiena. A seconda del bersaglio colpito e della tecnica utilizzata possono essere assegnati 1, 2 o 3 punti. Sono previste ammonizioni per tecniche e comportamenti proibiti o per contatti eccessivi.
L’età per svolgere attività agonistica va dai 13 ai 35 anni. Esistono diverse categorie in base all’età, al peso (per il kumite) e al grado di cintura.

Curiosità

Per praticare il karate si usa il karate-gi.
Il karate-gi (conosciuto anche impropriamente col nome kimono), è composto da pantaloni lunghi e casacca, solitamente bianchi ma occasionalmente neri.
La casacca si chiude con una cintura colorata in vita; il colore della cintura indica il grado e il livello di preparazione dell’atleta. Si parte con la cintura bianca per poi passare alla gialla, arancione, verde, blu, marrone e nera. Vi sono poi sette gradi di cintura nera (dan). Solitamente il passaggio da una cintura alla successiva è subordinato al superamento di un esame di idoneità, durante il quale si deve dar prova delle conoscenze e delle abilità apprese; eccezionalmente la cintura di grado superiore può essere acquisita anche per meriti sportivi.

Fonte del testo: www.benessere.it

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